Books by Rossana Di Silvio
Parentele di confine. La pratica adottiva tra desiderio locale e mercato globale, M&J Publishing House [available on https://www.amazon.it/dp/B09HN4TKJH], 2021
Prefazione alla II^ Edizione
Parentele di confine usciva nel 2008 alla sua prima edizione. In fas... more Prefazione alla II^ Edizione
Parentele di confine usciva nel 2008 alla sua prima edizione. In fase di pubblicazione il sottotitolo aveva acquistato una sfumatura, per così dire, addolcita: al termine "mercato" era stato preferito un più blando ed ecumenico "mondo". Preoccupazioni di marketing editoriale. E tuttavia anche di questo si trattava, di transizioni parentali in odore di transazioni mercantili, un fatto già all'epoca acclarato in gran parte dei paesi di accoglienza e in alcuni paesi di provenienza dei bambini adottati-come testimoniava una nutrita letteratura antropologica e sociologica-, ma
Panel 05: GENERATIVITA', GENERAZIONI E DISABILITA'
Paper deadline 25/09/2021
Pandemia 2020 , 2020
On April 9, 2020 the book Pandemia 2020. La vita quotidiana in Italia con il Covid-19, edited by ... more On April 9, 2020 the book Pandemia 2020. La vita quotidiana in Italia con il Covid-19, edited by Alessandra Guigoni and Renato Ferrari, published by M&J Publishing House, a choral instant book has been published. It includes of 22 articles written by exponents of the scientific and cultural world and 12 interviews with cultural personalities.
Pandemia is a word and a fear that seemed, in everyday use and collective memory, relegated to the past, but at the beginning of the year came what some scholars call "the black swan". An epidemiological crisis not only medical and health but also political and cultural, unexpected, sudden and disruptive.
Within this unusual and very difficult situation, one month after the first emergency lockdown decree issued by the Government, we publish a series of short essays, points of view and interviews with cultural anthropologists, sociologists, human and biological science researchers, philosophers and linguists who have decided to make their skills and knowledge available to try to understand what is happening and how to face the future.
A multiplicity of interventions that unite three generations of scholars who have been asked to focus their attention on the socio-anthropological dimension of this epidemic. The answer was an analysis of the present situation starting from ethnographic, historical and medical data, aimed at building an anthropology of the emergency without precipitating into futurology or conspiracy politology.
Il 9 aprile 2020 è uscito il libro Pandemia 2020. La vita quotidiana in Italia con il Covid-19, a cura di Alessandra Guigoni e Renato Ferrari, edito da M&J Publishing House, un instant book corale che si è avvalso di 22 articoli scritti da esponenti del mondo scientifico e culturale e 12 interviste a personalità della cultura.
Pandemia è una parola e una paura che sembravano, nell’uso quotidiano e nella memoria collettiva, relegate al passato, ma all'inizio dell’anno è arrivato quello che alcuni studiosi chiamano “il cigno nero”. Una crisi epidemiologica non solo medica e sanitaria ma anche politica e culturale, inaspettata, improvvisa e dirompente.
Dentro questa inedita e difficilissima situazione, a un mese dal primo decreto emergenziale di lockdown emesso dal Governo, pubblichiamo una serie di brevi saggi, punti di vista e interviste ad antropologi culturali, sociologi, ricercatori delle scienze umane e biologiche, filosofi e linguisti che hanno deciso di mettere a disposizione le loro competenze e le loro conoscenze per cercare di capire che cosa sta accadendo e come affrontare il futuro.
Una molteplicità di interventi che uniscono tre generazioni di studiosi ai quali è stato chiesto di focalizzare la propria attenzione sulla dimensione socio-antropologica di questa epidemia. La risposta è stata un’analisi della situazione presente partendo da dati etnografici, storici e medici, finalizzata alla costruzione di un’antropologia dell’emergenza senza precipitare nella futurologia o nella politologia del complottismo.
in M. Giuffrè (a cura di) “ Essere madri oggi tra biologia e cultura. Etnografia della maternità nell’Italia contemporanea”, Pacini, Pisa. pp. 40-71
The rules establishing the Western adoptive device have always shown a strong concern about the r... more The rules establishing the Western adoptive device have always shown a strong concern about the real possibility of being mother of a 'alien' child but above all on the need to ensure the preservation of 'biologic boundaries' of race, aspects that still govern the practices of pairing between aspiring parents and destined children in an attempt to reproduce the dominant idea of the congruity between race and kinship. Unfortunately, the rules imposed by the global adoptive transaction together with the powerful desire of infertile couples of 'making family' have prompted many prospective parents to both transgress the rules of kinship and betray the boundaries of racial belonging. "Parenting is more a mother's desire than a father's desire", tells me a new adoptive mother , giving voice to that conforming idea, dispositionally embodied, by which mothers are recognized (and recognize themselves) as the main architects, the real engine, of becoming a parent. Socially established by a preeminent subjectivity, emotionally captured by the desire to create a 'real' filiation relationship with their 'differently-ethnic' children, adoptive mothers live daily a distinctive maternity, positioning themselves at the forefront in addressing the social, family and emotional effects of the transgression (of kinship rules) and betrayal (of the race) put in place with the adoptive choice. Through the narratives and observations collected during a prolonged ethnographic research conducted with adoptive families of Milan and of the Gallura region (Sardinia), and with institutional actors involved in government of the adoptive kinning, my contribution will discuss what strategies and what emotions are put into the field by the current adoptive mothers
in C. Mattalucci (a cura di) "Antropologia e riproduzione. Attese, fratture e ricomposizioni della procreazione e della genitorialità in Italia", Raffaello Cortina, Milano, pp. 89-123, 2017
In Italy (but not only), the contemporary adoptive kinning is configured, both by national and in... more In Italy (but not only), the contemporary adoptive kinning is configured, both by national and international rules and the effects of global relations, through two key dimensions: the prevalence of transnational (and often transracial) kinning and the extraordinary increasing of arrivals of adoptees bearers of more or less significant or visible psycho-physical handicaps. This particular condition puts the intended parents as well as children faced with the need to negotiate and manage the multiple plans of difference both on an emotional and at a public level. In fact, once made kin by law, both of them will be engaged in the daily effort to assign a shared sense to the difference (from the prevailing model of the family, from personal expectations), through which legitimate the family bond and its consistency both internally and in terms of collective recognition. The unexpected arrival and the presence of a child clearly disabled-where, in the feeling of the new parents, their generative disability seems to be embodied in the child's disability-produces on the couple a further and often dramatic sense of failure about the aspiration, long cultivated, to meet a 'normal' desire of reproduction: to 'generate' at least a healthy baby. By using the ethnographic material from a long research on adoptive kinship in Italy, this paper will explore in particular the experience of double marginality testified by the adoptive couples who have adopted a disabled child, the many plans (normative, biomedical, bureaucratic) in which this experience is produced, intertwined and articulated and the effects that each of them has on the subjectivity (gender and role) of the
Descrivendo la quotidianità delle relazioni domestiche, questo libro offre uno sguardo sul modo i... more Descrivendo la quotidianità delle relazioni domestiche, questo libro offre uno sguardo sul modo in cui le famiglie adottive trasformano l’iniziale estraneità dei suoi membri in familiarità, intimità, affetti, cura e come fabbricano, nel tempo, le nuove esistenze e le soggettività dei parenti ‘per legge’. La letteratura sull’argomento ha illustrato soprattutto i temi del dislocamento del bambino, dell’alienazione delle famiglie adottive, dei poteri esercitati dai paesi di arrivo sui paesi di origine. Una prospettiva etnografica e narrativa, ancorata alle riflessioni dei Critical Kinship Studies e all’idea di ‘famiglia post-familiare’, restituisce un’appassionante lettura dell’esperienza adottiva dal punto di vista dei genitori, dei figli e di molti altri parenti coinvolti nella ricerca. Pratiche e sentimenti del fare e sentirsi famiglia attraversano così il mondo quotidiano, le relazioni e le storie di vita dei testimoni, situandosi fra la dimensione pubblica dell’essere parenti adottivi e la dimensione più intima e privata.
"La questione dell’origine – o, per meglio dire, della cesura all’origine - appare al cuore della... more "La questione dell’origine – o, per meglio dire, della cesura all’origine - appare al cuore della costruzione identitaria dei figli adottivi. Questo è ciò che emerge dai più recenti studi, antropologici e non, sull’argomento e dall’indagine etnografica dei discorsi, delle rappresentazioni e delle pratiche dei gruppi o delle associazioni di adottivi presenti sulla scena pubblica dei cosiddetti paesi ‘riceventi’ in Occidente. Le discipline maggiormente coinvolte nell’istituzione e nella gestione dell’apparentamento adottivo, principalmente le cosiddette scienze ‘psy’, sembrano aver adottato al riguardo tecniche preventivo-riparative, allertando soprattutto i genitori adottivi (ma anche la scuola) sui possibili effetti destabilizzanti di una frattura emotivamente difficile da comprendere e giustificare, poiché fondante, in senso psicologico (e culturale), lo stesso legame di filiazione, e dunque l’identità e l’appartenenza della persona.
Utilizzando la prospettiva etno-antropologica, il mio contributo intende proporre una riflessione sulla ‘rivendicazione’ alle origini quale aspetto intrinseco al dispositivo occidentale dell’adozione, declinando - in senso culturale - le dimensioni dell’incompletezza e dell’appartenenza e la loro costruzione a partire dalla dicotomia natura-cultura, con particolare riferimento al campo domestico e ai legami di parentela. In questa cornice, la ricomposizione identitaria messa in campo dai figli adottivi sembra scaturire da una tensione poietica agita nell’aspirazione ad una completezza, desiderata ma mai completamente raggiunta. E tuttavia, come mostrano i dati etnografici, questa condizione di frammentazione identitaria dettata dalla percezione di incompiutezza, orienta verso una più densa interazione dialogica con l’esterno attraverso cui i figli adottivi si producono, in modo creativo, come soggetti dalle appartenenze multiple ma intrinsecamente coerenti, dando così forma a nuove attribuzioni di senso dell’essere parenti e dello stare nella parentela.
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Forse, ad uno sguardo frettoloso, può apparire un po’ inconsueto approcciare il tema del moviment... more Forse, ad uno sguardo frettoloso, può apparire un po’ inconsueto approcciare il tema del movimentismo sociale parlando di adozione, ed in particolare di adozione internazionale, poiché sebbene l’attivismo della società civile sui temi della famiglia – e di tutti i suoi attributi ancorchè biologici – sia cosa sentita, diffusa e radicata, l’esperienza adottiva registra nel suo complesso – quantomeno nella doxa del senso comune – un sentimento di distanza dal quotidiano della vita sociale. Viceversa, in Italia si contano centinaia di associazioni di famiglie adottive, peraltro non tutte censite, un fenomeno distintivo della nostra realtà sociale nello scenario complessivo dei cosiddetti Paesi ‘riceventi’, che testimonia della diffusione esponenziale di un’esperienza tanto privata quanto sempre più inscritta nelle ideologie del mondo globale. E se per un etnografo non è il movimento in sé ad essere l’oggetto del suo studio, quanto il più ampio campo sociale al cui interno opera, è pur vero, a mio avviso, che lo sforzo riflessivo antropologico non può non tener conto della dimensione soggettiva che, all’interno di quel campo e nella scelta movimentista, cerca di ricomporre un orizzonte di senso – spesso molteplice e contraddittorio - laddove il senso appreso sembra essere andato incontro ad una “frattura”. Utilizzando strategie etnografiche ‘discontinue’ – sia localizzate che multiposizionate – il mio contributo intende, dunque, mettere in luce l’attivismo adottivo come luogo critico di itersezione – e, come vedremo, di interazione - tra campo adottivo ed esperienza privata dell’adozione.
This book discusses the way to face the intercountry adoption phenomenon in Italy and the cultur... more This book discusses the way to face the intercountry adoption phenomenon in Italy and the cultural constructions around it. Despite Italy ranks with a very high rate of adoptive request among Western countries , the literature, both national and international, is lacking of an in-depth analysis of cultural issues involved in the phenomenon. This research is the result of a prolonged ethnographic inquiry with the adoptive family associations of a populous area of Northern Italy, with an high-density in adoption. By using an anthropological glance, I tried to highlight the doxa on the practice of intercountry adoption in Italian society, and the meaning that adoptive families assigns to their living experience. I investigated the representations, the practices, the discourses, and the metaphors that are produced and reproduced by the aspiring parents to 'making sense' to their personal experience and to reshaping their new 'being-in-the-world' as adoptive family. Equally I tried to deconstruct the bureaucratic procedures and devices that are fielded by the national rules, the 'psy' sciences and the social workers in the manufacturing of a new parenthood identity, by subjecting the aspiring parents to a 'performing' training, both emotional as bodily. In general, we might argue that the Italian model for intercountry adoption shares with several Western countries many features of the global children circulation, but this practice is also placed within a specific cultural context. The research shows, actually, the Italian distinctiveness of the social scenario such as the highest rate of elderly population among European countries; an high rate of late marriages or couple cohabitations and, therefore, a late parenthood; the rooted persistence of a familistic kinship frame based on the blood ties and deeply embedded both in the practices and social discourses; the hegemonic discourses about family spread by psychology and jurisprudence; a powerful presence of the adoptive families associations widespread over the country. Through a close examination of the historical and juridical framework and a comparative analysis of the international literature, the book highlights the aspects involved in the construction of the adoptive kinship and the meaning assigned to this practice by the Western adoptive devices, particularly in Italy, as well as the role played by the psychological categories of 'family' and 'parenthood' and the effects observed on the local scenarios, both of origin and of arrival, of the actions of the Western device of the adoptive global transaction. Equally, by deconstructing the so-called 'adoptive path' through the living stories of the couples and the families collected over the fieldwork, I tried to disclose how the process toward the ‘suitability to adopt’ presents all the attributes of a 'rite of passage' and of 'consecration', by establishing a start-point to the consequent construction of a new, legally established, family identity. In fact, despite the tenacity of the Italian bureaucracy practices and the 'psy' professionals towards the training of adoptive couples, this new identity will eventually be elusive, ambiguous and alienating, as several studies have argued. First, in order of the impossibility to combine the 'uniqueness' of parenthood and family roots, culturally embedded, and the social and legal evidence of a 'manufacturing' kinship. Second, because of the opposing action acting by an exclusive kinning, as cultural paradigm, and the imperative of the 'origin revelation' dictated by the principle of 'subsidiarity' and sanctioned by International Conventions. I tried to argue, critically, how the dictates of the Italian family law and its devices, as well as the professional practices produced by 'psy' sciences and social workers, are reshaped and re-interpreted in the political, social and emotional scenario of intercountry adoption phenomenon. I also investigated the construction of the narrative of a new 'family tale' through the device of the 'truth that can be told' (verità narrabile); the contextual twofold process that shows on one side the 'emptying' of the prospective adoptive children from their social and relational world and, on the other, the 'filling' of the prospective adoptive parents of family feelings unknown to them; the body metaphors and the issue of infertility; the myth of the 'destiny encounter' between that specific son/daughter and those specific parents bottled in the rhetorical discourses of the adoptive agencies. Following the suggestions of Cultural Studies, I also addressed the role of adoptive families associations as an active sub-culture in the social that acts in the reproduction of the hegemonic meanings assigned through the 'bio -genetic' framework as well as in the production of an original semantic, based on the social marginality close lived by the ‘in-natural’ adoptive family. The book would also argue two matters of the adoptive construction, weakly investigated by the literature: on one side, the meaning of the social re-positioning of the adoptive couples and, on the other, the so -called 'adoptive failure or rupture'. The first, that is made invisible by dominant rhetoric of the 'best interests of the (‘abandoned/orfaned’) child', concerns the attainment of family status, that acquires the character of a strong social imperative for the Italian couples. It concerns an strong tension, so deeply embedded into the couples (and individuals), that seems even cloud the desire, equally deep-rooted, of a filiation mimetic to the model of the traditional ‘biogenetic’ family, that justifies the absolute primacy of the adoptive arrivals from Eastern Europe in the last years. About the issue of the adoptees 'given back', that emerges as a taboo in the speeches of the families associations and that has recently been the object of a small institutional interest, my study argues how the event of the family ‘rupture’ is produced through a trans-figuration of the representation of the adopted child as a ‘gift’, that national and international rhetoric emphatically spread in the discourses of contemporary adoptive transaction, a ‘gift’ which often will not match up with the expectations of many couples. Finally, through the deconstruction of the cultural processes involved, both on the level local and global, in the construction of the adoptive family, I argue that adoption may be assumed as a place of fracture of the meaning, that is as an expression of the gap between the meaning assigned by the official devices and the sense perceived and practiced in the everyday life by the adoptive social actors, an oxymoron that produces – in all members of the family - a condition of trans-contextual confusion, a kind of cultural double-blind, between the 'language' of law, psychology, and International Conventions, and the 'language of everyday life'.
Papers by Rossana Di Silvio
Annals of the Rheumatic Diseases, 2020
We read with great interest the article by Pouletty et al reporting 16 paediatric patients presen... more We read with great interest the article by Pouletty et al reporting 16 paediatric patients presenting with Kawa-COVID-19, an inflammatory syndrome similar to Kawasaki disease (KD) associated with SARS-CoV-2 infection. 1 All 16 patients met criteria for complete or incomplete KD. Severe cases in children involving systemic inflammation and multiorgan involvement related to COVID-19 are increasingly being reported. These cases, named multisystem inflammatory syndrome in children (MIS-C) in the USA and pediatric multisystem inflammatory syndrome temporally associated with SARS-CoV-2 in the UK, share features of both KD and macrophage activation syndrome. 2-6 In contrast to children, few adults with KD-like cases have been reported. 7 8 Herein, we describe an adult who presented with KD-like illness similar to children in the Kawa-COVID-19 cohort 4 weeks following a documented SARS-CoV-2 infection. A 38-year-old Hispanic woman developed fever, dyspnoea, cough, anosmia, myalgias and polyarthralgias of the hands, wrists, elbows and knees 4 weeks prior to admission. At that time, nasopharyngeal SARS-CoV-2 PCR was positive. Her symptoms completely resolved within 2 weeks. Five days prior to admission, she developed fevers up to 39.4°C, dyspnoea and polyarthralgias. Additionally, she described occipital headaches, conjunctival injection, lip peeling, odynophagia, vomiting and a maculopapular rash on her chest and arms (figure 1A). The conjunctival injection and rash resolved within a week, but arthralgias, dyspnoea and fevers persisted. On admission, vitals showed temperature 39.1°C, pulse 114 beats/min, blood pressure 114/67 mm Hg and 97% oxygen saturation. Physical examination revealed clear conjunctiva, erythematous tongue, lip peeling, clear lung fields and a normal cardiac
Affetti da adozione, 2015
Mediterranean Journal of Social Sciences, 2012
We hardly associate parenthood to a state that must be learned or taught according to classical e... more We hardly associate parenthood to a state that must be learned or taught according to classical educative models, rather we think that it is an embedded condition arising "naturally" when we become parents. Nowadays, however, with the rise of the so-called "psy" sciences, the certainty and solidity of a noun - parenthood – has been progressively replaced by the proceedings of a verb - parenting. The idea of parenting as a process of learning (emotional, cognitive and behavioral) finds its most concrete expression in the construction of the adoptive parenthood. Based on a two years' ethnographic research, my paper aims at highlighting the training action carried out by adoptive associations towards the infertile couples who have decided to adopt. In a society that is still deeply family-based, such as the Italian one, where kinship ties are grounded in the hegemonic action of the blood paradigm, a widespread cultural belief claims that a failed bio-reproductio...
Gli articoli proposti in questa sezione monografica costituiscono una selezione delle idee e dell... more Gli articoli proposti in questa sezione monografica costituiscono una selezione delle idee e delle tematiche dibattute all’interno del panel “Nuove forme di relazioni familiari: connessioni, disconnessioni e riconfigurazioni nel processo di creazione dei legami per adozione” ospitato dal IV Convegno della Societa Italiana di Antropologia Applicata.
The representation according to which there is no family without a child is collectively shared a... more The representation according to which there is no family without a child is collectively shared and rooted in Italian society such as in many Western countries: it has intensely fed a today widespread social phenomenon that goes under the name of “adoption”, even transnational. In this framework, the child, as a subject/object of the desire of “doing family”, is at the core of attention and concern of international conventions, legal rules and local professional practices called to supervise the inalienable right and the protection of his “best interest”. By using the lens of contemporary adoptive kinning in Italy, my contribution discusses how a specific idea of childhood, historically and culturally determined, and its representation of the child as a minor, opened the way to the legal-professional institution of the child as abandoned and/or adoptable. I illustrate how, through this paradoxical exercise of power, which is markedly adult-centered, the child's subjective agency...
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Books by Rossana Di Silvio
Parentele di confine usciva nel 2008 alla sua prima edizione. In fase di pubblicazione il sottotitolo aveva acquistato una sfumatura, per così dire, addolcita: al termine "mercato" era stato preferito un più blando ed ecumenico "mondo". Preoccupazioni di marketing editoriale. E tuttavia anche di questo si trattava, di transizioni parentali in odore di transazioni mercantili, un fatto già all'epoca acclarato in gran parte dei paesi di accoglienza e in alcuni paesi di provenienza dei bambini adottati-come testimoniava una nutrita letteratura antropologica e sociologica-, ma
Pandemia is a word and a fear that seemed, in everyday use and collective memory, relegated to the past, but at the beginning of the year came what some scholars call "the black swan". An epidemiological crisis not only medical and health but also political and cultural, unexpected, sudden and disruptive.
Within this unusual and very difficult situation, one month after the first emergency lockdown decree issued by the Government, we publish a series of short essays, points of view and interviews with cultural anthropologists, sociologists, human and biological science researchers, philosophers and linguists who have decided to make their skills and knowledge available to try to understand what is happening and how to face the future.
A multiplicity of interventions that unite three generations of scholars who have been asked to focus their attention on the socio-anthropological dimension of this epidemic. The answer was an analysis of the present situation starting from ethnographic, historical and medical data, aimed at building an anthropology of the emergency without precipitating into futurology or conspiracy politology.
Il 9 aprile 2020 è uscito il libro Pandemia 2020. La vita quotidiana in Italia con il Covid-19, a cura di Alessandra Guigoni e Renato Ferrari, edito da M&J Publishing House, un instant book corale che si è avvalso di 22 articoli scritti da esponenti del mondo scientifico e culturale e 12 interviste a personalità della cultura.
Pandemia è una parola e una paura che sembravano, nell’uso quotidiano e nella memoria collettiva, relegate al passato, ma all'inizio dell’anno è arrivato quello che alcuni studiosi chiamano “il cigno nero”. Una crisi epidemiologica non solo medica e sanitaria ma anche politica e culturale, inaspettata, improvvisa e dirompente.
Dentro questa inedita e difficilissima situazione, a un mese dal primo decreto emergenziale di lockdown emesso dal Governo, pubblichiamo una serie di brevi saggi, punti di vista e interviste ad antropologi culturali, sociologi, ricercatori delle scienze umane e biologiche, filosofi e linguisti che hanno deciso di mettere a disposizione le loro competenze e le loro conoscenze per cercare di capire che cosa sta accadendo e come affrontare il futuro.
Una molteplicità di interventi che uniscono tre generazioni di studiosi ai quali è stato chiesto di focalizzare la propria attenzione sulla dimensione socio-antropologica di questa epidemia. La risposta è stata un’analisi della situazione presente partendo da dati etnografici, storici e medici, finalizzata alla costruzione di un’antropologia dell’emergenza senza precipitare nella futurologia o nella politologia del complottismo.
Utilizzando la prospettiva etno-antropologica, il mio contributo intende proporre una riflessione sulla ‘rivendicazione’ alle origini quale aspetto intrinseco al dispositivo occidentale dell’adozione, declinando - in senso culturale - le dimensioni dell’incompletezza e dell’appartenenza e la loro costruzione a partire dalla dicotomia natura-cultura, con particolare riferimento al campo domestico e ai legami di parentela. In questa cornice, la ricomposizione identitaria messa in campo dai figli adottivi sembra scaturire da una tensione poietica agita nell’aspirazione ad una completezza, desiderata ma mai completamente raggiunta. E tuttavia, come mostrano i dati etnografici, questa condizione di frammentazione identitaria dettata dalla percezione di incompiutezza, orienta verso una più densa interazione dialogica con l’esterno attraverso cui i figli adottivi si producono, in modo creativo, come soggetti dalle appartenenze multiple ma intrinsecamente coerenti, dando così forma a nuove attribuzioni di senso dell’essere parenti e dello stare nella parentela.
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Papers by Rossana Di Silvio
Parentele di confine usciva nel 2008 alla sua prima edizione. In fase di pubblicazione il sottotitolo aveva acquistato una sfumatura, per così dire, addolcita: al termine "mercato" era stato preferito un più blando ed ecumenico "mondo". Preoccupazioni di marketing editoriale. E tuttavia anche di questo si trattava, di transizioni parentali in odore di transazioni mercantili, un fatto già all'epoca acclarato in gran parte dei paesi di accoglienza e in alcuni paesi di provenienza dei bambini adottati-come testimoniava una nutrita letteratura antropologica e sociologica-, ma
Pandemia is a word and a fear that seemed, in everyday use and collective memory, relegated to the past, but at the beginning of the year came what some scholars call "the black swan". An epidemiological crisis not only medical and health but also political and cultural, unexpected, sudden and disruptive.
Within this unusual and very difficult situation, one month after the first emergency lockdown decree issued by the Government, we publish a series of short essays, points of view and interviews with cultural anthropologists, sociologists, human and biological science researchers, philosophers and linguists who have decided to make their skills and knowledge available to try to understand what is happening and how to face the future.
A multiplicity of interventions that unite three generations of scholars who have been asked to focus their attention on the socio-anthropological dimension of this epidemic. The answer was an analysis of the present situation starting from ethnographic, historical and medical data, aimed at building an anthropology of the emergency without precipitating into futurology or conspiracy politology.
Il 9 aprile 2020 è uscito il libro Pandemia 2020. La vita quotidiana in Italia con il Covid-19, a cura di Alessandra Guigoni e Renato Ferrari, edito da M&J Publishing House, un instant book corale che si è avvalso di 22 articoli scritti da esponenti del mondo scientifico e culturale e 12 interviste a personalità della cultura.
Pandemia è una parola e una paura che sembravano, nell’uso quotidiano e nella memoria collettiva, relegate al passato, ma all'inizio dell’anno è arrivato quello che alcuni studiosi chiamano “il cigno nero”. Una crisi epidemiologica non solo medica e sanitaria ma anche politica e culturale, inaspettata, improvvisa e dirompente.
Dentro questa inedita e difficilissima situazione, a un mese dal primo decreto emergenziale di lockdown emesso dal Governo, pubblichiamo una serie di brevi saggi, punti di vista e interviste ad antropologi culturali, sociologi, ricercatori delle scienze umane e biologiche, filosofi e linguisti che hanno deciso di mettere a disposizione le loro competenze e le loro conoscenze per cercare di capire che cosa sta accadendo e come affrontare il futuro.
Una molteplicità di interventi che uniscono tre generazioni di studiosi ai quali è stato chiesto di focalizzare la propria attenzione sulla dimensione socio-antropologica di questa epidemia. La risposta è stata un’analisi della situazione presente partendo da dati etnografici, storici e medici, finalizzata alla costruzione di un’antropologia dell’emergenza senza precipitare nella futurologia o nella politologia del complottismo.
Utilizzando la prospettiva etno-antropologica, il mio contributo intende proporre una riflessione sulla ‘rivendicazione’ alle origini quale aspetto intrinseco al dispositivo occidentale dell’adozione, declinando - in senso culturale - le dimensioni dell’incompletezza e dell’appartenenza e la loro costruzione a partire dalla dicotomia natura-cultura, con particolare riferimento al campo domestico e ai legami di parentela. In questa cornice, la ricomposizione identitaria messa in campo dai figli adottivi sembra scaturire da una tensione poietica agita nell’aspirazione ad una completezza, desiderata ma mai completamente raggiunta. E tuttavia, come mostrano i dati etnografici, questa condizione di frammentazione identitaria dettata dalla percezione di incompiutezza, orienta verso una più densa interazione dialogica con l’esterno attraverso cui i figli adottivi si producono, in modo creativo, come soggetti dalle appartenenze multiple ma intrinsecamente coerenti, dando così forma a nuove attribuzioni di senso dell’essere parenti e dello stare nella parentela.
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by skepticism, misunderstanding and identity worries, reciprocally justified by different hierarchies of knowledge, historically and culturally determined. So, what does dialogue among disciplines really entails? Translation and ethical issues? A loss of epistemological certainty or the intrinsic uncertainties of knowledge? I describe ethnographically a knowledge-exchange experience involving anthropologists, psychologists, sociologists, educationalists, and welfare workers. I discuss how the fabric of a multidisciplinary dialogue have been processed on the line of liminality between what is epistemologically given and what is reworked. This allows to finally achieve a 'rhizomatic' opportunity of sharing knowledge both across disciplines and between researchers and practitioners, rather than each staying, 'vertically', within their own domain.
The imaginary on a 'conform' offspring supports prospective parents during the sensitive time of the waiting so that, in the framework constituted by private and social expectations, the contingency of a lacking correspondence between parents' imaginary and the material child is feared but rarely considered. When parents are provided with unexpected 'defective' children, expectancies' disruption involves both the intimate and the social level of making a family and the need of redefining family narrative, material bodies practices, affection and connections taken for granted becomes urgent.
To what extent is the gap between expectancy of an appropriate body and the in/visible alterity of the actual body redefined through creative parenting strategies? How do parents reconfigure their embodied assumptions about kinship relationships, cycles of mutuality of family life, belonging to the social community, and daily life family practices and affections? The panel encourages contributions exploring how the anthropological investigation help to understand, from both an ethic and emic perspective, the creative relatedness and the 'different life' of families with unusual offspring.
COSTRUIRE LEGAMI NELLA VITA QUOTIDIANA
Sabato 7 Novembre 2015, ore 14 - Sala Vitali, Credito Valtellinese, via delle Pergole 10, Sondrio