Sacra Della Primavera Teatro Fenice
Sacra Della Primavera Teatro Fenice
Sacra Della Primavera Teatro Fenice
Proiezione video dei 3 balletti ispirati a La sagra della primavera con le coreografie di
Parte I
L'adorazione della Terra
Introduzione
Gli auguri primaverili danze delle adolescenti
Gioco del rapimento
Danze primaverili
Gioco delle trib rivali corteo del saggio il saggio
Danza della terra
La sagra della primavera (titolo originale Le sacre du printemps) un balletto rappresentato per
la prima volta a Parigi il 29 maggio 1913 al Thtre des Champs-Elyses dai Balletti russi
di Sergej Diaghilev, su musica di Igor Stravinsky, con scenografie di Nikolaj Konstantinovi
Roerich e per la coreografia di Vaclav Nijinskij.
La traduzione di "sagra" calcata su "sacre" non fedele all'originale, perch il significato
del termine francese "rituale": una traduzione basata solo sul significato sarebbe
dunque "Il rituale della primavera".
Parte II
Introduzione
Cerchi misteriosi delle adolescenti
Glorificazione dell'Eletta
Evocazione degli antenati
Azione rituale degli antenati
Danza sacrificale (l'Eletta)
Soggetto
Il balletto inscena un rito sacrificale pagano nella Russia antica all'inizio della primavera,
nel quale un'adolescente veniva scelta per ballare fino alla morte con lo scopo di
propiziare la benevolenza degli dei in vista della nuova stagione.
L'aperto richiamo alla Russia comunque decisivo per chi volesse meglio comprendere il
carattere del lavoro: risalendo oltre la civilt dell'uomo moderno, distruggendo l'ordine
delle forme tradizionali, Stravinsky intese ricreare un mondo barbarico e primitivo, in un
clima rituale pagano che sfocia in una rissa demoniaca.
Organico orchestrale:
Utile senz'altro uno sguardo anche all'organico strumentale previsto in partitura:
1 Ottavino (flauto piccolo)
3 Flauti (il terzo raddoppia un secondo ottavino)
1 Corno inglese
4 Oboi (il quarto raddoppia un secondo corno inglese)
1 Clarinetto piccolo in Re che raddoppia un clarinetto in Mi bemolle
2 Clarinetti in Si bemolle
1 Clarinetto basso in Si bemolle
1 Clarinetto in La che raddoppia un secondo clarinetto basso
1 Controfagotto
4 Fagotti (il quarto raddoppia un secondo Controfagotto)
8 Corni francesi (il settimo e lottavo raddoppiano una tuba tenore in Si bemolle)
1 Tromba piccola in Re
4 Trombe in Do (la quarta raddoppia una tromba bassa in Mi bemolle)
3 Tromboni
2 Tube basso
2 Tube tenori in Si bemolle
1 Sezione di Archi completa
1 Sezione di Percussioni composta da una grancassa, tam-tam, triangolo, tamburello
basco, guiro, cimbali antichi il La bemolle e Si bemolle.
1 Set di Timpani composto da un timpano molto piccolo per ottenere sonorit acute fino
al Si, due timpani piccoli e due grandi, per la maggior parte dellopera viene impiegato un
solo timpanista.
Sarebbe vano cercarvi o aspettarsi altro. proprio questa costruzione, questo ordine
raggiunto che produce in noi un'emozione di un carattere del tutto particolare, che non
ha niente in comune con le nostre sensazioni correnti e le nostre reazioni dovute a
impressioni della vita quotidiana. Non si potrebbe meglio precisare la sensazione
prodotta dalla musica che identificandola con quella prodotta dalla contemplazione delle
forme architettoniche. Lo capiva bene Goethe che diceva l'architettura essere una musica
pietrificata. Questi ed altri concetti di estetica musicale Stravinsky espresse in alcune
pubblicazioni, fra le quali ricordiamo Chroniques de ma vie del 1936 e Poetique
musicale del 1942. L'ultima importante opera della maturit stravinskyana sono i tre
madrigali del 1960 Monumento per Gesualdo da Venosa ad CD annum. Pressoch inattivo negli
ultimi anni della sua vita, Igor Stravinsky mori a New York il 6 giugno 1971 e volle essere
sepolto a Venezia, al San Michele, vicino alla tomba di Diaghilev. Era legato alla citt di
Venezia da un rapporto magico e vi trascorse in varie occasioni lunghi periodi. Nel 1925
esegu al Teatro La Fenice la Sonata per pianoforte in occasione del Festival della Societ
internazionale di musica contemporanea. Alla Fenice ebbe luogo la prima della Carriera di
un libertino, l'11 settembre 1951 e a San Marco quella del Canticum Sacrum del 13 settembre
1956, entrambe dirette dallo stesso Stravinsky.
Tratto da: Guida allascolto per studenti di scuola media superiore e universit, sale apollinee marted 7 aprile
1987. ore 16,30, a cura di Laura Cesari, invito allopera, 1792-1992, El amor Brujo, El Corregidor y la Molinera,
La vida breve di Mauel de Falla, Lhistoire du Soldat di Igor Stravinskij, Teatro La Fenice.
fiasco alla coreografia di Nijinskij, ritenendola inutilmente complicata. Molti anni prima
delle Chroniques aveva invece espresso giudizi positivi; ma qui ora interessa la descrizione
del suo ideale di coreografia:
Mi raffiguravo l'aspetto scenico dell'opera come una serie di movimenti ritmici di estrema semplicit,
eseguiti da compatti blocchi umani, d'effetto immediato sullo spettatore, senza minuzie superflue e
complicazioni che tradissero lo sforzo.
Mentre a San Pietroburgo stavo terminando le ultime pagine dell'Uccello di fuoco, un giorno, in modo
assolutamente inatteso, perch il mio spirito era occupato allora in cose del tutto diverse, intravidi
nella mia immaginazione lo spettacolo di un grande rito pagano: i vecchi saggi seduti in cerchio che
osservano la danza fino alla morte di una giovinetta che essi sacrificano per rendersi propizio il dio
della primavera. Fu il tema del Sacre du printemps. Confesso che questa visione mi impression
fortemente, tanto che ne parlai subito al pittore Nikolaj Roerich ... A Parigi parlai pure con Diaghilev,
che si entusiasm subito.
Igor Stravinsky
Nikolaj Roerich
Sembra che la coreografia sia stata oggetto di totale incomprensione e abbia avuto un
peso determinante nell'insuccesso della serata; ma non difficile riconoscere anche nella
musica caratteri che, al suo primo apparire, potevano suscitare scandalo: nella sua
brutale violenza, nello scatenamento di forze selvagge i contemporanei poterono ravvisare
lo sconvolgimento di tutti i canoni di bellezza e di gusto tradizionali, tanto da fare del
Sacre quasi l'emblema delle avanguardie musicali del tempo. Si parl di partitura fauve
per la violenza dei colori, per il massiccio impatto fonico di alcune pagine, e si avvert
come una scossa la prepotente immediatezza con cui irrompeva il gusto per un
primitivismo barbarico che nel volgere di qualche anno sarebbe divenuto di moda. Fin
dalla prima esecuzione in concerto il Sacre conobbe soltanto successi trionfali.
Pi dei balletti precedenti il Sacre definisce con matura originalit il carattere del
nazionalismo stravinskiano, il vagheggiamento in una dimensione mitica e ancestrale della
vera Russia, mondo arcaico fuori dalla storia, quella vera Russia di cui ci parla in una
preziosa testimonianza Ferdinand Ramuz, quella che si vede nascere confusamente e
magnificamente carica di impurit nel Sacre e che poi sarebbe apparsa nel suo volto
'contadino' e 'cristiano' nelle Noces.
All'evocazione di questo mito culturale mira dunque il nazionalismo stravinskiano,
radicando la propria prospettiva nella cultura del Decadentismo. Stravinsky sostenne di
aver citato un solo tema popolare, la celebre melodia lituana intonata all'inizio dal
fagotto (piegato ad un esito sonoro dal colore originale: si dice che Saint-Saens fosse
rimasto particolarmente sconcertato e irritato perch non aveva riconosciuto il fagotto
nelle prime battute). Richard Taruskin ha dimostrato che nella partitura sono invece
numerosi i temi o i frammenti motivici che rimandano a fonti popolari, per lo pi
radicalmente rielaborate, non oggetto di compiaciuta citazione (come era accaduto
talvolta nel nazionalismo musicale russo ottocentesco).
Non difficile comprendere le ragioni della significativa dissimulazione di Stravinsky, che
manipol spesso i suoi ricordi in funzione delle esigenze del momento: si preoccupava di
porre in ombra le profonde radici nazionali del balletto, in senso musicale e culturale,
evitando anche di ricordare il rapporto fra la concezione del Sacre e il mito dell'antichit
pagana quale appariva agli occhi degli artisti russi pi sensibili e inquieti nel periodo
compreso fra la rivoluzione del 1905 e quella del 1917.
Negli anni fra le due guerre Stravinsky dissimulava queste radici per proporsi come autore
'europeo' e accreditava una immagine del Sacre nato dal nulla, nascondendo anche i
rapporti del suo linguaggio armonico con qualche aspetto della musica di RimskijjKorsakov e il suo uso della scala ottatonica (sottoposta a nuove, pi complesse
manipolazioni).
Naturalmente la comprensione del contesto musicale e culturale in cui il Sacre nacque non
toglie nulla alla modernit di questo capolavoro, alla capacit di Stravinsky di reinventare
e ricondurre a rigorosa astrazione i materiali folclorici che aveva tenuto presenti, nel
soggetto come nella musica.
Serge Diaghilev
La sconvolgente forza del Sacre nasce anche dal modo in cui tutti gli aspetti del linguaggio
contribuiscono ad esaltare l'invenzione ritmica. Il gigantesco organico orchestrale
trattato in modo da scatenare sonorit di inaudita violenza: talvolta appare come un
mastodontico strumento a percussione e genera pietrificati blocchi sonori. L'invenzione
ritmica presenta una ricchezza e intensit senza precedenti nella musica occidentale, tali
da suscitare molti decenni dopo l'interesse e l'ammirazione di Pierre Boulez, che al Sacre
ha dedicato una famosa analisi.
Osserva fra l'altro Boulez:
Con Stravinsky la preminenza del ritmo rivelata dalla riduzione di polifonia e armonia a funzioni
subordinate. L'esempio estremo e pi caratteristico di questa situazione dato dalle Danses des
adolescentes dove un solo accordo contiene, letteralmente, l'intera invenzione. Ridotta alla sua espressione
pi semplice l'armonia serve da materiale per un'elaborazione ritmica che viene percepita attraverso gli
accenti [ ... ]. Prima di chiederci che accordo stiamo ascoltando avvertiamo l'impulso prodotto da
quell'accordo. La Glorifcation de l'lue o la Danse sacrale, sebbene si presentino in vesti meno
semplificate, ci colpiscono all'inizio nello stesso modo; poich, oltre ai frammenti melodici (che la
ripetizione ci consente di afferrare e di neutralizzare con la stessa velocit) ci che sentiamo l'impulso
ritmico allo stato puro.
Boulez parla di frammenti melodici, e anche rispetto alla incisiva brevit delle melodie di
Petruska la partitura del Sacre tende a compiere una netta riduzione, puntando su cellule
elementari, che a volte sono quasi risucchiate nell'andamento complessivo. Anche per
questo i singoli episodi in cui si articolano le due parti del balletto appaiono assai meno
individuati dei quadri di Petruska, nel senso che mirano a fondersi in una successione di
sezioni strettamente legate: non c' del resto una vera e propria narrazione nella
evocazione del rito ancestrale. Le due parti presentano a grandi linee un percorso simile,
dalla calma sospesa dell'inizio, attraverso un alternarsi di contrasti tra zone di quiete ed
episodi di crescente tensione, fino al culmine di intensit segnato dalle sezioni finali, dove
sembra giungere al limite estremo il progressivo scatenamento di energie.
L'accordo, che si trova una battuta prima dellinizio della Danza della terra ,
costituito dalla sovrapposizione di tre triadi (Do minore, Si minore, La bemolle maggiore)
di cui due sono a distanza di semitono. Tale aggregazione potrebbe produrre un effetto di
confusione armonica, in quanto sono presenti quasi tutti i suoni della scala cromatica.
Ma l'alchimia armonico-timbrica, per la quale gli intervalli ampi sono prevalenti nel
registro grave degli archi mentre i piccoli nel registro acuto, fa si che l'accordo si carichi di
una profondit misteriosa, come il rito che sta per evocare.
In altri punti (per esempio all'inizio dei Cerchi misteriosi degli adolescenti) la
politonalit fa collimare l'intervallo di semitono non tra le fondamentali dei due accordi,
ma tra le medianti, ossia le terze, quegli intervalli che caratterizzano la modalit: per cui la
tensione che si crea ancor pi esasperata.
Dal punto di vista metrico-ritmico, Stravinsky sembra non concedere pi nulla alla
regolarit della scansione; e anche quando appare una normale successione di crome in
2/4 (come nella gi citata Danza degli adolescenti) questa viene contraddetta dalla
disposizione degli accenti, posti prevalentemente sui tempi deboli.
Come in armonia troviamo spesso l'ambiguit tra modo maggiore e minore, nel ritmo
troviamo l'ambiguit tra tempo forte e tempo debole, sia quando quest'ultimo viene
accentuato, sia quando le successioni di misure binarie e misure ternarie propongono un
continuo mutamento di scansione, tale da spiazzare ogni tentativo dell'ascoltatore di
cogliere una certa uniformit metrica.
Di ci l'esempio pi eclatante si trova nella Danza sacrale dell'eletta, in cui le battute
sono cos disposte: 3/16; 2/16; 3/16; 3/16; 2/8; 2/16 ...
L'alternanza 3 - 2, pur non essendo regolare, pressoch costante; in questo modo quello
che era un levare nella battuta precedente, diviene battere nella successiva, e cos via.
Talora una stessa battuta di ritmo ternario (6/8) viene improvvisamente interpretata, a
parit di valori, come binaria (3/4), per esempio alla fine del Gioco del rapimento. Se
tutti questi sfasamenti ritmici inibiscono ogni possibilit di seguire degli schemi regolari,
nel contempo l'effetto prodotto non per nulla artificioso, meccanico e innaturale. E si
racconta che persino Stravinsky inizialmente eseguisse al pianoforte questi brani senza
rendersi conto dell'effettivo valore metrico. Tutta la partitura sembra generata da
un'energia vitale spontanea pi che da un vero e proprio progetto programmato. Lo
conferma lo stesso compositore:
trillo del flauto introduce le Ronde primaverili , in cui quel motivo pucciniano viene
ripreso dall'orchestra in una parossistica pienezza timbrica e politonale, con l'opportuna
aggiunta dei pesanti colpi di tam-tam a scandire il tempo.
A una frammentaria ripresa del Jeu du rapt e della melodia introduttiva dei clarinetti, segue
il Gioco delle citt rivali , basato sul frenetico e violento scontro tra due melodie: quella
iniziale di corni e fagotti e quella annunciata timidamente a canone dai legni. Il massimo
della tensione si raggiunge quando a questo tumulto si sovrappone, in tonalit diversa, la
melodia del Corteo del saggio , affidata alle tube, alla quale poi tutta l'orchestra si
adegua in un assordante insieme sonoro (proprio come i gruppi rivali si aggregano al
corteo).
Un brevissimo Lento fa da transizione alla Danza della terra: nel silenzio generale il
saggio d il via al rito dell'adorazione della terra. Sono quattro semplici battute con pochi
strumenti, eppure l'effetto stupefacente e a stento si riconoscono i singoli timbri:
fagotto e controfagotto suonano un pedale sulle note acute (con basso Si bemolle), sul
quale si odono dei rintocchi di timpani, controfagotto (sul Fa acuto) e contrabbasso (sul
Fa acuto con sordina); a questo strano impasto fa dapendant, agli archi, quello strano
accordo politonale in pi-che-pianissimo di cui abbiamo parlato in precedenza. A
conclusione della prima parte abbiamo la Danza della terra, in cui la sfrenatezza ritmica
prevale su qualsiasi connotazione melodica e armonica. la danza che preannuncia la
danza mortale dell'eletta.
Non seguii nessun sistema particolare nella composizione del Sacre du printemps. ( ... ) Mi era
di aiuto il solo orecchio. Sentivo e scrivevo ci che sentivo. [8]
Anche dal punto di vista timbrico le innovazioni sono rilevanti: l'orchestra impiegata
mastodontica, nonostante le iniziali titubanze di Diaghilev a concederla. Sono previsti fra
l'altro ben otto corni, il flauto in Sol, due tube tenori, una massiccia sezione di
percussioni. L'impiego di questa imponente massa orchestrale, spesso sfruttata nella sua
totalit e in pi-che-fortissimo, per di tipo radicalmente antiromantico e
antiimpressionista: per la funzione melodica vengono preferiti i legni e gli ottoni agli archi;
questi ultimi vengono impiegati spesso in modo percussivo, con arcate brevi e secche su
note ribattute, o addirittura percuotendo le corde con il legno dell'archetto. Anche i
singoli strumenti vengono usati in senso del tutto antitradizionale, non senza difficolt
per gli esecutori: il fagotto nel registro acuto, il flauto nel grave, note tenute sugli
armonici, ecc. Gli impasti sono inusuali, talora stridenti, in opposizione al flou
impressionista. Anche in questo caso l'intento di far risultare un timbro scabro e
selvaggio, lontano dalle abitudini del nostro orecchio e della nostra cultura.
La sagra della primavera, Quadri della Russia pagana come sottotitolo, non ha un vero e
proprio svolgimento drammatico. Si divide in due parti: L'adorazione della terra e Il
sacrificio. La prima parte inizia con un a- solo del fagotto nel registro acuto. La melodia
un canto lituano, unico canto originale folklorico di tutto il pezzo; il sapore arcaico di
questa Introduzione dato, oltre che dal timbro, anche dall'irregolarit metrica della
melodia e dal contrappunto dissonante degli altri strumenti che, a poco a poco, si
aggiungono al fagotto: rispettivamente corno, clarinetti, corno inglese, oboi, violini,
flauti, fino alla piena orchestra, riprendendo frammenti del canto lituano e aggiungendo
in sovrapposizione nuovi incisi melodici; dice Stravinsky:
Era nelle mie intenzioni che il Preludio dovesse rappresentare il risveglio della natura, lo stridere,
il rosicchiare, il dimenarsi di uccelli e bestie. [9]
Alla fine di questo Preludio tace di colpo l'intera orchestra, lasciando solo il fagotto a
terminare la sua melopea. Il pizzicato dei violini introduce quell'elemento melodico (Si
bemolle - Re bemolle - Mi bemolle) che, come un meccanismo d'orologeria, costituisce la
base del primo quadro: Gli auguri primaverili - Danza degli adolescenti. Sull'ostinato
ritmico stabilito dagli archi vengono esposti tre temi abbastanza regolari, il primo
inizialmente affidato ai fagotti e poi ripreso a canone, il secondo introdotto dai corni, il
terzo, che anticipa le Ronde primaverili , dalle trombe. questo un motivo che
Stravinsky paragona a Tu che di gel sei cinta, l'aria di Liu della Turandot di Puccini. Un
possente crescendo orchestrale porta al secondo quadro, Il gioco del rapimento , un
pezzo di virtuosismo orchestrale e di grande effetto sonoro. Un tema dei clarinetti sul
8
NOTE
[1] I. Stravinsky, Cronache della mia vita, cit., p. 32.
[2] Citato in E. W. White, Stravinsky, trad. di Maurizio Papini, Milano 1983", p. 243.
[3] I. Stravinsky, Cronache della mia vita, cit., p. 48.
[4] Citato in White, cit., pp. 45-46. 5 Ib., p. 46.
[5] Ib. p. 46
[6] Ib.
[7] E. Ansermet, Les fondaments de la musique dans la conscience humaine, Neuchatel 1962, citato in
White, cit., p. 246.
[8] IGOR Stravinsky - R. Craft, Colloqui ... , cit., p. 336.
[9] Ib., p. 331.
[10] Simili descrizioni della morte sono frequenti nei poemi omerici.
[11] Cfr. T. W. Adorno, Filosofia della musica moderna, trad. di Giacomo Manzoni, Torino 1975.
[12] I. Stravinsky - R. Craft, Colloqui ... , cit., p. 123.
[13] Cfr. ib. pp. 77 (sulla metrica), 86 (su Dallapiccola) e 170 (su Varse).
[14] Cfr. J. Cocteau, Le Coq et l'Arlequin, Ed. de la Sirne, Paris 1918.
[15] Cfr. P. Boulez, Schonberg morto (1952), in Relevs d'apprenti, Parigi 1966 (Note di apprendistato,
trad. di Luigi Bonino Savarino, Torino 1968).
La risonanza, nel bene e nel male, della Sagra della primavera cominci come abbiam visto
fin dall'esecuzione della prima nota dell'opera; ma in ogni caso ci si rese conto di trovarsi
di fronte a un'opera straordinaria, e come tale fu considerata a livello interpretativo:
molti tra i migliori direttori d'orchestra, da Ansermet in poi, hanno alloro attivo
un'esecuzione della Sagra, che per le sue precipue difficolt ritmiche inaugura quello che
un vero e proprio virtuosismo direttoriale. La coreografia di Nijinskij, per quanto geniale,
fu subito archiviata per le difficolt di realizzazione, mentre nel 1920 Diaghilev incaric il
giovanissimo Lonide Massine per una nuova, che lo stesso Stravinsky ritenne eccellente
, incomparabilmente pi chiara di quella di Nijinskij. [12]
Altri grandi coreografi si sono cimentati nel riscrivere il capolavoro stravinskiano, tra cui
Pina Bausch, che ne ha fatto una versione espressionisticamente drammatica, con gesti
intensi, marcati, fortemente interiorizzati, con un serio impegno-di aderenza alla musica.
Nel 1959 Maurice Bjart non ha risparmiato neanche la Sagra dalle sue estrose e personali
reinvenzioni: il coreografo francese ha eliminato quello che era l'aspetto essenziale
dell'originale stravinskiano nijinskijano, l'elemento archeologico e barbarico, per
sostituirvi una ottimistica apoteosi della vita e dell'amore, in cui i tipici ritmi, aggressivi e
crudeli, vengono banalmente interpretati come sensuali pulsazioni corporee: una
realizzazione di grande originalit ed efficacia spettacolare, ma che si sarebbe forse
meglio attagliata a un altro tipo di musica.
Infine accenniamo alle influenze che la Sagra ha apportato alla musica contemporanea,
influenze che lo stesso Stravinsky ha avuto pi volte occasione di rilevare: [13]le prime
avanguardie, e non solo quelle musicali, [14] ne hanno recepito lo spirito trasgressivo e
antiborghese. D'altro lato le avanguardie post-weberniane hanno isolato alcuni elementi
innovativi, come le irregolarit metriche e le sperimentazioni timbriche, concordando solo
in parte con la stigmatizzazione ideologica di Adorno. Significativa la posizione di Pierre
Boulez, il quale, soprattutto in opere come Marteau sans maitre (1954) e la Seconda Sonata
(1948), nonch nei suoi scritti teorici, ha rivalutato il vitalismo della Sagra all'interno di un
ambito teorico strutturalistico, giungendo persino a rinnegare il padre del rigorismo
dodecafonico novecentesco, Arnold Schoenberg, e capovolgendo cos la concezione
dualistica di Adorno. [15] Ci infine dimostra che dal punto di vista o coreografico, o
musicale, o filosofico le interpretazioni di un'opera possono essere le pi svariate, talora
totalmente opposte: il destino questo degli autentici capolavori.
Tratto da: I balletti di Igor Stravinsky, Carlo Migliaccio, Cicli musicali, Mursia 1992
9
che portava i suoi ferventi adoratori a considerare ogni suo nuovo ruolo come
un'ulteriore manifestazione di genialit.
Secondo una delle pi autorevoli biografe di Nijinskij, Vera Krasovskaja, la sua
interpretazione di Albrecht in Giselle meglio di ogni altra parte esprimeva la sensazione di
un eroe vinto, nella sua solitudine. Secondo altri, compresa Anna Pavlova che lo chiamava
"il cagnolino di Diaghilev", Nijinskij espresse il meglio di s in Petruska, Tyl Eulenspiegel e
come Schiavo d'oro in Shhrazade.
fuor di dubbio che Nijinskij fu un danzatore inclassificabile. Le sue gambe corte e
muscolose, cos come il suo volto orientale e la bocca femminile, lo rendevano inadatto ai
ruoli di eroe romantico.
Figlio dei ballerini polacchi Thomas Nijinskij ed Eleonora Bereda, Vaclav crebbe allevato
dalla madre che nel 1898 lo fece entrare alla Scuola Teatrale Imperiale. Studi nelle classi
dei fratelli Legat, si guadagn la borsa di studio Didelot, pass poi alla classe di Michail
Obuchov e divenne presto l'argomento del giorno di Pietroburgo quando, nel 1906, con
Vera Trefilova in alternanza con Anna Pavlova danz nel divertissement del Don Giovanni di
Mozart. L'anno successivo brill nello spettacolo di fine corso nel Volo della farfalla di
Fokine.
Ancora prima che entrasse nella compagnia del Mariinskij, Obuchov mostr in pi
occasioni il suo prestigioso allievo in vari passi a due e passi a quattro, mentre un critico
gi lodava il suo salto enorme, il suo straordinario ballon col quale sembra volare in aria
come un uccello.
Nel maggio del 1907 Nijinskij entra al Mariinskij come solista. Il suo modo di
accompagnare la partner nella danza con forza ed esuberanza gli guadagna la simpatia
delle principali ballerine come Lidija Kjast, Tamara Karsavina, Julija Sedova. Alla fine della
stagione ebbe il ruolo di Colin nella Fille mal garde e del principe nel Principe giardiniere con
Matilda Ksesinskaja, entusiasmando i critici per i suoi entrechats huit e per il suo ballon.
Sulla base delle recensioni, all'inizio della sua carriera Nijinskij sembra impressionare i
critici pi per la sua tecnica brillante che per la teatralit dell'interpretazione. Nel
novembre del 1907 conquist i ballettomani di Pietroburgo con i suoi briss vols
nell'Uccello azzurro dalla Bella addormentata. Doveva essere questo il primo ruolo in cui
l'approccio innovativo e rivoluzionario del diciottenne Nijinskij appariva evidente.
Bronislava Nijinska racconta questa interpretazione descrivendola come uno dei momenti
pi importanti della storia del balletto: Le sue ali da uccello facevano parte del suo
corpo ... il movimento del suo corpo era quello di un uccello in volo ... . Ancora la
Nijinska l'unica fra i contemporanei che analizza con profondit il nuovo stile di danzare
del fratello che sarebbe diventato un tratto fondamentale del balletto classico del XX
secolo: Era impossibile cogliere il momento in cui terminava un passo per incominciare
quello successivo. Tutta la preparazione veniva concentrata nel tempo pi breve possibile
proprio nel momento in cui il piede toccava il palcoscenico ... Dopo ogni entrechat
sembrava che neppure scendesse a toccare terra, era un glissando continuo in cui tutti gli
entrechats si mescolavano insieme in un volo verso l'alto.
Dal novembre del 1907 al marzo del 1908 Fokine fece in modo di far provare a Nijinsky
due nuovi ruoli: lo Schiavo bianco nel Padiglione di Armida e lo Schiavo nero nelle Notti
egiziane (che sarebbe poi diventato Cleopatra). Curiosamente questi due ruoli, con cui
Nijinskij avrebbe entusiasmato il pubblico parigino nel 1909, passarono inosservati in
Russia. Forse questa abilit di Nijinskij di investire i ruoli delle sue fantasie sensuali era
ancora sopita, oppure il Balletto Imperiale, con il suo ideale di asessualit, pu avere
respinto questo aspetto. Sulla scena del Mariinskij era considerato soprattutto un
previsto anche che avrebbe danzato Albrecht in Giselle e due ruoli miniatura nel
divertissement Les orientales (basato su musica di Grieg e Sinding) che fu dato in prima a
Pietroburgo nel febbraio del 1910.
La seconda stagione parigina pose l'accento sulla capacit di Nijinskij di trasmettere non
tanto le caratteristiche di singoli personaggi, quanto stati d'animo non completamente
determinati di questi personaggi: per esempio il sognante sonnambulismo nelle Silfidi,
l'animalesca forza della natura in Shhrazade.
Come notava il critico Svetlov, tornato in Russia da Parigi, che cosa avrebbe riservato il
Mariinskij a un Nijinskij lodato e osannato dalla critica in Occidente, se non un repertorio
vecchio e mummificato? Cavalieri senza significato utili soltanto a fare da porteur alle
prime ballerine? E infatti Nijinskij ritardava il suo rientro per l'inizio della stagione del
1910 al Mariinskij, tanto che il teatro gli sospese lo stipendio. Torn soltanto nel gennaio
del 1911, e fu per l'ultima volta, sul palcoscenico del Teatro Imperiale. Il suo Albrecht, in
Giselle, provoc uno scandalo. La severa zarina madre Maria Fedorovna, la cui pruderie
vittoriana era pari soltanto all'ignoranza, si alz indignata alla vista della calzamaglia
gialla di Nijinskij, sulla quale non aveva indossato i calzoncini corti del costume. Il rifiuto
di indossare il costume gli cost il licenziamento, che egli comment con un'amara
riflessione sul pubblico russo per il quale i teatri erano semplicemente osterie senza
nessun riguardo per i loro veri scopi artistici.
La carriera di Nijinskij a Pietroburgo dur soltanto tre anni. La rottura col Mariinskij lo
leg sempre di pi all'impresa di Diaghilev dal quale si trov a dipendere in maniera
totale. La separazione dalla madre, il trovarsi a vivere in un luogo alieno, sotto il controllo
vigile di Diaghilev, e il fardello della sua sempre maggiore celebrit aumentarono vieppi
la sua natura introversa. Mentre si faceva sempre meno socievole, sfogava sulla scena
Sin dal novembre del 1910 Nijinskij aveva incominciato a lavorare sul suo balletto L'aprsmidi d'un Faune che diede il via alla sua breve e controversa carriera di coreografo, un
tentativo di asserire la propria indipendenza da Diaghilev.
impossibile oggi giudicare il talento di Nijinskij come coreografo perch dei suoi quattro
balletti Faune (1912), Jeux (1913), La sagra della primavera (1913) e Tyl Eulenspiegel (1916) soltanto il Faune ci giunto nella sua forma originale.
Gli altri sono andati persi a causa delle audaci innovazioni coreografiche di Nijinsky che si
allontanavano troppo dai canoni estetici del tempo, oppure perch, come pura
manifestazione della sua personalit, potevano vivere soltanto con l'immediata
partecipazione del creatore. Inoltre, dopo la separazione, Diaghilev non fece nulla per
mantenere in repertorio i balletti.
I balletti originali di Nijinskij, prima di tutto La sagra della primavera e poi Jeux e Tyl
Eulenspiegel sono tornati a vivere nella versione pi o meno originale grazie al tenace lavoro
di ricostruzione di due studiosi, Millcent Hodson e Kenneth Archer.
Le memorie della sorella Bronislava sfatano la leggenda secondo cui Diaghilev era l'anima
ispiratrice di queste creazioni di Nijinskij. Secondo Bronislava il giovane incominci a
lavorare sul Fauno nel 1909 e, dopo novanta prove, complet il suo balletto di dieci minuti
nel 1912. Si trattava di un esperimento personale e iconoclastico che sfidava anche il
credo estetico di Diaghilev. Le brame sessuali di una creatura bestiale e umana insieme
riprendevano il leitmotiv dell'istinto primitivo e della passione animalesca gi dipinti da
Nijinskij nello Schiavo d'oro o in Narciso. Ma la novit, rispetto ai lavori di Fokine, stava
nella espressivit statica. Secondo quanto ricorda la sorella, Nijinskij intendeva risalire dai
modelli della Grecia classica usati da Fokine a quelli dei bassorilievi statici della Grecia
arcaica. E curiosamente non faceva ricorso al suo virtuosismo di danzatore. Anzi, la sua
coreografia era del tutto priva di passi di danza e inoltre non si sviluppava come un
semplice parallelo descrittivo o supplemento visivo della musica. Al contrario la
discrepanza fra l'onda fluida della musica e l'enfasi dei gesti animaleschi con testa, mani,
braccia, gambe e piedi di profilo e il torso di faccia era di grande audacia. Alla prima
solamente lo scultore Rodin si rese conto della novit rivoluzionaria che il balletto di
Nijinskij rappresentava. Ironicamente Diaghilev disapprov il Faune, anche se dieci anni
dopo avrebbe condotto la sua compagnia nella direzione delle intuizioni coreografiche di
Nijinskij. Questa sfida di indipendenza artistica segnava l'inizio della rottura fra Nijinskij e
Diaghilev, come annot la sorella.
Nel 1913 Nijinskij realizz due nuovi balletti, Jeux e La sagra della primavera, la cui audacia fu
causa della pi aspra bagarre critica nella storia della danza. In entrambi i casi Nijinskij
cerc di realizzare un balletto in cui la trama avrebbe dovuto essere, secondo le sue
parole, universale o inesistente.
Nijinskij defin Jeux una apologia in forme plastiche per un uomo del 1913; in questo
modo giustificava il suo scopo. Ma l'insieme di movimenti staccati e angolari era in
continua discrepanza con la musica melodiosa e impressionista di Debussy. La
coreografia faceva leva sul richiamo cinetico dei movimenti come loro unico scopo e il
loro impatto era tale da andare oltre il contenuto del balletto, addirittura annullandolo.
In realt il progetto di coreografia di Nijinskij presagiva gi lo slittamento del balletto
moderno dal contenuto narrativo verso forme coreografiche indipendenti.
Nella Sagra della primavera Nijinskij si port ancora pi avanti. Il libretto faceva riferimento
ai riti della Russia pagana, e la musica d'avanguardia di Stravinsky consentiva al
coreografo di realizzare il suo progetto iconoclastico che si allontanava drasticamente
dalle forme di danza tradizionali, creando un vero e proprio nuovo vocabolario. Un
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tentativo, il suo, ancora pi difficile in quanto, contrariamente a Jeux, nella Sagra cercava
un equilibrio fra musica e danza. La coreografia di Nijinskij era basata su posizioni en
dedans dei piedi, pugni stretti, contrazioni del busto e pesanti camminate con le
ginocchia ripiegate: in sostanza rigettava i principi della simmetria classica che erano la
base della coreografia di Petipa e Fokine e in qualche modo anticipava la rivoluzione della
danza moderna della Graham.
Nel suo famoso articolo sulla Sagra, Jacques Rivire scrisse che rompendo il movimento e
tornando alla semplicit del gesto Nijinskij ha ridato espressivit alla danza ... Fa parlare il
corpo stesso. Questo si muove come un tutt'uno; il suo eloquio si esprime con improvvisi
salti a braccia e gambe aperte ... un balletto biologico, non solamente la danza
dell'uomo primitivo, la danza prima dell'uomo.
L'improvvisa decisione di Nijinskij di sposare Romola De Pulszky a Buenos Aires nel 1913
caus la rottura con Diaghilev. Il ballerino, che aveva ventiquattro anni, pag un prezzo
molto alto per la propria indipendenza, trovandosi all'improvviso carico di responsabilit:
la carriera, la moglie incinta, la madre vecchia e il fratello malato di mente da mantenere
a Pietroburgo. Tutte le sue insicurezze, il suo complesso di inferiorit, l'incapacit di
prendere decisioni vennero a galla.
Organizz una compagnia con la sorella Bronislava, ma la prima tourne a Londra nel
marzo del 1914 fu un fiasco. Con lo scoppiare della guerra fu bloccato a Budapest
insieme alla moglie e alla figlia Kyra. Questo isolamento sino al 1916 pu avere
contribuito a distruggere il suo equilibrio interno. Una tregua temporanea con Diaghilev
lo port al Metropolitan di New York nell'aprile del 1916 per Petruska e Le spectre de la rose
che danz con un successo che aument ancora di pi nell'ottobre con la prima del suo
ultimo balletto di diciotto minuti Tyl Eulenspiegel, costruito come una commedia
rablaisiana di maschere.
Tratto da: I grandi danzatori russi, Gennady Smakov, a cura di Sergio Trombetta, Gremese Editore 2004
Quelle opere, in nuove vesti orchestrali e coreografiche, sono rimaste e rimarranno perch
valide, ispirate, belle sia ai fini della pura audizione come a quelli della visivit.
Oggi si assiste ancora al caso frequente di altrettanto illustri commissioni: Luigi
Dallapiccola compone per Milloss Marsia e Hans Werner Henze Ondine per il Royal Ballet.
Altre volte una partitura offre lo spunto, il pretesto per un balletto, come Diaghilev si serv
di musiche non scritte espressamente per la danza e che si rivelarono adatte in modo
sorprendente all'uso che egli ne fece o meglio che ne fecero i suoi coreografi.
Bisogna dire, a questo proposito, che gi Isadora Duncan adoper isolatamente grandi
musiche del passato, sinfoniche o cosiddette classiche per le sue visioni danzate.
L'esempio cos romanticamente esaltante della Duncan, con tutto il decadentismo che
comportava, non pass senza lasciare traccia. Il dubbio mondo greco che ella volle
risuscitare lo rianim pure Fokinee, in altra maniera, con Dafni e Cloe ed egli confess quel
movente ispiratore. Nulla avviene a caso in arte, senza preparazione; vi sempre il frutto
di un divenire, di un processo evolutivo, di assimilazioni vicine e lontane che si perdono e
che solo vagamente si riescono ad individuare.
Diaghilev sent che bisognava rompere definitivamente con il balletto logoro e stanco del
tardo romanticismo, con il suo bagaglio stereotipato nella musica, nella figurazione
danzata, nelle scene e nei costumi; non fece una rivoluzione come si ancora indotti a
pensare. una evoluzione naturale e diretta che si ripercuoter persino sulla moda. Le
acconciature bakstiane di Shhrazade non sono forse nelle fogge e nello stile di tanta parte
della moda 1910?
L'orientalismo o il bizantinismo, tanto in voga allora, si riflessero negli atteggiamenti di
tanta letteratura e di tanto cinema e Ida Rubinstein, creatura dannunziana, ne fu il
riflesso pi lampante. I principali lavori musicali (quelli di Stravinsky e Prokofiev)
recarono quel mondo policromo. L'uccello di fuoco, Chout sono vivide favole che
dell'Oriente recano il colore e il preziosismo affascinante come di una stoffa arabescata o
di un sottile profumo.
Le fasi in cui si svolse il balletto russo furono due: la prima precedente la prima guerra
mondiale e l'altra del dopoguerra (un terzo periodo, che chiamerei di ripresa, stato
affidato, scomparso Diaghilev, alle amorevoli cure del colonnello De Basil). Un gusto pi
propriamente francese o parigino e pi direttamente a contatto con tendenze di musichall (in cui la pantomima si sposa al circo e la danza diviene alleata dell'acrobatismo: vere
e proprie contaminazioni) si far strada in quell'epoca di esperimenti e di espedienti, di
tentativi e, per queste stesse nature, fatalmente caduchi. Riprendere oggi come spettacolo
Parade di Satie pare impresa difficile. Riascoltata in concerto, senza il sussidio del celebre
dcor di Picasso e della coreografia di Massine, essa perde le sue pi autentiche
significazioni e non resta che il bruso di una boutade sonora, mentre Le sacre du printemps,
s' visto, anche se il modello massiniano pare insuperato, per la straordinaria aderenza al
testo musicale e didascalico, ha ancora nuovi interpreti. [...]
Tutto questo limitatamente alla musica, ma se il nostro discorso dovesse spostarsi ed
investire i problemi delle arti figurative e della scenografia teatrale in particolare, noi
troveremmo, in un ventennio scarso dal 1909 al 1929, i pi grandi nomi che si siano
associati in un teatro musicale: Picasso con Falla e Massine (Tricorno 1919), Bakst con
Ravel e Fokinee (Dafni e Cloe 1912), Alexandr Benois con Stravinsky e Fokinee (Petrushka
1911), Braque con Auric e Bronislava Nijinska (Les facheux 1924), De Chirico con Rieti e
Balanchine (Le bal, librettista Boris Kochno, 1929), Matisse con Stravinsky e Massine
(Chant du rossignol 1920), Roerich con Stravinsky e Nijinskij (Le sacre du printemps 1913) sono
solo degli esempi.
E la constatazione della grande fioritura e fortuna di una stagione che dura ancora e i cui
frutti, in modo vario e diverso, giungono a noi ancora oggi. C' in tutto questo un
principio di ci che oggi si intende comunemente per teatro totale. Prima di allora non si
era assistito ad una collaborazione cos stretta e determinante delle arti concorrenti
all'unit dello spettacolo. Diaghilev part dalla pittura e vi ritorn. Cap che con una bella
musica, belle scene e bei costumi poteva fare dei bei balletti riscattando un genere teatrale
caduto nella cartapesta di una scenografia macchinosa .
E sul finire del secolo scorso che Serge de Diaghilev (Novgorod 19 marzo 1872 - Venezia
19 agosto 1929) fa il suo ingresso nella vita artistica. Nel 1899 egli fonda la rivista Mir
Iskustva (Il mondo dell'arte) che comprende un certo numero di discepoli ed amici fra i
quali Walter Nouvel. Esattamente dieci anni dopo, molti di essi formeranno lo stato
maggiore dei pittori-scenografi della compagnia dei Balletti Russi: Benois, Bakst, Roerich,
Korovine, Golovine, Serov, e tanti altri.
In sostanza che cos'era e chi era questo singolare e misterioso personaggio? Un
impresario, fu detto, e fu anche e soprattutto questo, ma non abbastanza avveduto
commercialmente come occorrerebbe ad un impresario. Oggi un impresario di tal fatta
sarebbe un anacronismo. Non fu comunque un creatore. Scrisse qualche articolo, una
monografia, ma non ricordato per questo; compose della musica ma nessuno l'ascolt
Tratto da: Storia della danza e del balletto, Alberto Testa, Gremese editore 1994
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La sala al completo. A un occhio esperto non possono sfuggire i presupposti per uno scandalo: pubblico
mondano, scollature ornate di perle, aigrettes, piume di struzzo e, proprio affiancati a frac e tulle, ecco gli
abiti da passeggio e i cenci sbrindellati degli esteti che acclamano il nuovo per il solo motivo che detestano
chi siede nei palchi.
...Questa sala di lusso il simbolo dellerrore commesso nel dare in pasto unopera di forza e giovinezza a
un pubblico decadente. Pubblico esausto, adagiato nelle ghirlande Luigi XVI, ..., nei cuscini di un
orientalismo di cui dovremmo serbare rancore al balletto russo. In siffatto regime si digerisce distesi lungo
unamaca... si caccia via il vero novo fosse una mosca. Esso infatti disturba.
Jean Cocteau
La prima parte del balletto: L'adorazione della terra, le fanciulle raggiungono un gruppo di
giovani riuniti attorno alla luna per apprendere da lei l'arte di trarre auspici. Si interroga
l'avvenire con i giochi del rapimento e delle citt rivali, intercalandoli con ronde
primaverili. Un vecchio, il Saggio d il via al rituale adorando la terra e a lui si uniscono i
giovani per danzare in cerchi concentrici e prostrarsi rendendo feconda la terra. Subito
dopo si scatena la danza sfrenata ed orgiastica dell'intero villaggio.
Incedere di profilo, pugni serrati, sussulti che squassano i corpi. Queste convulsioni
sarebbero i giochi propiziatori. Qual il senso di accentuare, al posto dell'elevazione, la
caduta e il contatto col terreno? Il legame alla terra non pu che esprimersi negando la
verticalit della danza accademica, Nijinskij non pu attingere a un linguaggio
precostituito, ne costruisce uno suo adatto allo scopo. Ma il pubblico abituato
all'illusorio senso di leggerezza di un ballerino classico e alla grazia e gli sembra
impossibile che proprio Nijinskij, il "figlio dell'aria" (Beaumont), abbia sostituito
l'elevazione con l'ossessione per il terreno.
Poi in scena Il sacrificio: le fanciulle ballano, sempre in cerchio, al calar del sole, per
individuare chi tra loro sar la vittima da sacrificare al dio Jarilo, affinch la terra conceda
ancora una volta il risveglio della natura. Misteriosamente la fanciulla Eletta si trova
all'improvviso in mezzo al cerchio per eseguire la sua danza sacra, al cospetto dei Saggi e
degli Antenati, fino a cadere morta.
Le idee di Nijinskij per impaginare il racconto forniranno al balletto del 900 gli stimoli
necessari a un totale rinnovamento, Innovativa la centralit del corpo di ballo rispetto a
una solista che si individuer solo alla fine. Ma il pubblico non ancora pronto a
rinunciare alla diva da ammirare, applaudire, venerare.
Thtre des Champs-Elyses di Parigi
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Fanno ridere le danzatrici, le vergini che col polso destro sulla guancia, sorreggono la testa
inclinata di lato, non meno ridicola appare la postura chiusa dei ballerini, concepita da
Nijinsky lavorando sulla sorella -che poi non interpreter l'Eletta, essendo incinta- questa
posizione, in seguito trasferita all'intero corpo di ballo, costruita sull'en dedans, i piedi
rivolti in dentro, le ginocchia piegate alludono alla natura primitiva dei personaggi, ma,
soprattutto, conferiscono ai corpi un senso di pesantezza, enfatizzato da salti a gambe
tese, eseguiti senza pli, Il messaggio veicolato dalla pesantezza dei corpi e dalle cadute
chiaro: la gravit ci vincola alla terra e la dipendenza da essa determinante per la
sopravvivenza della specie al punto che il sacrificio estremo pu benissimo rendersi
necessario. [] [2]
La Sagra venne per accolta dall'avanguardia musicale come un avvenimento
fondamentale per la storia della musica cos come poi si sarebbe rivelato: la prima parte
del balletto si apre con la famosa melodia del fagotto al registro acuto, quasi per dire
addio all'era della musica tradizionale per spianare la via a forme compositive del tutto
nuove, come l'atonalit e la politonalit. Inoltre l'intero brano utilizza temi, scale e
melodie tratte dal corposo repertorio folklorico russo, che l'autore rielabora attraverso
procedimenti contrappuntistici di estrema complessit.
Naturalmente, la forza esplosiva della Sagra stata assimilata nelle attuali forme musicali
ed il suo ascolto ora molto pi facile ed accettato, tant' che solo 27 anni dopo (1940)
fu inserito nel film disneyano Fantasia per illustrare l'evoluzione degli esseri viventi quando
la Terra aveva circa un miliardo di anni, dall'esplosione dei vulcani ai dinosauri. [1]
(romanzi, memorie, diari, commedie). Dopo essere stato insignito del premio Erasme nel
1974, l'Imperatore Hirohito gli conferisce l'Ordine del Sol Levante (1986) e il Re
Baldovino lo nomina Grande Ufficiale dell'Ordine della Corona (1988). La Japan Art
Association gli conferisce il prestigioso Premio Imperiale (1993) e l'Inamori Foundation
gli consegna il Premio Kyoto (1999).
Nel 1994, nominato membro libero dell'Accademia delle Belle-Arti dell'Istituto di
Francia. Il 4 dicembre 1995 riceve il Prix Together for Peace Foundation dalle mani di Papa
Giovanni Paolo II. La citt di Losanna gli conferisce la Bourgeoisie d'Honneur il 3
dicembre 1996.
Nel 2002 riceve anche il premio Grand sicle Laurent-Perrier e, lo scorso 31 ottobre, la
nomina a Commendatore delle Arti e delle Lettere. Nell'agosto 2002 crea una nuova
compagnia per giovani ballerini; la Compagnie M per la quale crea un nuovo balletto,
Mre Teresa et les enfants du monde, con la partecipazione di Marcia Hayd che stata
presentata per la prima volta a Losanna il 18 ottobre 2002 al Thatre de Beaulieu. Nel
2003 rende omaggio a Fellini per i dieci anni della sua morte con la coreografia Ciao
Federico. Sempre nel 2003 riceve la nomina di Commendatore delle Arti e delle Lettere
dalle mani dell'ambasciatore francese in Svizzera. Grazie alla sua diversit e alla sua
complessit, l'opera di Maurice Bjart tra le pi singolari. Il coreografo non segue una
linea unica. Rifiuta l'idea di 'stile'. Adatta sempre il modo alla materia. In altri termini, i
modi artistici messi in scena sono in funzione del progetto in fase creativa. Una musica
unica, Bolro, o pi musiche, La route de la soie; la danza sola, Il mandarino meraviglioso; o
l'uso di un testo, Enfant-roi; una storia, Le manteau; un tema, Mutationx; o l'astratto,
Mouvement, rythme, tude. Per il suo modo di dire 'io' nel suo Schiaccianoci, di tradurre le
preoccupazioni e gli interrogativi dei suoi contemporanei, Maurice Bjart tocca il grande
pubblico della danza. Bjart si spento il 22 novembre 2007 a Losanna.
Tratto da: Programma di sala del Teatro La Fenice di Venezia, Danza 2005, Stagione Lirica e Balletto 2004-2005
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La Sagra di Maurice Bjart annulla ogni riferimento d'epoca e al folklore russo. Tutti in
calzamaglia, i ballerini agiscono su un palcoscenico spoglio e si dispongono in file, cerchi,
gruppi che in parte ricordano le elementari figurazioni di Nijinskij.
Totalmente diversa invece la danza, d'impianto accademico ma con ampi movimenti
delle braccia a volo d'uccello", oppure piegate o tese in alto con il palmo delle mani
drammaticamente spalancato.
L'energia del gruppo maschile, spesso con le gambe piegate in seconda posizione pli, viene
accentuata dalla mimica facciale (bocche spalancate e occhi sgranati) e da combattimenti
in cui i corpi si urtano e si respingono in volo.
Il sacrificio in realt un accoppiamento stilizzato che si conclude con l'apoteosi della
coppia, portata quasi in trionfo dal gruppo proteso in avanti, a braccia alzate. [2]
[1] Tratto da: Programma di sala del Teatro La Fenice di Venezia, Danza 2005, Stagione Lirica e Balletto
2004-2005
[2] Tratto da: Labc del balletto, la storia, i passi, i capolavori, Marinella Guatterini, Mondadori, 1998
Philippine Bausch, detta Pina, nasce nel 1940 a Solingen, una cittadina vicina a
Wuppertal, dove ancora oggi ha sede il suo Tanztheater che l'ha resa famosa in tutto il
mondo. [...] Dopo le prime lezioni di danza classica a Solingen, a 14 anni Pina entra alla
Folkwang Hochschule di Essen, diretta da Kurt Jooss. Prima e dopo la seconda guerra
mondiale, Jooss stato un autorevole rappresentante del movimento della danza
moderna tedesca, che si era liberata dalle pastoie del balletto classico. Come insegnante
Jooss riconciliava lo spirito libero dei rivoluzionari della danza con i principi del balletto.
E' cos che la giovane allieva di danza impara la libert creativa e insieme l'importanza
della tecnica. Ma decisiva anche la vicinanza ad altre forme d'arte che vengono
insegnate alla Folkwang Hochschule: opera, musica, teatro, scultura, pittura, fotografia,
design e molto altro. Questo approccio estremamente aperto e multidisciplinare
influenzer in modo determinante il suo metodo di lavoro.
Nel 1958 viene premiata col Folkwang-Price e una borsa di studio della Deutscher
Akademischer Austauschdienst (l'organizzazione tedesca per i programmi di scambio
accademico) e parte per un anno per andare a studiare alla prestigiosa Juilliard School di
New York. La citt una mecca della danza, dove il balletto classico viene reinventato da
coreografi come George Balanchine. Tra gli insegnanti di Pina Bausch ricordiamo Antony
Tudor, Jos Limon e i danzatori della Martha Graham Dance Company, Alfredo Corvino e
Margaret Craske. Come ballerina, lavora con Paul Taylor, Paul Sanasardo e Donya Feuer.
Ogni volta che possibile visita mostre e assorbe le nuove tendenze. Elettrizzata dalla
variet della vita artistica newyorkese, prolunga la sua permanenza di un altro anno: ma
stavolta deve mantenersi da sola. Antony Tudor la scrittura al Metropolitan Opera Ballet.
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Weill (1976), dove gli uomini danzano vestiti da donna mentre la coreografa si diverte a
giocare con gli stereotipi.
Nel 1978, Pina Bausch cambia modo di lavorare. Invitata a Bochum dal regista Peter
Zadek per creare una sua versione del Macbeth shakespeariano, per la prima volta si ritrova
isolata: buona parte della sua compagnia non vuole pi continuare il lavoro con lei,
perch c' troppo poca danza convenzionale. La Bausch costretta ad allestire la
produzione con quattro ballerini soltanto, cinque attori e un cantante. Ma con un cast
misto come questo, non tutti gli interpreti sono in grado di seguire i passi di una
coreografia. Cos, Pina comincia a porre a ognuno di loro delle domande sul tema del
brano. Quando il risultato di questa ricerca collettiva va in scena a Bochum il 22 aprile
1978, col lunghissimo titolo di Er nimmt sie an der hand und foehrt sie in das schloss, die anderen
folgen ... (Lui la prende per mano e la porta al castello, gli altri seguono ... ), accolto da un coro
di proteste. Ma Pina Bausch ha finalmente trovato lo sua forma espressiva: le immagini
poetiche e oniriche di quel suo linguaggio dei movimenti la porteranno rapidamente al
successo internazionale.
Esplorando le emozioni umane di base - sogni e desideri, ma anche paure e bisogni - il
Tanztheater Wuppertal si fa capire in tutto il mondo e innesca una vera e propria
rivoluzione nella danza internazionale. Il segreto del suo successo, forse, che mette gli
spettatori di fronte alla realt, e al tempo stesso li incoraggia all'ottimismo. Ma ognuno
di loro chiamato ad assumersi la responsabilit della sua vita: i danzatori di Pina Bausch
non dispensano rimedi. Tutto quello che possono fare indagare in modo onesto e
accurato cosa ci avvicina alla felicit e cosa ce ne allontana. Eppure, ogni volta mandano
a casa il pubblico con la certezza che alla vita - con i suoi alti e bassi - si pu sopravvivere.
Nel gennaio 1980 muore il compagno di Pina Bausch, Rolf Borzik, che con le sue scene e i
suoi costumi ha costruito lo stile visuale del Tanztheater.
A lui, subentrano Peter Pabst (scene) e Marion Cito (costumi). Gli spazi scenici sono
poetici, spesso il palcoscenico si apre in un paesaggio, portando l'esterno all'interno.
Sono spazi fisici che modificano i movimenti: acqua e pioggia fanno risplendere i corpi
attraverso gli abiti; il suolo rende ogni passo una fatica immane; le foglie disegnano il
passaggio dei ballerini. Le scene vanno dalla stanza d'epoca al nudo pavimento in legno
del minimalismo giapponese; i costumi, dall'abito da sera elegante al buffo travestimento
di un bambino. Come la coreografia, scene e costumi riflettono la vita di tutti i giorni e
non solo, ma sempre in funzione di un' autentica e naturale bellezza. Col passare degli
anni pi facile accorgersi che anche il brutto ha una sua bellezza - una cosa che da
bambini ci sfugge. Finalmente, un po' alla volta, cominciamo a dare una fisionomia al
Tanztheater: non una provocazione, ma - come lo ha definito la stessa Bausch - "uno
spazio in cui possibile incontrarsi".
Il successo internazionale del Tanztheater ha prodotto molte coproduzioni: Viktor, Palermo
Palermo e O Dido, collaborazioni con l'Italia; Tanzabend Il a Madrid; Ein Trauerspiel a Vienna;
Nur Du a Los Angeles; Der Fensterputzer a Hong Kong; Masurca Fogo a Lisbona; Wiesenland a
Budapest; Agua in Brasile; Nefs a Istanbul; Ten Chi a Tokyo; Rough Cut a Seui; Bamboo Blues
in India; e infine un nuovo lavoro del 2009, una coproduzione col Cile, a cui Pina Bausch
non potr pi dare un titolo. Inizialmente molto discussa, quest' opera ha finito per
diventare una sorta di teatro globale, dove c' spazio per tutti i colori delle diverse culture
e ognuno viene trattata con lo stesso rispetto. E' un teatro che non vuole insegnare, ma
piuttosto creare un' esperienza di vita fondamentale che lo spettatore invitato a dividere
con i danzatori.
E' un teatro generoso, rilassato nella sua percezione del mondo e molto benevolo col suo
pubblico. Aiuta a fare pace con la vita, forte del proprio coraggio e della propria forza
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[...] Pina Bausch, personaggio guida della scena mondiale negli anni ottanta e massima
esponente di quella tendenza interdisciplinare che va sotto il nome di teatrodanza.
[...] il cammino del teatro di Pina Bausch, tipica espressione di un'epoca che non
conosce pi la specificit dei generi, dal balletto verso la prosa. In effetti il Tanztheater di
Wuppertal, se in Italia stato ospitato soprattutto da enti lirici e seguito dai critici di
balletto, all'estero tende sempre di pi a venir inquadrato nelle forme del teatro. Tanto
vero che puntualmente a maggio viene chiamato con un suo lavoro a partecipare ai
Theatertreffen, gli incontri berlinesi che riuniscono i dieci migliori spettacoli di prosa
tedeschi dell'anno, votati dalla critica. [...]
Tanto vero che sono stati i grandi festival mondiali della prosa, da Nancy a Monaco, da
Amsterdam a Colonia, a rivelare in campo internazionale sul finire degli anni settanta il
talento della Bausch. Proprio al Theater der Welt di Colonia, a mezz'ora di treno da
Wuppertal e quindi sulle soglie di casa, si svolse nel 1981 una grande retrospettiva
antologica del lavoro dell'artista tedesca e del suo gruppo cosmopolita. Questa per la
prima a tenersi all'estero, e il maggior tempo trascorso le offre il vantaggio di spaziare
con maggior respiro dentro un pi complesso arco di lavoro: dal periodo dei balletti
classici come Blaubart o Le Sacre de Printemps, sviluppati in assoluta autonomia di
linguaggio, al periodo delle grandi creazioni nate direttamente dalla pratica di
palcoscenico, quali Kontakthof, Bandoneon o 1980, alle ultime composizioni ridotte nel
numero dei personaggi e sempre pi parlate e meno danzate.
In questi anni di evoluzione e di studio, s' andato gradualmente affermando un
metodo Bausch fissato attraverso i suoi successivi spettacoli, che ogni volta adattano
a un diverso tema un discorso continuo, portato avanti con gli sbalzi delle libere
associazioni come uno strip-tease psicanalitico in cui gli interpreti sono chiamati a
spremere le proprie sensazioni anche attingendo all'inconscio. I movimenti dei
personaggi ripetono gli stessi schemi geometrici di attraversamento in obliquo, di
allineamenti puntuali davanti al pubblico, di avanzamenti e indietreggiamenti verso il
proscenio, alternando gli assoli alle presenze di gruppo, secondo una precisa
contrapposizione di pieni e di vuoti.
E come nel teatro di Robert Wilson - al quale la Bausch stata spesso avvicinata determinante diventa il rapporto con il tempo protratto a lunghezze estenuanti in cui i
tempi morti e le isole rarefatte si succedono alle accelerazioni frenetiche d'intensit; e
con lo spazio puntualmente identificato con la scena nuda, anche se materie diverse
possono cospargere il palcoscenico, si tratti di una superficie d'acqua o di un tappeto di
prato, di fiori, di foglie, di neve. Perch i suoi spettacoli ricostruiscono regolarmente,
all'interno dello spettacolo, il rito dello spettacolo, con gli attori impegnati a
rappresentare la rappresentazione teatrale nei suoi momenti tipici.
Dalle prove alla demistificazione delle gag pi convenzionali, alla cerimonia degli
applausi e dei ringraziamenti, mettendo in scena ogni volta se stessi, con le loro
confessioni autobiografiche e i rapporti interpersonali della comunit, ma anche le loro
smanie di svolgere, per il pubblico, un proprio gioco di societ. Le caratterizzazioni
ritornano all'insegna delle stesse regole sceniche: e ogni spettacolo costituisce la
continuazione del precedente, confluendo nell'unico grande spettacolo sintesi di tutti gli
spettacoli che il teatro di Pina Bausch.
Alla fine dell'ultimo conflitto mondiale, Germania anno zero. Che cosa era rimasto, della
cultura tedesca, dopo il pur breve periodo di follia nazista? Praticamente nulla. Gli spiriti
liberi erano emigrati, o erano stati ridotti al silenzio. I movimenti artistici cresciuti dopo il
1918 erano stati semplicemente cancellati; l'arte moderna uccisa; le strutture fatte a
pezzi. La danza libera, che in Germania aveva avuto eccelsi rappresentanti e importanti
teorici, pot in qualche modo sopravvivere in esilio. Tale fu il destino di Kurt Jooss,
portavoce dell'espressionismo, che dopo il successo del suo Tavolo verde dovette proseguire
il suo lavoro in Inghilterra.
La danza classica, che pure aveva avuto momenti felici nei secoli passati pur senza
produrre personaggi o fatti di rilievo, non godeva di molta considerazione sotto la
dittatura, pi incline a sostenere il maschio vigore dello sport. L'eroismo nibelungico era
pi idoneo a rappresentare il Reich di quanto non potessero alate fanciulle o esangui
principi. Contemporaneamente, accadevano fatti importanti, nel mondo del balletto.
Cresceva la scuola russa, malgrado lo stalinismo, l'America assumeva la leadership
mondiale grazie al lavoro di George Balanchine e dei moderni, in Francia l'Opra rifioriva
sotto la guida di Lifar, e l'Inghilterra proseguiva con grande puntiglio una strada indicata
dai russi di Diaghilev. Perfino in Italia accadeva qualcosa, dopo una lunga decadenza, e si
preparava la rinascita con l'arrivo di Aurelio Milloss dall'Ungheria.
Nessuna voce si levava, invece, dal deserto tedesco. E nessuno, dopo il 1945, appariva in
grado di riai lacci are un discorso con il passato. Dopo Brecht, dopo Weill, dopo il teatro
politico, dopo gli sperimentalismi, chi poteva riconciliare l'arte tedesca col mondo?
Le due Germanie riaccolsero gli esuli, ma divennero zone d'influenza dei vincitori, a ovest
anglo-americani, a est sovietici. Da Cranko a Neumeier passa la rinascita della Germania
federale, che si dota di numerose compagnie internazionali di prestigio; dall'altra parte
dell'Elba, il modello russo si incontra con una tendenza costruttivistica che d vita ad
altre esperienze coreografiche di non lieve portata. Si formano cos le prime generazioni di
danzatori e di coreografi germanici, inseriti in una internazionale dominante che si nutre
anche di vera disciplina, e he viene aiutata da solide strutture teatrali, che possono essere
portate ad esempio in tutta Europa.
In questo clima, un po' a sorpresa, nasce il fenomeno Bausch e torna in scena la vera
anima della danza tedesca. Con un grosso salto temporale, la Germania si riallaccia al
suo passato, rievoca i suoi miti libertari, e si adatta a una nuova situazione. Le condizioni
oggettive sono diverse, ma c' sempre lo stesso senso di frustrazione e di paura. E a
monte c' ancora la pena di una disfatta che ha distrutto tutti i valori precedenti.
Gli anni venti erano lo specchio di una Germania sconfitta, ma non distrutta; impoverita,
ma non cancellata; umiliata, ma ancora integra. Il grido degli espressionisti era violento,
spesso brutalmente sottolineato, e la protesta era contro quel tipo di tedesco volgare e
civilmente trapassato che la nuova cultura voleva combattere. La povert, la fame, la
violenza, la crisi erano per cose vere. I valori perduti di una societ militaresca non
c'erano pi: l'impero era morto, l'esercito fatto a pezzi, i codici dell'onore, del
patriottismo, della famiglia solidamente ancorata alla chiesa e alla cucina erano da
trasgredire. Col loro naturale estremismo nutrito di malsano romanticismo, i tedeschi
cercarono di rinnovarsi senza mezze misure, e senza un consenso di base che potesse
aiutarli a cambiare.
Il nazismo cerc, biecamente, di raddrizzare le sorti dei codici trasgrediti, contro la nuova
cultura e contro la libert. Risuscit le antiche forme dell'onore, l'orgoglio dell'esercito, il
mitodella potenza, aggiungendovi, per vincere le frustrazioni di una nazione che priva di
autocritica si definiva pugnalata alle spalle, il senso della razza e della casta. Per questo
privilegi le immagini di un grande popolo antico, fatto di eroi forti e determinati.
Tratto da: Programma di sala, Antologia, Pina Bausch, Tanztheatre Wuppertal, direzione artistica Pina Bausch,
Anno europeo della musica, Gran Teatro La Fenice in coproduzione con La Biennale di Venezia Settore Teatro,
14 maggio - 15 giugno 1985.
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Tratto da: Programma di sala, Antologia, Pina Bausch, Tanztheatre Wuppertal, direzione
artistica Pina Bausch, Anno europeo della musica, Gran Teatro La Fenice in coproduzione con
La Biennale di Venezia Settore Teatro, 14 maggio - 15 giugno 1985.
Foto di scena, La sagra della primavera di Pina Bausch, Teatro La Fenice 1985
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Tratto da: Programma di sala, Antologia, Pina Bausch, Tanztheatre Wuppertal, direzione
artistica Pina Bausch, Anno europeo della musica, Gran Teatro La Fenice in coproduzione con
La Biennale di Venezia Settore Teatro, 14 maggio - 15 giugno 1985.
Foto di scena, La sagra della primavera di Pina Bausch, Teatro La Fenice 1985
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FeniceBiblioMedia
Fra le sezioni di FBM a disposizione del pubblico, quella dedicata alla danza,
particolarmente ricca grazie, anche al materiale che il consulente artistico per la danza del
Teatro La Fenice M Franco Bolletta ha fornito alla sezione education del Teatro.
Qui di seguito un estratto dei materiali che sono a disposizione presso la FBM dellarea
formazione & multimedia. Sono a disposizione, in sede, dvd, cd, libri per approfondire il
tema trattato in questa dispensa.
Un jour Pina a demand..., cor. Pina Bausch, corpo di ballo Wuppertal Tanztheater, 1983
Dominique Mercy danse Pina Bausch, documentario sul danzatore con interviste ed estratti di
coreografie di Pina Bausch
Les reves dansants - sur les pas de Pina Bausch, cor. Pina Bausch, regia Anne Linsel, Germania
2010
Per accedere al prestito e alla consultazione, per appuntamento, potete inviarci una email
a formazione@teatrolafenice.org
Pina, documentario dedicato a Pina Bausch, regia Wim Wenders, Germania 2011,
(contiene il Back stage del film)
Dvd:
The kirov celebrates Nijinskij (Shrazade, Le spectre de la rose, The polovtsian dances, Firebird, cor.
Mikhail Fokinee, rip. Isabelle Fokinee e Andris Liepa, Kirov Ballet
Libri:
Storia della danza e del balletto, Alberto Testa, Gremese editore, Roma 1988
Le sacre du printemps, cor. Maurice Bjart, corpo di ballo Le Ballet du XX sicle, musica di I.
Stravinsky 1989
Danza e balletto, Mario Pasi, Domenico Rigotti, Ann Veronica Tunbull, Jaca Book editore,
Milano aprile 1998
Ring um den Ring, uno spettacolo attorno al Ring, cor. Maurice Bjart, musica di R.
Wagner, Bjart Ballet Losanne, Teatro La Fenice, 1990
Labc del balletto, la storia, i passi, i capolavori, Marinella Guatterini, Mondadori editore
1998
Piaf (1988), ... Et valse (1987), L'oiseau de feu (1950), Le sacre du printemps (1959), cor.
Maurice Bjart, musiche di I. Stravinsky, C. Debussy, M. Ravel, canzoni di E. Piaf, Bjart
Ballet Losanne, Marzo 1989
The Art of the 20th-Century Ballet, cor. Maurice Bjart, M. Ravel (Bolro), G. Mahler
(Adagietto [sic] e Ce que lamour me dit), corpo di ballo Ballet du XXe Sicle, 1985
Danza 2005, Bjart Ballet Lausanne, Ballett de L'Opera National de Paris Pina Bausch,
programma di sala, Fondazione Teatro La Fenice di Venezia 2005
Lo schiaccianoci, cor. Maurice Bjart, musica di P.I. Caikovskij, copro di ballo Bjart Ballet
Lausanne, Theatre Musical de Paris Cahtelet, 2000
Balletto del XX secolo, stagione lirica 1968-1969, programma di sala, Ente Autonomo Teatro
La Fenice di Venezia
Romeo et Juliet, cor. Maurice Bjart, musica di Hector Berlioz, copro di ballo dell Opera
National de Belgique, Firenze Giardino Boboli, 1972
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