Cap. VIII Le Persone Fisiche
Cap. VIII Le Persone Fisiche
Cap. VIII Le Persone Fisiche
LA PERSONA FISICA
SEZIONE I
LA SOGGETTIVITÀ E LO STATO CIVILE
2. Nascituro non concepito → può ricevere per testamento o per donazione, purché
sia figlio di persona vivente al momento della morte del de cuius nel primo caso
(art. 462, 3° comma) o al momento della donazione nel secondo (art. 784, 1°
comma).
- La funzione di dare pubblicità ai fatti o agli atti che determinano l'inizio e la fine di un
certo status, è oggi avocata definitivamente dallo Stato.
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Gli atti di stato civile assolvono a una duplice funzione:
1. forniscono nel processo la prova precostituita degli atti o dei fatti da cui lo status
dipende fino a querela di falso.
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Essi hanno una funzione diversa dall’anagrafe della popolazione residente.
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2. Fuori dal processo, invece, assolvono a una funzione pubblicitaria di tipo
dichiarativo, cioè rendono conoscibili i fatti documentati ai terzi, consentendo
loro di ispezionarli.
3. LA PARENTELA E L'AFFINITÀ.
- Quando la dimora assuma il carattere della abitualità si parla di «residenza» (art. 43,
2° comma). Essa invece risulta dall'anagrafe della popolazione residente.
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- Il minore ha il domicilio laddove la sua famiglia o il suo tutore hanno la residenza. Se
i genitori non hanno la stessa residenza egli ha il domicilio del genitore con il quale
convive (art. 44, 2° comma). L'interdetto ha il domicilio dove risiede il tutore (art. 44,
3° comma).
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In questi casi si parla di «domicilio legale», poiché esso non si determina in relazione al
luogo dove i soggetti hanno i loro interessi ma trovasi fissato una volta per tutte dalla
legge.
5. LA SCOMPARSA E L'ASSENZA.
- Quando una persona non sia più comparsa nel suo ultimo domicilio o nella sua
ultima residenza, e non se ne abbiano più notizie, chiunque vi abbia interesse, il
pubblico ministero o i presunti successori legittimi possono chiedere al tribunale
indicato all'art. 48:
a) di nominare un «curatore speciale» che rappresenti lo scomparso2
b) e di dare i provvedimenti opportuni per conservarne il patrimonio.
- Se siano passati almeno due anni dal giorno in cui risale l'ultima notizia, i presunti
successori legittimi e chiunque creda ragionevolmente di avere sui beni dello scomparso
diritti dipendenti dalla morte di lui, possono domandare al tribunale di dichiararne
l'«assenza» (art. 49 e 722 ss. c.p.c.).
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Nel momento in cui la sentenza diventa eseguibile (artt. 729 e 730 c.p.c.):
a) Coloro che sarebbero eredi testamentari o legittimi, se l'assente fosse
morto nel giorno a cui risale l'ultima notizia di lui, possono domandare di
essere temporaneamente immessi nel possesso dei beni;
b) i legatari, donatari e tutti coloro ai quali spetterebbero diritti dipendenti
dalla morte di lui possono chiedere di poterli esercitare, sempre
temporaneamente:
c) quanti sarebbero liberati da obbligazioni per effetto della morte
dell'assente possono ottenere di essere provvisoriamente esonerati
dall'adempierle, salvo che si tratti di obbligazioni alimentari.
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Il curatore speciale non è necessario ove sia presente un rappresentante legale.
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eredi o legatari: i possessori temporanei devono quindi consegnare i beni a
costoro (art. 57).
SEZIONE II
LA CAPACITÀ DI AGIRE, LA RESPONSABILITÀ GENITORIALE E LA TUTELA
A. La minore età.
- La capacità di agire è l’attitudine della persona a compiere atti giuridici validi. Essa
viene riconosciuta in maniera automatica a tutti coloro che abbiano compiuto il
diciottesimo anno di età (art. 2).
- Casi in cui viene riconosciuta la capacità di agire prima della maggiore età:
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1. al compimento del quindicesimo anno di età per quanto riguarda la conclusione
del contratto di lavoro, purché siano adeguatamente tutelate la salute e
l'istruzione del minore. (art. 3 l. 17 ottobre 1967, n. 977);
2. a sedici anni il minore autore può compiere gli atti relativi alle opere
dell'ingegno da lui create ed esercitare le relative azioni (v. art. 108 l. aut.).
- Gli atti giuridici negoziali compiuti dal minore sono annullabili (art. 1425) a meno
che non abbia occultato con raggiri la sua vera età (come in caso di falsificazione della
carta d'identità).
Tuttavia, la semplice dichiarazione di avere compiuto i diciotto anni non preclude
l'impugnazione del negozio (art. 1426).
- Sottostanno ad un regime analogo a quello previsto per il minore gli atti negoziali e gli
illeciti compiuti dal maggiorenne che sia stato interdetto, perdendo così la capacità di
agire.
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- L'interdizione è «revocata» dal tribunale quando ne siano venuti meno i presupposti,
8. L'EMANCIPAZIONE E L'INABILITAZIONE.
A. Emancipazione
- È «emancipato» il minore che, avendo compiuto i sedici anni di età, sia stato
autorizzato dal tribunale per i minorenni a contrarre matrimonio (art. 84, 2° comma).
per la riscossione di capitali e per stare in giudizio deve essere autorizzato dal
curatore;
per gli atti di straordinaria amministrazione — cioè quelli che siano tali da
arrecare un apprezzabile pregiudizio per il suo patrimonio (come l'alienazione
di un diritto reale o l'assunzione dell'obbligo di trasferirlo, la concessione di un
bene in pegno o in ipoteca etc.) — devono essere autorizzati dal curatore e dal
giudice tutelare o, nei casi indicati all'art. 375, dal tribunale in composizione
collegiale su parere del giudice tutelare, quando curatore non sia uno dei genitori
dell'emancipato (art. 394).
può infine essere autorizzato dal tribunale, su parere del giudice tutelare e sentito
il curatore, ad esercitare un'impresa commerciale senza l'assistenza del curatore:
in tale caso può compiere da solo gli atti che eccedono l'ordinaria
amministrazione, anche se estranei all'esercizio dell'impresa (art. 397).
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Gli atti compiuti senza le prescritte autorizzazioni sono annullabili su istanza dei
soggetti indicato dall’art. 396.
B. Inabilitazione.
- Può essere inabilitato il maggiorenne (o il minore non emancipato durante l'anno che
precede il raggiungimento della maggiore età) .
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c) esponga sé o la sua famiglia a gravi pregiudizi economici per abuso
abituale di sostanze alcooliche o di stupefacenti;
d) nonché il sordo o il cieco della nascita i quali non abbiano ricevuto una
sufficiente educazione.
- L’inabilitato:
può compiere validamente gli atti che non eccedano l'ordinaria amministrazione;
Può, infine, essere autorizzato dal tribunale, su parere del giudice tutelare, a
«continuare» (non quindi a cominciare ex novo) un'impresa commerciale senza
l'assistenza del curatore ma l'autorizzazione può essere subordinata alla nomina
di un institore (artt. 425 e 2203).
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Ogni atto negoziale eccedente l'ordinaria amministrazione, compiuto dall'inabilitato
senza le formalità prescritte, è soggetto ad annullamento su domanda dei soggetti
indicati nell’art. 427.
9. L'INTERDIZIONE LEGALE.
- Del tutto differente dagli istituti visti sin qui è invece l'«interdizione legale» alla quale
si trovano sottoposti, secondo l'art. 32 c.p. i soggetti condannati all'ergastolo o alla
reclusione per un periodo di tempo non inferiore a cinque anni e sempre che la
condanna dipenda da un delitto non colposo.
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Si tratta di una conseguenza automatica della sentenza penale di condanna alla quale
viene associato un ulteriore effetto afflittivo (appunto una pena accessoria) di ordine
civilistico.
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- Solamente negli atti a contenuto patrimoniale egli è rappresentato da un tutore al
quale si applicano le norme sulla tutela degli interdetti giudiziali (art. 32, 3° comma,
c.p.)
Gli atti invece che incidono su situazioni non patrimoniali (come il testamento, il
matrimonio o il riconoscimento del figlio etc.) sono, invece, perfettamente validi.
- Con il procedimento indicato all'art. 336 (v. pure artt. 737 ss. c.p.c.), il genitore che
violi o trascuri i doveri inerenti la responsabilità genitoriale o abusi dei relativi poteri,
con grave pregiudizio per il figlio, può essere dichiarato decaduto dalla responsabilità
genitoriale con decisione del tribunale per minorenni, che può ordinare pure
l'allontanamento del figlio dalla residenza familiare o l'allontanamento del genitore o
convivente che maltratta o abusa del minore (art. 330).
Egli, che resta comunque tenuto all'obbligo di mantenimento del figlio, può essere
reintegrato nella responsabilità genitoriale quando siano cessate le ragioni per le quali
era stata pronunziata la decadenza (art. 332).
- Qualora si verifichi una condotta pregiudizievole del genitore, non così grave da
far luogo a decadenza, il tribunale per minorenni può adottare i provvedimenti più
convenienti per il minore sia in caso di violazione alla cura del minore, che in caso di
violazioni al patrimonio del minore.
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Il D.lgs. 28 dicembre 2013, n. 154 ha apportate alcune modifiche in materia di filiazione. In
particolare, l’espressione «potestà dei genitori» è stata sostituita con l’espressione
«responsabilità genitoriale».
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ciascuno di essi può ricorrere al tribunale per i minorenni indicando i provvedimenti che
ritiene più opportuni.
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L'esercizio congiunto della responsabilità genitoriale non comporta l'invalidità degli atti
compiuti disgiuntamente da uno dei genitori. Tuttavia, l'altro può rivolgersi al giudice ai
sensi dell'art. 316 o eventualmente anche chiedere la riduzione o la decadenza della
responsabilità genitoriale, ai sensi degli artt. 330 e 333.
Un curatore speciale deve essere nominato al figlio minore anche quando i genitori
esercenti la responsabilità non possano o non vogliano compiere uno o più atti di
interesse per il figlio, eccedenti l'ordinaria amministrazione: in tale caso la nomina
compete tuttavia al tribunale ordinario che autorizza il curatore a compiere l'atto in vece
dei genitori.
- I genitori sono coobbligati in solido con i loro figli minori per l'illecito da questi
compiuto (art. 2048).
- L'art. 343 vuole che, in caso di morte dei genitori o di impossibilità ad esercitare la
responsabilità genitoriale (ad esempio perché siano stati dichiarati decaduti o siano
assenti), si debba aprire la tutela dei figli minori presso il tribunale dove essi abbiano il
domicilio.
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Il genitore, che ha esercitato per ultimo la responsabilità genitoriale, può all'uopo
designare, con testamento, con atto pubblico o con scrittura privata autenticata,
la persona che dovrà assumere il compito di tutore e di protutore.
In caso di mancata designazione la scelta del tutore (o protutore) avviene tra gli
ascendenti o tra gli altri prossimi parenti o affini. Se il minore ha compiuto il
sedicesimo anno di età deve essere sentito (art. 348).
Se i minori non hanno nel luogo del loro domicilio parenti conosciuti o capaci di
esercitare l'ufficio di tutore, la tutela può essere deferita dal giudice a un ente di
assistenza nel comune dove ha domicilio il minore; l'amministrazione dell'ente
delega allo scopo uno dei propri membri a esercitare le funzioni di tutela (art.
354). In questo caso non si fa luogo alla nomina del protutore (art. 355, 2°
comma).
Nella scelta del tutore si devono, tuttavia, osservare i criteri indicati all'art. 408
- Vale la pena di ricordare che le disposizioni sulla tutela dei minori si applicano alla
tutela degli interdetti per infermità di mente (art. 424) e a quelli legali (art. 32, 3°
comma, c.p.).
- Il tutore, dopo aver prestato giuramento avanti il giudice tutelare (art. 349), assume la
cura del minore o dell'interdetto, ne amministra i beni e lo rappresenta legalmente
in tutti gli atti civili (art. 357); il protutore rappresenta invece il minore (o l'interdetto)
quando il tutore si trovi con loro in conflitto di interessi.
- Entro 10 giorni dalla notizia di nomina il tutore deve effettuare l’inventario (artt.362
ss.) del patrimonio e depositarlo in tribunale entro 30 giorni. Il giudice tutelare su
proposta del tutore delibera:
a) sul luogo ove il minore deve crescere;
b) sulla spesa annua per il mantenimento e istruzione del minore;
c) sui modi di impiego del reddito eccedente.
Nel caso in cui sia presente un’azienda commerciale provvede a richiedere al tribunale
dei minori o la continuazione o la liquidazione (art. 371)
- Il tutore, previa autorizzazione del giudice tutelare, deve poi investire i capitali del
minore in affari sicuri (acquistando ad esempio immobili ubicati in Italia o titoli di Stato
o garantiti dallo Stato, v. art. 372).
- L’art. 374 stabilisce invece le attività che possono essere effettuate previa
autorizzazione del giudice tutelare.
Per l’alienazione di beni, la costituzione di pegni e ipoteche, procedere a divisioni
transigere o compromettere in arbitri (art. 375) occorre l’autorizzazione del tribunale
ordinario, previo parere del giudice tutelare.
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- Come i genitori, non può acquistare beni e diritti del minore neppure per interposta
persona (art. 378).
- Gli atti compiuti senza l'osservanza delle prescritte formalità possono essere annullati
su istanza del tutore, del minore o degli eredi o aventi causa di lui (art. 377).
SEZIONE III
L'AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO
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Inoltre, il giudice tutelare può disporre che determinati effetti, limitazioni o decadenze,
previsti per l'interdetto o l'inabilitato, si estendano al beneficiario dell'amministrazione
di sostegno (art. 411, 4° comma)
- L'amministratore di sostegno può essere designato (con atto revocabile) dallo stesso
interessato, in previsione della propria eventuale futura incapacità, mediante atto
pubblico o scrittura privata.
In mancanza, ovvero in presenza di gravi motivi, il giudice tutelare può designare
con decreto motivato un amministratore di sostegno diverso.
In ogni caso non può prestare, in vece del beneficiario, il «consenso a ricevere
trattamenti sanitari».
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Le azioni relative si prescrivono nel termine di cinque anni, decorrente dal momento in
cui è cessato lo stato di sottoposizione all'amministrazione di sostegno (art. 412, 3º
comma).
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La cessazione si verifica:
a) automaticamente con la morte del beneficiario o dell'amministratore o con la
scadenza del termine, se la nomina avvenne a tempo determinato,
b) con decreto motivato di revoca (v. art. 413) emesso dal giudice tutelare, su
istanza dell'amministratore e del beneficiario medesimi, del pubblico ministero o
di taluno dei soggetti di cui all'art. 406.
SEZIONE IV
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disposizione di parti del proprio corpo, se possano provocare una diminuzione
permanente dell'integrità fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge, all'ordine
pubblico o al buon costume.
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E’ illecita la c.d. «sterilizzazione di comodo», quando abbia carattere
irreversibile (è viceversa sempre lecita la «sterilizzazione terapeutica»).
- Salva sempre la tutela risarcitoria per i danni eventualmente patiti, la persona può
tutelare il proprio nome con l'azione di condanna a cessare i seguenti comportamenti di
terzi (o «inibitoria»):
a) la «contestazione» del nome;
b) l'«usurpazione»;
c) l'«utilizzazione abusiva».
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Le azioni a difesa del nome possono essere esperite anche da chi, pur non portando il
nome contestato o utilizzato indebitamente, abbia un interesse fondato su ragioni
familiari meritevoli di protezione, come il decoro o il prestigio della famiglia.
- L'art. 9 c.c. ammette altresì la tutela dello pseudonimo, cioè del nome di fantasia
utilizzato nello svolgimento di una certa attività.
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La tutela dello pseudonimo non è consentita ai terzi per ragioni familiari, perché si tratta
di un connotato della persona.
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18. (SEGUE). L'IMMAGINE.
- Il d. lgs. 30 giugno 2003, n. 196, Codice in materia di protezione dei dati personali,
disciplina la protezione dei «dati personali» ed il « trattamento » di tali informazioni
viene infatti consentito solamente col consenso espresso liberamente e per iscritto
dall'interessato che sia stato preventivamente informato ai sensi dell'art. 13 (art. 23 d.
lgs. cit.).
Non occorre il consenso nelle ipotesi espressamente indicate dall’art. 24 d. lgs. cit.
- Quando si tratti di «dati sensibili» (art. 4 lett. d d.lgs. cit.) oltre al consenso scritto si
richiede l'autorizzazione del Garante per la protezione dei dati personali, se il
trattamento sia effettuato da privati o enti pubblici economici (art. 26 d. lgs. cit.).
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c) esatti e, se necessario, aggiornati e non eccedenti rispetto alle finalità per le
quali sono raccolti o successivamente trattati (art. 11 d. lgs196 del 2003)
- Ogni individuo può opporsi per motivi legittimi al trattamento dei dati che la
riguardano (v. art. 7 d. lgs. 196 del 2003).
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In difetto, può proporre ricorso al Garante che se lo ritiene fondato, ordina al titolare la
cessazione del comportamento illecito (art. 142 d. lgs. cit.).
In alternativa, l'interessato può rivolgersi al tribunale del luogo ove risiede il titolare del
trattamento, il quale, se accoglie la domanda, in tutto o in parte, prescrive le misure
necessarie e dispone eventualmente sul risarcimento del danno: il trattamento di dati
personali è considerato dall'art. 15 del d. lgs. 196 del 2003 attività pericolosa in guisa
che, come si è già detto, chi provoca danno a terzi deve risarcirlo ai sensi dell'art. 2050,
a meno che non provi di aver adottato ogni misura idonea a evitarlo.
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