Della sostenibilità sono note molte definizioni, con i commenti e le annotazioni critiche a ciascuna definizione, ma se la notorietà sembra essere un fatto accertato nei termini generali e con riferimenti obbligati alla Commissione...
moreDella sostenibilità sono note molte definizioni, con i commenti e le annotazioni critiche a ciascuna definizione, ma se la notorietà sembra essere un fatto accertato nei termini generali e con riferimenti obbligati alla Commissione Brundtland, nel particolare dell’urbanistica e della mobilità la traduzione operativa non pare consolidata.
Nei seminari “Stili di vita e qualità urbana” organizzati dal dipartimento BEST e dalla ASL Città di Milano sono stati affrontati diversi temi che riguardavano nel concreto come promuovere uno stile di vita salubre nell’abitare, che sempre di più sull’intero pianeta è un abitare urbano: principi di solidarietà e di eguaglianza, migliori qualità urbane e comportamenti individuali salubri non possono applicarsi solo ad alcuni componenti della società o in qualche zona. Con questo stesso spirito si intende affrontare il tema della qualità urbana in relazione all’urbanistica, un contesto che riguarda non tanto i comportamenti individuali quanto competenze e attività delle pubbliche amministrazioni.
La disponibilità di risorse limitate abbinata alla volontà di innalzare la qualità ambientale e la qualità urbana, impone dunque agli amministratori delle città e ai progettisti il governo di un processo coeso e unitario di pianificazione e di programmazione. I singoli scopi di pianificazione efficiente ed efficace, di gestione ottimale dei servizi, di spazi aperti pubblici per la compensazione ambientale, di infrastrutture tecnologiche volte al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni devono essere sviluppati all’interno di quel processo.
La programmazione e la pianificazione sono gli strumenti necessari per utilizzare al meglio le risorse, questa logica è accettata in generale; meno consolidato è che il loro uso nella prassi debba appartenere ad un processo continuo, in cui si deve essere sempre disponibili al controllo e alla riflessione critica, tanto che proprio all’interno di un simile processo l’informazione aggiornata risulta veramente strumento di conoscenza e strumento necessario per riorientare le scelte in funzione degli esiti.
Per costruire una visione teorica forte secondo tali principi occorrono elaborare gli aspetti positivi dei buoni esempi, modelli da imitare, Lo scopo della teoria consiste nel poter generalizzare norme e criteri di intervento e nel rafforzare i legami tra scienza ed esperienza, tra il governo e le trasformazioni. Nello stesso tempo la teoria deve poter essere sottoposta a verifiche e ad aggiornamenti continui, deve essere capace di orientare le risorse umane, economiche e progettuali verso modelli virtuosi e verso l’applicazione di tecnologie appropriate.
I temi urbanistici richiedono un’articolazione dettagliata delle applicazioni possibili, ma soprattutto richiamano altri versanti della sostenibilità, rimandando direttamente alla politica come legante tra Stato, pubbliche amministrazioni e cittadini. Le relazioni tra i tre soggetti sono fortemente condizionati dal tempo con cui si prendono le scelte e si attuano i progetti; le responsabilità della politica si esprimono nella tempestività degli interventi, nel controllo, nell’affermazione di adeguati criteri di valutazione, nel rendere disponibili informazioni per la trasparenza e per la progettazione partecipata. La politica deve permettere di accogliere e combinare la complessità delle motivazioni che si esprimono nella produzione del territorio.
Si intende pertanto affermare la scelta di collocare il tema della mobilità sostenibile all’interno di una visione teorica generale dell’urbanistica in ambito ecologico, così superando i limiti di una concezione riduttivistica dell’urbanistica, che la limita alla costruzione di città fatta solo di architetture.
L’azione per la sostenibilità si configura e si estende oltre lo Stato, sempre meno sovrano, e trova ispirazione e coerenza nelle indicazioni internazionali espresse dall’Unione Europea piuttosto che dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, in cui l’Agenda Locale 21 o il Protocollo di Kyoto non sono che due esempi.
Si configura dunque un nuovo contesto, in cui l’urbanistica diviene responsabile e deve operare su altri livelli, ben oltre l’edificabilità dei suoli e le modalità di costruzione. Tuttavia, questo orizzonte non è nuovo, ma era presente da tempo, la cultura che lo aveva delineato era ben consolidata, anche se non sempre è sufficientemente rinnovata.