Romagna

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Romagna
StatiItalia (bandiera) Italia
San Marino (bandiera) San Marino
RegioniEmilia-Romagna (bandiera) Emilia-Romagna (province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e parte della città metropolitana di Bologna (Imola, Casalfiumanese, Borgo Tossignano, Fontanelice, Castel del Rio, Dozza e Mordano)
Marche (bandiera) Marche (5 comuni della provincia di Pesaro e Urbino e parte del territorio di altri 9 comuni della stessa provincia)
Toscana (bandiera) Toscana (Marradi, Firenzuola, Palazzuolo sul Senio nella città metropolitana di Firenze parte della cosiddetta Romagna Toscana, i cui altri comuni sono oggi in provincia di Forlì-Cesena) e l'exclave di Ca' Raffaello.)
Territorio100 comuni italiani (nelle 7 province di   Ravenna,   Forlì-Cesena,   Rimini,   Bologna,   Pesaro e Urbino,   Firenze,   Arezzo) e San Marino (bandiera) San Marino
Superficie6 380,6 km²
Abitanti1 281 243 (2014)
Densità200,8 ab./km²
Lingueitaliano, romagnolo
Carta politica dei comuni della Romagna nel riparto amministrativo del 2021

La Romagna (Rumâgna in romagnolo, Romanula[senza fonte] o Romandiola in latino) è una regione storica, geografica e linguistica dell'Italia settentrionale. Forma per quasi la sua totalità, insieme all'Emilia, la regione amministrativa dell'Emilia-Romagna.

Dal punto di vista geografico, appartengono alla Romagna, oltre alle tre province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, anche una parte della città metropolitana di Bologna (il circondario di Imola), alcune aree della provincia di Pesaro e Urbino (nelle Marche), parte della città metropolitana di Firenze e alcuni territori della provincia di Arezzo compreso l'exclave di Ca' Raffaello (in Toscana),[1][2] oltre alla intera Repubblica di San Marino.

Le città principali per importanza storica sono: Ravenna, che fu capitale dell'Impero romano d'Occidente (402-476), del Regno ostrogoto d'Italia (493-540) e dell'Esarcato bizantino d'Italia (584-751); Imola e Forlì, legate alle vicende di Caterina Sforza: la provincia di Forlì, alla nascita del Regno d'Italia, comprendeva anche Cesena e Rimini; Cesena, nota come Città dei tre Papi, che fu l'unica città romagnola a possedere un'università e con la sua Biblioteca Malatestiana inserita nel registro UNESCO come Memoria del mondo; Rimini, caposaldo nonché centro viario romano; Faenza, nota per la produzione di ceramica; Lugo, che fu capoluogo della Romagna estense dal 1437 al 1568, seppur non con continuità.

Il toponimo Romagna deriva dal tardo latino Románia (e in greco bizantino Ῥωμανία, Rhōmanía) e risale al VI secolo d.C., quando l'Italia fu divisa tra aree soggette o ai Longobardi (Langobardia poi Lombardia) o all'Impero romano d'Oriente: "Románia" assunse quindi il significato generico di "mondo romano", in opposizione a quello longobardo. Con la creazione dell'Esarcato d'Italia (con capitale Ravenna), il termine assunse poi un'accezione geograficamente determinata detta Romanula e poi Romandiola, indicando la parte della penisola rimasta più strettamente legata all'Impero d'Oriente.

Durante l’epoca pontificia erano conosciute anche come le Romagne, inglobando nel suddetto concetto anche le aree del Bolognese e del Ferrarese, poiché linguisticamente e culturalmente distinte dalla Romagna, analogamente a quanto accadde per le Due Sicilie.

Superficie della Romagna

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Frontespizio dell'opera La Romagna di Emilio Rosetti (1894). L'ingegnere forlivese fu il primo a calcolare la superficie della Romagna.
Area geografica

La Romagna come realtà omogenea dal punto di vista geografico ha la forma di un quadrilatero, i cui lati sono:

Considerando i soli elementi naturali del territorio, i lati del quadrilatero romagnolo misurano come segue:

  • Corso del Reno (dalla frazione di San Biagio): 40 km;
  • Corso del Sillaro: 74 km;
  • Spartiacque montani: 215 km;
  • Coste marine: 94 km.

È possibile misurare l'area della Romagna sulla base delle carte dell'Istituto Geografico Militare; il calcolo dà come risultato 6 380,6 km²[3], di cui 2 334,3 km² pertinenti alla pianura (36,4%) e 4 046,3 km² di zona montuoso-collinare (63,6%)[4] (di cui il 40% è collina e il 23% è montagna).

Vertici astronomici

La posizione astronomica dei punti estremi dei confini romagnoli è così indicata:[5]

  • a nord la foce del fiume Reno: 44°37' lat. N;
  • a sud il Monte Maggiore: 43°39' lat. N;
  • a est Monte Mario: 12°23' long. E;
  • a ovest l'elevazione (senza nome) che a quota 952 m domina il Passo della Futa: 11°11' long. E.

Le zone montuose occupano la parte meridionale della Romagna. La catena montuosa che l'attraversa è quella dell'Appennino tosco-romagnolo, parte dell'Appennino settentrionale. La montagna più alta è il Monte Falco, la cima raggiunge i 1 658 m s.l.m. ed è posta sul confine tra le province di Forlì-Cesena, Arezzo e Firenze. Seguono il Monte Falterona (1 654 metri), Poggio Scali (nell'Appennino cesenate, 1 520 m) e il Monte Fumaiolo (1 407 m).

Si devono al geologo Federico Sacco (1864-1948) gli studi che hanno portato a identificare le caratteristiche proprie dell'Appennino romagnolo. Lo studioso le individuò nella composizione litologica delle valli del Santerno e del Sillaro (ai confini nord-ovest) e del Marecchia e del Conca (alle estremità orientali). Tra i due estremi è contenuto una catena con caratteristiche proprie, quella dell'Appennino romagnolo.[6] Al naturalista Pietro Zangheri (1889-1983) va il merito di aver individuato la Romagna come regione bio-geografica.[7]

La Romagna si è formata geologicamente in seguito all'emersione di una vastissima lastra calcarea sottomarina.[8] Nel Miocene (15 milioni di anni fa) a occidente della Romagna, la zona toscana era già emersa. La terra finiva dove in epoca storica c'è lo spartiacque appenninico. Oltre l'Alpe della Luna cominciava il mare. Il fondo marino di quei tempi era costituito da una roccia friabile e fangosa, di origine diversa rispetto a quella tirrenica. Sul fondo iniziò una sedimentazione che continuò ininterrotta per lunghissimo tempo. In ere più recenti emerse, formando la Romagna. Questa paleosuperficie, emergendo, scivolò sullo strato tirrenico. L'emersione della terraferma visse le seguenti fasi alterne[9]:

  • Miocene superiore (7 milioni di anni fa): emersione di tutto il territorio romagnolo con vegetazione simile a quella della Sicilia meridionale;
  • avanzamento del mare fino a lambire la fascia pedemontana (Pliocene inferiore, 6 milioni di anni fa);
  • nuova emersione della terraferma di tutto il territorio romagnolo fino alla linea di costa attuale (5 milioni di anni fa);
  • nuovo avanzamento delle acque (Pliocene medio, 4 milioni di anni fa).

Gli alternati periodi di movimento con quelli di riposo provocarono la formazione, sul fondo, di una lastra calcarea. L'esito di questo processo calmo e continuativo costituì il sostrato geologico della regione romagnola.

In due punti lo scivolamento di uno strato sopra l'altro è stato particolarmente difficile. Si tratta: a) della giunzione tra valle del Sillaro-Santerno e Mugello; b) della giunzione tra Valmarecchia e Alpe della Luna. Qui l'azione della lastra emergente determinò delle fratture e degli avvallamenti di notevole rilievo, che furono colmati, nel tempo, da rocce che si convogliarono a riempirli. Queste rocce sono le cosiddette "argille scagliose". Mentre la paleosuperficie emergeva dal fondo marino, lo strato tirrenico premeva però verso est. Nei due punti considerati, l'esito di tali movimenti constrastanti fu insolito e diverso rispetto al resto della regione. In queste valli le argille scagliose hanno divelto e disperso dei massi di notevoli dimensioni, i quali, contemporaneamente, hanno subito uno spostamento verso est. Quindi nelle valli del Sillaro-Santerno e in Valmarecchia si trovano massi che sono litologicamente affini alla zona toscana:

  • In Valmarecchia gli esiti di questo gigantesco processo sono: nell'alta valle la lastra del Monte Fumaiolo (1 407 m); nella media valle, la roccia di San Leo (509 m) e il massiccio del Titano (739 m) (San Marino); nella bassa valle lo sperone di Verucchio.
  • Nelle valli del Sillaro e del Santerno: il Sasso di San Zenobi, il Sasso di Castro (1 276 m) e Monte Beni (1 263 m).

Dopo l'affioramento delle rocce calcaree, nel Pliocene si depositò una formazione gessifera, che caratterizza le valli imolesi e faentine: è la Vena del Gesso Romagnola. Il passaggio dal Pliocene al Pleistocene (che inizia tre milioni di anni fa) è definito dal progressivo raffreddamento del mar Mediterraneo. Per alcuni milioni di anni la linea di costa continua a lambire l'area pedecollinare romagnola, mentre si depositano sul fondo rocce argillose marine. Solamente dal Pleistocene Medio (700 000 anni fa) inizia il progressivo ritiro delle acque fino all'assetto attuale, raggiunto 200 000 anni fa[9].
Durante la glaciazione di Würm (da circa 110 000 a 12 000 anni fa) il mare si ritira di cento metri rispetto alla linea attuale. Nel periodo post-glaciale si forma un vasto sistema vallivo che, dal Po di Primaro, si è esteso fino al Savio. Ravenna, infatti, nasce come insediamento lagunare.

Serie storica dei principali terremoti avvertiti in Romagna dall'anno mille in poi
Fonte: Tiziano Costa, Epicentro Emilia-Romagna da mille anni, 2012, Costa Editore, Bologna
Data Luogo Entità ed effetti
agosto 1174 Bologna e Ravenna
4 gennaio 1216 Romagna Sisma distruttivo
maggio 1279 Romagna Pressoché tutti i castelli dell'Appennino faentino e forlivese
furono distrutti. Moltissimi morti.
1301 Imola
1337 Romagna Sisma rovinoso
1353 Romagna Scosse fortissime
3 luglio 1428 Romagna Gravi danni a Forlì e Cesena.
1433 Romagna
gennaio 1505 Bologna Avvertito fino a Forlì
19 aprile 1509 Romagna Crolli a Solarolo e Faenza
8 marzo 1537 Romagna Crolli a Ravenna
1561 Romagna Crolli a Ravenna[10]
1613 Rimini maremoto
19 marzo 1624 Ferrarese[11] Sisma avvertito a Ravenna
agosto 1653 Romagna Scosse fortissime
1655 Appennino Epicentro a Rocca San Casciano[12]
22 marzo 1661 Appennino Epicentro nella vallata di Meldola.
Molti morti a Predappio e a Castrocaro.
14 aprile 1672 Litorale Epicentro al largo di Rimini. La città fu quasi totalmente distrutta. Circa 200 vittime.
11 aprile 1688 Bassa Romagna Scosse fortissime. Cotignola e Russi distrutte, decine di morti.
1732 Romagna Terremoto fortissimo
1780 Litorale Scosse da Rimini a Venezia
4 aprile 1781
17 luglio 1781
Romagna Vittime a Brisighella, Modigliana e Dovadola; danni ai monumenti. Scosse avvertite da Cesena a Imola.
25 dicembre 1786 Romagna Colpita Rimini; distrutta Savignano. Molti morti.
21 settembre 1813 Romagna Terremoto rovinoso; danni a Faenza, Imola, Forlì e Cesena.
1861 Romagna Scosse fortissime
30 ottobre 1870 Romagna Forti danni a Forlì, Meldola e Bertinoro
5 gennaio 1871 Romagna
17 marzo 1875 Romagna Crolli a Cervia e Cesenatico[13]; maremoto.
settembre 1887 Romagna
14 gennaio 1909 Alpi Forti scosse in tutta la Romagna
17 agosto 1916 Rimini
1918 Santa Sofia Forte terremoto, distrutta buona parte del paese, molti morti, crollata la chiesa parrocchiale[14]
5 aprile 1931
5 giugno 1935
Faenza
30 aprile 1960 Faenza
18 dicembre 1965 Lugo
11 gennaio 1968
10 gennaio 1969
Lugo
26 settembre 1970 Rimini
5 dicembre 1978 Ravenna
14 settembre 2003 Imola e vallata del Santerno Forti scosse

Il Montone[15], con i suoi 140 km, è il fiume più lungo della Romagna. Altri fiumi importanti sono il Bidente (135 km), Savio (126 km), Santerno (99 km), Lamone (90 km), Senio (88 km) e Marecchia (70 km). Corsi d'acqua importanti per motivi storico-geografici sono Rubicone e Sillaro.

In Romagna non sono presenti molti laghi, e quei pochi esistenti sono piccoli e di scarso interesse. Il lago più importante è quello artificiale di Ridracoli, sorto presso l'omonima frazione del Comune di Bagno di Romagna.

La parte orientale della Romagna è bagnata dal Mare Adriatico, il tratto di costa che va dalla foce del fiume Reno al promontorio di Gabicce Monte-Fiorenzuola di Focara (frazione di Pesaro) è chiamata Riviera romagnola. Il litorale è caratterizzato da spiagge ampie e sabbiose, con la presenza a nord di zone naturalistiche, mentre a sud si è assistito, dal dopoguerra, a una progressiva cementificazione dovuta al turismo.

La costa della Romagna o Riviera romagnola si affaccia sul Mare Adriatico a est ed è compresa nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Pesaro-Urbino.

Lo stesso argomento in dettaglio: Clima della Romagna.

La Romagna è interessata da un clima temperato subcontinentale che varia con l'altitudine e la distanza dalla costa. Anche se non si discosta troppo da quello presente nel resto dell'Italia settentrionale, il clima della Romagna assume caratteristiche proprie dovute al progressivo assottigliarsi della fascia pianeggiante, il che attenua pur debolmente i caratteri di continentalità, alla fisiologica esposizione ai venti nell'asse sud-ovest-nord-est e, in definitiva, alla latitudine inferiore.

Flora e fauna

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La flora romagnola è molto varia, in virtù sia della posizione geografica, al confine tra l'area a clima mediterraneo e quella a clima continentale, sia della varietà territoriale (dalle montagne del crinale dell'Appennino tosco-romagnolo, alle colline, fino alla Pianura Padana sud-orientale e alle zone umide litorali del mare Adriatico). Le zone montagnose sopra gli 800 metri di quota sono dominate da foreste di faggio, talvolta misto all'abete bianco, come nelle Foreste Casentinesi e a Campigna, in cui si trova un'orchidea endemica, l'elleborina di Romagna.

I boschi della media montagna sono caratterizzati da diverse specie di querce, a cui si associano altre specie come il frassino maggiore, il tiglio, il sorbo, l'acero di monte; in questa fascia si trovano anche molti rimboschimenti artificiali, soprattutto di pino nero e pino silvestre. La collina presenta boschi di roverella, associata a orniello e carpino nero, da sempre condotti a ceduo. Alcune zone della collina presentano una vegetazione particolare, grazie al sostrato roccioso peculiare, come nel caso delle rupi calcaree del Riminese o della Vena del Gesso romagnola, con presenze tipiche della macchia mediterranea, come leccio, terebinto, alaterno. Nella Vena del Gesso si trovano molte specie di felci, tra cui una specie unica per l'Italia: la felcetta persiana.

Le aree calanchive che si sviluppano ai piedi dell'Appennino sono ammantate di ginestra odorosa e sulla e ricoperte da praterie aride, spesso con ricche fioriture di orchidee, tra cui il raro barbone adriatico e l'ofride di Bertoloni, e una specie endemica di queste aride argille, l'artemisia delle crete. Nella zona pianeggiante la vegetazione è stata profondamente modificata dall'attività agricola e pochissimi sono gli ambiti in cui sono ancora presenti formazioni naturali: quasi soltanto lungo i fiumi si trovano lembi residui di boschi a galleria di pioppi e salice bianco.

Nella parte settentrionale della fascia costiera si trovano ambienti naturali residui, come le pinete storiche di Ravenna, di impianto artificiale e dominate dal pino domestico; il bosco originario sarebbe dominato da farnia e pioppo bianco, presenti assieme ai pini. Qui si trovano anche lembi di paludi di acqua dolce, come Punte Alberete e Valle Mandriole, con boschi allagati di frassino meridionale e ontano nero, con sottobosco dominato dalle belle campanelline estive e dal giglio di palude, poi canneti, tifeti e, fino a qualche anno fa, lamineti di ninfea bianca, oggi estinta. In prossimità del mare si trovano alcune lagune, stagni salati e la salina di Cervia, con la tipica vegetazione alofila e specie rare come l'endemica salicornia veneta e il limonio comune dalle belle fioriture violette; poi le pinete costiere, anch'esse artificiali e costituite da pino marittimo, piantato al posto degli arbusteti costieri di olivello spinoso, ginepro e fillirea. Prima della battigia, infine, si trovano alcuni residui di dune costiere, in particolare presso la foce del torrente Bevano.

La Riserva naturale delle Saline di Cervia

La fauna è varia, grazie alla grande diversità ambientale. Sull'Appennino sono presenti grandi e medi mammiferi, come lupo, gatto selvatico, cervo nobile, capriolo, cinghiale; inoltre, tasso, volpe e istrice, che sono oggi distribuiti sia in collina sia in pianura. Nel basso Appennino la Vena del Gesso spicca per l'importanza dei popolamenti di pipistrelli, con ben venti specie e alcune rarità come il ferro di cavallo eurìale e grandi colonie invernali di miniottero. Tra gli uccelli si trovano molte specie di rapaci diurni, come aquila reale, biancone, astore, falco pecchiaiolo, albanella minore, falco pellegrino, lanario, lodolaio o i più comuni poiana, sparviere e gheppio e rapaci notturni, come gufo reale, allocco, assiolo. Altri uccelli interessanti sono il picchio nero, nelle faggete più mature, il succiacapre e l'averla piccola, nelle aree calde e aride. Tra gli anfibi spiccano l'endemica salamandrina dagli occhiali e l'ululone appenninico. Oltre alla trota fario, nei torrenti appenninici si trovano barbo comune, barbo canino, vairone, lasca, cobite comune e, abbondante, il cavedano.

Nella pianura, occupata quasi tutta da campi agricoli, la fauna è molto semplificata e, oltre a lepri e fagiani, presenti perché continuamente ripopolati a scopo venatorio, sono presenti prevalentemente piccoli mammiferi come riccio, talpa e diverse specie di topi, oltre all'esotica nutria, e molte specie di passeriformi, alcune delle quali legate ai coltivi a seminativo, come l'allodola e la cutrettola, o ai frutteti, come tordela, verdone e cardellino e anche alle abitazioni, come passera d'Italia e rondine; il gufo comune e la civetta sono piuttosto comuni in pianura.

Le zone umide della fascia costiera sono importantissime per gli uccelli acquatici, in particolare per le colonie di ardeidi (airone cenerino, airone rosso, airone bianco maggiore, garzetta, nitticora, airone guardabuoi, sgarza ciuffetto) a cui si associano cormorano, marangone minore, ibis mignattaio e spatola, e per le colonie di gabbiani e sterne (gabbiano corallino, gabbiano roseo, gabbiano reale mediterraneo, sterna zampenere, stena comune, beccapesci, fraticello), cavaliere d'Italia, avocetta. Il raro fratino nidifica sulle poche spiagge naturali, assieme alla beccaccia di mare.

Tra le anatre la specie più interessante è la rara moretta tabaccata, ma si trovano anche altre specie nidificanti caratteristiche, come volpoca, fistione turco, marzaiola, canapiglia, mestolone, moriglione oltre al comunissimo germano reale; grandi stormi di anatre e folaga svernano in queste paludi. Il fenicottero rosa frequenta regolarmente le lagune e le saline, mentre il falco di palude nidifica nei folti canneti. Tra i rettili spicca la testuggine palustre e, tra gli anfibi, oltre alle rane verdi, l'endemica rana di Lataste e il rarissimo pelobate fosco. Tra i pesci delle acque dolci di pianura si trovano carpa, luccio, triotto, scardola, alborella, sempre più rari a causa della presenza di molte specie esotiche dannosissime, tra cui siluro e lucioperca. Nelle acque salmastre si trovano alcune interessanti specie endemiche del Nord Adriatico, come ghiozzetto di laguna e ghiozzetto cenerino, oltre al coloratissimo nono, all'anguilla e varie specie di cefali. In mare l'unico cetaceo regolarmente presente è il tursiope ed è abbastanza frequente anche una tartaruga marina, la caretta.

Protezione ambientale

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L'area compresa tra il fiume Reno e Rimini è soggetta da secoli al fenomeno della subsidenza. Nei cento anni che intercorrono dal 1892 al 1993 il massimo abbassamento si è verificato nel litorale ravennate: -114 centimetri. Il picco è stato registrato tra il 1950 e il 1980. A Rimini nello stesso periodo l'abbassamento è stato di 73 centimetri. Nella provincia di Ravenna sono migliaia gli ettari di terreno sotto il livello del mare. Fra il 1950 al 2005 da Rimini al Delta del Po si sono persi cento milioni di metri cubi di sabbia. Dopo il 1980 il fenomeno ha rallentato considerevolmente[16].

La subsidenza è costantemente monitorata, grazie anche a strumenti di misurazione sempre più sofisticati. La Regione Emilia-Romagna ha affidato all'Agenzia Regionale Protezione Ambientale (ARPA) l'effettuazione di analisi e la compilazione di rapporti tecnici. Secondo l'ultimo rilievo, effettuato negli anni 2002-2006, il suolo si è abbassato di 40–45 mm l'anno; la costa riminese è la zona costiera dove la subsidenza risulta più rilevante (15–20 mm l'anno).[17]

In Romagna sono presenti numerose aree naturali protette: il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna; il Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola e parte del Parco Regionale del Delta del Po (rientra in Romagna la parte meridionale, a sud del fiume Reno, caratterizzata dalle pinete e dalle zone umide di Ravenna e Cervia formate dai corsi d'acqua appenninici), il Parco Interregionale del Sasso Simone e Simoncello e il Parco Naturale del Monte San Bartolo (fra Gabicce Monte e Pesaro). Sono, inoltre, presenti cinque Riserve Naturali dello Stato e quattro Riserve Naturali Regionali (Alfonsine, Bosco della Frattona, Bosco di Scardavilla, Onferno).

Il Ponte di Tiberio a Rimini
Mosaico che riproduce il porto militare di Classe (Classis Ravennatis)
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Romagna.

La Romagna fu abitata già dall'epoca preistorica, come dimostrano molti ritrovamenti. Uno dei giacimenti preistorici più interessanti è quello di Monte Poggiolo (nel comune di Castrocaro), dove sono stati ritrovati, a partire dal 1983, migliaia di reperti risalenti a 800 mila anni fa.

I più antichi abitanti dell'attuale Romagna di cui si hanno testimonianze archeologiche furono gli Umbri e gli Etruschi. Si deve ai primi la fondazione di Sarsina; i secondi fondarono Verucchio e Rimini. A partire dal IV secolo a.C. il territorio fu conquistato da un popolo che dette un'importante impronta alla Romagna: i Celti. Tra le numerose tribù celtiche che scesero in Italia, sono da elencare Senoni, i Lingoni, e i Boi.

La permanenza dei Celti fu minacciata, a partire dal III secolo, dalla potenza dei Romani. Celti e Romani si scontrarono per la prima volta nel 295 a.C. a Sentino, dove, seppur con gravi perdite, vinsero i Romani. Successivamente iniziò il tramonto dei Senoni, che pochi anni dopo furono definitivamente sopraffatti. Nel 225 a.C. l'esercito romano sconfisse una coalizione di popoli celtici nella battaglia di Talamone, aprendo la strada alla completa colonizzazione della Pianura Padana.

Tra il 191 e il 187 a.C. viene costruita la via Emilia tra Rimini e Piacenza. Giulio Cesare il 10 gennaio del 49 a.C. attraversò il fiume Rubicone (o il Pisciatello) alla testa di un esercito, violando apertamente la legge che proibiva l'ingresso armato dentro i confini dell'Italia e dando il via alla seconda guerra civile, pronunciando la celeberrima frase: Alea iacta est.

Pianta di Imola realizzata da Leonardo da Vinci nel 1502

Dopo Cesare e il successivo potere augusteo, il ruolo di Ravenna accrebbe considerevolmente. A 5 km dalla città fu costruita, negli ultimi anni del I secolo a.C., una base militare navale (Classis Ravennatis). Vi fu stanziato il quartier generale della flotta imperiale da cui dipendeva il controllo di tutti i bacini del Mediterraneo orientale. La presenza del porto ebbe positivi riflessi economici: Ravenna divenne un polo di attrazione per i commerci della pianura limitrofa. Nell'anno 402 la città venne scelta come sede della corte imperiale diventando la capitale della parte occidentale dell'Impero romano e restandolo fino alla caduta di quest'ultimo nell'anno 476.

L'invasione decisiva per le sorti dell'Italia fu quella dei Longobardi (568). La penetrazione longobarda cambiò la storia della penisola: per la prima volta dopo secoli l'Italia si ritrovò divisa: da una parte i possedimenti longobardi; dall'altra i territori romano-bizantini. Questi ultimi furono riuniti nell'Esarcato d'Italia con capitale Ravenna. Nei secoli successivi l'Italia bizantina fu autonomamente governata dall'Esarca di Ravenna con leggi, lingua e costumi romano-bizantini. La Romagna restò come una sorta di isola rispetto al restante territorio italiano.

Dopo una fase di alterne vicende nel controllo politico della Romagna tra i Longobardi e l'esarca di Ravenna, i Longobardi conquistarono Ravenna (751), ponendo fine all'Esarcato. L'intervento dei Franchi, chiamati da papa Stefano II fu decisivo per la storia della penisola nei secoli successivi: il re Pipino il Breve, invece di restituire i territori all'imperatore di Costantinopoli, li donò alla Santa Sede, ponendo così inizio allo Stato Pontificio. Per la Romagna iniziò un lunghissimo periodo (oltre mille anni) di storia all'interno dello Stato della Chiesa.

Mappa della Romagna nel XVII secolo

Nel XII secolo le istituzioni comunali si diffusero in tutte le città romagnole. Tutta la Romagna era ricompresa nella Provincia Romandiolæ, una delle cinque province dello Stato Pontificio (comprendeva tutto il territorio dal fiume Foglia al Panaro). Nel corso del XIII secolo infuriarono le lotte tra guelfi (fedeli al papa) e ghibellini (contrari al papa e alleati con l'imperatore del Sacro Romano Impero). Nel Medioevo, i principali centri della Romagna raggiunsero il numero di sette: Ravenna, Forlì, Rimini, Faenza, Cesena, Imola e Lugo. Tali rimasero fino ai giorni nostri.

Tra il 1499 e il 1500 Cesare Borgia, su mandato di papa Alessandro VI, sconfigge una dopo l'altra le signorie delle città romagnole, a cominciare da Forlì e Imola. Il Papa lo proclamò "Duca di Romagna" e Borgia pose a Cesena la sua capitale; nel 1507 il ducato viene smembrato e la Romagna rientra nello Stato Pontificio. Negli anni quaranta la Provincia Romandiolæ fu suddivisa in due: da una parte Bologna e dall'altra la Romagna. Al territorio romagnolo venne conferito ufficiale riconoscimento con la nascita della Legazione di Romagna. Nel 1559 la pace di Cateau-Cambrésis configurò un nuovo assetto degli equilibri tra gli Stati italiani. I territori a sud del Po furono suddivisi tra: Farnese (duchi di Parma e Piacenza), Estensi (duchi di Ferrara, Modena e Reggio) e Stato Pontificio (Romagna). Fu un assetto stabile, che rimase immutato per circa tre secoli.

Nel 1796 i francesi di Napoleone invasero la penisola. La Romagna fu suddivisa in due circoscrizioni: il Dipartimento del Pino (con capoluogo Ravenna) e Dipartimento del Rubicone (con capoluogo Forlì). La "capitale" della Romagna napoleonica fu Forlì. Napoleone significò anche sommi torti: nel 1800 Bonaparte chiuse l'Università di Cesena (vecchia di cinque secoli) in parte per non dare concorrenti a Bologna e in parte per fare uno sgarbo a Pio VI, pontefice di origine cesenate irriducibile avversario del generale francese. La parabola di Napoleone ebbe termine nel 1814 con la sconfitta contro la coalizione delle potenze europee.

Nel 1815 il Congresso di Vienna ripristinò lo status quo ante. La Romagna ritornò nello Stato della Chiesa. Con una modifica: al posto di una Legazione unica furono create due Legazioni: una con capoluogo Forlì e una con capoluogo Ravenna. La prima metà dell'Ottocento fu scossa da frequenti ribellioni. La Romagna partecipò a tutti i principali moti che attraversarono il periodo: nel 1820-21, 1830-31 e nel 1848-49. L'esercito austriaco, che controllava militarmente i territori a sud del Po per conto del pontefice, represse le sommosse.

Statua di Aurelio Saffi a Forlì

Nell'aprile del 1859 scoppiò la seconda guerra d'indipendenza tra Regno di Sardegna e Impero austriaco. L'Austria, vedendo la sconfitta, richiamò in patria tutte le truppe impegnate all'estero. La Romagna fu quindi presa dall'esercito sabaudo. Fu avviata una riorganizzazione del territorio, che non aveva subito sostanziali modifiche dalla pace di Cateau-Cambrésis (1559). Per la Romagna le modifiche più importanti furono due: il passaggio del comprensorio di Lugo sotto Ravenna e il distacco di Imola, che fu aggregata a Bologna.

In sfumature di verde, le 4 delegazioni (1816-60) dello Stato Pontificio dal 1850 raggruppate nella legazione delle Romagne
Dopo l'unione al Regno d'Italia, le quattro province romagnole già pontificie confluirono nel compartimento statistico dell'"Emilia"


I plebisciti d'annessione al Regno di Sardegna dell'11 e 12 marzo del 1860 confermarono la situazione di fatto sancendo la fine del dominio pontificio in Romagna. Il 15 marzo, visti i risultati dei plebisciti, i territori vennero annessi definitivamente al Regno di Sardegna, che divenne, il 17 marzo 1861 Regno d'Italia. Sono noti i patrioti romagnoli, particolarmente forlivesi, dediti alla carboneria come Piero Maroncelli e Aurelio Saffi, triumviro della Repubblica Romana.

Nel 1923 dodici comuni del circondario di Rocca San Casciano, parte della cosiddetta Romagna toscana, già della provincia di Firenze, passano alla Provincia di Forlì-Cesena, tra i quali Verghereto, dove si trovano le sorgenti del Tevere, a seguito di una decisione di Mussolini che fece spostare i confini regionali in modo da far rientrare nella sua regione natale le origini del "fiume sacro ai destini di Roma"[18]. Forlì e Predappio, in particolare, diventano importanti centri internazionali in quanto località di origine di Benito Mussolini. Numerose sono le testimonianze architettoniche e urbanistiche del periodo. Forlì, tra la fine dell'Ottocento e la fine della seconda guerra mondiale, era una delle prime città industriali d'Italia[senza fonte].

Cesena durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, anche la Romagna diede il suo contributo alla lotta di resistenza. In particolare, in provincia di Forlì nasce la prima repubblica partigiana, la Repubblica del Corniolo. Nella primavera del 1944 i tedeschi avevano costruito una linea fortificata, denominata Linea Gotica, che si estendeva da Rimini a La Spezia. La linea Gotica costituiva l'ultima forte linea difensiva tedesca prima della Pianura Padana. Il 25 agosto del 1944 scattò l'Operazione Olive, la prima città liberata fu Rimini (21 settembre), mentre l'ultima fu Faenza (16 dicembre). Diversa invece la situazione di tutti i paesi a nord del Senio, che vivono un altro inverno di occupazione nazifascista e dovranno attendere, assieme a Imola e Bologna, l'aprile del 1945 per tornare liberi.

La battaglia politica per il riconoscimento costituzionale della Romagna, che non si era affermato con il regno sabaudo, tornò all'ordine del giorno dopo il 2 giugno 1946, entrando nei lavori dell'Assemblea Costituente. A sostenere l'autonomia romagnola furono personaggi come Aldo Spallicci, Giuseppe Fuschini, Emilio Lussu.

Nel 1989 furono avviati gli insediamenti universitari di Forlì, Rimini, Ravenna e Cesena, con l'attivazione dei primi corsi di laurea decentrati dell'Ateneo di Bologna.

Nel 1992 il circondario di Rimini fu eretto a provincia: la città divenne il terzo capoluogo romagnolo.

Nel 2006 (il 17 e 18 dicembre) si svolsero i referendum di annessione alla regione Emilia-Romagna di sette comuni dell'alta Valmarecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello), all'epoca inseriti nella provincia di Pesaro-Urbino. Tutte le consultazioni ebbero esito positivo. In attuazione dell'esito dei referendum i sette comuni passarono dalla provincia di Pesaro e Urbino, e quindi dalla regione Marche, alla provincia di Rimini (legge 117 del 3 agosto 2009). Fu un fatto storico poiché per la prima volta una modifica territoriale tra due regioni avveniva in applicazione dell'art. 132 della Costituzione[19].

Nel 2021 è avvenuto il passaggio alla provincia di Rimini dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio.[20]

Suddivisione amministrativa

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Nella letteratura

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La Romagna nella Divina Commedia

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Il primo poeta a parlare della Romagna fu Dante Alighieri. Esiliato da Firenze visse gli ultimi anni a Ravenna, dove morì nel 1321; la città ne conserva tuttora le spoglie.

Nel poema, i romagnoli compaiono in grande quantità, secondi solamente ai toscani. La prima citazione appare nel V Canto dell'Inferno, dove Francesca da Rimini descrive in pochi tratti il territorio romagnolo:

«Siede la terra, dove nata fui,
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui…»

Dante e Virgilio parlano con Guido da Montefeltro nell'ottava bolgia dell'ottavo cerchio

Nell'Ottava bolgia dell'Inferno, dove sono condannati i consiglieri fraudolenti, Dante viene fermato da Guido da Montefeltro (1223-1298), che gli chiede: Dimmi se Romagnuoli han pace o guerra. Il poeta gli risponde ricordando la Romagna con affetto e melanconia (vv. 37-39). Lo rassicura sul fatto che non ci sono focolai di guerra, poi fa un quadro aggiornato della situazione politica città per città:

  • Ravenna (vv. 40-42) è sempre sotto i Da Polenta, che hanno esteso il proprio dominio sulla vicina Cervia;
  • Forlì (vv. 43-45), dopo il sanguinoso eccidio (Battaglia di Forlì del 1282) dei francesi inviati dal Papa, per toglierla proprio a Guido, è ora sotto il dominio degli Ordelaffi;
  • Rimini (vv. 46-48), è governata dai Malatesta, famiglia proveniente da Verucchio, che ha spodestato Montagna dei Parcitati;
  • Faenza e Imola (vv. 49-51), indicate dai loro fiumi (rispettivamente Lamone e Santerno), stanno sotto Maghinardo Pagani, il cui emblema è un leone in campo bianco;
  • Cesena (vv. 52-54), indicata dal fiume Savio che la bagna, vive tra tirannia e libero comune.

«Romagna tua non è, e non fu mai,
sanza guerra ne' cuor de' suoi tiranni;
ma 'n palese nessuna or vi lasciai.
Ravenna sta come stata è molt'anni:
l'aguglia da Polenta la si cova,
sì che Cervia ricuopre co' suoi vanni.
La terra che fé già la lunga prova
e di Franceschi sanguinoso mucchio,
sotto le branche verdi si ritrova.
E 'l mastin vecchio e 'l nuovo da Verrucchio,
che fecer di Montagna il mal governo,
là dove soglion fan d'i denti succhio.
Le città di Lamone e di Santerno
conduce il lïoncel dal nido bianco,
che muta parte da la state al verno.
E quella cu' il Savio bagna il fianco,
così com'ella sie' tra 'l piano e 'l monte,
tra tirannia si vive e stato franco.»

Il Po di Primaro costituiva il limite settentrionale della regione, inclusi i suoi rami deltizi. Nel XIV canto del Purgatorio, infatti, il sommo poeta scrive che la Romagna si estendeva:

«tra 'l Po e 'l monte e la marina e 'l Reno.[25]»

Nello stesso canto Dante ricomprende esplicitamente il Montefeltro nella Romagna, allorché incontra Guido del Duca, bertinorese[26], e Rinieri da Forlì e si lamenta con essi del degenerare delle nobili schiatte romagnole:

«Ov’è 'l buon Lizio e Arrigo Mainardi?
Pier Traversaro e Guido di Carpigna?
Oh Romagnuoli tornati in bastardi!»

Viene citata anche la cascata dell'Acquacheta, presso San Benedetto in Alpe (FC), sempre nella Divina Commedia (Inf. XVI, 94-102):

«Come quel fiume c'ha proprio cammino
prima dal Monte Viso 'nver' levante,
da la sinistra costa d'Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l'Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
così, giù d'una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell'acqua tinta,
sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa.»

In un commento alla Divina Commedia il quattrocentesco Giovanni di Serravalle conferma l'inclusione del Montefeltro nella Romagna. Così commenta il passo in cui Dante fa cenno a San Leo: In Romandiola est unus mons qui dicitur Monsfeltri, super illum est una civitas quae vocatur Sancti Leonis.

La Romagna nella poesia

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Giovanni Pascoli

In una celebre raccolta, Myricae, Giovanni Pascoli descrive la Romagna con versi che sono rimasti immortali:

«Romagna solatia, dolce paese,
cui regnarono Guidi e Malatesta;
cui tenne pure il Passator cortese,
re della strada, re della foresta.»

Monumenti e luoghi d'interesse

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Tutti i principali centri abitati della Romagna hanno più di duemila anni. In Romagna esistono pertanto tesori inestimabili.

Architetture religiose

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Battistero degli Ariani (Ravenna)
Monumenti paleocristiani di Ravenna

La città fu capitale dell'Impero romano d'Occidente, del Regno ostrogoto e dell'Esarcato bizantino d'Italia. Otto dei monumenti paleocristiani di Ravenna risalenti a quest'epoca sono iscritti nel registro dei patrimoni dell'umanità:

Monumenti medievali e rinascimentali

Le chiese di rilievo costruite tra il X e il XVI secolo sono:

Architetture civili

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Epoca romana

A Rimini si possono osservare due monumenti di grandissimo interesse: il Ponte di Tiberio e l'Arco di Augusto. Costruiti tra I e II secolo e mai distrutti, hanno attraversato venti secoli di storia. L'Arco è il punto di partenza della Via Flaminia; il Ponte di Tiberio svolge tuttora la sua funzione, inserito nel traffico quotidiano della città.

Da ammirare anche il ponte romano di Savignano sul Rubicone, a tre arcate. Un'altra città su cui i Romani hanno lasciato la loro impronta è Sarsina, patria di Plauto, commediografo del III secolo a.C. La cittadina possiede un museo archeologico nazionale e due monumenti funebri di primaria importanza, quello di Obulacco e quello di Rufo. Nel XXI secolo è venuta alla luce a Rimini la Domus del chirurgo ricca di pavimenti a mosaici e di una inestimabile collezione di strumenti per la chirurgia e la farmacologia dell'epoca tardo imperiale, ricca di messaggi di ringraziamento per il medico, scritti sui muri dai pazienti ricoverati.

Medioevo
La Biblioteca Malatestiana di Cesena

Tra il X e l'XI secolo costruito a Cesena il Ponte Franco o Ponte di san Martino, dietro l'omonima porta muraria.

Una delle più importanti testimonianze di architettura civile nel Medioevo è sicuramente la Biblioteca Malatestiana di Cesena. Costruita nel XV secolo, in pieno Umanesimo, è stata la prima biblioteca aperta al pubblico d'Europa. Dal 2005 è iscritta nel Registro della Memoria del Mondo UNESCO[27].

Teatri

Durante il dominio dello Stato Pontificio la Romagna si riempie di teatri: se ne costruiscono in ogni centro abitato.

L'interno del Teatro Masini
L'interno del Teatro Bonci

Elenco in ordine cronologico per anno di costruzione dei teatri pubblici in Romagna:

I teatri di Bagnacavallo, Brisighella e Cervia entreranno in funzione verso la fine dell'Ottocento.

Architettura neoclassica

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Nel 1733 a Cesena si iniziò a costruire un nuovo ponte sul fiume Savio. Il precedente, eretto dai Malatesta, era stato distrutto dall'ennesima piena il Ponte di San Clemente (dal nome del committente). Oggi è conosciuto come Ponte Vecchio.
Tra il Settecento e l'Ottocento Faenza divenne un importante centro del neoclassicismo a livello europeo. Molti palazzi nel centro storico, che ne caratterizzano l'urbanistica, sono una chiara testimonianza dell'epoca. L'esempio più rappresentativo, sia a livello architettonico sia artistico, della realtà faentina è Palazzo Milzetti, oggi Museo nazionale dell'età neoclassica in Romagna.

Architettura futurista

Un esempio di architettura futurista in Romagna è la colonia estiva «Le Navi» di Cattolica. Progettato da Clemente Busiri Vici, il complesso fu inaugurato il 28 giugno 1934.

Architettura fascista

Essendo Benito Mussolini forlivese di origine le città romagnole sono state interessate da numerosi lavori in epoca fascista. L'arte del Ventennio è stata rivalutata ed è considerata all'interno delle correnti moderniste del primo Novecento. Esempi di architettura fascista in Romagna sono:

Architetture militari

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Mappa dei castelli e fortezze fra la Romagna e le Marche

Siti archeologici

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Aree naturali

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La diga di Ridracoli immersa nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna

Un'accorta politica di protezione ambientale ha portato, nella seconda metà del XX secolo alla creazione di numerosi parchi e aree protette:

Parchi
Riserve Naturali

Comuni più popolosi

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Comune Popolazione

(31-7-2024)

Provincia Superficie

(km²)

Ravenna 156 497   Ravenna 653,82
Rimini 150 727   Rimini 135,71
Forlì 117 420   Forlì-Cesena 228,2
Cesena 95 994   Forlì-Cesena 249,47
Imola 69 492   Bologna 205,02
Faenza 58 764   Ravenna 215,76
Riccione 34 373   Rimini 17,5
Lugo 32 259   Ravenna 117,06
Cervia 28 897   Ravenna 82,27
10º Cesenatico 26 013   Forlì-Cesena 45,16

Etnie e minoranze straniere

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Lingue e dialetti

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Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua romagnola.
Mappa linguistica della Romagna

La lingua regionale è il romagnolo, incluso nella famiglia delle lingue gallo-italiche. Oltre alla lingua italiana in Romagna non sono ufficialmente riconosciute altre lingue.

Il romagnolo è caratterizzato da un forte rilievo delle consonanti nelle parole e da una notevole moltiplicazione dei fonemi vocalici rispetto all'italiano, che ne ha solo sette. Come per altri idiomi, pur mantenendo una base comune, esistono varie forme di questa lingua, ognuna con caratteristiche proprie. Per esempio "vino" è detto "vèn" a Ravenna e "bé" (stesso significato anche di "bere": il vino è il bere per eccellenza) a Forlì.

La lingua romagnola è una lingua neolatina, distinta dal toscano e, conseguentemente, dall'italiano; per tale ragione va riconosciuta pari dignità con quest'ultima. Toscano e romagnolo sono lingue contemporanee[28].

Il territorio romagnolo è diviso in sette diocesi della Chiesa cattolica: Ravenna-Cervia, Rimini e San Marino-Montefeltro, Cesena-Sarsina, Forlì-Bertinoro, Faenza-Modigliana e Imola. Le diocesi romagnole (tranne quella di Rimini e Montefeltro) hanno promosso un Istituto superiore di scienze religiose. L'istituto, denominato «I.S.S.R. "Sant'Apollinare"», ha sede a Forlì, nel seminario diocesano.

Il cristianesimo si è diffuso in Romagna da Classe. A Classe, infatti, era di stanza una flotta militare romana, con molti soldati provenienti dal Vicino Oriente, la zona di diffusione originaria della religione cristiana. Secondo gli studiosi, la nuova religione arrivò anche attraverso l'Umbria[29]. Alcuni dei santi venerati in Umbria nei primi tempi del Cristianesimo sono venerati anche in Romagna: Sant'Eustachio, San Valentino e San Savino.

Istituzioni, enti e associazioni

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Tradizioni e folclore

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Lo stesso argomento in dettaglio: Folclore romagnolo.

Canto popolare

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La prima raccolta a stampa che comprende anche alcuni canti popolari romagnoli si deve al lavoro di Michele Placucci, a sua volta debitore del lavoro di raccolta di Basilio Amati, di Mercato Saraceno (inchiesta napoleonica del 1811). Placucci, nel suo "Usi, e pregiudizj de' contadini della Romagna" (Forlì, Tipografia Barbiani, 1818), raccoglie molti canti legati al ciclo della vita umana, dell'anno e del lavoro. Nel 1894 esce a Forlì il Saggio di canti popolari romagnoli raccolti e annotati, Forlì, Luigi Bordandini Tipografo-Editore, a cura di Benedetto Pergoli, all'epoca direttore della biblioteca comunale. Si tratta della più importante opera dell'Ottocento riguardante canti popolari romagnoli ed è la prima che contiene anche trascrizioni su pentagramma, a cura di Alberto Pedrelli. Scopo dell'opera era raccogliere testi e musiche di, tra l'altro, "cañti" (canzoni romanzesche, storiche, domestiche), canti narrativi, stornelli, stornelle, canti a la stesa, ninne nanne, eccetera. Un repertorio che, fino ad allora era stato tramandato solo oralmente.

Danza popolare in Romagna

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Nelle valli romagnole, prima dell'avvento del ballo liscio, che ha reso celebre la Romagna a livello nazionale e internazionale, esisteva una forma di ballo conosciuto come Bal spécc, appartenente alla categoria dei balli staccati. La danza, prima dell'enorme successo che ha avuto il ballo di coppia, era una pratica sociale rituale, che non prevedeva un contatto corporeo all'interno della coppia. Anche il concetto stesso di "coppia fissa" non esisteva nel Bal spécc: le ricerche etnomusicologiche effettuate negli anni settanta e ottanta del XX secolo hanno dimostrato che la maggior parte delle danze romagnole era legata a una coreografia precisa, sovente in cerchio, con cambio di partner. Ciò era funzionale al fatto che ogni cavaliere avrebbe interagito con ogni dama del cerchio, senza che il corteggiamento di una dama in particolare assumesse particolare evidenza.

Si possono classificare le danze di tradizione praticate in Romagna secondo un criterio geografico o un criterio tipologico:

  • Criterio geografico. I balli cui si fa riferimento variavano, come le cadenze dialettali, nel giro di pochi chilometri poiché le comunità erano chiuse e i mezzi di comunicazione erano relativamente lenti. Per tale ragione, oggi la denominazione di un ballo è sempre seguita dall'indicazione della località dove è stato riscoperto.
  • Dal punto di vista tipologico, la danza più praticata in Romagna era il saltarello, denominato in certe zone "balinsia" o "russiano", seguito in ordine quantitativo dalle manfrine, dai tresconi, dalle quadriglie e da forme più rare come furlana e bergamasco. Va rilevata anche la diffusione, tra i ceti sociali meno abbienti, di forme popolari di balli da sala ottocenteschi: a Tredozio troviamo una "marsigliesa", derivata dalla Varsovienne, mentre a Galeata, Premilcuore, Palazzuolo, Castel del Rio (e nella frazione Valmaggiore) troviamo le "sòtis", tutte forme localizzate derivate dalle scottish diffuse in tutta Europa. È singolare il fatto che la scottish venisse ballata in Europa nell'Ottocento esattamente come valzer, polka e mazurca. Di questi quattro balli solo gli ultimi tre entrarono nel novero del "liscio" mentre la scottish non venne più praticata nelle sale e sopravvisse solo in campagna o nelle vallate montane.

Orchestre di musica da ballo

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«Romagna mia, Romagna in fiore, tu sei la stella, tu sei l'amore.»

Secondo Casadei

Il capostipite della musica da ballo romagnola è il savignanese Carlo Brighi (1853-1915), detto Zaclén. Brighi, violinista e compositore, è considerato il creatore del liscio. Negli anni dieci fondò la prima balera a Bellaria. Negli anni venti il ballo liscio si diffuse in tutta la Romagna. Dal 1928 il violinista Secondo Casadei (1906-1971) proseguì l'opera di Zaclén, apportando alla musica folkloristica romagnola molte novità, e divulgando con grande passione e tenacia il liscio in tutta la penisola con la sua orchestra. Casadei partecipò ai più importanti festival musicali del suo tempo, compreso il "Festivalbar". Solo l'improvvisa morte impedì la sua partecipazione al Festival di Sanremo. Casadei rimane il più importante musicista romagnolo di tutti i tempi.

Il suo maggior successo nazionale porta la data del 1954, quando incise Romagna mia. La canzone divenne ben presto l'inno nazionale di Romagna, ma anche un successo mondiale: è la quarta canzone italiana più cantata nel mondo[30]. Le composizioni più note di Casadei in romagnolo sono Un bès in bicicleta (Un bacio in bicicletta), Balè, burdèli! (Ballate, ragazze!), Burdèla avèra (Ragazza avara). Al fianco di Casadei suonò per quindici anni Carlo Baiardi (1915-1997), uno dei maggiori sassofonisti di liscio romagnolo, insieme a Primo Lucchi e Ivano Nicolucci.

Un'altra orchestra romagnola tra le più note è quella fondata da Roberto Giraldi (fisarmonicista, in arte Castellina) e Giovanni Pasi (sassofonista): l'Orchestra Castellina-Pasi. Nata alla metà degli anni sessanta, ha conseguito tre volte il disco d'oro RCA per le vendite.

Ballerini romagnoli

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Nati spontaneamente in tutte le città romagnole, propongono il repertorio del liscio e si esibiscono nelle piazze, specialmente in occasione di feste e sagre. Mentre i canterini romagnoli vestono i costumi tradizionali, l'abbigliamento dei ballerini è quello moderno da esibizione. Come i canterini romagnoli, non sono professionisti, ma grandi appassionati del genere.
Il primo gruppo spettacolo di ballo romagnolo fu il «Gruppo canterini e danzerini romagnoli "Turibio Baruzzi"» di Imola[31], che negli anni cinquanta aggiunse un corpo di ballo al coro di canterini. Fu seguito nel decennio successivo dal «Gruppo folkloristico balli tipici romagnoli» di Forlì[32].
Dagli anni settanta i gruppi di ballerini romagnoli sono organizzati dalle scuole di ballo. Da allora la fascia di età delle coppie che si esibiscono si è ampliata e va dai 6 anni in su.

Un'antica tradizione romagnola è l'archibugeria, ovvero la costruzione artigianale di armi e macchine da guerra. L'officina storica romagnola è una delle due sole fucine esistenti in tutt'Italia. Gli artigiani armaioli conservano questa antica tradizione.

La caveja era (ed è tuttora) uno dei tanti motivi decorativi utilizzati nella stampa a ruggine dei tessuti, tipica della tradizione romagnola
Lo stesso argomento in dettaglio: Caveja.

La Caveja è considerata per eccellenza il simbolo della Romagna; questa parola romagnola proviene dalla tradizione contadina, e indica un'asta di acciaio saldata a un apice (pagella) decorata con "anelli musicali" e immagini simboliche. I simboli più diffusi, inseriti fra elementi decorativi, erano quelli del gallo, della mezzaluna, del Sole, dell'aquila e alcuni simboli cristiani, tra cui la croce e la colomba.

La Caveja serviva a bloccare il giogo, trainato dai buoi, al timone dell'aratro o del carro, per evitare che il timone slittasse in caso di rallentamento improvviso. Il disegno nella parte superiore della caveja rappresentava il casato o la famiglia del proprietario terriero. Il numero degli anelli era proporzionale all'importanza della famiglia.

Stemma attribuito

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Nel 1682 l'erudito veneziano Giulio Cesare da Beatiano descrisse, nella sua opera Il Mercurio araldico, due stemmi apocrifi dell'Emilia e della Romagna. Quello attribuito alla Romagna rappresentava uno scudo antico di Francia (ossia azzurro con gigli d'oro), differenziato da una banda di vaio (il vaio è una figura araldica con un disegno a piccole code bianche e azzurre, che simula il motivo di una pelliccia molto diffusa nel medioevo). Il Beatiano attribuiva questo stemma ad età prearaldica, ed esattamente ad un dono di Carlo Magno alla regione, dopo la vittoria sui Longobardi.[33][34]

Infine lo stemma fu ripreso, assieme a quello attribuito all'Emilia, dalla Provincia di Ravenna nel 1898, dove rappresentò la provincia ai due congressi di Torino (1898) e di Napoli (1905).[35]

Bandiere proposte

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Non essendo un'entità amministrativa ufficiale, la Romagna non ha formalmente una bandiera propria. Vari disegni sono stati comunque proposti e tuttora commercializzati e utilizzati in via non ufficiale a rappresentanza della sua identità culturale.

Al netto delle varianti, gli elementi ricorrenti sono il bicolore oro-rosso (o arancio) e la Caveja. Gli autori delle proposte restano sconosciuti, eccetto la bandiera disegnata dall'artista Ettore Nadiani negli anni '80 e donata al Movimento per l'Autonomia della Romagna fondato da Stefano Servadei, ufficialmente divenuta simbolo del Movimento in data 9 marzo 1991[36] e, a seguito di diffusione spontanea nel corso degli anni 1990 e 2000, da alcuni riconosciuta come la bandiera della Romagna.

Scuole secondarie di secondo grado

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In Romagna sono presenti numerose scuole secondarie di secondo grado, distribuite nei comuni più popolosi.

  1. Liceo Scientifico "Albert Einstein"
  2. Liceo Scientifico e Artistico "Alessandro Serpieri"
  3. Liceo Classico - Linguistico - Scienze Umane - Economico Sociale "G. Cesare - M. Valgimigli"
  4. ITES "R. Valturio"
  5. ITTS "O. Belluzzi - L. da Vinci" (Uniti nel 2013, precedentemente ITG Belluzzi e ITIS Da Vinci)
  6. ITT "Marco Polo"
  7. IPSSC "Luigi Einaudi"
  8. IPSSAR "Sigismondo Pandolfo Malatesta"
  9. IPSIA "Leon Battista Alberti"
  1. IPSSEOA Alberghiero S. Savioli
  2. Liceo Scientifico e Artistico "Alessandro Volta - Federico Fellini"
  1. Istituto Professionale "Ruffilli"
  2. Istituto Tecnico "Saffi Alberti"
  3. Liceo ginnasio Giovan Battista Morgagni
  4. Liceo scientifico statale Fulcieri Paulucci di Calboli
  5. ITC "C. Matteucci"
  6. ITI "G. Marconi"
  7. ITAer "F. Baracca"
  8. Istituto Statale d'Arte
  1. Liceo Linguistico statale "Ilaria Alpi"
  2. Liceo Ginnasio statale "Vincenzo Monti"
  3. Liceo Scientifico statale "Augusto Righi"
  4. Istituto tecnico per Geometri statale "Leonardo Da Vinci"
  5. Istituto tecnico tecnologico statale "Blaise Pascal" (accorpato dall'a.s. 2017/18 all'I.P.S.I.A. "U. Comandini")
  6. Istituto tecnico commerciale statale "Renato Serra"
  7. Istituto tecnico agrario statale "Giuseppe Garibaldi"
  8. Istituto professionale per i servizi sociali statale "Iris Versari"
  9. Istituto professionale per i servizi commerciali e turistici "Macrelli"
  10. Istituto professionale per l'industria e l'artigianato "Ubaldo Comandini" (accorpato dall'a.s. 2017/18 all'I.T.T.S. "B. Pascal")
  1. Liceo classico "Dante Alighieri"
  2. Liceo Scientifico "Alfredo Oriani"
  3. Istituto Tecnico Commerciale Ginanni
  4. Istituto Tecnico per geometri "Morigia"
  5. Istituto Tecnico Agrario "Perdisa"
  6. Istituto Tecnico Industriale "Nullo Baldini"
  7. Liceo artistico statale Nervi-Severini
  8. Istituto statale professionale "Olivetti – Callegari"
  1. IPSSEOA Alberghiero T. Guerra
  1. Liceo "Torricelli-Ballardini"
  2. Istituto Tecnico e Professionale statale "Luigi Bucci"
  3. Istituto Tecnico statale "Alfredo Oriani"
  4. Istituto Professionale statale "Persolino-Strocchi"
  5. Liceo paritario "S. Umiltà"
  6. Istituto Professionale paritario "Ugo Foscolo"
  1. IIS "Francesco Alberghetti" ITIS-IPIA-Liceo Tecnologico
  2. IIS "Paolini-Cassiano" Ragioneria-Geometri-Servizi: Commerciali, Turistici, Socio-Sanitari
  3. ITAC "Scarabelli-Ghini" Tecnico Agrario e Prof.le Chimico
  4. IIS "Rambaldi-Valeriani" Indirizzo Classico, Scientifico, Scienze Umane e Linguistico
  1. Istituto Tecnico "Sacro Cuore" - AFM - Relazioni internazionali per il marketing
  2. Istituto Tecnico Commerciale e per geometri Statale "G. Compagnoni"
  3. Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali Turistici e Sociali "E. Stoppa"
  4. Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato (I.P.S.I.A.) "E. Manfredi"
  5. Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato con annessa sezione ITIS
  6. Liceo Scientifico Statale "G. Ricci Curbastro" con sezione annessa Liceo Ginnasio "F. Trisi" e "L. Graziani"
  1. Liceo Scientifico "Marie Curie"
  2. Istituto Tecnico Tecnologico Meccanica e Meccatronica "Marie Curie"
  3. Istituto Professionale Industria Artigianato Calzaturiero Abbigliamento "Marie Curie"
Padiglione d'ingresso del Campus universitario di Forlì

In Romagna non sono presenti università proprie, anche se in passato Cesena ebbe la sua università.

L'Università degli Studi della Repubblica di San Marino è stata istituita nel 1985 e ha sede in Contrada Omerelli, 20 a Città di San Marino.

Nel 1989 l'Università degli Studi di Bologna decide di decentrare in Romagna alcuni corsi di laurea. Nel 2001 nascono i Poli scientifici didattici di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini e sono presenti anche delle sedi distaccate a Cesenatico, Faenza e Imola.

  1. Architettura
  2. Ingegneria
  3. Psicologia
  4. Agraria
  5. Scienze matematiche, fisiche e naturali
  6. Medicina
  1. Scienze politiche
  2. Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori
  3. Ingegneria
  4. Economia
  5. Sociologia
  1. Conservazione dei beni culturali
  2. Giurisprudenza
  3. Scienze matematiche, fisiche e naturali
  4. Ingegneria
  5. Chimica industriale
  6. Medicina e chirurgia
  1. Economia
  2. Scienze statistiche
  3. Farmacia
  4. Lettere e filosofia
  5. Chimica industriale
  6. Scienze motorie
  7. Medicina e chirurgia
  8. Scienze della formazione
  1. Chimica Industriale
  2. Agraria
  3. Medicina e Chirurgia
  4. Istituto superiore per le industrie artistiche (ISIA)
  1. Agraria-Verde Ornamentale e tutela del paesaggio

Mezzi di comunicazione

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Quotidiani

In Romagna vengono stampati tre quotidiani:

Periodici diocesani

In Romagna vengono stampati i periodici diocesani:

  • Il Piccolo fondato a Faenza nel 1899
  • Il Nuovo Diario-Messaggero fondato a Imola nel 1900
  • Risveglio duemila fondato a Ravenna nel 1902
  • Corriere Cesenate fondato a Cesena nel 1911
  • Il Momento fondato a Forlì nel 1919
  • Montefeltro fondato a Pennabilli nel 1995
  • Il Ponte fondato a Rimini
Riviste culturali
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Le riviste storico-culturali romagnole più note sono:

  1. La piê, bimestrale "di illustrazione romagnola" fondato a Forlì nel 1920[38] da Aldo Spallicci, Francesco Balilla Pratella e Antonio Beltramelli[39]. Nel 2004 è stata rilevata dalla casa editrice imolese «La Mandragora», che ha trasferito la sede a Imola. Diretta da Antonio Castronovo, ha continuato le pubblicazioni proponendo articoli su personaggi e autori romagnoli, recensioni ed eventi culturali, fino alla chiusura avvenuta nel dicembre del 2018.
  2. Studi romagnoli, nata nel 1950 dall'omonima società, è la più nota rivista di studi storici del territorio. Il periodico, a tiratura annuale, pubblica gli atti dei convegni della Società, insieme ad altri studi su fatti, personaggi e opere romagnoli.
  3. Quaderni del Cardello (dal nome della storica residenza di Alfredo Oriani) è una rivista annuale di studi e ricerche. È stata fondata nel 1990 da Luigia Pifferi Oriani, per continuare a onorare la memoria dell'insigne studioso. Pubblica studi in ambito culturale, storico, politico nonché saggi sulla lingua e le tradizioni romagnole.
  4. Romagna arte e storia, quadrimestrale di cultura, nato a Rimini nel 1981 per iniziativa di Claudio Riva, Bruno Ballerin, Dante Bolognesi, Giordano Conti, Ferruccio Farina e Pier Giorgio Pasini. La rivista si occupa dei protagonisti dell'arte e della storia romagnola. Diversi numeri hanno carattere monografico.
  5. La Ludla (in romagnolo «La favilla») è il periodico ufficiale dell'Istituto Friedrich Schürr. Nata nel 1997, affronta temi inerenti alla lingua e alla poesia romagnola, pubblicando scritti di autori contemporanei.
  6. Confini, rivista quadrimestrale di arte, letteratura, storia e cultura della Romagna contemporanea. Nata nel 1999 a Cesena, è diretta da Davide Argnani, Paolo Turroni e Marzio Casalini[40]
  7. La Parola, rivista di cultura e di politica culturale. Nata nel 1991 a Cesena.
  8. E Zoch, bimestrale di storia e cultura romagnola. La rivista, fondata a Imola nel 2002, pubblica saggi e articoli su fatti, personaggi (andando a riscoprire anche episodi meno conosciuti) e racconti inediti di autori romagnoli. Le foto sono rigorosamente in bianco e nero.
  9. ALI, rivista nazionale di arte, letterature e idee.
  10. Il lettore di provincia, semestrale di testi, ricerca e critica della Longo editore di Ravenna. Fondata nel 1970 e diretta da Domenico Berardi, la rivista propone studi e saggi sulla letteratura, sia romagnola che nazionale, e altre arti.

Numerose emittenti radiofoniche a copertura locale e non si trovano nel territorio romagnolo fra cui:

A Cesena sorgono i principali studi di produzione di Teleromagna, una delle prime emittenti private sorte in Italia. L'azienda televisiva è nata nel 1974; nel 2004 è stata rilevata dal Gruppo Pubblisole e nel dicembre del 2010, con l'arrivo del digitale terrestre, Teleromagna ha ampliato la sua offerta con il lancio di cinque canali tematici[41]. Ha sede nel comparto produttivo "Ex Arrigoni", alle porte di Pievesestina di Cesena. Altre redazioni sono poste a Castel Guelfo di Bologna, Forlì, Ravenna e Rimini. È visibile nell'Emilia-Romagna, Veneto, Marche e nella Repubblica di San Marino.

Rete8 Vga Telerimini è la televisione storica di Rimini. È stata la prima emittente privata a trasmettere sul territorio nazionale, ma per un disguido che ha causato un ritardo di 15 minuti alla consegna degli atti notarili risulta essere la seconda rete privata a essere registrata come tale presso il tribunale. La TV, che ha iniziato la sua attività quando ancora i programmi venivano girati in bianco e nero su bobine, continua il suo impegno nella divulgazione delle tradizioni di tutto il territorio riminese. Mario Lugli, regista del programma In Zir par la Rumâgna (precursore di "Linea Verde"), è stato insignito il titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana per il suo impegno televisivo.

A Rimini ha sede Icaro TV. Una sede distaccata presso gli studi di Radio Icaro Rubicone è presente a Savignano sul Rubicone.

A Forlì ha sede VideoRegione TV.

A Faenza ha sede Tele1. Emittente storica della Romagna. Una delle prime emittenti private via etere, nata nel 1976.

A Imola ha sede Canale11.

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina romagnola.

A eccezione della zona costiera, ricca di pietanze a base di pesce, la cucina romagnola è di origine tipicamente rurale. I contadini, che vivevano in una dignitosa povertà, hanno prodotto una cucina dai caratteri semplici e genuini.

Diffusa la cultura della minestra fatta con pasta all'uovo, particolarmente sotto forma di pappardelle, cappelletti (caplétt), manfrigoli (manfrigul), passatelli, tagliatelle (al tajadèll) e lasagne. Tra le pastasciutte, tipici sono gli strozzapreti, serviti al ragù. Per quanto riguarda i formaggi, spicca il formaggio di fossa, prodotto nell'Alto forlivese-cesenate. La bassa pianura, invece, è il regno dello squacquerone.

Tra i secondi piatti la parte del leone la svolge il maiale: grigliate miste, carne ai ferri, arrosti, sono tipici della zona, in particolare di quella collinare. Diffuso l'uso d'insaccati e degli affettati derivati dal maiale, specialmente prosciutto, salame, mortadella, coppa e culatello. In misura minore è usato anche il coniglio e il pollo. Per quanto riguarda la cacciagione, vengono utilizzati, specialmente in collina, cinghiali, lepri, quaglie.

Il dolce tipico è la ciambella (bràzadèla), sia quella caratteristica con il buco, sia quella lunga e piatta, mentre le frappe, dette anche chiacchiere, sono tipiche del periodo di carnevale. Il Dolce di San Michele è riconosciuto come prodotto agroalimentare tradizionale (P.A.T.).

I migliori vini DOCG e DOC di Romagna sono l'Albana, il Sangiovese di Romagna, il Pagadebit, il Trebbiano, il Romagna Albana spumante e la Cagnina.

Pesca

La Romagna si affaccia sul mar Adriatico estendendosi per una lunghezza di oltre 90 km. Partendo da Nord, dalla foce del fiume Reno fino al promontorio di Fiorenzuola di Focara, si susseguono sette marinerie: Ravenna, Cervia, Cesenatico, Bellaria, Rimini, Riccione e Cattolica. Ogni porto ha una propria storia e una propria tradizione che lo contraddistingue da tutti gli altri, nonostante le distanze chilometriche non siano certo ampie[43]. La pesca come attività organizzata volta al profitto è decollata in Romagna alla fine del XIX secolo.
I sistemi di pesca maggiormente utilizzati sono:

  • lo strascico (che è quello che vanta la maggiore tradizione);
  • le reti volanti;
  • la pesca con le draghe idrauliche;
  • la piccola pesca e il sistema polivalente (che prevede l'utilizzo di più strumenti di cattura).
Agricoltura

L'agricoltura è praticata in Romagna fin dall'antichità[44]. Dall'epoca antica fino al XX secolo[45] i tempi e i ritmi della vita, sono stati gli stessi dei tempi della coltivazione dei campi. Fino al XIX secolo la coltura più diffusa è stata quella dei cereali.[46] Alla fine dell'Ottocento è nata la coltivazione di alberi da frutto[47]: i due poli furono Massa Lombarda e Cesena. Dalla seconda metà del XX secolo si pratica un'agricoltura industriale su tutto il territorio.

Prodotti agroalimentari: Albicocca della Val Santerno, Pesca e Nettarina di Romagna, marrone di Castel del Rio, scalogno.

Vini: Albana, Sangiovese di Romagna, Pagadebit, Trebbiano, Romagna Albana spumante, Cagnina, Rebola, Cabernet-Sauvignon.

A partire dagli anni ottanta si è diffusa in Romagna la coltivazione biologica. Produzione di alimenti surgelati (Cesena).

Artigianato

La Romagna è una terra di artigianato. Uno dei centri mondiali di produzione della ceramica è in Romagna: Faenza. Tra l'artigianato romagnolo più conosciuto e ammirato ci sono anche le caratteristiche tele stampate a mano, prodotte con tecniche e attrezzi tradizionali, come gli stampi in legno intagliato. È tipica anche la lavorazione del cuoio e delle pelli per borse. I centri più interessanti sono San Mauro Pascoli e Gambettola.

Teglie, consigliate per la cottura della piadina: Montefiffi, nel comune di Sogliano al Rubicone.

Industria e commercio

Il modello di sviluppo tradizionale dell'economia romagnola è basato sul dinamismo dei singoli imprenditori[senza fonte]. A partire dall'agricoltura, il settore economico tradizionalmente maggioritario nella regione. La prima industria che si è diffusa in Romagna, terra a vocazione agricola, fu quella ortofrutticola.

Credito e risparmio

In Romagna le prime banche furono i Monti di Pietà, la cui esclusiva attività era l'erogazione di credito su pegno. Le banche in senso moderno nacquero nel XIX secolo. Le prime furono le Casse di Risparmio, che nacquero per fornire credito ai privati e finanziare le imprese artigiane; i Monti di Pietà continuarono la loro attività di sovvenzione alle persone indigenti. Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento si svilupparono anche le prime esperienze di credito cooperativo. Conosciute con il nome di casse rurali, sorsero per fornire accesso al credito a favore degli agricoltori. In Romagna la prima fu[senza fonte], nel 1895, la Cassa rurale di S. Pietro in Sylvis, di Bagnacavallo.
Nel XX secolo si svilupparono, dall'esperienza delle casse rurali, le banche di credito cooperativo.

Turismo e servizi
Lo stesso argomento in dettaglio: Riviera romagnola.
Le maggiori imprese della Romagna
Classifica in base ai bilanci del 2019 (fonte: Top Aziende)[48]
Denominazione Sede Fatturato 2019 Settore
Unieuro Forlì 2 079 148 000 Elettrodomestici – vendita al dettaglio
GESCO Cesena 1 641 477 277 Alimentari – produzione e ingrosso
MARR Rimini 1 578 083 000 Alimentari – produzione e ingrosso
Commercianti Indipendenti Associati Forlì 1 225 523 025 Alimentari – vendita al dettaglio
COFCO International Italy Ravenna 851 346 240 Mangimi, foraggi e integratori zootecnici
Bunge Italia Ravenna 711 451 477 Mangimi, foraggi e integratori zootecnici
General Cavi Lugo 603 702 640 Cavi e conduttori elettrici e telefonici
Eurovo Lugo 590 778 862 Alimentari – produzione e ingrosso
Ferretti Cattolica 576 863 000 Costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive
Teddy Rimini 568 057 860 Abbigliamento – produzione e ingrosso

Infrastrutture e trasporti

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Autostrada A14 nei pressi di Cesena nord
Stazione ferroviaria di Forlì
Autostrade e superstrade

La Romagna è collegata alla rete autostradale nazionale tramite undici caselli della Autostrada A14 Bologna-Taranto. Nel tratto tra Imola e Faenza ha origine la Diramazione Ravenna (ove sono presenti altri cinque caselli) che ha termine poco più a nord della città bizantina.
Da Ravenna parte la Strada statale 3 bis Tiberina (Strada europea E45), che consente di arrivare a Roma, costituendo una valida alternativa all'Autostrada A1 per giungere dal Nord alla Capitale.

Strade statali

Le principali Strade statali che attraversano la Romagna sono la SS 9 Via Emilia, la SS 16 Adriatica, la Strada Romea e la ex 253 San Vitale.

Le linee ferroviarie principali che attraversano la Romagna sono la Bologna-Ancona e la Ferrara-Rimini. Da citare anche la linea Faenza-Firenze, che, percorrendo l'appennino tosco-romagnolo, collega Faenza con Firenze.

Per completare il quadro dei trasporti, il collegamento tra Ravenna e Bologna è servito dal complesso di treni che percorrono la tratta diretta tra Ravenna e Castel Bolognese e la tratta tra Ravenna e Faenza, mentre la tratta secondaria Lavezzola–Lugo collega i comuni del lughese con Lugo e, tramite la diramazione Lugo-Granarolo, a Faenza.

Il principale porto della Romagna è quello di Ravenna. Si tratta di un porto industriale e commerciale che si sonda lungo le rive del Canale Candiano, canale navigabile che collega l'abitato con il mare (distante 8 km). Il nome deriva, per traslazione, dalla denominazione del vecchio avanzo di canale portuale di origine romana che era collegato con la città per mezzo del canale Panfilio, proveniente da Ferrara.

Il porto di Ravenna

A Cervia è presente un porto turistico che consente l'ormeggio a imbarcazioni da diporto, a vela e a motore, di lunghezza compresa fra 6 e 16 m.

A Cesenatico è ubicato un porto-canale realizzato nel 1500 da un progetto di Leonardo da Vinci, inizialmente era previsto anche un collegamento con la città di Cesena, situata nell'entroterra a circa 15 km da Cesenatico; esso è utilizzato come porto turistico e per la pesca.

Il Porto canale di Rimini è costituito dall'originale[Perché?] foce del fiume Marecchia, con banchine sui due lati e prolungamento su due moli; anche in questo porto si svolgono attività legate alla pesca.

Aeroporto di Rimini

In Romagna sono presenti due aeroporti: uno è ubicato a Forlì ed è il Luigi Ridolfi, l'altro è ubicato a Rimini ed è il Federico Fellini. Vi è inoltre un aeroporto militare a Cervia, ove dal 5 ottobre 2010 è di stanza il 15º Stormo dell'Aeronautica Militare.

Infine sono presenti:

Nelle Provincie di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini opera la società di trasporto pubblico Start Romagna nata il 1º gennaio 2012 dall'unione delle agenzie ATM, AVM e TRAM. Mentre nell'imolese il servizio è svolto da TPER Trasporto Passeggeri Emilia-Romagna (Bologna) e nella Repubblica di San Marino dall'Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici.

Amministrazione

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Dal punto di vista amministrativo la Romagna appartiene in gran parte alla regione Emilia-Romagna. Sono interamente romagnole le tre province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; a esse si devono aggiungere la città di Imola (BO) e alcuni comuni limitrofi (Dozza, Mordano, Casalfiumanese, Borgo Tossignano, Fontanelice e Castel del Rio)[49].

Un decimo del territorio romagnolo è in Toscana, diviso tra due province. In quella di Firenze: Firenzuola, Palazzuolo sul Senio e Marradi (che costituiscono ciò che resta della Romagna toscana).

Dopo i referendum del 17-18 dicembre 2006 e del 24-25 giugno 2007 gran parte dei comuni romagnoli delle Marche sono passati alla Provincia di Rimini. Rimangono nella provincia di Pesaro-Urbino Gabicce Mare, Gradara, alcuni comuni della Valconca (Mercatino Conca, Monte Cerignone e Monte Grimano Terme) e parte del Comune di Pesaro. Insieme costituiscono i due centesimi della superficie della Romagna.

  1. Italia (bandiera) Ambasciata d'Italia a San Marino
  1. Slovacchia (bandiera) Consolato Onorario della Repubblica Slovacca
  1. San Marino (bandiera) Consolato Onorario della Repubblica di San Marino
  2. Spagna (bandiera) Vice Consolato Onorario del Regno di Spagna
  1. Lussemburgo (bandiera) Consolato Onorario del Granducato di Lussemburgo
  1. Finlandia (bandiera) Consolato Onorario della Repubblica di Finlandia
  2. Germania (bandiera) Consolato Onorario della Repubblica Federale di Germania
  3. San Marino (bandiera) Consolato della Repubblica di San Marino in Rimini
Lo Stadio Dino Manuzzi di Cesena
L'Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola
L'RDS Stadium di Rimini
Il Misano World Circuit Marco Simoncelli di Misano Adriatico

Gli sport più praticati e seguiti in Romagna sono calcio, ciclismo e motociclismo, ma anche baseball, pallacanestro, calcio a cinque, cricket, pallavolo, rally, rugby e ippica. Sulla costa si praticano vela, surf, windsurf, kitesurf e stand up paddle.

Principali società sportive

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Baseball
Degni di nota sono il Rimini Baseball Club e il San Marino Baseball Club, militanti in Serie A. Il Rimini ha vinto undici scudetti e tre Coppe dei Campioni, mentre il San Marino può fregiarsi di cinque scudetti e tre Coppe dei Campioni. Dal 2011 milita in IBL anche la squadra dei Knights, con sede a Godo, frazione di Russi (RA).
Calcio
La più blasonata società calcistica della Romagna è il Cesena. Nel suo passato vanta tredici partecipazioni alla massima serie e anche una partecipazione alla Coppa UEFA nel 1976 grazie al sesto posto conquistato in Serie A nella stagione precedente: esso costituisce il risultato di maggior rilievo della società.
Il Rimini e il Ravenna hanno disputato la serie cadetta rispettivamente in nove e sette occasioni. Il Forlì ha giocato in Serie B solamente durante gli anni '40.
Calcio a 5
Imola nella stagione 2016-17 in Serie A; Forlì Calcio a 5, Torresavio Futsal Cesena, APD Faventia 1998 di Faenza in Serie B.
Ciclismo
In Romagna operano numerose società ciclistiche, e qui vi sono nati molti campioni come Marco Pantani.
Cricket
Il Cesena Cricket Club negli anni '90 ha vinto tre scudetti e due Coppe dei Campioni.
Motociclismo
A Misano Adriatico è presente il Misano World Circuit Marco Simoncelli.
Pallacanestro
Nel basket maschile vanno ricordate soprattutto la Libertas Forlì, il Basket Rimini e l'Andrea Costa Imola, che hanno tutte militato nella massima serie partecipando anche alle coppe europee in passato. Nel basket femminile, la società più titolata della Romagna è il Club Atletico Faenza, che ha disputato 53 campionati di Serie A vincendo due Coppe Italia (2007 e 2009) e arrivando in finale per lo scudetto nel 2005. Di rilievo è anche la squadra di Cesena, che tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta, è arrivata per cinque volte consecutive a disputare la finale scudetto.
Pallavolo
Molto diffusa e praticata è anche la pallavolo. Il Ravenna oltre ad avere vinto il primo campionato italiano di pallavolo maschile nel 1946 in città sono presenti una squadra femminile (Olimpia Teodora) e due maschili (Porto Ravenna e Robur) che in totale hanno vinto diciassette scudetti, sette coppe italia, cinque coppe dei campioni, due mondiali per club, due supercoppe europee, una coppa Cev e una Challenge Cup.
La città di Forlì ha invece vantato per diversi anni due squadre in serie A (maschile: Yoga Volley, in serie A1; femminile: Infotel, in serie A2). Mentre la Pallavolo Cesena ha partecipano una sola stagione al campionato di massima serie.
Pallamano
La Pallamano Romagna milita con due squadre nella Serie A2 e nella Serie B.
Rugby
Il Romagna Rugby Football Club è stato fondato nel giugno del 2006, ed è una franchigia cui aderiscono diversi club romagnoli. La franchigia esordì partendo direttamente dal campionato di serie B nella stagione 2006/2007, ottenendo il titolo a parteciparvi dal Cesena Rugby Club; al termine della stagione 2010/2011 ha ottenuto la sua prima promozione in serie A2.
Tchoukball
Nel febbraio del 2009 viene fondato a Cesena il Romagna tchoukball che ha partecipato al suo primo campionato nella stagione 2009/2010, classificandosi 18º su 22 squadre e finendo per retrocedere in serie B. Nella stagione 2010/2011 il Romagna tchoukball partecipando al campionato di B viene ammesso ai play off per la A, ma viene sconfitto da Torino e Bergamo e conclude il campionato in 6ª posizione su 18 squadre.
Altri sport
Meno diffusi, ma comunque praticati anche a livello agonistico su scala nazionale e internazionale sono il softball e il nuoto. Sul territorio sono presenti anche alcuni poligoni per il tiro con l'arco e il tiro a segno. È altresì possibile effettuare lanci con il paracadute in alcune piattaforme private in provincia di Ravenna.
Nella riviera romagnola in estate è possibile praticare qualsiasi tipo di sport su sabbia, dal beach volley ai racchettoni al footvolley alle bocce. Ogni anno vengono disputati tornei per ogni età e categoria agonistica (anche a livello internazionale), soprattutto a Cesenatico, Marina di Ravenna, Bellaria-Igea Marina, Rimini e Riccione. Ogni primavera Rimini ospita il Paganello, gara internazionale di frisbee.
Negli ultimi tempi si sta assistendo anche alla crescita del movimento pallanuotistico. Già radicato a Ravenna, Riccione e Novafeltria, a livello amatoriale sono presenti squadre anche a Forlì, Savignano, Bellaria e Cesenatico.

Principali manifestazioni sportive

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Ricorrenti
Del passato
  1. Italia-Bulgaria 4-0 (20 settembre 1989)
  2. San Marino-Italia 0-4 (12 febbraio 1990)
  3. Italia-Svezia 1-0 (18 novembre 2009)
  4. Italia-Ungheria 2-1 (7 giugno 2022)
e un incontro della nazionale maggiore di rugby:
  1. Italia-Giappone 31-24 (13 agosto 2011)

Principali impianti sportivi

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Galleria d'immagini

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  1. ^ a b c d e Romagna, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ a b c Emilio Rosetti, La Romagna: geografia e storia, Capriolo e Massimino, 1893.
  3. ^ Lucio Gambi, «Confini geografici e misurazione areale della regione romagnola» in AA.VV. Romagna Una. Mutila fra 3 regioni, Il Ponte Vecchio, 1999, pagina 96.
  4. ^ Marcello Berti, «Una regione chiamata Romagna», in AA.VV. Romagna Una. Mutila fra 3 regioni, Il Ponte Vecchio, 1999, pagina 110.
  5. ^ Lucio Gambi, «Confini geografici e misurazione areale della regione romagnola» in AA.VV. Romagna Una. Mutila fra 3 regioni, Il Ponte Vecchio, 1999, pagina 94.
  6. ^ Lucio Gambi, «La “Romagna” di Emilio Rosetti» in Romagna Arte e Storia, settembre 1990, pp. 83-90.
  7. ^ ” La Romagna, pur facendo parte geograficamente della Pianura Padana, può distinguersi per alcuni suoi caratteri ecologici e quindi biologici”. Cfr. Pietro Zangheri, «Il posto della Romagna nel quadro della bio-geografia dell'Italia» in Studi Romagnoli, 1950 (1).
  8. ^ Pietro Zangheri, Il posto della Romagna nel quadro della biogeografia dell'Italia, in Studi romagnoli, I, n. 1, Faenza, Società di studi romagnoli, 1950, pp. 335-361.
  9. ^ a b Comune di Forlì, Le più antiche tracce dell'uomo nel territorio forlivese e faentino, Forlì, 1983.
  10. ^ Un cronista scrive che la scossa fece cadere la statua di Ercole posta sulla piazza.
  11. ^ Argenta fu totalmente distrutta.
  12. ^ Rocca San Casciano, su emidius.eu. URL consultato il 7 aprile 2016.
  13. ^ Nella strada che collegava le due città (l'odierna Adriatica), si aprì una fenditura lunga 1 km.
  14. ^ Santa Sofia ricorda il terremoto del 1918, su romagnacque.it. URL consultato il 21 novembre 2022.
  15. ^ Montone nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 9 agosto 2021.
  16. ^ Carlo Raggi, «il Resto del Carlino», edizione Ravenna, 28 dicembre 2019, p. 9.
  17. ^ Subsidenza: si sta riducendo il fenomeno dell'abbassamento del suolo in regione, su arpa.emr.it. URL consultato il 19 maggio 2023 (archiviato dall'url originale il 30 aprile 2013).
  18. ^ COMUNE DI VERGHERETO Via Caduti D'Ungheria, 11 - 47028 Verghereto, su comune.verghereto.fc.it. URL consultato il 18 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2019).
  19. ^ L 117/2009, su parlamento.it. URL consultato il 9 agosto 2021.
  20. ^ Serie Generale n. 142 del 16-6-2021, su gazzettaufficiale.it.
  21. ^ a b Disegno di legge. Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell’ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell’articolo 132, secondo comma, della Costituzione (PDF), su senato.it, Tipografia del Senato. URL consultato il 25 maggio 2021 (archiviato il 25 maggio 2021).
  22. ^ a b Serie Generale n. 142 del 16-6-2021, su gazzettaufficiale.it.
  23. ^ Emilio Rosetti, La Romagna. Geografia e storia per l'ing. Emilio Rosetti, p. 166.
  24. ^ Appennino romagnolo. Toponimi, su appenninoromagnolo.it. URL consultato il 23 aprile 2013.
  25. ^ Che il confine fosse posto sul Reno non deve stupire: il territorio di Bologna, infatti, era inserito in una più ampia giurisdizione che faceva capo a Ravenna. Ferrara, che sorgeva sulla sponda nord del Po di Primaro, non rientrava nella Romagna.
  26. ^ Il Guido elencato da Dante tra i nobili romagnoli è stato però identificato dagli studiosi moderni, come riporta il Peruzzi nella voce " CARPEGNA (Carpigna), Guido di". dell'Enciclopedia Treccani, quale discendente di un ramo minore dei Carpegna del Montefeltro; i suoi possedimenti non si trovavano nel Montefeltro ma a Bertinoro, e non aveva quindi collegamenti con la contea appenninica.
  27. ^ O' Gorman, passim, vedi bibliografia; Baldacchini-Corti, pp. 88-89
  28. ^ Gli italianisti sono concordi nel sostenere che la fortuna del toscano, che da lingua regionale è diventata, dopo lunghe vicissitudini, la lingua dell'Italia intera, non fu determinata da valori linguistici, ma da fattori culturali e storico-politici.
  29. ^ Giuseppe Sgubbi, Giurisdizione civile ed ecclesiastica di Imola e Faenza in epoca romana, Faenza, 2006. Il ragionamento è il seguente: se lungo la direttrice della Val Tiberina sono avvenuti scambi culturali tra Umbria e Romagna fin dall'età preromana, è probabile che siano venuti dall'Umbria anche dei cristiani. La direttrice principale che collegava a quel tempo la val Tiberina con la Romagna fu la Via Amerina.
  30. ^ Fernando Battaglia, "Romagna in musica", in Sguardi sulla Romagna, 2009, pagina 271.
  31. ^ Giorgio Santi (a cura di), 75 anni di tradizione e di amicizia (1927-2002), Editrice La Mandragora, Imola 2002.
  32. ^ Gianni Siroli, Romagna balerina. Curiosità storico-musicali in Romagna dal 1950 al 2000, Faenza, Tempo al Libro, 2018, p. 79.
  33. ^ Giulio Cesare da Beatiano, Il Milione araldico, 1682.
  34. ^ Manuale d'immagine coordinata della regione Emilia-Romagna (Pagina 12)
  35. ^ Emilia-Romagna2, su www.rbvex.it. URL consultato il 25 luglio 2023.
  36. ^ Atto depositato presso il notaio dottor Giancarlo Miccoli Favoni di Forlì, rep. nº 153130, raccolta nº 11661, registrato pure a Forlì il 26 marzo 1991 col nº 940.
  37. ^ LA BANDIERA DELLA ROMAGNA, su facebook.com. URL consultato il 1/05/2023.
  38. ^ Copertina del Primo numero (JPG), su img202.imageshack.us.
  39. ^ Il nome è tratto da una poesia di Giovanni Pascoli, La piada (inserita nella raccolta «Nuovi poemetti» del 1909) e fu scelto dai fondatori della rivista.
  40. ^ Una rivista che esplora i Confini, «La Voce di Romagna», 5 ottobre 2015, p. 40.
  41. ^ Sito ufficiale di Teleromagna, su teleromagna.it. URL consultato il 19 aprile 2011.
  42. ^ Coppe, p. 28.
  43. ^ Il Giornale Toscano, 1836, citato in "Ravenna, il porto delle quattro Legazioni", La Voce di Romagna, 2 gennaio 2009.
  44. ^ Angelo Varni (a cura di), Lo scorrere del paesaggio. Il trasformarsi della pianura romagnola dalla preistoria al '900. Edit Faenza, 2007.
  45. ^ Angelo Varni (a cura di), op. cit.
  46. ^ Mauro Remondini, Il paese della frutta. Massa Lombarda 1919-1945. Imola, 1999
  47. ^ Mauro Remondini, op.cit.
  48. ^ TOP Aziende — 28º Edizione, su speciale.ilrestodelcarlino.it. URL consultato il 21 maggio 2023.
  49. ^ A Imola ha sede il Nuovo Circondario Imolese, il cui territorio comprende anche tre centri emiliani (Castel San Pietro Terme, Medicina e Castel Guelfo di Bologna). Va detto che il Circondario è un ente di coordinamento tra comuni limitrofi e non è stato istituito tenendo conto di criteri storico-geografici.
  • Emilio Rosetti, La Romagna. Geografia e storia 1894;
  • Fausto Mancini e Walter Vichi, Castelli, rocche e torri di Romagna, Forlì 1959.
  • (EN) J.F. O'Gorman, The Architecture of the monastic Library in Italy, New York, 1972, ISBN 0-8147-6152-6.
  • Gianni Quondamatteo e Giuseppe Bellosi, Romagna civiltà (1977)
  • Tullia Magrini & Giuseppe Bellosi, Vi do la buonasera. Studi sul canto popolare in Romagna. Il repertorio lirico, Bologna, CLUEB, 1982 ISBN 88-491-0256-9
  • Lucio Gambi, La "Romagna" di Emilio Rosetti, in «Romagna arte e storia», 1990 X;
  • Fabio Lombardi, Canti e strumenti popolari della Romagna bidentina. Canzoni, ninne-nanne, filastrocche, balli, canti di nozze, stornelle, urli, bovare, strumenti e altro ancora, in una memorabile raccolta dei canti e della musica popolare della valle del Bidente. In appendice: Le trascrizioni musicali, Cesena, Ponte Vecchio, 2000 ISBN 88-8312-087-6
  • Sauro Mattarelli, La gatta rossa. La Romagna e le torri gemelle, Chegai, Firenze, 2002;
  • Franco Quartieri, Echi e sapori di Romagna nel Comentum di Benvenuto da Imola in «Studi Romagnoli» LIII (2002) Stilgraf Cesena 2005, pp. 29–39.
  • Sauro Mattarelli, Romagna graffiti Diabasis, Reggio Emilia, 2008;
  • John Larner, Signorie di Romagna, Il Ponte Vecchio, Cesena, 2008;
  • Marco Viroli, Signore di Romagna. Le altre leonesse, Il Ponte Vecchio, Cesena, 2010;
  • Franco Dell'Amore, Storia della musica da ballo romagnola. 1870-1980, Savignano sul Rubicone, Pazzini Editore, 2010
  • Alberto Mazzuca - Giancarlo Mazzuca, (fotografie di Lorenzo Capellini), Romagna nostra, Bologna, Minerva Edizioni, 2020 ISBN 978-88-3324-226-2

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