Classe di Lettere

Il saggio si propone di determinare l’incidenza degli endecasillabi dall’accentazione non canonica nella produzione della Scuola poetica siciliana. Stabilita l’esistenza di un gradiente di canonicità e selezionato un campione di versi in cui esso è nullo, si procede con la disamina delle varianti, verificando se è possibile ricondurli a una forma prosodica normale. Sulla base degli endecasillabi refrattari a ogni correzione, si mette in dubbio l’opportunità di spiegare le accentazioni non canoniche ricorrendo ad alcuni tipi di cesura presenti nel décasyllabe gallo-romanzo

Il problema della conoscenza della poesia lirica di Orazio da parte di Dante è, com'è noto, estremamente complesso. Il saggio affronta la questione limitatamente alla descrizione della morte di Cleopatra in Paradiso VI, a partire dalla consonanza tra l'attributo «atra» e l'«atrum [...] venenum» dell'ode I.XXXVII. Svolte alcune considerazioni lessicali riguardo alla diffusione del lemma "atro" nella poesia di Dante e dei suoi contemporanei e rilevate alcune affinità tematiche tra l'ode e Paradiso VI, si sostiene l'opportunità di considerare il sintagma «morte [...] atra» un'eco da Orazio.

Tra le novità che i Versi militari introducono nella poesia di Saba spicca la rinuncia alla dimensione prettamente lirica a favore di altre modalità espressive, dalla prosa narrativa alla canzone popolare. Ma nella sezione ricorrono anche alcuni elementi epistolari, quali strategie di innalzamento dell’espressività, il senso di piena continuità tra la scrittura e il discorso orale e, soprattutto, la presenza, a volte implicita ma costante, di un tu, cioè Lina. Il saggio propone, basandosi anche su un confronto con l’effettiva corrispondenza di Saba, una rassegna di questi elementi, offrendo una lettura del ruolo che assumono nella sezione. Si avanza l’ipotesi che il dialogo con la proiezione mentale di Lina sia funzionale a sottrarre l’io alla realtà avvilente della leva e a rafforzarne l’identità a fronte della massa indefinita dei commilitoni, realizzando una (seppur momentanea e spesso fallimentare) forma di evasione tramite una scrittura para-epistolare.

La rapida fortuna della terzina nel Veneto: Giovanni Quirini e Enselmino da Montebelluna ALVISE ANDREOSE, Università eCampus «L'Amor che 'mpera in cielo e quaggiù regge»: la terzina dantesca nel volgarizzamento della Consolatio di Alberto della Piagentina. VALENTINA NIERI,