Vai al contenuto

Juta

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Iuta
Sacchi di iuta
Immagine ravvicinata di un sacco di iuta
Abbreviazioni
JU
Nomi alternativi
juta, yuta, canapa di Calcutta
Codice di riciclaggio
#61 TEX
Filatura della iuta

La juta (scritto anche iuta,[1] yuta[2] o canapa di Calcutta[3] per via della somiglianza alla canapa pur non avendone lo stesso odore) è una fibra tessile naturale ricavata dalle piante del genere Corchorus, inserito nella famiglia delle Malvaceae.[4] Fra queste, le specie più utilizzate per la produzione di iuta sono Corchorus capsularis, che produce la iuta bianca, e Corchorus olitorius, che produce la iuta tossa.[4] Come per il lino e la canapa, la materia tessile per la produzione si ricava dal fusto della pianta che può raggiungere i 4 metri.

La iuta è altamente igroscopica, di colore bianco, giallognolo o bruno. Le fibre sono ruvide e tenaci e il filato risulta anch'esso ruvido, rigido e molto resistente. La iuta si può lavorare all'uncinetto da sola o mescolata con altri filati, per realizzare oggetti vari, come borse, cinture, cappelli o tappeti. La Juta Indian è la qualità più pregiata nel mondo tessile, la sua filaccia è composta da filamenti lunghi circa 2-3 metri con fibre di 2-5 mm. Più il colore è chiaro maggiore sarà la qualità, viceversa più il colore è bruno peggiore sarà la qualità.

La quasi totalità della produzione mondiale di iuta è concentrata in Bangladesh e India, e in misura minore in Myanmar e Nepal.[5]

Composizione chimica

La iuta è composta principalmente da materia lignocellulosa, fra cui polisaccaridi e lignina.[6] La cellulosa è formata da glucani, xilani e poliuronidi, mentre la emicellulosa è composta da xilani, pentosani, exosani, poliuronidi e acetili.[6]

Composizione chimica media della iuta (in percentuale)[6]
Componente Iuta bianca Iuta tossa
Cellulosa 60,0–63,0 58,0–59,0
Lignina 12,0–13,0 13,0–14,0
Emicellulosa 21,0–24,0 22,0–25,0
Grassi e cere 0,4–1,0 0,4–0,9
Proteine o sostanze azotate 0,8–1,87 0,8–1,56
Pectine 0,2–1,5 0,2–0,5
Minerali (ceneri) 0,7–1,2 0,5–1,2

Alcune caratteristiche della iuta

  • La iuta è al 100% biodegradabile e riciclabile.
  • È una fibra naturale con riflessi lucenti e dorati e perciò è chiamata la fibra d'oro.
  • È la più economica fibra vegetale, procurata dalla fibra di tiglio o dalla scorza del fusto delle piante.
  • È la seconda fibra vegetale più importante dopo il cotone, in termini di utilizzo, consumo globale, produzione e disponibilità.
  • Ha un elevato carico di rottura, una bassa estensibilità, e garantisce un'alta traspirazione del tessuto. La iuta è, quindi, molto adatta nell'imballaggio dei pacchi di beni agricoli.
  • Può essere usata per creare i filati, tessuti, reti e sacchi della miglior qualità industriale. Insieme allo zucchero può essere usata per costruire i pannelli degli aeroplani.[7] È una delle fibre naturali più versatili mai usate come materiale grezzo nei settori dell'imballaggio, del tessile, dell'edilizia e dell'agricoltura. Il volume del filato conferisce una ridotta tenacia e una maggiore estensibilità quando unito in una "ternary blend" (lett. "mistura ternaria").
  • Le varietà della iuta sono la Corchorus olitorius (riflessi dorati) e la Corchorus capsularis (riflessi argentei).
  • Al mondo la migliore area produttiva per la iuta è considerata essere la pianura del Bengala (delta del Gange), regione compresa prevalentemente nel Bangladesh.

Nel panorama delle fibre tessili vegetali vanno inoltre ricordati il kapok, il ramiè, la sisal, ricavate dalle piante tropicali e il cui uso è limitato generalmente a reti, cordami, imballaggio.

Produzione

Nel 2019/2020 la produzione di fibre di iuta era di 2 583 migliaia di tonnellate, di cui 1 448,1 in Bangladesh e 1 124 in India: da questi due paesi deriva quindi quasi l'intera produzione.[5] Limitati quantitativi sono prodotti anche in Myanmar e Nepal.[5] Circa 202,6 migliaia di tonnellate sono destinate all'esportazione.[8]

Dal 1961 al 2016 l'area sottoposta a coltivazione di iuta è diminuita, passando da 1 909 894 a 1 469 428 ettari. Tuttavia, la produzione totale è aumentata del 24% grazie a un incremento della resa, che è passata da 1,39 a 2,25 tonnellate per ettaro. Le innovazioni tecnologiche hanno anche permesso un miglioramento della qualità della fibra e una riduzione dei tempi di coltivazione.

Utilizzo

La iuta viene utilizzata da sola o come parte di una materiale composito in diversi ambiti, fra cui:[9]

  • Tessuti per imballaggi: sacchi, base e filati per tappeti, fettucce.
  • Articoli per la casa: tessuti decorativi, tessuti d'arredamento, tessuti per tendaggi e tappezzeria, artigianato decorativo, articoli decorativi, grembiuli da cucina e da giardino, borsette, sacchetti per la spesa, valigie morbide, tappeti e tappetini, tomaie di scarpe, indumenti esterni e rivestimenti di indumenti, cappelli, guanti, tappetini da tavolo.
  • Protezione: Tessuto ritardante a uso minerario, sacchi di sabbia resistenti alla putrefazione, tessuti idrorepellenti da cucina o a da giardino, tessuti bitumati per la costruzione di strade.
  • Tessuti sostenibili: Sacchi per alimenti, bustine di .
  • Geotessili: tessuti proteggi-suolo contro l'erosione, tessuti per la costruzione di strade e beco-drain, tessuti per la protezione degli argini, tessuti per la vegetazione in zone aride.
  • Agricoltura: tessuti per la protezione delle piante da vento e sole, tessuti per pacciamatura, manicotti per alberelli.
  • Industria edile: Compositi rigidi rinforzati con fibre di iuta per pannelli strutturali, pareti divisorie, false coperture, porte, finestre, veneziane, e mobili; compositi flessibili rinforzati con fibre di iuta per tende temporanee, tende da sole e pavimenti in linoleum.
  • Industria automobilistica: Composito flessibile laminato o rivestito come cappuccio o copertura per il trasporto; rinforzo per pannelli delle porte.
  • Altri usi comuni: rivestimento per divani, plaid, carta, tele per pittura.

Etichettatura tessile

Nell'etichettatura tessile italiana ha la sigla JU.

Note

  1. ^ Iuta, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Rivista marittima, gennaio 1901, p. 334.
  3. ^ Rassegna mensile, in Bullettino della R. Società Toscana di Orticultura, III, n. 9, settembre 1888, p. 283.
  4. ^ a b Banerjee 2020
  5. ^ a b c FAO 2022, p. 6
  6. ^ a b c Samanta et al 2020
  7. ^ ZUCCHERO E IUTA PER COSTRUIRE I PANNELLI DEGLI AEROPLANI, su dailyfuture.eu (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2015).
  8. ^ FAO 2022, p. 8
  9. ^ Samanta et al 2020

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 37671 · LCCN (ENsh85071151 · GND (DE4162955-3 · BNF (FRcb11976580m (data) · J9U (ENHE987007538516305171