Books by Lorenzo Riccardi
Campisano, 2023
Negli ultimi anni la Soprintendenza competente per la provincia di Frosinone ha intrapreso import... more Negli ultimi anni la Soprintendenza competente per la provincia di Frosinone ha intrapreso importanti interventi di restauro sui palinsesti pittorici di tre chiese rupestri (o semi-rupestri), accomunate dal culto per l’Angelo: S. Michele ad Alatri, S. Michele ad Arpino e la grotta dell’Angelo a Caprile (Roccasecca).In questo libro si dà conto dello studio dei tre edifici e delle loro pitture, secondo un approccio interdisciplinare innescato dal confronto tra figure professionali diverse e avvenuto prima, durante e dopo il momento del restauro. Una prassi di lavoro simile è stata perseguita anche per i due dipinti del criptoportico della cattedrale di Anagni, estranei al discorso rupestre, ma intrecciati per le loro caratteristiche tecniche e formali – pur con alcuni distinguo – al palinsesto della chiesa di S. Michele ad Alatri. Nel volume si è cercato di conservare lo spirito dialettico che ha contraddistinto la fase sul campo, con l’obiettivo di raccogliere e discutere dati finora inediti, frutto non solo dell’osservazione autoptica e delle indagini diagnostiche, ma anche di accurate ricerche d’archivio. Le pitture sono state descritte, con l’ausilio di rilievi e grafici ricostruttivi, sfogliando i palinsesti strato per strato, con particolare attenzione ai materiali e alle tecniche esecutive, al loro stato di conservazione e all’intervento di restauro. Ne emerge un quadro assai vario per iconografia e resa formale, nonché di lunga durata: le testimonianze pittoriche si scalano infatti dall’VIII al pieno XV secolo, ora sostituendo quelle più antiche ora affiancandosi ad esse. Uguale attenzione è stata mostrata per gli edifici, di cui si ripercorrono le vicende plurisecolari che ne hanno mutato – alcune volte radicalmente –l’aspetto: è il caso del «nicchio» di Arpino nascosto dall’abside moderna. Per tutti viene indagato il rapporto tra elemento naturale e costruito, tra edificio e tessuto urbano (Arpino, Alatri) o rurale (Caprile).
Nel grande progetto europeo del Corpus of Byzantine Monumental Paintings, il volume sulla Calabri... more Nel grande progetto europeo del Corpus of Byzantine Monumental Paintings, il volume sulla Calabria è il secondo dedicato all'Italia, dopo quello sull'Umbria. Vi sono studiati quaranta monumenti che conservano tracce, più o meno estese, di decorazioni databili tra l'VIII e il XV secolo. Dall'accurato censimento, che raccoglie accanto alle testimonianze note anche quelle meno conosciute e inedite, emerge un quadro finalmente unitario della produzione pittorica della regione più bizantina della penisola. Improntato a una rigorosa metodologia e supportato da un ricco apparato grafico e illustrativo, il Corpus della Pittura Monumentale Bizantina in Calabria è ora il nuovo punto di riferimento per conoscere, preservare e valorizzare questo ricco e prezioso patrimonio.
PhD Thesis by Lorenzo Riccardi
Tesi di dottorato - Sapienza Università di Roma, XXVII ciclo
Papers: Greece and Byzantine East by Lorenzo Riccardi
in Epirus Revisited. New Perceptions of Its History and Material Culture, ed. Ch. Stavrakos (Byza... more in Epirus Revisited. New Perceptions of Its History and Material Culture, ed. Ch. Stavrakos (Byzantioς. Studies in Byzantine History and Civilization = SBHC, 16), Turnhout, Brepols 2020 (ISBN: 978-2-503-59261-9), pp. 139-184
in “Arte Medievale”, IV serie, X, 2020 (ISSN 0393-7267), pp. 353-362.
Edificio tra i più noti d... more in “Arte Medievale”, IV serie, X, 2020 (ISSN 0393-7267), pp. 353-362.
Edificio tra i più noti del periodo tardo bizantino,
la chiesa della Parigoritissa di Arta rappresenta
un caso esemplare della committenza dei
Comnenoduca nella capitale di quello che è comunemente
noto come Despotato d’Epiro. Nelle
sue forme attuali, esso è riconducibile all’iniziativa
di Niceforo I (1267/1268 – 1296/1298),
che trasformò radicalmente una precedente
costruzione, voluta pochi decenni prima dal
padre, Michele II (1230 ca – 1267/1268). La
‘nuova’ Parigoritissa fu concepita secondo un
progetto grandioso, volto non solo a rivendicare
e appropriarsi dell’eredità paterna (come
era accaduto per la Pantanassa di Philippiada),
ma anche a rappresentare il potere di una giovane
dinastia in cerca del suo palcoscenico. Per
la sua posizione geografica, infatti, il cosiddetto
Despotato aveva alleanze e dissidi con gli imperatori
bizantini di Costantinopoli e i regnanti
angioini in Italia Meridionale. Il presente articolo
fornisce un quadro generale del problema
critico e cerca di offrire una nuova chiave di
lettura di questa importante committenza, alla
luce della congiuntura politico-diplomatica degli
ultimi anni di regno di Niceforo I. Essa può
aiutare infatti a chiarire alcuni aspetti particolari
della Parigoritissa: dal baldacchino sulle gallerie
ai mosaici e alle sculture occidentali nel naos.
in Dialoghi con Bisanzio. Spazi di discussione, percorsi di ricerca. Atti dell’VIII Congresso del... more in Dialoghi con Bisanzio. Spazi di discussione, percorsi di ricerca. Atti dell’VIII Congresso dell’Associazione Italiana di Studi Bizantini (Ravenna, 22-25 settembre 2015), a cura di S. Cosentino, M. E. Pomero e G. Vespignani, Spoleto 2019 (ISBN: 978-88-6809-238-2), II, pp. 883-902 + 4 tavv.;
In corso d’opera: ricerche dei dottorandi in Storia dell’Arte della Sapienza, a cura di M. Nicola... more In corso d’opera: ricerche dei dottorandi in Storia dell’Arte della Sapienza, a cura di M. Nicolaci, M. Piccioni, L. Riccardi, Roma, Campisano 2015 (ISBN 978-88-98229-59-8), pp. 55-64
""Il mosaico del vestibolo sud-ovest della Santa Sofia di Costantinopoli, raffigurante Costantino... more ""Il mosaico del vestibolo sud-ovest della Santa Sofia di Costantinopoli, raffigurante Costantino e Giustiniano nell’atto di offrire i modelli della città e della Grande Chiesa alla Vergine in trono col Bambino, è al centro dell’attenzione di studiosi e cultori d’arte bizantina fin dalla sua non lontana riscoperta, avvenuta tra il 1933 e il 1934, grazie al lavoro di restauro di Th. Whittemore. Manca a tutt’oggi, però, uno studio specifico sull’opera, ad eccezione di quello che più di trent’anni fa le dedicò F. de’ Maffei, e inoltre su di esso si sono stratificate nel frattempo molteplici letture che delineano posizioni assai diversificate in merito alla sua cronologia e al suo significato. In questa sede saranno esposte alcune riflessioni su aspetti fino a oggi solo marginalmente toccati dalla critica, come il rapporto simbolico tra il mosaico del vestibolo e i sigilli degli Ekklesiekdikoi. Si tenterà poi di trovare una risposta, necessariamente aperta, a un problema di primaria importanza, anche per una datazione più puntuale del pannello: quello dell’intenzionalità dell’autore, o meglio, nel nostro caso, del committente, e quindi dell’opera stessa. Non bisogna dimenticare, come scrive M. Baxandall, che «chi realizza un quadro o un altro artefatto storico è un uomo che sta affrontando un problema di cui la sua opera è la concreta e definita soluzione. Per comprendere l’opera cerchiamo di ricostruire sia il problema specifico che l’artefice intendeva risolvere che le circostanze specifiche in cui se lo poneva».
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Papers: Calabria and Southern Italy by Lorenzo Riccardi
in Calabria angioina (1266-1382). Novità gotiche e tradizione bizantina al tramonto del Medioevo,... more in Calabria angioina (1266-1382). Novità gotiche e tradizione bizantina al tramonto del Medioevo, catalogo della mostra (Altomonte, Museo Civico, 30 ottobre 2023-30 gennaio 2024), a cura di S. Paone, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore 2024 (ISBN 9788849878424), pp. 91-100 + Scheda di catalogo: 18. Pittore italo-meridionale. Déesis di Caulonia (pp. 198-199).
Greek Monasticism in Southern Italy. The Life of Neilos in Context, ed. B. Crostini and I.A. Murzaku, Routledge, London – New York 2018 (ISBN: 9781-4724-3790-7), pp. 96-143, 2018
In 1985, several early thirteenth-century paintings were discovered at Sant’Andrea Apostolo dello... more In 1985, several early thirteenth-century paintings were discovered at Sant’Andrea Apostolo dello Jonio (Ca -
labria), in the so-called “del Campo” church. On the south wall, to the right of the lateral walled up entrance there is a
hagiographical fresco with St Marina/Margaret and scenes of her life. Unfortunately, it is survived in poor condition;
the fresco’s upper part has been damaged and only seven of the original ten scenes could be identified. The paintings consist
of two parts: on the left, the saint stands dressed in her rich vestments. On her right ten scenes are organized vertically
along two columns. This fresco belongs to the type of mural hagiographical icons, which is widespread in Southern
Italy from the 13th century and afterwards. However, its display is site-specific, large-scale due to its placement within
the church. At the left of the walled up entrance remains an enthroned Virgin, who is the door’s guardian together with
Marina. The narrative scenes, carried to the border, present some iconographic peculiarities, for example the episode of
the saint’s prayer in the jail, where God’s hand appears. There are signs of medieval viewers in the frescoes as well, for
example where they scratched away at the painted bodies of the dragon and the demon.
Presentazione monografica delle pitture murali, recentemente riportate alla luce, della chiesa ca... more Presentazione monografica delle pitture murali, recentemente riportate alla luce, della chiesa calabrese.
Papers: Medieval Latium by Lorenzo Riccardi
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Books by Lorenzo Riccardi
PhD Thesis by Lorenzo Riccardi
Papers: Greece and Byzantine East by Lorenzo Riccardi
Edificio tra i più noti del periodo tardo bizantino,
la chiesa della Parigoritissa di Arta rappresenta
un caso esemplare della committenza dei
Comnenoduca nella capitale di quello che è comunemente
noto come Despotato d’Epiro. Nelle
sue forme attuali, esso è riconducibile all’iniziativa
di Niceforo I (1267/1268 – 1296/1298),
che trasformò radicalmente una precedente
costruzione, voluta pochi decenni prima dal
padre, Michele II (1230 ca – 1267/1268). La
‘nuova’ Parigoritissa fu concepita secondo un
progetto grandioso, volto non solo a rivendicare
e appropriarsi dell’eredità paterna (come
era accaduto per la Pantanassa di Philippiada),
ma anche a rappresentare il potere di una giovane
dinastia in cerca del suo palcoscenico. Per
la sua posizione geografica, infatti, il cosiddetto
Despotato aveva alleanze e dissidi con gli imperatori
bizantini di Costantinopoli e i regnanti
angioini in Italia Meridionale. Il presente articolo
fornisce un quadro generale del problema
critico e cerca di offrire una nuova chiave di
lettura di questa importante committenza, alla
luce della congiuntura politico-diplomatica degli
ultimi anni di regno di Niceforo I. Essa può
aiutare infatti a chiarire alcuni aspetti particolari
della Parigoritissa: dal baldacchino sulle gallerie
ai mosaici e alle sculture occidentali nel naos.
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Papers: Calabria and Southern Italy by Lorenzo Riccardi
labria), in the so-called “del Campo” church. On the south wall, to the right of the lateral walled up entrance there is a
hagiographical fresco with St Marina/Margaret and scenes of her life. Unfortunately, it is survived in poor condition;
the fresco’s upper part has been damaged and only seven of the original ten scenes could be identified. The paintings consist
of two parts: on the left, the saint stands dressed in her rich vestments. On her right ten scenes are organized vertically
along two columns. This fresco belongs to the type of mural hagiographical icons, which is widespread in Southern
Italy from the 13th century and afterwards. However, its display is site-specific, large-scale due to its placement within
the church. At the left of the walled up entrance remains an enthroned Virgin, who is the door’s guardian together with
Marina. The narrative scenes, carried to the border, present some iconographic peculiarities, for example the episode of
the saint’s prayer in the jail, where God’s hand appears. There are signs of medieval viewers in the frescoes as well, for
example where they scratched away at the painted bodies of the dragon and the demon.
Papers: Medieval Latium by Lorenzo Riccardi
Edificio tra i più noti del periodo tardo bizantino,
la chiesa della Parigoritissa di Arta rappresenta
un caso esemplare della committenza dei
Comnenoduca nella capitale di quello che è comunemente
noto come Despotato d’Epiro. Nelle
sue forme attuali, esso è riconducibile all’iniziativa
di Niceforo I (1267/1268 – 1296/1298),
che trasformò radicalmente una precedente
costruzione, voluta pochi decenni prima dal
padre, Michele II (1230 ca – 1267/1268). La
‘nuova’ Parigoritissa fu concepita secondo un
progetto grandioso, volto non solo a rivendicare
e appropriarsi dell’eredità paterna (come
era accaduto per la Pantanassa di Philippiada),
ma anche a rappresentare il potere di una giovane
dinastia in cerca del suo palcoscenico. Per
la sua posizione geografica, infatti, il cosiddetto
Despotato aveva alleanze e dissidi con gli imperatori
bizantini di Costantinopoli e i regnanti
angioini in Italia Meridionale. Il presente articolo
fornisce un quadro generale del problema
critico e cerca di offrire una nuova chiave di
lettura di questa importante committenza, alla
luce della congiuntura politico-diplomatica degli
ultimi anni di regno di Niceforo I. Essa può
aiutare infatti a chiarire alcuni aspetti particolari
della Parigoritissa: dal baldacchino sulle gallerie
ai mosaici e alle sculture occidentali nel naos.
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labria), in the so-called “del Campo” church. On the south wall, to the right of the lateral walled up entrance there is a
hagiographical fresco with St Marina/Margaret and scenes of her life. Unfortunately, it is survived in poor condition;
the fresco’s upper part has been damaged and only seven of the original ten scenes could be identified. The paintings consist
of two parts: on the left, the saint stands dressed in her rich vestments. On her right ten scenes are organized vertically
along two columns. This fresco belongs to the type of mural hagiographical icons, which is widespread in Southern
Italy from the 13th century and afterwards. However, its display is site-specific, large-scale due to its placement within
the church. At the left of the walled up entrance remains an enthroned Virgin, who is the door’s guardian together with
Marina. The narrative scenes, carried to the border, present some iconographic peculiarities, for example the episode of
the saint’s prayer in the jail, where God’s hand appears. There are signs of medieval viewers in the frescoes as well, for
example where they scratched away at the painted bodies of the dragon and the demon.
1) Le repliche del Salvatore del Sancta Sanctorum conservate a Tarquinia, Sutri, Trevignano e Velletri;
2) Tre tavole conservate ad Anagni databili al XIV secolo
Nel contributo sono edite FOTOGRAFIE scattate durante gli interventi di restauro e mai pubblicate in precedenza degli affreschi di S. Maria del Monacato a Castrocielo, del "trittico" di S. Maria Assunta ad Amaseno, del trittico del Salvatore di S. Maria Nova a Viterbo, del Salvatore del Museo diocesano di Velletri, del Salvatore di S. Pietro a Casape, della Madonna col Bambino del Santuario di S. Maria in Quintiliolo di Tivoli e della Madonna col Bambino del Santuario del Sorbo a Campagnano.
Inoltre, nel contributo sono pubblicati in apposita appendice DOCUMENTI inediti pertinenti ai restauri della prima metà del '900 su: il trittico del Salvatore di Trevignano, il trittico del Salvatore del duomo di Tivoli, il trittico del Salvatore di S. Maria Nova a Viterbo, il Salvatore e la Madonna Avvocata della cattedrale di Vetralla, del Salvatore di Civita Castellana. Infine è trascritto anche il conto di restauro del 1950 di Pico Cellini sulla Madonna col Bambino di Santa Francesca Romana.
theft, in 1977, and recovery, in 2002. In origin it was composed of three indipendent panels, within a single frame, representing the throned Virgin with the Child, in the central panel, Saint Nicholas, in the right panel, and Saint Ambrose, now lost, in the left panel.
This painting, although little known, is very interesting, both for its type – rather unusual in the 13th century, as it seems to forestall the later sacre conversazioni – both for its iconography, in particular, for the riding Saint Ambrose, who can be identified with the Roman centurion martyrized at Ferentino, and patron saint of
this town, in whose diocese Amaseno lies. This type of ‘pastoral’ connection justifies the saint’s presence in the tryptich and it suggests that this iconography was not developed at Amaseno for the first time. Indeed, it is possible that it was copied from one of the icons with riding saints that were so common in the Eastern Mediterranean and in the contexts of the Crusaders, with whom Amaseno had various contacts during the 13th century. The style shows composite traits because, although both the physionomies, like the Child’s, and some of the clothing reveal components
similar to those found in paintings from the areas of Rome and the Lazio in the first half of the 13th century, some other details and the rather stiff pictorial ductus seem to suggest a later date. The tryptich appears to be very close to the paintings present in the church’s presbytery and it may be the work of the same artists.
It cannot be excluded that the patron of this pictorial campaign, datable around 1293 – when some of the work in the church seems to have been finished – may have been a member of one of the most powerful and aggressive families in the Maremma and Campagna, Riccardo of the counts of Ceccano, who decided
to be buried in the church at Amaseno."
Roma conserva esemplari antichissimi di icone, condividendo tale primato solo con il Monastero di Santa Caterina del Monte Sinai e conta il numero maggiore di icone ascrivibili al periodo pre-iconoclasta. Due di esse saranno qui esposte, la Madonna col Bambino di Santa Maria Nova, il cui restauro curato dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro verrà presentato in occasione della mostra, e la Madonna di Santa Maria del Rosario, la più antica della serie delle Avvocate, che in epoca medievale costituirono le immagini mariane più venerate dai romani. Il Fondo Edifici di Culto ha la fortuna di annoverare, oltre all’esemplare pre-iconoclasta, altre quattro Madonne Avvocate, qui presentate assieme per la prima volta in assoluto.
Il recupero artistico di tali dipinti costituisce un momento importante per riconsiderare le radici e la storia della pittura sacra occidentale e pone in risalto il legame con la tradizione ed in modo particolare con la devozione romana. L’esposizione, infatti, garantisce il dovuto rispetto per le opere, attraverso un allestimento essenziale ma altamente evocativo. A garantire un percorso che sia al tempo stesso tematico e cronologico, sono state allestite quattro sezioni: la prima è dedicata alla più antica icona di Roma: l’Imago antiqua di Santa Francesca Romana; la seconda all’Avvocata, che per tutto il Medio Evo è da reputarsi la Madonna dei romani per eccellenza; la terza a quelle tavole che attestano in modo esemplare il passaggio dall’icona all’immagine di devozione e, infine, la quarta dedicata all’Altarolo di San Gregorio Magno della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme - anch’esso presentato dopo il restauro -, un’opera composita in cui il valore iconico convive accanto a quello sacro, essendo al contempo immagine e reliquia. Ognuna delle sezioni è corredata da pannelli didattici e da didascalie scritte in oro, in omaggio alla tradizione dei fondi oro, in armonia con l'ambiente e riportano informazioni sulla tecnica e sulla qualità storico-artistiche delle icone, illustrando per ognuna di esse una lettura della loro storia.
In mostra sarà presentato anche il restauro della Madonna della Catena di San Silvestro al Quirinale.
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Miracolous Panels: Medieval Icons of Roma and of Lazio of Fondo Edifici di Culto, an exhibition that is opening on November 12th in Palazzo Venezia in Rome.
In the first section of the exhibition, the visitor will see for the first time all together the Imago antiqua and Madonna del Conforto: both of them come from Santa Maria Nova, known as Santa Francesca Romana. The Imago antiqua is a famous icon: it is the most ancient in Rome and is dated at sixth century. The faces of the Virgin and of the Child are byzantine originals, that were discovered below a more recent layer by Pico Cellini in 1950. The recent layer is that of Madonna del Conforto, that is very repainted. It is in a different support: the only more ancient part is the face of the Virgin, dated at thirteenth century.
The other part of the exhibition is dedicated to Madonna Avvocata. It is a very famous Marian type, that in Byzantium is known like Aghiosoritissa and in Rome like Avvocata. It is a very lucky image in Rome and it is replayed many times during the Middle Age. It is in fact the Madonna’s type to whom roman people is very devoted, before the Salus Populi Romani of Santa Maria Maggiore. Here there are five of the nine Madonne Avvocate dated to Middle Age. The most ancient is that now kept in Santa Maria del Rosario at Monte Mario. It is dated at the beginning of seventh century and was discovered during a restoration the last century. Ever since it became a most important byzantine icon in the world. This icon heads a filiation during the Middle Age: we will begin with the Madonna of Santa Maria in Ara Coeli (eleventh century). After, in order, follow the Madonna di Edessa (kept in Santa Alessio e Bonifacio), that of Campo Marzio (in Santa Maria di Campo Marzio). Both of these are fated to thirteenth century. In this exhibition it will be the icon of Santa Maria Maggiore of Tivoli, that, for some scholars, is a work of a most important roman painter, Jacopo Torriti. During the last century, someone wrote that it is a fake, but the last restoration could be prove that it is an original.
On the opposite wall there are six panels that show the passage from greek icons to latin image. These paintings have different iconographies and different stylistic features, but are all dated to thirteenth century. We will begin with the Madonna del Sorbo of Campagnano, after there will be the amazing Madonna della Catena of San Silvestro al Quirinale: both of them show the strong byzantine background. The next icon, the Madonna di S. Gregorio of Santi Cosma e Damiano, shows tuscan features of late thirteenth century. Following the Madonna del Popolo, exposed here for the first time, and the Madonna of the famous abbey of Farfa: it is a very strange work: a fake or a panel very repainted. The last painting of this section is the new icon par excellence : the san Francesco of S. Francesco a Ripa, work attributed to Margheritone d’Arezzo.
The exhibition will be closed with a very famous byzantine work: the Reliquiary of Santa Croce in Gerusalemme. Restored in this occasion, it is a micromosaic that shows Christ. It is very known and it has been exposed many times in the last exhibitions dedicated to the byzantine art. Little-appreciated is the back of this reliquiary that shows Santa Caterina, that is maybe a work of the fourteenth century from Apulia.
Curatore: Giorgio Leone
Direttore: Claudia Tempesta
Segretario: Lorenzo Riccardi
Catalogo: “L'ERMA” di Bretschneider"""
Thematic Session: ''Epirus revisited - New Perceptions of Its History and Material Culture”
Nella relazione sono indagate alcune testimonianze pittoriche d'età normanna in Calabria, a partire dal celebre mosaico con Ruggero II e il vescovo Leonzio, un tempo nella cattedrale di Gerace, del quale sulla scorta delle fonti documentarie (e attraverso altri confronti visivi) è possibile ricostruire con verosimiglianza la composizione originaria. Accanto a questa nota opera, purtroppo perduta, sono presentati altri affreschi poco noti della regione: i lacerti sui pilastri di S. Caterina, sempre a Gerace e le frammentarie pitture della chiesa di Campo a Sant'Andrea Apostolo dello Jonio. Per la prima volta, inoltre, sono attentamente studiati quelli, recentemente venuti alla luce, nell'edificio di S. Donato al Pantano a San Donato di Ninea.
e l’Istituto Balassi, Accademia d’Ungheria in Roma – promuove un call for papers indirizzato a
tutti i dottorandi delle università italiane e delle accademie straniere in Italia. In continuità con
le precedenti giornate di studi organizzate dal RAHN, anche la terza edizione si concentra su
questioni di metodo e si propone come luogo d’incontro fra giovani storici dell'arte. Questa volta
l’attenzione sarà focalizzata su ricerche dedicate ad opere perdute o frammentarie e ai problemi di
natura teorica e pratica che sollevano.
Le proposte, sotto forma di un breve abstract (200–300 parole) accompagnato da un sintetico
Curriculum Vitae, devono essere inviate entro il 10 gennaio 2015 all’indirizzo:
info@romearthistnet.com.
The Rome Art History Network (RAHN) – in collaboration with the Università degli Studi Roma
Tre and the Istituto Balassi, Accademia d’Ungheria in Roma – is pleased to announce its third
Graduate Conference and call for papers. The conference is open to all current doctoral
students both at Italian universities and foreign academies in Italy. Following up on our
previous RAHN Graduate Conferences, this third edition also seeks to explore methodological
issues. The purpose of the conference is to bring graduate students in art history together in a
collaborative setting in order to hear and discuss research and exchange ideas. The 2015 conference
is dedicated to research on works of art that are either lost or in fragments, as well as the theoretical
and practical problems that they raise.
A short abstract (200-300 words) together with a brief Curriculum Vitae should be sent to:
info@romearthistnet.com by January 10, 2015.