Papers by Jimmy Kwizera
In questa breve riflessione, vorremmo partire dal film Lord of the Flies (1963) ispirato dal roma... more In questa breve riflessione, vorremmo partire dal film Lord of the Flies (1963) ispirato dal romanzo di William Golding (1954) per abbordare il tema delle virtù sociali nell'intento di cogliere il rapporto tra la natura e la cultura. Nella vicenda narrata nel Film, troviamo un accenno a quasi tutte le tendenze e virtù relazionali quali Pietas, Observantia, Honor, Obbedientia, Gratitudo, Veracitas, Vindicatio, Liberalitas, Affabilitas, ecc. L'analisi di queste tendenze sociali ci portano a vedere che l'essere umano agisce liberamente senza che la sua libertà sia in contraddizione con i condizionamenti dell'ambiente in cui vive. In questo ordine di ragionamento intendiamo cogliere per analogia il rapporto tra la natura e la cultura mettendo in risalto quello tra la libertà e la tradizione in quanto contesto vitale nel quale la libertà umana viene espressa e esercitata.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Introduzione Henri Bergson(1859-1941), filosofo francese è uno dei filosofi che ebbero una influe... more Introduzione Henri Bergson(1859-1941), filosofo francese è uno dei filosofi che ebbero una influenza considerevole nel pensiero del Novecento. Egli mise in dubbio sia le filosofie intelletualiste che pretendevano accedere al reale attraverso l'exercizio dell'intelletto, siano le filosofie positiviste che postulavano la conoscenza scientifica come l'unica valida. Ora, per Bergson, l'intelligenza ad essa sola non ci può far afferrare il reale. Tanto essa è primitivamente non una facoltà speculativa ma addiritura una potenza attiva. Intesa nella sua genesi evolutiva, essa consiste a fabricare oggetti per l'uso umano. Quindi è stato l'homo faber a generare l'homo sapiens. Questa cornice ci aiuta a capire la problematica che Bergson affronta nell'opera che ci occupa, Materia e memoria (1896). È un'opera piuttosto difficile ma brillante. Bergson vi intraprende un'analisi della percezione e della memoria nell'intento di risolvere i problemi sulla relazione tra corpo e mente. In queste pagine, mi propongo di considerare soltanto la parte conclusiva dell'opera. Ciò mi aiuterà a fare un collegamento tra i diversi concetti che Bergson sviluppa nella sua considerazione sulla relazione mente-corpo. Dividerò la mia riflessione in due parti. Nella prima considererò il corpo nella sua dimensione oggettiva mentre nella seconda aborderò la dimensione soggettiva che mi permetterà poi di giungere alla relazione tra il corpo e lo spirito.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Introduzione Un autore francese Jean-François Lyotard (1924-1998) ha una notorietà dovuta alla su... more Introduzione Un autore francese Jean-François Lyotard (1924-1998) ha una notorietà dovuta alla sua analisi dell'impatto del pensiero della postmodernità nel modo di essere dell'uomo contemporaneo. Nella sua opera: La condizione postmoderna: rapporto sul sapere, del 1979, egli sintetizza lo spirito postmoderno nell'incredulità a ciò che lui chiama "meta-narrative". Secondo Lyotard, Le meta-narrative o "grandi narrative" sono i tentativi di spiegazione globale del mondo e della storia umana. Esse sono generate nel seno di credi religiosi, scuole filosofiche, sistemi etici, ideologie politiche. Si può dare qui diversi esempi: Il progresso storico(Hegel, Marx), la capacità della scienza di conoscere tutto(Compte e i positivisti), l'esistenza di una libertà assoluta(Sartre, Nietzsche). Perché cominciare la mia riflessione con questo accenno? Esattamente perché la triade Dio-l'uomo-il bene costituisce nella maggior parte dei pensieri filosofici una sorta di meta-narrativa coerente cosicché la visione dell'uomo condiziona in qualche maniera quella di Dio e vice versa e il bene viene sempre con un corollario. I tre concetti vengono collegati assieme per rendere la visione d'insieme della realtà anche negli autori che abbiamo visto nel nostro percorso di lettura dei filosofi moderni. Vorrei in questa breve riflessione limitarmi al pensiero razionalista di Cartesio per mostrare come la sua meta-narativa è fondata sui concetti di Dio, dell'uomo e del Bene. Come vengono articolate le nozioni di Dio, l'uomo e il bene nella filosofia cartesiana? Quali sono le forze e i limiti di questa meta-narrativa razionalista? Ecco i punti che vorrei discutere secondo un metodo sinthetico cosicché si possa avere un'idea d'insieme dell'impostazione globale di collegamento dei tre concetti nella spiegazione della realtà nel pensiero razionalista di Cartesio.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
1. Presentazione della quarta via La quarta via secondo San Tommaso d'Aquino, "si prende dai grad... more 1. Presentazione della quarta via La quarta via secondo San Tommaso d'Aquino, "si prende dai gradi che si riscontrano nelle cose. È un fatto che nelle cose si trova il maggiore e il minore bene, vero, nobile e altre simili perfezioni" 2. Così ci sono cose più o meno buone, belle, nobili… Ci sono insomma diversi gradi di perfezione nell'ordine ontologico e questo è un fatto comprovato dall'esperienza sensibile ordinaria. "Ma maggiore e minore si attribuiscono a diverse cose in base al fatto che esse si accostano a qualcosa che è al massimo grado; così, è maggiormente caldo ciò che maggiormente si accosta al massimamente caldo." 3 Quindi se noi siamo in grado di percepire e di distinguere i diversi gradi di perfezione, ci deve essere qualche cosa che possiede una certa qualità nel grado sommo in modo tale che possiamo dire che i diversi gradi in questa qualità si avviccinano più o meno a quella cosa che li possiede in grado supremo. Così per esempio, ciò che chiamiamo più caldo è ciò che maggiormente si accosta al sommamente caldo (il fuoco) che non lo sia ciò che chiamiamo meno caldo. Quando diciamo che le cose sono diversamente calde, poniamo implicitamente il fuoco come analogatum princeps 4 che ci permette poi di dire che tale cosa è più o 1 Pontificia Università della Santa Croce 2 T. D'AQUINO, Summa theologiae, I, q.2,a.3. 3 Ibid. 4 Mi riferisco qua ad una analogia di attribuzione.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La riflessione che ci occupa in queste righe porta sull'aricolo di A. George Molland intitolato A... more La riflessione che ci occupa in queste righe porta sull'aricolo di A. George Molland intitolato Aristotelian science. È un breve articolo che presenta in un modo chiaro e sintentico i punti importanti della concezione scientifica di Aristotele. Non darò qui un commento analitico del testo ma a partire di esso cercherò di dare una visione d'insieme della concezione aristotelica della scienza sottolineando l'influsso e l'attualità che ha nell'attegiamento scientifico in generale e nella riflessione epistemologica in particolare. Mi sforzero comunque in quanto possibile di segure la logica dell'esposizione che dà il testo di Molland. Innanzitutto, si può affermare che messo da parte il fatto che Aristotele è un pensatore che ha riflettuto sulla maggior parte degli argomenti di tipo scientifico che si potevano immaginare alla sua epoca, ha anche il merito di avere avuto un metodo che permettesse di trattare quegli argomenti in una maniera allo stesso tempo naturalistica e metafisica. Nell'articolo di Molland viene fuori la problematica del punto di partenza nello sviluppo della scienza aristotelica. Quando si osserva la biologia aristotelica ma anche i suoi lavori di fisica, si intravede a primo sguardo un attegiamento prettamente descrittivo e classificativo. Si potrebbe allora pensare ad un pensatore empirista "down-to-earth". Tanto Aristotele parla dell'esperienza come punto di partenza della conoscenza. Negli Topici per esempio, Aristotele insiste sulle opinioni come punto di partenza della scienza giacché non si può discuttere tutte le scienze partendo dai principi propri ad ognuna di esse. Si deve partire da dove si sta e non da un ipotetico punto di partenza che sarebbe superiore. Tuttavia, Aristotele distingue l'uomo dell'esperienza che sa il come da quello scientifico che sa anche il perché cioè la causa. E non indugia a attribuire la precedenza e la superiorità a quest'ultimo. Negli Analitici posteriori per esempio, Aristotele afferma che la forma propria della scienza è assiomatica e deduttiva a partire da una serie di premesse ottenute per induzione o per qualche altra maniera. Per Aristotele la conoscenza scientifica è essenzialmente dimostrativa e la dimostrazione viene dalla lettura intelletuale dell'esperienza. Lungi da vedere in questo doppio attegiamento di Aristotele una contaddizione metodologica bisognerebbe vederci anzi una richezza nel modo di approfondire la realtà. Aristotele concorda che i fatti empirici non spiegano le cause. Perciò la scienza non si potrebbe ridurre all'osservazione. Si può parlare di scienza soltanto quando si è capace di dire perché i fatti accadono in quel modo e non in quel altro. Così il sapere ottenuto è universalizzabile perché non si basa su come sono le cose ma come devono essere. Il sapere di questo tipo è inoltre necessario nella misura in cui rende conto di un legame necessario tra la causa e l'effetto e perciò diventa anche certa dal punto di vista del soggetto che sa ormai non soltanto come accadono le cose ma ugualmente perchè accadono così e non possono accadere altrimenti. Bisogna sottolineare però che si tratta di una necessità, una universalità e una certezza metafisiche dal momento che la natura come realtà contingente non si lascia dedurre
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Introduzione L'essere umano nell'esperienza della propria esistenza fa allo stesso tempo esperien... more Introduzione L'essere umano nell'esperienza della propria esistenza fa allo stesso tempo esperienza della propia finitezza. Si rende conto infatti che la propria esistenza è un compito per la realizzazione personale la quale non viene mai pienamente compuita. Da questa condizione di finitezza nascono per l'uomo delle domande radicali di totalità: origine, identità, senso. Queste domande di totalità richiedono una risposta di totalità che la scienza non saprebbe dare visto la sua settorietà. Ci vogliono delle risposte da cercare dal lato della sapienza che analizza fenomenologicamente l'esistenza umana e tenta una sua ermeneutica. Da quest'approcio fenomenologico e ermeneutico dell'esistenza si può arrivare ad una risposta o religiosa che pone la trascendenza o allora nichilista che sbocca sul vuoto. In questa sede vorrei riflettere sulla possibilità della risposta nichilista presentando un pensatore che ha segnato la nostra cultura contemporanea per la sua riflessione filosofica in ambito di religione. Si tratta di Friedrich Nietzche. Presenterò qui il nucleo filosofico del suo pensiero, la sua attualità e a mo' di conclusione tenterò una risposta alla sua provocazione prendendo spunto su altri pensatori che hanno fatto una riflessione diversa sullo stesso tema. Mi riferirò particolarmente a Martin Heidegger e a Soeren Kiergaard. 1. Il nucleo filosofico del pensiero di Nietzsche Per enucleare il pensiero filosofico di Nietzshe bisogna a mio parere esplorare le tre fasi principali dell'evoluzione del suo pensiero. Si può rispettivamente parlare della fase metafisica, della fase illuministica nonchè della fase filosofica che sembra negare la metafisica ma che in fondo si rivela anche essa una certa metafisica. Nella prima fase, il pensiero di Nietsche viene ispirato in una grande misura di tre figure filosofiche. La prima figura e quella di Feuerbach che vede in Dio una creazione
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Affettività umana, 2018
Introduzione L'affettività umana è una dimensione antropologica molto rilevante ma allo stesso te... more Introduzione L'affettività umana è una dimensione antropologica molto rilevante ma allo stesso tempo difficile da cogliere con precisione e che suscita a volte un notevole disacordo nell'impostazione di fondo. Basta gettare uno sguardo rapido su come l'affettività è stata considerata nella storia della filosofia. 2 Aristotele definì affettive le qualità sensibili, in quanto ciascuna di esse sviluppa una affezione dei sensi. Nell'opera "De Anima" ricordò che tra gli scopi della sua indagine vi erano sicuramente le affettività (o in senso più generale e completo le affezioni), innanzitutto perché gli sembravano proprie dell'anima, e in secondo luogo perché era necessario elencare quelle in comune con gli animali. In seguito gli Stoici valutarono negativamente l'affettività (e le affezioni), poiché irrazionali e minaccianti l'aspetto razionale dell'anima. S. Agostino e successivamente gli Scolastici ripresero l'opinione aristotelica sulla neutralità degli affetti e quindi, da un punto di vista morale, le giudicarono buone o cattive a seconda della incidenza moderatrice della ragione su di esse. Baruch Spinoza affermerà riguardo alla affettività (affezione) che non appena ci formiamo di essa una idea chiara e distinta, l'affettività cessa di essere tale; inoltre sosterrà che Dio essendo privo di idee confuse, è esente da affettività (affezione).
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Books by Jimmy Kwizera
Rome, 2023
René Girard (1923-2015) est un théoricien littéraire et un anthropologue de renommée internationa... more René Girard (1923-2015) est un théoricien littéraire et un anthropologue de renommée internationale. Figure majeure du xxe siècle, il voulut révéler la vérité de la littérature et la violence des institutions humaines mettant au jour deux refus d’entendre que sont le « désir mimétique », d’un côté, le « mécanisme du bouc émissaire », de l’autre. En outre, il a fait résonner autrement la parole qui parle dans la Bible et dans les Évangiles. Il élabore une thérie qui révolutionne les sciences humaines puisant dans d'inobrables sources que la présente thèse s'est proposée d'interpréter.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Teaching Documents by Jimmy Kwizera
Lectio Magistralis, 2023
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Conference Presentations by Jimmy Kwizera
Congrès sur l'évolution du processus de mobilité en permanente transformation, 2024
De nos jours, le phénomène migratoire, du moins en Occident, est souvent réduit à l'une de ses di... more De nos jours, le phénomène migratoire, du moins en Occident, est souvent réduit à l'une de ses dimensions : celle de l'immigration. Il s'agit avant tout d'un problème
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Convegno sulla Evoluzione del Processo di Mobilità in Continua Trasformazione., 2024
Oggigiorno la migrazione, almeno in Occidente, viene vista sotto un suo aspetto particolare: quel... more Oggigiorno la migrazione, almeno in Occidente, viene vista sotto un suo aspetto particolare: quello dell'immigrazione. È un problema antropologico soprattutto di apertura all'altro ma anche di concezione problematica della dignità personale. Per ideologia politica o per egoismo, l'altro viene ritenuto un invasore che bisogna evitare o regolare perché non rechi danni al nostro benessere. Considerare invece la migrazione nella sua complessità e soprattutto nel suo aspetto più drammatico: quello dell'emigrazione, potrebbe aiutare a migliorare la nostra considerazione in merito e rendere il fenomeno migratorio meno traumatico e più benefico.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Papers by Jimmy Kwizera
Books by Jimmy Kwizera
Teaching Documents by Jimmy Kwizera
Conference Presentations by Jimmy Kwizera