24 Ore di Daytona

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24 Ore di Daytona
Altri nomi(EN) Rolex 24 At Daytona
Sport
TipoEndurance
CategoriaSport Prototipo e Gran Turismo
PaeseStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
LuogoDaytona Beach
ImpiantoDaytona International Speedway
CadenzaAnnuale
Storia
Fondazione1962
Record vittoriePiloti: Hurley Haywood (5)
Scott Pruett (5)
Costruttore: Porsche (19)
Foto di "gruppo" alla Rolex 24 Daytona Prototypes del 2011

La 24 Ore di Daytona (ufficialmente denominata Rolex 24 at Daytona) è una corsa di resistenza per vetture sport-prototipo e Gran Turismo che si disputa dal 1966 a Daytona Beach in Florida sul circuito Daytona International Speedway. Questa corsa si è ispirata alla 24 Ore di Le Mans, introdotta nel 1923 e molto popolare negli Stati Uniti.

Il nome ufficiale della corsa è variato negli ultimi anni a seconda degli sponsor principali. La prova assunse il nome di 24 Hours Pepsi Challenge tra il 1978 e il 1983, poi di SunBank 24 at Daytona tra il 1984 e il 1991 e infine l'attuale Rolex 24 at Daytona a partire dal 1992. Dal 1991, la prestigiosa marca svizzera di orologi Rolex è lo sponsor principale della corsa, i vincitori di ciascuna categoria ricevono come premio un Rolex Cosmograph Daytona in acciaio della marca con inciso l'anno della vittoria.

La prima edizione della 24 Ore di Daytona è stata disputata nel 1966, l'origine risale però al 1962, con l'introduzione di una corsa detta la 3 Ore di Daytona valida per il campionato mondiale sport. Nel 1964, la gara viene trasformata in una 2000 chilometri (distanza doppia rispetto alle classiche prove di endurance) e vicino ad una durata di una dozzina di ore, prima di adottare il formato di 24 ore a partire dalla stagione 1966 su pressione della Ford, che voleva preparare al meglio il suo assalto alla 24 Ore di Le Mans di quell'anno. Questo formato persiste ancora oggi.

A differenza di Le Mans, la corsa di Daytona viene disputata interamente dentro ad un circuito chiuso senza perciò ricorrere all'uso di strade pubbliche, sfruttando alcune porzioni dell'anello dell'alta velocità comprese curve sopraelevate ed un tratto stradale interno al circuito. Sempre diversamente da Le Mans, la corsa si svolge in inverno, perciò le fasi notturne di gara sono molto più lunghe, il circuito è comunque dotato di un impianto di illuminazione lungo tutto il percorso sebbene la sezione interna sia scarsamente illuminata rispetto all'ovale principale. Tuttavia, le luci del circuito sono attivate solo ad un livello del 20%, con luci più brillanti nell'area dei box.

In passato, le vetture dovevano tagliare il traguardo dopo 24 ore per poter essere classificate, ciò ha portato spesso a scene drammatiche dove automobili danneggiate aspettavano ai box o a bordo pista per ore l'approssimarsi della fine della corsa, per poi riavviare i loro motori e concludere gli ultimi istanti di gara, venendo così classificati, anziché venire esclusi come corsa non conclusa. Una cosa del genere è accaduta per la prima volta nel 1962, durante la corsa di 3 ore: Dan Gurney che era in testa alla guida di una Lotus aveva costruito un buon margine di vantaggio sugli inseguitori, ma a pochi minuti dal termine ebbe dei problemi al motore e, temendo di non riuscire a completare ancora un altro giro fermò la vettura sulla parte superiore della curva sopraelevata antistante il traguardo, a un paio di metri dalla linea, attendendo che trascorresse il minuto e quaranta secondi che lo separava dallo scoccare delle tre ore di gara. Non appena il direttore di corsa sventolò la bandiera a scacchi e con i diretti inseguitori ancora distanti, Gurney premette il pulsante di accensione del motore e riuscì lentamente ad attraversare la linea del traguardo grazie alla spinta del motorino elettrico di avviamento, vincendo così la corsa[1][2]. Ciò portò all'istituzione di una regola internazionale che impone ad un'automobile di attraversare la dirittura d'arrivo per mezzo della propria potenza per poter essere classificata. Ironia della sorte, proprio lo stesso Gurney fu "vittima" di questa nuova regola alla 12 Ore di Sebring del 1966, quando mentre conduceva la gara il motore della sua Ford GT40 si fermò a soli 2 minuti dal termine: il pilota frustrato spinse a mano la sua vettura per circa un quarto di miglio fino a superare il traguardo[3], venendo poi squalificato[4].

Dopo essere stata battuta dalla Ford nel 1966 sia a Daytona che a Le Mans, la Ferrari vinse l'edizione del 1967 monopolizzando il podio, organizzando un arrivo in parata trionfale delle sue 3 vetture che percorsero la curva sopraelevata appaiate destando molto stupore tra gli spettatori.
La Porsche vittoriosa nell'edizione del 1968 ripeté un analogo arrivo in parata con le sue 3 vetture. Nel 1972, a causa della crisi energetica, la gara è stata ridotta a 6 ore, mentre nel 1974 per gli stessi motivi la corsa è stata cancellata del tutto.

A partire dal 1970 alle squadre fu consentito di schierare un equipaggio di 3 piloti per vettura, oggi invece spesso 4 o 5 piloti guidano la stessa vettura, sulla vettura vincitrice nel 1997 si alternarono alla guida ben 7 piloti.

Campionati e regolamenti

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In origine, la 24 Ore di Daytona era una gara valevole per il Campionato del Mondo per Vetture Sport a cui partecipavano le migliori macchine guidate dai piloti specialisti di endurance. A partire dal 1982, questa gara di resistenza non è più stata inserita nel calendario delle prove del Campionato del mondo, in quanto venne adottato il regolamento tecnico della corsa, gestita dalla IMSA che non accettava ne la limitazione dei consumi prevista dalla FISA per le vetture iscritte al campionato riservato alle nuove Gruppo C, né alcuni accorgimenti ammessi per tali vetture (doppio turbocompressore e pedaliera oltre l'asse anteriore).

La Porsche 962 del team Lowenbrau-Holbert vincitrice nel 1986 e nel 1987

Nel 1982 divenne una prova valida solamente per il Campionato IMSA, la serie nordamericana di endurance. Questo cambiamento non limitò affatto la partecipazione alla gara da parte di veicoli e di equipaggi di qualità, al contrario gli anni ottanta furono tra i periodi più floridi, dominati dalle vetture GTP, categoria simile ai prototipi FIA Gruppo C. Ma all'inizio degli anni novanta, il regolamento tra le due serie si differenziò ancora di più (le vetture FIA adottarono motori di F.1), mentre di li a poco dei problemi finanziari colpirono i principali costruttori impegnati nelle due serie (Porsche, Nissan, Jaguar e Toyota) che si ritirarono, contribuendo ad un brusco calo dei partecipanti.

L'IMSA reagì dando vita nel 1994 ad una nuova categoria di vetture denominate World Sports Car (WSC), sport prototipi con carrozzeria aperta, di cui i due modelli più emblematici sono stati la Ferrari 333 SP e la Riley & Scott, senza comunque raggiungere il successo in termini di qualità e di partecipazione del decennio precedente.

Nel 1998, il regolamento tecnico IMSA stava per sposare la stessa normativa della 24 Ore di Le Mans, ma la volontà della famiglia France (proprietaria del circuito di Daytona) era quella di rendere la serie finanziariamente accessibile al maggior numero di team tagliando i costi delle vetture. Si giunse così ad una rottura con la federazione IMSA, e la gara passò sotto l'egida dello Sports Car Club of America (SCCA), organismo che dette vita alla serie denominata United States Road Racing Championship (USRRC) nella quale la 24 Ore di Daytona fece parte nel biennio 1998-1999, tale campionato non riscosse successo e ben presto fallì.

Una vettura della categoria Daytona Prototype

Nel 2000, la Famiglia France appoggiò un'altra federazione, la Grand American Road Racing Association, promotrice del nuovo campionato Grand-Am Rolex Sports Car Series (o più semplicemente Grand-Am), del quale la 24 Ore di Daytona fa tuttora parte e ne rappresenta l'evento di spicco. Rispetto all'American Le Mans Series organizzata dall'IMSA, la Grand-Am persiste con una politica orientata a garantire una griglia di partenza molto consistente livellando le prestazioni, sovente da alcuni criticata per il discreto livello qualitativo delle vetture, inclusi i prototipi che dovrebbero essere la classe regina.

Nel 2002 viene varato un nuovo regolamento tecnico, i tradizionali prototipi WSC vengono banditi e sostituiti da nuovi mezzi denominati Daytona Prototype, telai molto standardizzati costruiti solo da alcuni costruttori incaricati e dotati di motori derivati dalla grande produzione di serie, sono perciò meno sofisticati e più facilmente gestibili finanziariamente; anche le vetture Gran Turismo più potenti ed evolute vengono escluse, consentendo la partecipazione esclusivamente a versioni strettamente vicine a modelli stradali.

Alcuni Daytona Prototype affrontano la curva sopraelevata del circuito

L'introduzione dei Daytona Prototype, ha contribuito anche ad isolare la 24 Ore di Daytona dalle altre gare e campionati del genere endurance, infatti queste vetture sport possono gareggiare solo nella Grand-Am; spesso vengono criticati dagli amanti dell'automobilismo che li considerano automobili poco spettacolari e con prestazioni contenute, la conformazione aerodinamica conferisce loro una dubbia estetica, soprattutto in confronto alla sofisticazione dei prototipi impiegati nella 24 Ore di Le Mans.
Diversi segnali positivi sostengono le scelte degli organizzatori; il parco partenti è numeroso, ricco di piloti famosi (presenza massiccia di campioni della NASCAR, nonché della IndyCar). L'assenza di costruttori ufficiali, che di solito occupano un ruolo dominante, permette di assistere a gare combattute, influenzate dalle doti dei piloti o per scelte strategiche delle squadre e solo in minima parte dalla supremazia tecnica.

Albo d'oro dei vincitori

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Anno Data Piloti Team Auto Distanza Campionato
3 Ore
1962 11 febbraio Stati Uniti (bandiera) Dan Gurney Stati Uniti (bandiera) Frank Arciero Lotus 19B-Coventry Climax 502.791 km World Sportscar Championship
1963 17 febbraio Messico (bandiera) Pedro Rodríguez Stati Uniti (bandiera) North American Racing Team Ferrari 250 GTO 494.551 km World Sportscar Championship
2000 km
1964 16 febbraio Messico (bandiera) Pedro Rodríguez
Stati Uniti (bandiera) Phil Hill
Stati Uniti (bandiera) North American Racing Team Ferrari 250 GTO - World Sportscar Championship
1965 28 febbraio Regno Unito (bandiera) Ken Miles
Stati Uniti (bandiera) Lloyd Ruby
Stati Uniti (bandiera) Shelby-American Inc. Ford GT40 Mk.II - World Sportscar Championship
24 ore
1966 5 febbraio
6 febbraio
Regno Unito (bandiera) Ken Miles
Stati Uniti (bandiera) Lloyd Ruby
Stati Uniti (bandiera) Shelby-American Inc. Ford GT40 Mk. II 4157.222 km World Sportscar Championship
1967 4 febbraio
5 febbraio
Italia (bandiera) Lorenzo Bandini
Nuova Zelanda (bandiera) Chris Amon
Italia (bandiera) SpA Ferrari SEFAC Ferrari 330 P3/4 4083.646 km World Sportscar Championship
1968 3 febbraio
4 febbraio
Regno Unito (bandiera) Vic Elford
Germania (bandiera) Jochen Neerpasch
Germania (bandiera) Rolf Stommelen
Svizzera (bandiera) Jo Siffert
Germania (bandiera) Hans Herrmann
Germania (bandiera) Porsche System Engineering Porsche 907LH 4126.567 km World Sportscar Championship
1969 1º febbraio
2 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Mark Donohue
Stati Uniti (bandiera) Chuck Parsons
Stati Uniti (bandiera) Roger Penske Sunoco Racing Lola T70 Mk.3B-Chevrolet 3838.382 km World Sportscar Championship
1970 31 gennaio
1º febbraio
Messico (bandiera) Pedro Rodríguez
Finlandia (bandiera) Leo Kinnunen
Regno Unito (bandiera) Brian Redman
Stati Uniti (bandiera) J.W. Engineering Porsche 917K 4439.279 km‡ World Sportscar Championship
1971 30 gennaio
31 gennaio
Messico (bandiera) Pedro Rodríguez
Regno Unito (bandiera) Jackie Oliver
Stati Uniti (bandiera) J.W. Automotive Engineering Porsche 917K 4218.542 km World Sportscar Championship
6 ore
1972 5 febbraio
6 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Mario Andretti
Belgio (bandiera) Jacky Ickx
Italia (bandiera) SpA Ferrari SEFAC Ferrari 312 PB 1189.531 km World Sportscar Championship
24 ore
1973 3 febbraio
4 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Peter Gregg
Stati Uniti (bandiera) Hurley Haywood
Stati Uniti (bandiera) Brumos Porsche Porsche Carrera RSR 4108.172 km World Sportscar Championship
1974 Non disputata
1975 1º febbraio
2 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Peter Gregg
Stati Uniti (bandiera) Hurley Haywood
Stati Uniti (bandiera) Brumos Porsche Porsche Carrera RSR 4194.015 km World Sportscar Championship
IMSA GT Championship
1976 31 gennaio
1º febbraio
Stati Uniti (bandiera) Peter Gregg
Regno Unito (bandiera) Brian Redman
Regno Unito (bandiera) John Fitzpatrick
Stati Uniti (bandiera) BMW of North America BMW 3.0 CSL 3368.035 km IMSA GT Championship
1977 5 febbraio
6 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Hurley Haywood
Stati Uniti (bandiera) John Graves
Stati Uniti (bandiera) Dave Helmick
Stati Uniti (bandiera) Ecurie Escargot Porsche Carrera RSR 4208.499 km World Sportscar Championship
IMSA GT Championship
1978 4 febbraio
5 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Peter Gregg
Germania (bandiera) Rolf Stommelen
Paesi Bassi (bandiera) Toine Hezemans
Stati Uniti (bandiera) Brumos Porsche Porsche 935/77 4202.319 km World Sportscar Championship
IMSA GT Championship
1979 3 febbraio
4 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Hurley Haywood
Stati Uniti (bandiera) Ted Field
Stati Uniti (bandiera) Danny Ongais
Stati Uniti (bandiera) Interscope Racing Porsche 935/79 4227.039 km World Sportscar Championship
IMSA GT Championship
1980 2 febbraio
3 febbraio
Germania (bandiera) Rolf Stommelen
Germania (bandiera) Volkert Merl
Germania (bandiera) Reinhold Joest
Germania (bandiera) L&M Joest Racing Porsche 935J 4418.615 km World Sportscar Championship
IMSA GT Championship
1981 31 gennaio
1º febbraio
Stati Uniti (bandiera) Bobby Rahal
Regno Unito (bandiera) Brian Redman
Stati Uniti (bandiera) Bob Garretson
Stati Uniti (bandiera) Garretson Racing/Style Auto Porsche 935 K3 4375.355 km World Sportscar Championship
IMSA GT Championship
1982 30 gennaio
31 gennaio
Stati Uniti (bandiera) John Paul Sr.
Stati Uniti (bandiera) John Paul Jr.
Germania (bandiera) Rolf Stommelen
Stati Uniti (bandiera) JLP Racing Porsche 935 JLP-3 4443.334 km IMSA GT Championship
1983 5 febbraio
6 febbraio
Stati Uniti (bandiera) A.J. Foyt
Stati Uniti (bandiera) Preston Henn
Francia (bandiera) Bob Wollek
Francia (bandiera) Claude Ballot-Lena
Stati Uniti (bandiera) Henn's Swap Shop Racing Porsche 935L 3819.167 km IMSA GT Championship
1984 4 febbraio
5 febbraio
Sudafrica (bandiera) Sarel van der Merwe
Sudafrica (bandiera) Tony Martin
Sudafrica (bandiera) Graham Duxbury
Sudafrica (bandiera) Kreepy Krauly Racing March 83G-Porsche 3986.023 km IMSA GT Championship
1985 2 febbraio
3 febbraio
Stati Uniti (bandiera) A.J. Foyt
Francia (bandiera) Bob Wollek
Stati Uniti (bandiera) Al Unser Sr.
Belgio (bandiera) Thierry Boutsen
Stati Uniti (bandiera) Henn's Swap Shop Racing Porsche 962C 4027.673 km IMSA GT Championship
1986 1º febbraio
2 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Al Holbert
Regno Unito (bandiera) Derek Bell
Stati Uniti (bandiera) Al Unser Jr.
Stati Uniti (bandiera) Löwenbräu Holbert Racing Porsche 962C 4079.236 km IMSA GT Championship
1987 31 gennaio
1º febbraio
Stati Uniti (bandiera) Al Holbert
Regno Unito (bandiera) Derek Bell
Stati Uniti (bandiera) Chip Robinson
Stati Uniti (bandiera) Al Unser Jr.
Stati Uniti (bandiera) Löwenbräu Holbert Racing Porsche 962C 4314.136 km IMSA GT Championship
1988 30 gennaio
31 gennaio
Brasile (bandiera) Raul Boesel
Regno Unito (bandiera) Martin Brundle
Danimarca (bandiera) John Nielsen
Paesi Bassi (bandiera) Jan Lammers
Regno Unito (bandiera) Castrol Jaguar Racing (TWR) Jaguar XJR-9 4170.905 km IMSA GT Championship
1989 4 febbraio
5 febbraio
Stati Uniti (bandiera) John Andretti
Regno Unito (bandiera) Derek Bell
Francia (bandiera) Bob Wollek
Stati Uniti (bandiera) Miller/BFGoodrich Busby Racing Porsche 962C 3557.873 km IMSA GT Championship
1990 3 febbraio
4 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Davy Jones
Paesi Bassi (bandiera) Jan Lammers
Regno Unito (bandiera) Andy Wallace
Regno Unito (bandiera) Castrol Jaguar Racing (TWR) Jaguar XJR-12D 4359.970 km IMSA GT Championship
1991 2 febbraio
3 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Hurley Haywood
Germania (bandiera) "John Winter"
Germania (bandiera) Frank Jelinski
Francia (bandiera) Henri Pescarolo
Francia (bandiera) Bob Wollek
Germania (bandiera) Joest Racing Porsche 962C 4119.341 km IMSA GT Championship
1992 1º febbraio
2 febbraio
Giappone (bandiera) Masahiro Hasemi
Giappone (bandiera) Kazuyoshi Hoshino
Giappone (bandiera) Toshio Suzuki
Giappone (bandiera) Nissan Motorsports Intl. Nissan R91CP 4365.700 km IMSA GT Championship
1993 30 gennaio
31 gennaio
Stati Uniti (bandiera) P. J. Jones
Stati Uniti (bandiera) Mark Dismore
Stati Uniti (bandiera) Rocky Moran
Stati Uniti (bandiera) All American Racers Eagle MkIII-Toyota 3999.027 km IMSA GT Championship
1994 5 febbraio
6 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Paul Gentilozzi
Stati Uniti (bandiera) Scott Pruett
Stati Uniti (bandiera) Butch Leitzinger
Nuova Zelanda (bandiera) Steve Millen
Stati Uniti (bandiera) Cunningham Racing Nissan 300ZX 4050.090 km IMSA GT Championship
1995 4 febbraio
5 febbraio
Germania (bandiera) Jürgen Lässig
Francia (bandiera) Christophe Bouchut
Italia (bandiera) Giovanni Lavaggi
Germania (bandiera) Marco Werner
Germania (bandiera) Kremer Racing Kremer K8 Spyder-Porsche 3953.192 km IMSA GT Championship
1996 3 febbraio
4 febbraio
Sudafrica (bandiera) Wayne Taylor
Stati Uniti (bandiera) Scott Sharp
Stati Uniti (bandiera) Jim Pace
Stati Uniti (bandiera) Doyle Racing Riley & Scott MkIII-Oldsmobile 3993.298 km IMSA GT Championship
1997 1º febbraio
2 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Rob Dyson
Regno Unito (bandiera) James Weaver
Stati Uniti (bandiera) Butch Leitzinger
Regno Unito (bandiera) Andy Wallace
Stati Uniti (bandiera) John Paul Jr.
Stati Uniti (bandiera) Elliott Forbes-Robinson
Stati Uniti (bandiera) John Schneider
Stati Uniti (bandiera) Dyson Racing Riley & Scott MkIII-Ford 3953.192 km IMSA GT Championship
1998 31 gennaio
1º febbraio
Italia (bandiera) Mauro Baldi
Paesi Bassi (bandiera) Arie Luyendyk
Italia (bandiera) Gianpiero Moretti
Belgio (bandiera) Didier Theys
Stati Uniti (bandiera) Doran-Moretti Racing Ferrari 333 SP 4073.507 km U.S. Road Racing Championship
1999 30 gennaio
31 gennaio
Stati Uniti (bandiera) Elliott Forbes-Robinson
Stati Uniti (bandiera) Butch Leitzinger
Regno Unito (bandiera) Andy Wallace
Stati Uniti (bandiera) Dyson Racing Team Inc. Riley & Scott MkIII-Ford 4056.319 km U.S. Road Racing Championship
2000 5 febbraio
6 febbraio
Monaco (bandiera) Olivier Beretta
Francia (bandiera) Dominique Dupuy
Austria (bandiera) Karl Wendlinger
Francia (bandiera) Viper Team Oreca Dodge Viper GTS-R 4142.258 km Rolex Sports Car Series
2001 3 febbraio
4 febbraio
Canada (bandiera) Ron Fellows
Stati Uniti (bandiera) Chris Kneifel
Francia (bandiera) Franck Fréon
Stati Uniti (bandiera) Johnny O'Connell
Stati Uniti (bandiera) Corvette Racing Chevrolet Corvette C5-R 3758.398 km Rolex Sports Car Series
2002 2 febbraio
3 febbraio
Belgio (bandiera) Didier Theys
Svizzera (bandiera) Fredy Lienhard
Italia (bandiera) Max Papis
Italia (bandiera) Mauro Baldi
Stati Uniti (bandiera) Doran Lista Racing Dallara SP1-Judd 4102.153 km Rolex Sports Car Series
2003 1º febbraio
2 febbraio
Stati Uniti (bandiera) Kevin Buckler
Stati Uniti (bandiera) Michael Schrom
Germania (bandiera) Timo Bernhard
Germania (bandiera) Jörg Bergmeister
Stati Uniti (bandiera) The Racer's Group Porsche 911 GT3-RS 3981.839 km Rolex Sports Car Series
2004 31 gennaio
1º febbraio
Brasile (bandiera) Christian Fittipaldi
Stati Uniti (bandiera) Terry Borcheller
Stati Uniti (bandiera) Forest Barber
Regno Unito (bandiera) Andy Pilgrim
Stati Uniti (bandiera) Bell Motorsports Doran JE4-Pontiac 3013.98 km Rolex Sports Car Series
2005 5 febbraio
6 febbraio
Italia (bandiera) Max Angelelli
Sudafrica (bandiera) Wayne Taylor
Francia (bandiera) Emmanuel Collard
Stati Uniti (bandiera) SunTrust Racing Riley MkXI-Pontiac 4068.300 km Rolex Sports Car Series
2006 28 gennaio
29 gennaio
Nuova Zelanda (bandiera) Scott Dixon
Regno Unito (bandiera) Dan Wheldon
Stati Uniti (bandiera) Casey Mears
Stati Uniti (bandiera) Target Chip Ganassi Racing Riley MkXI-Lexus 4205.82 km Rolex Sports Car Series
2007 27 gennaio
28 gennaio
Colombia (bandiera) Juan Pablo Montoya
Messico (bandiera) Salvador Durán
Stati Uniti (bandiera) Scott Pruett
Stati Uniti (bandiera) Telmex Chip Ganassi Racing Riley MkXI-Lexus 3826.972 km Rolex Sports Car Series
2008 26 gennaio
27 gennaio
Colombia (bandiera) Juan Pablo Montoya
Regno Unito (bandiera) Dario Franchitti
Stati Uniti (bandiera) Scott Pruett
Messico (bandiera) Memo Rojas
Stati Uniti (bandiera) Telmex Chip Ganassi Racing Riley MkXI-Lexus 3981.839 km Rolex Sports Car Series
2009 24 gennaio
24 gennaio
Stati Uniti (bandiera) David Donohue
Spagna (bandiera) Antonio García
Stati Uniti (bandiera) Darren Law
Stati Uniti (bandiera) Buddy Rice
Stati Uniti (bandiera) Brumos Racing Riley MkXI-Porsche 4211.009 km Rolex Sports Car Series
2010 30 gennaio
31 gennaio
Portogallo (bandiera) João Barbosa
Stati Uniti (bandiera) Terry Borcheller
Regno Unito (bandiera) Ryan Dalziel
Germania (bandiera) Mike Rockenfeller
Stati Uniti (bandiera) Action Express Racing Riley MkXI-Porsche 4326.15 km Rolex Sports Car Series
2011 29 gennaio
30 gennaio
Stati Uniti (bandiera) Joey Hand
Stati Uniti (bandiera) Graham Rahal
Stati Uniti (bandiera) Scott Pruett
Messico (bandiera) Memo Rojas
Stati Uniti (bandiera) Telmex Chip Ganassi Racing Riley MkXI-BMW 4125.6 km Rolex Sport Car Series
2012 28 gennaio
29 gennaio
Stati Uniti (bandiera) A. J. Allmendinger
Brasile (bandiera) Oswaldo Negri
Stati Uniti (bandiera) John Pew
Regno Unito (bandiera) Justin Wilson
Stati Uniti (bandiera) Michael Shank Racing con Curb-Agajanian Riley MkXXVI-Ford 4359 km Rolex Sports Car Series
2013 26 gennaio
27 gennaio
Colombia (bandiera) Juan Pablo Montoya
Stati Uniti (bandiera) Charlie Kimball
Stati Uniti (bandiera) Scott Pruett
Messico (bandiera) Memo Rojas
Stati Uniti (bandiera) Chip Ganassi Racing Riley MkXXVI-BMW 3981,839 km Rolex Sports Car Series
2014 25 gennaio
26 gennaio
Portogallo (bandiera) João Barbosa
Brasile (bandiera) Christian Fittipaldi
Francia (bandiera) Sébastien Bourdais
Stati Uniti (bandiera) Action Express Racing Coyote-Corvette DP 3981,839 km United SportsCar Championship
2015 24 gennaio
25 gennaio
Nuova Zelanda (bandiera) Scott Dixon
Brasile (bandiera) Tony Kanaan
Stati Uniti (bandiera) Kyle Larson
Stati Uniti (bandiera) Jamie McMurray
Stati Uniti (bandiera) Chip Ganassi Racing Riley MkXXVI-Ford 4238,750 km[5] United SportsCar Championship
2016 30 gennaio
31 gennaio
Stati Uniti (bandiera) Ed Brown
Stati Uniti (bandiera) Johannes van Overbeek
Stati Uniti (bandiera) Scott Sharp
Brasile (bandiera) Pipo Derani
Stati Uniti (bandiera) Tequila Patrón ESM Ligier JS P2-Honda 4215,837 km[6] WeatherTech SportsCar Championship
2017 28 gennaio
29 gennaio
Stati Uniti (bandiera) Ricky Taylor
Stati Uniti (bandiera) Jordan Taylor
Italia (bandiera) Max Angelelli
Stati Uniti (bandiera) Jeff Gordon
Stati Uniti (bandiera) Wayne Taylor Racing Cadillac DPi-V.R 3774,778 km[7] WeatherTech SportsCar Championship
2018 27 gennaio
28 gennaio
Portogallo (bandiera) João Barbosa
Portogallo (bandiera) Filipe Albuquerque
Brasile (bandiera) Christian Fittipaldi
Stati Uniti (bandiera) Mustang Sampling Racing Cadillac DPi-V.R 4629,84 km WeatherTech SportsCar Championship
2019 26 gennaio
27 gennaio
Stati Uniti (bandiera) Jordan Taylor
Spagna (bandiera) Fernando Alonso
Paesi Bassi (bandiera) Renger van der Zande
Giappone (bandiera) Kamui Kobayashi
Stati Uniti (bandiera) Wayne Taylor Racing Cadillac DPi-V.R 3236,52 km WeatherTech SportsCar Championship
2020 25 gennaio
26 gennaio
Australia (bandiera) Ryan Briscoe
Nuova Zelanda (bandiera) Scott Dixon
Giappone (bandiera) Kamui Kobayashi
Paesi Bassi (bandiera) Renger van der Zande
Stati Uniti (bandiera) Wayne Taylor Racing Cadillac DPi-V.R 4,772,48 km WeatherTech SportsCar Championship
2021 30 gennaio
31 gennaio
Portogallo (bandiera) Filipe Albuquerque
Brasile (bandiera) Hélio Castroneves
Stati Uniti (bandiera) Alexander Rossi
Stati Uniti (bandiera) Ricky Taylor
Stati Uniti (bandiera) Wayne Taylor Racing Acura ARX-05 4,623.52 km Campionato IMSA WeatherTech SportsCar
2022 29 gennaio
30 gennaio
Regno Unito (bandiera) Tom Blomqvist
Brasile (bandiera) Hélio Castroneves
Regno Unito (bandiera) Oliver Jarvis
Francia (bandiera) Simon Pagenaud
Stati Uniti (bandiera) Meyer Shank Racing w/ Curb-Agajanian Acura ARX-05 4,359.76 km Campionato IMSA WeatherTech SportsCar
2023 28 gennaio
29 gennaio
Regno Unito (bandiera) Tom Blomqvist
Stati Uniti (bandiera) Colin Braun
Brasile (bandiera) Hélio Castroneves
Francia (bandiera) Simon Pagenaud
Stati Uniti (bandiera) Meyer Shank Racing w/ Curb-Agajanian Acura ARX-06 4,486.01 km Campionato IMSA WeatherTech SportsCar
2024 27 gennaio

28 gennaio

Stati Uniti (bandiera) Dane Cameron

Australia (bandiera) Matt Campbell

Brasile (bandiera) Felipe Nasr

Stati Uniti (bandiera) Josef Newgarden

Germania (bandiera) Porsche Penske Motorsport Porsche 963 4,531.85 km Campionato IMSA WeatherTech SportsCar
  1. ^ Stirling Moss Race History: 1962 Daytona Continental 3 hours, su stirlingmoss.com. URL consultato il 13 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2013).
  2. ^ Filmato audio (EN) 1962 Daytona Continental Finish, su YouTube, a 0 min 20 s. URL consultato il 13 febbraio 2016.
  3. ^ Filmato audio (EN) 12 Hours of Sebring Race 1966, su YouTube, Triangle Racefilm Team, 1966, a 22 min 20 s. URL consultato il 13 febbraio 2016.
  4. ^ Filmato audio (EN) 12 Hours of Sebring Race 1966, su YouTube, Triangle Racefilm Team, 1966, a 25 min 20 s. URL consultato il 13 febbraio 2016.
  5. ^ Copia archiviata (PDF), su imsa.com. URL consultato il 27 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2015). La classifica ufficiale recita: 740 giri in 24h00m57,667s - tracciato di 3,560 miglia - distanza totale 2634.400 miglia
  6. ^ http://autoweek.com/article/imsa/results-2016-rolex-24-hours-daytona La classifica recita: 736 giri in 24h00m34,607s - tracciato di 3,560 miglia - distanza totale 2620,160 miglia
  7. ^ http://autoweek.com/article/imsa/complete-results-2017-imsa-24-hours-daytona La classifica recita: 659 giri in 24h00m57,343s - tracciato di 3,560 miglia - distanza totale 2346,040 miglia

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