Papers by Caterina Ciccopiedi
Una fase del dibattito sulle res ecclesiae : Pier Damiani contro la distinzione tra officium e beneficium, 2018
Revue d'Histoire Ecclésiastique
Storia Del Pensiero Politico, 2013
La società monastica nei secoli VI-XII, Atelier jeunes chercheurs sur le monachisme médiévale (Ecole française de Rome, 12-13 giugno 2014), a cura di M. Bottazzi, P. Buffo, C. Ciccopiedi, L. Furbetta, Th. Granier, Trieste 2016, pp. 207-218
Chierici e laici, poteri politici e poteri religiosi nei secoli XI e XII. Un omaggio a Ovidio Capitani. Atti del Convegno di studio (Trieste, 26-27 novembre 2012), a cura di M. Bottazzi, Trieste 2013, pp. 69-80
Starting from the Sutri's Agreements of 1111, signed by Pope Paschal II and King Henry of Germany... more Starting from the Sutri's Agreements of 1111, signed by Pope Paschal II and King Henry of Germany, it is possible to trace the relationship between the papacy and the empire between the X and XII centuries, with particular emphasis on lay investiture. In this specific period of time balances between the two highest authorities of the Societas Christiana experienced a profound significant change: in fact from the armonious cooperation built by Carolingians we turned into a crisis and a break in the Church Reformation Era. The attempt made by some clergy quarters to oust temporal power from religious issues is, however, failed, as evident from Sutri and Worms (1122) agreements.
Talks by Caterina Ciccopiedi
Books by Caterina Ciccopiedi
In continuità con il progetto del Cerm Atelier jeunes chercheurs, organizzato con il sostegno e l... more In continuità con il progetto del Cerm Atelier jeunes chercheurs, organizzato con il sostegno e la partecipazione dell’École française de Rome e inaugurato nel giugno del 2014 con due giornate di studio dedicate alla società monastica, nell’ottobre del 2016 si è svolto il secondo Atelier, questa volta incentrato sulle vie di comunicazione nel medioevo: un tema ampiamente trattato dalla storiografia e tuttavia lungi dall’essere esaurito. I diciassette saggi raccolti in questo libro tengono conto di varie forme di comunicazione svolte entro livelli diversi, tra un’ampia pluralità di soggetti, entro spazi assai estesi. Lontano dall’avere pretese di completezza, gli interventi dei diciassette autori intendono piuttosto offrire nuovi risultati e nuovi stimoli alla ricerca futura su alcuni problemi legati alla comunicazione fornendo al tempo stesso un’importante e aggiornata bibliografia. Le vie della comunicazione non si esauriscono nelle reti viarie che permettevano la
circolazione di persone, oggetti e modelli, ma sono qui intese in modo trasversale per poter cogliere le interferenze che la comunicazione, intesa nel più ampio significato del termine, ha prodotto.
Le pagine di questo volume sono una parte importante del percorso ricostruttivo nell’ambito della... more Le pagine di questo volume sono una parte importante del percorso ricostruttivo nell’ambito della ricerca sulla politica ecclesiastica riformatrice dei vescovi nel Piemonte medievale, sia in senso teorico-storiografico sia in senso pratico-applicativo.
Se si può parlare di riforma vescovile in Piemonte, e in particolare del consolidarsi dell’autorità ecclesiastica, questa è riscontrabile alla fine del secolo X e all’inizio dell’XI, quando i presuli difendevano la libertas della propria chiesa di fronte alle nuove iniziative romane che tentavano di imporre il primato della sede apostolica attraverso l’ingerenza nelle questioni locali.
Accanto alla difesa delle autonomie, questi vescovi erano partecipi di uno spirito riformatore che guardava al modello della Chiesa imperiale, anch’essa attraversata in quel momento da ideali di riforma.
A partire dalle singole figure dei presuli subalpini, l’autrice tenta di ricostruire gli elementi che concorrono al consolidamento dell’autorità ecclesiastica del vescovo, protagonista sin dal Medioevo di orientamenti riformistici.
I secoli XI e XII sono caratterizzati dalla convocazione di numerosi concili generali presieduti ... more I secoli XI e XII sono caratterizzati dalla convocazione di numerosi concili generali presieduti dal pontefice romano: queste assisi sono, nelle intenzioni papali, strumenti per l’applicazione della riforma della chiesa. Attraverso i canoni promulgati la chiesa romana tenta di imporre le sue linee guida per il governo della societas Christiana. Non si tratta, tuttavia, di norme concepite con l’intenzione di un’immediata applicazione: spesso, infatti, gli stessi pontefici che convocano il concilio e che promulgano le costituzioni conciliari non seguono le prescrizioni canoniche e preferiscono adottare le pratiche della dispensatio o dell’aequitas nel rapporto con casi specifici, sebbene nel periodo qui preso in esame la dispensatio non sia ancora stata codificata dai giuristi. Questo tipo di flessibilità nel rapporto norma-prassi è propria del diritto canonico ed è intimamente legata alla sua natura: il fine delle norme ecclesiastiche è infatti la salus animarum e, seguendo questo principio, diventa possibile derogare a quanto prescritto dai canoni.
La flessibilità del diritto e la possibilità di sospensione della norma diventano per il papato romano efficaci strumenti di intervento nelle diocesi. Qui sono presi in esame tre casi, Milano, Torino e Genova, comparati poi con quello di Trento, la cui collocazione consente di valutare le differenze di una diocesi più direttamente soggetta alle influenze teutoniche dell’impero. Per ogni diocesi è stato esaminato il rapporto tra la norma e la sua ricaduta in ambito locale – con applicazione o meno della prescrizione canonica – scegliendo di soffermarsi sulla figura del vescovo. Sono state quindi analizzate le costituzioni conciliari che regolamentavano l’azione del presule all’interno della diocesi e le reazioni che gli stessi ordinari diocesani ebbero di fronte al tentativo di imposizione delle linee guida romane. L’analisi dimostra la natura strumentale del diritto dal punto di vista dei pontefici: la produzione della norma, la possibilità e la capacità di sospensione della stessa, diventano mezzi di affermazione del primato romano nei confronti delle realtà diocesane.
Drafts by Caterina Ciccopiedi
The 11 th and 12 th centuries are characterized by numerous general councils, held by the Roman p... more The 11 th and 12 th centuries are characterized by numerous general councils, held by the Roman pontiff : these meetings were, in the intentions of the Pope, instruments for applying the reform of the Church. The Roman Church used canons in order to try to impose its guidelines for governing the societas Christiana. These, however, are not norms designed with the aim to immediate application : more often than not, in fact, the very pontiffs who called upon the council and who promulgated the conciliar constitutions did not follow the canonical rules and prefer to adopt the dispensatio and aequitas practices for specific cases. The flexibility of the law and the opportunity to waive the norm became, for the Roman papacy, means of intervention in the dioceses : here, the Milanese case will be analyzed. The analysis will show the instrumental nature of the law from the point of view of the pontiffs.
Conferences by Caterina Ciccopiedi
Le vie della comunicazione nel medioevo. Livelli, soggetti e spazi d'intervento nei cambiamenti s... more Le vie della comunicazione nel medioevo. Livelli, soggetti e spazi d'intervento nei cambiamenti sociali e politici.
Divulgazione scientifica by Caterina Ciccopiedi
Venerdì 4 giugno alle ore 18 in diretta radiofonica (www.usmaradio.org) dialogano con l’Autrice:
... more Venerdì 4 giugno alle ore 18 in diretta radiofonica (www.usmaradio.org) dialogano con l’Autrice:
- Caterina Ciccopiedi, Università degli Studi di Torino
- Alfredo Ferrara, Università degli Studi di Bari Aldo Moro
- Mario Resta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro – Fondazione Michele Pellegrino (Univ. Torino).
L’evento è organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Cultura e Storia sammarinese e la Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino
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Papers by Caterina Ciccopiedi
Talks by Caterina Ciccopiedi
Books by Caterina Ciccopiedi
circolazione di persone, oggetti e modelli, ma sono qui intese in modo trasversale per poter cogliere le interferenze che la comunicazione, intesa nel più ampio significato del termine, ha prodotto.
Se si può parlare di riforma vescovile in Piemonte, e in particolare del consolidarsi dell’autorità ecclesiastica, questa è riscontrabile alla fine del secolo X e all’inizio dell’XI, quando i presuli difendevano la libertas della propria chiesa di fronte alle nuove iniziative romane che tentavano di imporre il primato della sede apostolica attraverso l’ingerenza nelle questioni locali.
Accanto alla difesa delle autonomie, questi vescovi erano partecipi di uno spirito riformatore che guardava al modello della Chiesa imperiale, anch’essa attraversata in quel momento da ideali di riforma.
A partire dalle singole figure dei presuli subalpini, l’autrice tenta di ricostruire gli elementi che concorrono al consolidamento dell’autorità ecclesiastica del vescovo, protagonista sin dal Medioevo di orientamenti riformistici.
La flessibilità del diritto e la possibilità di sospensione della norma diventano per il papato romano efficaci strumenti di intervento nelle diocesi. Qui sono presi in esame tre casi, Milano, Torino e Genova, comparati poi con quello di Trento, la cui collocazione consente di valutare le differenze di una diocesi più direttamente soggetta alle influenze teutoniche dell’impero. Per ogni diocesi è stato esaminato il rapporto tra la norma e la sua ricaduta in ambito locale – con applicazione o meno della prescrizione canonica – scegliendo di soffermarsi sulla figura del vescovo. Sono state quindi analizzate le costituzioni conciliari che regolamentavano l’azione del presule all’interno della diocesi e le reazioni che gli stessi ordinari diocesani ebbero di fronte al tentativo di imposizione delle linee guida romane. L’analisi dimostra la natura strumentale del diritto dal punto di vista dei pontefici: la produzione della norma, la possibilità e la capacità di sospensione della stessa, diventano mezzi di affermazione del primato romano nei confronti delle realtà diocesane.
Drafts by Caterina Ciccopiedi
Conferences by Caterina Ciccopiedi
Divulgazione scientifica by Caterina Ciccopiedi
- Caterina Ciccopiedi, Università degli Studi di Torino
- Alfredo Ferrara, Università degli Studi di Bari Aldo Moro
- Mario Resta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro – Fondazione Michele Pellegrino (Univ. Torino).
L’evento è organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Cultura e Storia sammarinese e la Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino
circolazione di persone, oggetti e modelli, ma sono qui intese in modo trasversale per poter cogliere le interferenze che la comunicazione, intesa nel più ampio significato del termine, ha prodotto.
Se si può parlare di riforma vescovile in Piemonte, e in particolare del consolidarsi dell’autorità ecclesiastica, questa è riscontrabile alla fine del secolo X e all’inizio dell’XI, quando i presuli difendevano la libertas della propria chiesa di fronte alle nuove iniziative romane che tentavano di imporre il primato della sede apostolica attraverso l’ingerenza nelle questioni locali.
Accanto alla difesa delle autonomie, questi vescovi erano partecipi di uno spirito riformatore che guardava al modello della Chiesa imperiale, anch’essa attraversata in quel momento da ideali di riforma.
A partire dalle singole figure dei presuli subalpini, l’autrice tenta di ricostruire gli elementi che concorrono al consolidamento dell’autorità ecclesiastica del vescovo, protagonista sin dal Medioevo di orientamenti riformistici.
La flessibilità del diritto e la possibilità di sospensione della norma diventano per il papato romano efficaci strumenti di intervento nelle diocesi. Qui sono presi in esame tre casi, Milano, Torino e Genova, comparati poi con quello di Trento, la cui collocazione consente di valutare le differenze di una diocesi più direttamente soggetta alle influenze teutoniche dell’impero. Per ogni diocesi è stato esaminato il rapporto tra la norma e la sua ricaduta in ambito locale – con applicazione o meno della prescrizione canonica – scegliendo di soffermarsi sulla figura del vescovo. Sono state quindi analizzate le costituzioni conciliari che regolamentavano l’azione del presule all’interno della diocesi e le reazioni che gli stessi ordinari diocesani ebbero di fronte al tentativo di imposizione delle linee guida romane. L’analisi dimostra la natura strumentale del diritto dal punto di vista dei pontefici: la produzione della norma, la possibilità e la capacità di sospensione della stessa, diventano mezzi di affermazione del primato romano nei confronti delle realtà diocesane.
- Caterina Ciccopiedi, Università degli Studi di Torino
- Alfredo Ferrara, Università degli Studi di Bari Aldo Moro
- Mario Resta, Università degli Studi di Bari Aldo Moro – Fondazione Michele Pellegrino (Univ. Torino).
L’evento è organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Cultura e Storia sammarinese e la Scuola Superiore di Studi Storici dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino