Paolo Zublena
Paolo Zublena (Genova, 28th September, 1973). Degree in History of Italian Language (Università degli Studi di Genova, 1997), Ph.D in Literary Sciences (Università degli Studi di Pavia, 2001). 2004: Assistant Professor at Università degli Studi di Milano-Bicocca. 2010: Associate Professor of Italian Linguistics at Università degli Studi di Milano-Bicocca. 2018: Associate Professor of Italian Linguistics at Università degli Studi di Genova. Since November 1st, 2023 he has been working as Full Professor of Italian Linguistics at Università degli Studi di Genova.
He has published the following books: L’inquietante simmetria della lingua. Il linguaggio tecnico-scientifico nella narrativa italiana del Novecento (Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2002); Giorgio Caproni. La lingua, la morte (Milano, Edizioni del Verri, 2013; awarded the Premio Moretti 2013 - Sezione critica e storia letteraria); La lingua-pelle di Tommaso Landolfi (Firenze, Le Lettere, 2013). Together with Davide Colussi, he co-edited Giorgio Caproni. Lingua, stile, figure (Macerata, Quodlibet, 2014).
With particular focus on both stylistic and linguistic analysis, he also published essays on the language of the Italian sixteenth-century prose (Bembo, Della Casa), Leopardi, Italian twentieth century narratives (Gadda, Calvino, Landolfi, Bianciardi, Volponi, Meneghello, Del Giudice, Biamonti), poetry (Sbarbaro, Montale, Caproni, Sereni, Zanzotto, Sanguineti, Raboni, De Signoribus, prose poetry, Beckett's influence, the issue of translation) and songwriting (Paolo Conte). His research interests include themes such as mourning, dwelling and the everyday life in literature, and several issues pertaining to the field of literary theory, with special emphasis on the boundary between poetry and prose, the epistemology of literary criticism and the relationship between visual art and literature.
He is also interested in contemporary poetry: he co-edited Parola plurale. Sessantaquattro poeti italiani fra due secoli (Roma, Sossella, 2005), and he is the editor of a special issue of «Nuova Corrente» on young Italian poets (Nuovi poeti italiani, LII, 135, gennaio-giugno 2005). He contributed as a reviewer to «L'Indice dei libri del mese», to «Alfabeta2» and to «Alias – Il Manifesto». He is a member of the editorial board of «Il Verri», the literary periodical founded by Luciano Anceschi in 1956.
He has published the following books: L’inquietante simmetria della lingua. Il linguaggio tecnico-scientifico nella narrativa italiana del Novecento (Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2002); Giorgio Caproni. La lingua, la morte (Milano, Edizioni del Verri, 2013; awarded the Premio Moretti 2013 - Sezione critica e storia letteraria); La lingua-pelle di Tommaso Landolfi (Firenze, Le Lettere, 2013). Together with Davide Colussi, he co-edited Giorgio Caproni. Lingua, stile, figure (Macerata, Quodlibet, 2014).
With particular focus on both stylistic and linguistic analysis, he also published essays on the language of the Italian sixteenth-century prose (Bembo, Della Casa), Leopardi, Italian twentieth century narratives (Gadda, Calvino, Landolfi, Bianciardi, Volponi, Meneghello, Del Giudice, Biamonti), poetry (Sbarbaro, Montale, Caproni, Sereni, Zanzotto, Sanguineti, Raboni, De Signoribus, prose poetry, Beckett's influence, the issue of translation) and songwriting (Paolo Conte). His research interests include themes such as mourning, dwelling and the everyday life in literature, and several issues pertaining to the field of literary theory, with special emphasis on the boundary between poetry and prose, the epistemology of literary criticism and the relationship between visual art and literature.
He is also interested in contemporary poetry: he co-edited Parola plurale. Sessantaquattro poeti italiani fra due secoli (Roma, Sossella, 2005), and he is the editor of a special issue of «Nuova Corrente» on young Italian poets (Nuovi poeti italiani, LII, 135, gennaio-giugno 2005). He contributed as a reviewer to «L'Indice dei libri del mese», to «Alfabeta2» and to «Alias – Il Manifesto». He is a member of the editorial board of «Il Verri», the literary periodical founded by Luciano Anceschi in 1956.
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Books by Paolo Zublena
Introduzione . p. 7
Nota al testo p. 17
1. Approssimazioni alla lingua “altra” di Tommaso Landolfi p. 19
2. Parossismo e scalfitture della lingua-pelle. La scrittura diaristica di Landolfi in Rien va p. 29
3. La maschera tragica del manierista. Parossismo stilistico del Landolfo VI di Benevento p. 53
4. «Il nero gesto continua». Il tema della morte nella poesia di Tommaso Landolfi p. 65
5. Lo sguardo del braccio di tenebra. Landolfi e la fotografia p. 115
Da dove viene la difficoltà formale dei testi di Tommaso Landolfi? Perché, quale che sia il genere frequentato, tutta la produzione di Landolfi è segnata dalla tendenza all’uso di maschere, e in primo luogo di una maschera aulica e manierista, instancabile impresa di travestimento e copertura? Questo libro tenta di indagare, con gli strumenti dell’analisi linguistico-stilistica – specie a proposito del lessico e dell’intertestualità –, la strategia di copertura che informa l’opera di Landolfi, e in particolare la scelta linguistica del Landolfi diaristico di Rien va (ma anche, più brevemente, quella del narratore e del tragediografo estremisticamente manierista del Landolfo VI di Benevento), e di interpretarla nei termini di quella che si è scelto di chiamare lingua-pelle: cioè il succedaneo linguistico di un involucro psichico che ha faticato a svilupparsi, a partire dal costrutto concettuale (l’io-pelle) individuato e investigato dallo psicoanalista francese Didier Anzieu. Il volume è completato da una sezione tematica riguardante i due tardi libri di poesie, Viola di morte e Il tradimento, e un passo dell’ultimo diario, Des mois) che risulta complementare alla interpretazione su base stilistica, a cui fornisce il supporto della lettura del materiale letterario autobiografico relativo all’evento cruciale della perdita della madre, e delle conseguenti continue rimodulazioni dei temi del lutto e dell’incombenza della morte.
Indice
Premessa 7
1. Cartoline da Vega. Il tema della morte nella poesia 11
di Caproni: dal lutto alla meditatio mortis
2. Segnali di vuoto. La lingua dell’ultimo Caproni: 79
opacità referenziale di anaforici e deittici
3. Caproni, la lingua e la filosofia 111
4. Caproni, Genet e il male 119
5. L’oggetto perduto tra silenzio della morte e 143
fantasma della scrittura. Lettura di Res amissa
Papers by Paolo Zublena
Il suo secondo libro di poesia, In controtempo (1994), esce per Einaudi (che d’ora in poi sarà la sua casa editrice), venendo accolto con molto favore sulle pagine di L’Unità da Giovanni Giudici, il quale lo giudica un libro che si distacca «nell’orrenda babele di chiasso e chiacchere». Ed è lo stesso Giudici, in questa recensione, ad indicare già due caratteristiche importanti del poeta: il rigore e la suprema pazienza.
La sostituzione arriva nel 2001, confermando l’importanza di alcuni motivi che
ritorneranno anche nei libri successivi, seppur con dei mutamenti, anche di tono: il
paesaggio umano, la pluralità di voci, il rapporto con le persone scomparse, i piccoli
animali, la figura dell’altro, i fili sfilacciati della memoria. Tutti aspetti, questi, che mettono al centro della sua poesia l’esperienza, la sua percezione e i suoi effetti.
I pluripremiati Pasqua di neve (2008) e Ablativo (2013) consolidano ulteriormente la figura di Testa nel panorama poetico italiano. A proposito della pubblicazione del secondo, Alberto Asor Rosa afferma sulle pagine di La Repubblica: «[s]i capisce così che, sperimentalmente parlando, la ricerca di Testa, mentre s’impernia decisamente sul disagio contemporaneo, ne addita al tempo stesso il superamento, inaugurando la proposta di una poesia che, più che dire, addita con esattezza millimetrica le condizioni attuali del nostro esserci – e il loro circostanziato espandersi nel mondo».
L’«andare a pezzi», riscontrato nei libri precedenti, si conferma dunque in Cairn, pubblicato nel 2018. Dopo trent’anni di scrittura poetica, forse qui c’è un passaggio decisivo, un ciclo che si chiude, per aprirsi, chissà, a futuri percorsi.
I saggi qui raccolti testimoniano con le loro acute letture critiche la forza di questa scrittura e di un accento ormai riconoscibile. Ringraziamo per la collaborazione Fabio Moliterni, Paolo Zublena, Fabio Pierangeli, Lucia Wataghin, Patricia Peterle, Sebastiana Savoca, Luiza Faccio e Prisca Agustoni. E in chiusura, un piccolo registro degli ultimi viaggi di Enrico Testa in Brasile.
A seguire viene ripubblicata la recensione di Sanguineti a Il gioco della torre di Tommaso Landolfi , apparsa il 28 febbraio 1987, a pagina 3 su “Il Lavoro”, nella rubrica Scribilli
The fundamental questions that this paper intends to discuss are as follows: to what extent and in which way everyday speech and everyday life are linked to politics (l’homme de la rue), to atheism (indifference to religion and to any order), and, above all, to literature? Moreover: what kind of literature (assuming there is one) can represent an aesthetic equivalent of the experience of chatter (bavardage) and cry (cri)? Does the possibility of such an equivalence even exist?
Giorgio Falco’s Sottofondo italiano
This paper shows how the Italian writer Giorgio Falco uses Imperfect indicative in his essay-memoir Sottofondo italiano (2015). This peculiar stylistic use of a tense whose aspect is generally imperfective as a narrative verb causes the background of narration to gain importance on foreground. A similar effect of political criticism is obtained through the metalinguistic questioning of the corporate jargon. In this way, the author reinforces his narrative of a particular Union defeat, both a literal (personal and collective) and an allegorical fact.
Barthes, Mourning and «Écriture»
This paper aims at investigating the presence and effects of mourning in Barthes’s last work.
Always focusing on this theme, particular interest will be devoted to Barthes’s Journal de deuil, in comparison with the famous Chambre Claire and with a very important late text like La preparation du roman. The main hypothesis is that the stillness of mourning (in conjunction with the narcissistic configuration of the subject), following to Barthes’s mother’s death, permits building a funeral monument (La chambre claire), but it does not allow accessing the narrative dialectization that the project of a novel (Vita nova) would have required.
Observations on Language, Dialect and Experience in Luigi Meneghello’s Libera nos a malo
This paper aims at making a point about Luigi Meneghello’s debut book, Libera nos a malo (1963) – a formidable mix of autobiography, essay and metalinguistic reflection –, and especially on the relationship between Italian language, Maladense (his native dialect, compared with other dialects of Venetan) and experience. More specifically, the main issue to be investigated will be the inconsistencies concerning the interaction and the distinctions between major language and local dialect (and between literacy and orality) – as conveyed by author’s annotations.
Introduzione . p. 7
Nota al testo p. 17
1. Approssimazioni alla lingua “altra” di Tommaso Landolfi p. 19
2. Parossismo e scalfitture della lingua-pelle. La scrittura diaristica di Landolfi in Rien va p. 29
3. La maschera tragica del manierista. Parossismo stilistico del Landolfo VI di Benevento p. 53
4. «Il nero gesto continua». Il tema della morte nella poesia di Tommaso Landolfi p. 65
5. Lo sguardo del braccio di tenebra. Landolfi e la fotografia p. 115
Da dove viene la difficoltà formale dei testi di Tommaso Landolfi? Perché, quale che sia il genere frequentato, tutta la produzione di Landolfi è segnata dalla tendenza all’uso di maschere, e in primo luogo di una maschera aulica e manierista, instancabile impresa di travestimento e copertura? Questo libro tenta di indagare, con gli strumenti dell’analisi linguistico-stilistica – specie a proposito del lessico e dell’intertestualità –, la strategia di copertura che informa l’opera di Landolfi, e in particolare la scelta linguistica del Landolfi diaristico di Rien va (ma anche, più brevemente, quella del narratore e del tragediografo estremisticamente manierista del Landolfo VI di Benevento), e di interpretarla nei termini di quella che si è scelto di chiamare lingua-pelle: cioè il succedaneo linguistico di un involucro psichico che ha faticato a svilupparsi, a partire dal costrutto concettuale (l’io-pelle) individuato e investigato dallo psicoanalista francese Didier Anzieu. Il volume è completato da una sezione tematica riguardante i due tardi libri di poesie, Viola di morte e Il tradimento, e un passo dell’ultimo diario, Des mois) che risulta complementare alla interpretazione su base stilistica, a cui fornisce il supporto della lettura del materiale letterario autobiografico relativo all’evento cruciale della perdita della madre, e delle conseguenti continue rimodulazioni dei temi del lutto e dell’incombenza della morte.
Indice
Premessa 7
1. Cartoline da Vega. Il tema della morte nella poesia 11
di Caproni: dal lutto alla meditatio mortis
2. Segnali di vuoto. La lingua dell’ultimo Caproni: 79
opacità referenziale di anaforici e deittici
3. Caproni, la lingua e la filosofia 111
4. Caproni, Genet e il male 119
5. L’oggetto perduto tra silenzio della morte e 143
fantasma della scrittura. Lettura di Res amissa
Il suo secondo libro di poesia, In controtempo (1994), esce per Einaudi (che d’ora in poi sarà la sua casa editrice), venendo accolto con molto favore sulle pagine di L’Unità da Giovanni Giudici, il quale lo giudica un libro che si distacca «nell’orrenda babele di chiasso e chiacchere». Ed è lo stesso Giudici, in questa recensione, ad indicare già due caratteristiche importanti del poeta: il rigore e la suprema pazienza.
La sostituzione arriva nel 2001, confermando l’importanza di alcuni motivi che
ritorneranno anche nei libri successivi, seppur con dei mutamenti, anche di tono: il
paesaggio umano, la pluralità di voci, il rapporto con le persone scomparse, i piccoli
animali, la figura dell’altro, i fili sfilacciati della memoria. Tutti aspetti, questi, che mettono al centro della sua poesia l’esperienza, la sua percezione e i suoi effetti.
I pluripremiati Pasqua di neve (2008) e Ablativo (2013) consolidano ulteriormente la figura di Testa nel panorama poetico italiano. A proposito della pubblicazione del secondo, Alberto Asor Rosa afferma sulle pagine di La Repubblica: «[s]i capisce così che, sperimentalmente parlando, la ricerca di Testa, mentre s’impernia decisamente sul disagio contemporaneo, ne addita al tempo stesso il superamento, inaugurando la proposta di una poesia che, più che dire, addita con esattezza millimetrica le condizioni attuali del nostro esserci – e il loro circostanziato espandersi nel mondo».
L’«andare a pezzi», riscontrato nei libri precedenti, si conferma dunque in Cairn, pubblicato nel 2018. Dopo trent’anni di scrittura poetica, forse qui c’è un passaggio decisivo, un ciclo che si chiude, per aprirsi, chissà, a futuri percorsi.
I saggi qui raccolti testimoniano con le loro acute letture critiche la forza di questa scrittura e di un accento ormai riconoscibile. Ringraziamo per la collaborazione Fabio Moliterni, Paolo Zublena, Fabio Pierangeli, Lucia Wataghin, Patricia Peterle, Sebastiana Savoca, Luiza Faccio e Prisca Agustoni. E in chiusura, un piccolo registro degli ultimi viaggi di Enrico Testa in Brasile.
A seguire viene ripubblicata la recensione di Sanguineti a Il gioco della torre di Tommaso Landolfi , apparsa il 28 febbraio 1987, a pagina 3 su “Il Lavoro”, nella rubrica Scribilli
The fundamental questions that this paper intends to discuss are as follows: to what extent and in which way everyday speech and everyday life are linked to politics (l’homme de la rue), to atheism (indifference to religion and to any order), and, above all, to literature? Moreover: what kind of literature (assuming there is one) can represent an aesthetic equivalent of the experience of chatter (bavardage) and cry (cri)? Does the possibility of such an equivalence even exist?
Giorgio Falco’s Sottofondo italiano
This paper shows how the Italian writer Giorgio Falco uses Imperfect indicative in his essay-memoir Sottofondo italiano (2015). This peculiar stylistic use of a tense whose aspect is generally imperfective as a narrative verb causes the background of narration to gain importance on foreground. A similar effect of political criticism is obtained through the metalinguistic questioning of the corporate jargon. In this way, the author reinforces his narrative of a particular Union defeat, both a literal (personal and collective) and an allegorical fact.
Barthes, Mourning and «Écriture»
This paper aims at investigating the presence and effects of mourning in Barthes’s last work.
Always focusing on this theme, particular interest will be devoted to Barthes’s Journal de deuil, in comparison with the famous Chambre Claire and with a very important late text like La preparation du roman. The main hypothesis is that the stillness of mourning (in conjunction with the narcissistic configuration of the subject), following to Barthes’s mother’s death, permits building a funeral monument (La chambre claire), but it does not allow accessing the narrative dialectization that the project of a novel (Vita nova) would have required.
Observations on Language, Dialect and Experience in Luigi Meneghello’s Libera nos a malo
This paper aims at making a point about Luigi Meneghello’s debut book, Libera nos a malo (1963) – a formidable mix of autobiography, essay and metalinguistic reflection –, and especially on the relationship between Italian language, Maladense (his native dialect, compared with other dialects of Venetan) and experience. More specifically, the main issue to be investigated will be the inconsistencies concerning the interaction and the distinctions between major language and local dialect (and between literacy and orality) – as conveyed by author’s annotations.
La conversazione infinita. Scritti sull’«insensato gioco di scrivere», traduzione di Roberta Ferrara, introduzione di Giovanni Bottiroli, Torino, Einaudi, 2015, LXIV-523 pp. e
Carmelo Colangelo, La ragione che veglia. Maurice Blanchot, la politica e la questione dei valori, Salerno, Orthotes, 2015, 114 pp.
Diciamo innanzitutto, fondandoci anche sulla profonda autocoscienza della propria scrittura che l’autore ha sempre dimostrato a livello di poetica esplicita, che quella di Testa è una poesia dell’esperienza, fondata sul ricordo e sull’interpretazione di fatti dell’esistenza – e principalmente legati all’esistenza dell’autore empirico.
Aula virtuale: https://meet.google.com/cvj-fyjg-vgi
Francesco Biamonti è considerato uno degli scrittori più significativi della letteratura italiana di fine Novecento. I suoi quattro romanzi pubblicati in vita tra il 1983 e il 1998 (L'angelo di Avrigue, Vento largo, Attesa sul mare e Le parole la notte, a cui vanno aggiunti le pagine postume del Silenzio e il recente recupero, a cura di Simona Morando, del cosiddetto Romanzo di Gregorio), sono testimoni di un lavoro intorno alla parola che ha pochi eguali nella letteratura coeva. Nato nel 1928 a San Biagio della Cima, piccolo paese nell'entroterra di Ventimiglia, Biamonti ebbe una formazione prevalentemente da autodidatta, sospesa tra lo studio della grande poesia, soprattutto italiana e francese, e quello della filosofia fenomenologica ed esistenzialista. Fondamentale fu per lui anche la riflessione sulla pittura, portata avanti attraverso alcune importanti frequentazioni, a partire da quella con Ennio Morlotti. Tutte queste esperienze si sedimentarono, nel corso di decenni, in una prosa dal chiaro respiro lirico, ma capace di raccontare con grande forza e concretezza il mondo contemporaneo allo scrittore.
Tuttavia, ancora oggi molti aspetti dell'opera di Biamonti, con particolare riferimento al peso avuto da alcuni incontri (reali e intellettuali) sulla sua scrittura e sulla sua visione del mondo, restano inesplorati o comunque meritevoli di approfondimento. Per questa ragione e per ricordare l'autore a vent'anni dalla scomparsa, l'Associazione "Amici di Francesco Biamonti" ha deciso di organizzare, insieme ai suoi diversi partner universitari, un convegno che si terrà il 15-16 ottobre 2021 al centro Polivalente "Le Rose" di San Biagio della Cima e alla Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia. Seguirà la pubblicazione degli atti. Sono invitate comunicazioni che affrontino le peculiarità della scrittura e della poetica biamontiana, evidenziando i rapporti tra l'opera dello scrittore ligure e quella di altri autori a lui affini.