Books by Enrico Giovanelli
Aristonothos. Scritti per il Mediterraneo antico, Quaderni n. 3, Jan 2015
Gli scarabei e gli scaraboidi sono una classe di materiale che gode di fortuna nel mondo preroman... more Gli scarabei e gli scaraboidi sono una classe di materiale che gode di fortuna nel mondo preromano a partire dalla prima età del Ferro. Relegati spesso nella più ampia categoria degli oggetti minori, essi costituiscono in realtà un indicatore dei rapporti delle popolazioni preromane con il resto del bacino del Mediterraneo e delle complesse istanze culturali sottese. A distanza di anni il presente studio costituisce una rivisitazione sistematica dell’edito, costituito principalmente da grandi corpora e cataloghi, a partire dalle prime importazioni di oggetti egizi ed egittizzanti fino alla produzione glittica in pietre dure dell’età tardo arcaica, momento in cui l’arrivo di gemmarii dal mondo greco comporta una svolta decisiva per lo sviluppo di una delle più raffinate arti etrusche.
I manufatti, presentati alla luce dei loro contesti e dei loro supporti quando possibile, sono trattati in tutti i loro aspetti tecnici, stilistici e iconografici, al fine di delinearne la polifunzionalità e valore per i possessori.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Edited Books by Enrico Giovanelli
Il presente volume esce a distanza di tre anni dalla pubblicazione de "Il bestiario fantastico di... more Il presente volume esce a distanza di tre anni dalla pubblicazione de "Il bestiario fantastico di età orientalizzante nella penisola italiana (Quaderni di Aristonothos, 1, 2012)", in un momento in cui la tematica del bestiario fantastico ha ricevuto grande attenzione da parte dell’Antichistica, sia nelle attività di ricerca sia in quelle di divulgazione. Sin dalla Premessa, il primo volume si presentava come un dossier, una raccolta di dati. Per questo secondo volume, ci si è posti invece l’obiettivo di avviare la discussione sui contributi pubblicati nel 2012 e contemporaneamente di raccogliere ulteriori approfondimenti sul tema del bestiario fantastico di età orientalizzante. Da qui è scaturita la decisione di organizzare un workshop, ospitato alla British School at Rome nel gennaio del 2014. In quell’occasione studiosi di diverse formazioni, affrontando il tema con differenti prospettive critiche ed ermeneutiche, hanno preso le mosse da dove ci si era arrestati. Il presente volume è l’edizione degli Atti di quell’incontro di studio e raccoglie saggi che spesso cercano di valicare, seguendo percorsi multiformi, i limiti dell’aspetto classificatorio, per giungere a indagare con diverse prospettive i significati più profondi del bestiario orientalizzante, spingendosi anche al di là della fine del cosiddetto periodo orientalizzante con incursioni a più riprese nell’Arcaismo e oltre.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Aristonothos. Scritti per il Mediterraneo antico, Quaderni n. 1, Dec 2012
L’Italia centrale tirrenica nel VII sec. a.C. è ormai da tempo pienamente inserita in un ricco ci... more L’Italia centrale tirrenica nel VII sec. a.C. è ormai da tempo pienamente inserita in un ricco circuito di scambi e commerci a livello mediterraneo.
In questo complesso quadro di scambi e contatti, che hanno portato a una radicale trasformazione in ampi settori dell’Italia preromana, uno degli aspetti forse più evidenti e facilmente percepibili è l’evoluzione nelle produzioni artigianali etrusche e italiche di un interessante e variegato bestiario fantastico, che in buona parte affonda le sue radici in ambito lato sensu orientale e greco, ma la cui sopravvivenza nel corso del VII secolo a.C. e oltre è in un certo senso garantita dalle e legata alle differenti riletture locali, che spesso rielaborano liberamente i modelli allotri, dando vita a figurazioni parzialmente o del tutto nuove.
Il volume Il bestiario fantastico di età orientalizzante nella Penisola Italiana, che inaugura i Quaderni della serie Aristonothos, Scritti per il Mediterraneo Antico, ha lo scopo di creare un dossier di partenza, con il fine di attirare attenzione sul fenomeno e suscitare un dibattito, coinvolgendo studiosi che da diversi punti di vista (archeologico, storico artistico, antropologico, ecc.) e a diversi gradi di approfondimento hanno incontrato nella propria ricerca questo aspetto della cultura figurativa.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Papers by Enrico Giovanelli
CARTA ARCHEOLOGICA E RICERCHE IN CAMPANIA FASCICOLO 13: COMUNI DI CURTI E CASAPULLA, ATTA Suppl. XV, 2023
Questo articolo costituisce una sintesi aggiornata su quanto sinora noto riguardo ai materiali re... more Questo articolo costituisce una sintesi aggiornata su quanto sinora noto riguardo ai materiali restituiti dal santuario di Fondo Patturelli, alla luce dei più recenti contributi. Pur nella quasi totale carenza dei dati contestuali, essi sono infatti una fonte di informazioni imprescindibile ai fini della comprensione della vita del santuario e, più in generale, dell’antica Capua. In particolare le terrecotte architettoniche e votive costituiscono due serie testimoniali assai indicative per delineare i rapporti della città con gli altri centri indigeni e greci della Campania antica.
This contribution is an updated synthesis about the state of the art of the findings belonging to the Fondo Patturelli sanctuary. Despite the almost total lack of contextual data, they are an essential information source indeed both for the knowledge about the life of the sanctuary and, in a wider frame, of the ancient Capua. Moreover architectural and votive terracottas are two very important evidences for outlining the relationship between the city and the other indigenous and Greek centers in the ancient Campania.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Archaeology and Economy in the Ancient World. Proceedings of the 19th International Congress of Classical Archaeology. Volume 54: Sessions 4 – 5 – Single Contributions, 2023
Even though Aegyptiaca have been sometimes underestimated in the past, nowadays they are consider... more Even though Aegyptiaca have been sometimes underestimated in the past, nowadays they are considered one of the hallmarks of the relationship between the Etruscan and Italic people and the rest of the Mediterranean at the beginning of the Italian Iron Age. Starting from the most recent studies, this brief synthesis aims to provide an updated synopsis on several aspects linked to these items. In particular it will focus firstly on defining the main areas of production (Egypt, Levant and the Aegean), then on tracing the possible sea-routes and the people involved in the circulation process. The second part of the communication will outline the situation of Etruria, Latium and Campania, where Aegyptian and Aegyptianizing objects are mainly concentrated between the 8th and the 7th century BC, also considering the reception (and the possible re-elaboration) of foreign cultural and religious values and the common and different trends among the indigenous communities.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Scienze dell'Antichità, 2022
The Capuan terracotta votives uncovered in the sanctuaries of Fondo Patturelli (mainly) and Diana... more The Capuan terracotta votives uncovered in the sanctuaries of Fondo Patturelli (mainly) and Diana Tifatina, and now preserved in the Museo Provinciale Campano, represent one of the most considerable collections of these objects from ancient Italy. As the items have been removed from their original contexts, any economic considerations relating to them can only be made based on the variety of the objects and number of types evident, in order to examine the relationship between the customers (demand) and the workshop (supply).
Bookmarks Related papers MentionsView impact
BABESCH, Dec 2021
This short paper deals with the iconographic theme of the horses facing a manger or a tripod, as ... more This short paper deals with the iconographic theme of the horses facing a manger or a tripod, as it has been recently reconsidered regarding to its diffusion in Greece and in Magna Graecia between the 8th and 7th century BC. In Etruria this subject appears almost at the same time on the local pottery and is represented till the mid-7th century BC. Starting from the analysis of the Ludwig krater, one of the most relevant artefacts, this contribution provides some remarks on the possible meaning of this iconography in the central Tyrrhenian Italy during the Orientalizing period.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo Atti del IV Convegno Internazionale di Studi, 2019, 2021
This short paper aims to present some preliminary results of the research conducted on the small ... more This short paper aims to present some preliminary results of the research conducted on the small votive terracottas representing seated women with a child. These votives belong to the sanctuary of Fondo Patturelli at Capua, where this iconography is strongly attested, considering also the well-known tufa statues and some samples among the big votive terracottas, from the Late Archaic Period till the 1st century BC. The large variety of the till now identified types shows the originality of the Capuan workshops who were capable of selecting Greek iconographical models and re-adapting them to the religious feelings of the local community. In this process, a very great role could have been played by the particular features of the sanctuary itself, a lucus, where the cult of fertility and children protection were dominant and pervasive in all their aspects.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Journal of Ancient Egyptian Interconnections, 2021
Scarabs and seals are still considered one of the hallmarks of the relationship between the Etrus... more Scarabs and seals are still considered one of the hallmarks of the relationship between the Etruscan and Italic people and the rest of the Mediterranean. Starting from the most recent studies, this brief synthesis aims to give an updated synopsis on several aspects linked to these items.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
ACME. Annali della Facoltà di Studi Umanistici dell'Università degli Studi di Milano, 2019
L’iconografia della donna assisa con bambino costituisce senza dubbio il soggetto più significati... more L’iconografia della donna assisa con bambino costituisce senza dubbio il soggetto più significativo nel repertorio dei votivi fittili del santuario di Fondo Patturelli dell’anti-ca Capua. Oltre che nei piccoli votivi è rappresentato sulla serie delle celebri statue in tufo, nonché replicato su vari esemplari nella coroplastica maggiore. Questo contribu-to intende fornire degli spunti preliminari di analisi a partire dai primi alla luce delle altre due serie testimoniali, ponendo l’attenzione su alcune caratteristiche stilistiche e formali, evidenziandone i tratti comuni e le differenze. Tale analisi infatti potrebbe sondare ulteriori ipotesi sulla natura e motivazione del tipo di offerta.
The iconography of the seated woman with a baby is surely the most significant in the terracotta votive offerings from the Fondo Patturelli sanctuary at Capua. This subject is also testified by the well-known tufa statues and by some samples in the major terracot-ta votives. This contribution aims to provide some preliminary remarks, starting from the small votives in comparison to the other two object categories, focusing on stylis-tic and formal features and considering the similarities and the differences, in order to trace further possible hypothesis on the nature and reason of each votive offering.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Aristonothos. Scritti per il Mediterrano Antico , Dec 31, 2018
Brief note about the iconography of Culsans and Culsu
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Héros fondateurs et identités communautaires dans l’Antiquité. Entre mythe, rite et politique, Morlacchi, Perugia 2018, Isbn/Ean: 978-88-9392-053-7, 2018
In the wide frame of iconographic evidences of Greek heroes in Etruria the critics has always rem... more In the wide frame of iconographic evidences of Greek heroes in Etruria the critics has always remarked that on one hand it is quite difficult to point out precise matches between some episodes and the literary sources and on the other hand some of the represented characters could result controversial from a Greek point of view. Etruscan glyptics shows a particular variety of cases in both aspects. Intriguing representations such as Hercules on the amphora raft (possible references to this episode are present on mirrors as well) or Odysseus on the turtle have no correspondence with the literary tradition but seem to have had a fairly good success among the Etruscans. This success could be attributed to the role played by the western Greek colonies, also considering the tradition that frequently identifies both these heroes as mythical founders of many cities in the Italian peninsula during their journeys in the Mediterranean. Furthermore the representation of “condemned” heroes (like Capaneus struck by the thunderbolt) is another case that is at the same time interesting and hard to understand. He and other examples of punished hybris appear somehow awkward on objects like gems, which must be considered also amulets.
The paper aims to critically deal with the already proposed hypotheses, considering both the literary sources and the iconographic repertoire of other artefacts and monuments (for example some metopae of the Heraion at the mouth of the Sele river) and tries to outline a synthesis regarding the way and reason for the choice of rare or unusual mythological episodes by the Etruscans.
Nel vasto panorama delle attestazioni iconografiche di eroi greci in Etruria, la critica ha sempre rilevato come in svariati casi sia difficile trovare un riscontro puntuale di alcuni episodi nella tradizione letteraria. In altri casi invece è proprio la scelta del personaggio raffigurato che risulta difficilmente comprensibile da un’ottica greca. Tra le varie manifestazioni artistiche ancor oggi la produzione glittica sembrerebbe costituire una delle serie testimoniali più florida da questo punto di vista. Su gemme e scarabei infatti compaiono intriganti raffigurazioni quali Eracle sulla zattera di anfore (possibili allusioni a quest’episodio sono forse presenti anche in alcuni specchi) o Odisseo sulla tartaruga che non trovano sostanziali riscontri nelle fonti pervenuteci ma sembrerebbero aver comunque goduto di fortuna. Tale fortuna potrebbe forse essere imputabile ad una mediazione delle colonie greco-occidentali considerando anche la tradizione che identifica in più occasioni i due eroi come fondatori mitici di città nel corso delle loro peregrinazioni nel Mediterraneo. D’altro canto un ulteriore aspetto interessante e di difficile esegesi è rappresentato da figure di dannati (su tutti Capaneo folgorato) che potrebbero apparire “fuori luogo” non solo in quanto modelli negativi di hybris punita ma per di più collocati su oggetti che dovrebbero avere precipue funzioni amuletiche. La presente comunicazione si propone perciò di riconsiderare criticamente le proposte esegetiche finora avanzate sia alla luce delle fonti sia dei programmi iconografici presenti su altre classi monumentali (quali ad esempio alcune metope dell’Heraion del Sele) e delineare un quadro riguardo alle modalità e motivazioni di scelta da parte degli Etruschi di episodi del mito non altrimenti attestati o di difficile comprensione.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
M. Cipriani, A. Pontrandolfo, M. Scafuro, Dialoghi sull'Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo. Atti del II Convegno Internazionale, Pandemos Edizioni, Paestum 2018, 2018
Le manifestazioni artistiche di età orientalizzante nella penisola vedono la presenza di un ampio... more Le manifestazioni artistiche di età orientalizzante nella penisola vedono la presenza di un ampio repertorio di esseri fantastici. Questo patrimonio figurativo, su cui negli ultimi anni si è registrato un nuovo fervore scientifico, costituisce uno dei tratti più marcati del fenomeno orientalizzante nell’Italia preromana. A livello generale si assiste infatti alla compresenza di due tendenze: da un lato alcune composizioni di esseri fantastici presentano una evidente e ben ricostruibile scelta di modelli di ispirazione orientale e greca, dall’altro vi sono veri e propri casi di profonde ricombinazioni di schemi figurativi che portano ad esiti nuovi come viene ben documentato dai Mischwesen che popolano diverse classi di oggetti tra area tirrenica e area adriatica. In particolare questa tendenza marcatamente sperimentale e meno fedele sembrerebbe distinguere maggiormente le aree interne e la costa adriatica mentre la costa tirrenica, che per prima accoglie prodotti e maestranze allogene, si allineerebbe di più agli originali. In questa sede perciò ci si propone di analizzare alcuni di questi soggetti che consentono di delineare come gli influssi esterni siano recepiti e innestati sul patrimonio iconografico autoctono che già si era sviluppato tra la fine dell’Età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
E. Gagliano, E. Panero (a cura di), Nugae. Dalla terra alla carta. Studi offerti a Giorgio Bejor per il suo settantesimo compleanno, 2018
Sphinxes are one of the main subject represented in the Etruscan stone sculpture. In the last yea... more Sphinxes are one of the main subject represented in the Etruscan stone sculpture. In the last years, the number of statues increased (some appeared in the antique market, others were discovered in recent excavations or recovered from the illegal trade by the Italian authorities). This paper presents a preliminary study of a new tufa sphinx, auctioned in 2009 and now in a private collection. Beyond the iconographical and stylistic analysis, this statue is interesting for its small size. This particularity offers the possibility to speculate about its original arrangement on a funerary monument.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Folia Phoenicia, 2018
Scopo della presente relazione è illustrare come alcuni casi di raffigurazioni di esseri fantasti... more Scopo della presente relazione è illustrare come alcuni casi di raffigurazioni di esseri fantastici attestati nel mondo preromano abbiano profondamente risentito di influssi artistici da diversi areali del Mediterraneo. In questo panorama il ruolo giocato dai Fenici e da altre genti del bacino orientale del Mediterraneo è stata una componente fondamentale nella trasmissione di stilemi, tipi iconografici e tecniche di lavorazione. D’altra parte è ormai ben noto nel panorama degli studi etruscologici come maestranze levantine siano state probabilmente operanti nella penisola fin da quote cronologiche relativamente alte, in particolare nei centri dell’Italia mediotirrenica. Si cercherà perciò di mostrare con particolari casi esemplificativi tratti da diverse classi di materiali come tutte queste componenti si possano riscontrare nell’artigianato artistico etrusco e italico e che, non solo tale ricezione sia stata più o meno fedele ma anche vi sia stata una rielaborazione locale non scevra a volte di originalità. In particolare gli esempi riguarderanno i Mischwesen su cui in tempi recentissimi si è ripreso lo studio e il dibattito proprio per il mondo preromano.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Questa classe di oggetti (costituita da scarabei, sigilli, statuine e balsamari in faience, etc.)... more Questa classe di oggetti (costituita da scarabei, sigilli, statuine e balsamari in faience, etc.) è
sempre stata considerata come uno degli indicatori delle relazioni commerciali tra le popolazioni
della penisola e le altre realtà culturali del Mediterraneo nel corso dei primi secoli del I millennio
a.C. Pur se in passato si sono manifestate tesi assai riduttive sul loro significato e valore nelle
aree al di fuori dell’Egitto e Vicino Oriente (che li riducevano a semplice “paccottiglia” che denotava
solo un mero esotismo delle popolazioni locali), il dibattito più recentemente ha visto una
polarizzazione delle posizioni di diversi studiosi che vedevano come principali protagonisti di
questi scambi verso occidente alternativamente Greci (in particolare con un ruolo cruciale giocato
dai coloni Euboici e lo scalo pitecusano) o Fenici. Attualmente invece si ipotizza che vi
possa essere stato un concorso non solo di queste ma anche di altre popolazioni (ad esempio
Rodii, Ciprioti e Siriani) e che la questione sia in realtà più complessa e articolata. In questa relazione
perciò, sulla base degli studi più recenti e dei dati ricavabili dalle aree e dai contesti di
rinvenimento, si cercheranno di mettere in luce in primo luogo i centri di produzione (accanto
infatti a produzioni genuinamente egizie ne esistono altre di imitazione più o meno fedele e di
varia qualità), le modalità di diffusione, gli agenti e le maestranze coinvolti. Inoltre particolare
attenzione sarà data anche alla loro ricezione nei due comparti culturali, i destinatari, i significati
ideologici e religiosi sottesi, i processi di selezione e reinterpretazione di questi ultimi nel mondo
greco e etrusco.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
BABesch, 2017
In the last years particular attention has been given to fantastic creatures in antiquity. As a c... more In the last years particular attention has been given to fantastic creatures in antiquity. As a consequence of this new
interest we could have now a better overview of the phenomenon. Undoubtedly Mischwesen must be considered one
of the hallmarks of the Orientalizing iconography in the Mediterranean and Pre-Roman Italy and their study offers
a wide and valuable frame to trace on the one hand the several influences from Greece and Levant and on the other
hand the development of an original local repertoire. This paper focuses on some peculiar subjects that are particularly
widespread in central Italy (in particular chimaeras and their modifications) and aims to point out the iconographical
models and ways of transmission starting from the most recent studies.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
F. Longo, R. Di Cesare, S. Privitera (a cura di), Dromoi. Studi sul mondo antico offerti a Emanuele Greco dai suoi allievi della Scuola Archeologica Italiana di Atene, pp. 321-330., Dec 2016
This short paper presents some intaglios from several Orientalising Etruscan and Italic sites. In... more This short paper presents some intaglios from several Orientalising Etruscan and Italic sites. In the first part of the
paper, the author illustrates some that are of undoubted Aegean origin (Terni, Veii, Chiavari). These materials are
exceptional in comparison to other Greek and Oriental artifacts that are more frequently found in the Italian peninsula. As
such, they can contribute to shed light on the dynamics of the circulation of luxury goods in the Mediterranean. Some of the
intaglios show evidence that their circulation was strictly linked to the mobility of people, notably an inscribed gem from
Perachora, which probably went on a round trip of sorts. In the second part, the author examines some rather puzzling
items, which can be regarded as local products with a generic Levantine influence. Finally, he briefly examines some finds
from Greek contexts (Euboea in particular) showing a possible Etruscan influence.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Ornarsi per comunicare con gli uomini e con gli Dei Gli oggetti di ornamento come status symbol, amuleti, richiesta di protezione, Preistoria e protostoria in Etruria. XII incontro di studi.
Scopo della comunicazione è illustrare come nell’Etruria della prima Età del Ferro dal resto del ... more Scopo della comunicazione è illustrare come nell’Etruria della prima Età del Ferro dal resto del Mediterraneo alcuni oggetti di ornamento con i loro significati sottesi siano stati recepiti con un certo grado di consapevolezza da alcuni esponenti delle elites locali. I pendenti ellittici costituiscono una testimonianza di questo flusso di idee legate alla taumaturgia e alla profilassi del mondo femminile e infantile. Affrontando perciò la documentazione offerta dall’Etruria, che verosimilmente testimonia una produzione locale di questi pendenti, si cercherà di illustrare le dinamiche di adozione nel costume etrusco di tali manufatti, per cui un ruolo fondamentale sarebbe stato giocato da aree di forti scambi culturali quali Cipro per la diffusione di tali concezioni nel resto del bacino del Mediterraneo.
This paper aims to present the ways in which some ornamental objects and the values connected to them have been transposed from other Mediterranean cultures to Etruria during the first Iron Age. The elliptic swivel pendants are a confirmation of this stream of ideas linked to thaumaturgy and to the protection of women and babies. The documentation, that also testifies a local production of these items, sheds light on the dynamics that regulated the adoption of these pendants in the Etruscan costume. Areas of strong intercultural contacts, such as Cyprus, played a crucial role in this process of diffusion of these concepts in the Mediterranean basin.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
in G. Bagnasco Gianni, C. Chiaramonte Treré, F. Chiesa, Interpretando l'antico. Scritti di archeologia offerti a Maria Bonghi Jovino, Milano 2013., Jul 2013
Short contribution presenting some unpublished etruscan scarabs in the Museum of Grosseto.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Books by Enrico Giovanelli
I manufatti, presentati alla luce dei loro contesti e dei loro supporti quando possibile, sono trattati in tutti i loro aspetti tecnici, stilistici e iconografici, al fine di delinearne la polifunzionalità e valore per i possessori.
Edited Books by Enrico Giovanelli
In questo complesso quadro di scambi e contatti, che hanno portato a una radicale trasformazione in ampi settori dell’Italia preromana, uno degli aspetti forse più evidenti e facilmente percepibili è l’evoluzione nelle produzioni artigianali etrusche e italiche di un interessante e variegato bestiario fantastico, che in buona parte affonda le sue radici in ambito lato sensu orientale e greco, ma la cui sopravvivenza nel corso del VII secolo a.C. e oltre è in un certo senso garantita dalle e legata alle differenti riletture locali, che spesso rielaborano liberamente i modelli allotri, dando vita a figurazioni parzialmente o del tutto nuove.
Il volume Il bestiario fantastico di età orientalizzante nella Penisola Italiana, che inaugura i Quaderni della serie Aristonothos, Scritti per il Mediterraneo Antico, ha lo scopo di creare un dossier di partenza, con il fine di attirare attenzione sul fenomeno e suscitare un dibattito, coinvolgendo studiosi che da diversi punti di vista (archeologico, storico artistico, antropologico, ecc.) e a diversi gradi di approfondimento hanno incontrato nella propria ricerca questo aspetto della cultura figurativa.
Papers by Enrico Giovanelli
This contribution is an updated synthesis about the state of the art of the findings belonging to the Fondo Patturelli sanctuary. Despite the almost total lack of contextual data, they are an essential information source indeed both for the knowledge about the life of the sanctuary and, in a wider frame, of the ancient Capua. Moreover architectural and votive terracottas are two very important evidences for outlining the relationship between the city and the other indigenous and Greek centers in the ancient Campania.
The iconography of the seated woman with a baby is surely the most significant in the terracotta votive offerings from the Fondo Patturelli sanctuary at Capua. This subject is also testified by the well-known tufa statues and by some samples in the major terracot-ta votives. This contribution aims to provide some preliminary remarks, starting from the small votives in comparison to the other two object categories, focusing on stylis-tic and formal features and considering the similarities and the differences, in order to trace further possible hypothesis on the nature and reason of each votive offering.
The paper aims to critically deal with the already proposed hypotheses, considering both the literary sources and the iconographic repertoire of other artefacts and monuments (for example some metopae of the Heraion at the mouth of the Sele river) and tries to outline a synthesis regarding the way and reason for the choice of rare or unusual mythological episodes by the Etruscans.
Nel vasto panorama delle attestazioni iconografiche di eroi greci in Etruria, la critica ha sempre rilevato come in svariati casi sia difficile trovare un riscontro puntuale di alcuni episodi nella tradizione letteraria. In altri casi invece è proprio la scelta del personaggio raffigurato che risulta difficilmente comprensibile da un’ottica greca. Tra le varie manifestazioni artistiche ancor oggi la produzione glittica sembrerebbe costituire una delle serie testimoniali più florida da questo punto di vista. Su gemme e scarabei infatti compaiono intriganti raffigurazioni quali Eracle sulla zattera di anfore (possibili allusioni a quest’episodio sono forse presenti anche in alcuni specchi) o Odisseo sulla tartaruga che non trovano sostanziali riscontri nelle fonti pervenuteci ma sembrerebbero aver comunque goduto di fortuna. Tale fortuna potrebbe forse essere imputabile ad una mediazione delle colonie greco-occidentali considerando anche la tradizione che identifica in più occasioni i due eroi come fondatori mitici di città nel corso delle loro peregrinazioni nel Mediterraneo. D’altro canto un ulteriore aspetto interessante e di difficile esegesi è rappresentato da figure di dannati (su tutti Capaneo folgorato) che potrebbero apparire “fuori luogo” non solo in quanto modelli negativi di hybris punita ma per di più collocati su oggetti che dovrebbero avere precipue funzioni amuletiche. La presente comunicazione si propone perciò di riconsiderare criticamente le proposte esegetiche finora avanzate sia alla luce delle fonti sia dei programmi iconografici presenti su altre classi monumentali (quali ad esempio alcune metope dell’Heraion del Sele) e delineare un quadro riguardo alle modalità e motivazioni di scelta da parte degli Etruschi di episodi del mito non altrimenti attestati o di difficile comprensione.
sempre stata considerata come uno degli indicatori delle relazioni commerciali tra le popolazioni
della penisola e le altre realtà culturali del Mediterraneo nel corso dei primi secoli del I millennio
a.C. Pur se in passato si sono manifestate tesi assai riduttive sul loro significato e valore nelle
aree al di fuori dell’Egitto e Vicino Oriente (che li riducevano a semplice “paccottiglia” che denotava
solo un mero esotismo delle popolazioni locali), il dibattito più recentemente ha visto una
polarizzazione delle posizioni di diversi studiosi che vedevano come principali protagonisti di
questi scambi verso occidente alternativamente Greci (in particolare con un ruolo cruciale giocato
dai coloni Euboici e lo scalo pitecusano) o Fenici. Attualmente invece si ipotizza che vi
possa essere stato un concorso non solo di queste ma anche di altre popolazioni (ad esempio
Rodii, Ciprioti e Siriani) e che la questione sia in realtà più complessa e articolata. In questa relazione
perciò, sulla base degli studi più recenti e dei dati ricavabili dalle aree e dai contesti di
rinvenimento, si cercheranno di mettere in luce in primo luogo i centri di produzione (accanto
infatti a produzioni genuinamente egizie ne esistono altre di imitazione più o meno fedele e di
varia qualità), le modalità di diffusione, gli agenti e le maestranze coinvolti. Inoltre particolare
attenzione sarà data anche alla loro ricezione nei due comparti culturali, i destinatari, i significati
ideologici e religiosi sottesi, i processi di selezione e reinterpretazione di questi ultimi nel mondo
greco e etrusco.
interest we could have now a better overview of the phenomenon. Undoubtedly Mischwesen must be considered one
of the hallmarks of the Orientalizing iconography in the Mediterranean and Pre-Roman Italy and their study offers
a wide and valuable frame to trace on the one hand the several influences from Greece and Levant and on the other
hand the development of an original local repertoire. This paper focuses on some peculiar subjects that are particularly
widespread in central Italy (in particular chimaeras and their modifications) and aims to point out the iconographical
models and ways of transmission starting from the most recent studies.
paper, the author illustrates some that are of undoubted Aegean origin (Terni, Veii, Chiavari). These materials are
exceptional in comparison to other Greek and Oriental artifacts that are more frequently found in the Italian peninsula. As
such, they can contribute to shed light on the dynamics of the circulation of luxury goods in the Mediterranean. Some of the
intaglios show evidence that their circulation was strictly linked to the mobility of people, notably an inscribed gem from
Perachora, which probably went on a round trip of sorts. In the second part, the author examines some rather puzzling
items, which can be regarded as local products with a generic Levantine influence. Finally, he briefly examines some finds
from Greek contexts (Euboea in particular) showing a possible Etruscan influence.
This paper aims to present the ways in which some ornamental objects and the values connected to them have been transposed from other Mediterranean cultures to Etruria during the first Iron Age. The elliptic swivel pendants are a confirmation of this stream of ideas linked to thaumaturgy and to the protection of women and babies. The documentation, that also testifies a local production of these items, sheds light on the dynamics that regulated the adoption of these pendants in the Etruscan costume. Areas of strong intercultural contacts, such as Cyprus, played a crucial role in this process of diffusion of these concepts in the Mediterranean basin.
I manufatti, presentati alla luce dei loro contesti e dei loro supporti quando possibile, sono trattati in tutti i loro aspetti tecnici, stilistici e iconografici, al fine di delinearne la polifunzionalità e valore per i possessori.
In questo complesso quadro di scambi e contatti, che hanno portato a una radicale trasformazione in ampi settori dell’Italia preromana, uno degli aspetti forse più evidenti e facilmente percepibili è l’evoluzione nelle produzioni artigianali etrusche e italiche di un interessante e variegato bestiario fantastico, che in buona parte affonda le sue radici in ambito lato sensu orientale e greco, ma la cui sopravvivenza nel corso del VII secolo a.C. e oltre è in un certo senso garantita dalle e legata alle differenti riletture locali, che spesso rielaborano liberamente i modelli allotri, dando vita a figurazioni parzialmente o del tutto nuove.
Il volume Il bestiario fantastico di età orientalizzante nella Penisola Italiana, che inaugura i Quaderni della serie Aristonothos, Scritti per il Mediterraneo Antico, ha lo scopo di creare un dossier di partenza, con il fine di attirare attenzione sul fenomeno e suscitare un dibattito, coinvolgendo studiosi che da diversi punti di vista (archeologico, storico artistico, antropologico, ecc.) e a diversi gradi di approfondimento hanno incontrato nella propria ricerca questo aspetto della cultura figurativa.
This contribution is an updated synthesis about the state of the art of the findings belonging to the Fondo Patturelli sanctuary. Despite the almost total lack of contextual data, they are an essential information source indeed both for the knowledge about the life of the sanctuary and, in a wider frame, of the ancient Capua. Moreover architectural and votive terracottas are two very important evidences for outlining the relationship between the city and the other indigenous and Greek centers in the ancient Campania.
The iconography of the seated woman with a baby is surely the most significant in the terracotta votive offerings from the Fondo Patturelli sanctuary at Capua. This subject is also testified by the well-known tufa statues and by some samples in the major terracot-ta votives. This contribution aims to provide some preliminary remarks, starting from the small votives in comparison to the other two object categories, focusing on stylis-tic and formal features and considering the similarities and the differences, in order to trace further possible hypothesis on the nature and reason of each votive offering.
The paper aims to critically deal with the already proposed hypotheses, considering both the literary sources and the iconographic repertoire of other artefacts and monuments (for example some metopae of the Heraion at the mouth of the Sele river) and tries to outline a synthesis regarding the way and reason for the choice of rare or unusual mythological episodes by the Etruscans.
Nel vasto panorama delle attestazioni iconografiche di eroi greci in Etruria, la critica ha sempre rilevato come in svariati casi sia difficile trovare un riscontro puntuale di alcuni episodi nella tradizione letteraria. In altri casi invece è proprio la scelta del personaggio raffigurato che risulta difficilmente comprensibile da un’ottica greca. Tra le varie manifestazioni artistiche ancor oggi la produzione glittica sembrerebbe costituire una delle serie testimoniali più florida da questo punto di vista. Su gemme e scarabei infatti compaiono intriganti raffigurazioni quali Eracle sulla zattera di anfore (possibili allusioni a quest’episodio sono forse presenti anche in alcuni specchi) o Odisseo sulla tartaruga che non trovano sostanziali riscontri nelle fonti pervenuteci ma sembrerebbero aver comunque goduto di fortuna. Tale fortuna potrebbe forse essere imputabile ad una mediazione delle colonie greco-occidentali considerando anche la tradizione che identifica in più occasioni i due eroi come fondatori mitici di città nel corso delle loro peregrinazioni nel Mediterraneo. D’altro canto un ulteriore aspetto interessante e di difficile esegesi è rappresentato da figure di dannati (su tutti Capaneo folgorato) che potrebbero apparire “fuori luogo” non solo in quanto modelli negativi di hybris punita ma per di più collocati su oggetti che dovrebbero avere precipue funzioni amuletiche. La presente comunicazione si propone perciò di riconsiderare criticamente le proposte esegetiche finora avanzate sia alla luce delle fonti sia dei programmi iconografici presenti su altre classi monumentali (quali ad esempio alcune metope dell’Heraion del Sele) e delineare un quadro riguardo alle modalità e motivazioni di scelta da parte degli Etruschi di episodi del mito non altrimenti attestati o di difficile comprensione.
sempre stata considerata come uno degli indicatori delle relazioni commerciali tra le popolazioni
della penisola e le altre realtà culturali del Mediterraneo nel corso dei primi secoli del I millennio
a.C. Pur se in passato si sono manifestate tesi assai riduttive sul loro significato e valore nelle
aree al di fuori dell’Egitto e Vicino Oriente (che li riducevano a semplice “paccottiglia” che denotava
solo un mero esotismo delle popolazioni locali), il dibattito più recentemente ha visto una
polarizzazione delle posizioni di diversi studiosi che vedevano come principali protagonisti di
questi scambi verso occidente alternativamente Greci (in particolare con un ruolo cruciale giocato
dai coloni Euboici e lo scalo pitecusano) o Fenici. Attualmente invece si ipotizza che vi
possa essere stato un concorso non solo di queste ma anche di altre popolazioni (ad esempio
Rodii, Ciprioti e Siriani) e che la questione sia in realtà più complessa e articolata. In questa relazione
perciò, sulla base degli studi più recenti e dei dati ricavabili dalle aree e dai contesti di
rinvenimento, si cercheranno di mettere in luce in primo luogo i centri di produzione (accanto
infatti a produzioni genuinamente egizie ne esistono altre di imitazione più o meno fedele e di
varia qualità), le modalità di diffusione, gli agenti e le maestranze coinvolti. Inoltre particolare
attenzione sarà data anche alla loro ricezione nei due comparti culturali, i destinatari, i significati
ideologici e religiosi sottesi, i processi di selezione e reinterpretazione di questi ultimi nel mondo
greco e etrusco.
interest we could have now a better overview of the phenomenon. Undoubtedly Mischwesen must be considered one
of the hallmarks of the Orientalizing iconography in the Mediterranean and Pre-Roman Italy and their study offers
a wide and valuable frame to trace on the one hand the several influences from Greece and Levant and on the other
hand the development of an original local repertoire. This paper focuses on some peculiar subjects that are particularly
widespread in central Italy (in particular chimaeras and their modifications) and aims to point out the iconographical
models and ways of transmission starting from the most recent studies.
paper, the author illustrates some that are of undoubted Aegean origin (Terni, Veii, Chiavari). These materials are
exceptional in comparison to other Greek and Oriental artifacts that are more frequently found in the Italian peninsula. As
such, they can contribute to shed light on the dynamics of the circulation of luxury goods in the Mediterranean. Some of the
intaglios show evidence that their circulation was strictly linked to the mobility of people, notably an inscribed gem from
Perachora, which probably went on a round trip of sorts. In the second part, the author examines some rather puzzling
items, which can be regarded as local products with a generic Levantine influence. Finally, he briefly examines some finds
from Greek contexts (Euboea in particular) showing a possible Etruscan influence.
This paper aims to present the ways in which some ornamental objects and the values connected to them have been transposed from other Mediterranean cultures to Etruria during the first Iron Age. The elliptic swivel pendants are a confirmation of this stream of ideas linked to thaumaturgy and to the protection of women and babies. The documentation, that also testifies a local production of these items, sheds light on the dynamics that regulated the adoption of these pendants in the Etruscan costume. Areas of strong intercultural contacts, such as Cyprus, played a crucial role in this process of diffusion of these concepts in the Mediterranean basin.
Riguardo all’ambra, le serie testimoniali più significative si riscontrano a Veio e Vetulonia, con quest’ultima che presenta anche manufatti di relativo impegno artistico quali un sigillo della tomba del Tridente. Di questo viene proposta una lettura che potrebbe inserirsi nella valutazione espressa dagli editori del complesso, relativamente al portato semantico di alcuni oggetti del corredo. Una proposta alternativa rispetto all’edito viene espressa anche riguardo ad alcuni scaraboidi della necropoli del Caolino del Sasso di Furbara.
Da ultimi infine sono brevemente considerate tre gemme in serpentino, ovvero lo scaraboide del complesso della Civita di Tarquinia e il sigillo e lo scaraboide rinvenuti negli strati di prima fase del palazzo di Murlo. L’esemplare tarquiniese è significativo dal momento che è pertinente a strati dell’Orientalizzante Antico e per il fatto che potrebbe trattarsi di un manufatto locale in considerazione dell’analisi petrografica. L’importanza degli esemplari di Murlo è rilevante dal momento che potrebbero essere stati oggetti personali dei signori titolari del palazzo.
This paper is a short and preliminary contribution on amber and serpentine seals and scaraboids in Etruria between the 8th and 7th century BC. In addition to the simple and geometrical decorative motifs, particular attention is given to the more complex scenes.
As far is amber is concerned, the largest part of these items comes from Veii and Vetulonia, where some of them seem to have also a relative good quality, like a seal from Tomba del Tridente. The interpretation of the scene can be inserted in the evaluation already given about some of the grave goods. In this paper another interpretation is suggested about the scenes on two scaraboids from the necropolis of Caolino del Sasso di Furbara.
Finally some considerations are made on three serpentine gems, i.e. the scaraboid from the complex of Pian di Civita in Tarquinia and the seal and the scaraboid from the “palace” of Poggio Civitate, Murlo. The item from Tarquinia is particularly interesting as it comes from layers of the ancient orientalising period and it could also be a local production on the base of the petrographic analysis, while the stones from Murlo could have been personal objects belonging to the palace’s owners."""
With a view to a comprehensive analysis of the materials, a contextual examination of the categories of objects and their contexts of discovery (when available) will be carried out. From this point of view, possible reasons that led to the dissemination and reception of the materials in the target contexts will also be proposed. Identity, the desire for self-representation, taste and style preferences, and economic and market issues will be considered in order to offer as complete a picture as possible of these productions and their role as an element of contact between one side of the Mediterranean and the other.
Votive terracottas of Capua. Local tradition and Greek models.
In the context of the votive terracotta production, identified as a sort of koine in the mid-tyrrhenian area, Capua represents one of the hallmarks starting from the mid-republican Roman period. The review of the already published items and the most recent studies allow us to better define some aspects of the choices, made by the local workshops, regarding the iconographic models. In this short contribution, we aim to analyse some iconographic subjects that can show the coexistence of extremely conservative trends and the immediate reception of foreign models, especially from Graecia and Magna Graecia.
purchased by a collector who allowed me their study. In particular, two are circular breastplates, one
almost complete with the presence of cloth remains, the other broken in fragments but probably
restorable. They are without incised surface decoration and have the rim provided with a showy
riveting, so they can be attributed to the Mozzano type and can be dated to the 7th century BC. On the
contrary, the third one can not be considered as an armor disk, instead it is a female ornamental one.
These three items are examined in detail, both considering their ‘collecting’ history, since they have
been notified to the Italian Ministry of Culture and provided by the declaration of remarkable cultural
interest by the Soprintendeza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Roma
e la Provincia di Rieti, as prescribed by the Italian law on Cultural Heritage (Decree 156 of August
3, 2021), and their placing in the main typologies, carried out by Raffaella Papi and Gerhard Tomedi.
The presentation of these objects also offers the opportunity to give an updated summary about these
classes of findings starting from the most recent contributions.
I materiali con cui sono realizzati questi manufatti sono l’ambra per la gran parte delle attestazioni (circa una cinquantina di esemplari) e in misura assai minore il serpentino (solo tre casi).
A partire perciò dalle testimonianze più antiche, ovvero gli scaraboidi in ambra di Quattro Fontanili, si intende presentare una disamina della ridotta casistica di esemplari che presentano raffigurazioni di animali e esseri umani stilizzati, al di là del più consueto repertorio geometrico costituito da linee, tacche, motivi a spina di pesce e cerchi puntinati. Particolare attenzione è riservata a un sigillo, proveniente dalla tomba del Tridente di Vetulonia, esemplare unico in Etruria per la sua particolare conformazione simile ai sigilli a presa di tradizione levantina: la scena nella quale compare un personaggio che affronta un gruppo di bovidi (vacca che allatta vitellino e toro itifallico), benchè in primo luogo interpretabile come “pastorale”, potrebbe dar luogo a intepretazioni complementari connesse al ruolo di altissimo rango che connota il defunto, il cui corredo sembrerebbe caratterizzarlo anche come un uomo tra le cui prerogative rientrava il controllo delle attività produttive.
Sono analizzati poi i motivi decorativi dei tre esemplari in serpentino: il più antico da Tarquinia Pian di Civita presenta un’interessante iconografia con la raffigurazione di un uomo armato di bastone o spada che affronta un leone, inserendosi perciò nel novero di quei modelli e cartoni mutuati dalla tradizione levantina relativamente all’iconografia della caccia reale. Gli altri due esemplari sono le famose gemme provenienti dagli strati della prima fase di vita del complesso di Murlo. In particolare la seconda trova assai precisi confronti con manufatti in ambra da Belmonte Piceno, attribuiti a mano etrusca. Ciò dischiude la possibilità che gli intagliatori etruschi a queste quote cronologiche potessero lavorare su diversi materiali, come peraltro prospettato già da Marina Martelli e A. Mastrocinque per epoche posteriori, considerando che ambra e pietre serpentine (ofioliti) presentano anche un grado di durezza sulla scala Mohs quasi eguale.