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De libidine et aegritudine

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De libidine et aegritudine
Titolo originaleΠότερον ψυχῆς ἢ σώματος ἐπιθυμία καὶ λύπη
Busto moderno di Plutarco nella sua Cheronea.
AutorePseudo-Plutarco
PeriodoI-II secolo d.C.
Editio princeps1773
Generesaggio
Sottogenerefilosofia
Lingua originalegreco antico
SerieMoralia

Il De libidine et aegritudine (in greco antico: Πότερον ψυχῆς ἢ σώματος ἐπιθυμία καὶ λύπη?) è un opuscolo filosofico-morale pseudoplutarcheo.

L'opuscolo, incompleto, fu pubblicato nel 1773 da Thomas Tyrwhitt[1], che lo aveva scoperto in un manoscritto del XV secolo contenente altri ventotto Moralia di Plutarco, il Codex Harleianus 5612[2], appartenuto a Robert Harley e ora conservato nella British Library[3].

Lo si ritiene spurio, soprattutto a causa della mancanza di clausole metriche tipiche dei Moralia certamente plutarchei[4][5], «ma la possibilità che l'autore sia effettivamente Plutarco non può essere del tutto esclusa»[6]. Secondo Sandbach, le somiglianze sono superiori alle differenze e tali da far pensare come probabile che Plutarco ne sia l'autore[7]. Lo stesso Sandbach ritiene altrimenti possibile che l'opuscolo sia stato scritto da un giovane allievo del filosofo, appartenente alla sua ristretta cerchia, e ne propone, pur non senza riserve, una datazione al I secolo d.C.[8].

L'operetta si chiede se desiderio (ἐπιθυμία) e dolore (λύπη) siano causati dall'anima o dal corpo, una questione importante e dibattuta fin dagli albori della filosofiaː vengono a tal proposito citate le opinioni contrastanti di Democrito, Teofrasto, Stratone di Lampsaco, Eraclide, Posidonio e Diodoto[9]. L'autore propende per coloro i quali sostengono che le affezioni riguardano sia l'animo sia il corpo, ovvero l'essere umano nella sua completezza[10], ma l'opuscolo s'interrompe prima dell'argomentazione.

  1. ^ Thomas Tyrwhitt, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Sandbach, p. 32.
  3. ^ British Library, Harley MS 5612.
  4. ^ Sandbach, p. 33.
  5. ^ Cfr. D. A. Russell, Plutarch, London, UP, 1973, p. 172.
  6. ^ Stok, p. 2345.
  7. ^ Sandbach, p. 35: «Similarities are too striking to be due to chance, and some may think that, in spite of the differences from Plutarch's usual style and manner, they make it probable that he was in fact the author».
  8. ^ Sandbach, p. 35: «I see no reason why the work should not have been composed in the first century A.C., while suspecting it may be later».
  9. ^ Capp. 2-6.
  10. ^ Cap. 7.
Edizioni
Studi

Voci correlate

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