L'amore Tra i Polli
Di Wodehouse
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Info su questo ebook
L'AMORE TRA I POLLI
ROMANZO UMORISTICO INGLESE
ISBN 9788899481377Wodehouse. Umorista delizioso, che sa trarre dai fatti quotidiani e comuni i più pensati e divertenti in questo amenissimo romanzo…
…nessuno che, dopo aver letto l’Amore tra i polli, ed aver seguito le varie fila della trama…
eboo Borelli editore
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Anteprima del libro
L'amore Tra i Polli - Wodehouse
WODEHOUSE
L'AMORE
TRA I POLLI
Table Of Contents
Capitolo Primo 4
Capitolo Secondo 8
Capitolo Terzo 17
Capitolo Quarto 24
Capitolo Quinto 32
Capitolo sesto 44
Capitolo Sette 52
Capitolo Otto 61
Capitolo Nove 77
Capitolo dieci 85
Capitolo Undici 93
Capitolo Dodici 101
Capitolo Tredici 119
Capitolo quattordici 134
Capitolo quindici 154
Molti scrivono assiduamente ai giornali o forse può essere un infervorato solitario che scrive usando un ampio numero di pseudonimi
riguardo allo sport e alla esagerazione che ne fanno i giovani moderni. Ricordo una lettera in cui uno che firmava, Effici 154
ROMANZO UMORISTICO INGLESE
Le avventure, di Jeeves, ha affermato in Italia il nome di P. G. Wodehouse, umorista delizioso, che sa trarre dai fatti quotidiani e comuni i più pensati e divertenti effetti. Il suo umorismo, piuttosto amarognolo, con un sorriso in pelle in pelle, deriva dal Jerome, senza le complicazioni a cui questi si come si può vedere in questo amenissimo romanzo, ove un allevamento di polli in mano d'uno speculatore originale conduce non solo a degli incontri sentimentali e a degl'idilli di una grande finezza, ma a situazioni d'una comicità traboccante. Non c'è narrazione che si possa raccomandare al pubblico semplicemente per la forza delle vicende che vi si svolgono, per quanto ingegnose, sottili e sorprendenti. Un lavoro d'arte A specialmente illuminato, se arte c’è degna di rispetto, dall'anima dei personaggi, in quanto son riflessi o immagini della realtà vissuta. Ebbene, Wodehouse in questo è veramente maestro: le sue creature son tutte vitali e plasmate nell'esperienza viva, e non ci sarà nessuno che, dopo aver letto l'Amore tra i polli, ed aver seguito le varie fila della trama con sempre crescente interesse, non rimarrà affezionato o dimenticherà mai quel dilettosissimo carattere di Ukridge, che sembra uscito, non dalla fantasia di uno scrittore, ma dal fondo della nostra realtà di ieri e di oggi.
Capitolo Primo
Ieri al tramonto è venuto un gentiluomo a cercarvi, mi disse la signora Medley, la mia padrona di casa, riordinando la tavola dai piatti dove avevano servito la colazione.
Bene?
dissi, con la mia usuale affabilità. Un gentiluomo,
ribadì la signora Medley, meditativamente, con una gran voce...
Caruso?
Signore?
Ho chiesto se vi ha detto come si chiama
.
Sì, Il signor Ukridge
.
Oh, mamma mia!
Grazie, signore,
disse la signora Medley, ritirandosi dal mio cospetto.
Ukridge! Per amor del cielo! Da anni non lo avevo più visto e per quanto io sia contento, in generale, che gli amici della mia gioventù vengano a vedermi per fare quattro chiacchiere, mi chiedevo se in quel momento potessi sopportare la visuale di Ukridge. Un voluminoso individuo nel senso fisico della parola, esso era eccessivamente rumoroso per un singolo come me, che vivevo segregato nella mia vita intellettuale, specialmente in quel momento che cercavo di ordire la trama di un nuovo romanzo: lavoro fastidioso che esige quiete e completa solitudine. Avevo sempre sperimentato che quando Ukridge mi stava d'attorno, le cose cominciavano a svolgersi rapidamente e violentemente, rendendo impossibile ogni meditazione. Ukridge era quella specie di uomo che v'invita a desinare, si fa prestare il denaro da voi per pagare il conto e finisce con l'attirarvi, nella serata, in una zuffa col cocchiere. Ero andato ai balli di Coven Garden con Ukridge e m'era trovato nell'alba grigia, a darmela a gambe giù per Henriette Street, inseguito da una banda di commercianti furenti.
Mi stupii come egli avesse avuto il mio recapito, ma questo problema fu immediatamente sciolto dalla signora Medley, che ritornò con una busta.
"E’ arrivata con la corrispondenza di stamane, signore, ma per errore è stata abbandonata ad altro numero della via al venti".
Oh, grazie
.
Grazie a voi, signore,
disse la s'ignora Medley.
Identificai la grafia. La lettera, che portava un timbro del Devonshire, mi veniva da un artista mio amico, certo Lickford, che faceva un giro nell'ovest per lavorare a una serie di schizzi. Lo avevo visto partire dalla stazione di Waterloo una settimana prima, e mi ricordo che l'avevo lasciato col desiderio di poter raccogliere tanta energia da fare i bagagli e andarmene a riposare da qualche parte. Nel mese di luglio non amo starmene a Londra. La lettera era lunga. Ma fu il poscritto che mi incuriosì maggiormente:
Indovina un po' chi ho incontrato a Yeovil? E nostro amico Stanley Featherstonehaugh Ukridge. Esteso come la vita alto uno e ottantacinque e formidabilmente largo. Credevo che fosse all'estero. L'ultima volta che lo vidi fu quando partì per Buenos Aires in un bastimento di bestiame, con una pipa presa a prestito per tutto bagaglio. Si dice che sia ritornato in Inghilterra da qualche tempo. L'ho incontrato nel buffò della stazione di Yeovil. Attendevo un treno all'ingiù; lui doveva cambiar treno per Londra. Quando schiusi la porta sentii una grossa voce che ingiungeva alla ragazza del banco di servirlo di un bicchiere doppio ed ecco Stanley Featherstonehaugh Ukridge in un brutto, vecchio vestito di flanella grigia (giurerei che fosse lo stesso in cui l'avevo veduto l'ultima volta), con gli occhiali attaccati alle orecchie con un filo di ferro, secondo il solito, e cinque o sei centimetri di collo nudo tra il fondo del colletto e l'orlo della giacca
ti ricordi come non riuscisse mai a farsi servire da un bottone? Portava anche un impermeabile, benché il sole spaccasse le pietre".
Mi salutò con grida affettuose. Non volle in nessun modo ch'io m'incomodassi. Insisté lui per fare le parti dell'ospite. Dopo che avemmo finito, si frugò nelle tasche, parve afflitto e sorpreso, e mi tirò da parte.
Senti, Lickford, vecchio volpone, disse,
tu sai che non mi faccio mai prestar nulla. E’ contro i miei principi. Ma debbo avere un paio di scellini. Puoi, mio caro, farmi il piacere di prestarmi un paio di scellini fino a martedì prossimo? Ti dirò che farò. Con una voce piena di commozione fino a martedì prossimo tratterrai questo, presentandomi un brutto soldone con un buco in mezzo, che aveva probabilmente raccolto per la strada, finché non te li avrò restituiti. Questa moneta rappresenta per me un valore che tu non puoi immaginare, amico mio. Me la diede un compagno a me molto caro quando ci separammo, anni addietro... E’ uno strazio. Anche. No, no! Devi tenerla, devi tenerla tu... Lickford, dà qua la mano, vecchio volpone. Stringimi la mano, amico bello. Poi si diresse, profondamente commosso, verso il banco e pagò dai cinque scellini che gli avevo dato come se lo facesse dopo un pensiero meditato. Mi domandò di te e mi disse che tu eri una delle anime più nobili questo mondo. Gli diedi il tuo indirizzo, non avendo il coraggio di nasconderglielo; ma se fossi in te, me la darei senz'altro a gambe
.
Concordai con lui e mi parve che il suo consiglio fosse buono e che si dovesse seguire. Necessitavo di mutare aria. Londra poteva essere ottima per il dottor Johnson, ma in tempo d'estate non si conviene a noi, uomini comuni. Quello che mi abbisognava, per essere in grado di dare al pubblico il meglio che potevo dare, come il recensore di un giornale settimanale, parlando del mio ultimo lavoro, s'era espresso, manifestando la cortese speranza che avrei continuato a far sempre meglio, era un piccolo rifugio in campagna, in qualunque parte.
Sonai il campanello.
"Signore, proferì la signora Medley.
Io sto per andarmene per un poco
.
Sì, signore
.
Non so dove. Vi farò avere l'indirizzo in modo che possiate spedirmi la corrispondenza
.
Sì, signore
.
E se viene un'altra volta il signor Ukridge...
A questo punto fui interrotto da un fragoroso colpo alla porta. Mi sembrò che qualche cosa mi avvertisse della mano all'estremità di quel martello. Udii i passi della signora Medley nell'anticamera. Vi fu lo scatto del saliscendi. Un gran rumore invase la tromba della scala.
"C'è il signor Garnet? Dov’è? Fatemi vedere quel vecchio volpone. Mostratemi quel demonio di Garnet.
Seguì un violento tonfo sulle scale che scosse tutta la casa.
"Garnet! Dove sei, caro? Garnet! Garnet! Stanley Featherstonehaugh Ukridge m'era entrato in casa.
Capitolo Secondo
Ho pensato spesso che Chi è?
, benché sia un volume ponderoso e diligentemente redatto, ometta troppi grandi uomini d'Inghilterra. Non comprende abbastanza nomi. Io ci sono, annidato fra quelli che cominciano per G.
Garnet Geremia, del fu Enrico Garnet, vicario di Much Middlefold, Salop; autore. Pubblicazioni:
The Outsider,
The Manoeuvres of Arthur, Passatempi: cricket, football, nuoto, golf. Clubs:
Arts".
Ma se cercate fra gli U, Ukridge Featherstonehaugh Stanley, che coi particolari della sua tempestosa carriera formerebbe veramente una lettura interessante, non vi si trova registrato. Sembra ingiusto, benché immagino che Ukridge sopporti questo torto con serenità. Quest'uomo che ha sofferto molto è stato ammaestrato nella vita a sopportar tutto con molta fortezza.
Egli sembrava fosse nel suo solito spirito gioviale, nell'atto che si slanciò nella stanza, tenendosi gli occhiali, che raramente il fil di ferro riusciva a fissare stabilmente per due minuti di seguito.
Mio caro amico!
gridò abbracciandomi e afferrando la mia mano in una stretta portentosa come il morso d'un cavallo. Come stai, vecchio saggio? Benissimo!
Per Giove, magnificamente! Che? Balzò all'uscio e guardò fuori.
Su, Millie! Fatti coraggio. Qui è Carnet ch'è sempre lo stesso di prima. Un bel ragazzo! Sarai contenta vedendolo. Non c'è bestia nel giardino zoologico che per bellezza lo batta
.
Comparve al fianco di Ukridge una ragazza. Si arrestò sulla porta e sorrise piacevolmente.
Garnet, vecchia volpe,
disse Ukridge con qualche orgoglio. Questa è lei! L'orgoglio della casa. La compagna delle gioie e delle pene, eccetera. Infatti,
aggiunse in uno slancio di confidenza, mia moglie!
M'incurvai goffamente. L'idea di Ukridge ammogliato era qualche cosa tanto incredibile da non poter essere rapidamente assimilata.
Sposati, vecchio volpone,
disse Ukridge, facendomi coraggio. Egli aveva la triste abitudine di rivolgersi a quanti incontrava con quell'epiteto.
Nel suo tempo d'insegnamento in un periodo della sua vivace carriera, lui e io eravamo stati colleghi nel corpo insegnante di un istituto privato aveva usato lo stesso epiteto parlando coi genitori di nuovi allievi, e quelli andavano via, con l'impressione, in generale, che quell'apostrofe dovesse essere o una disinvolta maniera del genio o dell'alcool. L'usava anche con assoluti estranei per strada, e una volta egli era stato udito rivolgersi con quel titolo a un vescovo, dando a quel dignitario una specie d'intima compiacenza. Sei sorpreso di trovarmi ammogliato, vero?
Garnet, caro amico, ah-basse, la voce fino a un bisbiglio, che quasi non s'udì dall'altro lato della via, accetta il mio consiglio. Salta fuori dalla gabbia. Ti sentirai un altro uomo. Rinunzia a codesta tua vita di scapolo. E’ un brutto affare. Io considero voi scapoli come escrescenze del sistema sociale. Ti considero, caro, puramente e semplicemente come un porro o un bitorzolo. Va' ad ammogliarti, amico, va' ad ammogliarti! Perbacco, ho dimenticato di pagare il cocchiere. Dammi un paio di scellini, caro Garnet
.
Egli saltò fuori dell'uscio, e giù per le scale prima che gli echi dell'ultima sua osservazione avessero cessato di scuotere la finestra.
Mi ritrovai solo a intrattenere la signora Ukridge.
Fin qui la parte di lei nel colloquio s'era limitata ad un delizioso
sorriso, che, a quanto pareva, era la sua forma principale di
espressione. Nessuno parlava molto quando era presente Ukridge. Ella se n'era rimasta seduta sull'orlo della sedia con un aspetto molto modesto e tranquillo. Mi pareva di sentire una benevole pietà per lei. Se io fossi stato una ragazza, avrei preferito di sposare un vulcano. Un po' d'Ukridge, come aveva detto una volta il suo primo direttore con voce mesta e riflessiva, arrivava molto lontano.
Voi e Stanley vi conoscete da molto tempo?
disse l'oggetto della mia commiserazione, rompendo il silenzio.
"Certo ci conosciamo da molti anni, Eravamo insegnanti nella stessa scuola.
La signora Ukridge si protese innanzi coi rotondi occhi lucenti.
Veramente? Oh che bello!
esclamò, estasiata.
Non ancora, a giudicare dall'espressione e dal tono della sua voce, ella aveva trovato alcun svantaggio nell'ardua posizione di essere la signora Ukridge.
Quello è un uomo d'una grande duttilità,
"Sono certo che sappia fare qualsiasi cosa.
Può fare una buona prova in tutto
.
Avete mai tenuto dei polli?
Chiese la signora Ukridge, con apparente indifferenza. No, non li ho mai tenuti. Lei apparve delusa.
Speravo che aveste fatto qualche esperimento. Stanley, naturalmente, può metter mano a qualunque cosa. Ma credo che aver fatto degli esperimenti sarebbe bene, no?
Si; ma...
Ho comperato un manuale intitolato: I polli e tutto ciò che li riguarda e il numero di questa settimana di C. A. C.
.
C. A. C.?
Chiefly About Chickens. Sapete, è un giornale. Ma è piuttosto difficile a capire. Comprendete, noi... Ma ecco Stanley. Lui vi spiegherà tutto
.
Bene, Garnet, vecchio volpone,
disse Ukridge, rientrando nella stanza dopo un'altro energico passaggio per la scala. Sono anni che non ti vedevo. Continui a ronzare sempre allo stesso modo?
Sì. Continuo, per dir così, a ronzare
, acconsentii.
Leggevo il tuo recente libro l'altro giorno
. "Sì? dissi con compiacenza. Ti ha soddisfatto?
"A dir del vero, non potei andare oltre la terza pagina, perchè quel villano, padrone del chiosco dei giornali, mi rimproverò dicendomi che quella non era una biblioteca pubblica e a questo punto da una parte e dall'altra vi fu uno scambio di parole sgradite. Pure fino a pagina tre il libro mi parve brillante e interessante. Ma sediamoci e parliamo d’affari. Io ho un progetto per te, caro Garnet. Sì, caro, un'idea prodigiosa. Adesso, ascoltami per qualche minuto. Lasciami parlare con calma...
Si sedette sul tavolino e si avvicinò una sedia per sostenersi una gamba. Poi si tolse gli occhiali asciugò, si riaggiustò il fil di ferro dietro le orecchie, e, dopo aver battuto sul ginocchio dei calzoni di flanella alcune volte, una macchia fulva, con l'apparente speranza di cancellarla, poi riprese: Riguardo ai polli.
L'argomento cominciava a interessarmi. Esso mostrava una curiosa tendenza a insinuarsi nella conversazione della famiglia Ukridge.
Voglio che tu mi ascolti attentamente per un momento. Stavo dicendo a mia moglie venendo qui: Garnet è l'uomo che ci vuole!
Ha una grande abilità, Garnet. E’ pieno d'idee. Non è vero che te l'ho detto, Millie?
Si, caro
.
Amico,
disse Ukridge con inflessione maestosa, noi stiamo per impiantare un allevamento di polli
.
Si spostò pia innanzi sul tavolino e rovesciò il calamaio.
Non farci caso,
disse. "Si assorbirà. Fa bene al tessuto.