La stella nel cuore
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Anteprima del libro
La stella nel cuore - Mina Buccolieri
Table of Contents
Mina Buccolieri - La stella nel cuore
Mina BuccolieriLa stella nel cuore
La stella nel cuore
Al lettore.
I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
VIII.
IX.
X.
XI.
XII.
XIII.
XIV.
XV.
XVI.
XVII.
XVIII.
XIX.
XX.
Mina Buccolieri - La stella nel cuore
©Musicaos Editore, 2018 - Narrativa, 2018
Progetto grafico, Bookground
In copertina, Felix Mittermeier
Ogni riferimento a fatti, cose, persone, è da ritenersi puramente casuale.
Musicaos Editore
Via Arciprete Roberto Napoli, 82
Neviano (Le) – tel. 0836.618.232
www.musicaos.org, info@musicaos.it
Isbn ebook 978-88-94-966-275
Isbn versione cartacea 978-88-94966-121
Mina Buccolieri
La stella nel cuore
Mina Buccolieri nasce nel 1961 nel Salento, trascorre un periodo della sua vita a Milano, per poi ritornare successivamente ai luoghi d’origine. Coltiva fin dalla più tenera età una passione per la letteratura fino a far sbocciare il fiore della scrittura.
Mina Buccolieri, in questo suo primo romanzo, ci racconta la storia di Nina e dell'immenso amore che la donna nutre per la sua famiglia: suo marito Stefano e i suoi quattro figli. Dopo il matrimonio Nina va a vivere con suo marito a Milano, città dove lui lavora. Con la sua semplicità, la donna coltiva amicizie indissolubili e fraterne anche nella grande metropoli. L'inatteso trasferimento di Stefano porterà la famiglia di Nina a far ritorno nel suo piccolo paese del Salento, dove condurrà una vita tranquilla tra lavoro, studio e impegni quotidiani. I ragazzi crescono nell'amore, raggiungendo le loro mete, ma mentre tutto scorre meravigliosamente, accade qualcosa di inaspettato e improvviso. Nina sarà costretta ad imparare che esiste un amore ancora più grande, capace di legarci indissolubilmente a tutti gli attimi di un giorno, con la stessa intensità della luce che fa brillare le stelle.
La stella nel cuore
Ai miei figli, dai quali ogni giorno attingo la mia felicità.
Ai miei nipoti, che ogni giorno mi regalano un tenero sorriso.
Al lettore.
Caro lettore, ti voglio parlare un po’ di me. Ti voglio far conoscere la mia famiglia, spero di fartela amare come se fosse parte della tua, perché non c’è amore più grande e perché si tratta di ciò che ti dà la spinta e la forza per ogni tua impresa.
Io sono Nina, ho cinquantaquattro anni e questo è un momento molto triste della mia vita, e per questa ragione ho voglia di scrivere e ricordare i momenti felici. Li voglio condividere con te, vorrei farti comprendere cos’è veramente importante nella vita: molte volte pensiamo a tante cose futili e perdiamo di vista le cose essenziali.
Sono cresciuta in una famiglia numerosa: sono la terza di cinque figli. Potrai pensare che non fossi mai sola, eppure ti posso assicurare che la mia infanzia è stata vissuta in solitudine, si può essere in tanti e sentirsi ugualmente molto soli. Perché succede questo? Se i grandi ricordassero come ci si sente da piccoli capirebbero quanto i bambini abbiano bisogno di essere ascoltati e questi ultimi eviterebbero di chiudersi in se stessi per crescere senza affetto e molto tristemente.
Io sono cresciuta così, nonostante avessi la certezza che i miei genitori mi volessero bene. Tuttavia c’è da precisare che ai miei tempi i genitori pensavano che si dovesse voler bene ai figli, ma che l’amore non si dovesse esternare. Che stupide credenze. I figli hanno bisogno dell’affetto costante, dell’incoraggiamento, della sicurezza e soprattutto di poter parlare e confidarsi.
I grandi non davano importanza ai bambini, non ci si doveva intromettere nei discorsi degli adulti, o si sarebbero visti volare ceffoni. Io con i miei figli ho parlato tanto e ho cercato sempre di ascoltarli. Non puoi capire quanto si possa imparare da un bambino… I bambini hanno un cuore puro e se anche noi grandi coltivassimo questa purezza, il mondo si trasformerebbe in qualcosa di migliore.
Non sono stata una mamma perfetta, però ho fatto del mio meglio per esserlo. Quando ho conosciuto mio marito, non avevo ancora compiuto diciotto anni. Lui lavorava a Milano, io vivevo in un paese del Salento. La distanza era tanta e così nel giro di pochi mesi ci sposammo e andammo a vivere insieme a Milano.
Lì non avevamo nessun parente: eravamo soli, senza affetti familiari. Con tanti sacrifici riuscimmo ad acquistare una piccola casa in centro. Per poterla avere firmammo un’infinità di cambiali: ne avevamo da pagare per otto anni e ci sembrava un’eternità. Ogni cambiale ci veniva a costare quasi tutto lo stipendio di mio marito e per vivere ci restavano pochi spiccioli. Non ci potevamo permettere nessun lusso, figuriamoci un figlio… Così mio marito mi intimò che di figli non dovevamo parlare finché non fossero passati gli otto anni e quindi il debito estinto. Io amavo i bambini e dover aspettare mi costava fatica: volevo avere una mia famiglia, tutta mia, così quel proposito fu rispettato solo per un anno, dopo di che, per la mia felicità, nacque il mio primo figlio. Ero contenta anche se tanto spaventata, perché non avevo nessun punto di riferimento a cui chiedere aiuto e consigli su come crescere un bambino. Per non sbagliare, cercai di istruirmi attraverso i libri, volevo essere una mamma perfetta. Leggevo tanto, imparavo come nutrire i bambini con una corretta alimentazione, come curarli.
Lungo la strada della vita sono stata fortunata ad aver incontrato persone che mi hanno capita e amata. Dapprima la pediatra che, avendo percepito la mia ansia, si dimostrò fin da subito totalmente disponibile, correndo da me ogni volta che la chiamavo. Il mio bambino, però assorbiva la mia ansia: era un po’ monellino. Non mangiava molto e dormiva poco, sapevo però di non essere una buona cuoca per bambini: senza ombra di dubbio le pappe che preparavo non erano squisite. Fortunatamente a lui piaceva mangiare il latte e biscotti, quindi cresceva comunque bene e bello; sapevo però che questo non bastava e assillavo la pediatra perché gli prescrivesse delle vitamine, ero convinta che il mio bambino ne avesse bisogno. Lei non mi dava ascolto, mi diceva che il bambino cresceva bene e non era il caso di riempirlo di medicine. Prima dei due anni il mio piccolino dovette subire un piccolo intervento e per questo motivo quando gli furono fatti degli esami del sangue risultò essere carente di alcune vitamine. Così la pediatra si convinse e in futuro mi ascoltò di più. Ero felice. Mio marito capì che non erano i soldi a dare la felicità, ma gli affetti, e non meravigliatevi se ebbi altri figli, sono il dono più bello che una coppia possa avere.
I.
Ho cinquantaquattro anni, sono seduta sullo scrittoio di mio figlio, quello dove lui ha studiato e ha trascorso gran parte del suo tempo.
Sono qui a riflettere, mi domando che senso abbia la mia vita. Sono arrivata a un punto in cui niente ha più valore. Sprofondata nell’abisso più profondo, mi pongo tante domande senza riuscire a rispondermi. Guardo al mio passato, lo vedo scorrere a ritroso, e la tristezza m’invade con una potenza devastante, mi fa meditare sulle mie azione passate, mi vengono le vertigini, ho dei dubbi sulle scelte fatte. Vedo tutto con rimpianto, con l’amaro in bocca, tutto è passato in fretta, mi accorgo di non aver curato alcune cose della mia vita, forse mi dovevo soffermare di più ad apprezzarne alcune invece di altre. I miei ricordi mi appaiano estrani da me, come se non mi appartenessero. Mi dico: «Nina, non spaventarti, è solo frutto della malinconia, è lei che ti fa questo scherzo, ti cela i momenti felici che hai vissuto, ti priva della gioia avuta, ti fa apparire misera di sentimenti». In quell’istante il mio Io, quasi a proteggermi, mi fa apparire, con mia meraviglia, la mia vita, quasi come se non fosse stata vissuta da me: in un momento sono la