7 aprile – Instagram
Lunedì 7 aprile,
sul mio profilo Instagram,
alle 20,
parlo di Traslochi,
di gatti e
di Dostoevskij.

Lunedì 7 aprile,
sul mio profilo Instagram,
alle 20,
parlo di Traslochi,
di gatti e
di Dostoevskij.
Mercoledì 9 aprile,
al caffè letterario di Lugo
alle 21,
con Giuseppe Bellosi
parlo di
Chiudo la porta e urlo.
Venerdì 11 aprile,
a Bologna,
alla libreria Zanichelli,
alle 18,
presento il romanzo
di Chiara De Silva
Congiuntivi sbagliati.
Domenica 13 aprile,
a Viareggio,
alla Galleria d’arte moderna e contemporanea,
alle 17,
in collaborazione con la libreria Lettera 22
e la biblioteca di Viareggio
Chiudo la porta e urlo.
Venerdì 25 aprile,
a Montesole,
vado a sentire Nicola Borghesi
che fa un discorso sul 25 aprile,
al mattino, tipo alle 10
o giù di lì.
Andrej Nikolaevič ha cambiato casa, io la cambio questa settimana – Gatti, Dostoevskij e traslochi
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Quando vado per radio e in televisione mi sembra di essere una bella figa, mi trattano tutti benissimo. So di non essere una bella figa, e so che le belle fighe non le trattano tutti benissimo, ma a me mi sembra di essere una bella figa che la trattano tutti benissimo. Stasera, alle 20, su Instagram, ne parliamo. [Immagine di Andrea Antinori]
Questa settimana faccio l’undicesimo trasloco della mia vita (conto solo quelli in Italia) e mi è venuto in mente questo pezzo di Si chiama Francesca, questo romanzo.
Lo leggo stasera, alle, 20, in diretta Instagram, e dopo parlo di gatti e di Dostoevskij, che sono argomenti che anche loro, sono legati ai traslochi, tutto, è legato ai traslochi, dopotutto, anche Oblomov, la cosa che gli dava più da pensare era il trasloco.
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E oggi, nella luce di una stanza d’albergo di Roma, mi sono detto che io sono un uomo di una certa età. E son scoppiato a ridere.
Oggi vado a fare una cosa che si intitola Paolo Nori racconta Delitto e castigo, e comincerò dicendo che è la prima volta, che la faccio, e, come diceva Pascal, chiedo scusa se sarà troppo lunga, non ho avuto tempo di farla più corto.
Mi dispiace anche per i miei vicini di stanza che mi han sentito gridare due volte, nel secondo tempo, spero di non averli svegliati.
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Io, a me, devo dire, lavoro molto ai titoli dei libri che scrivo, mi preoccupano molto, mi sembra siamo parte del testo e non una parte secondaria, del testo, sono la parte più letta, di un romanzo; c’è un sacco di gente che legge solo il titolo, dei miei romanzi, e almeno provare a dargli qualcosa di bello mi sembra il minimo, poverini.
[Dell’introduzione all’antologia E questo cielo, e queste nuvole. Poesie russe scelte da Paolo Nori, che esce in giugno per Crocetti]
Nel mio cappottino, col mio cappellino.
[È online (già da un po’, credo) l’audiolibro di Si chiama Francesca, questo romanzo]
Cosa dite? È inutile? Lo so. Ma non ci batte nella speranza del successo. So bene che alla fine io sarò sconfitto; non importa. Io mi batto, io mi batto, io mi batto.
[Stasera, al teatro Asioli di Correggio, l’ultima replica, per questa stagione, della Libertà. Primo episodio]
Che va be’, mio nonno poi è mio nonno, e io, essendo lui mio nonno, e quel nonno lì, io gli voglio un bene che non si può dire ma secondo me, al di là del fatto che era mio nonno, aveva ragione mio nonno, e lo diceva già un altro, tempo prima «Cosa ci possono fare?» diceva «Ci possono ammazzare, ma non ci possono fare del male». Grazie.
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