Andrea Pelucchi

Andrea Pelucchi

Movies, movies, movies.

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  • Citizen Kane
  • Taxi Driver
  • Blue Velvet
  • The Untouchables

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  • The Brutalist

    ★★★★★

  • Anora

    ★★

  • The Untouchables

    ★★★★★

  • Blue Velvet

    ★★★★★

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  • The Brutalist

    The Brutalist

    ★★★★★

    Brady Corbet costruisce la sua ultima fatica proprio come un’opera architettonica. The Brutalist è un film che vuole pesare addosso allo spettatore come un gigantesco monumento in cemento armato, per la sua epica lunghezza, per le scelte di regia, per la composizione delle immagini. I personaggi sembrano giganti statue di marmo nei loro piani ravvicinati e, allo stesso tempo, si trasformano in dei minuscoli esseri indifesi dinanzi alle mostruose costruzioni verticali portate avanti dall’uomo. Corbet sceglie il brutalismo come metafora…

  • Anora

    Anora

    ★★

    Una drama-comedy romantica che pensa di essere originale e innovativa ma che, dopo un incipit che può anche essere interessante, sprofonda in una narrazione senza alcun pathos e in cui non ci si riesce ad immedesimare in poco o niente. Lo spettatore si trova sospeso in una storia che non porta a nulla e, nonostante l’espediente del ‘finale aperto’, non ti porta neanche a pensare a quello che potrebbe succedere al di fuori dell’immagine cinematografica. Anora di Sean Baker si ispira ai modelli narrativi di Lynch e Noé, ma con pochissime idee di fondo originali.

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  • The Matrix Revolutions

    The Matrix Revolutions

    ★★½

    Il capitolo conclusivo della trilogia è un tripudio di azione, battaglie supersoniche ed effetti speciali che sfondano lo schermo. Tutto questo però a discapito della trama e di una possibile ulteriore profondità psicologica dei personaggi. Tecnicamente una conclusione con il botto, narrativamente si poteva fare molto molto di più, e sarebbe stata davvero una conclusione epica di un franchise che ha fatto la storia.

  • Enter the Void

    Enter the Void

    ★★★½

    La macchina da presa prende possesso dell’anima del protagonista una volta morto e comincia a fluttuare nello spazio e nel tempo. Si muove come uno spettro informe tra passato e futuro. Il cinema si fa immateriale, astratto, stroboscopico. La sperimentazione che contraddistingue il cinema di Gaspar Noé raggiunge con Enter The Void la sua massima espressione e, più che ad un film, qui ci troviamo dinanzi ad una psichedelica installazione videoartistica, forse un tantino prolissa ed espansa, ma che si riesce a finire senza troppa fatica.

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