Assedio di Brescia (1238)
Assedio di Brescia parte delle battaglie tra Guelfi e Ghibellini | |
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Data | 11 luglio - 7 ottobre 1238 |
Luogo | Brescia |
Esito | Vittoria guelfa |
Schieramenti | |
Comandanti | |
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L'Assedio di Brescia, avvenuto tra il luglio del 1238 e l'ottobre dello stesso anno,[3][4] è stata un'operazione militare voluta e organizzata dall'imperatore del Sacro Romano Impero, Federico II di Svevia, ai danni della stessa città di Brescia. L'evento rientra nell'ambito più ampio degli scontri tra le città della Seconda Lega Lombarda e l'autorità imperiale.[5]
Antefatti
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la vittoria dell'anno precedente nella battaglia di Cortenuova, l'imperatore Federico II di Svevia cercò di ottenere la resa incondizionata della città di Milano e dei suoi alleati. Infatti, dopo la grande sconfitta subita a Cortenuova, la Lega Lombarda era formata da sole quattro città: Milano, Bologna, Piacenza e, appunto, Brescia. Radunato il suo esercito a Verona nell'aprile del 1238, decise di assediare la città guelfa che più si stava espandendo in quegli anni, infatti Brescia stava vivendo una forte crescita demografica, come conseguenze seguirono l'inurbamento delle campagne e un secondo allargamento della cerchia muraria cittadina. Una lettera scritta a fine giugno dall'imperatore evidenziò le speranze di una rapida caduta della città.[6][7]
Le forze in campo
[modifica | modifica wikitesto]Gli imperiali
[modifica | modifica wikitesto]L'esercito imperiale poteva contare su almeno quindicimila uomini, probabilmente durante l'assedio vennero impiegati gli elefanti.[8]
I bresciani
[modifica | modifica wikitesto]Brescia oppose agli assedianti i propri cittadini adatti alla guerra, i quali ammontavano a qualche migliaio di uomini.
La battaglia
[modifica | modifica wikitesto]La prima fase dell'assedio
[modifica | modifica wikitesto]L'imperatore Federico iniziò l'assedio l'11 luglio 1238. Durante l'assedio, i bresciani condussero sortite e incursioni, ottenendo spesso buoni risultati.
Mentre l'esercito teutonico stava assediando Brescia, altre forze imperiali combattevano i comuni guelfi.
Lo Stupor Mundi capì che sarebbe servito un maggior numero di forze, al punto da chiamare diversi uomini destinati ad assediare la metropoli ambrosiana; le truppe chiamate a suo supporto il 24 agosto si scontrarono con i piacentini, che stavano compiendo un'incursione sul contado cremonese, sconfiggendoli.[8]
I due assalti di settembre
[modifica | modifica wikitesto]A inizio settembre, gli assedianti mossero un massiccio assalto, proteggendo le macchine da guerra con i corpi dei prigionieri bresciani. Questi ultimi replicarono, legando alle mura i prigionieri teutonici, ottenuti grazie ai positivi esiti delle sortite. Fu proprio un prigioniero reimpiegato a favore degli assediati, l'abile Calamandrino, a risultare decisivo: con le macchine bresciane riuscì ad annientare le torri d'assalto degli assedianti, costretti a porre fine all'assalto. Federico tentò di trattare una tregua, ovviamente i bresciani rifiutarono e l'assedio proseguì. A fine mese, approfittando di una tempesta che aveva distrutto parte delle difese cittadine, l'imperatore mosse un secondo assalto, respinto dai Bresciani.[8]
L'ultimo attacco e la rottura dell'assedio
[modifica | modifica wikitesto]Giovedì 7 ottobre, Federico mandò all'assalto coloro che più odiavano i Bresciani: i Bergamaschi. Questi ultimi, grazie a una macchina d'assedio, riuscirono a passare il fossato cittadino. Tuttavia, non andarono oltre in quanto i difensori scacciarono gli assalitori, incendiando la loro macchina da guerra.
Così, all'inizio di ottobre lo Stupor Mundi si trovò costretto a revocare l'assedio, dando fuoco alle macchine e ritirandosi con il bestiame ammalato verso Palazzolo e Soncino.[6][7][8]
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]Le conseguenze per l'esercito imperiale furono catastrofiche: i vantaggi ottenuti con il successo di Cortenuova si dissolsero. La risposta bresciana agli assedianti rinvigorì la Lega; in novembre, entrarono a far parte di quest'ultima Genova e Venezia. Dieci anni dopo, nel 1248 a Parma Federico subì la batosta definitiva, che lo costrinse a ridimensionare i suoi obiettivi in Italia.[8]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Antonio Fappani (a cura di), ASSEDI, in Enciclopedia bresciana, vol. 1, Brescia, La Voce del Popolo, 1974, OCLC 955711985, SBN IT\ICCU\MIL\0272979.
- (EN) Thomas Curtis Van Cleve, The emperor Frederick II of Hohenstaufen : Immutator mundi, Oxford, The Clarendon Press, 1972, OCLC 469139106.
- Giancarlo Andenna (a cura di), Brescia, collana Federiciana, 2005.
- Paolo Grillo, Velut leena rugiens. Brescia assediata da Federico II (luglio-ottobre 1238) (PDF), in Reti Medievali Rivista, VIII, n. 7, 2007, ISSN 1593-2214 .
- Alessandro Marelli, A.D. 1238 Federico II e l'assedio di Brescia (PDF), collana Il Ruggito, Confraternita del Leone, 2009, ISBN 978-88-906545-8-9, SBN IT\ICCU\LO1\1749019. URL consultato l'11 giugno 2021 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2021).
- Giacomo Malvezzi, Le cronache medievali, a cura di Gabriele Archetti, traduzione di Irma Bonini Valetti, Roma, Studium, 2016, ISBN 978-88-382-4439-1.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Stupor Mundi battuto dai bresciani (1238), su bresciagenealogia.wordpress.com. URL consultato il 27 luglio 2021.