Papers by Melchiorre Trigilia
Pagine del Sud, 2008
Un poeta dialettale del secolo XVI.
Città nostra, 1988
L'atto con cui il Venerabile Statella dona tutti i suoi beni nel 1726 al Convento di S. Maria del... more L'atto con cui il Venerabile Statella dona tutti i suoi beni nel 1726 al Convento di S. Maria del Monte Carmelo di Ispica.
Pagine del Sud, 1998
Cronaca della venuta a Pozzallo il 29 agosto 1775 del Vescovo G.B. Alagona (1773-1801).
Tutta la famiglia delle orchidee in base alle ultime ricerche filogenetiche è in via di riorganiz... more Tutta la famiglia delle orchidee in base alle ultime ricerche filogenetiche è in via di riorganizzazione tassonomica. Problema ancor più aggravato dal polimorfismo caratteristico di tutta la famiglia. Rilevanti sono anche i fenomeni di ibridazione, con conseguente introgressione, a rendere ancor più difficoltosa la definizione delle varie specie e sottospecie.
Questo lavoro ha carattere divulgativo, ma si basa su studi scientifici, condotti sul campo dall'... more Questo lavoro ha carattere divulgativo, ma si basa su studi scientifici, condotti sul campo dall'insigne botanico modicano Giacomo Albo dal 1909 al 1962 e in tempi recenti dai botanici e biologi dell'Universitƒ di Catania e da altri autorevoli studiosi.
o Peregrino, primo vescovo di Triocala, l'antica Caltabellotta, mandato da S. Pietro da Roma, ci ... more o Peregrino, primo vescovo di Triocala, l'antica Caltabellotta, mandato da S. Pietro da Roma, ci è stata tramandata in alcuni manoscritti latini e italiani. Quelli latini, molto più brevi, in forma di lezioni compendiate come quelle del Breviario Romano, sono tre e sono riportati dal Gaetani o Caietano e dagli Acta Sanctorum: due, quasi identici, riguardano la "Vita di S. Pellegrino Confessore", e il terzo è il "Martirium" o "Passio" di Libertino Vescovo di Agrigento e di S. Pellegrino". Ma la fonte più ampia e completa è il manoscritto italiano del 1794, scoperto e pubblicato nel 1963 da A. Daneu Lattanzi. A questi testi bisogna aggiungere il riferimento a S. Pellegrino contenuto nel codice greco dell'"Encomio" di S. Marciano, protovescovo di Siracusa.
La visita degli Apostoli Pietro e Paolo in Sicilia, che conferma l'origine del Cristianesimo nell... more La visita degli Apostoli Pietro e Paolo in Sicilia, che conferma l'origine del Cristianesimo nella nostra Isola nel I secolo, è attestata dalla secolare tradizione scritta e orale della Chiesa Siciliana, tradizione rigettata in modo preconcetto ed aprioristico dagli odierni critici scettici, solo perché confermata da fonti posteriori al V-VIII secolo, e non da documenti certi del I e II secolo. Secondo loro sarebbe stata "inventata e leggendaria", invece che fedelmente custodita dai Vescovi e tramandata di generazione in generazione, non solo oralmente ma anche per iscritto in testi e documenti coevi a noi purtroppo non pervenuti, ma noti agli scrittori posteriori. Severo ma giustificato il giudizio del dotto francescano Paolo Serafino Gozzo (L'Apostolo Paolo nella tradizione, nell'archeologia e nel culto del comune e della chiesa di S. Paolo Solarino, p.6, Roma 1979): "Costoro, con sprovvedutezza di senso critico e con un apriorismo che esclude ogni argomentazione, sentenziano negando ogni valore storico alle fonti scritte e alle secolari venerande tradizioni". Simile il parere di Biagio Pace (Arte e civiltà della Sicilia Antica, IV, 34, n. 3): "Documenti scritti o archeologici che si riterrebbero validi nei confronti di una piccola città del Peloponneso o di un tirannello della Siria, sono considerati dubbi per la storia paleocristiana." All'obbiezione poi che anche i migliori scrittori di storia sacra dei secoli passati siano legati al loro tempo e non degni di fede, si risponde che ad essi invece non manca il retto giudizio critico e la completa documentazione, ma avevano anche la vera fede cristiana e non erano mossi dall'ipercritico scetticismo razionalistico degli storici ed archeologi dei nostri tempi, che, con la scusa di evitare ogni apologia, nega a priori ogni tradizione, specialmente se contiene miracoli, e mette sullo stesso piano l'idolatria pagana e la fede in Cristo, vero Dio e vero uomo. Ma chi non vuol credere, anche se un morto del I secolo, fosse anche S. Marziano!, risuscitasse, non crederebbe! E' da notare inoltre che nella recente edizione del 2005 del Proprio delle Chiese di Sicilia della Liturgia delle ore, sono commemorati i protovescovi Siciliani: S. Berillo di Catania, vescovo il 4-maggio (ma nel Mart. Rom. Il 21 marzo); S. Marciano di Siracusa, vescovo e martire, il 14 giugno; S. Pancrazio di Taormina, vescovo e martire il 9 luglio; S. Libertino di Agrigento, vescovo e martire il 3 novembre. Mancano Bacchilo di Messina, prima commemorato il 25 gennaio, S. Pellegrino, Vescovo di Caltabellotta il 30 gennaio, e S. Filippo, Protovescovo di Palermo. 3 S. PIETRO IN SICILIA Cap. XVIII dell'Isagoge di Ottavio Gaetani La venuta di S. Pietro Apostolo in Sicilia e le azioni da lui compiute.
Melchiorre Trigilia nato a Ispica nel 1941, si è laureato col massimo dei voti e la lode in Lette... more Melchiorre Trigilia nato a Ispica nel 1941, si è laureato col massimo dei voti e la lode in Lettere Classiche a Catania col Prof. Quintino Cataudella nel 1967. E' stato docente di lettere nelle scuole medie superiori. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni e articoli in archivi storici e riviste. Ricordiamo: Ilarione. Il Santo vissuto a Conte, in abito di gala, su un cavallo ornato di gualdrappe di seta rossa, con frange e briglia d'oro, seguito da dodici nobili cavalieri. Arrivato nella parte posteriore del palazzo Statella il Cristo vi entrò e poi ne uscì dalla porta dell'ingresso principale dell'attuale Corso Umberto, allora Via Principe n.37. Mentre il Conte gettava monete alla folla, questa esultante cantava: "Iadduzzu r'oru e lassimi cantari -ch'àiu lu ma patruni cavaleri;la sa vardedda triccient'unzi vali, -r'oru e d'argentu è la brigghia ca teni;n'ta la sa vurza 'n mancunu rinari, -la banca ri lu Re iddu la teni… (Galletto d'oro, lasciami cantare -che ho il mio padrone cavaliere; -la sua sella vale trecento onze, -d'oro e d'argento è la briglia che tiene; nella sua borsa non mancano denari, la banca del Re lui la tiene…). "Questa costumanza", aggiunge la Fronterrè, certo sulla base del ben documentato Dott. Leontini, "si protrasse fino al 1854, quando il Conte Enrico, ultimo degli Statella di Spaccaforno, si trasferì a Palermo," nel settecentesco Palazzo nobiliare di famiglia detto Spaccaforno in piazza Valverde, aggiungiamo noi, "ove fu nominato Maresciallo di Campo in Guerra per la Sicilia Orientale (Siracusa, Catania e Messina)." Simili solenni manifestazione di culto e pubblica venerazione soleva fare anche al Cristo alla Croce, il giorno seguente Venerdì santo nella SS. Annunziata. Entrava nella chiesa a cavallo col suo seguito e, arrivati all'altare del SS. Cristo, lo adoravano facendo inginocchiare i cavalli e poi indietreggiavano senza voltare le spalle al simulacro. Anche i suoi tre fratelli furono fedelissimi ai Borboni e ricoprirono altissime cariche 2 . 2 Il primogenito Antonio V Statella e Naselli (1785 -1864), succedette al padre Francesco Maria dopo la sua morte, nel 1823, col titolo di Principe di Cassaro, e cedette al suo primogenito Don Francesco quello di Marchese di Spaccaforno. Fu "assolutista rigido" (De Cesare), suddito fedelissimo dei Re Borbonici, Ferdinando I, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II, che gli affidarono le più alte cariche politiche. Ambasciatore del Regno di Napoli presso le Corti di Torino (1816), Madrid (1824) e Vienna (1825), Ministro degli esteri a Madrid (1827). Nel 1830, quando accompagnò in Spagna Francesco I, il Re Cattolico Ferdinando VII gli conferì il titolo
Nel 1963, durante i lavori di scavo dei canali per l'allevamento di pesci nel Pantano Longarini, ... more Nel 1963, durante i lavori di scavo dei canali per l'allevamento di pesci nel Pantano Longarini, furono rinvenute molte e grandi travi di legno. Alcuni legni furono portati a Marzamemi per venderli e qui l'Archeologo marino tedesco Gerald Kapitan e l'Architetto navale Andrea Platania li videro e si resero conto che si trattava dei resti di una nave antica. Il proprietario del terreno Francesco Spatola avvisò allora il Soprintendente di Siracusa, Bernabò Brea, e nel 1964, si diede inizio all'opera di scavo. I lavori furono diretti dal Kapitan e da Peter Throckmorton, ingegnere marino e Archeologo dell'Università della Pensylvania, che aveva già partecipato alla scoperta di altri simili relitti, in Turchia, Grecia, Italia. Fu portata alla luce la parte poppiera rimasta e tutti i legni furono accuratamente numerati con targhette. La nave era quasi intera; solo una piccola parte era stata distrutta quando la tempesta l'aveva sbattuta sulle secche del litorale, e alcuni legni erano stati asportati dagli abitanti del luogo, prima che venisse sepolta da sabbia e limo. Certamente si trattava del relitto più integro e meglio conservato mai rinvenuto nel Mediterraneo! Purtroppo gli operai, che non si erano resi conto dell'importanza del relitto, ne avevano distrutto con la pala meccanica e bruciato due terzi circa! La notizia della scoperta si diffuse a Ispica e molti si recarono a vedere il relitto: fra questi anche lo scrivente e il Maresciallo di Ispica, Salvatore Ricca.
d'Ispica è una stretta e grandiosa vallata, lunga circa 13 Km., incisa nel tavolato calcareo ible... more d'Ispica è una stretta e grandiosa vallata, lunga circa 13 Km., incisa nel tavolato calcareo ibleo da un fiume primordiale ormai scomparso. Essa presenta un alto interesse paletnologico, archeologico, storico e paesaggistico che, insieme all'aspetto orrido e primitivo ed alla caratteristica flora, la rendono molto suggestiva. Perciò, dal 1700 ad oggi, ha attirato ed attira molti viaggiatori e turisti italiani e stranieri.
DUE NAUFRAGI NELLA I a GUERRA PUNICA Ometto le vicende leggendarie e storiche riguardanti il nost... more DUE NAUFRAGI NELLA I a GUERRA PUNICA Ometto le vicende leggendarie e storiche riguardanti il nostro litorale del periodo greco, per le quali si confrontino i miei libri, Ina e Tyracina -Le antiche Città di Cava d'Ispica , Modica 2001; I viaggi ed i luoghi di Ulisse in Sicilia, Ispica 2011; in particolare l'Appendice, L'antica città Odissea; L'Isola dei Porri, Rosolini 2011. Si veda inoltre sotto quanto dice l'autorevole Vito Amico Statella.
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