Storia Della Musica Rinascimento
Storia Della Musica Rinascimento
Storia Della Musica Rinascimento
CAP 3 – RINASCIMENTO
I maestri fiamminghi
Erano i musicisti formatisi nelle città delle Fiandre nel XV e XVI sec; infatti Anversa, Cambrai,
Bruges, Tournai avevano raggiunto una sicurezza economica grazie al commercio e al fiorire
dell’industria laniera, che venne accresciuta grazie all’alleanza con gli inglesi durante la guerra dei
Cent’anni.. Lo specchio della situazione economica fu la costruzione di cattedrali con le
conseguenti cappelle musicali. Le Fiandre divennero il centro di sviluppo del contrappunto imitato.
I più grandi esponenti dei maestri fiamminghi furono:
- Johannes Ockeghem (1420-1495) non fu compositore particolarmente prolifico: 13 messe di
cui 8 a 4 voci (tra cui la Missa cuiusvis toni), 10 mottetti, 20 chansons, ma fu il prototipo del
compositore fiammingo.
- Josquin de Prez (1440-1521) fu il più grande compositore fiammingo e passò gran parte della
sua vita in Italia. Oltre a padroneggiare la tecnica contrappuntistica, il suo merito storico è
quello di porre attenzione alla coerenza espressiva di testo e musica. Ci rimangono 96 mottetti
a 4-6 voci, circa 70 composizioni profane a 3-6 voci in francese (spesso con testi di alto livello
letterario,18 messe a 4 voci (alcune su cantus firmus, altre del tipo “parodia”, che impiega cioè
materiali desunti da un’altra composizione polifonica, ma diversamente combinati)
- Altri musicisti fiamminghi furono Jacob Obrecht e Pierre de la Rue
TESI XI: Le scuole polifoniche italiane del sec.XVI – Teorici e
compositori – Semplificazione e purificazione della polifonia vocale –
Riforma e controriforma: il corale – Palestrina – I due Gabrieli,
Marenzio, Gesualdo, Vecchi, Banchieri, Croce, Gastoldi – La
progressiva tendenza espressiva, drammatica, rappresentativa
La stampa musicale
Mezzo secolo dopo la prima stampa di Gutenberg, Ottaviano Petrucci diede vita nel 1501 alla
prima edizione musicale stampando una raccolta di 96 chansons a 3-4 voci di autori fiamminghi. Il
parigino Pierre Attaignant stampò a partire dal 1528 varie raccolte stampando ogni nota col suo
frammento di rigo. Inizialmente la stampa per musica polifonica aveva le varie parti affiancate, poi
le musiche furono stampate in fascicoli, uno per ogni voce
La tradizione fiamminga
I cantori e musicisti formati nelle scuole fiamminghe, affrontarono con successo le forme profane
nazionali. Tra essi ricordiamo:
- Adriano Willaert (1490 ca.-1562), allievo di Jean Mouton, cantore a Roma, Ferrara, Milano;
divenne maestro di cappella a Venezia, avviando la città a diventare centro della musica sacra
cattolica. Tra i suoi allievi illustri: Andrea Gabrieli, Cipriano di Rore, Gioseffo Zarlino. La sua
produzione comprende nel genere sacro 9 messe e altre 350 mottetti , in quello profano 65
chansons, oltre 60 madrigali italiani, alcuni ricercari strumentali a 3-4 voci
- Orlando di Lasso (1532-1594) fu tra i maggiori musicisti fiamminghi. Operò a Parigi, Milano,
Palermo, Napoli, Roma e Monaco, dove morì. Scrisse 58 messe a 4-8 voci, la maggior parte del
tipo “parodia”, circa 550 mottetti a 4-5-6 voci, 101 Magnificat, 32 inni sono la produzione
sacra; quella profana consta di circa 190 madrigali a 3-10 voci su poesia di Petrarca, Ariosto,
Tasso, Bembo, 33 villanelle a 4-8 voci, 145 chansons a 4-8 voci, un centinaio di Lieder a 4-8
voci. La sua vasta e varia produzione riassume l’esperienza dell’intera musica polifonica del XVI
sec. I mottetti e la produzione profana mostrano la risposta della musica agli stimoli del testo
LA RIFORMA E LA MUSICA NELLE CHIESE PROTESTANTI
Per tutto il Medioevo il cristianesimo aveva mantenuto la sua unità religiosa. Questa unità viene a
mancare all’inizio del XVI sec. coi vari movimenti di Riforma ad opera principalmente di Lutero
(1483-1546), che fondò con l’affissione delle 95 tesi a Wittemberg la Chiesa Evangelica Protestante
nelle regioni centro settentrionali della Germania, Calvino (1509-1564) che diede vita ad una
Chiesa riformata che attecchì in Svizzera, Francia (ugonotti) Paesi Bassi e Scozia, Enrico VIII Tudor
(1509-1547) re d’Inghilterra, fece approvare dal Parlamento l’Atto di Supremazia, che sanciva la
nascita della Chiesa Anglicana, con a capo il re. Tutte le chiese riformate sostituirono il latino con le
lingue nazionali.
Carlo Gesualdo principe di Venosa (1560-1613) ebbe insegnamenti dai maggiori musicisti di
Napoli. Anch’egli produsse poca musica sacra: 2 libri di Sacrae Canzonae (mottetti a 5-6 voci) e
alcuni Responsori a 6 voci. Invece la sua produzione profana conta circa 110 madrigali a 5 voci,
raccolti in 6 libri, parecchi su versi del Tasso.
La sua opera fu agli antipodi di quella di Marenzio. Gesualdo non amava le correlazioni tra parola e
musica, non usò madrigalismi; esprimeva globalmente i sentimenti espressi dal testo senza
indugiare sui particolari. Stupì i contemporanei per l’uso del cromatismo, per le insolite successioni
di accordi e per i grandi salti melodici
Madrigalisti inglesi
Strettamente legato alla poesia italiana, il madrigale non era un genere da esportazione, tuttavia in
Inghilterra, dove sin dai tempi di Enrico VIII la cultura italiana era gradita, se ne produssero alcuni.
La voga partì dalla stampa di una raccolta di madrigali italiani tradotti in inglese. Inoltre il
madrigalista italiano Ferrabosco visse alla corte della regina Elisabetta
Il villancico castilgliano
L’unificazione politica della Spagna avviata da Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia portò
alla nascita di una cultura nazionale. La prima manifestazione musicale fu il villancico, simile alla
frottola, con strofe (coplas) divise da un ritornello (estribillo), erano a 3-4 voci in stile omofono. Tra
i compositori emerse Juan del Encina
Il meistergesang monodico
I meistersinger o maestri cantori furono gli eredi dei minnesanger. La loro attività si svolgeva
all’interno di corporazioni operanti nelle città libere di Magonza, Strasburgo, Augusta, Norimberga.
I momenti più significativi della loro attività erano i concorsi. Tra i più eminenti meistersinger fu
Hans Sachs.
I primi lieder tedeschi erano dei canti monodici o a 3 voci con melodia al tenor. Successivamente,
fino alla metà del XVI furono composti lieder a 3-4 voci, in cui il contrappunto era più elaborato
delle forme italiane e francesi. I lieder della seconda metà del secolo furono influenzati dallo stile
madrigalistico italiano
MUSICA SACRA
Lo stile principe della polifonia sacra del ‘500 fu lo stile “a cappella”, cioè eseguito da sole voci,
sempre accompagnamento strumentale; gli strumenti furono però impiegati nella musica sacra
della scuola veneziana. Oltre a mottetti, messe, salmi e responsori, esistavano anche altre forme
minori, come i madrigali spirituali in lingua volgare e le laude, nate in seno agli oratori di S.Filippo
Neri.
Il mottetto del ‘500 è derivato da quello del ‘200 (Perotin) e si differenzia da questo perché
rinunciò al testo profano, alla monodia e agli accompagnamenti strumentali, diventando cioè
polifonico vocale su testo latino. Non era costruito su tema gregoriano, ma usava la tecnica
dell’imitazione. Dal mottetto ha origine la forma strumentale del ricercare
La messa del ‘500 è generalemente a 5 voci e sono musicate solo le parti dell’Ordinarium Missae,
come già d’uso nel ‘400 coi maestri fiamminghi. A dare unità alle 5 parti era lo stesso cantus firmus
gregoriano, che dava anche il titolo alla messa. Palestrina fu il più grande compositore
rinascimentale di messe (le più importanti furono la messa di Papa Marcello a 6 voci e la “Assunta
est Maria”)
I salmi avevano la forma dei cori battenti anziché la gregoriana struttura del solista a cui seguiva la
risposta, sempre uguale. I compositori preferirono per le manifestazioni extraliturgiche i
Magnificat negli 8 modi ecclesiastici
I responsori erano composizioni polifoniche di risposta ai salmi. Celebri i responsori di Palestrina
per la settimana santa del 1573, che furono cantati in cappella Sistina, la prima cappella musicale
rinascimentale romana
MUSICHE PROFANE
All’inizio del ‘500 i compositori italiani mossi da un rinnovato desiderio di una musica originale
nazionale, preferirono alle musiche fiamminghe le forme popolaresche: frottole, barzellette,
strambotti, odi. Tutte composizioni a 4 parti in stile omofonico accordale a 4 voci, ma spesso
cantava solo la voce superiore e le altre erano svolte da strumenti. Per i particolari, vedi TESI XI
Il madrigale ha poco a che fare col madrigale del ‘300, che era polifonico, a sole voci e di forma
metrica fissa. Il madrigale cinquecentesco era caratterizzato da melodie ricercate ma di polifonia
semplice, ammetteva l’accompagnamento strumentale e non aveva un preciso schema metrico né
ritornelli, mentre i testi erano di stampo petrarchesco. Particolare attenzione veniva posta
all’accostamento tra poesia e invenzione musicale (madrigalismi). Il madrigale ebbe carattere
cromatico, successivamente imitativo. Da notarsi come il madrigale drammatico, e i madrigali che
vennero inseriti come intermezzo (intermezzi appunto vennero chiamati) alle commedie, furono i
precursori del nascente melodramma.