Dossier Camera Morte Volontaria Medicalmente Assistita
Dossier Camera Morte Volontaria Medicalmente Assistita
Dossier Camera Morte Volontaria Medicalmente Assistita
assistita
A.C. T.U. 2-A e abb.
Dossier n° 90/1 - Elementi per l'esame in Assemblea
10 dicembre 2021
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obbligo di procedere a tale aiuto in capo ai medici", restando pertanto affidato "alla coscienza del
singolo medico scegliere se prestarsi, o no, a esaudire la richiesta del malato.
Con riguardo agli effetti della pronuncia sul piano temporale la Corte specifica che i Effetti della
requisiti procedimentali indicati, quali condizioni per la non punibilità dell'aiuto al suicidio pronuncia sul
prestato a favore di persone che versino nelle situazioni indicate analiticamente nella piano temporale
sentenza, valgono per i fatti successivi alla pubblicazione della sentenza stessa nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica (avvenuta il 27 novembre 2019).
Non potendole medesime condizioni procedimentali "essere richieste, tal quali, in rapporto
ai fatti anteriormente commessi, come quello oggetto del giudizio a quo, che precede la
stessa entrata in vigore della legge n. 219 del 2017" la Corte specifica che in tali evenienze
"la non punibilità dell'aiuto al suicidio rimarrà subordinata, in specie, al fatto che
l'agevolazione sia stata prestata con modalità anche diverse da quelle indicate, ma idonee,
comunque sia, a offrire garanzie sostanzialmente equivalenti".
Sarà quindi necessario che il giudice, nel caso concreto, accerti che "le condizioni del richiedente
che valgono a rendere lecita la prestazione dell'aiuto – patologia irreversibile, grave sofferenza
fisica o psicologica, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità; di prendere decisioni
libere e consapevoli – abbiano formato oggetto di verifica in ambito medico"; che "la volontà
dell'interessato sia stata manifestata in modo chiaro e univoco, compatibilmente con quanto è;
consentito dalle sue condizioni"; che "il paziente sia stato adeguatamente informato sia in ordine
a queste ultime, sia in ordine alle possibili soluzioni alternative, segnatamente con riguardo
all'accesso alle cure palliative ed, eventualmente, alla sedazione profonda continua".
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Contenuto della proposta di legge
Il testo unificato all'esame dell'Assemblea, composto da 9 articoli, nell'ambito del
perimetro delineato dalla sentenza della Corte costituzionale, autorizza e disciplina la
facoltà della persona affetta da patologia irreversibile o con prognosi infausta di richiedere
assistenza medica al fine di porre fine volontariamente alla propria vita.
Art. 1 - Finalità
In base all'articolo 1 la legge è volta a disciplinare la facoltà di colui che sia affetto da Finalità
patologie irreversibili e con prognosi infausta, o da una condizione clinica irreversibile, di
richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente ed autonomamente
alla propria vita, in presenza di specifiche condizioni, limiti e presupposti, nel rispetto dei
principi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e della Carta dei
diritti fondamentali dell'Unione Europea.
Il provvedimento non disciplina dunque la c.d. eutanasia attiva, nella quale è un terzo
(generalmente un medico) a somministrare un farmaco che porta alla morte ma, nel solco
della giurisprudenza della Corte costituzionale, disciplina i presupposti e l'iter da seguire per
consentire alla persona malata di attivare, istruire e portare autonomamente a termine la
procedura che porrà fine alla sua vita, escludendo responsabilità penali per coloro che
aiutano e agevolano il malato in questo percorso.
Art. 2 - Definizione
L'articolo 2 ha una funzione definitoria, qualificando come "morte volontaria Morte volontaria
medicalmente assistita" il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale, in esito al medicalmente
percorso disciplinato dalla legge in commento, si pone fine alla propria vita in modo assistita
volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio Sanitario
nazionale, secondo le modalità previste agli articoli 4 e 5 (comma 1).
Tale atto deve rappresentare il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un
soggetto pienamente capace di intendere e di volere (comma 2).
Vengono poi definiti i principi fondamentali ai quali deve conformarsi l'operato delle
strutture del Servizio sanitario Nazionale (comma 3), vale a dire:
tutela dell'autonomia e della dignità del malato;
tutela della qualità della vita fino al suo termine;
adeguato sostegno sanitario, psicologico e socio assistenziale alla persona malata e
alla famiglia.
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provocherebbe il decesso del paziente.
La legge 15 marzo 2010 n. 38 garantisce l'accesso, nell'ambito dei LEA, alle cure
palliative e alla terapia del dolore al fine di assicurare cure e assistenza nelle fasi finali
della vita, nel rispetto della dignità e dell'autonomia della persona umana, dell'equità
nell'accesso all'assistenza, della qualità delle cure e della loro appropriatezza. Dalla
approvazione della legge n. 38 sono stati adottati provvedimenti attuativi relativi a: -
sviluppo e accreditamento delle reti di cure palliative; - caratterizzazione delle cure
palliative nei LEA; - identificazione dei codici di disciplina ospedaliera in cure palliative e
in terapia del dolore; - certificazione della esperienza per i medici "senza
specializzazione"; - sviluppo del percorso della formazione universitaria attraverso
l'istituzione di master; - istituzione della scuola di specializzazione in "Medicina e cure
palliative". Per un approfondimento si rinvia al volume Legge 15 marzo 2010 n. 38 e
provvedimenti attuativi. Raccolta normativa a cura del Ministero della salute.
Preme qui ricordare l'ultimo intervento in materia di cure palliative operato dall'art.
35, commi da 2-bis a 2-quinquies, del decreto legge n. 73 del 2021 (c.d. Sostegni bis)
che ha definito un programma triennale per l'attuazione della legge n. 38. Più
precisamente, il Ministero della salute, previa istruttoria dell'Agenas da concludersi entro
il 2021, è stato impegnato ad effettuare una ricognizione delle attività svolte dalle
singole Regioni e Province autonome e ad elaborare un programma triennale per
l'attuazione della legge n. 38, al fine di assicurare, entro il 31 dicembre 2025, l'uniforme
erogazione dei livelli di assistenza in tutto il territorio nazionale, fissando per ciascuna
regione e provincia autonoma i relativi obiettivi. L'attuazione di detto programma da
parte di Regioni e Province autonome costituisce un adempimento ai fini dell'accesso al
finanziamento integrativo del SSN ai sensi della normativa vigente. Le Regioni a statuto
speciale e le Province autonome dovranno produrre periodicamente una relazione al
Comitato permanente per l'erogazione dei LEA sullo stato di attuazione di detto
programma triennale. Inoltre, entro la prima metà del 2022, previa istruttoria
dell'Agenas, con decreto interministeriale Salute- MEF, d'intesa con la Conferenza
Stato-Regioni e Province autonome, sono definite le tariffe nazionali massime di
riferimento per la remunerazione delle prestazioni di cure palliative in ambito domiciliare,
residenziale e hospice, coerentemente con la cornice economico-finanziaria
programmata per il Servizio sanitario nazionale . I predetti adempimenti devono essere
attuati da parte delle amministrazioni interessate senza nuovi o maggiori oneri a carico
della finanza pubblica. Si prevede infine che, in caso di mancata attuazione del
programma triennali nei predetti termini, si applichi la procedura per l'esercizio del
potere sostitutivo di cui all'art. 8 della legge n. 131 del 2003.
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consapevole;
libera;
I requisiti della libertà e della consapevolezza della decisione, oltre che del carattere informato
della scelta, sono richiesti dalla Corte costituzionale (ord. n. 207 del 2018 e sent. n. 242 del 2019)
esplicita. In particolare, la proposta prevede che la richiesta debba essere manifestata
per iscritto, nelle forme dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata. Se le
condizioni della persona non consentono il rispetto di queste forme, in base al comma
2 la richiesta può essere espressa e documentata con videoregistrazione o qualunque
altro dispositivo idoneo che gli consenta di comunicare e manifestare
inequivocabilmente la propria volontà, alla presenza di 2 testimoni.
L'art. 1, comma 5, della legge n. 219 del 2017, relativo all'interruzione dei trattamenti di sostegno
vitale, prevede che la relativa richiesta debba avere le forme indicate - per il consenso informato -
dal comma 4 e che dunque debba essere acquisita nei modi e con gli strumenti più consoni alle
condizioni del paziente, debba essere documentato in forma scritta o attraverso videoregistrazioni
o, per la persona con disabilità, attraverso dispositivi che le consentano di comunicare.
Il comma 3 prevede che la richiesta possa essere indirizzata, «nel rispetto della relazione Destinatari
di cura e di fiducia tra paziente e medico» (terminologia mutuata dall'art. 1 della legge n.
219 del 2017), alternativamente:
al medico di medicina generale;
al medico che ha in cura il paziente.
In base al comma 4 (e con disposizione identica a quella prevista dall'art. 1, comma 5 Attività
della legge n. 219 del 2017), ricevuta la richiesta, il medico: successive
prospetta al paziente le conseguenze di quanto richiesto e le possibili alternative. Se il
paziente è d'accordo, in questa fase possono essere coinvolti anche i familiari;
promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo anche avvalendosi dei servizi
di assistenza psicologica.
Art. 5. - Modalità
L'articolo 5, conformemente a quanto rilevato dalla Corte costituzionale nella sentenza n.
242 del 2019 (cfr. supra), dispone circa le condizioni che rendono legittimo l'aiuto al
suicidio, che "deve restare peraltro affidato a strutture pubbliche del Servizio sanitario Modalità di
nazionale. A queste ultime spetterà altresì verificare le relative modalità di esecuzione, le attuazione
quali dovranno essere tali da evitare abusi in danno di persone vulnerabili, da garantire la affidate a
dignità del paziente e da evitare al medesimo sofferenze". A tali condizioni, l'art. 5, al strutture
comma 1, chiarisce che la persona richiedente ha la facoltà di indicare chi deve essere pubbliche SSN
informato nell'ambito della sua rete familiare o amicale e chi può essere presente all'atto
del decesso.
Per quanto riguarda le modalità di esecuzione, si prevede (commi da 2 a 8):
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della richiesta di morte volontaria medicalmente assistita, e lo trasmette al medico clinica
richiedente ed alla persona interessata. Ai fini dell'espressione del parere, il
Comitato per la valutazione clinica può convocare il medico di riferimento o l'équipe
sanitaria per una audizione, e può altresì recarsi, anche a mezzo di un suo delegato, al
domicilio del paziente per accertare che la richiesta di morte medicalmente assistita
sia stata informata, consapevole e libera (comma 5);
nel corso del periodo che intercorre tra l'invio della richiesta al Comitato per la
valutazione clinica e la ricezione del parere di quest'ultimo da parte del medico
richiedente, al paziente è assicurato un supporto medico e psicologico adeguato
(comma 6);
in caso di parere favorevole del Comitato per la valutazione clinica, il medico Parere
richiedente lo trasmette tempestivamente, insieme a tutta la documentazione in suo favorevole
possesso, alla Direzione Sanitaria dell'Azienda Sanitaria Territoriale o alla Direzione
Sanitaria dell'Azienda Sanitaria Ospedaliera di riferimento, che dovrà attivare le
verifiche necessarie a garantire che il decesso avvenga nel rispetto delle modalità di
cui al comma 1, presso il domicilio del paziente o, laddove ciò non sia possibile, presso
una struttura ospedaliera. Tale procedura deve essere consentita anche alle
persone prive di autonomia fisica (comma 7). Inoltre, come specificato dal comma
10, il medico presente all'atto del decesso è in ogni caso tenuto previamente ad
accertare, eventualmente avvalendosi della collaborazione di uno psicologo, che
persista la volontà di morte volontaria medicalmente assistita e che permangano tutte
le condizioni di cui all'art. 3;
nel caso in cui il medico non ritenga di trasmettere la richiesta al Comitato per la
valutazione clinica e in caso di parere contrario del medesimo Comitato, resta Parere contrario
ferma in ogni caso la possibilità per la persona che abbia richiesto la morte volontaria
medicalmente assistita di ricorrere al Giudice territorialmente competente, entro il
termine di 60 giorni dalla data di ricezione del parere (comma 8).
Una primissima richiesta di applicazione dei principi affermati dalla Consulta con la
sentenza n. 242 del 2019 è da ricercare nella vicenda che ha coinvolto un malato tetraplegico
residente nelle Marche, il quale ha avviato un procedimento d'urgenza presso il Tribunale di
Ancona ex art. 700 c.p.c., affinché l'azienda sanitaria competente (Azienda sanitaria unica
regionale Regione Marche - Asur Marche) accertasse e ove vi fossero, previo parere del
Comitato Etico, dichiarasse la sussistenza delle condizioni previste dalla sentenza della Corte
costituzionale (si veda supra) per accedere alle procedure per la morte medicalmente
assistita. Nel procedimento di urgenza si richiedeva inoltre che fosse verificato il protocollo
farmacologico individuato nel farmaco Tiopentone sodico nella quantità di 20 grammi, per poterne
disporre a seguito di prescrizione medica (per la vicenda processuale si rinvia alla ordinanza di
rigetto del Tribunale di Ancona del 26 marzo 2021. Successivamente, in seguito al ricorso per
Reclamo ex art. 669 terdecies c.p.c., i giudici del Tribunale di Ancona, in composizione collegiale,
emanavano, il 9 giugno 2021, decisione in integrale riforma dell'ordinanza reclamata, con
l'accoglimento delle domande già formulate al primo giudice sentenze).
Il Comitato dell'Azienda sanitaria unica regionale delle Marche, il 9 novembre 2021, ha espresso il
parere richiesto e, a seguito di verifica delle condizioni del richiedente tramite una gruppo di
medici specialisti nominati dall'ASUR, ha confermato che lo stesso è in possesso dei requisiti per
l'accesso alla morte volontaria medicalmente assistita (essere tenuto in vita da trattamenti di
sostegno vitale; essere affetto da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche
intollerabili dal medesimo ritenute insopportabili; essere pienamente capace di prendere decisioni
libere e consapevoli; aver rifiutato - fattispecie considerata legittima dalla sentenza n. 242 - di
ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua in associazione con la terapia del dolore,
come previsto dall'art. 2, comma 2, della legge n. 38 del 2010). Inoltre, relativamente alla
modalità, alla metodica e al farmaco, il Comitato Etico rileva di non poter fornire una valutazione
adeguata che tale procedura soddisfi il fine ultimo di garantire la morte più rapida, indolore e
dignitosa possibile e di ritenere di non essere di propria competenza indicare le modalità
alternative .
A seguito del parere del Comitato etico, la Regione Marche, con un comunicato del 23 novembre
2021, chiarisce che sarà il Tribunale di Ancona a decidere se il paziente tetraplegico di 43 anni
potrà avere diritto al suicidio medicalmente assistito.
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volontaria medicalmente assistita (come disciplinate dalla disposizione in commento)
quando sollevi obiezione di coscienza con preventiva dichiarazione. La dichiarazione Dichiarazione
dell'obiettore deve essere comunicata entro tre mesi dalla data di adozione del regolamento preventiva
di cui all'articolo 9 al direttore dell'azienda sanitaria locale o dell'azienda ospedaliera, nel
caso di personale dipendente.
Ai sensi del comma 2, l'obiezione può essere sempre revocata o venire proposta
anche al di fuori dei termini indicati, ma in tale caso la dichiarazione produce effetto dopo
un mese dalla sua presentazione agli organismi sopra indicati (direttore dell'azienda
sanitaria locale o dell'azienda ospedaliera).
Infine, il comma 3 sottolinea che l'obiezione di coscienza esonera il personale sanitario
ed esercente le attività sanitarie ausiliare dal compimento delle procedure e delle attività
specificatamente dirette al suicidio e non dall'assistenza antecedente all'intervento.
Ai sensi del comma 4, gli enti ospedalieri pubblici autorizzati sono tenuti in ogni
caso ad assicurare l'espletamento delle procedure previste dal provvedimento in esame. Garanzia
La regione ne controlla e garantisce l'attuazione. dell'espletamento
delle procedure
Si rammenta che, alla luce del nuovo indirizzo applicativo approvato dal Comitato Centrale il 23 relative alla
gennaio 2020, il Consiglio nazionale della Federazione degli Ordini dei Medici ha approvato, morte volontaria
all'unanimità, il 6 febbraio 2020, la modifica dell'art. 17 del Codice di Deontologia medica "Atti medicalmente
finalizzati a provocare la morte". assistita
Il nuovo art. 17 adegua il Codice deontologico alla sentenza n. 242 del 2019 della Corte
costituzionale che ha individuato un'area di possibile non punibilità in chi "agevola l'esecuzione
del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita
da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche
o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e
consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una
struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente
competente". La formulazione dell'art. 17 è attualmente la seguente: "il medico, anche su richiesta
del paziente, non deve effettuare né favorire atti finalizzati a provocarne la morte. La libera scelta
del medico di agevolare, sulla base del principio di autodeterminazione dell'individuo, il proposito
di suicidio autonomamente e liberamente formatosi da parte di una persona tenuta in vita da
trattamenti di sostegno vitale, affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o
psicologiche intollerabili, che sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli
(sentenza 242/19 della Corte Costituzionale e relative procedure), va sempre valutata caso per
caso e comporta, qualora sussistano tutti gli elementi sopra indicati, la non punibilità del medico
da un punto di vista disciplinare".
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delle procedure previste dall'art.7 e l'effettuazione degli interventi di interruzione della
gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5,7 e 8." Il controllo e la
garanzia che ciò si verifichi è affidato alle Regioni. Inoltre, il personale deve ricordare che
"L'obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal
compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a
determinare l'interruzione della gravidanza, e non dall'assistenza antecedente e conseguente
all'intervento" (art. 9 della Legge 194). Si rammenta infine che il Comitato Europeo dei Diritti
Sociali (CEDS) ha recentemente reso note le motivazioni sul merito della decisione contro
avente ad oggetto l'applicazione della legge 194 del 1978 (qui il documento di interesse, si
veda pag. 191).
Preme qui osservare che alcune Regioni si sono già dotate di Comitati per l'etica nella
clinica (quindi distinti dai Comitati etici per le sperimentazioni cliniche di cui alla legge 11
gennaio 2018, n. 3) come peraltro previsto dal Decreto del Ministero della salute 8 febbraio
2013 che, all'art. 1, co. 1, estende - ove non già attribuita a specifici organismi - le funzioni
dei Comitati etici oltre che alla tutela dei diritti, della sicurezza e del benessere delle
persone in sperimentazione anche a:
- questioni etiche connesse con le attività scientifiche e assistenziali, allo scopo di
proteggere e promuovere i valori della persona;
- promozione di iniziative di formazione di operatori sanitari relativamente a temi in materia
di bioetica.
Più precisamente, dopo la riorganizzazione dei Comitati etici avvenuta nel 2006, ad opera del
Decreto Ministero della Salute 12 maggio 2006, Requisiti minimi per l'istituzione, l'organizzazione
e il funzionamento dei Comitati etici per le sperimentazioni cliniche dei medicinali, l'art. 12, co. 10,
lett. c), del decreto legge n. 158 del 2012 (convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre
2012, n. 189) ha stabilito che, entro il 30 giugno 2013, ciascuna Regione dovesse provvedere a
riorganizzare i Comitati etici del proprio territorio specificando al contempo che la competenza di
ciascun Comitato potesse riguardare, oltre alle sperimentazioni cliniche dei medicinali, ogni altra
questione sull'uso dei medicinali e dei dispositivi medici, sull'impiego di procedure chirurgiche e
cliniche o relativa allo studio di prodotti alimentari sull'uomo generalmente rimessa, per prassi
internazionale, alle valutazioni dei Comitati.Il successivo Decreto 8 febbraio 2013 Criteri per la
composizione e il funzionamento dei comitati etici ha definito i criteri per l'istituzione dei Comitati
etici medesimi da parte delle Regioni e delle Province autonome. In particolare stabilendo che:
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• i componenti dei comitati devono essere in possesso di una documentata conoscenza e
esperienza nelle sperimentazioni cliniche dei medicinali e dei dispositivi medici e nelle altre
materie di competenza del comitato etico. A tal fine i comitati etici devono comprendere almeno:
a) tre clinici; b) un medico di medicina generale territoriale; c) un pediatra; d) un biostatistico; e)
un farmacologo; f) un farmacista del servizio sanitario regionale; g) in relazione agli studi svolti
nella propria sede, il direttore sanitario o un suo sostituto permanente e, nel caso degli IRCCS, il
direttore scientifico della istituzione sede della sperimentazione; h) un esperto in materia giuridica
e assicurativa o un medico legale; i) un esperto di bioetica; l) un rappresentante dell'area delle
professioni sanitarie interessata alla sperimentazione; m) un rappresentante del volontariato o
dell'associazionismo di tutela dei pazienti; n) un esperto in dispositivi medici; o) in relazione
all'area medico-chirurgica oggetto dell'indagine con il dispositivo medico in studio, un ingegnere
clinico o altra figura professionale qualificata; p) in relazione allo studio di prodotti alimentari
sull'uomo, un esperto in nutrizione; q) in relazione allo studio di nuove procedure tecniche,
diagnostiche e terapeutiche, invasive e semi invasive, un esperto clinico del settore; r) in
relazione allo studio di genetica, un esperto in genetica (art. 2, co. 5);
• la durata della carica è triennale e il mandato non può essere rinnovato consecutivamente più di
una volta (art. 2, co.8);
• esperti esterni al comitato stesso possono essere convocati per specifiche consulenze nei casi
di valutazioni inerenti ad aree non coperte da propri componenti (art. 2, co.6);
• indipendenza del Comitato etico, garantita da: mancanza di subordinazione gerarchica del
Comitato etico nei confronti della struttura ove esso opera; dalla presenza di componenti esterni
in misura non inferiore ad un terzo del totale; dall'assenza di conflitti di interesse rispetto alle
sperimentazioni di volta in volta all'esame (art. 3).
Le funzioni dei comitati sono state ulteriormente esplicitate nel successivo Decreto Ministero
salute 7 settembre 2017, Disciplina dell'uso terapeutico di medicinale sottoposto a
sperimentazione clinica, anch'esso citato dalla sentenza n. 242/2019.
Sulla base di tale normativa sono stati organizzati appositi Comitati per l'etica clinica in alcune
Regioni e Province autonome italiane.
L'art. 580 del codice penale, rubricato "Istigazione o aiuto al suicidio", punisce chiunque Inapplicabilità
determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi del reato di
modo l'esecuzione. La pena è la reclusione da 5 a 12 anni, se il suicidio avviene, e la reclusione aiuto al suicidio
da 1 a 5 anni se il suicidio non avviene ma dal tentativo deriva una lesione personale grave o
gravissima (primo comma). Se la persona istigata, eccitata o aiutata al suicidio:
è minorenne o inferma di mente, o si trova in condizioni di deficienza psichica, per un'altra
infermità o per l'abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti, le pene sono aumentate;
è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d'intendere o di volere, si
applicano le disposizioni relative all'omicidio (secondo comma).
Si ricorda che l'art. 580 c.p. va letto oggi alla luce della giurisprudenza della Corte costituzionale
che ne ha dichiarato l'incostituzionalità (per violazione degli artt. 2, 13 e 32, secondo comma,
Cost.), nella parte in cui non esclude la punibilità di chi, con le modalità previste dagli artt. 1 e 2
della legge n. 219 del 2017, ovvero, quanto ai fatti anteriori alla pubblicazione della sentenza, con
modalità equivalenti, agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente
formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una
patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma
pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le
modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario
nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente (sentenza n. 242 del
2019).
Per la giurisprudenza, l'agevolazione al suicidio può essere tanto attiva che omissiva e si
realizza «fornendo i mezzi per il suicidio, offrendo istruzioni sull'uso degli stessi,
rimuovendo ostacoli o difficoltà che si frappongono alla realizzazione del proposito o
anche omettendo di intervenire, qualora si abbia l'obbligo di impedire la realizzazione
dell'evento» (così Cass., Sez. I, sentenza 6 febbraio 1998, n. 3147).
La condotta di agevolazione al suicidio è contigua all'uccisione della persona
consenziente (art. 579 c.p., v. infra), soprattutto nei casi di "aiuto a morire" praticati in
situazioni terminali di vita. La giurisprudenza individua il discrimine tra le due fattispecie
«nel modo in cui viene ad atteggiarsi la condotta e la volontà della vittima in rapporto alla
condotta del soggetto agente. Si avrà omicidio del consenziente nel caso in cui colui che
provoca la morte si sostituisca in pratica all'aspirante suicida, pur se con il consenso di
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questi, assumendone in proprio l'iniziativa, oltre che sul piano della causazione materiale,
anche su quello della generica determinazione volitiva; mentre si avrà istigazione o
agevolazione al suicidio tutte le volte in cui la vittima abbia conservato il dominio della
propria azione, nonostante la presenza di una condotta estranea di determinazione o di
aiuto alla realizzazione del suo proposito, e lo abbia realizzato, anche materialmente, di
mano propria» (Cass., sent. cit.).
Il provvedimento, dunque, esclude la punibilità di chi agevola il suicidio del malato ma non
di chi materialmente ne provochi la morte, sostituendosi all'aspirante suicida. Tale condotta
è infatti riconducibile alla fattispecie di omicidio del consenziente (art. 579 c.p.), della quale
la proposta non tratta.
Si ricorda che l'art. 579 del codice penale, rubricato "Omicidio del consenziente", punisce con la
reclusione da 6 a 15 anni chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui. Si
applicano comunque le disposizioni relative all'omicidio se il fatto è commesso contro un
minorenne, contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza
psichica, per un'altra infermità o per l'abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti o contro una
persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione,
ovvero carpito con inganno.
La pena prevista, assai più lieve rispetto all'omicidio doloso comune, esprime l'attenuata
riprovevolezza dell'autore e la minore gravità del delitto, cui manca, a differenza che all'omicidio
comune, la nota dell'ingiusta aggressione alla libertà altrui.
In giurisprudenza, le non molte pronunce ruotano intorno alla problematica del consenso, con
soluzioni spesso influenzate in modo determinante dalle situazioni di fatto prese in esame.
La giurisprudenza si è espressa in modo assolutamente chiaro sul principio circa la necessità di
una prova univoca, chiara e convincente della volontà di morire manifestata dalla vittima (si veda
C., Sez. I, 17.11.2010, n. 43954, che ha ritenuto configurabile l'omicidio volontario, e non
l'omicidio del consenziente, nel caso manchi una prova di tal genere, dovendo in tal caso
riconoscersi assoluta prevalenza al diritto alla vita, quale diritto personalissimo che non attribuisce
a terzi il potere di disporre, anche in base alla propria percezione della qualità della vita,
dell'integrità fisica altrui. La prova della volontà di morire non può essere tratta dalle generiche
invocazioni della vittima affinché cessi la propria sofferenza ovvero dall'auspicio, dalla stessa
espresso in precedenza, di adozioni di modelli eutanasici propri di altri paesi). Il consenso deve
essere «serio, esplicito e non equivoco», nonché «perdurante... sino al momento in cui il
colpevole commette il fatto» (C., Sez. I, 6.5.2008, n. 32851; C., Sez. I, 13.11.1970, che sembra
escludere l'apprezzabilità del consenso tacito e postulare l'attualità di esso; C., Sez. I, 27.6.1991,
che ribadisce l'inaccettabilità di valutazioni presuntive da parte dell'autore, che sostituiscano il suo
apprezzamento a quello della vittima).
Si ricorda, inoltre, che l'art. 579 c.p. è oggetto di una richiesta di referendum abrogativo, volta a
escludere la rilevanza penale dell'omicidio di persona consenziente, purché non si tratti di
persona minorenne, di persona inferma di mente o in stato di deficienza o infermità psichica o di
persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione,
ovvero carpito con inganno.
L'articolo 8 esclude inoltre, per il medico, il personale sanitario e amministrativo nonché Inapplicabilità
per chiunque abbia agevolato il malato nell'esecuzione della procedura, la punibilità per il del reato di
reato di omissione di soccorso, di cui all'art. 593 c.p. omissione di
soccorso
L'art. 593 del codice penale, rubricato "Omissione di soccorso", punisce con la reclusione fino a
un anno o con la multa fino a 2.500 euro chiunque:
trovando abbandonato o smarrito un fanciullo minore degli anni dieci, o un'altra persona
incapace di provvedere a se stessa, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia o per
altra causa, omette di darne immediato avviso all'autorità (primo comma);
trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altrimenti
in pericolo, omette di prestare l'assistenza occorrente o di darne immediato avviso all'autorità
(secondo comma).
Se da siffatta condotta del colpevole deriva una lesione personale, la pena è aumentata; se ne
deriva la morte, la pena è raddoppiata (terzo comma).
Il comma 2 contiene una norma transitoria, da applicare ai fatti di morte medicalmente ...anche per il
assistita che abbiano avuto corso prima dell'entrata in vigore della legge. Anche in tali passato, se
casi, che comunque devono poter essere ricondotti alla definizione di morte medicalmente ricorrono
assistita data dall'art. 2 del provvedimento ["decesso cagionato da un atto autonomo con il presupposti
quale...si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole]", ed anche
se è già intervenuta una sentenza di condanna passata in giudicato, è esclusa la
punibilità di chiunque abbia agevolato in qualsiasi modo la morte volontaria medicalmente
assistita di una persona se, al momento del fatto:
ricorrevano i presupposti e le condizioni di cui all'art. 3 della legge (v. sopra);
era stato accertata inequivocabilmente la volontà libera, informata e consapevole della
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persona richiedente.
Si ricorda che anche la sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale prevedeva, per i fatti
anteriormente commessi, che la non punibilità dell'aiuto al suicidio richiedesse:
- che la volontà dell'interessato fosse stata manifestata in modo chiaro e univoco,
compatibilmente con quanto era consentito dalle sue condizioni;
- che le condizioni di salute dell'interessato avessero formato oggetto di verifica in ambito
medico;
- che il paziente fosse stato adeguatamente informato sia in ordine a queste ultime, sia in ordine
alle possibili soluzioni alternative, segnatamente con riguardo all'accesso alle cure palliative e,
eventualmente, alla sedazione profonda continua.
e) definire le modalità di una informazione capillare sulle possibilità offerte dalla legge
sul consenso informato e le dichiarazioni anticipate di trattamento (legge n. 219 2017) ;
Il comma 2 impegna il Ministro della salute a presentare annualmente alle Camere una Relazione
relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni di cui al provvedimento in commento. annuale alle
Camere
Discussione e attività istruttoria in Commissione in sede referente
L'esame della proposta di legge C. 2, di iniziativa popolare, è iniziato presso le Commissioni riunite II
(giustizia) e XII (affari sociali) il 30 gennaio 2019. Successivamente, sono state abbinate le proposte C. 1418
Zan, C. 1586 Cecconi, C. 1655 Rostan, C. 1875 Sarli, C. 1888 Alessandro Pagano, C. 2982 Sportiello e C.
3101 Trizzino.
Le Commissioni hanno svolto un ampio ciclo di audizioni sulle materie oggetto delle proposte e in data 6
luglio 2021, hanno adottato come testo base un testo unificato delle diverse proposte all'esame. Diverse
proposte emendative sono state approvate nel corso dell'esame che si è concluso il 9 dicembre 2021.