Notti in bianco, baci a colazione Quotes

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Notti in bianco, baci a colazione Notti in bianco, baci a colazione by Matteo Bussola
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“PERCHE' LA MAMMA

-Papà, ma perché la mamma va sempre a Milano per lavora- Ma non ci va mica sempre, Ginevra. Andrà una volta al mese.
- E perché tu invece sei sempre qua?
- Be', perché io faccio i disegni da casa e poi li spedisco in redazione, non ho bisogno di andare a Milano per cose di lavoro. E poi così posso stare con voi, no?
Mi fissa con insistenza.
- A te non ti vuole vedere nessuno, vero, papà?
- Già,
-Stasera prendiamo la pizza?
-Va bene, Ginevra. Fra un pochino telefono.
-Speriamo che ti rispondano.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Cinque cicatrici (L’abitudine di restare).
Ho cinque cicatrici.
Una me la feci a tre anni ruzzolando per le scale. Sbattei forte col mento contro uno spigolo, il mento si aprí a metà. Ogni tanto Virginia mi dice: «Papà, mi fai vedere la cicatrice sotto la barba?», io alzo la testa e lei fruga fra i peli della barba e guarda la cicatrice, poi mi chiede se fa male.
La seconda è sul torace, frutto di un lungo intervento chirurgico di quando mi esplose un polmone in una sera d’estate. Ci dormii su per tutta la notte pensando a un dolore intercostale, invece era un polmone che mi era collassato sul cuore. Sopravvissi per un misto d’intuizione e tempismo e perché il secondo medico mi prese sul serio, anziché rimandarmi a casa con due compresse di Voltaren come aveva fatto il primo.
La terza cicatrice è sul medio della mano destra, che mi affettarono con un coltello quand’ero giovane e troppo stupido per capire che certe volte vinci proprio quando perdi.
La quarta e la quinta non si vedono, ma sono le uniche cicatrici che fanno ancora male.
Dalle prime tre non ho imparato niente, dalle altre invece sí.
Ho imparato che quando le cose finiscono non è necessariamente colpa tua, ma che, se tieni distanti gli altri nel tentativo di proteggerti, allora non puoi pretendere di riprenderteli quando d’un tratto ti senti pronto tu. Che la vita è quel che accade, anche se è fatta di quel che scegli. E con quel che accade hai in genere solo due alternative: abbracciarlo con tutto te stesso oppure andare via.
Ho a lungo creduto che la libertà che serve fosse quella di un marinaio sempre pronto a prendere il mare. Invece oggi so che la libertà che scelgo e la forza che conta, quell’orizzonte che sentivo di dover cercare ogni volta piú lontano, non si fondano sull’attitudine a partire.
Ma sull’abitudine di restare.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Una delle cose che impari quando diventi padre, una specie d’illuminazione che parte dal primo giorno e poi metti a fuoco meglio negli anni, è che non è vera quella storia che raccogli quel che semini. Seminare non serve a nulla se non predisponi anche un impianto di irrigazione, tieni lontani i parassiti, levi le erbacce, metti dei sostegni fino a quando le piante non saranno abbastanza forti per reggersi da sole. Se non sei lì a tirarle su quando il vento le ha piegate a terra.
Vale per qualunque tipo di amore, ma io l'ho capito davvero solo così.
Non si raccoglie quel che si semina e basta, non è vero niente. Raccogliamo solo ciò di cui ci prendiamo cura, sempre.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Gibran in una nota poesia diceva che i genitori sono come l’arco dal quale, come frecce viventi, i figli vengono lanciati in avanti.
La cosa che Gibran non ha detto è che ogni figlio è una freccia a due punte. Quando la scocchi, la prima punta si allontana veloce da te, seguendo la propria traiettoria in un futuro che non ti appartiene. La seconda, invece, viene scagliata all'indietro e si conficca per sempre nel tuo petto di genitore. Per ricordarti che resterai arciere anche senza frecce, E che quel dolore che sentivi incombere come un presagio fin dal suo primo giorno, ora è qui per non andarsene più e scandirà il resto della tua vita.
Ogni padre e ogni madre sono accomunati da una ferita che non si rimargina.
Quella ferita e più forte perfino dell'amore che li ha uniti e li unisce. È ciò che li ha trasformati da amanti in arcieri, da complici in reduci. E quella punta di freccia inestraibile è ciò che permetterà per sempre ai loro cuori, nonostante tutto, di continuare a battere come fossero uno.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Quel che le madri non sospettano è che quando i padri si alzano alle tre di notte per coccolare i figli non è per fare i gentili, né per lasciarle dormire. È solo per recuperare il senso. Respirare, stringere, stare a godersi quel che c’è. Sentirsi un po' più vicini a una cosa che in fondo non hanno mai avuto e mai avranno.

Perché quello che le donne non dicono non è niente in confronto a quel che gli uomini non sanno.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Una volta il tempo lo perdevo a pacchi, oggi invece lo guadagno ogni giorno. Non mi sento un adulto che diventa vecchio mentre le mie figlie diventano giovani, ma somiglio a un vagabondo inesausto che lungo il cammino si riempie le tasche di sassi. Ognuno di quei sassi è un ricordo che con la sua consistenza mi racconta che c'ero. I sassi mi rallentano e mi rendono più pesante, ma ognuno mi àncora al presente e mi fa diventare fondamenta per il futuro di qualcun altro. Quel futuro lì è ciò per cui lotto ogni giorno, lavoro anche con la febbre, non dormo per farmi cuscino, ho tutte le pareti di casa scritte di pennarello perché i muri sono solo muri mentre ciò che fa la differenza, almeno la mia, almeno quella che conta, sono i sassi che riuscirò a portare con me, finché le tasche non cederanno. Quando i sassi rotoleranno a terra, resteranno lì per chi vorrà raccoglierli. Alcuni magari scritti su iPad sotto forma di una nota alle nove di mattina, prima di scendere a lavorare, un caffè ormai freddo poggiato in equilibrio su un bracciolo del divano, mentre una figlia si addormenta con la testa sulle mie ginocchia e la schiena è ancora robusta e le mie tasche piene di posto.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Non amo la primavera, perché è un cliché. La vita che rinasce non m’interessa, sono per la vita che cova silenziosa sotto la cenere. Amo l’attesa del prima, la potenzialità latente, la sensazione del vuoto che precede il dispiegamento delle ali, la promessa che il freddo custodisce. Sono sempre stato affascinato dalle simbologie astrologiche - non dagli oroscopi. Il mio segno è considerato il segno d'acqua fisso dello zodiaco. L'acqua fissa è l'acqua ferma dello stagno, che si contrappone all'acqua corrente del fiume. L'ho sempre trovata un'immagine perfetta, che mi rappresenta in pieno. La vita brulicante sotto la superficie putrescente, immobile, senza alcuna increspatura. Quel che non vedi ma c'é, quel che non sospetti ma esiste. Il lavoro instancabile dietro al disegno del visibile.
La primavera è la vita che torna, sfacciata. L'inverno è la vita che cova, indomabile. La primavera è il pulcino che rompe il guscio dell'inverno. L'inverno è il pulcino che sogna la sua immagine mentre si forma poco per volta, si prende il tempo, respira sotto la neve intuendo appena la luce del mondo. La contrapposizione tra quel che è e il momento in cui tutto può ancora diventare.
Il bivio. Robert Frost l'attimo prima di scegliere la strada meno battuta, mentre si ferma qualche minuto nella locanda al limitar del bosco, sorseggiando un latte caldo al whisky e pianificando il proprio futuro in silenzio.
L'attimo prima del primo passo, nel primo minuto del primo giorno del resto della vita che stai per scegliere.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Ha imparato come non arrendersi e come si reagisce di fronte a una situazione difficile, senza perdersi d’animo. Che quando ti scarabocchiano il foglio e sei costretto a ripartire da zero, non è mica sempre un male. Che certe volte, quando ti sembra che la vita ti stia rovinando i piani, magari è semplicemente perché ha in serbo qualcosa di meglio.
Ma quel meglio dipende sempre da te.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Quarant’anni alle quattro di mattina li senti di piú. A quell’ora può capitarti di voltarti indietro e scorgere un paio di rimpianti piccoli che nell’oscurità s’ingigantiscono, o un pugno di ricordi belli che ti spaccano il cuore. Poi mi sono accorto che l’albicocco che abbiamo appena piantato era un po’ secco, allora ho riempito una bacinella d’acqua e gli ho dato da bere. È stato guardando l’albicocco che mi sono ricordato di una cosa. Mi sono ricordato di quando fra cinque anni mangeremo le albicocche del nostro giardino. Me ne sono ricordato perché il mio sguardo è stato per un attimo quello di un quasi cinquantenne che si volta indietro, si ricorda l’albicocco, si ricorda con una punta di malinconia come sono stati i primi frutti e i sorrisi delle bambine. Oppure no, magari l’albicocco morirà e diventerà un ricordo triste. Ora però, seduto al buio sul muretto – ho pensato – io sono un quarantenne che guarda avanti. L’albicocco è qui e deve ancora crescere. Lo guardo e non vedo un rimpianto, né un ricordo, vedo solo un obiettivo. Mi viene in mente quest’immagine di un senso unico trafficato in cui c’è un uomo che deve attraversare sulle strisce. L’immagine mi porta un pensiero. Il pensiero è che quel che conta, quando ti avventuri su una strada, che tu sia al volante o che tu stia attraversando a piedi, è solo ricordarsi di guardare dalla parte giusta.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Questo libro è una specie di diario. Vi ho raccolto narrazioni, cronache, riflessioni, istantanee quasi quotidiane della crescita delle mie bambine, e della mia crescita attraverso la loro. Di come essere padre mi abbia reso un uomo migliore, un professionista più coraggioso e un compagno più attento. Anche un compagno più stanco, ma di una stanchezza condivisa, quell’affaticamento progettuale che ha ogni persona quando tenta di costruire qualcosa insieme a un’altra. Virginia, Ginevra e Melania sono le lenti da miope con cui osservo il mondo. La vista che mi regalano mi consente uno sguardo diverso su tutto, anche su tutto ciò che è stato prima di loro. Credo si chiami mettere le cose in prospettiva.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Proprio ora, mentre sto scrivendo, mi rendo conto che in realtà non ho voglia di scrivere la situazione, il terrore, la forza vista ed espressa, perchè non è mica possibile e perchè io non sono abbastanza bravo da poterlo dire; e anche perchè sono cose così personali che poi sono diverse per ciascuno e quindi alla fine, espreienza mia, resterebbe solo quella: la mia.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Secondo me ci sono solo due momenti decisivi nella vita di un uomo: c’è il prima e c’è il dopo.
Il prima e il dopo non sono uguali per tutti. Conosco persone per le quali il dopo è stato lasciarsi, altre per le quali è stato sposarsi. Per alcuni è stato trovare il lavoro dei propri sogni, per certi invece solo trovarlo, un lavoro. Per altri il dopo è stato andare a Haiti con Medici senza frontiere. Una volta parlai con un vecchio, che avrei solo avuto voglia di abbracciarlo per tutto il tempo, e mi raccontò di quale dopo fosse stato essere liberato dagli americani, e di come al contempo ci siano cose che annullano tutti i dopo e offuscano molti prima, che mentre le vedi ti azzerano il futuro per sempre.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“La bellezza non è facile mai. E se non la scegli solo perché magari ci vuole più tempo ad aprirla, o a raggiungerla, tutto il tempo che risparmierai evitandola non sarà mai una vittoria, ma la più clamorosa delle sconfitte.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione
“Ci corteggiamo di striscio nei corridoi, ci incrociamo adolescenti tra la porta del soggiorno e quella della camera, e io vorrei abbracciarla ma lei ha sempre in mano una una tazza di té piena fino all'orlo. Paola invece mi odia quando sto lavando i piatti o impanando cotolette e avrebbe voglia di abbracciarmi lei. Abbiamo gli abbracciamenti sfasati, che in realtà è tutta un'inconsapevole tattica per rendere più belli quelli inattesi.”
Matteo Bussola, Notti in bianco, baci a colazione