Si vis pacem, para pacem. Si vis sexus, para sexus. Si vis bellum, futue te ipsum.
Se vuoi la pace, prepara la pace. Se vuoi sesso, prepara il sesso. Se vuoi la guerra, fottiti.
Nel mio immaginario meschino ci sono sempre state figure come il Rampini. Sono quelli che nella Grande Guerra, prima delle offensive, si presentavano il giorno prima dell'attacco ad arringare le truppe ammassate nelle trincee. I soldati li odiavano. Sapevano che il loro apparire era l'annuncio della prossima strage. Gabriele d'Annunzio era tra questi, ma non mancavano alcuni prelati, maledetti dalle genti.
Quelli che armiamoci e partite, quelli del quant'è bello lu murire acciso, quelli che l'onore di morire per la patria. Nel mio immaginario meschino, che non concepisce l'idea dei motivatori da trincea che non si lancino per primi all'assalto, costoro hanno sempre un destino ben definito. Legati al cannone che difende la prima linea, incatenati all'ultima barricata, ammanettati al carro che comanda l'assalto. Impettiti, mi raccomando, e con lo sguardo fiero e sprezzante anche quando si volgerà a osservare le proprie viscere che fuoriescono dallo squarcio al ventre. L'onore, insomma.
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Ho conosciuto Pinko, il mio amico immaginario, circa vent'anni fa. Ricordo quel giorno come fosse oggi.
Avevo tre anni ed ero all'asilo.
Nella stanza più grande, vicino all'ingresso, vi era una bellissima giostra con tanti seggiolini.
I bambini ci salivano, si sedevano sui seggiolini e una suora faceva partire la giostra che girava lentamente, ma i bambini erano tanti e i seggiolini pochi e così succedeva che i bambini meno veloci ed io non riuscivamo mai a salirci.
Quella giostra però mi attraeva molto e così dopo pranzo, quando gli altri bambini e le suore dormivano, mi alzavo e andavo sulla giostra che finalmente era tutta mia.
È lì che conobbi Pinko, un bambino bello, sensibile e determinato che scoprii solo più tardi essere invisibile agli altri.
Pinko accendeva la giostra e poi ci saliva sopra di corsa e si sedeva accanto a me. Parlava poco, ma sorrideva e faceva di tutto per farmi ridere. Quando le suore, dell'ordine della santissima carità e misericordia divina, erano state più crudeli del solito con noi, Pinko si alzava in piedi sulla giostra, portava una mano sul cazzo come fanno i rapper oggi e iniziava a cantare: Suor Orsola vieni quaa, la sberla dammela quaaaa….