De Sanctis
De Sanctis
De Sanctis
Abstract
Lautore analizzza limpatto della Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis
sulla storiografia italiana del xx secolo, rilevando come la linea storicistica lineare di De
Sanctis sia stata assunta come modello storiografico di tutte le Storie letterarie successive
ma come nel contempo sia stata oggetto anche di una riduzione ideologica, da Croce a
Gentile, a Gramsci, con la sottolineatura degli aspetti militanti della sua opera. De Sanctis ha concepito la sua Storia in funzione del processo unitario risorgimentale: soltanto
Carlo Dionisotti ha criticato le ragioni storiche di tale modello proponendone acutamente
uno radicalmente alternativo, di tipo geografico-storico,che recentemente ha iniziato a
produrre i suoi risultati, anche a livello formativo.
Parole-chiave: De Sanctis; Storiografia letteraria; Croce; Geografia e storia; Dionisotti.
Abstract
The author analyses the impact of the Storia della letteratura italiana by Francesco De
Sanctis about the Italian historiography of the Twentieth century, pointing out how the historicist line by De Sanctis has established itself as a historiographical model for the whole later
literary history while, at the same time, it proposes an ideological reduction, from Croce and
Gentile, to Gramsci, with the underlining of the militant aspects of his work. De Sanctis
has conceived his Storia in relationship with the unitary process of the Risorgimento: only
Carlo Dionisotti has criticised the historical reasons of such a model, and has aptly proposed
a radical alternative one of a historical-geographical type. This alternative has recently begun
to achieve results at a formative level.
Keywords: De Sanctis; Literary historiography; Croce; Geography and history; Dionisotti.
Roberto Antonelli
In questo senso lintreccio fra spinta storico-politica risorgimentale e scrittura della sua Storia formano un tuttuno. Ricostruzione delle basi letterarie
1. F. De Sanctis, Settembrini e i suoi critici (1869), poi in Nuovi saggi critici (1879), Napoli
18904, p. 251-252.
2. F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana, a c. di N. Gallo, intr. di N. Sapegno, Con
una nota introduttiva di C. Muscetta, Torino 1975, 2 voll., II, p. 975.
Sarebbe per certo parziale giudicare la Storia desanctisiana, come fosse una
storia dettata da interessi puramente politici: storiografia e valutazione estetica si
compongono in lui, e nella sua opera, in un insieme non scomponibile. E qui
che si colloca la seconda questione lasciata in eredit dalla sua opera, quella della
definizione estetica dellopera letteraria e, conseguentemente, del suo rapporto
con la storia letteraria, in particolare con una storia della letteratura come quella
da lui costruita. Se infatti prima della stesura della Storia, nel 1858, la letteratura e la sua storia hanno un senso, per il tipo particolare di rapporto che intercorre fra contenuto e forma (Lidea e lestetica dello Hegel: ogni contenuto
una totalit, che come idea appartiene alla scienza, come esistere materiale appartiene alla realt, come forma appartiene allarte [...] Il mistero della vita che il
tutto non comparisce mai come tutto, ma come parte, la quale non esclude ma
si assimila il rimanente). Concetto ribadito e analiticamente articolato e sviluppato ancora nel 1869, a Storia quasi completata, e basato, seppur con qualche
rielaborazione, sullinsegnamento hegeliano:
La forma non a priori, non qualcosa che stia da s e diversa dal contenuto,
quasi ornamento o veste o apparenza o aggiunto di esso, anzi essa generata dal
contenuto, attivo nella mente dellartista: tal contenuto tal forma. E il contenuto
attivo, appunto perch ha la sua poesia, il suo bello naturale, come la natura ha
il suo bello reale, ha qualcosa di proprio che fa impressione e mette in movimento il cervello dellartista, ed apparisce nella forma. Ivi, nella forma, il critico ritrova il contenuto, da lui gi esaminato come un antecedente, lo ritrova non pi
natura, ma arte; non pi qual era, ma qual divenuto, e sempre tutto esso, col
suo valore, colla sua importanza. [...] Il contenuto non dunque indifferente, non
trascurato. Apparisce due volte nella nuova critica: la prima, come naturale e
astratto, qual era; la seconda, come forma, qual divenuto. [...] Il contenuto
sottoposto a tutte le vicende della storia; nasce e muore; la forma immortale.4
3. Ibid., p. 606-607.
4. F. De Sanctis, Settembrini, cit., p. 240.
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Sarebbe per certo parziale giudicare la Storia desanctisiana, come fosse una
storia dettata da interessi puramente politici: storiografia e valutazione estetica si
compongono in lui, e nella sua opera, in un insieme non scomponibile. E qui
che si colloca la seconda questione lasciata in eredit dalla sua opera, quella della
definizione estetica dellopera letteraria e, conseguentemente, del suo rapporto
con la storia letteraria, in particolare con una storia della letteratura come quella
da lui costruita. Se infatti prima della stesura della Storia, nel 1858, la letteratura e la sua storia hanno un senso, per il tipo particolare di rapporto che intercorre fra contenuto e forma (Lidea e lestetica dello Hegel: ogni contenuto
una totalit, che come idea appartiene alla scienza, come esistere materiale appartiene alla realt, come forma appartiene allarte [...] Il mistero della vita che il
tutto non comparisce mai come tutto, ma come parte, la quale non esclude ma
si assimila il rimanente). Concetto ribadito e analiticamente articolato e sviluppato ancora nel 1869, a Storia quasi completata, e basato, seppur con qualche
rielaborazione, sullinsegnamento hegeliano:
La forma non a priori, non qualcosa che stia da s e diversa dal contenuto,
quasi ornamento o veste o apparenza o aggiunto di esso, anzi essa generata dal
contenuto, attivo nella mente dellartista: tal contenuto tal forma. E il contenuto
attivo, appunto perch ha la sua poesia, il suo bello naturale, come la natura ha
il suo bello reale, ha qualcosa di proprio che fa impressione e mette in movimento il cervello dellartista, ed apparisce nella forma. Ivi, nella forma, il critico ritrova il contenuto, da lui gi esaminato come un antecedente, lo ritrova non pi
natura, ma arte; non pi qual era, ma qual divenuto, e sempre tutto esso, col
suo valore, colla sua importanza. [...] Il contenuto non dunque indifferente, non
trascurato. Apparisce due volte nella nuova critica: la prima, come naturale e
astratto, qual era; la seconda, come forma, qual divenuto. [...] Il contenuto
sottoposto a tutte le vicende della storia; nasce e muore; la forma immortale.4
3. Ibid., p. 606-607.
4. F. DE SANCTIS, Settembrini, cit., p. 240.
Roberto Antonelli
Sul rapporto fra contenuto e forma Croce nellEstetica pervenne, estremizzandolo, a risultati diversi, con implicazioni notevoli anche riguardo alla natura della storia letteraria il cui senso, come noto, negato in radice:
La conoscenza ha due forme: o conoscenza intuitiva o conoscenza logica;
conoscenza per la fantasia o conoscenza per lintelletto; conoscenza dellindi
viduale o delluniversale; [...] , insomma, o produttrice dimmagini o produttrice di concetti. [...]
Ogni vera intuizione o rappresentazione , insieme, espressione. Ci che non
si oggettiva in una espressione non intuizione o rappresentazione, ma sensazione o naturalit. [...] Intuire esprimere; e nientaltro (niente di pi, ma
niente di meno) che esprimere.
[...] [Materia e forma] sono non gi due atti nostri, di cui luno stia di fronte
allaltro, ma luno un di fuori che ci assalta e ci trasporta, laltro un di
dentro che tende ad abbracciare quel di fuori e a farlo suo. La materia, investita e trionfata dalla forma, d luogo alla forma concreta. E la materia, il
contenuto quel che differenzia una nostra intuizione da unaltra: la forma
costante, lattivit spirituale; [...]
[...] La materia poetica corre negli animi di tutti: solo lespressione, cio la
forma, fa il poeta. E qui si trova la verit della tesi che nega allarte qualsiasi
contenuto, intendendosi per contenuto appunto il concetto intellettuale.
In questo senso, posto contenuto uguale a concetto, esattissimo non solo
che larte non consiste nel contenuto, ma che essa non ha contenuto.
[...] Se lespressione forma della coscienza, come cercare lorigine storica di
ci che non prodotto della natura, e che della storia umana presupposto?5
Il giudizio che conseguentemente lo stesso Croce d della Storia desanctisiana6 si muove su due piani; da una parte ne esalta il valore di storia, si badi,
di tutta la vita italiana, religiosa politica morale, senza mai usare il termine
letteraria, dallaltra ne pone in rilievo lo stile, dunque la valenza estetica, del
tutto conseguentemente con le premesse teoriche crociane (estetica come
scienza dellespressione), che portano ad una storia quale opus rhetoricum
maxime: Qui importa considerare lanimo di lui, il sentimento che alita nei
suoi scritti, lo stile che ne lespressione. Della soluzione desancisiana del rapporto fra contenuto-forma e storiografia letteraria non c pi traccia esplicita,7
implicitamente acquisendo De Sanctis allinterno del proprio sistema. La Storia della letteratura non pu valere sul piano del giudizio estetico (ma essere
semmai oggetto, in quanto opera darte, di un giudizio estetico).
5. B. Croce, Estetica come scienza dellespressione e linbguistica generale (1902), Bari 1958,
p. 3 e segg.
6. Id., Francesco De Sanctis, in La letteratura della nuova Italia. Saggi critici, Bari 1921,
p. 357-377.
7. Ibid., pur se sottolineava la grande novit di un critico nel quale il giudizio sullopera
darte diventava al tempo stesso libero da ogni dominio estraneo e rigidamente sottomesso
al criterio dellarte.
Roberto Antonelli
mento formano un insieme che d conto dei giudizi di Croce e di tanti dopo
di lui, fino a Wellek9, compresa la sottolineatura della narrativit del testo
desanctisiano, gi in Croce ma ancor pi in Debenedetti e ancora recentemente presso Sanguineti e Ficara, fino a concepirlo, oggi, come una sorta di grande romanzo storico: il capolavoro del Romanticismo risorgimentale italiano,
un po come Verdi in musica.10 Lettura certamente legittima e acuta, ma in
qualche modo limitativa della personalit di De Sanctis.
Luso politico(-culturale) di De Sanctis inizia dunque con Croce e la sua
battaglia, liberale e antisocialista, contro il positivismo e contro la scuola storica11: De Sanctis esaltato come risorgimentale e precursore dellidealismo,
oltre che come serbatoio di temi (ivi compresa lEstetica), suggestioni critiche
e perfino formule linguistiche.
Mentre linterpretazione tendenziosa crociana insisteva su un filo in qualche modo continuo, con Gentile, a regime fascista ormai trionfante, si determina una vera e propria svolta, in evidente polemica con Croce (ribadita poi
pi esplicitamente in La filosofia dellarte), di cui inizialmente si discutono i
presupposti teorici, rilevando come la filosofia di riferimento di De Sanctis,
lhegelismo, non fosse riducibile al sistema crociano (che non filosofia, ma
semplice descrizione empirica e dommatica). De Sanctis innanzitutto il
critico e lo storico di una cultura dellanimo e riforma della vita, innanzitutto il maestro di una critica militante perfettamente adatta a un momento
in cui oggi [...], almeno in Italia, si ride delle preoccupazioni ingenue e melense per la purezza degli ideali dei chierici, poich la stessa arte, la stessa
filosofia non si sanno pi concepire se non in funzione della vita, e cio come
forme della stessa vita che si svolge sotto limpero duna stessa legge nella politica come nella scuola, nelle armi come negli studi, nel lavoro come nella
riflessione scientifica. Non c pi posto per larte, pura arte, poesia in opposizione alla prosa, forma da definire prescindendo dal contenuto, ecc.. Bisogna
tornare a De Sanctis:
9. Ren Wellek per, mentre sottolineava la scarsa conoscenza dellopera di De Sanctis fuori
dItalia, esaltava anche la sua capacit di fondere felicemente un ampio schema storico
con una critica rigorosa, la teoria con la pratica, la generalizzazione estetica con lanalisi
specifica, fino a definirla la pi bella storia letteraria che sia mai stata scritta (A History
of Modern Criticism (1965) [tr. it. Storia della critica moderna (1750-1950), Bologna 19581969, 5 voll., IV, p. 155]).
10. Su tali aspetti cfr. lIntroduzione di G. Ficara a F. De Sanctis, Storia della letteratura cit.,
p. xv e segg.
11. La funzione con cui Croce utilizz la Storia desanctisiana perfettamente chiara a Carlo
Dionisotti, Postilla a una lettera scarlatta (1946), poi in Geografia e storia della letteratura
italiana (1967), Torino 1977, p. 19: Nel dominio della letteratura italiana, conteso a quel
tempo dai carducciani e dai filologi, come allora si diceva, di scuola tedesca, in un reggimento oligarchico fondato sulle cattedre universitarie e su riviste spcializzate, il Croce non
ebbe da fare breccia con la prepotenza della conquista [...]. Perno del rivolgimento la Storia
del De Sanctis: e il nuovo assetto fu raggiunto sulla base di una teocrazia desanctisiana alla
quale si adattarono anche i precedenti oligarchi, accettando per s funzioni pi definite e
controllate.
Il vero che lestetica del De Sanctis non inquadrata come oggi barbaricamente si dice ma fondata in una filosofia; e perci tuttuno con
questa filosofia; laddove lestetica dei continuatori (voglio dire, di quelli che
si presumono o sono ritenuti suoi continuatori) non ha questo fondamento,
perch non filosofia, ma semplice descrizione empirica e dommatica. [...]
Oggi che tra glItaliani s diffusa la convinzione che una cultura dellintelligenza che non sia cultura dellanimo e riforma della vita una cultura vuota
e falsa; oggi che la stessa arte, la stessa filosofia non si sanno pi concepire se
non in funzione della vita, e cio come forme della stessa vita che si svolge
sotto limpero duna stessa legge nella politica come nella scuola, nelle armi
come negli studi, nel lavoro come nella riflessione scientifica; oggi che, almeno in Italia, si ride delle preoccupazioni ingenue e melense per la purezza
degli ideali dei chierici; oggi nella critica letteraria, e non soltanto in essa,
bisogna tornare a De Sanctis. E tempo di spazzare i ragnateli di quella inafferrabile critica che pretende invano di dividere lindivisibile e fissare un
momento ideale della vita dello spirito: arte, pura arte, poesia in opposizione alla prosa, forma da definire prescindendo dal contenuto, ecc. Larte che
si potesse cos additare, in s e per s, sarebbe in verit un alibi assurdo per
luomo. Il quale sempre che ha vissuto una schietta forma darte, ha sentito
dentro di essa tutta la sua umanit, con la sua fede e con la sua passione; da
cui nessuno s potuto mai staccare se non per precipitare nel falso della vita
e insieme dellarte.12
Roberto Antonelli
Sanctis, nellultima fase della sua vita e della sua attivit, rivolse la sua attenzione al romanzo naturalista o verista e questa forma di romanzo, nellEuropa
occidentale, fu lespressione intellettualistica del movimento pi generale di
andare al popolo, di un populismo di alcuni gruppi intellettuali sullo scorcio
del secolo scorso, dopo il tramonto della democrazia quarantottesca e lavvento
di grandi masse operaie per lo sviluppo della grande industria urbana. Del De
Sanctis da ricordare il saggio La scienza e la vita, il suo passaggio alla Sinistra
parlamentare, il suo timore di tentativi forcaioli velati da forme pompose, ecc.
Un giudizio del De Sanctis: Manca la fibra perch manca la fede. E manca
la fede perch manca la cultura. Ma cosa significa cultura in questo caso?
Significa indubbiamente una coerente, unitaria e di diffusione nazionale concezione della vita e delluomo, una religione laica, una filosofia che sia
diventata appunto cultura, cio abbia generato unetica, un modo di vivere,
una condotta civile e individuale. Ci domandava innanzi tutto lunificazione
della classe colta e in tal senso lavor il De Sanctis con la fondazione del
Circolo filologico, che avrebbe dovuto determinare 1unione di tutti gli uomini colti e intelligenti di Napoli; ma domandava specialmente un nuovo atteggiamento verso le classi popolari, un nuovo concetto di ci che nazionale,
diverso da quello della Destra storica, pi ampio, meno esclusivista, meno
poliziesco, per cos dire.
[...] La critica del De Sanctis militante non frigidamente estetica, la
critica di un periodo di lotte culturali, di contrasti fra concezioni di vita
antagonistiche. Le analisi del contenuto, la critica della struttura delle
opere, cio della coerenza logica e storico-attuale delle masse di sentimenti
rappresentati artisticamente, sono legate a questa lotta culturale: proprio in
ci pare consista la profonda umanit e lumanesimo del De Sanctis, che
rendono tanto simpatico anche oggi il critico. Piace sentire in lui il fervore
appassionato delluomo di parte, che ha saldi convincimenti morali e politici e non li nasconde e non tenta neanche di nasconderli. Il Croce riesce a
distinguere questi aspetti diversi del critico, che nel De Sanctis erano organicamente uniti e fusi.
[...] Insomma, il tipo di critica letteraria propria della filosofia della prassi
offerto dal De Sanctis, non dal Croce o da chiunque altro (meno che mai dal
Carducci): essa deve fondere la lotta per una nuova cultura, cio per un nuovo
umanesimo, la critica del costume, dei sentimenti e delle concezioni del
mondo, con la critica estetica o puramente artistica nel fervore appassionato,
sia pure nella forma del sarcasmo.13
Nel dopoguerra, a Quaderni dal carcere ormai noti (Gli intellettuali e lorganizzazione della cultura del 1949), la posizione di Gramsci viene assunta
come paradigma assoluto della politica culturale del Partito comunista italiano
e di moltissimi critici che al marxismo si ispirano, fino a determinare nella
critica militante una vera e propria tipologia critica, come forse Gianfranco
Contini presagisce (o gi rileva?), proprio nel 1949, quando ancora non stata
pubblicata Letteratura e vita nazionale, con leggerezza ma con distacco critico
ben evidente nei riguardi di De Sanctis:
13. A. Gramsci, Letteratura e vita nazionale, Torino 1954, p. 5.
La posizione di Gramsci utilizzata dalla critica di parte comunista soprattutto quale critica nei confronti di Croce, per tentare di rovesciarne legemonia
esercitata sulla cultura e in particolare sulla critica letteraria, tanto che ancora
nel 1967, nella Premessa e dedica ad un libro dimportanza epocale per la storiografia letteraria italiana, Geografia e storia della letteratura italiana, Carlo
Dionisotti ritiene necessario reintervenire sulla questione, ritenendola ancora
viva, specie per un libro il cui saggio fondativo era stato letto come prolusione
nel 1949 e stampato nel 1951:
Poich dopo la guerra si sviluppata una diffusa e acre insofferenza del governo che lungamente, per quasi cinquantanni, Benedetto Croce esercit sulla
cultura italiana, e perch negli scritti qui raccolti una qualche riserva espressa nei riguardi di quel governo, [...] mi sia lecito dire alla buona e chiaramente che, se per assurda ipotesi la scelta si ponesse, oggi, fra la lezione del De
Sanctis e quella del Croce, non esiterei, come studioso di storia e di letteratura italiana, un istante: ancora starei umilmente e volentieri, come mi pregio di
essere stato sempre, col pi formidabile lettore e intenditore di testi italiani che
a mia notizia sia apparso dal Settecento a oggi.15
Roberto Antonelli
A Sapegno si dovevano gi i volumi del Compendio di storia della letteratura italiana per le scuole medie superiori, un vero e proprio classico della storiografia letteraria italiana (former varie generazioni di giovani), uscito a partire
dal 1938; nel 1947, con il terzo volume, Dal Foscolo ai moderni, Sapegno
tenter di fondere la lezione crociana e quella desanctisiana, secondo una prospettiva storiografica che maturer pienamente proprio nellimpresa della Storia della Letteratura Italiana Garzanti, dove verr ancora una volta pienamente confermato il modello storiografico, non ideologico, di De Sanctis, e la
garbata, come di consueto, ma decisa ripulsa di ogni altra prospettiva:
I presupposti teorici, i criteri di metodo, gli strumenti tecnici idonei allela
borazione di una seria storiografia letteraria si proposero come oggetto di una
analisi approfondita e di un dibattito esteso e fruttuoso soltanto nel corso del
secolo xix, nel quadro dello storicismo romantico; e proprio in Italia tale dibat
tito attinse forse alle sue formulazioni pi sottili e rigorose, ovviamente in
rapporto con il rapido e generoso sviluppo della rivoluzione nazionale e borghese e con lo sforzo che essa doveva comportare, da parte dei gruppi dirigenti e degli intellettuali che ne interpretavano le aspirazioni, di unorganica presa
di coscienza delle varie vicende nel tempo e della struttura coerente e unitaria
della nostra cultura.
Non soltanto allora fu concordemente rifiutata lidea di una storia letteraria come mero repertorio di notizie biografiche e bibliografiche, quale era
stata fissata in teoria ed in pratica dalla pur benemerita erudizione settecentesca; s anche divenne oggetto di discredito laltra tendenza, che a quella in
parte si era contrapposta e in parte accompagnata quasi a guisa di integrazione e di complemento, a fornire un parallelo repertorio di marginali rilievi
grammaticali e rettorici. Daltra parte la ricerca di un piano di discorso pi
elevato ed organico, pi intrinsecamente storico, attraverso le discussioni a
cui in vario modo parteciparono le maggiori personalit del mondo intellettuale (dal Foscolo ai redattori del Conciliatore e dellAntologia, dal Mazzini al Gioberti e al Cattaneo, dal Tommaseo al Tenca e allImbriani) e attraverso i primi tentativi di sistemazione espositiva (del Maffei e dellEmiliani
Giudici, del Cant e del Settembrini) sulla scia di frettolosi schemi politici e
moralistici, doveva presto rivelarsi infruttuosa e insoddisfacente al paragone
di un concetto dellarte che veniva prendendo coscienza di se stesso sul piano
speculativo, coscienza voglio dire della propria natura distinta e della propria
autonomia.
A questo punto venne ad inserirsi nel dibattito ancora aperto il De Sanctis,
con la sua travagliata consapevolezza teorica e con il concreto esempio della
sua attivit di storico. Vera storia della letteratura non poteva essere, a parer
suo, n una valutazione di contenuti astratti, di mondi intenzionali, di per s
anteriori al momento della creazione estetica, n unindagine altrettanto astratta del lato apparente e superficiale della forma che si suol definire come stile.
N quella materia morale, n quegli strumenti espressivi hanno realt al di
fuori della loro sintesi. A quei procedimenti astrattivi deve pertanto contrapporsi il criterio della forma come unit organica, che non unidea, ma una
cosa, e cio la realt stessa in quanto si configura nella mente dellartista realizzandosi in un nuovo organismo, che esso medesimo momento in s perfetto ed insopprimibile del processo vitale.
Roberto Antonelli
tecnici rettorici e formali (del gusto, delle poetiche o delle strutture polivalenti), elementi tutti che non hanno storia al di fuori dei singoli organismi
poetici. Meno che mai potrebbero giovare a trarci dimpaccio le numerose
storie che di fatto si continuano a scrivere della letteratura, della musica o delle
arti figurative, le quali anzi spesso si potrebbe dire che confermino e ribadiscano in atto la condanna crociana, allorch appunto si riducono ad aggregati
discontinui di monografie critiche collegate soltanto da unesigenza didattica
[...]. Laporia, che sembra irriducibile, pu esser superata soltanto ove si ritorni allimpostazione desanctisiana e si riconosca che i fatti artistici (ma non essi
soli, anche i sistemi filosofici, i progressi gressi della scienza, gli eventi politici),
mentre non si costituiscono in una serie autonoma e astrattamente riconoscibile in un ambito chiuso, crescono, e pertanto diventano oggetto di concreto
studio, solo in quanto si collocano nel flusso totale delle condizioni storiche,
in cui prendono il loro significato pi vero anche i dati della tradizione letteraria e gli apporti e le innovazioni linguistiche tecniche e strutturali. Per questa
via il problema potr addirittura capovolgersi; se vero che appare sempre pi
evidente limprobabilit di dar fondamento di scienza a una critica letteraria
che non si identifichi in una storia della letteratura, intesa come storia della
civilt nella particolare prospettiva delle vicende letterarie, e capace di riassorbire nel sentimento concreto e individualizzante dei valori poetici lindagine
genetica del complesso e multiforme contenuto che in quei valori si configura
come in nuovi organismi e, mentre li determina, ne a sua volta determinato
nel suo progredire.22
Roberto Antonelli
La letteratura ha fondato la tradizione unitaria in Italia: dopo una disfatta militare che ha insidiato lunit e lesistenza stessa, come nazione e come
stato, dellItalia occorre riconsiderare come si sia fatta politicamente lItalia, ma anche, per necessaria conseguenza, come sia stata fatta e interpretata
la storia della letteratura italiana.
La Storia di De Sanctis, in quanto storia emblematica dellunit dItalia,
assunta unanimemente quale modello di storia letteraria militante, appare a
Dionisotti, nella Premessa e dedica scritta per il volume einaudiano del 1967,
ormai inadeguata, sia per le premesse storiche da cui partiva, sia per le problematiche che la situazione storica contemporanea poneva:
Poich la via di un impegno letterario insieme e politico, e di una interpretazione storica del passato in funzione del presente, pu apparire in Italia, e di
fatto stata variamente e anche recentemente proposta, quasi una ripresa della
tradizione risorgimentale, devo dire, o piuttosto ripetere, che non ho mai per
parte mia pensato alla possibilit di una tale ripresa. N sul piano dellazione
politica, n su quello della ricerca storica. Il debito che abbiamo contratto con
gli uomini del Risorgimento fuori discussione. Ma le difficolt e pertanto
i compiti nostri sono stati e sono tuttaltri.
Ogni grande impresa richiede grandi sacrifici. N raro il caso che i sa
crifici risultino a distanza maggiori del previsto e mettano finalmente a nudo
la debolezza dei vincitori o dei loro eredi. E senza dubbio il caso dellimpresa risorgimentale. Lultima guerra non bastata a infrangere lunit dItalia, ma ha rimess o in questione la struttura che allItalia unita era stata
imposta.
24. C. Dionisotti, Geografia e storia, cit., p. 26-27.
Riconsiderati uno a uno; ma non appunto secondo uno schema storicogeografico unitario dei rari e indipendenti mondi poetici che la critica
romantica era venuta scoprendo e colonizzando: le grandi figure tragiche
dellInferno dantesco si incontravano, nel pensiero del De Sanctis, non con
altre nel susseguente processo della poesia italiana, ma se mai, fuori dItalia e
a intervallo di secoli, con le grandi figure tragiche dello Shakespeare. [...] Il
paragone veniva a farsi fra quel che lItalia sembrava essere stata e quel che
avrebbe potuto o dovuto essere, e, come accade, il secondo termine influiva e
si imponeva sul primo.26
Insomma, potremmo commentare, non al modo della Storia della Letteratura Italiana Garzanti, n di altre che con quella si confrontarono nei decenni
successivi, tutte degne e spesso importanti per nuovi singoli contributi, ma basati su un modello ormai arcaico, pur se occorre sottolineare come Carlo Muscetta,
nel 1970, nella presentazione della sua Letteratura italiana, Storia e testi (il titolo
riprende quello della serie ricciardiana e punta alla sintesi unitaria di rappresentazione storiografica e antologia), avvertisse che il paradigma ormai scricchiolava,
citando esplicitamente una relazione di Dionisotti, ma non la Geografia e storia
della letteratura italiana uscita ormai da tre anni e restando sostanzialmente fedele al modello desanctisiano, pur rivendicando unattenzione al policentrismo della
letteratura italiana che faceva risalire addirittura a Settembrini:
25. Ibid., p. 8, 9 e 11.
26. Ibid., p. 31.
Roberto Antonelli
Il mondo che egli ci propone non cinteressa pi; un mondo nuovo si dispiega
ai nostri occhi, proprio quando volgiamo le vele ad allontanarci dal suo.
Pensate al paradosso contenuto nella Storia della letteratura italiana di
De Sanctis. Essa lopera pi significativa dedicata a celebrare, attraverso la
letteratura, la civilt italiana moderna e la sua identit nazionale: pure,
il diagramma, che il De Sanctis disegna, quello di una decadenza. Questa
decadenza comincia in limine, e precisamente quando, tra Dante da una
parte e Petrarca e Boccaccio dallaltra, alla figura del poeta si sostituisce
quella del letterato e dellartista. Comincia l la secolare scissione tra luomo
e lo scrittore, tra la cosa e la forma, che solo a met Settecento scrittori dotati di forte senso morale (Parini, Alfieri), cominciano [...] a risanare. La sensibilit di De Sanctis per tanti aspetti cos moderna (ricordiamo le splendide letture dei testi di Petrarca) da risarcire almeno in parte le durezze dello
schema. Ma queste durezze restano, e sono per molti versi decisive: le incomprensioni verso due grandissimi come Machiavelli e Guicciardini ne sono la
testimonianza. Bisogna dunque sostituire interi pezzi dello schema, invertire le ascisse del diagramma.
Se si parte da questi due presupposti e cio che 1) La letteratura italiana
non pu essere associata alla storia etica e civile della nazione italiana (anche
se ovviamente ha con essa rapporti); 2) Non necessariamente la grande letteratura nasce da una grande vita morale, si pu arrivare finalmente a
capire che laspetto veramente progressivo della letteratura italiana, la sua
autentica gloria in cospetto al mondo, la creazione (a partire da Dante, non
escluso) di quel gigantesco sistema delle forme, di quellaffascinante proposta
di vita per mezzo di segni, che dispiega fra Trecento e Seicento, attraverso e
anche nonostante le crisi sociali e politiche pi acute, la sua fase di maggiore
produttivit e prestigio europeo.29
Al diagramma di Dionisotti, contrapposto a quello di De Sanctis, invece dedicata totalmente lintroduzione alla Storia e geografia della letteratura
italiana 30, la serie con cui la Letteratura italiana Einaudi risolve, in una serie
concepita originariamente come esclusivamente tematica (iscritta in parte sotto
il modello dellEnciclopedia Einaudi iniziata nel 1977 e diretta da Ruggiero
Romano, e in parte sotto la Letteratura europea e Medio Evo latino di Curtius),
il problema di una storia della letteratura italiana integrata alla serie tematica,
che gi proponeva implicitamente unimmagine radicalmente ribaltata del
nostro passato letterario e della sua periodizzazione, fondato, almeno nella
prospettiva del prefatore, pi sulla coscienza della Krisis europea (e quindi su
Curtius) che non sulle pi recenti metodologie critiche (formalistiche e semiologiche, cui si riferiva invece Asor Rosa), pur esse conseguenza particolare
della pi generale Crisi della cultura umanistica:
Con questo volume inizia la parte conclusiva, dedicata riprendendo una
nota analisi di Carlo Dionisotti alla Storia e geografia della letteratura italia29. Ibid.
30. R. Antonelli, Storia e geografia, tempo e spazio nellindagine letteraria, in Letteratura italiana, Storia e geografia I. Let medievale, Torino: Einaudi, 1987, p. 5-26.
Roberto Antonelli
na. La storia della letteratura unilineare (fondata su una successione cronologica ordinata di cause ed effetti, spesso progressivi, posti sotto la regia
di un unico principio ispiratore), viene sostituita da un modello articolato di
realt storico-geografiche, non esaminate in quanto semplici premesse, con
torni o conferme della letteratura nazionale post-unitaria. Per di pi la stessa
Storia e geografia a sua volta concepita come un insieme modulare da porre
in correlazione e in reazione con tutte le analisi trasversali contenute nei
volumi della precedente sezione tematica.
La novit complessiva del progetto dest, alla pubblicazione del primo
volume [...], molte e vive discussioni, legate al definitivo abbandono del modello storiografico prevalente, quello desanctisiano, e alla proposta di un diverso
modo di fare storia letteraria e di concepire la letteratura, che teneva ormai
conto, nellassumere il testo a polo primario della ricerca, del dibattito novecentesco intorno alla teoria e ai metodi letterari, specie in ambito linguisticoformale e semiologico.
[...] Implicitamente, ma non tanto, i sei volumi gi pubblicati della Letteratura italiana propongono unimmagine radicalmente ribaltata del nostro passato letterario e della sua periodizzazione. Nello stesso rifiuto della storia crono
logica progressivamente ordinata e nella dissezione del materiale storico per tagli
trasversali, uno dei punti focali dellellissi, quello decisivo, consapevolmente
piantato nel Novecento: appunto il nostro presente, ivi compresa la sua progettualit di futuro. La periodizzazione conseguente riconosce e costituisce il
sistema letterario italiano in un unico insieme, sia pure scandito da tempi interni. Se ci si fosse per limitati a questa quasi inevitabile constatazione si sarebbe
proposta soltanto una versione lievemente aggiornata e forse banalizzata del nesso
passato-presente, storia-politica, pensiero-azione. Il fatto che tale periodizzazione non solo fa centro sulla soggettivit situazionale e storico-politica degli
autori e dei lettori della Letteratura italiana, ma identifica in tale soggettivit
lesito nuovo radicalmente diverso, per quanto ancora fluido e transitorio, di un
evento catastrofico e di una crisi: la perdita delle certezze e delloggettivit
dei Valori (e dei metodi) e la contemporanea nascita e sviluppo della moderna
cultura di massa. La riaggregazione di tutto quanto precede in un sistema diverso e globalmente unitario ne la logica conseguenza.
Potr apparire ancora oggi sorprendente una concezione storiografico-
letteraria che leghi in un unico blocco tutta la letteratura italiana (e occiden
tale), dalle origini delle moderne letterature volgari alla nascita e allo sviluppo
della cultura di massa.
[...] certo per che nella coscienza e nella prassi della parte pi significativa e alta della grande letteratura e critica europea proprio tra la fine
dellOttocento e gli anni 30 del Novecento, nel cuore del moderno, che si
situa la crisi che muta organicamente (e geneticamente) i termini stessi della
letteratura e del fare letterario, creativo e critico.
Senza le riflessioni che tale situazione nuova ha determinato nelle zone
pi varie della letteratura e della cultura, ivi compresa quella apparentemente pi protetta e lontana, la storiografia e la teoria letteraria, altrettanto
certo che la Letteratura italiana Einaudi, in quanto struttura formale e metodologica e in quanto progetto di ricerca, non sarebbe nata o avrebbe comunque assunto forme molto diverse.
La questione dunque del modello De Sanctis a questo punto non riguarda pi immediatamente il versante politico-culturale (anche se in effetti si
contrappone alla politica-culturale del PCI nel dopoguerra e negli anni Cinquanta), ma il modello storiografico e i suoi presupposti, certamente anchessi latamente definibili come politico-culturali, come ogni atto storico-critico,
ma innanzitutto teorici e storici: unitario/lineare (alla De Sanctis, o comunque
al modo storicistico evenemenziale) o diacronico-tematico (alla Curtius) e
storico-geografico (alla Dionisotti)? Riguarda, in definitiva, due diverse concezioni dello spazio e del tempo. Cosa sottende la concezione riflessa nella
Letteratura Einaudi? Certamente la crisi dellintellettuale post-68 (la Letteratura Einaudi messa in cantiere in unaltra data fatidica per lItalia, il 1977)
e il processo dindustrializzazione e proletarizzazione dei paesi a capitalismo
avanzato: conseguentemente ha come punto di partenza il tema del Caos e
della Krisis e le risposte date alla crisi dalla cultura europea sul piano interpretativo: dalla longue dure alle periodizzazioni e tematizzazioni lunghe,
volte a capire le permanenze strutturali e a proiettarle sul futuro. Quanto a
dire, come in Reinhart Koselleck, una riflessione sull idea del tempo storiografico.
Negli anni pi recenti si tentato di ripristinare, talvolta anche per banali
motivi di mercato editoriale, un modello storiografico pi semplice, fondato
su uno storicismo lineare, non pi desanctisiano, ma comunque di stampo
originariamente ottocentesco: il caso della Storia della letteratura italiana,
diretta per le edizioni Salerno da Enrico Malato (iniziata nel 1995), dove
peraltro, accanto alla consapevole ed esplicita ripresa della tradizione (tanto da
far apparire inopportuna unampia disquisizione teorica preliminare), si d
spazio anche alla questione del policentrismo italiano e si allarga lorizzonte
alla storia delle istituzioni e alle connessioni fra letteratura e altre arti:
In questa prospettiva qui appena schematizzata: ma parsa inopportuna
unampia disquisizione teorica preliminare, quasi a giustificazione del lavoro
che si presenta stata giudicata, pi che possibile, necessaria una nuova
Storia della Letteratura Italiana che, strutturata in modo tradizionale, si
distinguesse da altre esistenti per la diversa articolazione interna della materia
e per il p ampio orizzonte entro il quale i fatti letterari vengono indagati e
ricostruiti. Avvicinandosi una scadenza la fine del millennio che sar
comunque unoccasione di consuntivi e di bilanci, mentre la suggestione delle
mode ideologiche e lesasperata ricerca del nuovo ha portato altrove alla
decomposizione e di fatto alla dissoluzione del quadro storico, sempre pi
pressante e perentoria si avvertita lesigenza di ricomporre quel quadro, di
ridisegnare un diagramma lungo il quale potesse utilmente svilupparsi la ricerca sui testi e sui rispettivi percorsi, dalla produzione e circolazione alla ricezione e attualzzazione, intesi come tracciato dei percorsi della civilt italiana.
[...] La Storia della Letteratura Italiana che qui si presenta va dunque intesa come storia della civilt letteraria se non, tout court, come storia della
civilt italiana. La storia letteraria viene ripercorsa sullo sfondo e nelle necessarie connessioni non soltanto soprattutto in alcuni particolari momenti
storici con la storia della lingua, ma altres con la storia dellarte, la storia
Roberto Antonelli
della musica, la storia del pensiero e in generale la storia della cultura, considerata anche nei suoi rapporti di scambio con le altre culture europee (e,
quando sia il caso, extraeuropee), nonch con la storia dei fatti e delle istituzioni politiche, alla quale le vicende della cultura sono sempre levate e dalla
quale sono spesso orientate e condizionate. Una specifica attenzione riservata ai modi della tradizione e della ricezione dei testi e ai connotati regionali
della letteratura italiana, recuperando se e quando possibile aspetti e momenti della cultura popolare accanto a quelli della tradizione aulica.31
tari, ovvero nel loro ambiente effettivo di produzione e fruizione, senza schiacciarli sulla ricostruzione compiuta dalla storiografia risorgimentale e
postunitaria, ma senza sottovalutare limportanza del ruolo svolto dalla lingua
e dalla letteratura nella costruzione dellidentit italiana. Si cos rispettata,
rendendola evidente, quella dialettica fra centri italiani (cittadini e regional),
Stati nazionali ed Europa che costituisce oggi, come gi in Italia al momento
dellUnit, un dato di fatto e insieme uno dei nodi problematici dellunt
culturale e politica europea.32
Mai come in questo momento, a 150 anni dalla raggiunta unit dItalia e
in una nuova crisi europea, stavolta e per ora fortunatamente solo economica,
necessario riconsiderare, necessario che soprattutto i giovani riconsiderino,
per riprendere Dionisotti, come e perch lItalia e lEuropa siano state fatte
e quale ruolo possa giocare la letteratura in questa nuova situazione.
32. Roberto Antonelli-Maria Serena Sapegno, LEuropa degli scrittori. Storia, centri, testi della
letteratura italiana ed europea, 1a. Dalle origini al Trecento: la formazione del canone, p. iv-v.