Videos by Pietro Li Causi
In che senso gli animali possono dirsi 'in ragione degli uomini'?
Per chi lo volesse, è possibile... more In che senso gli animali possono dirsi 'in ragione degli uomini'?
Per chi lo volesse, è possibile rivedere l'intervento che ho tenuto assieme a Craig Williams (University of Illinois) su Aristotele, Politica 1256 b 7-16, ovvero uno dei passi centrali per la costruzione dell'antropocentrismo occidentale, di cui viene qui proposta una nuova interpretazione. Maggiori dettagli in uscita prossimamente sulla rivista "Athenaeum".
L'intervento ha avuto luogo nella cornice di "Titubanti testi", il ciclo di seminari organizzato da Marco Formisano per l'Università di Gand (BE). 14 views
Lezione tenuta il 19. 2. 2021 al ciclo di Seminari di Letteratura Latina "Temi, forme, metodi att... more Lezione tenuta il 19. 2. 2021 al ciclo di Seminari di Letteratura Latina "Temi, forme, metodi attraverso casi di studio" per i dottorandi di ricerca in "Studi Umanistici" dell'Università di Palermo.
ABSTRACT:
Prima di trasformarsi, nei secoli successivi, in ‘racconto popolare', il motivo dell’uomo che guarisce il leone era stato uno degli argomenti chiave all’interno del dibattito filosofico di età imperiale sullo status degli animali. Nel quadro delle versioni antiche esistenti, ad occupare una posizione di rilievo è senza dubbio il racconto di Androclo e del leone di Apione, che, tradotto in latino da Gellio, è già pronto a diventare canonico proprio perché privo di molte delle implicazioni ‘animalistiche’ e filosofiche che saranno poi aggiunte dagli autori latini delle età successive. 29 views
Books by Pietro Li Causi
Aldrovandiana, 2, 2, 2023
Proceedings of the 2023 Memoria Scientiae Meeting
Dire che i mostri dei Greci e dei Romani siano creature orriche e infestanti, a volte ibride e po... more Dire che i mostri dei Greci e dei Romani siano creature orriche e infestanti, a volte ibride e polimorfe, altre volte informi o grottesche, forse non basta. Ci sono, infatti, dei tratti e delle funzioni peculiari che distinguono certi tipi di mostri dagli altri. Alcuni sono nati nel momento stesso in cui è nato il cosmo, e vantano parentele imbarazzanti con gli dèi olimpici; altri svolgono la funzione di loro ministri; altri presidiano gli spazi periferici e marginali del mondo conosciuto; altri ancora rappresentano la minaccia iperbolica dell’elemento ferino; altri, invece, incarnano l’essenza stessa del femminile: seducono gli uomini per poi consumarli o divorarli. In altre parole, attentano al corpo maschile inteso ora come metafora del corpo sociale della città, ora come immagine dell’ordine costituito. Ognuno di essi, comunque, fornisce una chiave per decifrare le culture che li hanno generati, permettendo di accedere alle ansie e alle strutture profonde di un immaginario mitologico che ancora oggi ci affascina.
Gli animali nel mondo antico, 2018
Che posto occupavano gli animali nell’antichità? Come noi oggi, anche i Greci e i Romani avevano ... more Che posto occupavano gli animali nell’antichità? Come noi oggi, anche i Greci e i Romani avevano a che fare con cani, cavalli, galline; avevano allevamenti, vivari, acquari, e adottavano pratiche zootecniche. Amavano i loro animali da affezione, mentre ne uccidevano altri e li mangiavano (magari dopo averli sacrificati in onore di una divinità). Conoscevano e usavano animali selvatici o feroci, o esotici come elefanti e pappagalli. Non mancavano, nel loro immaginario, creature aliene che si credeva popolassero paesi lontani, come l’India e l’Etiopia, patrie dei manticora, dei cinocefali e dei grifoni. Quello che per noi sono i dinosauri per loro erano i ciclopi, i pegasi, le chimere, gli uomini-toro. Un affresco suggestivo che restituisce per intero l’esotismo di un mondo scomparso.
A cooperative translation and a commentary on Seneca's Epistula ad Lucilium 124, with an Introduc... more A cooperative translation and a commentary on Seneca's Epistula ad Lucilium 124, with an Introduction by Pietro Li Causi
È lecito maltrattare gli animali? E mangiarli? Molto del dibattito odierno sulla natura e sui dir... more È lecito maltrattare gli animali? E mangiarli? Molto del dibattito odierno sulla natura e sui diritti degli animali ha avuto prodromi antichi, anche se con categorie diverse dalle nostre. Pietro Li Causi e Roberto Pomelli ci propongono una selezione di testi chiave sul tema, ritradotti per l'occasione e accompagnati da un commento storico-filologico, aprendo suggestive connessioni con la modernità. Il volume raccoglie l'ottavo e il nono libro della Historia animalium di Aristotele, i frammenti degli stoici sugli animali, i tre trattati di Plutarco sul vegetarianismo e sulla «questione animale» (De esu carnium, Bruta animalia ratione uti e De sollertia animalium) e infine il De abstinentia di Porfirio.
Nella Roma repubblicana l’oratoria era il sapere più strettamente legato alla politica: rifletter... more Nella Roma repubblicana l’oratoria era il sapere più strettamente legato alla politica: riflettere sulla pratica oratoria e sulla fisionomia dell’oratore significava quindi intervenire in un campo di problemi intrecciato e in parte sovrapposto all’ambito della politica. Occuparsi della formazione dell’oratore, in particolare, equivaleva a occuparsi della formazione del cittadino romano nel senso più pieno: il modello di oratore ideale che il De oratore si propone di delineare coincide perciò con quello del cittadino (e uomo di governo) ideale. Cicerone affrontò questo tema nel 55 a.C., in un momento in cui, parallelamente alla grave crisi delle istituzioni repubblicane, anche i modelli culturali tradizionali erano in discussione, e saperi specializzati e professioni tecniche emergevano a minaccia di quella cultura unitaria la cui difesa è uno degli obiettivi dell’opera. Per questo, malgrado il titolo, il De oratore non è soltanto un trattato di retorica, ma una grande riflessione sulla cultura delle élites, in cui viene presentata una delle prime versioni di quel modello educativo globale che oggi chiameremmo ‘cultura umanistica’. La trattazione dell’arte retorica, affidata alla vivacità di una messa in scena dialogica, viene affrontata non in modo manualistico, ma secondo un ordine che segue l’andamento della discussione fra i protagonisti, e sempre con un’attenzione al legame fra le nozioni tecniche e l’attività oratoria: per questo l’opera si presenta anche come una riflessione teorica sulle strategie comunicative, sul sapere giuridico e sulle pratiche forensi. Capolavoro della prosa ciceroniana, il De oratore costituisce una lettura di fondamentale importanza per gli studiosi di storia romana, di letteratura latina, di diritto romano, di storia della retorica e delle tecniche di comunicazione.
Papers by Pietro Li Causi
F. Collard, É. Samama, Ani-Maux. Souffrances Animales, remèdes humains. Antiquité, Moyen Âge, Époque modern, L’Harmattan, Paris , pp. 25-39, 2024
Il modo in cui Plinio tratta gli aneddoti relativi agli incontri fra gli uomini e i leoni rivela ... more Il modo in cui Plinio tratta gli aneddoti relativi agli incontri fra gli uomini e i leoni rivela una latente problematizzazione dei dettami della vulgata stoica imperante in età flavia.
ClassicoContemporaneo, 10, pp. 204-232, 2024
Whereas in the past, Book VII of The Natural History was read as a chaotic accumulation of data, ... more Whereas in the past, Book VII of The Natural History was read as a chaotic accumulation of data, this contribution seeks instead to identify an underlying logic in Elder Pliny’s “fabrication” of the human. In this context, the aim of the Roman author seems not so much to define an ousia as to outline an anti-essentialist anthropology, far removed from the dictates of Aristotelian finalism and defined by the perimeter delineated by the primates, excesses, and exceptions that show Nature’s prodigious creativity and multiplicity.
V. Maggiore (a cura di), Essere umano e Natura nell’epoca dell’Antropocene. Toolkit per affrontare le sfide ecologiche dalla prospettiva delle Environmental Humanities, Plumelia, Bagheria (PA), pp. 60-66., 2024
Il contributo è una versione ridotta (e senza note) di Prima della “Wilderness”: le terre selvagg... more Il contributo è una versione ridotta (e senza note) di Prima della “Wilderness”: le terre selvagge nel mondo greco-romano (già pubblicato, nel 2024, su "Dialoghi Mediterranei"). A supporto del contributo è però presente una scheda didattica con attività per gli studenti.
International Society of Zooantrhopology, 23 Aprile, 2024
What is the connection between Ovid and the still warm corpse of the Anthropocene? There seems to... more What is the connection between Ovid and the still warm corpse of the Anthropocene? There seems to be hardly any, actually. Indeed, Ovid’s perspective in the Metamorphoses appears markedly distinct and diametrically opposed to the narratives predominant in Anthropocene discourse. In the world of the Metamorphoses, humans do not reign supreme over the Earth; rather, they are depicted as fragile and susceptible beings, subject to the caprices of gods who, akin to the emperors Augustus and Tiberius – whose authority Ovid had experienced firsthand – whimsically and arbitrarily exert their control over the cosmos.
«Bollettino di Studi Latini», 54, 1, pp. 301-305., 2024
Dialoghi Mediterranei, 2024
Did an equivalent of our 'wilderness' exist in the ancient world? How was the idea of unspoilt na... more Did an equivalent of our 'wilderness' exist in the ancient world? How was the idea of unspoilt nature conceived? Such questions this contribution attempts to answer.
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Videos by Pietro Li Causi
Per chi lo volesse, è possibile rivedere l'intervento che ho tenuto assieme a Craig Williams (University of Illinois) su Aristotele, Politica 1256 b 7-16, ovvero uno dei passi centrali per la costruzione dell'antropocentrismo occidentale, di cui viene qui proposta una nuova interpretazione. Maggiori dettagli in uscita prossimamente sulla rivista "Athenaeum".
L'intervento ha avuto luogo nella cornice di "Titubanti testi", il ciclo di seminari organizzato da Marco Formisano per l'Università di Gand (BE).
ABSTRACT:
Prima di trasformarsi, nei secoli successivi, in ‘racconto popolare', il motivo dell’uomo che guarisce il leone era stato uno degli argomenti chiave all’interno del dibattito filosofico di età imperiale sullo status degli animali. Nel quadro delle versioni antiche esistenti, ad occupare una posizione di rilievo è senza dubbio il racconto di Androclo e del leone di Apione, che, tradotto in latino da Gellio, è già pronto a diventare canonico proprio perché privo di molte delle implicazioni ‘animalistiche’ e filosofiche che saranno poi aggiunte dagli autori latini delle età successive.
Books by Pietro Li Causi
Papers by Pietro Li Causi
Per chi lo volesse, è possibile rivedere l'intervento che ho tenuto assieme a Craig Williams (University of Illinois) su Aristotele, Politica 1256 b 7-16, ovvero uno dei passi centrali per la costruzione dell'antropocentrismo occidentale, di cui viene qui proposta una nuova interpretazione. Maggiori dettagli in uscita prossimamente sulla rivista "Athenaeum".
L'intervento ha avuto luogo nella cornice di "Titubanti testi", il ciclo di seminari organizzato da Marco Formisano per l'Università di Gand (BE).
ABSTRACT:
Prima di trasformarsi, nei secoli successivi, in ‘racconto popolare', il motivo dell’uomo che guarisce il leone era stato uno degli argomenti chiave all’interno del dibattito filosofico di età imperiale sullo status degli animali. Nel quadro delle versioni antiche esistenti, ad occupare una posizione di rilievo è senza dubbio il racconto di Androclo e del leone di Apione, che, tradotto in latino da Gellio, è già pronto a diventare canonico proprio perché privo di molte delle implicazioni ‘animalistiche’ e filosofiche che saranno poi aggiunte dagli autori latini delle età successive.
The main witness of the text is the codex Ambrosianus C, 90 inf. (commonly referred to as ‘A’), which contains, in twelve books, all the Dialogi written by the author. The Consolatio ad Helviam is transmitted in the twelfth position, but it has probably been composed 18 months later than the Consolatio ad Polybium
In light of this framework, the issues which contributors will reflect on will be the following: 1) The ways in which symbolic and theoretical boundaries and thresholds are constructed in Greco-roman and medieval texts and cultures; 2) The theories of nutrition in the framework of the ancient animal (and human) 'psychology' (e. g., in Aristotle, in ancient medicine, in the Presocratics, in Roman and medieval encyclopedists); 3) The cultural polarity between vegetarianism and sarcophagy in ancient and medieval cultures; 4) The ancient and medieval ethologies of nutrition.
Ospiti:
Evelyn Battaglia Richi, nutrizionista e dietologa
Marcus Krienke, professore di Filosofia moderna e di etica sociale alla Facoltà di Teologia di Lugano
Pietro Li Causi, dottore di ricerca in Filologia e cultura greco-latina, autore di “Gli animali nel mondo antico”
Annamaria Manzoni, psicologa, psicoterapeuta, scrittrice, attivista per la liberazione animale
Cinzia Pieruccini, professoressa di indologia all’Università degli studi di Milano
Larga parte delle applicazioni di tali materiali è destinata alla produzione artistica, che rende l’uomo artefice e demiurgo, e proprio per questo imitatore della Natura, ovvero di quella divinità immanente che governa e plasma il cosmo e che con il cosmo stesso si identifica.
La critica ottocentesca, in passato, ha visto in Plinio un mero compilatore, che si limitava a raccogliere notizie e idee altrui. Da tempo, però, gli orientamenti sono mutati: è adesso possibile, infatti, leggere la sua opera-mondo con mente sgombra e porre ad essa nuove domande: quale idea di materia viene sviluppata, sia pure surrettiziamente, nei libri finali dell’enciclopedia pliniana? Cosa significa, inoltre, per Plinio ‘trasmettere’ la natura ai suoi lettori, e quali sono le implicazioni della conoscenza e della sua costruzione in termini epistemologici, ideologici, sociali?
L’idea che la natura possa essere ‘manipolata’ e modificata è, come è noto, alla base della chimica moderna.
Ma cosa significa per Plinio ‘manipolare’ la natura? Quali sono le implicazioni morali delle pratiche umane sul mondo che si evincono dai giudizi espressi all’interno dell’opera?
In altre parole, è possibile leggere in chiave eco-critica la Naturalis historia? Ci sono tracce di un pensiero ecosistemico e ambientalista ante litteram in questa summa monumentale dei saperi di età flavia?
Il centro del discorso, in questo senso, sarà prevalentemente il libro VII della Naturalis Historia, ovvero quella sezione dell’opera spesso etichettata come ‘l’etnografia pliniana’.