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What a mess! O come si dice da noi 'il troppo stroppia': troppo lungo (3 ore e 9 Min!), troppe scene ridondanti e inutili ai fini della narrazione, troppo sopra le righe, troppo 'fake' e troppo scontato (avevamo davvero ancora bisogno dell'ennesimo film su Hollywood?!?). Purtroppo ho ceduto alla curiosità, ignorando l'istinto che mi suggeriva di starne alla larga (spero che mi serva da lezione!). Salvo giusto gli ultimi 15-20 minuti che non mi hanno fatto rimpiangere di essere rimasta in sala fino alla fine!
Solo per masochisti convinti!
Una favola urbana sorprendente e una gioia per gli occhi, con colori e frame curatissimi.
Poetico e brutale come solo i paesaggi dell'Islanda possono essere (resi in un azzeccatissimo 4:3). Ma ad essere brutale è stata anche la colonizzazione degli islandesi da parte dei danesi, come dimostra l'atteggiamento del protagonista, un prete danese che ha il compito di fotografare le zone meno esplorate dell'isola (siamo nell'800), nei confronti della popolazione locale e soprattutto nei confronti della sua guida Ragnar (interpretato da uno degli attori islandesi più importanti Ingvar Eggert Sigurðsso, già encomiabile protagonista del precedente lavoro di Pálmason 'A White, white day'). Consigliatissimo (in sala e in vo!)