Papers by Marialuisa Bottazzi
Ce volume est le deuxième d’une série d’ouvrages portant sur « Statuts, écritures et pratiques so... more Ce volume est le deuxième d’une série d’ouvrages portant sur « Statuts, écritures et pratiques sociales dans les sociétés de la Méditerranée occidentale à la fin du Moyen Âge (XIIe-XVe siècle) », visant à étudier les statuts communaux dans une optique d’histoire sociale, non pas comme une source « normative » mais comme une source de la pratique, de leur matérialité et de leur forme d’écriture aux pratiques sociales en passant par les conditions de leur production et de conservation, leur inscription dans un paysage documentaire communal, leur structure et leur contenu. Cet ouvrage, plus spécifiquement, se donne pour but de replacer la matière statutaire de l’Italie (Sienne, Ferrare, Gênes, Rimini, Milan, Orvieto, Pérouse, Todi, Pise, Lucques, la Sicile et Candie vénitienne) et du Midi de la France (Agen, Marseille, Avignon, Rodez et Comtat Venaissin) au sein d’un ensemble de documents produits par les autorités communales, par d’autres institutions présentes dans la commune ou par une autorité supérieure (seigneur laïc ou ecclésiastique, prince, roi ou pape) exerçant son dominium. Il s’agit donc d’éclairer le statut dans son paysage documentaire pour mesurer les circulations documentaires en repérant et en analysant tout les points de contact entre les statuts et les autres documents. Du niveau le plus haut ou le plus large (comtal, provincial ou royal) au plus restreint (groupements professionnels) en passant par l’échelon communal, les différentes strates normatives se superposent et se complètent mais peuvent également entrer en concurrence, nous dévoiler des tensions entre les divers niveaux de réglementation, chacun de ceux-ci espérant marquer son emprise, dominer un espace ou un secteur d’activité. Statuer peut, en ce sens, apparaître comme un enjeu social de toute première importance
Perch\ue9 vale la pena ricordare? Che cosa ricordare e che cosa dimenticare? E come ricordare? Or... more Perch\ue9 vale la pena ricordare? Che cosa ricordare e che cosa dimenticare? E come ricordare? Ormai da decenni, queste domande sono al centro di un ampio dibattito che ha investito anche la ricerca di ambito medievistico. La memoria, infatti, \ue8 riconosciuta come uno degli elementi costitutivi per la fondazione dell\u2019identit\ue0 individuale e collettiva. Cos\uec come accade a livello soggettivo, del resto, anche la costruzione del proprio legame con l\u2019altro viene formandosi non solo mediante l\u2019identificazione di esperienze e attese comuni ma anche attraverso la definizione e la conservazione di quei ricordi ritenuti fondanti perch\ue9 utili per orientarsi nel presente. La distruzione inflitta dall\u2019imperatore Federico I Barbarossa a Milano nella primavera del 1162 rappresenta certamente per Milano, per l\u2019Italia ma anche per la stessa Germania uno di questi ricordi fondanti. Proiettata di continuo nell\u2019immaginario collettivo, rielaborata dalle \ue9lite culturali come un \u201cluogo di memorie\u201d, vale a dire un laboratorio creativo d\u2019identit\ue0, nel corso dei secoli l\u2019immagine della distruzione della citt\ue0 e del suo autore ha assunto significati sempre diversi, adeguandosi ai differenti contesti storico-politici e culturali in cui fu rievocata. Il volume, che raccoglie gli atti di una Giornata di Studi organizzata congiuntamente dall\u2019Universit\ue0 Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dal Deutsches Historisches Institut di Roma nel dicembre del 2012, cerca di ripercorrere la storia di que-sto \u201cluogo di memorie\u201d dal Medioevo sino ai nostri giorni, mettendo in dialogo i due mondi che furono protagonisti degli eventi: Milano, l\u2019Italia e il mondo tedesco. At-traverso testi, monumenti, immagini \u2013 i mediatori per eccellenza di questa memoria \u2013 affiora cos\uec quanto il passato sia in realt\ue0, per ogni generazione, sempre nuovo
ISBN 978-88-95368-13-9 L'Editore è a disposizione di eventuali soggetti che vantano diritti sulle... more ISBN 978-88-95368-13-9 L'Editore è a disposizione di eventuali soggetti che vantano diritti sulle immagini utilizzate ma che non è stato possibile contattare preventivamente all'uscita del volume. Il convegno è stato organizzato nell'ambito del finanziamento per progetti di ricerca di interesse nazionale Prin2007 (Identità cittadine e aggregazioni sociali in Italia, secoli XI-XV).
Ordines. Studi su istituzioni e società nel Medioevo europeo, 2, 2015
Perch\ue9 vale la pena ricordare? Che cosa ricordare e che cosa dimenticare? E come ricordare? La... more Perch\ue9 vale la pena ricordare? Che cosa ricordare e che cosa dimenticare? E come ricordare? La memoria \ue8 uno degli elementi costitutivi per la fondazione dell\u2019identit\ue0 individuale e collettiva. Cos\uec come accade a livello soggettivo anche la costruzione del proprio legame con l\u2019altro viene formandosi non solo mediante l\u2019identificazione di esperienze e attese comuni ma anche attraverso la definizione e la conservazione di quei ricordi ritenuti fondanti perch\ue9 utili per orientarsi nel presente. La distruzione inflitta dall\u2019imperatore Federico I Barbarossa a Milano nella primavera del 1162 rappresenta certamente per Milano, per l\u2019Italia ma anche per la stessa Germania uno di questi ricordi fondanti. Proiettata di continuo nell\u2019immaginario collettivo, rielaborata dalle \ue9lite culturali come un \u2018luogo di memorie\u2019, vale a dire un laboratorio creativo d\u2019identit\ue0, nel corso dei secoli l\u2019immagine della distruzione della citt\ue0 e del suo autore ha assunto significati sempre diversi, adeguandosi ai differenti contesti storico-politici e culturali in cui fu rievocata. Il volume, che raccoglie gli atti di una Giornata di Studi organizzata congiuntamente dall\u2019Universit\ue0 Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dal Deutsches Historisches Institut di Roma, ripercorre la storia di questo \u2018luogo di memorie\u2019 dal Medioevo sino ai nostri giorni, mettendo in dialogo i due mondi che furono protagonisti degli eventi: Milano, l\u2019Italia e il mondo tedesco. Attraverso testi, monumenti, immagini \u2013 i mediatori per eccellenza di questa memoria \u2013 affiora cos\uec quanto il passato sia in realt\ue0, per ogni generazione, sempre nuovo
Statuts communaux et circulations documentaires dans les sociétés méditerranéennes de l'occident (xiie-xve siècle), 2018
Ce volume est le deuxième d’une série d’ouvrages portant sur « Statuts, écritures et pratiques so... more Ce volume est le deuxième d’une série d’ouvrages portant sur « Statuts, écritures et pratiques sociales dans les sociétés de la Méditerranée occidentale à la fin du Moyen Âge (XIIe-XVe siècle) », visant à étudier les statuts communaux dans une optique d’histoire sociale, non pas comme une source « normative » mais comme une source de la pratique, de leur matérialité et de leur forme d’écriture aux pratiques sociales en passant par les conditions de leur production et de conservation, leur inscription dans un paysage documentaire communal, leur structure et leur contenu. Cet ouvrage, plus spécifiquement, se donne pour but de replacer la matière statutaire de l’Italie (Sienne, Ferrare, Gênes, Rimini, Milan, Orvieto, Pérouse, Todi, Pise, Lucques, la Sicile et Candie vénitienne) et du Midi de la France (Agen, Marseille, Avignon, Rodez et Comtat Venaissin) au sein d’un ensemble de documents produits par les autorités communales, par d’autres institutions présentes dans la commune ou par une autorité supérieure (seigneur laïc ou ecclésiastique, prince, roi ou pape) exerçant son dominium. Il s’agit donc d’éclairer le statut dans son paysage documentaire pour mesurer les circulations documentaires en repérant et en analysant tout les points de contact entre les statuts et les autres documents. Du niveau le plus haut ou le plus large (comtal, provincial ou royal) au plus restreint (groupements professionnels) en passant par l’échelon communal, les différentes strates normatives se superposent et se complètent mais peuvent également entrer en concurrence, nous dévoiler des tensions entre les divers niveaux de réglementation, chacun de ceux-ci espérant marquer son emprise, dominer un espace ou un secteur d’activité. Statuer peut, en ce sens, apparaître comme un enjeu social de toute première importance
Italian Review of Legal History, 7, 2021
Abstract Italiano: Solo un numero esiguo di chartae rogate sin dall’alto medioevo si può dire abb... more Abstract Italiano: Solo un numero esiguo di chartae rogate sin dall’alto medioevo si può dire abbia avuto una vita parallela alla consueta e preminente destinazione giuridica o amministrativa notarile grazie alla scelta d’incidere su pietra, il più delle volte da parte dei legatari, anche una sola parte del contenuto testuale pergamenaceo al fine di notificare, di pubblicizzare e di perpetuare, generalmente pro redemptione animae, la memoria di quanto veniva disposto da agiati benefattori a favore, in un primo tempo delle istituzioni monastiche ed ecclesiastiche e più tardi anche gli enti assistenziali, sia religiosi sia laici. La maggior parte di queste non numerose iscrizioni, che classifichiamo come chartae lapidariae, per lo stretto rapporto con le chartae notarili da cui derivano, sono state per la maggior parte prodotte in Italia sin dalla fine del secolo X per essere esposte con una certa frequenza nei luoghi sacri o molto attigui degli stessi. Nella maggior parte dei casi si parla di iscrizioni contenenti atti testamentari o di donazione inter vivos o mortis causa; meno frequentemente il loro tenore dispositivo e probatorio riconduce a bolle papali, decreti o a diplomi regi o imperiali. In ogni caso, siamo sempre di fronte a documenti incisi indiscutibili secondo qualsiasi piano giuridico ma che, per la consuetudinaria perdita del documento notarile da cui derivano e per la facile mancanza anche di uno degli elementi essenziali della charta, per esempio, della datatio, probabilmente per la funzione generalmente assunta, sin dall’impiego romano, di “regesto” dell’atto originale, per la mancanza, si diceva di alcuni elementi essenziale del documento notarile difficilmente possono essere considerati “documenti in senso proprio”, ma solo dei “monumenti” epigrafici a sé stanti, quindi particolarmente interessanti da analizzare solo per il loro “peso” storico. Malgrado ciò, per tutti gli elementi fin qui considerati e riassumibili nella difficoltà di dimostrare l’attendibilità dei contenuti incisi su pietra data l’impossibilità di ricostruire l’intimo impiego epigrafico/documentario intrinseco delle carte lapidarie con il loro originale notarile perduto, qualche importante attenzione verso questo tipo di documentazione è comunque giunta nel secolo scorso grazie ai lavori di Pietro Sella, di Cinzio Violante e di Ottavio Banti. Ciò nonostante, ancora oggi, le chartae lapidariae risultano poco considerate sebbene dinanzi a una rarefazione documentaria, per esempio nel caso di Milano, risultino efficaci per definire il ruolo dei laici sia entro lo spazio ecclesiale sia nella società; sia nello studio degli enti assistenziali, sia religiosi sia laici, come dei ceti dominanti dell’Italia e in special modo di Milano, del secolo XI. Se, dunque sull’interesse storico, seppur analitico dei contenuti della chartae lapidariae, sembra aver spesso prevalso il “peso” diplomatistico, che pone dei limiti all’attendibilità giuridica delle carte lapidarie, con questo lavoro si vuol richiamare l’attenzione su tre casi importanti e eccezionali prodotti nell’ultimo ventennio del secolo XI a Viterbo, a Milano e a Collescipoli.
English: Only a small number of chartae drawn up since the early Middle Ages can be said to have had a parallel life to their usual and pre-eminent legal or notarial destination. This parallel life follows the choice, mainly by legatees, to engrave onto stone even just part of the textual content of the parchments. Th purpose of this decision was to notify, publicise, and perpetuate, generally pro redemptione animae, the memory of what wealthy benefactors had arranged, initially in favour of monastic institutions and, later, also in favour of both religious and secular charitable institutions. Most of these scarce inscriptions, which we classify as ‘chartae lapidariae’ – due to their close relationship to notarial chartae, from which they derive – have been produced in Italy since the end of the tenth century, to be regularly exhibited inside or nearby sacred places. In most cases, we speak of inscriptions containing inter vivos or mortis causa testamentary acts or donations; less often, their enacting and probative content refers to papal bulls, decrees or royal or imperial orders. In both instances, we are faced with engraved documents which are irrefutable from a legislative point of view. However, the customary loss of the notarial document from which each charter derives and the lack of one or more of its essential elements, such as the datatio – probably due to the charter’s generally accepted function, since Roman times, as ‘regesta’ of the original document – means that the chartae lapidariae can hardly be considered ‘documents in the proper sense’, but only separate epigraphic ‘monuments’. Therefore, they are particularly interesting to analyse merely for their historical significance. Despite this, due to all the elements considered up to now – which can be summarised as the difficulty of demonstrating the reliability of the contents engraved onto stone, given that it is impossible to reconstruct the intimate epigraphic/documentary use of the lapidary chartae in relation to their lost notarial original – the work of Pietro Sella, Cinzio Violante, and Ottavio Banti in the past century has shed an important light on this type of documents. Nonetheless, even today, the chartae lapidariae receive little consideration. However, in the face of documentary scarcity – as is the case for Milan – they are effective in defining the role of the laity, both within the ecclesial space and in society. They are also useful in the study of charitable institutions – religious as well as secular – and of the ruling classes of Italy, especially of Milan, during the eleventh century. Therefore, despite the fact that the diplomatic significance, itself limiting the legal reliability of the chartae lapidariae, seems to have often prevailed over the historical interest, albeit of an analytical nature of the contents of the chartae, this work aims at drawing the attention to three important and exceptional examples produced during the last twenty years of the eleventh century in Viterbo, Milan and Collescipoli.
Il corso di lezioni si propone di tratteggiare la figura “chiave” della cultura documentaria medi... more Il corso di lezioni si propone di tratteggiare la figura “chiave” della cultura documentaria medioevale italiana: il notarius. Fin dall’epoca longobarda, accanto agli ecclesiastici, il notarius risulta essere il riconosciuto estensore di chartae negoziali redatte utilizzando formule altrettanto riconosciute e accolte dalle corti giudicanti come garanti dell’avvenuto compimento di un negozio giuridico. La storia successiva del notariato italiano consiste in formidabili ampliamenti delle competenze, sia giuridiche che culturali, dei migliori suoi rappresentanti.
Le lezioni, tutte organizzate “da remoto”, tratteranno di tematiche e di documentazioni diverse e rinvianti alla cultura, alla formazione e all’attività notarile dell’alto come del pieno medioevo italiano.
Libertà cittadine e autorità superiori Ciò che al nostro fine mi sembra sia invece importante ric... more Libertà cittadine e autorità superiori Ciò che al nostro fine mi sembra sia invece importante ricordare sono alcucostituendo così una base bibliografica particolarmente ricca (cfr. Antichità Altoadriatiche; da ora "AAAd"). Altrettanto importante risulta essere la serie di pubblicazioni curate dall'"Associazione Nazionale per Aquileia" i cui lavori sono redatti in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici, Archeologici, Artistici e Storici del Friuli Venezia Giulia con il titolo "Aquileia Nostra" (AqN); ugualmente rilevanti al nostro fine sono i lavori un tempo apparsi all'interno del periodico di primissimo Novecento conosciuto come "Memorie Storiche Forogiuliensi. Giornale della Deputazione di Storia Patria per il Friuli" (da ora MSF) nata come "Memorie Storiche Cividalesi", oggi "Pubblicazioni della Deputazione di Storia Patria per il Friuli"; infine la rivista: "Archeografo Triestino", nuova serie, voll. I-XXIV, Trieste (1869-1902) offre ancor oggi alla comunità scientifica altrettanti motivi di attenzione e interesse. Un aiuto indispensabile per lo studio del periodo altomedievale di Aquileia viene certamente dai numerosi lavori diretti da Paolo Cammarosano. Qui mi preme in particolar modo ricordare
Nella larga costruzione monumentale italiana d’ambito medievale le iscrizioni apposte dal secolo ... more Nella larga costruzione monumentale italiana d’ambito medievale le iscrizioni apposte dal secolo XII sulle facciate delle chiese o degli edifici dei Comuni ormai istituzionalizzati iniziarono a riportare interi capitoli, larghi stralci, comunque parti rilevanti dei testi statutari a beneficio della cittadinanza e di quanti, oramai numerosi e culturalmente evoluti anche in ambito laico, popolavano le città. Il contributo offre un largo panorama dell’importante e consapevole impiego inciso della scrittura lapidaria riscontrato in modo diretto o indiretto, grazie alla documentazione al nostro attivo, per le città di Rimini, Genova, Ferrara, Milano, Lucca, Orvieto, Aquapendente, Lugnano in Tavernina, Perugia, Todi, Corneto in TarquiniaIn the large Italian monumental construction of the medieval areas, the twelfth century inscriptions engraved on the façades of the churches or on the buildings of the recently institutionalized Communes began reporting whole chapters, large excerpts, anyway significant parts of the statutes for the benefit of citizens and of the whole city population, which at the time had known, even among laymen, a remarkable improvement. The contribution offers a wide “panorama” of the important and self-conscious development of lapidary writing, directly or indirectly known by historians, throughout the documentation issued by the cities of Rimini, Genoa, Ferrara, Milan, Lucca, Orvieto, Aquapendente, Lugnano in Tavernina, Perugia, Todi and Corneto Tarquinia
Venezia e Trieste Venezia cominciò non col dare alla regione Giulia, ma col ricevere da essa; e q... more Venezia e Trieste Venezia cominciò non col dare alla regione Giulia, ma col ricevere da essa; e questo non solo per il fatto che da Aquileia e da luoghi dell'Estuario che si estendevano fino alla Venezia Giulia, Venezia, e per essere precisi, ciò che più tardi si chiamò Venezia, ebbe i primi e più importanti elementi umani; ma anche per il fatto che da Trieste, da Pola, da Capodistria e da altre città istriane sarebbero venute alcune delle principali famiglie anche dogali, che incarnano la più antica storia veneziana, come i Calbiani, i Polani, i Tradonico. 1
Giornata CERM 10 aprile 2022. Viaggi e viaggiatori del medioevo.
Introduce Marialuisa Bottazzi. ... more Giornata CERM 10 aprile 2022. Viaggi e viaggiatori del medioevo.
Introduce Marialuisa Bottazzi. Interverranno Paolo Cammarosano e Andrea Tilatti
Il 27 febbraio scorso, presso il Museo Archeologico Nazionale di Cividale, il Cerm ha proposto du... more Il 27 febbraio scorso, presso il Museo Archeologico Nazionale di Cividale, il Cerm ha proposto due interventi su "LA FAMIGLIA NEL MEDIOEVO".
Con un'introduzione di Marialuisa Bottazzi sullo stato degli studi sulla famiglia si aperta la prima GIORNATA DEL CERM DEL 2022. Paolo Cammarosano ha offerto un quadro socio istituzionale ed economico mentre Alessandra Schiavon ha insistito sul ruolo della donna nell'ambito della famiglia attingendo da testimonianze documentarie custodite presso l'Archivio di Stato di Venezia, tra le quali è bene segnalare il testamento di Maru, "ancella dei", rogato a Trieste nel secolo X.
Italian Review of Legal History
Solo un numero esiguo di chartae rogate sin dall’alto medioevo si può dire abbia avuto una vita p... more Solo un numero esiguo di chartae rogate sin dall’alto medioevo si può dire abbia avuto una vita parallela alla consueta e preminente destinazione giuridica o amministrativa notarile grazie alla scelta d’incidere su pietra, il più delle volte da parte dei legatari, anche una sola parte del contenuto testuale pergamenaceo al fine di notificare, di pubblicizzare e di perpetuare, generalmente pro redemptione animae, la memoria di quanto veniva disposto da agiati benefattori a favore, in un primo tempo delle istituzioni monastiche ed ecclesiastiche e più tardi anche gli enti assistenziali, sia religiosi sia laici. La maggior parte di queste non numerose iscrizioni, che classifichiamo come chartae lapidariae, per lo stretto rapporto con le chartae notarili da cui derivano, sono state per la maggior parte prodotte in Italia sin dalla fine del secolo X per essere esposte con una certa frequenza nei luoghi sacri o molto attigui degli stessi. Nella maggior parte dei casi si parla di iscrizion...
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Papers by Marialuisa Bottazzi
English: Only a small number of chartae drawn up since the early Middle Ages can be said to have had a parallel life to their usual and pre-eminent legal or notarial destination. This parallel life follows the choice, mainly by legatees, to engrave onto stone even just part of the textual content of the parchments. Th purpose of this decision was to notify, publicise, and perpetuate, generally pro redemptione animae, the memory of what wealthy benefactors had arranged, initially in favour of monastic institutions and, later, also in favour of both religious and secular charitable institutions. Most of these scarce inscriptions, which we classify as ‘chartae lapidariae’ – due to their close relationship to notarial chartae, from which they derive – have been produced in Italy since the end of the tenth century, to be regularly exhibited inside or nearby sacred places. In most cases, we speak of inscriptions containing inter vivos or mortis causa testamentary acts or donations; less often, their enacting and probative content refers to papal bulls, decrees or royal or imperial orders. In both instances, we are faced with engraved documents which are irrefutable from a legislative point of view. However, the customary loss of the notarial document from which each charter derives and the lack of one or more of its essential elements, such as the datatio – probably due to the charter’s generally accepted function, since Roman times, as ‘regesta’ of the original document – means that the chartae lapidariae can hardly be considered ‘documents in the proper sense’, but only separate epigraphic ‘monuments’. Therefore, they are particularly interesting to analyse merely for their historical significance. Despite this, due to all the elements considered up to now – which can be summarised as the difficulty of demonstrating the reliability of the contents engraved onto stone, given that it is impossible to reconstruct the intimate epigraphic/documentary use of the lapidary chartae in relation to their lost notarial original – the work of Pietro Sella, Cinzio Violante, and Ottavio Banti in the past century has shed an important light on this type of documents. Nonetheless, even today, the chartae lapidariae receive little consideration. However, in the face of documentary scarcity – as is the case for Milan – they are effective in defining the role of the laity, both within the ecclesial space and in society. They are also useful in the study of charitable institutions – religious as well as secular – and of the ruling classes of Italy, especially of Milan, during the eleventh century. Therefore, despite the fact that the diplomatic significance, itself limiting the legal reliability of the chartae lapidariae, seems to have often prevailed over the historical interest, albeit of an analytical nature of the contents of the chartae, this work aims at drawing the attention to three important and exceptional examples produced during the last twenty years of the eleventh century in Viterbo, Milan and Collescipoli.
Le lezioni, tutte organizzate “da remoto”, tratteranno di tematiche e di documentazioni diverse e rinvianti alla cultura, alla formazione e all’attività notarile dell’alto come del pieno medioevo italiano.
Introduce Marialuisa Bottazzi. Interverranno Paolo Cammarosano e Andrea Tilatti
Con un'introduzione di Marialuisa Bottazzi sullo stato degli studi sulla famiglia si aperta la prima GIORNATA DEL CERM DEL 2022. Paolo Cammarosano ha offerto un quadro socio istituzionale ed economico mentre Alessandra Schiavon ha insistito sul ruolo della donna nell'ambito della famiglia attingendo da testimonianze documentarie custodite presso l'Archivio di Stato di Venezia, tra le quali è bene segnalare il testamento di Maru, "ancella dei", rogato a Trieste nel secolo X.
English: Only a small number of chartae drawn up since the early Middle Ages can be said to have had a parallel life to their usual and pre-eminent legal or notarial destination. This parallel life follows the choice, mainly by legatees, to engrave onto stone even just part of the textual content of the parchments. Th purpose of this decision was to notify, publicise, and perpetuate, generally pro redemptione animae, the memory of what wealthy benefactors had arranged, initially in favour of monastic institutions and, later, also in favour of both religious and secular charitable institutions. Most of these scarce inscriptions, which we classify as ‘chartae lapidariae’ – due to their close relationship to notarial chartae, from which they derive – have been produced in Italy since the end of the tenth century, to be regularly exhibited inside or nearby sacred places. In most cases, we speak of inscriptions containing inter vivos or mortis causa testamentary acts or donations; less often, their enacting and probative content refers to papal bulls, decrees or royal or imperial orders. In both instances, we are faced with engraved documents which are irrefutable from a legislative point of view. However, the customary loss of the notarial document from which each charter derives and the lack of one or more of its essential elements, such as the datatio – probably due to the charter’s generally accepted function, since Roman times, as ‘regesta’ of the original document – means that the chartae lapidariae can hardly be considered ‘documents in the proper sense’, but only separate epigraphic ‘monuments’. Therefore, they are particularly interesting to analyse merely for their historical significance. Despite this, due to all the elements considered up to now – which can be summarised as the difficulty of demonstrating the reliability of the contents engraved onto stone, given that it is impossible to reconstruct the intimate epigraphic/documentary use of the lapidary chartae in relation to their lost notarial original – the work of Pietro Sella, Cinzio Violante, and Ottavio Banti in the past century has shed an important light on this type of documents. Nonetheless, even today, the chartae lapidariae receive little consideration. However, in the face of documentary scarcity – as is the case for Milan – they are effective in defining the role of the laity, both within the ecclesial space and in society. They are also useful in the study of charitable institutions – religious as well as secular – and of the ruling classes of Italy, especially of Milan, during the eleventh century. Therefore, despite the fact that the diplomatic significance, itself limiting the legal reliability of the chartae lapidariae, seems to have often prevailed over the historical interest, albeit of an analytical nature of the contents of the chartae, this work aims at drawing the attention to three important and exceptional examples produced during the last twenty years of the eleventh century in Viterbo, Milan and Collescipoli.
Le lezioni, tutte organizzate “da remoto”, tratteranno di tematiche e di documentazioni diverse e rinvianti alla cultura, alla formazione e all’attività notarile dell’alto come del pieno medioevo italiano.
Introduce Marialuisa Bottazzi. Interverranno Paolo Cammarosano e Andrea Tilatti
Con un'introduzione di Marialuisa Bottazzi sullo stato degli studi sulla famiglia si aperta la prima GIORNATA DEL CERM DEL 2022. Paolo Cammarosano ha offerto un quadro socio istituzionale ed economico mentre Alessandra Schiavon ha insistito sul ruolo della donna nell'ambito della famiglia attingendo da testimonianze documentarie custodite presso l'Archivio di Stato di Venezia, tra le quali è bene segnalare il testamento di Maru, "ancella dei", rogato a Trieste nel secolo X.
circolazione di persone, oggetti e modelli, ma sono qui intese in modo trasversale per poter cogliere le interferenze che la comunicazione, intesa nel più ampio significato del termine, ha prodotto.
ARCHEOLOGIA ARTE E STORIA
Monastero di Aquileia
Museo Paleocristiano, 23 settembre 2018
Contatti
info@cerm-ts.org
Marialuisa Bottazzi
marialuisa.bottazzi60@gmail.com
Il 23 settembre p.v., per i soci e i non-soci, si svolgerà la prima delle Giornate del Cerm, a Monastero di Aquileia, località molto prossima all'antica città romana, dove tra la fine del IV e la metà del V secolo, periodo in cui Cromazio governò la cattedra aquileiese e durante il quale è probabile sia stato fondato uno dei primi Seminari monastici, venne costruita la chiesa di Monastero destinata a divenire nel tempo l'impianto di molte altre legate, dall'XI secolo in avanti, al monastero benedettino femminile soppresso nel 1782.
L'importanza archeologica del sito, di fatto sconosciuto ai più, e che fin dalla sua fondazione rappresentò nella zona una specie di microcosmo a sé stante, è evidenziata dai pavimenti musivi come dagli altri reperti corrispondenti alle diverse età del monastero, oggi raccolti presso il Museo Paleocristiano "di Monastero" a cui l'archeologo Maurizio Buona e lo storico dell'arte Paolo Casadio hanno dedicato una "Guida" apparsa nelle librerie nel marzo scorso.
All’appuntamento del Cerm con l'Archeologia, l'arte e la storia, che si svolgerà entro gli spazi del Museo Paleocristiano di Monastero il 23 settembre prossimo, i partecipanti saranno accompagnati durante il percorso museale dalle spiegazioni archeologiche ed artistiche degli autori della "Guida" per Monastero: Maurizio Buora e Paolo Casadio.
Al Giuseppe Cuscito è stato chiesto di ripercorrere i tempi e i modi in cui il cristianesimo pose le sue radici ad Aquileia, facendo particolare riferimento al Seminarium Aquileiense; mentre Paolo Cammarosano si soffermerà sulla nascita del Patriarcato di Aquileia e sul suo ruolo politico nell'Europa del tempo.
Le lezioni, tutte organizzate “da remoto”, tratteranno di tematiche e di documentazioni diverse e rinvianti alla cultura, alla formazione e all’attività notarile dell’alto come del pieno medioevo italiano
Il corso si propone di analizzare alcuni casi peculiari della storia della scritturalatina medievale in un arco temporale che va dal IX al XVI secolo. L'approccio èsquisitamente pratico, privilegia la lettura del documento, senza trascurarel'analisi della scrittura, il contesto documentario e storico-geografico. Si sonoscelte fonti diversificate nel tempo e nello spazio, con un'incursione nellescritture inglesi e scozzesi dal XI al XVI secolo.