Kenosis
Template:Avvisounicode Kenosis è una parola greca che significa letteralmente "vacuità" ed è storicamente utilizzata quasi esclusivamente per indicare un concetto legato alle teologie e alle mistiche delle religioni cristiane. L'antica parola greca κένωσις, kénōsis, in italiano "kenosi" o "chenosi", significa letteralmente "svuotamento" o "svuotarsi", deriva dal sostantivo κενός, kenós, che significa "vuoto".
Nella sua Lettera ai Filippesi, Paolo di Tarso scrisse: «Cristo spogliò se stesso (ἐκένωσε, ekénōse)» (Flp 2, 7 Flp 2, 7[1], Bibbia di Gerusalemme), facendo uso del verbo κενόω, kenóō, che significa "svuotare" (dove "spogliare", nella traduzione in italiano, ha funzione di sinonimo in forma poetico-letteraria).
La Kenosis in Cristologia
Nell' incarnazione
Nella teologia cattolica kenosis esprime l'"autosvuotamento" del Logos divino nell'incarnazione, nella realtà della sua ubbidienza verso il divin Padre, nella cosciente accettazione della sua morte[2].
Nella vita cristiana
Nelle teologie cristiane, il concetto di Kenosis indica anche il processo interiore che porta il cristiano a svuotarsi della propria volontà incline al peccato e al male, a svuotarsi del proprio egocentrismo, per diventare interamente recettivo alla volontà della Divinità e potersi quindi abbandonare ad essa senza provare sentimenti di ribellione o di paura o di privazione della libertà. Lo spogliarsi (kenosis) è premessa indispensabile e funzionale al rivestimento con Cristo ad opera della Grazia e dello Spirito divino.
La Kenosis sarebbe un percorso di conversione doloroso in quanto demolirebbe le sicurezze e le certezze che l'uomo, nel corso della vita, si costruisce. Un esempio celebre di kenosis è la Notte Oscura dell'Anima raccontata dal mistico Giovanni della Croce il quale narra il senso di angoscia e di cieca disperazione che precedette la sua piena conversione, a Imitazione di Cristo:
- 2:5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù; 6 il quale, essendo in forma di Dio non riputò rapina l’essere uguale a Dio, 7 ma annichilì se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini.
Anche il celebre episodio della conversione di Francesco d'Assisi, quando il poverello di Assisi, sulla piazza, si spoglia delle ricchezze della famiglia per abbracciare una vita monastica, segnala una fase cruciale della sua kenosis.
Opinioni di minoranza
Alcuni, in particolare le chiese che non accettano la preesistenza di Cristo, ritengono che lo svuotamento ha avuto luogo nella vita di Cristo, e non prima della sua nascita.
La preghiera del cuore o preghiera semplice
Una delle invocazioni tradizionali associate alla kenosis è la celebre preghiera del cuore, detta anche preghiera semplice: «Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me che sono un peccatore». Il riconoscimento della propria condizione di creatura bisognosa di ristabilire un legame con il suo Creatore, sarebbe infatti, per il cristiano, il primo passo verso la conversione.
Analogie con altre religioni
Il concetto di kenosis, tanto nell'etimologia quanto nell'uso che ne viene fatto, richiama il concetto orientale della "Vacuità" e, nel Buddhismo, del Nirvana.[3][4]
Il concetto di kenosis sembra essere legato anche a quello ebraico di tzimtzum.
Paradossi
Il cristianesimo pone la Divinità al di fuori del Tempo e dello Spazio. Dio entra nello spazio e nel tempo per "farsi" uomo, spogliandosi dei propri attributi divini per assumere forma umana. Poiché, nelle teologie cristiane, la figura di Gesù è venerata come vero Dio, vero uomo, sorge un dilemma logico in quanto gli attributi divini di onnipotenza, onniscienza, onnipresenza, eternità, infinità, immutabilità sono considerati generalmente non compatibili con gli attributi limitati dell'essere umano.
Tale dilemma ebbe un ruolo centrale nei dibattiti interni al Protestantesimo del XVI secolo.
Note
- ^ Flp 2, 7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Herbert Vorgrimler, Nuovo dizionario teologico,EDB, Bologna 2004, p. 370
- ^ Schopenhauer diceva di Meister Eckhart, mistico medievale
«Se ci allontaniamo dalle forme prodotte, dalle circostanze contingenti, ed andiamo verso il nucleo delle cose, troveremo che Sakyamuni e Meister Eckhart insegnano la stessa cosa; soltanto che il primo osa esprimere le sue idee in modo semplice e affermativo, mentre Eckhart è obbligato a racchiuderle nei vestiti del mito cristiano, e deve adattare le sue espressioni di conseguenza.»
- ^ Per un'analisi dettagliata delle analogie tra le mistiche delle principali religioni del mondo, dal punto di vista cattolico, cfr. il testo di Marco Vannini citato in Bibliografia
Bibliografia
- Vannini, Marco, La Mistica delle grandi religioni, Mondadori, 2004. ISBN 8-804-51167-2
- Vannini, Marco, La morte dell'anima. Dalla mistica alla psicologia, Le Lettere, 2004, ISBN 8-871-66825-1
- Vannini, Marco, Meister Eckhart e «Il fondo dell'anima», Città Nuova, 1991, ISBN 8-831-10087-4
Voci correlate
- Mistica
- Ascetismo
- Monachesimo
- Teologia
- Padri del deserto
- Giovanni della Croce
- Notte Oscura dell'Anima
- Meister Eckhart
- Esicasmo
- Communicatio idiomatum
- Credo di Calcedonia
- Vacuità
- Io (psicologia)
Collegamenti esterni
- Sito ufficiale dei Carmelitani Scalzi della Provincia Lombarda: Biografia e spiritualità di San Giovanni della Croce
- San Giovanni della Croce
- Meditazioni
- Testi
- Insegnamenti spirituali
- La Notte Oscura
- Salita al Monte Carmelo
- (ES) Poesie
- (EN) Catholic Encyclopedia: Kenosis
- (EN) Kenosis.info - Temi contro la Kenosis
- (EN) St. John of the Cross - Collected Works
- (EN) "Dark Night of the Soul" - St. John of the Cross