Papers by Annalisa Perrotta
Renaissance Quarterly, 2018
motifs, their language and style, their use of Dante, the position of the academy toward Bembo’s ... more motifs, their language and style, their use of Dante, the position of the academy toward Bembo’s theories, and the implicit poetic of academy’s cultural program. This fixed structure facilitates comparisons between the case studies and allows for the assessment of the peculiarities of each anthology, and its position within the panorama of sixteenth-century lyric poetry. Oberto analyzes in depth the content of these collections, as well as the presence of Petrarchan and Petrarchist words, rhymes, expressions, and metrical forms within. The result is a remarkable demonstration of how such production becomes increasingly unacceptable in the light of Bembo’s program and its emphasis on formal matters. The lyric poetry produced within Italian academies fills the empty space of subject matter with new doctrinal contents such as science (in the case of the Academy of the Argonauti), philosophy, and religious as well as obscene themes (Cortese). This results in the undermining of Bembismo, and in “a process of disintegration of Petrarchism” (358). The superficial respect of Bembo’s model (from the linguistic and technical, i.e., metrical point of view) is, in fact, enriched with the recourse to Dante and to authors excluded from the canon of the Prose. As Oberto aptly suggests, Petrarchism can only be saved as far as it works in the service of its new doctrinal content or, in other words, toward the poeticizing of an otherwise hard philosophical or scientific matter (357). It would probably have been advisable to offer a slightly more nuanced view of the opposition between Bembo’s model and the alternative choices later pursued by individual authors or academies. Little space is devoted to the different strains of Petrarchist poetry and to those authors who challenged Bembo’s views in the first decades of the century (Pietro Aretino, Antonio Brocardo, Bernardo Tasso). However, this rich and insightful book eloquently shows the erosion of Bembo’s model of poetry along the Cinquecento and the rise of a new style of poetry.
Charlemagne in Italy, Jan 24, 2023
Il saggio esamina alcuni casi di intertestualità tra L'"Orlando furioso" di Ariosto... more Il saggio esamina alcuni casi di intertestualità tra L'"Orlando furioso" di Ariosto e il "Morgante" di Luigi Pulci, concernenti l'affidabilità del narratore e le nozioni di verità, finzione e menzogna. Ariosto usa il "Morgante" come uno dei suoi modelli per la costruzione della voce autoriale nel "Furioso". L'antico personaggio di Cassandra gioca un ruolo cruciale in entrambi i poemi, in quanto strettamente associata all'idea di autorialità. Nel canto finale Ariosto attribuisce a Cassandra il ricamo del padiglione nunziale di Ruggiero e Bradamante. La Cassandra del "Furioso" è modellata su due differenti versioni del mito narrato da Giovanni Boccaccio: nella versione contenuta in A Ariosto sembra prendere ispirazione dal "De Genealogia deorum" di Boccaccio, in C richiama il "De Mulieribus claris". Nel passaggio da A a C Cassandra diventa un personaggio più ambiguo: indirettamente il narratore del &...
The XLI canto of the Orlando furioso has a special focus of prophecies, premonitions, wrong infer... more The XLI canto of the Orlando furioso has a special focus of prophecies, premonitions, wrong inferences: in the canto many instances of the imponderable, the unpredictable are displayed, together with the sense of predestination. My reading of the canto analyses different episodes highlighting the multiple connections among these elements: the representation of the tempest and the battle of Lipadusa, the processes that lead to Ruggiero’s salvation and to Brandimarte’s death. Ariosto builds the links among the episodes through recurring words and situations, but also by quoting the Bible, Ovid, Dante, and having in mind also Pulci: Ruggiero is implicitly compared to Jonas, in his struggle against the tempest he reminds us the figure of Morgante in the Morgante by Pulci; Ruggiero reaching the shore of the little island after the tempest recalls Dante’s arrival to the Purgatory; Fiordiligi’s premonition of Brandimarte’s death is modelled on Alcyon’s one, after the departures of Ceyx, in...
Alleanze necessarie : cristiani, saraceni e persiani nell'Altobello, 2007
Il contributo confronta il due Falconetti, quello stampato nel 1483 a Milano e quello stampato a ... more Il contributo confronta il due Falconetti, quello stampato nel 1483 a Milano e quello stampato a Venezia nel 1500, rilevandone gli scarti ideologici: il testo seriore rilegge, modifica e normalizza il testo precedente guardandolo attraverso la lente del Morgante di Luigi Pulci, opera fortemente presente nel testo del Falconetto 1500. Nel farlo, però, opera una rimozione della rotta di Roncisvalle. Questo "gesto" è inserito all'interno della funzione - propagandistica ed espressiva - che il poema cavalleresco assume in Italia alla fine del 1400
Dove passa la linea che distingue l'Io dall'Altro nell'epica e nel romanzo medievali?... more Dove passa la linea che distingue l'Io dall'Altro nell'epica e nel romanzo medievali? Quale aspetto del sé – individuale o collettivo – si può identificare con questa distinzione? Quali parole, nelle varie opere, hanno valore identitario e costituiscono le radici culturali dell'immaginario alle origini della civiltà europea? A queste domande gli autori e le autrici di questo volume hanno risposto, prima in un Convegno e adesso in queste pagine, in una «inquietudine interrogante» che non coinvolge solo la «pratica» dell'identità ma anche lo studio delle sue manifestazioni in opere prodotte in ambiti culturali differenti, dall'epica al romanzo, alle traduzioni bibliche in versi, alla lirica araba medievale.
Il saggio fornisce un’analisi di due personaggi della letteratura cavalleresca italiana – Astolfo... more Il saggio fornisce un’analisi di due personaggi della letteratura cavalleresca italiana – Astolfo il “matto e Gano il traditore – in alcune opere composte tra il Trecento e l’inizio del Cinquecento. In questi poemi l’efficacia della rappresentazione si basa sul rinnovamento dei personaggi tradizionali. In particolare l’Orlando Innamorato di Boiardo e il Mambriano di Francesco Cieco da Ferrara mostrano due differenti modelli di corte: Boiardo discute i pericoli e le virtù connessi al potere e alla sua gestione; quasi venti anni più tardi, Francesco Cieco presenta un modello alternativo di corte, trovando (o immaginando di trovare) strategie per controllare e contenere la crisi.This paper focusses on two characters of Italian chivalric literature – Astolfo the “fool” and Gano the traitor – in some works composed between the 14th and the beginning of the 16th century. In these poems, the effectiveness of the representation is based on a renewal of the traditional characters. In particu...
Chivalry, Academy, and Cultural Dialogues
Uploads
Papers by Annalisa Perrotta
I corpi sono inoltre centro di relazione, in particolare quando il poema cavalleresco consente l’ingresso via via più consistente delle donne. A questo punto, l’invulnerabilità del corpo dell’eroe si costruisce anche per contrapposizione con un altro corpo, rappresentato come esposto e fragile, quello delle donne che non vestono l’armatura.
Al poema cavalleresco alla fine del Quattrocento viene affidato anche il compito di rielaborare le paure che in quel momento erano suscitate dalle minacce del mondo islamico nei confronti del mondo cristiano. La rappresentazione del corpo dell’eroe, nella sua forza e nella sua fragilità, è il veicolo principale delle ansie del pubblico, e della loro consolazione.
L’intervento intende considerare questi tre elementi nella tradizione cavalleresca a cavallo tra XV e XVI secolo (rappresentazione del corpo dell’eroe, corpo in relazione, corpo ideologico) e presentare quei passi che meglio illustrino
1. la connessione tra la costruzione discorsiva del corpo dell’eroe e la possibilità di narrazione nel poema.
2. il corpo in relazione (con i nemici, con le donne).
3. la costruzione ideologica che ruota intorno al corpo dell’eroe, come centro di rapporti di potere (con i nemici, con i compagni e gli alleati, con il sovrano, agli occhi di chi legge).
Tra le pagine dei libri, negli incipit e nei colophon, affiorano le paure destate dalla possibilità sempre più concreta di un’invasione turca, vengono proposte strategie politiche, si riflette sul potere e sulla sua trasmissione, con intenti spesso propagandistici.
Il saggio ricostruisce il contesto storico-letterario e i meccanismi ideologici e narrativi che hanno reso possibile l’uso di una produzione apparentemente di consumo e poco sofisticata per scopi politici raffinati e sottili. In questo modo, àncora a fatti e a personaggi storicamente determinati un segmento della lunga tradizione delle storie di Carlo Magno e dei paladini di Francia.
delle due giornate romane. Nella sezione che apre il volume,
intitolata La teoria, il canone, la critica letteraria compaiono contributi che
pongono al centro della riflessione tre nodi fondamentali: il nodo della
politica e del rapporto con le istituzioni e della visibilità e valorizzazione
istituzionale degli studi delle donne e di genere, specie nell’Italianistica
(Sapegno); il nodo della tradizione e della memoria, della sua
necessità e possibilità (Chemello), e quello della collaborazione in rete
di specialisti a livello globale, come reale e concreta possibilità di dare
visibilità e connettere esperienze anche molto diverse tra loro, ma che
divengono modello di ricerca e di organizzazione e comunicazione dei
dati (Crivelli).
4 Critica clandestina?
Il canone è rimasto un discorso importante presente all’interno di
tutti i contributi; tuttavia, il fuoco appare essersi spostato. Il ragionamento
sull’inclusione e l’esclusione come espressione di esercizio di un
potere si incentrava sulla scelta degli oggetti della ricerca, ma insieme
anche sul collocamento di coloro che la ricerca la facevano dentro o
fuori le istituzioni, dentro o fuori il discorso o la metodologia dominante.
Ora, se la provocazione contenuta nel titolo, la clandestinità,
adottava nuovamente la prospettiva binaria dentro/fuori, la risposta
delle relatrici è stata piuttosto: siamo da decenni all’interno del discorso
critico e della produzione culturale di questo paese, nella pratica
dell’immenso lavoro che in moltissime abbiamo fatto finora. La vera
sfida si gioca ora su un altro terreno: trovare il modo per dare valore
al patrimonio di ricerche esistenti, per trasmetterlo, per costruire una
rete virtuosa che unisca i diversi soggetti di produzione culturale e imponga
l’attenzione su quanto di nuovo la critica femminista ha saputo
produrre, sui nuovi metodi di indagine, i nuovi punti di vista, nuove
aperture e fuoriuscite dalle logiche di controllo – anche economico –
del sapere (pensiamo all’interdisciplinarietà di tante esperienze, o alla
gratuità e all’enorme potenziale di diffusione della rivista «altrelettere
»). Rimangono, certo, le resistenze (nel riconoscimento accademico
di molte pratiche, per esempio), che rischiano di vanificare negli effetti
molti sforzi; e le arretratezze (anche scandalose, come quelle delle Indicazioni
nazionali per le programmazioni scolastiche). Tuttavia, percorre
le pagine dei vari saggi anche la consapevolezza del valore del
lavoro svolto e l’importanza cruciale, politica, sociale e culturale, della
sua prosecuzione.
La seconda sezione del volume si intitola Dalla teoria ai testi e raccoglie
i saggi che si pongono trasversalmente tra una pratica critica e
una riflessione sui suoi presupposti teorici. I diversi lavori riflettono
sull’autobiografia (Gamberi), intesa come “sorta di tecnologia del genere
attraverso cui ricostruire le forme e figurazioni delle soggettività
femminili”; sul rapporto con la scrittura, con un’indagine ancora
tra biografie e pagine autobiografiche (De Simone); sul bildungsroman
femminile come tentativo “di percorrere una strada diversa dall’unica
prevista per la donna, e scoprire quanta consapevolezza c’è nelle scrittrici
dell’assunzione di un ruolo (quello di formatrici di un soggetto
nuovo) inedito e ancora in via di definizione” (Pinoia); sul rapporto
tra tradizione e marginalità nelle scritture delle scrittrici migranti (Belozorovich);
e infine su come la critica, femminista e non, ha trattaIntroduzione
5
to la questione della filoginia/misoginia nel Decameron di Boccaccio e
la relazione sempre complessa tra la rappresentazione del maschile e
quella del femminile nel Decameron.
Nella terza parte si presentano alcuni casi di lettura sia di opere
singole, come fa Trovato attraverso una rilettura del personaggio di
Angelica nel Furioso, sia trasversale a più testi: Porciani ragiona sulla
‘disambientazione’ come modalità attraverso cui le critiche femministe
hanno riletto le grandi donne del mito, come Antigone; Marzi analizza
la figura ‘perturbante’ della lavoratrice domestica, nella sua relazione
con la datrice di lavoro, utilizzando le categorie freudiane di Heimlich
e Unheimliche. Sanfilippo indaga un modo di produzione del racconto,
quello orale, particolarmente frequentato dalle donne, ma di cui spesso
abbiamo notizia tramite la mediazione maschile che legittima l’atto
del racconto sulla pagina scritta.
L’ultima sezione, infine, è dedicata ai luoghi della produzione culturale
(Le forme della trasmissione: l’università, la scuola, gli altri luoghi).
Fortini affronta il nodo della scrittura (spesso collettiva) come espressione
di una soggettività critica matura e fatta di tante voci, e praticata
in diverse forme e modalità di espressione, in dialogo costante con le
istituzioni, che è l’esperienza della Società italiana delle letterate.
Ricaldone racconta l’esperienza del Cirsde (Centro interdisciplinare
di ricerche e studi delle donne e di genere), che a partire dal 1991, a
Torino, fa ricerca e offre formazione nell’ambito degli studi delle donne
e di genere. Contini, Malvestito, Nicolo, Schettino parlano di una ricerca
sugli scritti autobiografici e nella memorialistica di alcune donne
accomunate dall’esperienza del carcere, con particolare attenzione per
la ricaduta didattica dei temi sollevati da questi scritti. Di educazione
parlano anche i contributi di Magazzeni, a proposito delle ricerche didattiche
e dei libri di testi scritti da donne alla fine dell’Ottocento, e di
Di Giacomo, Perrotta, Toti, che intervengono sulla pratica della lettura
di genere nelle scuole di oggi. Infine, Volpe si concentra sull’analisi di
genere del lavoro editoriale in Italia negli ultimi anni, servendosi di dati
sulla distribuzione del genere all’interno delle case editrici e sulle classifiche
riguardo alle vendite.
Il quadro che ne emerge è variegato dal punto di vista degli approcci
e dei metodi di indagine, ma tende anche a ridefinire le modalità di
scrittura critica e i confini tra generi e forme di scrittura. Si potrebbe
dire che le donne e la critica di genere siano in grado di produrre nuove
categorie ermeneutiche proprio attraverso un’apertura alla vita e
6 Critica clandestina?
alla molteplicità dell’esistente; non a caso spesso, al centro dei discorsi,
si trovano questioni come la trasmissione, la tradizione, le relazioni tra
gli esseri umani e le loro rappresentazione. Questo volume dunque
contribuisce a far uscire dalla clandestinità (a dare visibilità all’interno
di un prodotto accademico) non solo un oggetto di studio, ma anche
una serie di metodi e di sguardi possibili e utili e stimolanti nei fatti,
anche se si pongono fuori dagli stretti steccati disciplinari sui quali
oggi si fondano innanzitutto i criteri di scelta e di selezione dei futuri
ricercatori universitari. Ed è questo un fatto sul quale non solo la comunità
scientifica, ma la società civile dovrebbe riflettere.