2952 VarettiS
2952 VarettiS
2952 VarettiS
“FEDERICO II”
Relatori: Candidato:
Prof. Carmine Antonio Perroni Sara Varetti
Prof. Domenico Ninno Matr. N 85001004
Introduzione v
i
ii INDICE
Conclusioni 45
Bibliografia 53
Lista delle abbreviazioni
2D bidimensionale
BZ zona di Brillouin
TB tight-binding
h-BN hexagonal boron nitride
iii
iv LISTA DELLE ABBREVIAZIONI
Introduzione
v
vi INTRODUZIONE
I solidi cristallini hanno una struttura periodica nello spazio, nel limite in cui pos-
sono essere considerati ideali, ovvero privi di imperfezioni nella struttura, dovute,
per esempio, ad impurezze. In questo capitolo vogliamo dunque, anzitutto, svi-
luppare una descrizione geometrica dei cristalli, attraverso i concetti di reticolo
diretto e reticolo reciproco. La periodicità del cristallo comporta una simmetria
traslazionale delle funzioni d’onda atomiche. Per descrivere la classificazione de-
gli stati quantistici con simmetria traslazionale ci serviremo dei concetti di zona
di Brillouin e teorema di Bloch, che ci permetteranno di dimostrare che le au-
tofunzioni dell’hamiltoniana del cristallo con potenziale periodico sono caratte-
rizzate da vettori d’onda k definiti nella prima zona di Brillouin. Variando con
continuità k nella prima Brillouin zone e seguendo l’andamento degli autovalori
En (k),corrispondenti a differenti soluzioni dell’equazione di Schrodinger a fissa-
to k, ψn (k, r), è possibile osservare la struttura a bande dell’energia degli elettroni
in un cristallo.
bn = n1 b1 + n2 b2 + n3 b3 , n1 , n2 , n3 ∈ Z. (1.1)
1
2 CAPITOLO 1. DESCRIZIONE GEOMETRICA DEI CRISTALLI
r = x1 b1 + x2 b2 + x3 b3 , 0 ≤ xi ≤ 1. (1.2)
Questa scelta non mette però in evidenza la simmetria dei reticoli di Bravais. Ad
esempio, nel caso del reticolo cubico a facce centrate, i vettori primitivi sono:
a a a
b1 = (0, 1, 1), b2 = (1, 0, 1), b3 = (1, 1, 0). (1.3)
2 2 2
La cella unitaria ottenuta con la scelta dei vettori primitivi (1.3) è un parallele-
pipedo obliquo, che non ha la simmetria cubica completa del reticolo cubico a
facce centrate. Per lavorare con celle che abbiano la simmetria completa del re-
ticolo a cui appartengono si può utilizzare sia la cella primitiva di Wigner-Seitz,
che la cella convenzionale unitaria. Quest’ultima è una regione che riempie lo
spazio senza sovrapposizioni, quando è traslata lungo un sottoinsieme di vettori
del reticolo di Bravais. La cella unitaria è solitamente scelta in modo da essere
più grande della cella primitiva e da avere la simmetria richiesta. Ad esempio, il
reticolo cubico a facce centrate può essere descritto in termini di una cella cubica
convenzionale di lato a (Fig. 1.1), che ha volume quattro volte quello della cella
primitiva, corrispondente alla scelta dei vettori (1.3).
1.1. RETICOLI DIRETTI 3
Figura 1.1: Cella primitiva e cella convenzionale unitaria per il reticolo cubico
a facce centrate. La cella convenzionale è il cubo grande. La cella primitiva è
riportata in grigio [1].
Un modo convenzionalmente usato per costruire una cella primitiva con la simme-
tria desiderata, è quello suggerito da Wigner e Seitz. Esso consiste nel fissare un
punto del reticolo, ovvero un atomo del cristallo, e porlo come origine. Si disegna-
no i vettori che congiungono questo punto ai punti del reticolo vicini. Per ognuno
di questi vettori si costruisce un piano normale passante per il punto medio. Il vo-
lume racchiuso da tutti i piani normali è detto cella di Wigner-Seitz (Fig. 1.2), ed è
il volume più vicino al punto del reticolo che abbiamo scelto come origine che ad
ogni altro. In virtù della simmetria traslazionale del reticolo di Bravais, traslando
la cella di Wigner-Seitz relativa ad un punto lungo un vettore che lo congiunge ad
un altro, essa sarà ancora una cella primitiva di Wigner-Seitz, ma relativa al nuovo
punto.
Di conseguenza, questa cella, quando traslatata lungo tutti i vettori del reticolo,
riempie lo spazio senza sovrapposizioni, cioè è una cella primitiva. Dato, inoltre,
che la definizione di cella di Wigner-Seitz non si riferisce a una particolare scelta
di vettori primitivi, essa avrà la simmetria del reticolo di Bravais.
4 CAPITOLO 1. DESCRIZIONE GEOMETRICA DEI CRISTALLI
Figura 1.2: Illustrazione del modo in cui è costruita la cella di Wigner-Seitz in due
dimensioni [3].
b(1)
n = d1 + n1 b1 + n2 b2 + n3 b3 . (1.4)
...
b(µ)
n = dµ + n1 b1 + n2 b2 + n3 b3 . (1.5)
è una disposizione regolare di punti nello spazio duale, individuati da vettori del
tipo:
gm = m1 g1 + m2 g2 + m3 g3 , m1 , m2 , m3 ∈ Z. (1.6)
bi · gj = 2πδij . (1.7)
k · bn = n2π, n ∈ Z. (1.9)
2πx 2π (x + ma)
cos = cos , m ∈ Z. (1.10)
a a
2πx 2πx
cos = cos + 2πm , m ∈ Z. (1.11)
a a
X
f (r) = fm eigm ·r . (1.12)
gm
6 CAPITOLO 1. DESCRIZIONE GEOMETRICA DEI CRISTALLI
Figura 1.3: (a) Reticolo cubico semplice. (b) Onde appartenenti al reticolo
reciproco, cioè aventi lo stesso valore in ogni punto del cristallo
Una possibile scelta di vettori primitivi del reticolo esagonale bidimensionale nel-
lo spazio diretto è:
a √ a √
b1 = (1, 3), b2 = ( − 1, 3). (1.13)
2 2
2π 1 2π 1
g1 = (1, √ ), g2 = (−1, √ ). (1.14)
a 3 a 3
Abbiamo visto che una funzione con la periodicità del cristallo può essere svilup-
pata in onde piane con vettori d’onda appartenenti al reticolo reciproco e dunque
il potenziale cristallino può essere espresso come:
X
V (r) = V (gm )eigm ·r . (1.18)
gm
p 2
L’azione dell’operatore H = [ 2m + V (r)] sull’onda piana Wk (r), restituisce una
8 CAPITOLO 1. DESCRIZIONE GEOMETRICA DEI CRISTALLI
d’onda in due punti qualsiasi del cristallo, connessi dal vettore di traslazione gn ,
differiscono per un fattore di fase:
ψ(k, r + gn ) = eik·(r+gn ) u(k, r + gn ) = eik·gn eik·r u(k, r) = eik·gn ψ(k, r). (1.26)
dove abbiamo sfruttato la periodicità di u(k, r). In conclusione, per un dato vet-
tore k, esiste un insieme infinito numerabile di soluzioni, che possono essere
indicizzate con l’indice n, seguendo ad esempio valori crescenti di energia.
Figura 1.5: (a) e (b) Confronto tra condizioni al contorno del tipo particel-
la nella scatola e cicliche. (c) Schematizzazione del cristallo tramite scatola
rappresentativa del materiale, circondata da copie identiche di se stessa [3].
1.5).
Per condizioni al contorno cicliche si deve avere che:
Dato che ψ(r) è una funzione di Bloch di vettore d’onda k, abbiamo che:
11
12 CAPITOLO 2. TEORIA A BANDE CON METODO TIGHT-BINDING
Nel seguito, prima descriviamo la procedura per cristalli con un atomo per cella
primitiva, poi generalizzeremo per cristalli con più di un atomo per cella primitiva.
1 X ik·tn
φi (k, r) = √ e Φi (r − tn ). (2.2)
N tn
1 X ik·(tn −tm )
φi (k, r + tm ) = eik·tm √ e Φi (r − tn + tm ) = eik·tm Φi (k, r). (2.3)
N tn
scritta come:
X
ψ(k, r) = ci (k)φi (k, r). (2.4)
i
Figura 2.2: Banda energetica E(k) per un modello tight-binding con un singolo
orbitale per sito e interazione a primi vicini [1].
dove con Mij (k) indichiamo in modo compatto gli elementi di matrice dell’ha-
miltoniana del cristallo tra somme di Bloch e con Sij (k) gli elementi di matrice di
16 CAPITOLO 2. TEORIA A BANDE CON METODO TIGHT-BINDING
dove V 0(r) indica la somma di tutti i potenziali atomici del cristallo, tranne il con-
tributo Va (r) dell’atomo che abbiamo scelto come origine.
L’espressione per gli elementi di matrice dell’hamiltoniana tra somme di Bloch
diventa:
Z 2
X
ik·tn ∗ p
Mij (k) = e Φi (r) + Va (r) + V 0(r) Φj (r − tn )dr. (2.16)
t
2m
n
e le funzioni d’onda Φi (r) si estendono in una regione dove le code dei poten-
2.2. METODO TIGHT-BINDING 17
ziali atomici vicini sono quasi costanti, quindi la matrice con elementi Iij diventa
una matrice diagonale costante. Fisicamente questo termine rappresenta il cam-
biamento in energia dell’orbitale atomico dovuto all’ambiente cristallino, infatti
contiene l’integrale cosiddetto diretto, cioè la sovrapposizione dell’orbitale atomi-
co con se stesso. Il suo effetto è di produrre uno spostamento rigido della banda,
ma non influsce sulla curva di dispersione.
Quanto ai termini con tn 6= 0, possiamo limitare la somma a primi vicini tI , adot-
tando la approssimazione dei due centri, che consiste nel trascurare integrali che
coinvolgono tre centri diversi. In conclusione, gli elementi di matrice dell’hamil-
toniana tra somme di Bloch diventano:
X Z
Mij (k) = Eij δij + eik·tI
Φ∗i (r)Va (r − tI )Φj (r − tI ) dr. (2.18)
tI
Gli integrali indipendenti che compaiono in (2.18), nel caso in cui consideria-
mo solo orbitali di tipo s e p, sono quattro e sono indicati come V (ssσ), V (spσ),
V (ppσ) e V (ppπ).
1 X ik·tn
φβi (k, r) = √ e Φβi (r − dβ − tn ). (2.19)
N tn
p2 X
H= + Vaν (r − dν − tn ). (2.20)
2m t d
n ν
Un reticolo con più di un atomo per cella primitiva si può sempre pensare come
composto di un numero di reticoli semplici, detti sottoreticoli, uguale al numero
di vettori della base. Questi differenti sottoreticoli sono occupati da atomi dello
stesso tipo e i punti di un dato sottoreticolo sono connessi da vettori di traslazione.
Nel caso di un reticolo con due atomi uguali per cella, individuiamo due sottore-
ticoli A e B, che distano di τ .
Potremmo pensare di diagonalizzare il problema del reticolo con base di due ato-
mi uguali per cella nello spazio reale, ma questo condurrebbe ad un problema
2N × 2N , dove N indica il numero di celle. In alternativa, possiamo sfrutta-
re la periodicità del problema e calcolare la struttura a bande usando una base di
somma di Bloch. Per il sistema in esame, che contiene due orbitali uguali per cel-
la unitaria, Φα (r − dA − tn ) e Φα (r − dB − tn ) possiamo costruire la somma
di Bloch per il sottoreticolo A e la somma di Bloch per il sottoreticolo B. Per un
dato k nella Brillouin zone, supponendo che la distanza tra i due sottoreticoli sia τ :
1 X iktn 1 X iktn
φAα (k, r) = √ e Φα (r − dA − tn ) = √ e Φα (r − tn ).
N tn N tn
(2.21)
1 X iktn 1 X iktn
φBα (k, r) = √ e Φα (r − dB − tn ) = √ e Φα (r − tn − τ ).
N tn N tn
(2.22)
21
22 CAPITOLO 3. GRAFENE E NITRURO DI BORO ESAGONALE
Figura 3.1: Reticolo diretto del grafene, con t1 e t2 due possibili vettori di
traslazione.
1s2 2s2 2p2 , ma ha una valenza pari a quattro, perché gli elettroni negli orbitali 1s
sono fortemente legati al nucleo (di core) e danno origine a bande senza disper-
sione. Quindi, al fine di studiare le bande di valenza e di conduzione del cristallo,
consideriamo solo gli elettroni degli orbitali 2s e 2p. Quando un carbonio inte-
ragisce con i suoi primi vicini, i tre elettroni negli orbitali 2s, 2px e 2py formano
legami ibridizzati sp2 con l’asse che giace lungo il piano del reticolo. L’elettrone
in 2pz , il cui asse è perpendicolare al piano, forma un legame parallelo al pia-
no. Se costruiamo la funzione d’onda del grafene come combinazione lineare di
orbitali atomici 2s, 2px e 2py e 2pz , centrati sui due atomi della cella primitiva,
ci aspettiamo tre bande di tipo σ, più tre corrispondenti bande antileganti σ∗, che
originano dall’ibridazione sp2 , e due bande, π e π∗, originate dagli orbitali 2pz .
Diagonalizzando l’hamiltoniana del cristallo sulla base di otto somme di Bloch,
otteniamo una matrice 8 × 8, la quale però si può suddividere in due blocchi in-
dipendenti: un blocco 6 × 6, che contiene gli elementi di matrice tra orbitali 2s,
2px e 2py , ed un blocco 2 × 2, contenente gli elementi di matrice che coinvolgono
gli orbitali 2pz . La possibilità di separare la matrice in due blocchi indipendenti è
dovuta al fatto che gli orbitali 2pz sono ortogonali al piano di grafene. Se il gra-
fene non fosse perfettamente piatto, l’hamiltoniana non avrebbe questa struttura a
blocchi. Quindi le bande σ e le bande π possono essere studiate separatamente.
Notiamo, tuttavia, che la maggiore sovrapposizione tra orbitali 2s, 2px e 2py dà
origine ad un maggiore splitting e dunque le bande σ si trovano molto al di sotto
del livello atomico, sono completamente riempite e non partecipano alla condu-
zione. Notiamo inoltre che le tre bande leganti σ e le tre antileganti σ∗ sono
separate da un gap energetico di ≈ 5.6 eV. In questo gap gli orbitali 2pz danno
origine alla banda di valenza più alta in energia e alla banda di conduzione più
bassa, che diventano degeneri (si intersecano) ai confini della zona di Brillouin.
Per calcolare le bande π usiamo le due somme di Bloch costruite a partire dagli
orbitali atomici 2pz dei due atomi di carbonio per cella:
1 X ik·tm
φ(k, r) = √ e Φz (r − d1,2 − tm ). (3.3)
N tm
Z
× Φz (r − d1 )Va2 (r + t1 − d2 )Φz (r + t1 − d2 )dr+ (3.6)
√
Z
ikx a2 −iky 23a
×e e Φz (r − d1 )Va2 (r + t2 − d2 )Φz (r + t2 − d2 )dr.
L’integrale che compare nei tre addendi è lo stesso, in virtù dell’invarianza per
traslazione, e lo indichiamo con V (ppπ):
√ √
−ikx a2 −iky 3a
ikx a2 −iky 3a
M12 (k) = V (ppπ)[1 + e e 2 +e e 2 ]. (3.7)
a −iky √3a
X
ik·tI
F (k) = e = 1 + 2 cos kx e 2 . (3.9)
tI
2
con i coefficienti:
F (k) 1
C1,c = √ . (3.17)
|F (k)| 2
1
C2,c = √ . (3.18)
2
F (k) 1
C1,v = − √ . (3.19)
|F (k)| 2
1
C2,v = √ . (3.20)
2
26 CAPITOLO 3. GRAFENE E NITRURO DI BORO ESAGONALE
2π 1 2π 1
b1 = (1, √ ), b2 = (−1, − √ ). (3.21)
a 3 a 3
π 1 2π 2
Γ = (0, 0), Q=M= 1, √ , K = K’ = ,0 . (3.22)
a 3 a 3
Figura 3.2: Brillouin zone del grafene, con punti ad elavata simmetria.
Per classificare un materiale dal punto di vista della conduttività dobbiamo ag-
giungere al concetto di banda energetica quello di energia di Fermi, che è l’ener-
gia del livello più alto occupato in un sistema fermionico alla temperatura dello
zero assoluto. Consideriamo un diagramma di struttura a bande, che mostra come
l’energia degli stati elettronici varia con la posizione nella BZ. Si possono verifi-
care tre situazioni:
• C’è una banda piena e una banda vuota separate da un gap energetico, quindi il
livello di Fermi cade nel gap. Questa è la struttura a bande tipica di un isolante o
di un semiconduttore, a seconda dell’ampiezza del gap. Se infatti il gap è suffi-
cientemente piccolo (≈ 1 eV ), per eccitazione termica alcuni elettroni possono
essere promossi nella banda di conduzione.
• Se il livello di Fermi interseca una banda, che dunque è parzialmente riempita,
gli elettroni hanno stati vuoti adiacenti da poter occupare, in risposta a un campo
elettrico applicato (cioè conducono). Questa struttura a bande è caratteristica di
un metallo.
• Due bande possono, infine, sovrapporsi in energia in corrispondenza di due
diversi valori di k, nel qual caso il materiale è detto un semimetallo.
28 CAPITOLO 3. GRAFENE E NITRURO DI BORO ESAGONALE
Una relazione di dispersione simile, cioè dipendente dal vettore d’onda linear-
mente, la si ottiene per i fononi acustici, nel limite di grande lunghezza d’onda.
Quindi, in vicinanza dei punti di degenerazione K e K 0 , gli elettroni si compor-
tano come particelle relativistiche di massa a riposo nulla, perchè, come trattato
nell’appendice A, la massa efficace degli elettroni (la massa che una particella
all’interno del cristallo assume, inglobando gli effetti di potenziale cristallino pe-
riodico) è legata alla derivata seconda dell’energia rispetto al vettore d’onda k.
Possiamo dunque calcolare la velocità di gruppo all’energia di Fermi:
1 dE
vx = , (3.26)
~ dqx
1 dE
vy = , (3.27)
~ dqy
3b|V (ppπ)|
vF = . (3.28)
2~
dove la somma su q, cioè su k, deve essere fatta nella prima Brillouin zone. Consi-
deriamo uno strato di grafene di lunghezza L e larghezza W. Dato che lo strato di
grafene è composto da un elevato numero di celle unitarie, possiamo trasformare
la somma in un integrale
Z
WL
D(E) = δ(E − E(q))dqx dqy . (3.31)
(2π)2
Dato che l’energia dipende solo dall’ampiezza di q e non dalla sua direzione, pos-
siamo riscrivere l’integrale in coordinate polari:
Z 2π Z q0
WL
D(E) = dθ qdqδ(E − E(q)). (3.32)
(2π)2 0 0
Nello scrivere questo integrale sostituiamo la prima Brillouin zone esagonale con
un cerchio di raggio q0 , scelto in modo tale l’area del cerchio è uguale a quella
della prima Brillouin zone esagonale.
W L q0
Z
D(E) = qdqδ(E − E(q)). (3.33)
2π 0
con 0 = ~vF q0 .
2W L 1
D(E) = |E|. (3.35)
π (~vF )2
dove abbiamo moltiplicato per un fattore 2, dovuto allo spin e un fattore 2, dovuto
all’altro punto K 0 non equivalente. La densità, nel modello a fermioni a massa a
riposo nulla, è lineare nell’energia.
Nf = ctSnf . (3.37)
dove nf è la media (rispetto al tempo) del numero di fotoni per unità di volume,
c è la velocità della luce. Considerando l’onda incidente come un’onda elettrica
piana, E = ˆE0 cos(k · r − ωt), il numero medio di fotoni nell’unità di tempo per
unità di volume è nf = 0 |E0 |2 /2~ω, dove 0 |E0 |2 è la densità energetica della
luce incidente. Dividendo per Nf e t e moltiplicando per l’energia di un singolo
fotone ~ω, l’intensità incidente è scritta come:
0 |E0 |2
I=c S. (3.38)
2
di dimensioni J/s.
Per la natura quantomeccanica dell’assorbimento, cioè la transizione di un fotone
da uno stato iniziale | mi a uno stato finale | ni, l’intensità assorbita è legata alla
probabilità per unità di tempo, P, che questo processo avvenga:
Ia = ~ωP. (3.39)
Si può dimostrare che questa probabilità per unità di tempo assume la seguente
forma:
2
2π eA0
P = |hn|ε̂ · p|mi|2 δ (En − Em − ~ω) . (3.41)
~ 2m
Dato che gli stati di valenza ψk,v = C1,v ψ1 + C2,v ψ2 e quelli di conduzione
ψk,c = C1,c ψ1 + C2,c ψ2 nel grafene sono scritti in termini delle somme di Bloch,
ci riconduciamo al calcolo dell’elemento di matrice dell’operatore momento sulle
somme stesse:
Una soluzione a questo problema è stata trattata da Thomas Garm Pedersen, Kjeld
Pedersen e Thomas Brun Kriestensen, in un articolo pubblicato su Physical Re-
view [6]. Nella tecnica risolutiva ivi illustrata gli elementi di matrice sono dati dal
gradiente nello spazio k dell’hamiltoniana tight-binding. Si tratta di un metodo
non esatto, perché sono trascurati i contribuiti intratomici, ma fornisce una buona
approssimazione per i contribuiti interatomici:
m
hψα |p|ψb i = ∇k Hα,β (k). (3.44)
~
0 ikx + ky
H(k) = −~vF . (3.45)
−ikx + ky 0
avendo posto Ep = 0. Assumiamo che il potenziale vettore sia orientato lungo x̂,
così che gli elementi di matrice del momento sono:
0 i
px = −mvF . (3.46)
−i 0
Nel caso specifico del grafene, questi elementi di matrice (tenuto conto del fatto
che gli elementi diagonali di px sono nulli), sono:
hψk,c |px |ψk,v i = C∗1,c C2,v hψ1 |px |ψ2 i + C∗1,v C2,c hψ2 |px |ψ1 i . (3.47)
Da (3.17), (3.18), (3.19), (3.20) i coefficienti sono scritti in termini del rapporto
F (k)
|F (k)|
, la cui espressione vicino al punto K è:
F (q) −iqx + qy
= p 2 . (3.48)
|F (q)| qx + qy2
Ora, la somma su tutti gli stati può essere trasformata in un integrale (per conve-
nienza scritto in coordinate polari), in virtù della taglia macroscopica dello strato
di grafene:
2 Z q0 Z 2π
2π eA0 vF qy 2
P = S qdq dθ δ (Ec (q) − Ev (q) − ~ω). (3.51)
~ 4π 0 0 q
e2 A20 ω
P = S. (3.52)
32~2
34 CAPITOLO 3. GRAFENE E NITRURO DI BORO ESAGONALE
e2 A20 ω 2
Ia = ~ωP = S. (3.53)
32~
e2 π
η= . (3.54)
4π0 c~ 4
2
Tenendo conto che la struttura fine è definita come α = 4πe 0 c~ e moltiplicando
per un fattore 4, dovuto alla degenerazione 2 di spin e alla presenza di un secondo
punto K 0 non equivalente, otteniamo il risultato desiderato:
η = π α. (3.55)
3.2.3 Trasmittanza
Il grafene è un materiale che non riflette la luce, Ir ∼
= 0:
I = ηI + It . (3.56)
la struttura sia esagonale, pertanto una possibile scelta dei vettori primitivi è la
seguente:
√
3 3
a1 = ax̂ + bŷ, a2 = ax̂ − bŷ, a = a0 , b = a0 . (3.58)
2 2
dove γ = Vppπ è l’elemento di matrice che descrive l’interazione tra i due elettroni,
cioè il parametro di hopping. Si ottengono le due bande:
s 2
EA + EB EA − EB
E± = ± + γ 2 |F (k)|2 . (3.60)
2 2
Figura 3.5: Struttura a bande di h-BN lungo le linee di alta simmetria della zona
di Brillouin, in unità di 1/a. Si evidenzia la presenza di un gap a 3 eV.
3.3.3 Autovettori
Le equazioni lineari da risolvere sono:
EA − E γF (k) CA C
∗ =E A . (3.63)
γF (k) EB − E CB CB
q
EA − EB 2
+ γ 2 |F (k)|2 . Sfruttando la condizione di normalizza-
dove Ek = 2
zione, si ottiene per CB,c :
√
2Ek − ∆E
CB,c = √ . (3.66)
4Ek
γF (k)
CA,c = p . (3.67)
Ek (2Ek − ∆E)
γF (k)
CA,v = − p . (3.71)
Ek (2Ek + ∆E)
3
F (q) ∼
= − a0 (iqx + qy ) = −a(iqx + qy ). (3.72)
2
Posso considerare due casi distinti per lo studio della struttura a bande vicino al
punto K, ovvero quello in cui ∆E = 0 e quello in cui ∆E 6= 0. Nel primo caso si
ha:
s 2 s 2
∆E ∆E
Eq ∼
= + γ 2 a2 |q|2 = + ~2 vF 2 |q|2 . (3.74)
2 2
s 2 2
∆E 2 ∆E 1 2 2 2 2
Eq ∼
= 1+ ~2 vF2 |q|2 ∼
= 1 + ~ vF |q| . (3.75)
2 ∆E 2 2 ∆E
2
(E + E ) ∆E 1 2
Ec ∼
A B 2 2 2
= + 1 + ~ vF |q| . (3.76)
2 2 2 ∆E
2
∼ (EA + EB ) ∆E 1 2 2 2 2
Ev = − 1 + ~ vF |q| . (3.77)
2 2 2 ∆E
Dalla figura (3.6) si può notare che il range di energie in cui è lecito rappresentare
la struttura a bande attraverso il suo sviluppo attorno al punto K è fino a circa 4
eV, quindi 1 eV al di sopra del gap.
3.3. STRUTTURA ELETTRONICA DEL NITRURO DI BORO ESAGONALE39
s
2Ek + ∆E
hψα |px |ψβ i = cos(ky b)(imvF )γ eikx a F ∗ (k)
Ek2 (2Ek − ∆E)
s (3.84)
2Ek − ∆E
+ e−ikx a F (k) 2
.
Ek (2Ek + ∆E)
Nel secondo caso, dato che ∆E è circa 6eV , mentre |F (k)| è al più 3, posso
sviluppare F (k) intorno al punto K:
s
2Eq + ∆E
hψk,c |px |ψk,v i = cos(ky b)(imvF )γ (−a)(−iqx + qy ) 2
Eq (2Eq − ∆E)
s
2Eq − ∆E imvF γa
+ (−a)(iqx + qy ) 2
= [−iqx ∆E + 2qy Eq ].
Eq (2Eq + ∆E) 2Eq |F (q)|
(3.86)
Sostituendo (3.86) in (3.81) la probabilità di transizione diventa:
2 X qy2 q 2 ∆E 2
r
2π eA0 2 2 x ∆E 2 2
P = m vF 2
+ 2 2
δ 2 + ~2 vF |q|2 − ~ω
~ 2m q
q q 4E q 2
(3.87)
e2 A20 S ∆E 2
~ω
P = ω 1+ 2 2 θ −1 . (3.89)
32~2 ~ω ∆E
42 CAPITOLO 3. GRAFENE E NITRURO DI BORO ESAGONALE
∆E 2
~ω
η = πα 1 + 2 2 θ −1 . (3.90)
~ω ∆E
In questo lavoro di tesi ci siamo occupati del calcolo della struttura elettronica
del grafene e del nitruro di boro esagonale. La natura a bande dell’energia degli
elettroni nei cristalli è una diretta conseguenza della periodicità spaziale di questi
ultimi, in virtù della quale gli stati cristallini elettronici possiedono una ben deter-
minata simmetria traslazionale.
Per descrivere convenientemente questi aspetti, nel primo capitolo ci siamo soffer-
mati sul concetto di reticolo reciproco, ovvero un insieme di punti periodicamente
disposti nello spazio duale, connessi da vettori di traslazione. Infatti, dato che il
vettore di propagazione k di un’onda piana ha le dimensioni del reciproco di una
lunghezza è utile descriverlo nello spazio duale, per illustrare le proprietà trasla-
zionali degli stati elettronici nel cristallo. Un secondo concetto che è stato im-
portante introdurre è quello di prima zona di Brillouin, cioè il corrispettivo nello
spazio reciproco della cella di Wigner-Seitz. Quest’ultima è il volume, nello spa-
zio diretto, che, traslato lungo tutti i vettori primitivi, riproduce l’intero cristallo,
conservandone la simmetria (cubica, esagonale etc...). Entrambi i concetti intro-
dotti sono risultati propedeutici alla dimostrazione del teorema di Bloch, nel quale
abbiamo dimostrato che le energie degli elettroni nei cristalli (autovalori dell’ha-
miltoniana cristallina) possono essere indicizzati con i vettori k della prima zona
di Brillouin. L’andamento di E(k), al variare di k in BZ, rappresenta appunto la
dispersione delle bande energetiche elettroniche nei cristalli. Il teorema di Bloch
ci fornisce, inoltre, la forma degli stati cristallini (autofunzioni dell’hamiltoniana),
ovvero onde piane, modulate su una funzione che ha la periodicità del reticolo cri-
stallino (funzioni di Bloch).
Nel secondo capitolo ci siamo concentrati su uno specifico metodo per calcolare la
struttura a bande, il TB semi-empirico, che si basa sull’approssimazione dell’ha-
miltoniana di un sistema cristallino con un hamiltoniana relativa a pochi orbitali
atomici, ben localizzati nei vari punti del reticolo di Bravais. Abbiamo anzitutto
esposto le assunzioni sulla base delle quali questo metodo è applicabile, tra cui la
ortogonalità tra orbitali atomici a distanze molto maggiori della costante reticola-
re, l’approssimazione di reticolo rigido (Born-Oppenheimer) e l’approssimazione
di particelle indipendenti. In questo approccio il potenziale cristallino è modeliz-
45
46 CAPITOLO 3. GRAFENE E NITRURO DI BORO ESAGONALE
zato come sovrapposizione di orbitali atomici, centrati nei vari punti del reticolo,
quindi il potenziale di cui risente il singolo elettrone è dato dalla somma del po-
tenziale dell’atomo di partenza e di tutti i restanti potenziali atomici. Ci siamo
poi proposti di trovare gli stati stazionari dell’hamiltoniana tight-binding, diago-
nalizzando quest’ultima su una base di somme di Bloch, ovvero combinazioni
lineari di orbitali atomici localizzati. La correzione all’energia atomica consiste
in un abbassamento del livello energetico dell’elettrone nel cristallo rispetto all’e-
nergia dell’elettrone nell’atomo isolato e in uno splitting che è proporzionale alla
sovrapposizione tra un orbitale e un altro in un punto diverso del reticolo. Questo
dà origine alla struttura a bande. Al fine di applicare il metodo TB al grafene ed
a h-BN, che hanno entrambi reticoli con due atomi per cella, abbiamo esteso il
ragionamento anche al caso di cristalli composti. Dato che un reticolo compo-
sto può essere visto come compenetrazione di sottoreticoli differenti, il metodo
TB per questi cristalli consiste nel diagonalizzare l’hamiltoniana sulle somme di
Bloch ottenute per ciascun sottoreticolo.
Nel terzo capitolo, al fine di calcolare la struttura a bande del grafene, abbiamo
anzitutto specificato la sua struttura cristallina, indicando sia i vettori primitivi
dei due sottoreticoli triangolari, dalla cui compenetrazione ha origine il reticolo
esagonale, sia i vettori di base che specificano la posizione dei due atomi nella
cella primitiva. La struttura perfettamente planare e l’ortogonalità rispetto al pia-
no del grafene degli orbitali 2pz , che danno origine alle bande π, ci ha permesso
di analizzare queste ultime separatamente da quelle σ. Nello specifico, ci siamo
soffermati solo sulle bande π, dal momento che quelle σ, completamente riempi-
te, non partecipano alla conduzione. Abbiamo ottenuto la dispersione delle bande
π utilizzando il metodo TB semi-empirico per somme di Bloch costruite usan-
do come orbitali localizzati gli orbitali 2pz e limitandoci ad interazioni tra primi
vicini. Ci siamo dunque ricondotti ad un problema 2 × 2, dalla cui risoluzione
abbiamo ricavato un’espressione per la banda di valenza e per quella di conduzio-
ne, ovvero gli autovalori dell’hamiltoniana TB del grafene e anche le autofunzioni
corrispondenti a questi autovalori. Dall’analisi della struttura a bande del grafene
all’interno della prima zona di Brillouin, abbiamo potuto constatare che la banda
di valenza e quella di conduzione si intersecano nei punti non equivalenti K e K’
della BZ, dove cade l’energia di Fermi. Questo ci ha permesso di classificare il
grafene, dal punto di vista della conduzione, come un semimetallo. Per studiare
l’hamiltoniana del grafene per energie vicine al livello di Fermi abbiamo dunque
sviluppato le bande intorno al punto K, ottenendo una relazione di dispersione
lineare rispetto all’impulso q degli elettroni in vicinanza del punto K. Questo è
un effetto del potenziale periodico che rende il grafene un caso eccezionale nel-
l’ambito della fisica dello stato solido, dato che l’equazione che governa il moto
degli elettroni nei punti K e K’assume una forma simile all’equazione di Dirac
per fermioni a massa a riposo nulla, piuttosto che avere la forma dell’equazione di
3.4. PROPRIETÀ OTTICHE DEL NITRURO DI BORO ESAGONALE 47
49
50APPENDICE A. DINAMICA DEGLI ELETTRONI NELLA TEORIA A BANDE
La velocità dell’elettrone in uno stato k di una data banda coincide con il gradiente
della curva di dispersione della banda stessa.
1 dE (k) dk 1
dE = (−e) F vdt = (−e) F dt =⇒ = (−e) F . (A.5)
~ dk dt ~
1 1 d2 E (k)
= 2 . (A.7)
m∗ ~ dk 2
A.2. MASSA EFFICACE DELL’ELETTRONE IN UN CRISTALLO 51
Dato che la massa efficace è in relazione alla curvatura della curva di dispersione
E(k), può differire molto dalla massa nuda dell’elettrone, potendo essere anche
negativa.
52APPENDICE A. DINAMICA DEGLI ELETTRONI NELLA TEORIA A BANDE
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