Books by Simonetta Bartolini
Barna Occhini, Lettera a te
Il romanzo straziante e straziato in forma di lettera alla moglie (Gioconda Papini, figlia dello ... more Il romanzo straziante e straziato in forma di lettera alla moglie (Gioconda Papini, figlia dello scrittore fiorentino) da poco scomparsa, scritto nel 1954 e rimasto inedito, nel quale Barna Occhini –storico dell'arte e collaboratore del Frontespizio, , quindi fondatore con Ardengo Soffici della rivista Italia e Civiltà– rievoca una storia famigliare che si intreccia con la storia dell cultura della prima metà del '900
Il carteggio inedito fra il vate e l'autore del Giornalino di Gianburrasca allo scoccare del '900
Giuseppe PARLATO La seconda segreteria Almirante e il successo del Msi nel 1972 Gregorio SORGONÀ ... more Giuseppe PARLATO La seconda segreteria Almirante e il successo del Msi nel 1972 Gregorio SORGONÀ Politica economica e questione operaia nel dibattito del gruppo dirigente del Pci tra il 1957 e il 1965 Silvio BERARDI Il mito e il pensiero di Giuseppe Mazzini nei nuovi Stati africani tra Ottocento e Novecento Valerio TORREGGIANI Nuove prospettive di ricerca sul corporativismo in Europa Simonetta BARTOLINI Il romanzo storico nel III millennio: se il revisionismo diventa epica dell'equivicinanza Mila MIHAJLOVIC Il salvataggio dell'esercito serbo nel 1915, con un documento inedito dello Stato Maggiore dell'Esercito Guglielmo DUCCOLI Il testimone bugiardo. Il crollo del campanile di Venezia e i falsi fotografici a cura di M. Lodone Emilio GIN A. Martini, "Prigionieri del nostro mare". Il Mediterraneo, gli Inglesi e la non belligeranza del "Duce" (1939-1940) Valerio DI ZENZO L. Spinelli, Il Sionismo in Italia e nella politica estera fascista EDITORIALE SAGGI NOTE E DISCUSSIONI OSSERVATORIO DOCUMENTI RECENSIONI NOTE BIOGRAFICHE DEGLI AUTORI NovaHistorica Frontespizio + Indice:-08/01/15 16:41 Pagina 3
Firenze -via Faenza 43 www.lorenzodemedci.it 103 Postfazione di Simonetta Bartolini
Il più bel romanzo di Claudio Magris dedicato ad Enrico Mreule amico e compagno di strada e di av... more Il più bel romanzo di Claudio Magris dedicato ad Enrico Mreule amico e compagno di strada e di avventure intellettuali di Carlo Michelstaedter
Giovanni Pascoli (1855-1912) e John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973). Da una parte un poeta itali... more Giovanni Pascoli (1855-1912) e John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973). Da una parte un poeta italiano nella cui opera la lingua è eletta protagonista assoluta, ma anche autore di versi latini, nonché teorizzatore di una poetica (Il Fanciullino -1903) che pur non volendo rappresentare una sistematica teoria della sua poesia, detta comunque le linee guida per addentrarsi nell’interpretazione del mondo letterario dello scrittore. Dall’altra parte un romanziere inglese, autore di alcuni dei più celebri e tradotti romanzi fantasy, con una dichiarata passione per l’epica nordica e le antiche leggende, nonché studioso di lingue antiche, anch’egli autore di un testo di teoria della letteratura alla quale si era dedicato (On fairy- stories-1939) . Appena affacciato al ‘900 l’uno, completamente immersovi il secondo. Le loro biografie storiche e intellettuali, quando fossero sovrapposte, rivelerebbero curiose affinità e addirittura comuni destini: entrambi segnati da lutti famigliari dolorosi che, oltre a ferire l’animo, li precipitano in condizioni economiche drammatiche; comune la passione, come si è detto per lo studio delle lingue, e in particolare per quelle antiche e in seguito vedremo comuni anche alcune letture di riferimento; ambedue professori universitari, condivideranno il sostanziale fraintendimento da parte della critica e del pubblico pur essendo, poeta l’uno e scrittore l’altro, di grande successo.
Seguendo quindi il filo di una simile formazione e vocazione alla creazione artistica attraverso il ricorso ad una lingua generatrice di universi estetici, per mezzo dei quali dar vita a generi capaci di coniugare modernità e classicità, cercheremo di proporre una lettura parallela fra il Fanciullino pascoliano e il saggio su Le fiabe di Tolkien, pur tenendo presente che fra i due corrono quasi 40 anni, il primo infatti fu pubblicato nel 1903, mentre lo scrittore inglese scrisse il proprio nel 1939 e che, per quanto la cultura del padre degli hobbit fosse profonda e si esercitasse volentieri nella letteratura classica, non ci sono riferimenti diretti ad una sua conoscenza del testo pascoliano.
Il proposito di questa inedita e un po’extravagante operazione di comparatistica è quello di offrire una interpretazione del poeta italiano che lo sottragga al dato puramente biografico e ne evidenzi piuttosto quello linguistico non dal punto di vista tecnico o stilistico (settore già ampiamente e brillantemente esaminato dagli studiosi), ma piuttosto da quello del progetto di una poesia che sia epica moderna anzi contemporanea grazie alla scelta di una lingua capace di esprimerla e nello stesso tempo sua co-creatrice, dunque non mero strumento espressivo, ma appunto creativo. Un progetto che situa Pascoli non solo in una modernità europea appena agli albori, ma addirittura lo inquadra come voce italiana in qualche modo anticipatrice di una sensibilità letteraria che va oltre il mero dato del testo (e quanto ad esso tradizionalmente connesso –dalla critica estetica, storica o strutturalista–: tematiche, biografia, forme dello stile) e diventa, o quanto meno cerca di diventare, interprete delle nuova via all’epos, alla mitologia moderna dopo la scomparsa (in termini di vitalità) di quella antica.
Papers by Simonetta Bartolini
Rencontres, 2021
Ce premier roman de l'écrivain roumain Vintilă Horia (1915-1992), Dieu est né en exil, obtint... more Ce premier roman de l'écrivain roumain Vintilă Horia (1915-1992), Dieu est né en exil, obtint en 1960 le prix Goncourt, mais Horia y renonça suite aux polémiques soulevées par la presse. Conçu comme un « Journal d'Ovide à Tomes », ce roman crée une pseudo-biographie, dans laquelle revivent la tristesse et le désespoir du poète. Le choix du français, considéré par Horia, comme le fit Pasternak, comme la langue de la liberté, est spécialement significatif.
Uploads
Books by Simonetta Bartolini
Seguendo quindi il filo di una simile formazione e vocazione alla creazione artistica attraverso il ricorso ad una lingua generatrice di universi estetici, per mezzo dei quali dar vita a generi capaci di coniugare modernità e classicità, cercheremo di proporre una lettura parallela fra il Fanciullino pascoliano e il saggio su Le fiabe di Tolkien, pur tenendo presente che fra i due corrono quasi 40 anni, il primo infatti fu pubblicato nel 1903, mentre lo scrittore inglese scrisse il proprio nel 1939 e che, per quanto la cultura del padre degli hobbit fosse profonda e si esercitasse volentieri nella letteratura classica, non ci sono riferimenti diretti ad una sua conoscenza del testo pascoliano.
Il proposito di questa inedita e un po’extravagante operazione di comparatistica è quello di offrire una interpretazione del poeta italiano che lo sottragga al dato puramente biografico e ne evidenzi piuttosto quello linguistico non dal punto di vista tecnico o stilistico (settore già ampiamente e brillantemente esaminato dagli studiosi), ma piuttosto da quello del progetto di una poesia che sia epica moderna anzi contemporanea grazie alla scelta di una lingua capace di esprimerla e nello stesso tempo sua co-creatrice, dunque non mero strumento espressivo, ma appunto creativo. Un progetto che situa Pascoli non solo in una modernità europea appena agli albori, ma addirittura lo inquadra come voce italiana in qualche modo anticipatrice di una sensibilità letteraria che va oltre il mero dato del testo (e quanto ad esso tradizionalmente connesso –dalla critica estetica, storica o strutturalista–: tematiche, biografia, forme dello stile) e diventa, o quanto meno cerca di diventare, interprete delle nuova via all’epos, alla mitologia moderna dopo la scomparsa (in termini di vitalità) di quella antica.
Papers by Simonetta Bartolini
Seguendo quindi il filo di una simile formazione e vocazione alla creazione artistica attraverso il ricorso ad una lingua generatrice di universi estetici, per mezzo dei quali dar vita a generi capaci di coniugare modernità e classicità, cercheremo di proporre una lettura parallela fra il Fanciullino pascoliano e il saggio su Le fiabe di Tolkien, pur tenendo presente che fra i due corrono quasi 40 anni, il primo infatti fu pubblicato nel 1903, mentre lo scrittore inglese scrisse il proprio nel 1939 e che, per quanto la cultura del padre degli hobbit fosse profonda e si esercitasse volentieri nella letteratura classica, non ci sono riferimenti diretti ad una sua conoscenza del testo pascoliano.
Il proposito di questa inedita e un po’extravagante operazione di comparatistica è quello di offrire una interpretazione del poeta italiano che lo sottragga al dato puramente biografico e ne evidenzi piuttosto quello linguistico non dal punto di vista tecnico o stilistico (settore già ampiamente e brillantemente esaminato dagli studiosi), ma piuttosto da quello del progetto di una poesia che sia epica moderna anzi contemporanea grazie alla scelta di una lingua capace di esprimerla e nello stesso tempo sua co-creatrice, dunque non mero strumento espressivo, ma appunto creativo. Un progetto che situa Pascoli non solo in una modernità europea appena agli albori, ma addirittura lo inquadra come voce italiana in qualche modo anticipatrice di una sensibilità letteraria che va oltre il mero dato del testo (e quanto ad esso tradizionalmente connesso –dalla critica estetica, storica o strutturalista–: tematiche, biografia, forme dello stile) e diventa, o quanto meno cerca di diventare, interprete delle nuova via all’epos, alla mitologia moderna dopo la scomparsa (in termini di vitalità) di quella antica.