Ripasso Finale Diritto Processuale Civile
Ripasso Finale Diritto Processuale Civile
Ripasso Finale Diritto Processuale Civile
I termini processuali sono stati rimodulati perché il legislatore della riforma, al fine di
raggiungere l’obiettivo concordato in sede europea di durata ragionevole del
processo, ha modificato lo svolgimento della prima udienza.
Con la riforma, infatti, prima dell’udienza di comparizione ex art. 183 c.p.c., le parti
dovranno depositare le c.d. memorie integrative ex art. 171-ter c.p.c. che, nella
sostanza, coincidono con le attuali memorie ex art. 183, comma 6, c.p.c.
Il legislatore della riforma ha previsto che, a pena di decadenza, le memorie
integrative devono essere depositate nei seguenti termini:
-la prima memoria, almeno 40 giorni prima dalla data dell’udienza di comparizione;
-la seconda memoria, almeno 20 giorni prima dalla dell’udienza di comparizione;
-infine la terza, almeno 10 giorni prima dalla data dell’udienza di comparizione.
È stato dato, quindi, un nuovo volto all’udienza di prima comparizione (art. 183
c.p.c.).
Il legislatore ha previsto che all’udienza di prima comparizione le parti devono
comparire personalmente; la mancata comparizione, senza giustificato motivo,
costituisce comportamento valutabile dal giudice ai sensi dell’art. 116, comma 2,
c.p.c. Questo perché il legislatore della riforma ha previsto che nella prima udienza di
comparizione il giudice deve interrogare liberamente le parti, chiedere i chiarimenti
necessari sulla base dei fatti allegati e procedere con il tentativo obbligatorio di
conciliazione. Qualora il tentativo di conciliazione dia esito negativo, il giudice, nella
stessa udienza, può provvedere sulle istanze istruttorie, oppure può riservarsi ed
emettere successiva ordinanza.
Infine, sono state limitate le ipotesi di rimessione della causa al primo giudice ai soli
casi di violazione del contraddittorio.
Anche il contenuto dell’atto di appello è stato modificato (artt. 342 e 434 c.p.c.). Per
le impugnazioni successive al 28 febbraio 2023 l’appello deve essere motivato e per
ciascuno dei motivi deve indicare a pena di inammissibilità, in modo chiaro, sintetico
e specifico:
1) il capo della decisione di primo grado che viene impugnato;
2) le censure proposte alla ricostruzione dei fatti compiuta dal giudice di primo grado;
3) le violazioni di legge denunciate e la loro rilevanza ai fini della decisione
impugnata.
Diversamente dal giudizio di primo grado non cambia il termine minimo che deve
intercorrere tra il giorno della notifica e quello della prima udienza. Il legislatore,
infatti, eliminando il rinvio all’art. 163 c.p.c. ha previsto che tra la notifica dell’atto di
appello e il giorno dell’udienza devono intercorrere termini liberi non minori di 90
giorni se residente in Italia o di 150 giorni se residenti all’estero.
Per quanto riguarda la costituzione del convenuto, l’art. 343 c.p.c. dispone che la
comparsa di risposta dell’appellato, che a pena di decadenza deve contenere l’appello
incidentale, deve essere depositata entro 20 giorni prima dell’udienza di
comparizione fissata nell’atto di citazione in appello.
Importanti modifiche riguardano la fase della trattazione del ricorso per cassazione, il
cui riordino viene disciplinato in primo luogo attraverso la previsione dei casi in cui
la Corte procede in udienza pubblica. Con riferimento alla pubblica udienza, il
legislatore della riforma ha riservato la trattazione dei ricorsi alla pubblica udienza,
“quando la questione di diritto è di particolare rilevanza”.
Degno di nota è, infine, il nuovo art. 391 quater c.p.c. con il quale il legislatore della
riforma ha previsto la possibilità di impugnare per revocazione le decisioni passate in
giudicato, il cui contenuto sia stato dichiarato dalla Corte europea dei diritti
dell’uomo contrario alla Convenzione ovvero ad uno dei suoi Protocolli.