Articoli by Giulia Depoli
Gramarye, 2024
The aim of my paper is to explore the Neapolitan literary tradition with regard to elements typic... more The aim of my paper is to explore the Neapolitan literary tradition with regard to elements typical of tales of magic in short narratives before Basile. The Italian novella was traditionally a realistic genre, following the model established by Boccaccio. However, his imitators in the Early Modern age wrote their stories in a changed cultural context, in which the supernatural entered the previously skeptical educated discourse. No longer limited to popular oral tales, magic and otherworldly creatures emerged as increasingly frequent themes in high literature as well. The genre of the novella gradually became permeable to magic elements, including them initially through compromise formations, and then openly. I will outline this process by analyzing the stories written by two representative, though often neglected, Neapolitan predecessors of Basile: Masuccio Salernitano (1476) and Girolamo Morlini (1520). In the first case, I will show how Masuccio makes use of the Melusinian plot in his 26th novella. Though influenced by Marie de France’s «Lai du Lanval» and Apuleius’ «Cupid and Psyche», the author chooses to disguise this traditional fairytale motif under a strictly realistic facade. A similar plot can be traced in Basile’s «Lo catenaccio», testifying to its persistent popularity in Southern-Italian narrative production. On the other hand, in Morlini’s collection, genuine magical elements coexist with realistic concealments. Alongside cases in which the supernatural turns out to be fake, such as in the novelle di beffa, some of his stories feature speaking animals, actual spirits and magical events, foreshadowing the developments later reached by Basile.
Storie e linguaggi, 2023
L'obiettivo dell'articolo è quello di valutare le possibili influenze delle novelle quattrocentes... more L'obiettivo dell'articolo è quello di valutare le possibili influenze delle novelle quattrocentesche sull'«Orlando furioso» di Ariosto. Dopo una panoramica sugli sviluppi di questo genere letterario nel Quattrocento, si delinea il corpus testuale preso in considerazione per questa indagine. Si tratta del «Novellino» di Masuccio Salernitano e delle «Porretane» di Sabadino degli Arienti, le due principali raccolte autoriali che circolavano alla corte estense di Ferrara. Successivamente, la discussione si sposta a riflettere su cosa si possa definire "novella" all'interno del poema ariostesco, soprattutto alla luce dei cambiamenti avvenuti in questo genere letterario dopo Boccaccio. Infine, vengono proposti diversi parallelismi narrativi e tematici tra gli episodi dell'«Orlando furioso» e le novelle del XV secolo, evidenziando la necessità di considerare anche questo retroterra letterario per un nuovo commento del poema.
Notes in Italian Studies, 2023
Giulia Depoli’s article probes an under-researched topic in the history of the novella di beffa a... more Giulia Depoli’s article probes an under-researched topic in the history of the novella di beffa across the 14th and 15th centuries. Through a critical comparison that encompasses both Boccaccio’s «Decameron» and Masuccio Salernitano’s «Novellino», and lesser-known texts written by Sabadino degli Arienti and Cesare Nappi, Depoli elucidates a rhetorical shift in the depiction of supernatural and fantastic elements in the tradition of early modern Italian novella, corroborated by a theoretical framework drawing from Francesco Orlando, Todorov, Freud and de Certeau.
Dante e la letteratura dell'Occidente. Atti delle Rencontres de l’Archet, Morgex, 13-18 settembre 2021, «Centro di Studi storico-letterari Natalino Sapegno – onlus», 2023
L’«Anticlaudianus» di Alano da Lilla è stato per la prima volta additato come modello per la «Com... more L’«Anticlaudianus» di Alano da Lilla è stato per la prima volta additato come modello per la «Commedia» da Bossard nel 1885. Ad oggi, si è registrata nella critica una tendenza ad argomentare questa tesi concentrando l’attenzione su alcuni loci paralleli ritenuti particolarmente significativi. Tra questi, il più noto è quello dell’invocazione alla musa celeste («Ant»., V, 265-305), un passaggio a più riprese accostato a «Par»., I, 13-36 e a «Par»., II, 1-9. L’obiettivo del presente contributo è valutare nuovamente questa ipotesi intertestuale, tornando a leggere i brani coinvolti (spesso liberamente scorciati dagli interpreti) nei loro rispettivi contesti, per poter cogliere appieno il valore strutturale che assumono nei due poemi. Non basta, però, parlare di “strutture parallele”, secondo l’intuizione di Dronke, senza problematizzare ulteriormente questo assunto critico. Solo confrontare in profondità le analogie, ma ancor più gli scarti che intercorrono tra l’architettura dell’«Anticlaudianus» e quella della «Commedia», rivelatori della sostanziale distanza che separa il Doctor Universalis da Dante nelle concezioni filosofiche e nella sensibilità teologica, permette di comprendere pienamente ciascuna opera restituendola al suo contesto cronologico e culturale.
Letteratura e Potere/Poteri. Atti del XXIV Congresso dell'ADI - Associazione degli Italianisti (Catania, 23-25 settembre 2021), 2023
Il contributo si propone di saggiare i limiti della misoginia di Masuccio Salernitano analizzando... more Il contributo si propone di saggiare i limiti della misoginia di Masuccio Salernitano analizzando il trattamento narrativo da lui riservato ad alcune protagoniste delle sue novelle. Sfuggendo ai propositi antifemminili dell’autore, senza però cadere nell’opposta gabbia sublimante, le donne del «Novellino» si presentano talvolta come soggetti in grado di manovrare autonomamente l’intera azione narrata, sfruttando ai propri fini il potere della parola – con malcelata connivenza del narratore. Dalle donne che con capacità narrative e performative riescono a mutare il corso degli eventi (Nov. I 3; Nov. I 9), a quelle che danno fulminee prove di straordinario ingegno (prima fra tutte, la fiorentina di Nov. V 41), alcune fanciulle di Masuccio nel bene e nel male sono maestre dell’ars dicendi e artefici del proprio (e dell’altrui) destino, il che scalfisce almeno in parte, ma significativamente, l’assoluto accanimento dell’autore contro il «pravo e vilissimo femineo sesso».
Giornale Storico della Letteratura Italiana, 2022
Il presente articolo propone una lettura della novella 26 del «Novellino» di Masuccio Salernitano... more Il presente articolo propone una lettura della novella 26 del «Novellino» di Masuccio Salernitano (1476) individuando nel testo un’originale rielaborazione del modello narrativo del «Lanval» di Marie de France, riletto alla luce della contemporanea concezione umanistica dell’amicitia. Mentre nel racconto originale l’amore dei protagonisti non può essere rivelato per la natura soprannaturale della dama (e in implicito accordo con i codici dell’amor cortese), nella novella la protagonista si preoccupa piuttosto di proteggere la propria reputazione dalla sconsiderata divulgazione di segreti fra amici che, lungi dal rappresentare l’ideale di perfetta virtù in voga nel Quattrocento, ne incarnano piuttosto una spietata parodia. Sarà così messa in evidenza l’ampiezza e la varietà del retroterra culturale di Masuccio, che include oltre ai modelli d’oltralpe anche la produzione umanistica coeva, finora poco valorizzata dagli studi.
L'Alighieri, 2022
Il presente contributo offre una ricognizione delle occorrenze di Alano da Lilla, poeta e teologo... more Il presente contributo offre una ricognizione delle occorrenze di Alano da Lilla, poeta e teologo del XII secolo, nei commenti trecenteschi alla «Commedia». Diversi critici moderni hanno visto nel Doctor Universalis un modello per il poema, ma nessuno studio sul tema si è mai preoccupato di valutare se Alano fosse considerato, se non come un predecessore, quantomeno come un autore affine a Dante dai contemporanei. Dall’indagine emerge che i primi commentatori, pur citando Alano, non ne dimostrano una conoscenza profonda, confondendone spesso l’identità e le opere e menzionandolo solo sporadicamente come un’auctoritas fra le altre senza particolare rilievo. Unica, ma importante eccezione è Pietro Alighieri, che dedica una significativa attenzione all’«Anticlaudianus» in relazione alla «Commedia» soprattutto per quanto riguarda la struttura allegorica delle due opere.
Dante e la tradizione classica. Atti del Convegno in ricordo di Saverio Bellomo (Pisa, Scuola Normale Superiore, 10-11 aprile 2019), 2021
(a. a. 2018-2019), sotto la supervisione del Professor Carrai, che ringrazio sentitamente per la ... more (a. a. 2018-2019), sotto la supervisione del Professor Carrai, che ringrazio sentitamente per la pazienza, l'interesse e la generosa disponibilità con cui ha seguito e letto il presente lavoro. Esprimo anche la mia gratitudine al Dottor D'Amanti per i preziosi consigli circa il testo di Massimiano. 1 Il nome del poeta compare all'interno del testo stesso:
Arabeschi, 2021
«Arabeschi», 17 (2021).
Fa parte della Galleria "«Noi leggiavamo…». Fortuna iconografica e rimed... more «Arabeschi», 17 (2021).
Fa parte della Galleria "«Noi leggiavamo…». Fortuna iconografica e rimediazioni visuali dell’episodio di Paolo e Francesca fra XIX e XXI secolo".
Recensioni by Giulia Depoli
Convegni by Giulia Depoli
Sixteenth Century Society Conference, 2024
In this paper I will delve into three lesser known episodes in the Renaissance reception of «Deca... more In this paper I will delve into three lesser known episodes in the Renaissance reception of «Decameron» X 4. The Boccaccian novella recounts the tale of Gentile de’ Carisendi, an unrequited lover of madonna Catalina, who is already married. When Catalina suddenly dies, Gentile goes to her tomb only to discover her miraculously alive. After rescuing her, he returns her to her husband, displaying remarkable magnanimity. This plot, already developed in the «Filocolo» (IV 67), creatively reworks the trope of false death and had a renowned influence on the sixteenth-century novellas, ultimately inspiring Shakespeare’s Romeo and Juliet. However, its late fifteenth-century rewritings also deserve attention, as they reflect a peculiar and thought-provoking cultural landscape. Around 1476, Masuccio Salernitano, in a swift parody of the «Decameron» story, envisions the beloved miraculously returning to life from the grave long after her death, turning the “questione d’amore” into a paradoxical trial between lover and husband («Novellino» I 8). In 1482, the humanist Benedetto Colucci recasts the tale in Latin («Historiola amatoria») amidst the backdrop of the Black Death, emphasizing love triumphing over marital bonds. Finally, in his «Porretane» XI (1492) Sabadino degli Arienti exploits the trope within the confines of marriage, with the wife autonomously recovering and reuniting with her husband without any intermediary. This narrative evolution not only allows for a greater exploration of female subjectivity and agency but also signifies a shift in the portrayal of the supernatural, as seen in the intermingling of the pseudo-death motif with themes of revenance.
XXVII Congresso Nazionale dell’Associazione degli Italianisti: Rotte mediterranee. Migrazioni e ibridazioni nella Letteratura italiana, 2024
Il contributo si propone di portare l’attenzione su due riscritture boccacciane nel Novellino di ... more Il contributo si propone di portare l’attenzione su due riscritture boccacciane nel Novellino di Masuccio Salernitano ancora non segnalate dalla critica: il dittico formato dalla terzultima e dalla penultima novella della raccolta quattrocentesca riprende infatti, in speculare posizione macrotestuale, «Dec». I 2 e I 3. Le novelle 48 e 49 del «Novellino» mettono in scena due esemplari manifestazioni di fede religiosa, l’una musulmana e l’altra cristiana, attraverso le rotte di un Mediterraneo percorso da corsari, crociati e pellegrini fra Italia, Nord Africa e Medio Oriente. Da un lato, i rispettivi protagonisti Malem, principe di Tunisi, e Federico Barbarossa vengono equiparati per magnificenza, in un’atmosfera di rispetto e riconoscimento reciproco che travalica la fondamentale differenza di credo. La fede coraggiosamente e tenacemente rivendicata li accomuna in contrasto con i loro precedenti boccacciani, rispettivamente Abraam giudeo e Melchisedec, emblemi di scarsa risolutezza religiosa e aperto agnosticismo. D’altro canto, se Boccaccio alle soglie del «Decameron» apriva lo spazio narrativo ai tre grandi monoteismi del Mediterraneo in un confronto paritario, nel suo «Novellino» Masuccio oblitera completamente la presenza ebraica, rappresentando un dialogo esclusivo fra cristianesimo e Islam. Tale scelta implica la percezione di un’alterità dell’ebraismo tanto irriducibile da comportarne l’esclusione dal narrabile. Per comprendere pienamente l’operazione letteraria di Masuccio, sarà necessario indagarla alla luce della condizione degli ebrei nella Napoli aragonese, in cui la sua raccolta ha preso forma, nonché delle politiche antisemite che attraversano l’Europa tardo-quattrocentesca.
Il «Novellino» di Tommaso Guardati: storia, filologia e interpretazione di un classico del Quattrocento (Basilea, 14-15 dicembre 2023), 2023
L'infinito minimo. Nuovi percorsi della narrativa breve fra teoria, genere e canone (Pisa, Scuola Normale Superiore - Università di Pisa, 11-12 dicembre 2023), 2023
Il Rinascimento della novella. Convegno internazionale di studi (Pisa, Scuola Normale Superiore, 26-28 ottobre 2023), 2023
L’intervento si propone di dare una ricognizione della novella latina spicciolata nel XV secolo, ... more L’intervento si propone di dare una ricognizione della novella latina spicciolata nel XV secolo, seguendo un percorso tematico e geografico. Dopo aver dato conto dello stato degli studi, vengono analizzate anzitutto le novelle di amore di tono tragico-patetico, che si caratterizzano tutte per una costruzione del personaggio femminile basata su premesse che oggi definiremmo misogine: la "Violate pudicicie narracio" di Giovanni Conversini da Ravenna, l’anonima "Historia trium amantium", l’"Historia de duobus amantibus" di Enea Silvio Piccolomini, la novella anepigrafa di Francesco Tedaldi, la pseudo-petrarchesca "Aronus senex", l’"Historiola amatoria" di Benedetto Colucci e la novella anepigrafa di Giovanni Aurispa, nota col titolo di "Tirinella Capece". Una seconda tipologia è invece quella delle novelle che narrano le origini di una nobile famiglia; da ascrivervi sono solo due testi, ma di qualità altissima: la "Familie Carrariensis natio" di Giovanni Conversini e la "De origine inter Gallos ac Britannos belli historia" di Bartolomeo Facio. Infine, vengono presentati casi di sperimentazioni settentrionali: si dà notizia dell’anonima "Homo perspicui sanguinis" (di cui ho dato l’edizione dal MA 611 della Biblioteca Angelo Mai di Bergamo), che si riconduce a una cerchia di maestri di scuola del nord Italia legati alla personalità di Uberto Decembrio, e l’"Historia lepida de quibusdam ebriis mercatoribus" di Luigi Passerini. Vengono proposte alcune conclusioni riguardo alla tipologia dei testi, alla loro fortuna letteraria e alla localizzazione geografica di questa produzione.
Giambattista Basile: The Other Fairy Godfather (University of Chichester, 24 June 2023), 2023
The aim of my paper is to explore the Neapolitan literary tradition with regard to folktale eleme... more The aim of my paper is to explore the Neapolitan literary tradition with regard to folktale elements in short narratives before Basile. The Italian novella was traditionally a realistic genre, following the model established by Boccaccio. However, his imitators in the Early Modern age wrote their stories in a changed cultural context, in which the supernatural entered the previously skeptical educated discourse. No longer limited to popular oral tales, magic and otherworldly creatures emerged as increasingly frequent themes in high literature as well. The genre of the novella gradually became permeable to folktale elements, including them initially through compromise formations, and then openly. I will outline this process by analyzing the stories written by two representative, though often neglected, Neapolitan predecessors of Basile: Masuccio Salernitano (1476) and Girolamo Morlini (1520). In the first case, I will show how Masuccio makes use of the Melusinian plot in his 26th novella. Though influenced by Marie de France’s «Lai du Lanval» and Apuleius’ «Cupid and Psyche», the author chooses to disguise this traditional fairytale motif under a strictly realistic facade. A similar plot can be traced in Basile’s «Lo catenaccio», testifying to its persistent popularity in Southern-Italian narrative production. On the other hand, in Morlini’s collection, genuine fairytale elements coexist with realistic concealments. Alongside cases in which the supernatural turns out to be fake, such as in the novelle di beffa, some of his stories feature speaking animals, actual spirits and magical events, foreshadowing the developments later reached by Basile.
L’obiettivo del mio progetto è indagare le fonti e i modelli narrativi della novellistica quattro... more L’obiettivo del mio progetto è indagare le fonti e i modelli narrativi della novellistica quattrocentesca in lingua volgare, concentrandomi su tre ambiti letterari principali che ne hanno a vario titolo influenzato la fisionomia: Boccaccio e la narrativa post-boccacciana del tardo Trecento, le scritture cristiane agiografiche ed esemplari e la novella umanistica latina. Di ciascun settore valuterò lo specifico apporto in termini di contenuti, stile ed elementi caratterizzanti del rispettivo genere letterario, mirando a fornire un quadro organico e sistematico delle tradizioni alla base della ricodificazione della narrativa breve del XV secolo.
«La gran tela» di Ariosto. Per un nuovo commento all’Orlando furioso (1532) (Ferrara, 6-7 ottobre 2022), 2022
L’obiettivo dell’intervento è di avviare una riflessione sui possibili punti di contatto fra gli ... more L’obiettivo dell’intervento è di avviare una riflessione sui possibili punti di contatto fra gli sviluppi quattrocenteschi del genere novellistico e le novelle intercalate nell’«Orlando furioso». In una prima parte, si circoscriverà l’ambito della narrativa breve del Quattrocento tenuto in considerazione per questa ricerca, delineando altresì alcuni tratti distintivi di questa produzione a un livello più generale. Si tornerà, quindi, sul problema di cosa sia inquadrabile come “novella” all’interno del poema di Ariosto, riflettendo sui possibili criteri da adottare. Nella seconda parte dell’intervento, verranno proposti alcuni possibili contatti tematici e casi di interdiscorsività fra i racconti del «Furioso» e alcune novelle di Masuccio Salernitano e di Sabadino degli Arienti, autori che godevano di una significativa circolazione negli ambienti di produzione dei poemi cavallereschi in ottave.
Dante per figuras. La fortuna visiva delle opere dantesche dalle miniature al cinema. 23-24 giugno 2022, 2022
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Articoli by Giulia Depoli
Fa parte della Galleria "«Noi leggiavamo…». Fortuna iconografica e rimediazioni visuali dell’episodio di Paolo e Francesca fra XIX e XXI secolo".
Recensioni by Giulia Depoli
Convegni by Giulia Depoli
Fa parte della Galleria "«Noi leggiavamo…». Fortuna iconografica e rimediazioni visuali dell’episodio di Paolo e Francesca fra XIX e XXI secolo".
Pucci (2011) ha individuato nella prevaricazione culturale la massima discrepanza che intercorre fra Nov.V48 e il modello. Ma tale elemento non è affatto assente in Boccaccio, anzi, proviene direttamente dal secondo ipotesto Dec.I2. Lo scarto sta piuttosto nella contaminazione delle due novelle decameroniane e si determina nella reazione del cristiano alla mancata conversione: mentre Giannotto insiste incalzando Abraam a rinnegare l’ebraismo, il Guidotto masucciano rispetta immediatamente il rifiuto dell’amico Malem, riconosciuto come nobile d’animo proprio perché fedele al proprio credo. Lo stesso atteggiamento è adottato specularmente in Nov.V49 dal Soldano di Babilonia di fronte a Federico Barbarossa, catturato come messer Torello sulla via per la Terra Santa. Malem e l’imperatore sono parimenti caratterizzati come personaggi esemplari, dotati di un’«autorità» dimostrata nell’integrità religiosa, cristiana o musulmana che sia, che si contrappongono al clero corrotto e corruttore stigmatizzato nella prima decade del Novellino, da cui distano quanto Griselda da ser Ciappelletto nel Decameron.
Tale valenza macrotestuale va di pari passo con la valorizzazione della parola come mezzo di affermazione personale. Se il toscano è un’innegabile imposizione su Malem, costretto a perdere parte della propria identità, va anche rilevato che per Guidotto insegnare la propria lingua al figlio del re di Tunisi rapito in mare dai corsari significa anzitutto dargli voce e permettergli di non vivere «a guisa quasi di sordo e di mutolo», come l’Alatiel boccacciana, ma di emanciparsi. Non a caso, proprio sulla lingua, e non sul gesto (Pirovano 1996), si impernia l’agnizione finale, come segno di un’esperienza culturale che lega indissolubilmente i due amici e che, soprattutto, è veicolo dell’esempio di autentica professione di fede offerto da Masuccio ai suoi lettori come antidoto all’imperante degrado del clero.
Masuccio Salernitano’s «Novellino» (1476) includes one of the most articulate representations of a fake demonic evocation in Renaissance literature (novella XX). While the author contaminates two decameronian hypotexts (VIII 7 and VIII 9), he enriches his story with many details drawing not only from hagiography (as Boccaccio did), but also directly from necromantic manuals which circulated in the courts and described how to perform rituals involving supernatural entities. This way, Masuccio betrays his likely first-hand knowledge of these heterodox practices.
In novella XXV of the «Porretane» (1492), Sabadino degli Arienti rewrites a novella by the notary Cesare Nappi, in which a fake necromancer pretends to exorcise a woman who believes to be possessed. The extraordinary space given by Nappi to the pranked woman, who describes her possession and a previous ritual (even involving ‘voodoo dolls’) in depth, undergoes a significant censorship in Sabadino’s version, testifying the uneasiness towards these unspeakable subjects that can hardly fit into the model provided by Boccaccio. However, the survival of the hypotext offers an impressive testimony of the supernatural imagery which even humanists were familiar with.
Abstract:
"Il fiore delle Georgiche" è la seconda traduzione classica di Quasimodo. L’antologia virgiliana viene allestita per le Edizioni della Conchiglia durante il secondo conflitto mondiale, inserendosi in una corrente di riappropriazione ideologica del poeta latino in chiave antifascista.
A due anni di distanza dalla prova dei "Lirici greci", l’autore si confronta con un testo non più frammentario, più facilmente assimilabile alla sua poetica, ma con un poema di ampio respiro. Anche la prassi traduttiva si evolve di conseguenza, sia dal punto di vista metrico-formale, sia nella selezione degli autori della tradizione italiana sfruttati per particolari soluzioni stilistiche e lessicali nella resa del testo virgiliano. La memoria letteraria gioca un ruolo fondamentale per Quasimodo traduttore, anche in virtù della sua particolare concezione di «situazione di canto», cioè di motivi poetici sempre vivi al di là del tempo che si concretizzano nelle opere di ogni epoca. Nel "Fiore delle Georgiche", Dante fa la sua comparsa tra i modelli principali: in particolare, i prestiti danteschi si concentrano nell’episodio di Orfeo, nella cui versione quasimodiana emerge a più riprese il lessico della "Commedia".
Propongo lo studio di alcuni casi significativi di intertestualità con Dante in questa poco frequentata, ma significativa, traduzione d’autore, a partire dall’analisi delle bozze che documentano tutti gli stadi dell’elaborazione, conservate al Centro Manoscritti di Pavia. Da parte di Quasimodo, si rileva un rapporto con la tradizione non univoco, caratterizzato da dinamiche di volta in volta differenti. Se, da un lato, non mancano allusioni puntuali all’ipotesto dantesco attraverso cui il testo virgiliano è filtrato e, talvolta, molto liberamente trasfigurato, dall’altro i materiali autografi attestano una selezione attenta di tali suggestioni, mirata a evitare citazioni troppo esibite o a riadattarle all’interno del tessuto testuale circostante. Nondimeno, il dialogo con Dante è assiduo e orienta costantemente l’approccio poetico di Quasimodo in questa prova.
Il panel esplorerà le modalità attraverso cui la narrativa incorpora la dimensione culturale del Mediterraneo, mettendo in scena i costumi, le lingue, le religioni e le ideologie dei popoli che lo abitano, nonché i loro rapporti e i reciproci scambi.
Il panel esplorerà le modalità attraverso cui la narrativa incorpora la dimensione culturale del Mediterraneo, mettendo in scena i costumi, le lingue, le religioni e le ideologie dei popoli che lo abitano, nonché i loro rapporti e i reciproci scambi. Si accoglieranno proposte di contributi che indaghino:
• l’incontro/scontro sul piano ideologico, economico, etnico, culturale e di genere con l’Altro o l’Altrove, reale o immaginario, nello spazio del Mediterraneo;
• la dimensione spaziale e geografica del Mediterraneo, in chiave mitica, simbolica, sociologica, politica, ecocritica;
• la costruzione di un “cronotopo del Mediterraneo” e, per tale via, la definizione di personaggi che di tale cronotopo siano espressione;
• il sentimento del Mediterraneo, inteso come luogo di partenza e ritorno, del fantastico e dell’evasione, di affetto e nostalgia, di critica e polemica.
Saranno apprezzate proposte di ricerca che propongano ‘questioni’, ‘collegamenti’, ‘metodi’ sul tema ‘Mediterraneo e racconto’ in un arco cronologico esteso e di confronto tra le epoche.
Il convegno proverà, dunque, a rispondere ai seguenti interrogativi: che cosa accade dalle prime miniature dei manoscritti della «Commedia» sino e oltre il cinema muto? Che cosa accade quando il poema di Dante prende corpo nelle rappresentazioni filmiche e performative? In che modo il 'visibile parlare' dantesco ha influenzato e incoraggiato le trasposizioni in immagini del poema? Quale spazio occupano l’amore per Beatrice e il viaggio oltremondano nell’immaginario visuale della modernità e della
contemporaneità? Quali sono i supporti visuali impiegati nel tempo per rendere sempre più celebri i personaggi e gli episodi della «Vita Nova» e della «Commedia»?