Books by Pantaleone Sergi
Presenza, Santiago de Chile, 2024
Este volumen es la edición corregida, actualizada e integrada del volumen publicado en 2023 en It... more Este volumen es la edición corregida, actualizada e integrada del volumen publicado en 2023 en Italia por la editorial Pellegrini.
«En Chile no ha habido esa masa de editoriales vinculadas a la emigración italiana que se registra en el subcontinente americano, porque los flujos migratorios casi en su totalidad debidos a cadenas familiares no están integrados por grandes números. Así, pocos emigrantes corresponden a unos pocos periódicos (treinta y cinco en total) y casi siempre son precarios. Pero con una sorpresa: el diario «L'Italia», único periódico en lengua extranjera publicado en Chile, que apareció en Valparaíso en septiembre de 1890 y existió hasta enero de 1943: era el órgano de referencia autorizado de la colonia, portavoz de la comunidad y su pegamento, a pesar de la modestia de los ejemplares vendidos, nunca más de 1500. Con este volumen el autor concluye su itinerario de investigación sobre la prensa étnica en italiano en los países del Cono Sur de América Latina al que dedicó «La patria del papel" (Argentina) e "Historia de la prensa italiana en Uruguay"».
Bulzoni Editore, Roma , 2004
La stagione dei giornali politici che si stamparono nel Mezzogiorno d'Italia grazie al "Press pla... more La stagione dei giornali politici che si stamparono nel Mezzogiorno d'Italia grazie al "Press plan for Italy" elaborato dagli anglo-americani ancor prima dello sbarco in Sicilia, fu quella in cui si formò una coscienza politica nuova che mise in primo piano i bisogni delle masse tornate finalmente protagoniste. Ogni città ebbe un suo giornale che accompagnò un dopoguerra di speranze e di tensioni. Dal 1945 al 1947, il quotidiano socialcomunista, "La Voce di Puglia" di Bari, di cui questo volume si occupa, rappresentò un'esperienza professionale, politica e umana di grande spessore.
Pellegrini editore, Cosenza, 2023
In Cile non c’è stata quella massa di imprese pubblicistiche legate all’emigrazione italiana regi... more In Cile non c’è stata quella massa di imprese pubblicistiche legate all’emigrazione italiana registrate nel sub continente americano, perché le correnti migratorie dovute quasi totalmente a catene familiari non sono fatte di grandi numeri. A pochi emigranti, così, corrispondono pochi giornali (trentacinque in tutto) e quasi sempre precari. Con una sorpresa però: il quotidiano «L’Italia», l’unico in lingua straniera pubblicato in Cile, apparso a Valparaíso nel settembre 1890 e in vita fino al gennaio 1943: è stato l’autorevole organo di riferimento della colonia, portavoce della comunità e suo collante, nonostante la modestia delle copie vendute, mai più di 1500. Con questo volume l’Autore conclude il suo itinerario di ricerca sulla stampa etnica in lingua italiana nei paesi del Cono Sud dell’America Latina ai quali ha dedicato «La patria di carta» (Argentina) e «Storia della Stampa italiana in Uruguay»
Presentazione di Enzo Ciconte - Pellegrini editore, Cosenza, 2021
La “Santa Violenta” è stato uno dei primi testi sulla ’ndrangheta, pubblicato nel 1991, dopo la s... more La “Santa Violenta” è stato uno dei primi testi sulla ’ndrangheta, pubblicato nel 1991, dopo la stagione dei sequestri di persona e la cosiddetta “pax mafiosa”. Ripercorre con lucidità, empatia e spunti critici, quella che è stata la trasformazione della ’ndrangheta in Santa, un’organizzazione criminale che non si accontenta più dell’accumulazione di denaro, ma vuole usare quel denaro per conquistare fette di potere, politico ed economico, in Calabria e altrove. Questa trasformazione, ci racconta Pantaleone Sergi, è stata certamente violenta.
Trent’anni dopo, alla penna esperta di Pantaleone Sergi, che la storia della ’ndrangheta negli anni Settanta, Ottanta e Novanta l’ha narrata in diretta, si accompagna un’analisi critico-accademica di Anna Sergi, criminologa all’Università di Essex nel Regno Unito, e affermata ricercatrice del fenomeno mafioso e ’ndranghetista in Italia e all’estero. Anna Sergi, riprende l’eco della violenza mafiosa che La ‘Santa’ Violenta aveva raccontato e si chiede cosa sia cambiato trent’anni dopo. La Santa – e la ’ndrangheta - sono ancora riconoscibili con le caratteristiche degli anni Ottanta? Sono ancora violente? E se la Santa non è più violenta, cosa fa, cosa è diventata? Sorprendentemente, scrive Anna Sergi nel suo saggio “Dalla Santa Violenta alla Santa Contesa”, poco sembra cambiato in trent’anni di storia, dal 1991 al 2021, quando si parla di ’ndrangheta. Quattro motivi di contesa – da un punto di vista analitico – si possono rintracciare per definire il fenomeno mafioso in Calabria: l’unitarietà della ’ndrangheta, la violenza dei clan, la loro mobilità e l’essenza della Santa, come organizzazione cerniera con politica ed economia del territorio.
Queste pagine – la Santa Contesa e la Santa Violenta – lette in successione, ci ricordano quanto sia fondamentale preservare la memoria storica di certi anni per arricchire le analisi di oggi. Rileggere La ‘Santa’ Violenta oggi a distanza di trent’anni, entro le cornici contemporanee dell’analisi criminologica del fenomeno mafia, aiuta a ricordare quanto già sapevamo trent’anni fa, quanto non è stato capito, ciò che non è stato mai affrontato e quanto è stato inopportunamente o opportunamente dimenticato.
GLI AUTORI
ANNA SERGI – PhD in Sociologia presso il Centro di Criminologia dell’Università di Essex (Regno Unito), è Associate Professor in Criminologia nello stesso ateneo; Master in Diritto Penale al King College di Londra e Laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna, studia gli aspetti socio-giuridici della lotta al crimine organizzato in Inghilterra e i fenomeni di criminalità italiana all’estero. Abilitata in Italia alla II fascia di docenza in Sociologia generale e in Sociologia giuridica e politica. Tra le sue pubblicazioni recenti: "Corruption, Mafia Power and Italian Soccer" (2018), con Alberto Testa; "From Mafia to Organised Crime: A comparative analysis of policing models" (2017); e con Anita Lavorgna: "’Ndrangheta: the glocal dimensions of the most powerful Italian mafia" (2016).
PANTALEONE SERGI – Scrittore, storico, giornalista, già inviato speciale del quotidiano “La Repubblica”, fondatore e primo direttore del “Quotidiano della Calabria” (oggi “del Sud”), è stato presidente dell’Istituto calabrese di Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (ICSAIC) e del Centro di Ricerca sulle Migrazioni. Deputato di Storia Patria della Calabria. Docente di Storia del Giornalismo e di tematiche sulla comunicazione all’Università della Calabria. Autore di "Gli anni dei Basilischi" sulla quinta mafia lucana, ha pubblicato volumi e saggi storici in Italia e all’estero. Il suo primo romanzo "Liberandisdomini", ha ricevuto tra gli altri il “Premio Carlo Alberto Dalla Chiesa”.
Pellegrini editore, Cosenza, 2021
La stampa italiana nel mondo è rappresentata da migliaia di testate pubblicate su quattro contin... more La stampa italiana nel mondo è rappresentata da migliaia di testate pubblicate su quattro continenti dal Risorgimento ai nostri giorni. Il presente volume rintraccia le vicissitudini di questo giornalismo oriundo che ha accompagnato le grandi tappe della storia dell’Italia e che narra l’esperienza degli emigranti italiani da Perth a New York, da Buenos Aires a Toronto, dal Cairo a Bruxelles, da San Paolo a Istambul. I saggi presentati nel presente volume colmano le principali lacune esistenti nella storiografia. Assieme all’opera diretta e indiretta di tutela della lingua nazionale e di alcune tradizioni regionali, questi giornali in lingua italiana funzionarono anche come cassa di compensazione e come luogo d’incontro o d’intermediazione a proposito d’una grande varietà di questioni pratiche e ideologiche
Fondazione Italia nelle Americhe – La Gente d'Italia, Montevideo, 2014
Una storia degli italiani in Uruguay attraverso l'evoluzione dei mezzi di comunicazione dal 1841 ... more Una storia degli italiani in Uruguay attraverso l'evoluzione dei mezzi di comunicazione dal 1841 a oggi.
Pellegrini editore, Cosenza, 2012
Il volume descrive il periodo di massimo splendore della stampa italiana in Argentina, corrispond... more Il volume descrive il periodo di massimo splendore della stampa italiana in Argentina, corrispondente agli anni di maggiore affluenza immigratoria. Lasciando l’Italia, gli immigrati hanno trovato nella Repubblica platense la loro “seconda patria”. Una “terza patria” è stata rappresentata dalla stampa di comunità. In questo ambito, ha svolto un ruolo chiave "La Patria degli Italiani", quotidiano fondato da Basilio Cittadini, che per oltre mezzo secolo (1877-1931) segnò la storia del giornalismo etnico diventando all’interno della comunità di immigrati un punto di riferimento importante, una “Patria di carta”. Dopo ricerche in biblioteche, emeroteche, archivi pubblici e privati in Argentina e Italia, attraverso la storia della "Patria degli Italiani" l’autore ricostruisce in filigrana una sorta di epopea del giornalismo dell’immigrazione in Argentina tra i secoli XIX e XX. È una storia che nasce a metà dell’Ottocento e arriva fino all’avvento e al consolidamento del fascismo in Italia che scompaginò la situazione delle “colonie di immigrazione” e soffocò, perché non volle sottomettersi al regime, quello che è stato il più grande giornale in lingua italiana mai pubblicato all’estero.
El volumen “Patria di carta. Storia di un quotidiano coloniale e del giornalismo italiano in Argentina” (“Patria de papel. Historia de un diario colonial y del periodismo italiano en la Argentina”) escrito por Pantaleone Sergi, historiador y periodista italiano, y publicado en Italia por Pellegrini Editore en Cosenza, se articula en 14 capítulos (páginas: 300), que describen la época de apogeo de la prensa italiana, correspondiente a los años de mayor afluencia inmigratoria. En este sentido, la Argentina fue un caso especial en cuanto el fenómeno del periodismo italiano resultó tardío respecto a otros países, como Brasil o Uruguay.
Al abandonar Italia, los inmigrantes encontraron en la Argentina su “segunda patria”. Una “tercera” estuvo representada por la prensa. En este ámbito, jugó un rol fundamental “La Patria degli Italiani”, diario fundado por Basilio Cittadini que, durante más de medio siglo (1877-1931) signó la historia del periodismo étnico transformándose dentro de la colectividad de los inmigrantes, en una nueva “patria de papel”.
Partiendo de sus inciertos, aunque exaltantes, comienzos hasta su decadencia, a mediados del siglo XX, este trabajo intenta una lectura en filigrana a través de la historia de “La Patria degli Italiani” de las vicisitudes del periodismo italiano en la Argentina; una historia que nace en el siglo XIX y llega hasta el advenimiento del fascismo en Italia. Evento que descompaginó la situación de las llamadas “colonias de inmigración” y puso punto final a la existencia del mayor diario en idioma italiano que se publicaba en el extranjero, que no se subordinó al régimen.
Entre bibliotecas, archivos públicos y privados, en Argentina y en Italia, Sergi intenta reconstruir una suerte de epopeya del periodismo de la inmigración entre los siglos XIX y XX, que tuvo como testigos, entre actores y lectores, a millones de italianos.
Edizioni Memoria, Cosenza, 2008
II primo periodico calabrese fu stampato a Monteleone, l'odierna Vibo Valentia, il 18 gennaio 180... more II primo periodico calabrese fu stampato a Monteleone, l'odierna Vibo Valentia, il 18 gennaio 1808. Dopo duecento anni esatti, il giornalismo calabrese appare ancora alla ricerca di una sua precisa identità, sebbene abbia fatto passi in avanti da gigante. Uomini e donne, queste ultime sempre più numerose specialmente a partire dall'ultimo decennio del Novecento, si avvicinano con entusiasmo a questa professione la cui funzione sociale è ormai da tempo consolidata. Anche per sottolineare quell'anniversario, l'autore ha ritenuto di raccogliere in volume undici saggi storici sull'argomento, senza la pretesa di offrire una storia del giornalismo in Calabria.
In ogni caso questi saggi, in successione, mettono a disposizione del lettore un percorso storico per tappe rilevanti, dalle origini a oggi. Un percorso idoneo a far comprendere, nei suoi aspetti essenziali, l'evoluzione dei media e della professione (o la loro involuzione se si pensa a quanto accadde durante il periodo fascista quando fu imposto un giornalismo «in livrea» e le voci libere furono costrette al silenzio) in una regione periferica e priva di grandi mezzi di comunicazione di massa com'è stata la Calabria nell'Ottocento e nel Novecento, e anche in quest'alba di terzo millennio in cui un eccesso di tecnologia e di media quotidiani rischia, addirittura, di generare un «paradosso informativo», una overdose di informazione che produce disinformazione e, se non ben governata, porta a una degenerazione e alla babele metafora biblica di confusione e di incapacità di informare.
II sistema informativo calabrese, come si potrà vedere nelle pagine di questo volume, si è a lungo presentato di una fragilità estrema e nei due secoli passati, anche quando ha espresso giornali di buona fattura e giornalisti di indiscusse capacità molto spesso costretti ad emigrare per trovare spazi adeguati alle loro capacità espressive, ha dovuto farei conti con condizionamenti culturali ambientali e negatività strutturali. E, soprattutto, con un mercato della lettura asfittico, essendo la Calabria una delle ultime regioni per diffusione e vendita di quotidiani.
Edizioni Memoria, Cosenza, 2000
La storia della Calabria del Novecento deve essere scritta, non
solo perché sugli ultimi trenta ... more La storia della Calabria del Novecento deve essere scritta, non
solo perché sugli ultimi trenta anni poco o nulla si è detto bensì per
quella necessaria reinterpretazione del passato prossimo della
regione più che mai necessaria per una riflessione serena, rigorosamente
scientifica, capace di cogliere tutti gli aspetti e momenti
della vita di ogni giorno dei diversi territori e degli uomini e non
dell’uomo. Un contributo per la realizzazione di questo progetto è
offerto da Pantaleone Sergi con questo libro dove l’accurata analisi
sui contenuti e i ruoli della stampa calabrese consente acquisizioni
di preziose notizie e considerazioni utili per una storia della
Calabria non condizionata dalle “ideologie” o, peggio ancora,
redatta per sostenere tesi di parte volte ad avallare un’opera non
certo protesa al “bene comune”. (Pietro Borzomati)
Franco Angeli, Milano, 2003
"Gli anni dei Basilischi": il volume è una analisi della nascita, del radicamento e dell'evoluzi... more "Gli anni dei Basilischi": il volume è una analisi della nascita, del radicamento e dell'evoluzione del crimine organizzato in Basilicata che non si limita a una semplice periodizzazione degli eventi, bensì ne racconta la storia attraverso la sua rappresentazione sociale.
In questo quadro, tra il ritardo di comprensione degli alti vertici della magistratura e la debolezza dell'informazione che avrebbe dovuto, invece, rappresentare la fondamentale risorsa cognitiva, le pagine di questo volume illustrano, quasi di riflesso, l'atteggiamento della società lucana che, con la sua rappresentanza politica, tenta inizialmente di respingere l'immagine di una Basilicata "infiltrata" dai clan e infine, la subisce con fastidio, con un atteggiamento - tra sottovalutazioni diffuse, incredibili e sospette - che, sul piano etico-morale, potrebbe indurre a pensare a un'azione di copertura se non proprio di favoreggiamento.
Essendo quasi inesistente una letteratura sul fenomeno mafioso in Basilicata la ricerca è stata effettuata privilegiando fonti giudiziarie e giornalistiche: relazioni dei procuratori generali sullo stato della giustizia nel distretto di Potenza; atti giudiziari e di fonte investigativa; archivi informatici dell'agenzia Ansa, del quotidiano La Repubblica , de La Stampa e de La Gazzetta del Mezzogiorno , ricca di titoli e di particolari sugli anni "più caldi" (1980-2001). Tra i materiali utilizzati, importanti sono state le analisi e le relazioni della Commissione parlamentare antimafia che, maggiormente nella XI legislatura, ha affrontato il "caso Basilicata" con grande attenzione, proprio nel momento in cui esplodevano fatti criminali devastanti che annunciavano l'esistenza della quinta mafia detta dei "Basilischi".
ForMedia, Potenza, 2013
C'è un "caso Basilicata" nella questione meridionale dell'informazione? Questo rapporto ci aiuta ... more C'è un "caso Basilicata" nella questione meridionale dell'informazione? Questo rapporto ci aiuta a dare una risposta all'interrogativo. Una risposta, a nostro parere, affermativa. Questa regione, che pure ha saputo cogliere tra le prime le novità del mondo digitale, rischia ora di perdere la sfida dei "New media" così come ha perduto irrimediabilmente questa degli "Old media".
Ma il quadro non è tutto a tinte fosche. Il lettore potrà cogliere, nelle pagine di questo rapporto, tanti elementi di novità, tante sfide per il futuro, tanta intelligenza che si può mettere in gioco.
Papers by Pantaleone Sergi
Kebikeç 57, 2024
The article is based on archival and bibliographical sources, particularly newly unearthed period... more The article is based on archival and bibliographical sources, particularly newly unearthed periodicals preserved in the trusted archive of an Italian immigrant to Turkey in the mid-nineteenth century, who founded and managed Italian-language newspapers in Istanbul and Izmir. Italian journalism in Izmir already started in the mid-nineteenth century and did not have a brilliant career. This can be explained by the anomaly of a community in which the Italian language was never dominant, which did not allow for a consolidated publishing tradition. In fact, the Italian presence in Smyrna was the result of a very long process of integration of the Italo-Levanten community, where not everyone knew the peninsular language; this presence was revitalized in the first half of the 19th century with the arrival in Smyrna of many exiled immigrants, soldiers, intellectuals, and professionals (doctors, architects, engineers, lawyers, etc.) before and after the Italian Union (Risorgimento).
This study aims to provide a detailed profile of the coherence and role of the few Italian language periodicals published in the port city during Ottoman reformism.
Öz
Makale; arşiv ve bibliyografik kaynaklara, bilhassa hem İstanbul’da hem de İzmir’de İtalyan dilinde gazeteler kuran ve yöneten, 19. yüzyılın ortalarında Türkiye’de yaşamış bir İtalyan göçmeninin güvenilir arşivinde korunan yeni gün ışığına çıkarılmış süreli yayınlara dayanmaktadır. İzmir’deki İtalyan gazeteciliği zaten on dokuzuncu yüzyılın ortalarında başlamış ve parlak bir kariyeri olamamıştır. Bu, İtalyan dilinin hiçbir zaman baskın olmadığı, konsolide bir yayıncılık geleneğine izin vermeyen bir cemaat anomalisiyle açıklanabilir. Aslında İzmir’deki İtalyan varlığı, herkesin yarımada dilini bilmediği İtalyan-Levanten topluluğunun çok uzun entegrasyon sürecinin bir sonucuydu; bu varlık, 19. yüzyılın ilk yarısında, İtalya Birliği [Risorgimento] öncesinde ve akabinde sürgüne gönderilen birçok göçmenin, askerin, entelektüelin ve profesyonelin (doktorlar, mimarlar, mühendisler, avukatlar, vb.) İzmir’e gelişiyle yeniden canlanmıştı. Bu çalışma, Osmanlı reformizmi yıllarında liman kentinde yayınlanan birkaç İtalyanca süreli yayının tutarlılığının ve rolünün ayrıntılı bir profilini çıkarmayı amaçlamaktadır.
Anahtar kelimeler: İtalyan gazeteleri, gazetecilik, İzmir, Smyrna, Osmanlı reformizmi Italian Newspapers Published in Izmir [Smyrna] during the years of "Ottoman Modernisation". [çev. Ayça Güzel Güracar]
STUDI EMIGRAZIONE - Journal of Migration Studies – LXII. 234, 2024
Amata da gran parte degli antifascisti, La Patria degli italiani, dopo 55 anni di militanza al se... more Amata da gran parte degli antifascisti, La Patria degli italiani, dopo 55 anni di militanza al servizio della comunità in Argentina, con l’avvento del fascismo fu costretta alla chiusura, strangolata dall’Ambasciata d’Italia e dai Fasci di combattimento perché non volle piegarsi ai ricatti del regime e non intese mutare il vecchio programma democratico-liberal, diventando di fatto un ostacolo all’opera di fascistizzazione della collettività italiana. La stampa etnica, specialmente quella democratica, così, subì un duro colpo che interruppe quella sorta di epopea del giornalismo d’emigrazione. La Patria, tuttavia, rimase nei cuori degli italiani che vivevano al Plata. In un panorama editoriale progressivamente più povero e molto conflittuale, prima e dopo la guerra, alcune testate tentarono di occupare lo spazio lasciato dal quotidiano. Solo il Corriere degli italiani, nei primi anni Cinquanta sembrò esserci riuscito. L’arresto dei flussi migratori, la completa assimilazione della vecchia emigrazione e la conflittualità politica hanno poi determinato il declino di tutta la stampa etnica sebbene, tra fascismo e dopoguerra fino ai giorni nostri, numerose testate – pochissime di buona qualità – siano state stampate: e qualcuna è ancora attiva.
Loved by most anti-fascists, La Patria degli Italiani, after 55 years of militancy at the service of the community in Argentina, with the advent of fascism was forced to close, strangled by the Italian Embassy and by the Fasci di combattimento because it did not want bow to the regime’s blackmail and did not intend to change the old liberal-democratic program, effectively becoming an obstacle to the work of fascistization of the Italian community. The ethnic press, especially the democratic one, thus suffered a hard blow that interrupted that sort of epic of emigration journalism. La Patria, however, remained in the hearts of the Italians who lived in El Plata. In a progressively poorer and very conflictual editorial landscape, before and after the war, some newspapers attempted to occupy the space left by the newspaper. Only the Corriere degli Italiani in the early 1950s seemed to have succeeded. The halt in migratory flows, the complete assimilation of the old emigration and political conflict
then determined the decline of the entire ethnic press although, between
fascism and the post-war period up to the present day, numerous newspapers – very few of good quality – have been printed: and some are still active.
Pellegrini, Cosenza, 2023
Prefazione al volume di Alessandro Milito, La Calabria negli anni delle stragi, Dai “Manifesti ci... more Prefazione al volume di Alessandro Milito, La Calabria negli anni delle stragi, Dai “Manifesti cinesi" ai patti con la 'ndrangheta, dalla Rivolta di Reggio alla strage di Gioia Tauro, dall'assassinio dei cinque anarchici al Golpe Borghese.
in «Il Pci, la Calabria e il Mezzogiorno. Da Livorno al “Partito nuovo”» (1921-1953), pp. 197-217, a cura di Lorenzo Coscarella e Paolo Palma. Pellegrini, Cosenza,, 2023
In questo saggio viene ricostruita la storia della stampa comunista in Calabria fino agli anni Qu... more In questo saggio viene ricostruita la storia della stampa comunista in Calabria fino agli anni Quaranta del Novecento, in Atti del Convegno nazionale dell’ICSAIC - Università della Calabria, 24-25 novembre 2021
In Alessandro De Virgilio, "Le quattro giornate di Catanzaro 25-28 gennaio 1950", Rubbettino, Soveria Mannelli, 2014
Prefazione a "Le quattro giornate di Catanzaro 25-28 gennaio 1950: la città in rivolta per il cap... more Prefazione a "Le quattro giornate di Catanzaro 25-28 gennaio 1950: la città in rivolta per il capoluogo" di Alessandro De Virgilio
Sud Contemporaneo - Anno IV, n. 2, 2003
1 - Un giornale per due padroni; 2 - Il ruolo di "Calabria Avanti!" e l'allarme dei socialisti di... more 1 - Un giornale per due padroni; 2 - Il ruolo di "Calabria Avanti!" e l'allarme dei socialisti di Mastracchi; 3 - Ilva e Ansaldo alla conquista della stampa italiana; 4 - In Calabria non solo puro sfruttamento... 5 - Il progetto abbandonato
Smirne e l’Italia. Comunità, Relazioni, Istituzioni. A cura di Francesco Pongiluppi e Luis Miguel Savelli - ETPbooks, 2022
1. Gli esordi della stampa allofona – 2. Esuli, colonia e stampa – 3. Tre giornali italofoni in q... more 1. Gli esordi della stampa allofona – 2. Esuli, colonia e stampa – 3. Tre giornali italofoni in quattro anni – 4. Silenzio trentennale e ripresa: «L’Eco d’Italia» - 5 Il «Bollettino» e il giornale mai nato – 6. Dopo più di ottant’anni – 7. Il futuro è già passato – 8. Magro bilancio
Problemi dell'informazione, gennaio, 2005
Tiepidi nei confronti del fenomeno mafioso ce ne sono stati da sempre. Come ce ne sono stati timo... more Tiepidi nei confronti del fenomeno mafioso ce ne sono stati da sempre. Come ce ne sono stati timorosi, impauriti, minacciati e, quindi, condizionati. Sia giornali, sia giornalisti. Ma nelle sub-classificazioni possibili, anche in quelle più fantasiose e azzardate, s'è parlato sempre di giornali antimafia ma non s'è mai sentito di un "giornale di mafia" con la stessa funzione che può avere l'organo di una lobby o di un partito in una società democratica. E nella ricca casistica di reati commessi con il mezzo della stampa e con le parole, non s'era mai visto un periodico incriminato, sequestrato e sospeso perché mafioso, un mensile utilizzato da un clan o da suoi membri e sodali per «organizzare e reiterare negli anni una vera e propria campagna di aggressione mediatica», con articoli «intrisi di contenuto calunnioso, falso, allusivo, violento». Con l'obiettivo di colpire la magistratura antimafia.
«I calabresi all’Assemblea Costituente 1946-1948», 2020
La vicenda politica di Luigi Silipo, eletto alla Costituente e poi alla Camera dei Deputati nelle... more La vicenda politica di Luigi Silipo, eletto alla Costituente e poi alla Camera dei Deputati nelle liste del Pci, che abbandonò il Partito in seguito a una sorta di crisi mistica. In: «I calabresi all’Assemblea Costituente 1946-1948» a cura di Vittorio Cappell e Paolo Palma, Rubbettino, Soveria Mannelli 2020
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Books by Pantaleone Sergi
«En Chile no ha habido esa masa de editoriales vinculadas a la emigración italiana que se registra en el subcontinente americano, porque los flujos migratorios casi en su totalidad debidos a cadenas familiares no están integrados por grandes números. Así, pocos emigrantes corresponden a unos pocos periódicos (treinta y cinco en total) y casi siempre son precarios. Pero con una sorpresa: el diario «L'Italia», único periódico en lengua extranjera publicado en Chile, que apareció en Valparaíso en septiembre de 1890 y existió hasta enero de 1943: era el órgano de referencia autorizado de la colonia, portavoz de la comunidad y su pegamento, a pesar de la modestia de los ejemplares vendidos, nunca más de 1500. Con este volumen el autor concluye su itinerario de investigación sobre la prensa étnica en italiano en los países del Cono Sur de América Latina al que dedicó «La patria del papel" (Argentina) e "Historia de la prensa italiana en Uruguay"».
Trent’anni dopo, alla penna esperta di Pantaleone Sergi, che la storia della ’ndrangheta negli anni Settanta, Ottanta e Novanta l’ha narrata in diretta, si accompagna un’analisi critico-accademica di Anna Sergi, criminologa all’Università di Essex nel Regno Unito, e affermata ricercatrice del fenomeno mafioso e ’ndranghetista in Italia e all’estero. Anna Sergi, riprende l’eco della violenza mafiosa che La ‘Santa’ Violenta aveva raccontato e si chiede cosa sia cambiato trent’anni dopo. La Santa – e la ’ndrangheta - sono ancora riconoscibili con le caratteristiche degli anni Ottanta? Sono ancora violente? E se la Santa non è più violenta, cosa fa, cosa è diventata? Sorprendentemente, scrive Anna Sergi nel suo saggio “Dalla Santa Violenta alla Santa Contesa”, poco sembra cambiato in trent’anni di storia, dal 1991 al 2021, quando si parla di ’ndrangheta. Quattro motivi di contesa – da un punto di vista analitico – si possono rintracciare per definire il fenomeno mafioso in Calabria: l’unitarietà della ’ndrangheta, la violenza dei clan, la loro mobilità e l’essenza della Santa, come organizzazione cerniera con politica ed economia del territorio.
Queste pagine – la Santa Contesa e la Santa Violenta – lette in successione, ci ricordano quanto sia fondamentale preservare la memoria storica di certi anni per arricchire le analisi di oggi. Rileggere La ‘Santa’ Violenta oggi a distanza di trent’anni, entro le cornici contemporanee dell’analisi criminologica del fenomeno mafia, aiuta a ricordare quanto già sapevamo trent’anni fa, quanto non è stato capito, ciò che non è stato mai affrontato e quanto è stato inopportunamente o opportunamente dimenticato.
GLI AUTORI
ANNA SERGI – PhD in Sociologia presso il Centro di Criminologia dell’Università di Essex (Regno Unito), è Associate Professor in Criminologia nello stesso ateneo; Master in Diritto Penale al King College di Londra e Laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna, studia gli aspetti socio-giuridici della lotta al crimine organizzato in Inghilterra e i fenomeni di criminalità italiana all’estero. Abilitata in Italia alla II fascia di docenza in Sociologia generale e in Sociologia giuridica e politica. Tra le sue pubblicazioni recenti: "Corruption, Mafia Power and Italian Soccer" (2018), con Alberto Testa; "From Mafia to Organised Crime: A comparative analysis of policing models" (2017); e con Anita Lavorgna: "’Ndrangheta: the glocal dimensions of the most powerful Italian mafia" (2016).
PANTALEONE SERGI – Scrittore, storico, giornalista, già inviato speciale del quotidiano “La Repubblica”, fondatore e primo direttore del “Quotidiano della Calabria” (oggi “del Sud”), è stato presidente dell’Istituto calabrese di Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (ICSAIC) e del Centro di Ricerca sulle Migrazioni. Deputato di Storia Patria della Calabria. Docente di Storia del Giornalismo e di tematiche sulla comunicazione all’Università della Calabria. Autore di "Gli anni dei Basilischi" sulla quinta mafia lucana, ha pubblicato volumi e saggi storici in Italia e all’estero. Il suo primo romanzo "Liberandisdomini", ha ricevuto tra gli altri il “Premio Carlo Alberto Dalla Chiesa”.
El volumen “Patria di carta. Storia di un quotidiano coloniale e del giornalismo italiano in Argentina” (“Patria de papel. Historia de un diario colonial y del periodismo italiano en la Argentina”) escrito por Pantaleone Sergi, historiador y periodista italiano, y publicado en Italia por Pellegrini Editore en Cosenza, se articula en 14 capítulos (páginas: 300), que describen la época de apogeo de la prensa italiana, correspondiente a los años de mayor afluencia inmigratoria. En este sentido, la Argentina fue un caso especial en cuanto el fenómeno del periodismo italiano resultó tardío respecto a otros países, como Brasil o Uruguay.
Al abandonar Italia, los inmigrantes encontraron en la Argentina su “segunda patria”. Una “tercera” estuvo representada por la prensa. En este ámbito, jugó un rol fundamental “La Patria degli Italiani”, diario fundado por Basilio Cittadini que, durante más de medio siglo (1877-1931) signó la historia del periodismo étnico transformándose dentro de la colectividad de los inmigrantes, en una nueva “patria de papel”.
Partiendo de sus inciertos, aunque exaltantes, comienzos hasta su decadencia, a mediados del siglo XX, este trabajo intenta una lectura en filigrana a través de la historia de “La Patria degli Italiani” de las vicisitudes del periodismo italiano en la Argentina; una historia que nace en el siglo XIX y llega hasta el advenimiento del fascismo en Italia. Evento que descompaginó la situación de las llamadas “colonias de inmigración” y puso punto final a la existencia del mayor diario en idioma italiano que se publicaba en el extranjero, que no se subordinó al régimen.
Entre bibliotecas, archivos públicos y privados, en Argentina y en Italia, Sergi intenta reconstruir una suerte de epopeya del periodismo de la inmigración entre los siglos XIX y XX, que tuvo como testigos, entre actores y lectores, a millones de italianos.
In ogni caso questi saggi, in successione, mettono a disposizione del lettore un percorso storico per tappe rilevanti, dalle origini a oggi. Un percorso idoneo a far comprendere, nei suoi aspetti essenziali, l'evoluzione dei media e della professione (o la loro involuzione se si pensa a quanto accadde durante il periodo fascista quando fu imposto un giornalismo «in livrea» e le voci libere furono costrette al silenzio) in una regione periferica e priva di grandi mezzi di comunicazione di massa com'è stata la Calabria nell'Ottocento e nel Novecento, e anche in quest'alba di terzo millennio in cui un eccesso di tecnologia e di media quotidiani rischia, addirittura, di generare un «paradosso informativo», una overdose di informazione che produce disinformazione e, se non ben governata, porta a una degenerazione e alla babele metafora biblica di confusione e di incapacità di informare.
II sistema informativo calabrese, come si potrà vedere nelle pagine di questo volume, si è a lungo presentato di una fragilità estrema e nei due secoli passati, anche quando ha espresso giornali di buona fattura e giornalisti di indiscusse capacità molto spesso costretti ad emigrare per trovare spazi adeguati alle loro capacità espressive, ha dovuto farei conti con condizionamenti culturali ambientali e negatività strutturali. E, soprattutto, con un mercato della lettura asfittico, essendo la Calabria una delle ultime regioni per diffusione e vendita di quotidiani.
solo perché sugli ultimi trenta anni poco o nulla si è detto bensì per
quella necessaria reinterpretazione del passato prossimo della
regione più che mai necessaria per una riflessione serena, rigorosamente
scientifica, capace di cogliere tutti gli aspetti e momenti
della vita di ogni giorno dei diversi territori e degli uomini e non
dell’uomo. Un contributo per la realizzazione di questo progetto è
offerto da Pantaleone Sergi con questo libro dove l’accurata analisi
sui contenuti e i ruoli della stampa calabrese consente acquisizioni
di preziose notizie e considerazioni utili per una storia della
Calabria non condizionata dalle “ideologie” o, peggio ancora,
redatta per sostenere tesi di parte volte ad avallare un’opera non
certo protesa al “bene comune”. (Pietro Borzomati)
In questo quadro, tra il ritardo di comprensione degli alti vertici della magistratura e la debolezza dell'informazione che avrebbe dovuto, invece, rappresentare la fondamentale risorsa cognitiva, le pagine di questo volume illustrano, quasi di riflesso, l'atteggiamento della società lucana che, con la sua rappresentanza politica, tenta inizialmente di respingere l'immagine di una Basilicata "infiltrata" dai clan e infine, la subisce con fastidio, con un atteggiamento - tra sottovalutazioni diffuse, incredibili e sospette - che, sul piano etico-morale, potrebbe indurre a pensare a un'azione di copertura se non proprio di favoreggiamento.
Essendo quasi inesistente una letteratura sul fenomeno mafioso in Basilicata la ricerca è stata effettuata privilegiando fonti giudiziarie e giornalistiche: relazioni dei procuratori generali sullo stato della giustizia nel distretto di Potenza; atti giudiziari e di fonte investigativa; archivi informatici dell'agenzia Ansa, del quotidiano La Repubblica , de La Stampa e de La Gazzetta del Mezzogiorno , ricca di titoli e di particolari sugli anni "più caldi" (1980-2001). Tra i materiali utilizzati, importanti sono state le analisi e le relazioni della Commissione parlamentare antimafia che, maggiormente nella XI legislatura, ha affrontato il "caso Basilicata" con grande attenzione, proprio nel momento in cui esplodevano fatti criminali devastanti che annunciavano l'esistenza della quinta mafia detta dei "Basilischi".
Ma il quadro non è tutto a tinte fosche. Il lettore potrà cogliere, nelle pagine di questo rapporto, tanti elementi di novità, tante sfide per il futuro, tanta intelligenza che si può mettere in gioco.
Papers by Pantaleone Sergi
This study aims to provide a detailed profile of the coherence and role of the few Italian language periodicals published in the port city during Ottoman reformism.
Öz
Makale; arşiv ve bibliyografik kaynaklara, bilhassa hem İstanbul’da hem de İzmir’de İtalyan dilinde gazeteler kuran ve yöneten, 19. yüzyılın ortalarında Türkiye’de yaşamış bir İtalyan göçmeninin güvenilir arşivinde korunan yeni gün ışığına çıkarılmış süreli yayınlara dayanmaktadır. İzmir’deki İtalyan gazeteciliği zaten on dokuzuncu yüzyılın ortalarında başlamış ve parlak bir kariyeri olamamıştır. Bu, İtalyan dilinin hiçbir zaman baskın olmadığı, konsolide bir yayıncılık geleneğine izin vermeyen bir cemaat anomalisiyle açıklanabilir. Aslında İzmir’deki İtalyan varlığı, herkesin yarımada dilini bilmediği İtalyan-Levanten topluluğunun çok uzun entegrasyon sürecinin bir sonucuydu; bu varlık, 19. yüzyılın ilk yarısında, İtalya Birliği [Risorgimento] öncesinde ve akabinde sürgüne gönderilen birçok göçmenin, askerin, entelektüelin ve profesyonelin (doktorlar, mimarlar, mühendisler, avukatlar, vb.) İzmir’e gelişiyle yeniden canlanmıştı. Bu çalışma, Osmanlı reformizmi yıllarında liman kentinde yayınlanan birkaç İtalyanca süreli yayının tutarlılığının ve rolünün ayrıntılı bir profilini çıkarmayı amaçlamaktadır.
Anahtar kelimeler: İtalyan gazeteleri, gazetecilik, İzmir, Smyrna, Osmanlı reformizmi Italian Newspapers Published in Izmir [Smyrna] during the years of "Ottoman Modernisation". [çev. Ayça Güzel Güracar]
Loved by most anti-fascists, La Patria degli Italiani, after 55 years of militancy at the service of the community in Argentina, with the advent of fascism was forced to close, strangled by the Italian Embassy and by the Fasci di combattimento because it did not want bow to the regime’s blackmail and did not intend to change the old liberal-democratic program, effectively becoming an obstacle to the work of fascistization of the Italian community. The ethnic press, especially the democratic one, thus suffered a hard blow that interrupted that sort of epic of emigration journalism. La Patria, however, remained in the hearts of the Italians who lived in El Plata. In a progressively poorer and very conflictual editorial landscape, before and after the war, some newspapers attempted to occupy the space left by the newspaper. Only the Corriere degli Italiani in the early 1950s seemed to have succeeded. The halt in migratory flows, the complete assimilation of the old emigration and political conflict
then determined the decline of the entire ethnic press although, between
fascism and the post-war period up to the present day, numerous newspapers – very few of good quality – have been printed: and some are still active.
«En Chile no ha habido esa masa de editoriales vinculadas a la emigración italiana que se registra en el subcontinente americano, porque los flujos migratorios casi en su totalidad debidos a cadenas familiares no están integrados por grandes números. Así, pocos emigrantes corresponden a unos pocos periódicos (treinta y cinco en total) y casi siempre son precarios. Pero con una sorpresa: el diario «L'Italia», único periódico en lengua extranjera publicado en Chile, que apareció en Valparaíso en septiembre de 1890 y existió hasta enero de 1943: era el órgano de referencia autorizado de la colonia, portavoz de la comunidad y su pegamento, a pesar de la modestia de los ejemplares vendidos, nunca más de 1500. Con este volumen el autor concluye su itinerario de investigación sobre la prensa étnica en italiano en los países del Cono Sur de América Latina al que dedicó «La patria del papel" (Argentina) e "Historia de la prensa italiana en Uruguay"».
Trent’anni dopo, alla penna esperta di Pantaleone Sergi, che la storia della ’ndrangheta negli anni Settanta, Ottanta e Novanta l’ha narrata in diretta, si accompagna un’analisi critico-accademica di Anna Sergi, criminologa all’Università di Essex nel Regno Unito, e affermata ricercatrice del fenomeno mafioso e ’ndranghetista in Italia e all’estero. Anna Sergi, riprende l’eco della violenza mafiosa che La ‘Santa’ Violenta aveva raccontato e si chiede cosa sia cambiato trent’anni dopo. La Santa – e la ’ndrangheta - sono ancora riconoscibili con le caratteristiche degli anni Ottanta? Sono ancora violente? E se la Santa non è più violenta, cosa fa, cosa è diventata? Sorprendentemente, scrive Anna Sergi nel suo saggio “Dalla Santa Violenta alla Santa Contesa”, poco sembra cambiato in trent’anni di storia, dal 1991 al 2021, quando si parla di ’ndrangheta. Quattro motivi di contesa – da un punto di vista analitico – si possono rintracciare per definire il fenomeno mafioso in Calabria: l’unitarietà della ’ndrangheta, la violenza dei clan, la loro mobilità e l’essenza della Santa, come organizzazione cerniera con politica ed economia del territorio.
Queste pagine – la Santa Contesa e la Santa Violenta – lette in successione, ci ricordano quanto sia fondamentale preservare la memoria storica di certi anni per arricchire le analisi di oggi. Rileggere La ‘Santa’ Violenta oggi a distanza di trent’anni, entro le cornici contemporanee dell’analisi criminologica del fenomeno mafia, aiuta a ricordare quanto già sapevamo trent’anni fa, quanto non è stato capito, ciò che non è stato mai affrontato e quanto è stato inopportunamente o opportunamente dimenticato.
GLI AUTORI
ANNA SERGI – PhD in Sociologia presso il Centro di Criminologia dell’Università di Essex (Regno Unito), è Associate Professor in Criminologia nello stesso ateneo; Master in Diritto Penale al King College di Londra e Laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna, studia gli aspetti socio-giuridici della lotta al crimine organizzato in Inghilterra e i fenomeni di criminalità italiana all’estero. Abilitata in Italia alla II fascia di docenza in Sociologia generale e in Sociologia giuridica e politica. Tra le sue pubblicazioni recenti: "Corruption, Mafia Power and Italian Soccer" (2018), con Alberto Testa; "From Mafia to Organised Crime: A comparative analysis of policing models" (2017); e con Anita Lavorgna: "’Ndrangheta: the glocal dimensions of the most powerful Italian mafia" (2016).
PANTALEONE SERGI – Scrittore, storico, giornalista, già inviato speciale del quotidiano “La Repubblica”, fondatore e primo direttore del “Quotidiano della Calabria” (oggi “del Sud”), è stato presidente dell’Istituto calabrese di Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea (ICSAIC) e del Centro di Ricerca sulle Migrazioni. Deputato di Storia Patria della Calabria. Docente di Storia del Giornalismo e di tematiche sulla comunicazione all’Università della Calabria. Autore di "Gli anni dei Basilischi" sulla quinta mafia lucana, ha pubblicato volumi e saggi storici in Italia e all’estero. Il suo primo romanzo "Liberandisdomini", ha ricevuto tra gli altri il “Premio Carlo Alberto Dalla Chiesa”.
El volumen “Patria di carta. Storia di un quotidiano coloniale e del giornalismo italiano in Argentina” (“Patria de papel. Historia de un diario colonial y del periodismo italiano en la Argentina”) escrito por Pantaleone Sergi, historiador y periodista italiano, y publicado en Italia por Pellegrini Editore en Cosenza, se articula en 14 capítulos (páginas: 300), que describen la época de apogeo de la prensa italiana, correspondiente a los años de mayor afluencia inmigratoria. En este sentido, la Argentina fue un caso especial en cuanto el fenómeno del periodismo italiano resultó tardío respecto a otros países, como Brasil o Uruguay.
Al abandonar Italia, los inmigrantes encontraron en la Argentina su “segunda patria”. Una “tercera” estuvo representada por la prensa. En este ámbito, jugó un rol fundamental “La Patria degli Italiani”, diario fundado por Basilio Cittadini que, durante más de medio siglo (1877-1931) signó la historia del periodismo étnico transformándose dentro de la colectividad de los inmigrantes, en una nueva “patria de papel”.
Partiendo de sus inciertos, aunque exaltantes, comienzos hasta su decadencia, a mediados del siglo XX, este trabajo intenta una lectura en filigrana a través de la historia de “La Patria degli Italiani” de las vicisitudes del periodismo italiano en la Argentina; una historia que nace en el siglo XIX y llega hasta el advenimiento del fascismo en Italia. Evento que descompaginó la situación de las llamadas “colonias de inmigración” y puso punto final a la existencia del mayor diario en idioma italiano que se publicaba en el extranjero, que no se subordinó al régimen.
Entre bibliotecas, archivos públicos y privados, en Argentina y en Italia, Sergi intenta reconstruir una suerte de epopeya del periodismo de la inmigración entre los siglos XIX y XX, que tuvo como testigos, entre actores y lectores, a millones de italianos.
In ogni caso questi saggi, in successione, mettono a disposizione del lettore un percorso storico per tappe rilevanti, dalle origini a oggi. Un percorso idoneo a far comprendere, nei suoi aspetti essenziali, l'evoluzione dei media e della professione (o la loro involuzione se si pensa a quanto accadde durante il periodo fascista quando fu imposto un giornalismo «in livrea» e le voci libere furono costrette al silenzio) in una regione periferica e priva di grandi mezzi di comunicazione di massa com'è stata la Calabria nell'Ottocento e nel Novecento, e anche in quest'alba di terzo millennio in cui un eccesso di tecnologia e di media quotidiani rischia, addirittura, di generare un «paradosso informativo», una overdose di informazione che produce disinformazione e, se non ben governata, porta a una degenerazione e alla babele metafora biblica di confusione e di incapacità di informare.
II sistema informativo calabrese, come si potrà vedere nelle pagine di questo volume, si è a lungo presentato di una fragilità estrema e nei due secoli passati, anche quando ha espresso giornali di buona fattura e giornalisti di indiscusse capacità molto spesso costretti ad emigrare per trovare spazi adeguati alle loro capacità espressive, ha dovuto farei conti con condizionamenti culturali ambientali e negatività strutturali. E, soprattutto, con un mercato della lettura asfittico, essendo la Calabria una delle ultime regioni per diffusione e vendita di quotidiani.
solo perché sugli ultimi trenta anni poco o nulla si è detto bensì per
quella necessaria reinterpretazione del passato prossimo della
regione più che mai necessaria per una riflessione serena, rigorosamente
scientifica, capace di cogliere tutti gli aspetti e momenti
della vita di ogni giorno dei diversi territori e degli uomini e non
dell’uomo. Un contributo per la realizzazione di questo progetto è
offerto da Pantaleone Sergi con questo libro dove l’accurata analisi
sui contenuti e i ruoli della stampa calabrese consente acquisizioni
di preziose notizie e considerazioni utili per una storia della
Calabria non condizionata dalle “ideologie” o, peggio ancora,
redatta per sostenere tesi di parte volte ad avallare un’opera non
certo protesa al “bene comune”. (Pietro Borzomati)
In questo quadro, tra il ritardo di comprensione degli alti vertici della magistratura e la debolezza dell'informazione che avrebbe dovuto, invece, rappresentare la fondamentale risorsa cognitiva, le pagine di questo volume illustrano, quasi di riflesso, l'atteggiamento della società lucana che, con la sua rappresentanza politica, tenta inizialmente di respingere l'immagine di una Basilicata "infiltrata" dai clan e infine, la subisce con fastidio, con un atteggiamento - tra sottovalutazioni diffuse, incredibili e sospette - che, sul piano etico-morale, potrebbe indurre a pensare a un'azione di copertura se non proprio di favoreggiamento.
Essendo quasi inesistente una letteratura sul fenomeno mafioso in Basilicata la ricerca è stata effettuata privilegiando fonti giudiziarie e giornalistiche: relazioni dei procuratori generali sullo stato della giustizia nel distretto di Potenza; atti giudiziari e di fonte investigativa; archivi informatici dell'agenzia Ansa, del quotidiano La Repubblica , de La Stampa e de La Gazzetta del Mezzogiorno , ricca di titoli e di particolari sugli anni "più caldi" (1980-2001). Tra i materiali utilizzati, importanti sono state le analisi e le relazioni della Commissione parlamentare antimafia che, maggiormente nella XI legislatura, ha affrontato il "caso Basilicata" con grande attenzione, proprio nel momento in cui esplodevano fatti criminali devastanti che annunciavano l'esistenza della quinta mafia detta dei "Basilischi".
Ma il quadro non è tutto a tinte fosche. Il lettore potrà cogliere, nelle pagine di questo rapporto, tanti elementi di novità, tante sfide per il futuro, tanta intelligenza che si può mettere in gioco.
This study aims to provide a detailed profile of the coherence and role of the few Italian language periodicals published in the port city during Ottoman reformism.
Öz
Makale; arşiv ve bibliyografik kaynaklara, bilhassa hem İstanbul’da hem de İzmir’de İtalyan dilinde gazeteler kuran ve yöneten, 19. yüzyılın ortalarında Türkiye’de yaşamış bir İtalyan göçmeninin güvenilir arşivinde korunan yeni gün ışığına çıkarılmış süreli yayınlara dayanmaktadır. İzmir’deki İtalyan gazeteciliği zaten on dokuzuncu yüzyılın ortalarında başlamış ve parlak bir kariyeri olamamıştır. Bu, İtalyan dilinin hiçbir zaman baskın olmadığı, konsolide bir yayıncılık geleneğine izin vermeyen bir cemaat anomalisiyle açıklanabilir. Aslında İzmir’deki İtalyan varlığı, herkesin yarımada dilini bilmediği İtalyan-Levanten topluluğunun çok uzun entegrasyon sürecinin bir sonucuydu; bu varlık, 19. yüzyılın ilk yarısında, İtalya Birliği [Risorgimento] öncesinde ve akabinde sürgüne gönderilen birçok göçmenin, askerin, entelektüelin ve profesyonelin (doktorlar, mimarlar, mühendisler, avukatlar, vb.) İzmir’e gelişiyle yeniden canlanmıştı. Bu çalışma, Osmanlı reformizmi yıllarında liman kentinde yayınlanan birkaç İtalyanca süreli yayının tutarlılığının ve rolünün ayrıntılı bir profilini çıkarmayı amaçlamaktadır.
Anahtar kelimeler: İtalyan gazeteleri, gazetecilik, İzmir, Smyrna, Osmanlı reformizmi Italian Newspapers Published in Izmir [Smyrna] during the years of "Ottoman Modernisation". [çev. Ayça Güzel Güracar]
Loved by most anti-fascists, La Patria degli Italiani, after 55 years of militancy at the service of the community in Argentina, with the advent of fascism was forced to close, strangled by the Italian Embassy and by the Fasci di combattimento because it did not want bow to the regime’s blackmail and did not intend to change the old liberal-democratic program, effectively becoming an obstacle to the work of fascistization of the Italian community. The ethnic press, especially the democratic one, thus suffered a hard blow that interrupted that sort of epic of emigration journalism. La Patria, however, remained in the hearts of the Italians who lived in El Plata. In a progressively poorer and very conflictual editorial landscape, before and after the war, some newspapers attempted to occupy the space left by the newspaper. Only the Corriere degli Italiani in the early 1950s seemed to have succeeded. The halt in migratory flows, the complete assimilation of the old emigration and political conflict
then determined the decline of the entire ethnic press although, between
fascism and the post-war period up to the present day, numerous newspapers – very few of good quality – have been printed: and some are still active.
in the Upper Valley of Rio Negro (Patagonia), with the foundation in 1924 in Colonia
Regina de Alvear, now Villa Regina, took place on the basis of a political decision in
Italy funded with public capital because of the will of Benito Mussolini. The Duce of
Fascism, in fact, intervened in order to facilitate the operation because of the urgency of his friend and confidant Ottavio Dinale, delegate of the National Fascist Party in South America. The foundation of Villa Regina, the first Italian case of artificial colonization, however, was the result of a convergence of interests between Dinale, who developed several hypotheses for the settlement of Italian immigrants abroad, and the engineer Filippo Bonoli, author of the project in the Rio Negro, and afterwards promoter of the Italian-Argentinian Company of Colonization. The author, after having outlined the theoretical framework on migration policies and practices of fascism, on the basis of a work of empirical research conducted in Italy and Argentina and the use of original sources including documentation unexplored until now by historians of Italian emigration, has reconstructed the unknown aspects of a case considered a fascist model of migration, aspects that indicate Villa Regina as the first of the so-called “Cities of the Duce”.
Key words: Italian emigration, Argentina, Fascism, Ottavio Dinale, City of Trustees.
Parole chiave: Emigrazione italiana, Argentina, Fascismo, Ottavio Dinale, Città di fondazione.
Anno di pubblicazione 2014 - Fascicolo 2013/12
La stampa etnica italiana in Cile, pur tra incertezze e ambiguità iniziali, costituì il mezzo decisivo per affermare il fascismo italiano all’interno della modesta comunità di emigranti perché, nel quadro di un debole sistema editoriale, gli consentì di poter disporre del canale di propaganda migliore per raggiungere gli emigrati in tutto il paese. In particolare le attenzioni dei Fasci di combattimento e della diplomazia fascista si concentrarono sul quotidiano «L’Italia» che si stampava dal 1890 nel paese andino ed era il portavoce degli italiani. La vicenda del quotidiano italiano di Valparaíso, così, può essere considerata paradigmatica e costituisce quasi un modello del sistema di controllo della stampa migrante che il fascismo avrebbe voluto estendere in tutti i paesi d’emigrazione. Venne infatti messa in atto una strategia che puntava all’accorpamento delle testate etniche e a una “regia” unica che non lasciò spazio, di fatto, a una stampa antifascista.
After the Second World War, with the publication in Valparaiso of the biweekly "Le Campane de San Giusto", on the initiative of a group of nostalgics for Mussolini, resurged a clearly political journalism that praised the fascist regime, and badly targeted the diplomats of the Italian Republic. "Le Campane de San Giusto", which changed its name to "Italia", and others such as "Gerarchia", "Corriere d’Italia" and "Italchile",
Prensa italiana neofacista en Chile all fascist, characterized the community’s press for thirty years, much more than in other South American countries. Unlike the colonialists who sought everywhere to give compactness to the communities of Italian migrants, these newspapers that praised Mussolini and fascism (and Pinochet), were an element of division and provoked contrasts between the Italian government and the Chilean one. Neither the Italian diplomatic representatives nor the associations that referred to them were able to oppose a democratic newspaper
destined to be in agreement among migrants.
The Italian ethnic press of the postwar period, therefore, remained a prerogative of the right-wing nationalists and «faithful» conservatives of the Duce who dreamed of a new dictatorship in Italy.
RESUMEN - El artículo que presentamos se enmarca en los estudios de la prensa étnica italiana en América Latina y, gracias al análisis de fuentes documentales, periodísticas y de una bibliografía especializada, profundiza en los periódicos neofascistas publicados en Chile para la comunidad italiana, en la época en que el país, junto con Argentina y Brasil, formaba parte de un triángulo neofascista italiano del cual la prensa que analizaremos fue una voz clara.
A partir de los años sesenta del siglo XIX en Santiago, y especialmente en Valparaíso, hubo una fuerte tradición de periodismo en lengua italiana, como demuestra la publicación de varios periódicos y diarios informativos como “L’Italia”: fundado en 1890, contó con el apoyo del gobierno italiano a través del Consulado General de Valparaíso, fue fascistizado desde los años veinte y cesó sus actividades en enero de 1943, tras la rotura de las relaciones diplomáticas entre Chile e Italia.
Después de la Segunda Guerra Mundial, con la publicación en Valparaíso del quincenal “Le Campane de San Giusto” por iniciativa de un grupo de nostálgicos de Benito Mussolini, resurgió un periodismo claramente político que elogiaba al régimen fascista y al mismo tiempo se oponía de mala fe
contra los diplomáticos de la República Italiana. “Le Campane de San Giusto”, que cambió su nombre en “Italia”, y otras publicaciones fascistas cómo “Gerarchia”, “Corriere d’Italia” e “Italchile”, caracterizaron la prensa comunitaria a lo largo de treinta años mucho más que en otros países suramericanos.
A diferencia de los coloniales que quisieron dar compacidad a las comunidades de emigrantes italianos, los periódicos que alababan Mussolini, el fascismo y Pinochet, fueron un elemento de división en la comunidad, y provocaron roces y contrastes entre el gobierno italiano y el chileno. Ni los representantes diplomáticos italianos, ni siquiera las asociaciones que se ocupaban de ellos, fueron capaces de ofrecer un periódico de oposición, democrático, que pusiera de acuerdo a los emigrantes del Belpaese.
Por todo ello, podemos concluir que en la prensa étnica italiana de la segunda posguerra permaneció una prerrogativa en manos de los derechistas nacionalistas y de los conservadores «fieles» al Duce, que soñaban con una nueva dictadura en Italia
fondatore del quotidiano “L’Italia”.
Sulla base di fonti giornalistiche e diplomatiche relative al fallito tentativo di mediazione del ministro d’Italia a Montevideo, tramite il giornalista Minelli,, alla chiusura del quotidiano L’Italia”, che rappresentò nella sua breve vita un punto di riferimento della colonia, e alle frizioni che ne seguirono, in questo lavoro s’intende ricostruire la singolare vicenda che si concluse con un provvedimento di espulsione di Minelli, ritirato dopo le proteste del suo protettore.
The human, political and professional life paths of Giovan Battista Cuneo, an intellectual and fervent Mazzinian journalist -a friend of Garibaldi exiled from Italy for many years - intertwine with the story of the birth of Italian journalism in the countries on the Atlantic coast of the uS south-continent. From «Giovane Italia» to Brazil, «L’Italiano» and «ll legionario italiano» in uruguay, and finally to «La Legione Agricola» in Argentina, Cuneo was the founder of Italian emigration press which in the three countries had an exceptional development. the author of this paper was able to consult «ll legionario italiano» and «La Legione Agricola» for the first time, which had been inaccessible until now.
Questo lavoro, che si muove tra storia del giornalismo e storia dell'emigrazione, mediante una comparazione quantitativa e un’analisi qualitativa esplora similitudini e differenze del giornalismo e della produzione giornalistica degli italiani e per gli italiani nei due paesi del Plata, dagli incerti inizi, all’apogeo e al tramonto.