Italo Svevo Quotes

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Italo Svevo
“Ma, assorbito da quella musica, il suo grande dolore si coloriva, diveniva ancora più importante, pur facendosi semplice, puro, perché mondate d'ogni avvilimento.”
Italo Svevo, As a Man Grows Older

Italo Svevo
“Chissà se l'amo? È un dubbio che m'accompagnò per tutta la vita e oggidì posso pensare che l'amore accompagnato da tanto dubbio sia il vero amore.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“È libertà completa quella di poter fare ciò che si vuole a patto di fare anche qualche cosa che piaccia meno. La vera schiavitù è la condanna all'astensione: Tantalo e non Ercole.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Ma è difficile di trattenere il proprio pensiero dall’occuparsi di un argomento che troppo c’importa. L’uomo sarebbe un animale più fortunato se sapesse farlo.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“È una delle grandi difficoltà della vita d’indovinare ciò che una donna vuole. Ascoltarne le parole non serve, perché tutto un discorso può essere annullato da uno sguardo e neppure questo sa dirigerci quando ci si trova con lei, per suo volere, in una comoda buia stanzuccia.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Ma anche il cruccio di non sapermi essenzialmente buono si mitigò. Mi pareva di aver sciolto il problema angoscioso. Non si era né buoni né cattivi come non si era tante altre cose ancora. La bontà era la luce che a sprazzi e ad istanti illuminava l’oscuro animo umano. Occorreva la fiaccola bruciante per dare la luce (nell’animo mio c’era stata e prima o poi sarebbe sicuramente anche ritornata) e l’essere pensante a quella luce poteva scegliere la direzione per moversi poi nell’oscurità. Si poteva perciò manifestarsi buoni, tanto buoni, sempre buoni, e questo era l’importante. Quando la luce sarebbe ritornata non avrebbe sorpreso e non avrebbe abbacinato. Ci avrei soffiato su per spegnerla prima, visto ch’io non ne avevo bisogno. Perché io avrei saputo conservare il proposito, cioè la direzione.”
Italo Svevo

Italo Svevo
“Il pianto offusca le proprie colpe e permette di accusare, senz’obbiezioni, il destino. Piangevo perchè perdevo il padre per cui ero sempre vissuto. Non importava che gli avessi tenuto poca compagnia. I miei sforzi per diventare migliore non erano stati fatti per dare una soddisfazione a lui? Il successo cui anelavo doveva bensì essere anche il mio vanto verso di lui, che di me aveva sempre dubitato, ma anche la sua consolazione. Ed ora invece egli non poteva più aspettarmi e se ne andava convinto della mia insanabile debolezza. Le mie lacrime erano amarissime.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Per me i miracoli esistono e non esistono. Non bisogna complicarli con troppe storie. Bisogna crederci o non crederci ed in ambedue i casi le cose sono molto semplici.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Una volta sposati non si discute più d'amore e, quando si sente il bisogno di dirne, l'animalità interviene preso a rifare il silenzio. Ora tale animalità può essere divenuta tanto umana da complicarsi e falsificarsi, ed avviene che, chinandosi su una capigliatura femminile, si faccia anche lo sforzo di evocarvi qualcosa che non c'è. Si chiudono gli occhi e la donna diventa un'altra per ridivenire lei quando si abbandona”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Ma intanto io m’ero calmato in modo da venir ripreso da tutte le mie esitazioni. Ero avviato a tradire Augusta, ma pensavo che come nei giorni precedenti avevo potuto contentarmi di giungere fino al Giardino Pubblico, tanto più facilmente ora avrei potuto fermarmi a quella porta, consegnare quel libro compromettente e andarmene pienamente soddisfatto. Fu un breve istante pieno di buoni propositi. Ricordai persino un consiglio strano che m’era stato dato per liberarmi dall’abitudine del fumo e che poteva valere in quell’occasione: talvolta, per contentarsi, bastava accendere il cerino e gettare poi via e sigaretta e cerino.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Essa subito decise, perché afferrò la mia mano per trattenermi più sicuramente e mi fece entrare. L’emozione m’oscurò la vista e ritengo sia stata provocata non tanto dal dolce contatto di quella mano, ma da quella familiarità che mi parve decidesse del mio e del destino di Augusta. Perciò credo di essere entrato con qualche riluttanza e, quando rievoco la storia del mio primo tradimento, ho il sentimento di averlo compiuto perché trascinatovi.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Io protestavo, ma Bach procedeva sicuro come il destino. Cantava in alto con passione e scendeva a cercare il basso ostinato che sorprendeva per quanto l’orecchio e il cuore l’avessero anticipato: proprio al suo posto! Un attimo più tardi e il canto sarebbe dileguato e non avrebbe potuto essere raggiunto dalla risonanza; un attimo prima e si sarebbe sovrapposto al canto, strozzandolo. Per Guido ciò non avveniva: non gli tremava il braccio neppure affrontando Bach e ciò era una vera inferiorità. Oggi che scrivo ho tutte le prove di ciò. Non gioisco per aver visto allora tanto esattamente. Allora ero pieno di odio e quella musica, ch’io accettavo come la mia anima stessa, non seppe addolcirlo. Poi venne la vita volgare di ogni giorno e l’annullò senza che da parte mia vi fosse alcuna resistenza. Si capisce! La vita volgare sa fare tante di quelle cose. Guai se i geni se ne accorgessero!”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Durante quella visita la signorina Carla sorrise sempre, forse immaginando di avere così stereotipata sulla faccia l’espressione della gratitudine. Era un sorriso un po’ forzato; il vero aspetto della gratitudine. Poi, quando poche ore dopo cominciai a sognare Carla, immaginai che su quella faccia ci fosse stata una lotta fra la letizia e il dolore. Nulla di tutto questo trovai poi in lei ed una volta di più appresi che la bellezza femminile simula dei sentimenti coi quali nulla ha a vedere. Così la tela su cui è dipinta una battaglia non ha alcun sentimento eroico.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Perciò io penso che il rimorso non nasca dal rimpianto di una mala azione già commessa, ma dalla visione della propria colpevole disposizione. La parte superiore del corpo si china a guardare e giudicare l’altra parte e la trova deforme. Ne sente ribrezzo e questo si chiama rimorso. Anche nella tragedia antica la vittima non ritornava in vita e tuttavia il rimorso passava. Ciò significava che la deformità era guarita e che oramai il pianto altrui non aveva alcuna importanza.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Le parole bestiali che ci lasciamo scappare rimordono più fortemente delle azioni più nefande cui la nostra passione c’induca.
Naturalmente designo come parole solo quelle che non sono azioni, perché so benissimo che le parole di Jago, per esempio, sono delle vere e proprie azioni. Ma le azioni, comprese le parole di Jago, si commettono per averne un piacere o un beneficio e allora tutto l’organismo, anche quella parte che poi dovrebbe erigersi a giudice, vi partecipa e diventa dunque un giudice molto benevolo.
Ma la stupida lingua agisce a propria e a soddisfazione di qualche piccola parte dell’organismo che senza di essa si sente vinta e procede alla simulazione di una lotta quando la lotta è finita e perduta. Vuole ferire o vuole accarezzare. Si muove sempre in mezzo a dei traslati mastodontici. E quando son roventi, le parole scottano chi le ha dette.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Le cose ch'escono dal nostro cervello hanno un aspetto sovranamente amabile specie quando si esaminano non appena nate.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“L'inno alla vita fatto dal morituro è una cosa molto simpatica per coloro che lo guardano morire ed è anche vero che molti moribondi spendono l'ultimo fiato per dire quella che a loro sembra la causa per cui muoiono, innalzando così un inno alla vita degli altri che sapranno evitare quell'accidente.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Ada m’afferrò subito la mano. Ebbi un brivido. Offre molto una donna porgendo la mano! Ho sempre sentito questo. Quando mi fu concessa una mano mi parve di afferrare tutta una donna. Sentii la sua statura e nell’evidente confronto fra la mia e la sua, mi parve di fare atto somigliante all’abbraccio.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Non c’è niente di più disgustoso che di vedersi respinto un consiglio ch’è stato sinceramente studiato con uno sforzo che costò persino delle ore di sonno.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Naturalmente io non sono un ingenuo e scuso il dottore di vedere nella vita stessa una manifestazione di malattia. La vita somiglia un poco alla malattia come procede per crisi e lisi ed ha i giornalieri miglioramenti e peggioramenti. A differenza delle altre malattie la vita è sempre mortale. Non sopporta cure. Sarebbe come voler turare i buchi che abbiamo nel corpo credendoli delle ferite. Morremmo strangolati non appena curati.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Oggi che siamo alla metà del mese sono rimasto colpito della difficoltà che offre il nostro calendario ad una regolare e ordinata
risoluzione. Nessun mese è uguale all’altro. Per rilevare meglio la propria risoluzione si vorrebbe finire di fumare insieme a qualche cosa d’altro, il mese p.e. Ma salvo il Luglio e Agosto e il Dicembre e il Gennaio non vi sono altri mesi che si susseguano e facciano il paio in quanto a quantità di giorni. Un vero disordine nel tempo!”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Fu un vero raccoglimento il mio, uno di quegl’istanti rari che l’avara vita concede, di vera grande oggettività
in cui si cessa finalmente di credersi e sentirsi vittima. In mezzo a quel verde rilevato tanto deliziosamente da
quegli sprazzi di sole, seppi sorridere alla mia vita ed anche alla mia malattia. La donna vi ebbe un’importanza
enorme. Magari a pezzi, i suoi piedini, la sua cintura, la sua bocca, riempirono i miei giorni. E rivedendo la
mia vita e anche la mia malattia le amai, le intesi! Com’era stata più bella la mia vita che non quella dei
cosidetti sani, coloro che picchiavano o avrebbero voluto picchiare la loro donna ogni giorno salvo in certi momenti. Io, invece, ero stato accompagnato sempre dall’amore. Quando non avevo pensato alla mia donna,
vi avevo pensato ancora per farmi perdonare che pensavo anche alle altre. Gli altri abbandonavano la donna delusi e disperando della vita. Da me la vita non fu mai privata del desiderio e l’illusione rinacque subito intera dopo ogni naufragio, nel sogno di membra, di voci, di atteggiamenti più perfetti.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità

Italo Svevo
“Una confessione in iscritto è sempre menzognera. Con ogni nostra parola toscana noi mentiamo! Se egli sapesse come raccontiamo con predilezione tutte le cose per le quali abbiamo pronta la frase e come evitiamo quelle che ci obbligherebbero di ricorrere al vocabolario! È proprio così che scegliamo dalla nostra vita gli episodi da notarsi. Si capisce come la nostra vita avrebbe tutt’altro aspetto se fosse detta nel nostro dialetto.”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno / Senilità