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*DASHURIA*

@---smiley---

è stata una fortuna enorme averti incontrato, incrociare le nostre vite e sorriderci in silenzio. mi manca quando abbassavamo lo sguardo qundo eravamo vicini. mi manca quando entrambi prendevamo la scusa di una "passeggiata" verso l'altra parte della spiaggia solo per guardarci. ho sentito talmente poche volte la tua voce, che adesso, non capisco il motivo, la mia mente lo ha rimosso. rimane solamente un ricordo vago. un suono tenue e lontano nel tempo e nel silenzio. ho visto un film. credo che da oggi sia diventato il mio preferito. sai perché? l'attore mi ricorda te. sembra avere il tuo stesso sorriso. ha il neo sulla bocca uguale a te. le labra e gli occhi mi riportano a due estati fa... i film con te, i pomeriggi insieme. e poi alla scorsa estate... i tuoi capelli lisci e morbidi come la seta.. io che te li accarezzo e tu che sorridi e dici "ti piacciono tanto i miei capelli?" ed io che sorrido e annuisco... quest'estate invece... questa non è stata come me l'aspettavo... vorrei rivederti... vorrei parlarti ed abbracciarti per la prima volta in vita mia.. vorrei che tu restassi ad aspettarmi. aspettare questo tempo che sembra non passi mai.
Ridi per non piangere.  Dormi per non pensare. Ti fai del male per non sentire dolore. Stai al buio per sentirti meno solo anche se del buio hai una paura tremenda.  E a ognuna di queste azioni muori un pò dentro.  Ma cosa importa se morto dentro lo sei da un pezzo? Qualcuno ti ha fatto sentire vivo.  Ma Tu cosa sai fare? Del male e l'hai ferito.  Soffri in silenzio. Ridi, cambi argomento, cerchi di rimediare. Poi arriva la notte, il letto, piangi, ti fai del male. Non importa perché tornerai a sorridere fuori. Con uno dei tuoi infiniti sorrisi falsi, ma essendo del mestiere nessuno si accorgerà della falsità di quei sorrisi.
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Si narra di una Ninfa molto bella Con fiori per capelli e sembra un fiore Rapita poi da un orco e messa in cella: Pensava di segregarle l'amore Una notte mentre l'orco dormiva Un uomo alato coi capei d'alloro Vide la Ninfa in gabbia che soffriva: - Guardandosi negli occhi videro oro - Allora bisbigliò a costui la Ninfa Di darle un bacio. Lui la precedette “I fiori si scambiarono la linfa” E in testa le fiorì un frutto verde La Ninfa disse: “Dal tuo bacio ho fatto Un frutto, e chi lo mangia si addormenta Per sempre. Lo regalerò al coatto Che m'ha ingabbiata e che mi tormenta” Si dissero “Ci vediamo domani” E mai un arrivederci fu migliore E vissero felici e senza piani Nutrendosi dei frutti dell'amore. {#488}

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Ma ci pensi mai a noi due? Pensi mai a tutto quello che abbiamo passato, vissuto, affrontato insieme? Pensi mai a me? No, vero? Probabilmente neanche ti ricordi. Non ricordi i miei occhi che hanno gioito, sofferto, pianto per te. Non ricordi nemmeno il nostro primo sguardo, non ti ricordi che ero l’unica a guardarti in quel modo, che nelle mie pupille si leggeva solo un “ti amo più di me stessa” perché dal primo momento in cui ti ho visto ho capito che sarei stata sempre e per sempre innamorata di te. Ma non ti ricordi nulla, o forse non vuoi ricordare, vero? Non vuoi più pensare ai miei abbracci, alle mie smorfie buffe per farti ridere quando non mi regalavi neanche un sorriso. Per te ormai sono un capitolo chiuso, sono un libro letto, riposto su uno scaffale e lasciato lì a fare la polvere. Mi hai dimenticato, perché io per te non ero nulla. Perché mentre io ti amavo, tu mi uccidevi. Però adesso rispondimi: davvero meritavo tutto questo?

Miriana Cimbro, lezionidivoloperprincipianti (via lezionidivoloperprincipianti)

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-Sono lenta quando leggo.

-Perfetto. Anche io quando ascolto.

-“L’arte…di…perdere…” Beh senta, io ho molto da fare adesso.

-Che cos’è, dislessia?

-Lei è un maestro?

-Professore. In pensione. Prendi il tuo tempo, Maggie, ascolta le parole mentre le stai per dire. Nove volte su dieci sentirai l’errore arrivare e lo correggerai prima. E sappi che potresti sentirti anche ridicola. Lentamente. La poesia impone riflessione.

-“L'arte di perdere non è difficile da imparare, così molte cose sembrano fatte con l'intento di essere perdute. Se le perdiamo non è un disastro. E tu sempre perderai le tue chiavi di casa con un sorriso. Ho perso due città, due fiumi e un continente. Perduti! Ma non è questo un disastro. Perfino perdere te, che giochi con la voce e coi gesti non mi fa soffrire. È grazie all'arte che si impara presto, l'arte di perdere anche se a volte qualche perdita (scrivilo!) si rivela un disastro.“

-Beh…? Cosa ne pensi?

-È bella.

-Risposta inaccettabile. Di cosa parla la poesia?

-Non lo so…

-Sì che lo sai, di che parla?

-Di perdere.

-Cosa?

-L’amore…?

-E in che modo ne parla? È l’amore che ha perduto? La Bishop ne parla come una possibilità, una probabilità, come?

-Beh… Lei comincia a dire che ha perduto cose reali, come le chiavi. E poi, più avanti, addirittura che ha perduto un continente.

-Entra nel grandioso.

-Sì… ma lo dice come… come se non le importasse.

-Eh… il suo tono lo senti distaccato.

-Sento che vuole sembrare distaccata. Che vuole far credere agli altri che non soffre, ma è evidente che nel suo intimo sta male per quello che ha perduto.

-E cosa ha perduto? O chi ha perduto? Un amante?

-No. Un amico.

-10 e lode. Bravissima.

(In her shoes - Se fossi lei)

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Tu non ci sarai ma io verrò a cercarti lo stesso. Lo farò in silenzio, perdendomi tra le vie della tua città, e mi basterà chiedere a un passante “scusi, posso chiederle un'informazione?” per far capire subito che non sono del posto. Guarderò i paesaggi che guardi tu ogni giorno, cercando di capire in quali ti ritrovi, cercando di capire quali ti sono più familiari, cercando di capire quali sono nel tuo cuore. Ti immaginerò camminare e sarà come averti con me, perché non avrò il coraggio per venire a cercarti di persona per dirti “ehi… Alla fine sono qui.” Vorrei trovarti per dirti tutte quelle cose che non ti ho mai detto, vorrei urlartele guardandoti negli occhi e stringendoti le mani, ma so che tu non vuoi. So che non mi vuoi. E allora ti guarderò da lontano, ti immaginerò e penserò che mi va bene così, anche se non mi andrà bene così. E magari un giorno, quando sarò già tornata a casa e in qualche modo ti avrò detto addio, mi chiamerai. Magari di notte, perché non so se sia lo stesso per te, ma è di notte che sento la mancanza delle nostre conversazioni. Magari mi dirai “avrei voluto parlarti quella volta, quando eri qui.” E io ancora piangerò. Mi piacerebbe accadesse. Perché per te tornerei ogni volta, se torni anche tu. Per te, anche se fa male, tutto.

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