Il Barocco e Galileo Galilei
Il Barocco e Galileo Galilei
Il Barocco e Galileo Galilei
Dopo il concilio di Trento si ha la riforma e la controriforma in Italia e in Spagna, quindi l'Europa si divide
in due blocchi.
Dal punto di vista letterario si crea lo stile barocco; secondo alcuni studiosi deriva dal portoghese e
significa “perla”, secondo altri deriva dalla filosofia scolastica e indica un tipo di procedimento logico. Il
termine barocco inizia ad essere riferito all'arte del Seicento solamente un secolo più tardi, con intento
polemico, per mettere in evidenza il suo amore per la bizzarria e l'irregolarità.
In questo periodo iniziamo ad avere molte scoperte, per esempio: la Terra è un pianeta.
La riforma mette in crisi tutte quelle sicurezze che erano state acquisite, si ha dunque un periodo di
destabilizzazione.
Anche nella classe intellettuale nascono incertezze. Il Barocco riflette quest'incertezza attraverso le opere
(uso eccessivo della metafora). In questo periodo si capovolgono tutte le forme armoniche che erano
tipiche della letteratura: forme irregolari e disarmoniche; il linguaggio potrà essere aulico e l'oggetto
banale e viceversa (disarmonia). La raffinatezza è usata in modo eccessivo e anziché essere “chick” è
“kich”.
La riforma di questo periodo dà spazio all'individuo, quindi c'è una libertà di espressione; ciò non avviene
in Italia. Molti intellettuali vennero censurati e arrestati e così andarono via dall'Italia. Ogni opera doveva
passare per il Santo Uffizio dove la Chiesa decideva se approvarla o no.
Dato che l'intellettuale era subordinato alla Chiesa, si formarono le Accademie.
Si crea l'Accademia della Crusca dove si riunivano gli intellettuali per discutere della lingua; una delle
decisioni è quella di strutturare la lingua italiana e quindi scrivere un vocabolario. Inoltre Galileo Galilei
decise di utilizzare il volgare nel campo scientifico.
Gian Battista Marino è il maggior rappresentante di questo periodo; nella poesia “onde dorate” il poeta
riprende due elementi della letteratura del '300: i capelli d'oro e il naufragio. Il primo, già usato da
Petrarca, presenta una differenza: mentre con Petrarca avevamo l'immagine della donna, con Marino
l'oggetto sono solo i capelli; il naufragio rappresenta l'amore che finisce. Questa poesia è ricca di
metafore, elemento tipico dello stile barocco, con cui l'autore vuole creare stupore al lettore. Le prime tre
quartine sono descrittive e nelle due terzine parla l'autore che osserva la scena descritta all'inizio.
La lirica Barocca rappresenta un periodo di transizione tra il '500, con l'Umanesimo, e il '700 con
l'Illuminismo.
Analogia e metafora
In questo periodo in cui le conoscenze tradizionali non sono più in grado di spiegare la realtà in continua
evoluzione, le somiglianze nascoste e le analogie che l'occhio e la mente dell'osservatore scoprono tra i
vari settori della realtà, sembrano essere gli unici strumenti che permettono di tracciare una nuova
mappa del mondo in cui l'individuo possa orientarsi. A questi due strumenti corrispondono la metafora e
l'allegoria; queste permettono all'artista di portare in evidenza somiglianze nascoste che possono rivelare
significati prima d'allora inimmaginabili.
La Scienza Nuova di Galilei si basa, infatti, sulla trasposizione del metodo matematico a una realtà
( quella fisica) alla quale non era mai stato applicato prima. Quindi affidare alla matematica, considerata
una disciplina astratta, il compito di spiegare i fenomeni fisici, è un'innovazione rivoluzionaria che
soddisfa la necessità del periodo barocco di trovare una chiave interpretativa unitaria.
La questione della lingua
Nel '500 Pietro Bembo propone una tesi mirata all'unificazione linguistica della penisola che vedeva
Boccaccio e Petrarca come i modelli da imitare. Alla fine del secolo, però, la situazione non sembra
migliorare per diversi motivi: la persistente divisione in Stati regionali, la perdita di importanza politica-
e di conseguenza anche letteraria- di Firenze e l'uso del latino nel campo liturgico e scolastico. Inoltre la
Chiesa impedisce la lettura individuale dei testi sacri tradotti in italiano, scelta opposta a quella di Lutero
in Germania. Ciò impedisce la creazione di uno strumento di unificazione tra le masse delle varie regioni
e di comunicazione tra i ceti popolari e i loro governanti. Gli uomini letterati usano il volgare per
questioni pratiche; la lingua letterale rimane una lingua scritta e destinata a una ristretta cerchia di
persone. I dibattiti del Seicento riguardano la forma da dare alla lingua letteraria, in un momento in cui
la tesi di Bembo stava tramontando. Il Barocco, dando importanza allo strano e all'irregolare, fa sì che
molti ispanismi e francesismi penetrino, attraverso le corti, nella lingua letteraria. Il Seicento reagisce
con il “purismo”, cioè la difesa della lingua tradizionale, e dando vita alle letterature dialettali. I maggiori
centri della letteratura dialettale sono: Milano, Venezia, Bologna e Napoli.
La metafora
Emanuele Tesauro individua nella metafora lo strumento retorico indispensabile per esprimere la nuova
sensibilità utilizzandolo in ogni forma di comunicazione fino a farlo diventare un mezzo di decodificazione
del reale essendo, questo, popolato da segni con precisi significato nascosti.
I personaggi
I personaggi sono: Salviati, Simplicio e Sagredo. Il primo sostiene la teoria di Copernico, il secondo le
tesi aristoteliche e il terzo è l'interlocutore neutrale. Sagredo, infatti, è animato da una neutrale
curiosità e dal desiderio di farsi un'opinione sulla questione; ciò induce il lettore a identificarsi in lui e
alla fine a prendere la posizione di Salviati.
Quando Simplicio cede alla tesi di Copernico e le sue argomentazioni non sono più credibili, Galileo
non lo trasforma in una marionetta comica da deridere, ma in un personaggio tragicomico con un
vizio d personalità: la paura di affrontare l'ignoto con le sue forze e il rifiuto di maturare in sé il
coraggio per affrontare le esperienze della vita e della conoscenza.
Quindi Galileo descrive Simplicio come un personaggio limitato ma non privo di qualità; dimostra così
che la battaglia non è a livello intellettuale ma a livello ideologico, cioè tra due diversi modi di vedere
il mondo e la vita.
Lo stile
Lo stile usato da Galileo è originale, non stante egli fu un assiduo lettore dei poeti classici. La sua
originalità sta ricorso di una lingua vicina all'uso comune, accessibile e in grado di avvicinare un
ampio pubblico ad una materia che fino ad allora interessava solo quella parte dotta della
popolazione. La scelta dell'uso del volgare è importantissima poiché, fino ad allora, solo il latino
veniva utilizzato per trattare le materie scientifiche, mentre l'italiano ricorreva negli scritti destinati
all'arte e alla tecnica.