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Gaetano Cantoni

1992, Scritti teorici e tecnici di agricoltura, a cura di Sergio Zaninelli, vol. III, Dall'Ottocento agli inizi del Novecento

SCRITTI TEORICI E TECNICI DI AGRICOLTURA VOLUME III DALL'OTTOCENTO AGLI INIZI DEL NOVECENTO A cura di Sergio Zaninelli Profili e bibliografie degli autori di Gianpiero Fumi EDIZIONI IL POLIFILO . MILANO GAETANO CANTONI Gaetano Cantoni 1 nacque il 5 settembre 1815 a Milano da Tobia, primario chirurgo nell'Ospedale maggiore, e Carlotta Strambio, proveniente da una famiglia di medici attivamente impegnati ri­ spetto ai problemi sanitari e igienici della popolazione lombarda. Dopo aver seguito il corso di studi filosofici, rispettando la tradi­ zione familiare si laureò nel 1838 in medicina e chirurgia all'Uni­ versità di Pavia. Ma dopo aver esercitato per qualche anno la pro­ fessione medica preferì dedicarsi all'agricoltura e all'agronomia. Nella genesi di tale mutamento di rotta dovette giocare un'influen­ za significativa la lettura delle traduzioni degli scritti di Justus Liebig, che gli diedero consapevolezza delle potenzialità produtti­ ve dell'attività sperimentale in campo agricolo. Partecipando al­ l'ambiente frequentato da Cesare Correnti, Carlo Tenca, Pietro Maestri, dal fratello minore del Cantoni, Giovanni, e altri, sul fini­ re degli anni Trenta maturò quegli orientamenti <<positivi>> che nel <<Politecnico>> di Cattaneo stavano trovando un'espressione coeren­ te e rigorosa. r. Su Gaetano Cantoni cfr. DE GUBERNATIS 1879, pp. 242-3; B. MORESCHI, Il pro­ fessore Gaetano Cantoni, in GAIT, a. XVI (1882), n.s., voi. II, pp. 193-5 e in GIRI, n.s., a. VII (1882), voi. I, pp. 147-50; le note necrologiche apparse in IT, a. XIX (1887), p. 419; JA, 1887; <<Ateneo>>, Venezia, voi. II (1887), pp. 120-2; Necrologie e discorsi funebri letti al cimitero, [Milano 1887]; L. GABBA, In memoria di Gaetano Cantoni. Lettura, Milano 1887; V. ALPE, Elogio funebre del prof. Gaetano Cantoni, in ATTG, s. IV, voi. X (1887), pp. 281-92; la commemorazione scritta da G. CARU­ SO in AGI, a. XlII (1887), s. Il, voi. III, pp. 155-6; Gaetano Cantoni, s.n.t. (che in­ clude i discorsi funebri letti al cimitero, le necrologie apparse su numerose testate agrarie italiane, tra cui quelle citate di Caruso e Alpe); E. BOREA, Prof. Gaetano Cantoni, in <<Programma del R. Istituto tecnico superiore di Milano>>, a.a. 1887-88; ANU, voi. III (1888), p. 578; F. MARCONI, Gaetano Cantoni. Discorso com­ memorativo letto all'inaugurazione del monumento a Gaetano Cantoni fatta a Mila­ no il giorno 5 giugno, in COLT, s. V, a. XXXVI (1890), voi. LXIII, pp. 705-8; SARTI 1890, p. 217; L. GABBA, Commemorazione di Gaetano Cantoni, in ISL, s. li, voi. XXVII (1894), pp. 78-94; G. GRAZZI SONCINI, Inaugurandosi il monumento di G. Cantoni nel campo sperimentale della R. Scuola agraria di Grumello del Monte, Ber­ gamo 1895; SACCARDO, parte I, p. 43; T. MASSARANI, Carlo Tenca e il pensiero ci­ vile del suo tempo, Firenze 1907, p. ;64; E. MALENOTTI, I grandi benemeriti della gelsi-bachicolt,ura, in IT, a. LXIII (1926), pp. 151-61; MOLON, pp. 112-3; DEL COM­ MODA, pp. 247-8; SCUOLA MILANO, pp. 95-7 (con l'elenco delle pubblicazioni del Cantoni); E. MASERA, Gaetano Cantoni precursore di Pasteur, in «Il giornale d'Ita­ lia>>, 2 maggio 1937; V. GILARDONI, Le proposte di Carlo Cattaneo e di Gaetano Cantoni per il riordinamento degli studi del I852, in <<Archivio storico ticinese>>, voi. II (1961), pp. 407-18; R. GIUSTI, Cantoni Gaetano, in DIZ. BIO., voi. XVIII, Roma 1975, pp. 319-23. 332 GAETANO CANTONI NOTA INTRODUTTIVA Insieme al fratello Giovanni, studente di ingegneria, aveva avu­ to inoltre la precoce esperienza di dover gestire un vasto fondo ru­ stico che la famiglia possedeva a Concorezzo, nell'alto Milanese. Nel 1843 prese in affitto una tenuta nelle campagne di Agrate, presso Monza, puntando a sostituire alcune pratiche tradizionali con innovazioni più coraggiose. Mise in atto anche le prime espe­ rienze propriamente sperimentali nella bachicoltura, pubbliciz­ zandole nel 1847. Seguace delle idee liberali, prese parte nel 1848 alla preparazio­ ne dell'insurrezione milanese, ma ai primi d'agosto l'evolversi de­ gli eventi lo costrinse a esulare a Lugano e in Francia, dove visitò alcune regioni viticole. Nel 1850 rimpatriò e riprese le tranquille occupazioni del fittabile, mantenendosi però in rapporto con gli amici emigrati a Lugano, dove si recava di frequente. Nel 1852 tenne un corso di agricoltura a Lugano, su invito della Direzione della pubblica istruzione del Canton Ticino. Tre anni dopo vedeva la luce a Milano il Trattato completo di nò più volte sull'argomento, ad esempio in tre lezioni pubbliche serali tenute nel 1868 presso il Museo industriale di Torino, che dedicò appunto alla Dottrina agraria di Giorgio Ville, considerata agricoltura, compilato dietro le più recenti cognizioni scientifiche e pratiche: due volumi spessi, caratterizzati da un approccio stretta­ mente scientifico e tecnico ai problemi agrari. Quanto alle questio­ ni propriamente teoriche, trovarono maggior spazio nei Nuovi principi di fisiologia vegetale applicati all'agricoltura, comparsi in più edizioni dal 1859 al 1865, in cui il Cantoni propugnava la tesi della nutrizione formulata dal Liebig, senza però il sostegno di ri­ sultanze sperimentali dirette. La discussione che ne seguì, in parti­ colare con Pellegrino Bertini e poi allargatasi ad altri cultori, costi­ tuisce un episodio rivelatore delle difficoltà sofferte dall'agronomia italiana nei riguardi dei nuovi indirizzi teorici e pratici europei. A denotare l'asprezza dei toni allora raggiunti e la profondità del di­ verbio tra le diverse scuole, allorché diversi anni più tardi Luigi Mussa richiamò tale dibattito - a cui egli stesso aveva partecipato sostenendo sin dal � 864 la dottrina del Ville-, nel ricostruire pole­ micamente le fortune e sfortune dei vari approcci collocò il Canto­ ni tra i più strenui oppositori al Ville, qualificandolo quale <<versa­ tile cacciatore di popolarità... che colla smania di dir qualche cosa di scientificamente nuovo dice spesso spropositi>>. 1 Il Cantoni ritor1. Così in un'annotazione <<storica>> del Mussa alla sua traduzione di G. VILLE, Il concime e la produzione agraria. Conferenza, in GIRI, n.s., a. XI (1886), voi. XXIII, pp. 22-3. 333 nei rapporti della scienza colla pratica. 1 Intanto teneva a Bergamo un ciclo di lezioni di <<agricoltura pra­ tica>>, su invito della Società industriale bergamasca. Nel 1858 as­ sunse l'incarico di un corso di storia naturale al Liceo cantonale di Lugano, dove insegnavano Giovanni Cantoni, Carlo Cattaneo e al­ tri esuli. 2 Ma l'operosità del Cantoni nel decennio centrale dell'Ot­ tocento, per quanto non priva di attenzioni alla realtà delle struttu­ re sociali delle campagne, non concedette alcunché a quella parte­ cipazione commossa alla situazione contadina che portò taluni pubblicisti lombardi a guardare con nostalgia ordinamenti ormai improponibili, quali le grandi masserie diffuse in un passato non lontano nell'area asciutta della pianura lombarda: <<in quei tempi>>, scriveva nel 1856, <<esistevano masserie patriarcali dove una sola persona, spesso la più ignorante e più restìa alle novità, perché la più vecchia, sovrintendeva ad una trentina o cinquantina di perso­ ne che ciecamente l'obbedivano, lavorando trecento o cinquecento pertiche di terra>>. 3 Più che il mondo contadino, destinatario costan­ te delle iniziative pubblicistiche di questo poliedrico volgarizzato­ re della scienza era l'affollato universo dei fattori e agenti, parroci, medici, piccoli e medi coltivatori dotati di un qualche grado di istruzione. Mentre collaborava al <<Crepuscolo>> del Tenca, tra 1850 e 1860 curò con Luigi Sacchi (dal settimo volume anche con Gio­ vanni Santoni) la pubblicazione dell'<<Amico del contadino►>, emulo del celebre <<Nipote del Vestaverde>> di Correnti. Pensato quale ma­ nuale di agricoltura pratica (diversi articoli di tecnica agraria sono ripresi dal Trattato completo di agricoltura dato alle stampe nel 1855), il piccolo almanacco non era del tutto privo di contributi consapevoli dei problemi sociali delle campagne e dei loro risvolti politici, visti da una prospettiva moderata. 1. Per una prima lettura dell'evoluzione della fisiologia vegetale dalla metà del se­ colo cfr. G. CANTONI, Sull'importanza e sull'indirizzo della meteorologia agraria, in ISL, s. II, voi. VIII (1875), pp. 362-70 e 419-29. Ma si vedano nella bibliografia che segue le diverse riedizioni del Trattato completo di agricoltura. 2. Cfr. V. CHIESA, Il Liceo cantonale. Profilo storico, Lugano-Bellinzona 1954. 3. Rapporti fra il proprietario ed il coltivatore nella Lombardia asciutta, in AM, a. VII (1856), p. 135. 334 335 GAETANO CANTONI NOTA INTRODUTTIVA Dopo una prima modifica della testata nel 1860,' essa mutò deno­ minazione e carattere venendo ribattezzata <<Annali d'agricoltura>>. A prescindere dagli ampi articoli del suo compilatore e dagli inser­ ti di cronaca sull'organizzazione di Corte Palasio, il nuovo quindi­ cinale (durato solo fino al 1864) si limitava a recensire o riferire brani estratti da altri giornali agricoli (anche europei: belgi, fran­ cesi, tedeschi e spagnoli). Quanto ai temi affrontati, gli <<Annali►> as­ secondavano le linee di interesse predominanti nella possidenza lombarda, dalla gelsobachicoltura alla coltivazione e lavorazione del lino, analogamente allo svolgimento tematico della sezione <<agricoltura pratica►> del Trattato completo di agricoltura alla sua prima edizione. Terminata questa esperienza, l'agronomo milanese sviluppò un'intensa collaborazione con le maggiori testate d'argomento tec­ nico dell'epoca, come !'<<Annuario scientifico e industriale ►>, <<Il po­ litecnico►>, il bolognese <<Giornale di agricoltura, industria e com­ mercio del Regno d'Italia►> e il suo <<Almanacco degli agrofili italia­ ni►>, <<Il sole►> di Milano. Negli anni Settanta il Cantoni entrò nel co­ mitato di redazione dell'«Italia agricola►>, diretta dal Chizzolini. Non abbandonò comunque mai il genere della divulgazione popo­ lare, che caratterizzava buona parte della pubblicistica agraria mi­ lanese e torinese. Dal 1868, per otto anni, curò insieme ad Ottavio Ottavi la pubblicazione di un <<Almanacco agrario►>, per conto del­ l'editore Brigala. In seno al Consiglio di agricoltura promosse la pubblicazione di monografie divulgative per singoli aspetti del­ l'agricoltura e dell'allevamento, dopo aver preso atto dell'impossi­ bilità di costruire un <<catechismo agrario►> adatto a tutte le zone del Paese come era nelle intenzioni del Consiglio. 2 Tornato a Milano sul finire del 1859, il Cantoni era stato nomi­ nato segretario dell'Associazione agricolo-lombarda di Corte del Palasio, operante da alcuni anni nel capoluogo lombardo. Nel 1861 assunse la direzione dell'istituto agrario promosso dall'associazio­ ne nella campagna lodigiana d'oltre Adda, dove rimase fino al 1866. La duplicità insita negli scopi della società (proprietaria sia del latifondo che della scuola) da un lato, che condusse a gravi con­ trasti tra Cantoni e gli azionisti in merito alla gestione dell'organi­ smo e la cessazione dei sussidi governativi dall'altro condussero al­ la chiusura dell'istituto. Fino ad allora il Cantoni era stato docente di agronomia (al secondo anno di corso) e di agricoltura (al terzo anno), nonché <<ispettore►> (preside) di tale Scuola speciale di agro­ nomia e agrimensura, d'impostazione teorico-pratica e dotata di collegio. La responsabilità dell'azienda agricola era rimasta invece ben distinta e affidata a uno degli ideatori del progetto, l'ingegner Antonio Reschisi. Comunque l'agronomo milanese poté avviare diverse colture in un appezzamento angusto, ma procedendo a va­ sto raggio, forse senza particolari strategie, nello sperimentare l'acclimatazione e la coltivazione in diverse maniere di decine di varietà di frumento autunnale e primaverile, granturco, segale e miglio, varie leguminose foraggere, barbabietole da foraggio e da zucchero, sorgo, cotone e tabacco, arachide, ricino e ravizzone. In­ dagò anche l'azione della concimazione su lino e canapa, effettuò confronti fra semine in linea e alla volata, allevò il baco dell'ailan­ to, istituì varie prove di propagazione di differenti vitigni. Come documentano i resoconti e le tabelle inclusi negli <<Annali d'agri­ coltura►>, nella scuola di Corte Palasio si iniziarono a studiare anche le applicazioni della meteorologia all'agricoltura. 1 Interessato allo studio dei rimedi alle patologie del baco da seta (risale al 1852 lo scritto Sulla possibile spontaneità della botrite nel r. Dal gennaio 1860 al giugno 1861 esso confluì insieme al <<Mutuo soccorso>► (pubblicato a Milano nel 1858-59) in una nuova serie, avente come sottotitolo: <<organo della Società italiana di mutuo soccorso contro i danni della grandine... Giornale di agricoltura pratica>►. Cfr. AA.VV., I periodici di Milano. Bibliografia e 2. Relazione al Consiglio d'agri­ storia, voi. I (I860-I904), Milano 1956, p. 1. coltura sulle monografie agrarie, in ANM, parte I, II trim. 1870, voi. 4, pp. 18-20 (e 11-2 per la discussione); Compilazioni di monografie agrarie. Relazione, ivi, parte I, IV trim. 1871, voi. 23, pp. 142-7 (e 75-7 per la discussione). A questa data erano state edite le monografie sulla vinificazione (E. Pollacci), prati artificiali (G.A. Ot­ tavi), radici da foraggio (E. Celi), cavallette (A. Costa), olio d'oliva (D. Capponi), vite (G. Froio), letame (L. Mussa), bachi da seta (E. Cornalia), allevamento del bestiame (A. Keller), ulivo (G. Caruso). Nel complesso, secondo il Cantoni, si trattava di m@nografie ancora <<troppo elevate perché possano raggiungere la mag­ r. Si veda, in AN, il programma dei suoi corsi (a. gioranza degli agricoltori>>. II, 1862, pp. 389-90) e una sintesi delle ricerche sperimentali (a. JII, 1863, pp. 593-9, 649-51, 686-8; voi. IV, 1864, pp. 108-10). Ulteriori resoconti delle ricerche apparvero nell'a. III (1863), pp. 108-10, 545-52, 566-73, 631-3 e a. IV (1864), pp. 332-5, 593-9, 649-51 e 686-8. Sui contrasti tra Cantoni e gli azionisti cfr. L. GAB­ BA, Commemorazione di Gaetano Cantoni cit., pp. 84 sgg. In generale cfr. S. ZANI­ NELLI, L'insegnamento agrario in Lombardia: la scuola di Corte del Palasio, in Stu­ di in onore di Amintore Fanfani, voi. VI, Milano 1962, pp. 509-38. 337 GAETANO CANTONI NOTA INTRODUTTIVA baco da seta, in risposta ad una memoria del Vittadini) e vista la diffusione crescente della gravissima malattia, il Cantoni effettuò numerose prove, a seguito delle quali poteva annunciare all'Istitu-_ to di Francia, nel 1862, di aver trovato un metodo adatto a evitare il propagarsi del male, la selezione delle uova attraverso l'osserva­ zione microscopica. Ma dopo i primi risultati positivi, un contagio dell'allevamento sperimentale a causa di alimenti infetti gli avreb­ be impedito di ricavare ulteriori conferme alla sua tesi e lo avrebbe dissuaso dal divulgare ulteriormente il metodo. Nel 1865 sarebbe stato il Pasteur a presentare i medesimi risultati. 1 Naufragata l'esperienza di Corte Palasio, su proposta di Pietro Maestri il Ministero di agricoltura propose al Cantoni di assumere l'insegnamento di agronomia all'Istituto tecnico superiore di Tori­ no e di tenere lezioni libere serali al Museo industriale italiano del­ la stessa città, cosa che egli fece dal 1866 al 1870. 2 Veniva intanto aggregato all'Istituto lombardo di scienze e lette­ re di Milano, all'Accademia di agricoltura di Torino e a quella Vir­ giliana di Mantova ed era eletto presidente del Comizio agrario del capoluogo piemontese. Qui, dal rapporto con l'Unione tipogra­ fico-editrice nacque il progetto dell'Enciclopedia agraria italiana, che il Cantoni iniziò a dirigere raccogliendo contributi apposita­ mente scritti da specialisti e che venne pubblicata tra 1872 e 1882 in centotrenta dispense. Le otto parti in cui l'opera si articolava, al termi�e di un processo di graduale precisazione del progetto ini­ ziale, sostanzialmente riprendono e ampliano la struttura del Trat­ tato completo teorico-pratico di agricoltura. Nel complesso l'opera si caratterizza per il suo spiccato carattere padano, che la porta ad ignorare i problemi agricoli dell'Italia centrale e del Mezzogiorno, e conferma la propensione del suo curatore per le discipline natu­ ralistiche piuttosto che economiche. Al di là del valore dei suoi col­ laboratori, essa mostra notevoli incongruenze che diminuiscono l'organicità della fatica del Cantoni. Agronomo aggiornato sulle conquiste della chimica e della biologia, sul terreno applicativo ri­ velava tuttavia di conoscere procedimenti e colture in uso soprat­ tutto nella pianura lombarda. Quanto ai suoi contributi personali, nella trattazione della fisiologia vegetale, ad esempio, o della selvi­ coltura, essi generalmente consistono in una trascrizione di capito­ li delle precedenti edizioni del Trattato completo, con modifiche formali di poca rilevanza. La nuova versione di questi scritti entre­ rà a far parte delle riedizioni del Trattato per conto di un editore diverso da quello dell'Enciclopedia. 1 Il successivo punto d'approdo fu l'insegnamento di agraria pres­ so la Scuola superiore di agricoltura di Milano, fondata a Milano nel 1870 per iniziativa congiunta del Comune e della Provincia: in­ segnamento che - dopo la privazione della cattedra torinese nel 1869, a motivo di un provvedimento di riforma dell'istituzione - il Cantoni accettò, preferendolo a un'analoga cattedra presso l'Uni­ versità di Pisa resasi libera per la morte del Cuppari. Della Scuola di agricoltura di Milano, inoltre, assunse la direzione, che conser­ vò fino alla morte. 2 Fu membro del Consiglio direttivo dell'Istituto tecnico superiore di Milano, in cui dal 1875 fu incaricato di tenere un corso di agronomia e economia rurale. Gli ulteriori e gravosi impegni di carattere organizzativo e con­ sultivo, oltre che pubblicistico, contribuirono a ridimensionare progressivamente l'incidenza del lavoro scientifico. Giurato alle esposizioni di Londra (1862), Parigi (1867), Vienna (1873), Am­ burgo (1877), Gand (1883) e deleg.ato -governativo a diversi con­ gressi agrari italiani e esteri, come Rovereto (1872), Montpellier (1874) e Parigi (1878), già nel 1864 era stato chiamato a far parte della Commissione enologica; due anni dopo era divenuto membro della Commissione costituita dal ministro Cordova per l'incre­ mento dell'agricoltura (sottocommissione per l'istruzione agraria). Nella sua duplice veste di direttore della scuola milanese e dell'an­ nessa stazione agraria, il Cantoni fece parte dei principali organi consultivi del Ministero di agricoltura, industria e commercio, sia permanenti che estemporanei, soprattutto il Consiglio di agricol- 1. Per una dignitosa presa di posizione del Cantoni cfr. La malattia dominante nei bachi da seta, l'almanacchista e Pasteur, in AL, a. I (1868), pp. 132-40. 2. Cfr. A. FERRARESI, Le vicende del Museo industriale italiano di Torino (r86o-r88o). A proposito di istruzione tecnica superiore e sviluppo in Italia nel primo ventennio uni­ tario, in «Bollettino storico bibliografico subalpino>>, a. LXXVII (1979), pp. 431-94, in particolar-e--pp. 459 sgg.; EAD., La formazione degli ingegneri nella seconda metà dell'Ottocento. Per una ricerca sulla Scuola di applicazione e sul Museo industriale di Torino (r860-r906), in <<Nuova rivista storica>>, a. LXVII (1983), pp. 637-56. 1. Rilevando una certa disorganicità e alcune incongruenze dell'opera nel suo complesso, i vari contributi della collettanea vengono ripercorsi in SALTINI, voi. IV, Bologna 1989, pp. 227-350. 2. Cfr. MORESCHI. GAETANO CANTONI NOTA INTRODUTTIVA tura e le riunioni dei di�ettori delle stazioni agrarie. Ricoprì anche numerosi incarichi di rappresentanza. Tra gli al­ tri, attorno al I 872 fu vicepresidente, con L. Tanari, della Società generale degli agricoltori italiani; due anni dopo divenne consiglie­ re comunale a Milano; nell'ottobre del 1882 fu eletto deputato per il collegio di Piacenza, ma l'elezione fu annullata per incompatibi­ lità tra il mandato elettorale e il suo impiego pubblico. Nell'ambito del Consiglio superiore di agricoltura svolse rela­ zioni su questioni tecniche importanti: riferì a proposito di mono­ grafie agrarie, scuole tecnico-pratiche di caseificio (argomentando in favore delle scuole di Lodi), stato della bachicoltura (su cui pro­ pose un'inchiesta ministeriale), depositi governativi di macchine agrarie, premi ad aziende dell'Agro romano ed altri argomenti. 1 Nel I 870 apparve una sintesi da lui curata dell'operato e delle pro­ poste formulate dai comizi agrari negli ultimi anni Sessanta, sulla base delle relative relazioni periodiche, nonché una sintesi delle ri­ sposte a un questionario diramato dall'amministrazione centrale relativamente allo stato dell'agricoltura negli anni 1866-68. Partecipò inoltre di diritto alle riunioni annuali dei direttori del­ le stazioni agrarie: venendo incluso, ad esempio, con Cassa e Korner, tra i componenti di una sotto-commissione sugli esperi­ menti sulla barbabietola da zucchero che le singole stazioni avreb­ bero dovuto compiere per conto del Ministero. 2 Similmente, in previsione della costituzione a Padova di una stazione bacologica sperimentale, nel 1871 fu chiamato dal Ministero a presiedere una commissione che eseguisse i dovuti esperimenti su alcuni campio­ ni di seme bachi italiani e stranieri. 3 Dopo l'intervallo torinese, presso il campo sperimentale della Scuola di agricoltura di Milano (situato al Casignolo, presso Mon­ za) ritrovò spazio la serie di prove pratiche di coltivazione del fru- mento (variando epoca e tecnica di semina, concimi e rotazioni, epoca di mietitura), del miglio e del mais. Il docente dell'istituto milanese dedicò particolari energie alla questione delle concima­ zioni artificiali, di cui era un convinto assertore, e al confronto fra varietà diverse specialmente di piante industriali come lino, barba­ bietola e sorgo zuccherino, tabacco. Quest'ultimo fu preso fin dal I 877 ad oggetto degli esperimenti per conto dei ministeri di agri­ coltura e delle finanze, su incarico dei quali Gaetano Cantoni pre­ siedette anche una commissione per la coltivazione sperimentale dei tabacchi. Intanto si occupava anche di strumenti di lavorazione del suolo: cosicché nella dotazione dei depositi governativi di mac­ chine agrarie dei primi anni Settanta si ritrovano una <<zappacaval­ lo Cantoni>> e un <<seminatoio Bodin-Cantoni>>. Di tale inesauribile serie di prove eseguite durante il decennio Settanta, ancora lontane però dall'avere i connotati delle speri­ mentazioni moderne, dava conto in L'agricoltura in Italia. Dieci anni di sperienze agrarie eseguite presso la R. Scuola superiore di agricoltura di Milano, uscito nel 1885. Nelle sue pagine riemergo­ no anche le esperienze compiute precedentemente sui bachi da se­ ta, ma pur esse senza molta concatenazione teorica per cui si potes­ sero derivare dai risultati delle prove conseguenze analitiche e ope­ rative secondo una più pregnante logica deduttiva; e frutto tutt'al più delle gravi contingenze epidemiche causate dalla pebrina. Analogamente, verso la metà degli anni Ottanta presso il campo sperimentale della scuola si era dedicato anche ad alcune prove volte a combattere la peronospora della vite. Nello stesso periodo il Cantoni pubblicava una terza edizione <<completamente rifusa ed aumentata>> del Trattato completo teori­ co-pratico di agricoltura, in cui la parte teorica era ridotta a una sorta di vocabolario (giustificando il fatto con la maggior diffusione di quelle cognizioni rispetto al passato), mentre rivendicava una maggiore originalità della parte pratica rispetto alle versioni prece­ denti: <<può dirsi pertanto che le tre edizioni rappresentino le di­ verse fasi dell'agricoltura razionale, sorta circa la prima metà di questo secolo. Che anzi troverete che questo Trattato tende ad aprire la strada alla parte economica, della quale tanto si abbisogna al giorno d'oggi>>. 1 Tuttavia l'opera rimase incompiuta proprio in 1. Per le relazioni svolte in seno al Consiglio dal Cantoni negli anni 1870 e se­ guenti si veda più avanti l'elenco dei suoi scritti. In ANM apparvero anche i reso­ conti delle discussioni avvenute nelle sedute del Consiglio, frequentemente con l'attiva partecipazione dell'agronomo milanese, e i resoconti delle riunioni dei di­ rettori delle stazioni agrarie. z. ANM, parte I, IV trim. 1871, voi. 23, pp. 19-20. 3. Insieme al Cantoni la commissione era composta da E. Cornalia, B. Crivelli (poi G. Crivelli), A. Keller e A. Vasco (cfr. ANM, parte I, I sem. 1871, voi. 16 bis, pp. 220-30). I suoi rapporti vennero pubblicati nella <<Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia>>. 339 1. Trattato completo teorico-pratico di agricoltura, voi. I, Milano r886, pp. v sgg. 3 40 341 GAETANO CANTONI NOTA INTRODUTTIVA quest'ultima parte, che effettivamente necessitava di totale rinno­ vamento rispetto alla versione precedente, consistita in una esposi­ zione piuttosto generica e compilativa di nozioni economiche ge­ nerali. Su <<Il sole>> Gaetano Cantoni teneva una rubrica agricola, che curò dal 1865 sino alla morte. Tra i contributi dell'agronomo al giornale milanese spicca la serie dedicata alle conseguenze nega­ tive dell'apertura del canale di Suez sulle esportazioni agricole italiane, serie che venne raccolta in volume nel 1876. Per quan­ to privilegiasse un approccio prevalentemente tecnico ai proble­ mi agricoli, in tema di scambi il Cantoni fu liberista, come ebbe modo di riaffermare in occasione del rinnovo del trattato commer­ ciale con la Francia e ancor più durante il dispiegarsi della crisi agrana. Dal 1872 aveva avviato anche prove sui formaggi e aveva scritto di latterie sociali. Due anni dopo riconfermò l'interesse per il set­ tore presiedendo un congresso per l'incremento del caseificio, svoltosi presso la scuola milanese unitamente a un'esposizione dei prodotti del latte e di oggetti per il caseificio. Sosteneva la necessi­ tà che questo comparto, come quello serico, sviluppasse una fisio­ nomia più decisamente industriale, attraverso innovazioni tecni­ che e produttive e forme cooperative di trasformazione. In tale di­ rezione operò anche in qualità di membro del Consiglio direttivo della Stazione di caseificio di Lodi e di presidente della commis­ sione per i premi alle latterie sociali. Nel 1878 tenne a Portici alcu­ ne conferenze su L'industria del latte, in occasione dell'esposizione nazionale di caseificio, che una volta edite godettero di una certa fortuna. Ma di fronte al dilagare della crisi si formava una opinio­ ne ancor più precisa dei problemi e delle prospettive dell'agricol­ tura, soprattutto settentrionale. <<Col propugnare il prato ed il be­ stiame>>, precisava nel 1881, <<io non intendo già che si abbiano a trascurare i conci chimici e i cereali. La concorrenza del frumento indiano e americano non mi spaventa molto. Ciò che mi spaventa è la scarsa media di sua produzione in Italia, e più ancora il vederne assorbito il valore dal costo di sua produzione. Noi non dobbiamo coltivare il frumento pur quando le condizioni locali non gli siano favorevoli. L'agricoltura non deve fare delle conquiste disastrose. Ma quando le condizioni favorevoli vi siano, nulla potrebbe impe­ dire una produzione con beneficio. Tutto sta nel diminuire il costo di produzione del nostro frumento e nell'aumentarne il prodotto>>.' Gaetano Cantoni morì a Milano il 18 settembre 1887. * D'impostazione assai pratica, quasi precettistica, e con tono discorsivo e prosaico, ad esprimere la consuetudine dell'autore all'insegnamento agrario e la funzione che questo scritto doveva assolvere, le pagine che se­ guono affrontano le operazioni fondamentali che sono necessarie per in­ traprendere una buona viticoltura, ormai definibile solo quale coltivazio­ ne specializzata: dalla scelta e riproduzione delle varietà all'impianto del­ la vigna, dalla concimazione della vite sino alla vendemmia. L'opera da cui esse sono tratte è quel Trattato completo teorico-pratico di agricoltura, seguito nella terza e più ampia edizione del 1885-86, il cui primo volume, inerente !'<<agronomia>>, presenta le principali nozioni di carattere teorico allora acquisite in materia di botanica e chimica, geognosia agraria, me­ teorologia e fisiologia vegetale. Il lavoro prosegue poi - con pari ambizio­ ne di sistematicità - trattando delle maggiori questioni tecnico-agronomi­ che connesse alla gestione annuale e fondiaria del terreno. Il secondo vo­ lume (da cui è estratto il capitolo qui pubblicato, pp. 725-53) è dedicato invece all'<<agricoltura>>, procedendo per trattatelli che affrontano le varie coltivazioni a cui viene attribuito un rilievo via via differente. * SCRITTI DI GAETANO CANTONI Osservazioni critiche intorno ad alcune pratiche comunemente seguite nel­ !' educazione del baco da seta, Milano 184 7. Dell'agricoltura in Lombardia, in AM, a. I (1850), pp. 1-61. Sulla possibile spontaneità della botrite nel baco da seta. Osservazioni alla memoria del dott. Carlo Vittadini letta nelle adunanze I8 marzo e I0 aprile I852 dell'Istituto lombardo di scienze, lettere ed arti, in CRE, a. III (1852), pp. 443-5, 461-2 e 474-6; a. I (1852), pp. 170-2. Animali nocivi all'agricoltura, in AM, a. IV (1853), pp. 128-33; a. v (1854), pp. 148-64. COL, Prefazione alla vinificazione, in cui si enumerano le malattie dell'uva e si fanno considerazioni intorno al loro sorgere, in AM, a. IV (1853), pp. 5-10. Della vinificazione, in AM, a. v (1854), pp. 10-54. I. Sull'azione dei fosfati nella coltivazione del frumento. Nota, p. 203. in ST, voi. X (1881), 3 42 GAETANO CANTONI Coltivazione del gelso, in AM, a. VI ( 1855), pp. 6-60. Dei rapporti civili e morali del contadino, in AM, a. VI (1855), pp. 158-74. Educazione del baco da seta, in AM, a. VI (1855), pp. 61-109. * Trattato completo di agricoltura compilato dietro le più recenti cognizioni scientifiche e pratiche, Milano 1855, 2 voll.; rist. a Milano nel 1861-62, 2 voli.; riedito come Trattato completo teorico-pratico di agricoltura, Milano 1866-712, 3 voli.; Milano 1885-863 , ed. <<completamente rifusa ed aumenta­ ta>>, 2 voli. Coltivazione del bosco, in AM, a. VII (1856), pp. 5-105. Rapporti fra il proprietario ed il coltivatore nella Lombardia asciutta, in AM, a. [G. VII (1856), pp. 110-43. Cantoni], Il cielo e la terra, in AM, a. VII (1856), pp. 144-62. Agricoltura, in AM, a. VIII (1857), pp. 1-7. CANTONI], La solforazione delle viti. Istruzione popolare, Milano Il contadino lombardo, in AMI, vol. I (1860), pp. 433 sgg. Del valore dell'azoto, in INC, a. XII (1860), p. 139 (da AM). Bacologia, in AN, a. I (1861) - IV (1864), passim; cfr. anche <<Il contadino che pensa>>, vol. III (1859), nn. 20-24 (e estratto, Bellinzona 1859). L'acido carbon(èò è un gas respirabile, in AN, a. I (1861), pp. 13-5. Ancorq sull'epoca migliore per la mietitura del frumento; e se, dopo la messe, il grano debba raggiungere prontamente o no lo stato di secchezza nor­ male, in AN, a. I (1861), pp. 29-33. L'associazione in agricoltura, in AN, a. I (1861), pp. 57-62 e 113-6. Della vinificazione, in AN, a. I (1861), pp. 85-112; anche a sé, con il tito­ lo La vinificazione esposta dietro le più recenti norme teorico-pratiche, Mila­ Campagnuoli, insolforate le vostre viti, in (da AM). I (1857), pp. 918-20 e 933-4. Le vicende agricole del I857, in AM, a. IX (1858), pp. 1_-19. Il drenaggio ed i concimi liquidi, in AM, a. IX (1858), pp. 19-24. Del pomo di terra, in AM, a. IX (1858), pp. 24-46. Della barbabietola, in AM, a. IX (1858), pp. 54-62. Piante annuali leguminose, oleifere e tessili, in AM, a. IX (1858), pp. 62-128. Piante tintorie, in AM, a. IX (1858), pp. 128-37. Cosa sia l'agricoltura. L'agricoltura è una scienza universale e un'indu­ stria locale, in MS, a. I (1858), pp. 3-4. Di una nuova teoria sull'assimilazione nelle piante, in CRE, a. IX (1858), pp. 68-73. Ancora sull'assimilazione delle piante, in CRE, a. IX (1858), pp. 385-9. Rivista bacologica, in CRE, a. IX (1858), pp. 296-9. La vite e la popolazione; vantaggi dei paesi viticoli, in MS, a. I (1858), pp. 320-1. Prolusione alle lezioni di agricoltura pratica letta nel giorno 22 febbraio I858, Bergamo 1858. Lezioni di agricoltura pratica. Discorsi letti nei giorni 23 febbraio e 7 aprile I858, Bergamo 1858. Cronaca agricola dell'anno I858, in AM, a. x (1859), pp. 7-44. Nuovi principi di fisiologia vegetale applicati all'agricoltura, Milano 1859; ivi 1860 2; ivi 18653 . [G. 1860. no 1861; Milano-Bologna 1861. Dei cereali, in AM, a. VIII (1857), pp. 7-135. Governo del bestiame: del bue, in AM, a. VIII (1857), pp. 136-47. Degli istituti agrari e d'orticoltura, in <<Il regolatore amministrativo>>, a. 343 NOTA INTRODUTTIVA INC, a. XIII ( 1861), pp. 66-7 Dellafabbricazione del vino, in BUSA, 1861, pp. 286-92 e 334-5. Sulla pratica difarfermentare il vino in tini aperti e colle vinacce mantenute nel mosto, in BUSA, 1861, pp. 359-60 e 364. Del trapiantare gli alberi in estate, in AN, a. I ( 1861), pp. 121-3. La durata del gelso, in AN, a. I (1861), pp. 141-9. Esposizione italiana in Firenze, in PER, 1861; AN, a. I (1861), pp. 253-69 e 281-94. [Discorso pronunciato in occasione dell'apertura dell'Istituto agricolo di Corte Palasio], in AN, a. I (1861), pp. 322-7. Risposta ad alcune obbiezioni statefatte ai suoi Nuovi principi di fisiologia vegetale, in ATTSN, vol. IV (1862), pp. 58-60. La rotazione agraria. Dialogo, in AN, a. II (1862), pp. 57-67; segue Il mag­ gese e le colture. Dialogo, pp. 91-7; La concimazione. Dialogo, pp. 113-20; L'humus ed i concimi vegetali, pp. 309-15; Il concime da stalla, pp. 449-53. Come provare afar seme, in AN, a. II (1862), pp. 253-6; riedito in L'agri­ coltura in Italia. Dieci anni di sperienze agrarie, citato più avanti. Ancora sull'epoca del taglio delfrumento, in AN, a. II (1862), pp. 373-6. Quale sia l'avvenire dell'agricoltura italiana, in AN, a. III (1863), pp. 2 9-3 I. L'acido carbonico nella nutrizione delle piante, in 141-3. AN, a. III (1863), pp. Il materiale scientifico per l'agronomia, in AN, a. III (1863), pp. 177-83. Sunto dei nuovi principi di fisiologia vegetale, in AN, a. III (1863), pp. 197-222; estr., Milano 1863 e con il titolo Considerazioni di fisiologia vege­ tale, Siena 1863. GAETANO CANTONI 344 Sull'ordinamento degli studi agronomici, in PER, AN, 1863. L'ortodossia e l'eresia vegetale, in AN, 464-7 e 486-9. a. III NOTA INTRODUTTIVA a. III (1863), pp. 253-61; (1863), pp. 381-7, 408-11, La meteorologia vegetale, in POL, vol. XVIII (1863), pp. 231-41; AN, a. III Un'educazione del Bombix cynthia, in AN, a. III (1863), pp. 477-82. G. CANTONI, L. CERESA, A. MOIRAGHI, Relazione della commissione d'agricol­ tura inviata in Inghilterra per voto del Consiglio provinciale di Milano in occq­ sione della Esposizione universale ch'ebbe luogo a Londra nel I862, in AN, a. III (1863), pp. 505-63; un sunto apparve in ANNB, voi. rv (1863-64), pp. 39-61. Sopra alcuni risultati ottenuti dalle .coltivazioni fatte nell'Orto sperimen­ tale del!'Istituto tecnico agronomico di Corte del Palasio, in AN, a. III (1863), pp. 593-9, 649-51 e 686-8; voi. rv (1884), pp. 108-10. Avvertenze per l'uso delle seminatrici a grani piccoli, in AN, a. pp. 608-1 I. III (1863), Sull'importanza delle analisi chimiche del terreno e sull'opportunità de' concimi speciali, in AN, a. III (1863), pp. 621-9. L'istruzione agraria e l'Istituto tecnico d'agronomia e d'agrimensura in Corte del Palasio, in AN, a. rv (1864), pp. 29-36. Risposta alle considerazioni critiche del professor Pellegrino Bertini sui Nuovi principi di fisiologia vegetale, lette alla R. Accademia de' Fisiocritici di Siena nel giorno 28 giugno r863, in AN, a. rv (1864), pp. 91-100; un sun­ to apparve in ATTG, n.s., voi. xr (1864), p. 117. I principali quesiti sulla vinificazione proposti dalla R. commissione enolo­ gica italiana, in GIRI, a. r (1864), voi. r, pp. 7-9, 35-9 e 91-6; AN, a. rv (1864), pp. 149-64, 175-89 e 225-36. Esposizione, grandezza e qualità dei recipienti destinati alla fermentazio­ ne, in GIRI, a. r (1864), voi. I, pp. 156-60; AN, a. IV (1864), pp. 311-8. Il prodotto della vacca nella Bassa Lombardia irrigua, in GIRI, a. r (1864), voi. r, pp. 171-4; Ancora sul prodotto della vacca in Lombardia, pp. 268-70 e 293; pubblicato anche in GI, a. XII (1864), pp. 431-40. Il colle di San Colombano, in GIRI, a. r (1864), voi. r, pp. 287-92. Se a promuovere l'agricoltura meglio valgano l'esposizioni od i concorsi, in GIRI, a. I (1864), voi. II, pp. 61-3. Sul!'Holcus saccaratus orientale coltivato a foraggio, in 640-6. G. CANTONI, A. ZANELLI, Risultato di coltivazioni sperimentali fatte presso la Scuola speciale d'agronomia e d'agrimensura in Corte Palasio, in GIRI, a. II (1865), voi. III, pp. 85-7. La fermentazione vinosa, in (1863), pp. 437-48. BUSA, 1864, pp. L'agricoltura in questi ultimi tempi, in POL, voi. XXII (1864), pp. 255 sgg.; voi. xxv (1865), pp. 211 sgg. e 298 sgg. La nutrizione vegetale, in GIRI, a. II (186.5), voi. III, pp. 63-7 e 88-91 (re­ cens. di T. Anderson, Elementi di chimica agricola, prima traci. italiana a cura di L. Gabba). 345 GIRI, 198-200 e 258-63. a. II (1865), voi. III, pp. 119-23, G. CANTONI, A. ZANELLI, Il bijosfato di guano Baker ed i concimi ar­ tificiali. Risultati di sperienze fatte presso la Scuola speciale di agronomia e di agrimensura in Corte Palasio, in GIRI, a. II (1865), voi. rv, pp. 58-63. Il perfosfato di guano Baker ed una generosa offerta del signor E. Gussefeld d'Amburgo, in GIRI, a. II (1865), vol. rv, pp. 264-5. Sulle analisi delle terre per gli scopi agricoli, in ATTSN, pp. 79-89. voi. VIII (1865), Lezioni ambulanti di materia agricola, in <<L'agricoltura>>, Milano, a. II (1866). Il guano Baker ed i concimi artificiali, in 12-3. GIRI, a. III (1866), voi. v, pp. Il bifosfato di guano Baker, in GIRI, a. III (1866), voi. v, p. 61. Saggio di meteorologia applicata alla botanica ed alla agricoltura, m ATTSN, vol. IX (1866), pp. 269-341. Collegio e scuola sperimentale di agronomia e di agrimensura in Corte Palasio, in BUSA, 1865, pp. 434-7. Stato dell'agricoltura in Italia, in BUSA, 1866, pp. 526-34. [Sull'istruzione agraria], in BUSA, 1866, pp. 589-94. Lezioni di agronomia, lette nel corso tecnico normale presso il Regio Museo industriale di Torino nella sessione trimestrale r867, a cura di V. Vercelli, Torino 1867. Sperienze sulla contagiosità della pebrina nei bachi da seta, in (1867), pp. 300-3. ISL, vol. rv Les produits de l'agriculture de Piémont, de la Lombardie et de la Vénetie à l'Exposition, in JA, 1867. Relazione sulla industria del lino, in Esposizione universale del r867. Re­ lazione dei giurati italiani, Firenze 1868, vol. r, fase. r. Il tabacco e il riso considerati nel!'avvenire della nostra agricoltura, in ALM, 1868. La dottrina agraria di Giorgio Ville considerata nei rapporti della scienza colla pratica. Lezioni pubbliche serali, Torino [1868]. La fecondazione nei fiori ermafroditi, in ATTSL, voi. xr (1868), pp. 898-901. Osservazioni microscopiche del seme bachi, in BUSA, 1868, pp. 184-90. Agraria, in ANUS, 1868. GAETANO CANTONI Botanica, in ANUS, 1868. L'insegnamento supe'liore per l'agricoltura, s.n.t. [1868]. L'agricoltura italiana fa de' pessimi affari. Come rimediarvi?, in Relazione sulle scuole tecnico-pratiche di caseificio, m AL, (1868), pp. 108-17. a. a. ra), in ANM, parte I, I Perché in Italia non si faccia buon vino, in AL, a. I ( r868), pp. rr8-3r. La malattia dominante nei bachi da seta, l'almanacchista e Pasteur, in AL, I (1868), pp. 132-40. Capo e coda, ossia virtù e miracoli del concime, in AL, a. I (r868), pp. 141-56. Le industrie agrarie, in IT, a. I (1869), pp. 175-6. I [Discorso d'inaugurazione alla Esposizione agraria di Torino], in (1869), pp. 422-5. IT, a. Il bestiame ed il prato, in IT, a. I ( 1869), pp. 443-7. Quanto costa lo stallatico?, in IT, a. I (1869), pp. 514-9. Sull'uso delle macchine in agricoltura. Prolusione ad un corso di meccanica agraria presso il R. Museo industriale di Torino, Torino 1869. De la temperature de l'air et du sol dans ses rapports avec la végétation, in JA, 1869. Durée du pouvoir contagieux des corpuscules, in JA, 1869. Le sette piaghe del!' agricoltura, in AL, a. II (r869), pp. r3-r12. Facciamo i conti di cassa, in AL, a. II (1869), pp. 13-129. Imitiamo i barbari, in AL, a. II (1869), pp. 130-43. Ancora sui bachi da seta, in AL, a. II (1869), pp. 143-53. Contro l'oidio della vite valgono meglio le polveri od i liquidi?, in (1869), pp. 154-60. trim. 1871, voi. 23, pp. 142-7. [Proposte al Consiglio di agricoltura sui depositi governativi di mac­ chine agrarie], in ANM, parte I, IV trim. 1871, voi. 23, pp. 145-51; in parte ripreso in IT, a. IV (1872), pp. 126-7. c. CANTONI et al., [Relazione sugli esperimenti di coltivazione della barbabietola da zucchero fatti presso la stazione di prove della Scuola su­ periore di agricoltura di Milano], in ANM, parte I, IV trim. 1871, voi. 44, pp. 47-79. La bachicoltura nel r870, in in ANM, parte I, 1871, voi. 26. Chi sia l'iniziatore del!'esame microscopico delle farfalle del baco da seta, IT, a. III (1871), pp. 152-3 e 176-7. L'età dei semi, in IT, a. III (1871), pp. 270-r. Conviene l'incrociamento fra le diverse razze dei bachi da seta, in so, a. VIII (1871); IT, a. III (1871), p. 271; BUSA, 1871, pp. 353-4. La cimatura e la sfogliatura del maiz, in IT, a. III (1871), pp. 465-6. AL, a. IV (1871), pp. 80-r19. La questione della polenta, in AL, a. IV (r87r), pp. 12r-85. Due utilissime istituzioni, in AL, a. IV (1871), pp. 187-203. AT, Abbasso il riso! Viva il riso!, in AL, a. III (1870), pp. 145-66. Relazione al Consiglio d'agricoltura sulle monografie agrarie, m trim. 1870, vol. 4, pp. 18-20. IV Volete cogliere i bozzoli?, in AL, a. IV (1871), pp. 7-79. a. II a. III (1870), pp. 92-144. II Compilazioni di monografie agrarie (relazione al Consiglio di agricoltu­ Cogliamo il momento!, in Gli studi veterinari e l'agricoltura, in IT, a. II (1870), p. 30. I sussidi all'agricoltura, in IT, a. II (1870), pp. 124-7. Istruzione per confezionare seme bachi da seta col metodo isolatore e colla selezione microscopica, in IT, a. II (1870), p. 244. L'industria dei vini in Italia, in IT, a. II (1870), pp. 5 ro sgg. Il decalogo del!'agricoltore, in AL, a. III ( r870), pp. 9-9r. Come al giorno d'oggi dovrebbe nascere, vivere e morire il frumento, in AL, parte I, I, II AL, I (1868), pp. 56-107. La terra, come gli uomini, non si misura né a peso né a volume, in parte I comizi agrari del Regno d'Italia, Torino r870, 3 voli. (ANM, parte I, 1870, voll. 13-15): parte I, I quesiti sullo stato dell'agricoltura negli anni r866, r867 e r868; parte III, Allegati. a. AL, L'agricoltura italiana all'esposizione universale di Parigi nel r867, in I ANM, trim. 1870, vol. 4, pp. 20-5 (p. 12 la discussione). (1868), pp. 13-55. a. 347 NOTA INTRODUTTIVA L'agricoltura nelle esposizioni, in IT, a. IV (1872), pp. 29-32 e 52-6. Enciclopedia agraria italiana redatta da agronomi delle diverse provincie e diretta dal comm. G. Cantoni, Torino 1872-82, 8 parti in 4 voli. (i quali portano la data di pubblicazione del rispettivo frontespizio, che può esse­ re diversa da quella della prima dispensa del volume); del Cantoni inclu­ de i seguenti scritti: voi. I, parte I, Fisiologia vegetale (pp. 353-416); voi. II, parte III, L'irrigazione (pp. 269-88); nello stesso voi., parte rv, Coltiva­ zione del lino (pp. r-56) e ColtivazioJJe generale (pp. 185-226 e 233-411); sempre in questo voi., parte v, Selvicoltura (pp. 405-60), Gelsicoltura (pp. 46r-82) e Coltivazione degli agrumi (pp. 483-500). Qu'est ce qu'un bon assolement?, in JA, 1872. Une téte de betail par hectar, in JA, 1872. ANM, Sulla ruggine del frumento e sui modi di prevenirne i danni, in voi. V (1872), pp. 901-14; IT, a. IV (1872), pp. 364-9; ST, vol. I ISL, (1872). s. II, GAETANO CANTONI NOTA INTRODUTTIVA Della coltivazione del prato. Conferenze tenute in Piacenza nella prima­ vera del I872, a cura del Comizio agrario, Piacenza 1872; Piacenza 18722 , a Sulle funzioni delle coltivazioni miglioratrici. Nota, in ISL, s. II, voi. VII (1874), pp. 325�33; traci. francese con titolo Qu'est ce qu'une culture amé­ cura di G. Bianchi con aggiunte; Piacenza 1 8773• Relazione intorno ad un premio per un'azienda nell'Agro romano, in ANM, parte I, II trim. 1872, voi. 53, pp. 82-100. Relazione sull'andamento della Scuola superiore di agricoltura di Milano nell'anno scolastico I87I-72, in ANM, parte I, IV trim. 1872, voi. 58, pp. 3-26. Relazione di due prove d'allevamenti ad alta temperatura fatti presso la R. Scuola superiore di agricoltura in Milano, in Atti e memorie del terzo congres­ so bacologico internazionale, tenuto nel settembre I872 in Rovereto, e brevi cenni sull'esposizione bacologica internazionale apertasi in quell'occasione, Rovereto 1873; in <<Moniteur des soies>>, a. XI (1872), pp. 3 sgg.; riedito in L'agricoltura in Italia. Dieci anni di sperienze agrarie, citato più avanti. Le latterie sociali. Conferenza tenuta il giorno 20 aprile presso la R. Scuo­ la superiore d'agricoltura in-Milano, in IT, a. v (1873), pp. 172-6 e 198-201. Escursione a Kolin (Boemia) per la visita dei poderi del barone Horsky van Horskyfeld, in IT, a. V (1873), pp. 294-6. G. CANTONI, A. !EMINA, Sperienze agronomiche sui cereali, eseguite nella Stazione agraria di Milano presso la R. Scuola superiore d'agricoltura negli anni I87I, I872 e I873, in IT, a. v (1873), pp. 413-5 e 440-2; riedito in L'agricoltura in Italia. Dieci anni di sperienze agrarie, citato più avanti. 349 liorante? Le sulphate de potasse est il un engrais?, in JA, 1874. Relazione sulle case coloniche quali erano presentate alla Esposizione uni­ versale di Vienna del I873, in Relazione dei giurati alla Esposizione univer­ sale di Vienna, Milano 1874. Il genio del vino sta nel vitigno, in AL, a. VII (1874), pp. 11-35. Le latterie sociali, in AL, a. VII (1874), pp. 36-78. Rispettate l'agricoltura, in AL, a. VII (1874), pp. 79-97. Cosa voglia dire concimare, in AL, a. VII (1874), pp. 98-122. Congresso ed esposizione per l'incremento del caseificio [discorso d'aper­ IT, a. VI (1874), pp. 123-4; anche in Atti e memorie del primo con­ gresso per l'incremento del caseificio, tenutosi in Milano nel marzo I874 e presso la R. Scuola superiore di agricoltura e cenni sull'esposizione dei pro­ dotti del latte e di oggetti pel caseificio, Milano 1874. tura], in A proposito di concorsi a premio dei poderi, in a. AL, 123-55. VII Consigli ai campagnoli: prepariamo noi il seme bachi, in (1874), pp. GAIT, (1874), pp. 177-8. Il frumento Galand, in so, a. XI (1874); IT, a. VII a. VIII (1875), p. 27. Concorso agrario regionale di Novara [discorso di chiusura], in Gli espositori italiani di macchine alle mostre universali. Lettera al diret­ tore, in GAIT, a. VII (1873), pp. 358-60. Sunto delle lezioni di agronomia tenute ai maestri comunali del circonda­ rio di Como nell'autunno I874, Como 1874. G. CANTONI (rei.), Premio di Fondazione Ciani. Primo concorso triennale. Rapporto della commissione, in ISL, s. II, voi. VII (1874), pp. 720-2. Congresso ed esposizione per l'incremento del caseificio, in IT, a. VI (1874), Dell'istruzione da impartirsi agli adulti ne' contadi da' maestri elementa­ ri. Prolusione alle conferenze agricole-igieniche della Società agraria di Lombardia, in IT, a. VII (1875), pp. 460-1. [Lettera sulla R. Scuola superiore di agricoltura di Milano], in (1874), p. 159. voi. VIII (1875), pp. 362-70 e 419-29; s. SA, 1875, pp. 391-8 e 464-72. BU pp. 5-7. IT, a. VI Prima distribuzione di diplomi di dottore in agronomia presso la R. Scuola superiore d'agricoltura in Milano [discorso], in IT, a. VI (1874), pp. 27-33; GAIT, a. VIII (1874), pp. 35-9. Congresso ed esposizione per l'incremento del caseificio [discorso d'aper­ tura], in IT, a. VI (1874), pp. 123-4. Finis microscopiae!?, in so, a. XI (1874); IT, a. VI (1874), p. 267. Le scuole superiori di agricoltura. Discorso pronunciato il 4 gennaio I874 in occasione della distribuzione dei diplomi agli alunni, presente il ministro d'agricoltura, industria e commercio Finali, in PER, 1874. IX (1875), pp. I 1-5. GAIT, a. Lezioni pubbliche d'agricoltura a Brescia del prof. Gaetano Cantoni [sun­ to], a cura della direzione, in IT, a. VII (1875), pp. 75-7. Sull'importanza e sull'indirizzo della meteorologia agraria. Nota, in II, ST, voi. Dobbiamo concimare il terreno o la pianta?, in I 1-30. Il prato, in AL, a. VIII ( 1875), pp. 31-93. Bisogna prepararsi a rice,vere la fillossera, m IV AL, AL, 94-115. ISL, (1875), pp. 91 sgg.; a. a. VIII (1875), pp. VIII ( 1875), pp. Ancora sulla produzione e sul commercio della frutta, in AL, a. VIII (1875), pp. I 16-35. Che sia l'insegnamento agrario superiore, in 136-58. AL, a. VIII (1875), pp. 350 NOTA INTRODUTTIVA GAETANO CANTONI L'industria del tabacco. Parte I: la produzione, Milano 1879 (ANN, n. [Illustrazione di un questionario per un'inchiesta sulla bachicoltura], in ANM, parte I, I sem. 1875, voi. 77, pp. 125-34. 19); rist. nel 1882. Sunto delle lezioni di agronomia tenute ai maestri co_munali del circonda­ rio di Como nell'autunno I875, Como 1875. s. II, voi. XII (1879), pp. 397-409. Il canale di Suez e l'agricoltura italiana, in so, 1876. Su di alcune disposizioni riguardanti la risicoltura, in IT, a. VIII (1876), pp. 248-51. Études pratiques sur la culture du lin, in JA, 1876; traci. it. GAIT, a. XI (1877), pp. 2-9, 85-7, 197-200 e 228-9. L'influenza del clima e del terreno sulla combustibilità dei tabacchi ' in ISL ' L'influenza dei concimi sulla combustibilità del tabacco, in ISL, s. II, voi. XII (1879), pp. 244-51; IT, a. XI (1879), pp. 150-2. Esposizione di Monza . Discorso di chiusura, in IT, a. XI (1879), pp. 459-62. Un'osservazione d'opportunità, in IT, a. XI (1879), p. 391. Considerazioni su una lettura del Tyndall riguardante l'eterogenia, in ISL, Sunto delle lezioni di agronomia tenute ai maestri comunali del circonda­ rio di Como.nell'autunno I876, Como 1876. voi. XII (1879), pp. 43-53. Sunto delle lezioni di agronomia tenute ai maestri comunali del circonda­ rio di Como nell'autunno I877, a cura di A. Taiana, Como 1877. (1880), pp. 106-18. Apparecchio a forza centrifuga per la separazione della crema dal latte, proposto dal signor Lefeldt di Schoningen, in IT, a. IX (1877), pp. 204-5. Il caseificio alla esposizione internazionale di Amburgo ed al concorso ge­ nerale agrario di Francia in Parigi. Relazione a S.E. il ministro per l'agri­ coltura, industria e commercio, in IT, a. IX (1877), pp. 222-5, 248-51, 271-4, 294-6 e 315-7; Roma 1883. Dei pronostici sulle vicende atmosferiche, in IT, a. IX (1877), pp. 10-2, 35-8, 57-60, 79-82, 103-6, 130-2, 155-7, 175-6 e 197-9. La combustibilità dei tabacchi, in ISL, s. II, voi. x (1877), pp. 269-78; GAIT, a. XI (1877), pp. 253-7. Il dazio del frumento non giova, in so, a. xv (1878). La question des tabacs en Italie, in JA, 1878. Del clima d'Italia, in IT, a. x (1878), pp. 105-8, 128-30, 156-8, 173-5, 225-7, 252-5, 274-7, 296-8, 325-7, 345-8, 370-3, 417-9, 441-4, 465-7, 491-4, 518-20, 542-4 e 559-62. I conci chimici, l'industria agraria e la proprietà fondiaria, in ISL, s. II, voi. XI (1878), pp. 48-59; GAIT, a. XII (1878), pp. 89-94. Les points noirs de l'agriculture, in JA, 1878. G. CANTONI, E. ROTONDI, Prove agronomiche e chimiche sul prodotto e sul­ la combustibilità dei tabacchi, in ISL, s. II, voi. XII (1878), pp. 525-38; GAIT, a. XII (1878), pp. 477-83. Burro artificiale e vegetale, in BUSA, 1878. L'industria del latte. Conferenze tenute in Portici in occasione della Espo­ sizione nazionale di caseificio, Milano 1878; anche in L'esposizione nazio­ nale di caseificio in Portici nel I877 e l'industria del latte, Milano 1879 (ANN, 1879, voi. 20); Milano 1881 2 , ed. riveduta e ampliata. 351 La fillossera considerata nella economia rurale, in ISL, s. II, voi. XIII Recherche de moyens curatifs ou préventifs, in Congrès international séri­ cicole tenu à Paris du 5 au IO septembre I878. Comptes rendus sténographi­ ques, Paris 1879. I guasti arrecati ali'agricoltura dall'inverno I879-80, in ISL s. II, voi. XIII (1880), pp. 374-84. Casi di improduttività del frumento, in ISL, s. II, voi. xm (1880), pp. 539-41. L'anno rurale. I879! E l'anno rurale I88o?, in GAIT, a. XIV (1880), pp. 57-61. Il bestiame all'Esposizione nazionale I88I. Circolare della commissione promotrice [a firma G. Cantoni, presidente], in GAIT, a. XIV (1880), p. 343. Concorso regionale agrario di Cremona. Discorso del presidente della com­ missione giudicatrice, in GAIT, a. XIV (1880), pp. 613-7; ANN, 1882, voi. 46. Esposizione nazionale del I88I in Milano. Agli espositori dei prodotti fo­ restali ed agrari ( classe Sa, 6a, 7a, I7a, 22a, 24a e 26a ), iri GAIT, a. xv (1881), n.s., voi. I, pp. 5-7. L'anno agrario I88o. Mali e rimedi, in GIRI, n.s., a. VI (1881), voi. XI, pp. 9-10, 29-31 e 53-55; GAIT, a. xv (1881), n.s., voi. I, pp. 98-101. Discorso ai contadini, in GAIT, a. xv (1881), n.s., voi. I, pp. 705-6. La guerra alla fillossera e la vite in rotazione, in GAIT, a. xv (1881), n.s., voi. I, pp. 858-9. Il giurì e le premiazioni nelle esposizioni, in GIRI, n.s., a. VI (1881), voi. XI, pp. 81-83. Note minime sull'agricoltura italiana, in BUSA, 1881, pp. 345-7. Sull'azione dei fosfati nella coltivazione del frumento. Nota, in ST, voi. x (1881), pp. 201-l I. Congresso per le malattie della vite tenutosi a Milano dal I8 al 23 settem- 35 2 353 GAETANO CANTONI NOTA INTRODUTTIVA bre I88I, in RIVE, a. v (1881), 30 settembre; con titolo appena variato in n.s., a. VI (1881), voi. XII, pp. 198-200. L'anno rurale I883, in so, a. XXI (1884). Dodici righe dell'anno rurale I883 davanti al Tribunale dell'abate Giovanni Ranchet, Milano 1884. Il bestiame ed il prato, Milano 1884. Il prato, Milano 1884. Sulle attuali condizioni dell'agricoltura, in ISL, s. II, voi. XVII ( 1884), pp. 467-78 e 651-64. GIRI, Sulla manipolazione dei tabacchi, in BNA, voi. IV (1882), pp. 157-63. I fosfati ed il frumento, in ISL, a. II, voi. xv (1882), pp. 52-61. G. CANTONI (rei.), Medaglie triennali dell'Istituto. Medaglia per l'agricol­ tura. Rapporto della sottocommissione, in ISL, s. II, voi. xv (1882), pp. 742-3. L'anno rurale I88I, in so, a. XIX (1882). Lezioni di agronomia nell'anno scolastico I88I-I882, a cura E. Piazzali, Milano 1882. Infiuence de l'effeuillement de la vigne sur la maturation des raisins, in JA, 1882. Frumento e mais, Milano 1882; diviso poi in due volumetti <(completa­ mente rifatti>> da E. Azimonti: Il mais, o granturco, o formentone, o grano­ ne, o melica, o melecotto, o carlone, o polenta ecc. Norme per una buona colti­ vazione, Milano 19022 ; Il frumento:come si coltiva o come si dovrebbe colti­ vare in Italia, Milano 1902. Il tabacco, Milano 1882. Il vino. Conferenze, Milano 1882. Ai iniei elettori della provincia di Piacenza. Discorso, Milano 1882. A proposito dei tentativi per l'introduzione della industria degli zuccheri in Italia, in so, a. xx (1883); IT, a. xv (1883), pp. 100-1. Sulla attuale crisi della industria del latte, in pp. 331-42. ISL, s. II, voi. XVI (1883), Le scrematrici meccaniche e la fabbricazione del formaggio, in ISL, s. II, voi. XVI (1883), pp. 916-9. L'anno rurale I882, in so, a. xx (1883); anche in IT, a. xv (1883), pp. 28-9, per la sola parte concernente L'economia dei gelsi e bachi. Consigli ai bachicoltori. Cause che influiscono sulla coltivazione e sul commercio dei risi, in so, a. xx (1883). Riassunto delle esperienze sulla coltivazione del frumento eseguite nel cam­ po sperimentale della R. Scuola di agricoltura di Milano, negli anni I872-73-74, I880-8I-82, in IT, a. xv (1883), pp. 17,0-4 e 198-203. Premi speciali, in Esposizione industriale italiana del I88I in Milano. Re­ lazioni dei giurati pubblicate per cura del comitato esecutivo, XI, L'agricoltu­ ra, Milano 1883. Si può raddoppiare il prodotto in frumento?, in IT, a. xv (1883), pp. 365-7. Sì, il prodotto in frumento può essere raddoppiato, in IT, a. XVI (1884), pp. 389-91. L'anno rurale I884, in so, a. XXII (1885). Effetti di sostanze diverse sulla produzione del frumento, in ISL, s. II, voi. XVIII (1885), pp. 777-83. La crisi del frumento ed i conci chimici, in IT, a. XVII (1885), pp. 421-2, 435-7 e 451-4. L'agricoltura in Italia. Dieci anni di esperienze agrarie eseguite presso la R. Scuola superiore di agricoltura di Milano dal direttore, Milano 1885. La coltivazione governativa dei tabacchi in Delebio, in GIRI, n.s., a. XI (1886), voi. XXIII, pp. 621-4. Schiarimenti sulla formala Cantoni per la concimazione del frumento, in IT, a. XVIII (1886), pp. 155-6. Il decalogo del caseificio, in IT, a. xvm (1886), p. 185; A, a. xvm (1886), n. 7. G. CANTONI, E. BOREA, Quale sia l'epoca migliore per concimare i cereali, in IT, a. XVIII (1886), pp. 502-3. L'anno rurale I885, in so, a. xxm (1886). Degli inconvenienti della seminagione a spaglio e dell'utilità pratica ed economica delle macchine seminatrici. Conferenza, Milano 1886. Il caseificio sulle Alpi. Concorso a premi. Relazione, Roma 1886. La peronospora viticola: osservazioni e rimedi, in ISL, s. II, voi. XIX (1886), pp. 79-93. Sugli effetti del solfato di rame contro la peronospora viticola, in ISL, s. II, voi. XIX (1886), pp. 636-43. Risultati delle prove fatte nel campo sperimentale della R. Scuola superio­ re di agricoltura per combattere la peronospora, in ISL, s. II, voi. XIX (1886), pp. 802-10. La peronospora delle viti. Danni che arreca e come combatterla. Conferen­ za tenuta in Milano il giorno I3 giugno I886 presso la R. Scuola d'agricoltu­ ra, Milano 1886. L'anno rurale I886:frumento,prato, vite, in so, a. XXIV (1887). LA COLTIVAZIONE DELLA VITE La vite ( Vitis vinifera) è incontestabilmente ongmaria dei climi caldi, come lo sono tutte le piante a frutto dolce; e per conseguenza essa non vive dovunque, né dovunque produce buon frutto. Al piano, l'uva rossa non matura bene più in là del 46° grado di latitudine; nelle posizioni migliori sino al 47°; l'uva bianca sino al 49°, pure nelle posizioni migliori; né mai si eleva più di 500 o 600 metri sul monte nella nostra latitudine. Ma perché l'uva maturi vuolsi anche un'estate che, per circa quattro mesi, abbia una temperatura non minore di 19 ° per l'uva rossa, e di 17 ° per quella bianca. La vite fiorisce quando la tempera­ tura media dell'atmosfera sia di 18° : e da quest'epoca in poi esige un calore crescente non mai minore di 19 °, nella media di ciascun mese successivo. L'uva per maturare abbisogna da 4.500 a 5.000 gradi di calore dal momento che incomincia a germogliare sino al momento in cui la temperatura media scende al di sotto dei 19° per la rossa e dei 17° per la bianca. Dopo tal epoca, l'uva può colorirsi un poco, ma non maturare. Di questa somma di gradi di calore, da 2.600 ai 3.000 abbisognano dopo la fioritura. In quanto alle qualità chimiche, il terreno dovrebbe contenere di preferenza quei principi che sono predominanti nella composi­ zione della vite. Osservate perciò le analisi date nel I volume. Noi dunque, per la vite, daremo la preferenza ai terreni sciolti, calcari, non mancanti d'argilla, ai vulcanici decomposti, finalmen­ te agli argillosi. Tutto il terreno terziario è adattissimo alla vite. Le varietà Nella buona scelta della varietà del vitigno sta la prima cura per aver buon vino. Sgraziatamente il nome delle diverse varietà non è uguale in tutti i paesi d'Italia. Inutile sarebbe dunque per ora il citare delle denominazioni le quali non potrebbero che riuscire lo­ cali. I migliori nostri vitigni scomparvero in gran parte distrutti dal1'oidio; ed i nostri vini deteriorarono non solo per gli effetti più o 357 GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE meno sentiti di questa malattia, ma benanco perché ci restarono in maggior proporzione le varietà meno apprezzate di uve. Bisogna adunque propagare e diffondere maggiormente ·quei pochi buoni vitigni che ci rimasero, o dirigerci dove ne possiamo trovare di adattati alle nostre condizioni di clima e di terreno. Volendo far una scelta fra i nostri vitigni, teneteli ben d'occhio come si comportino nella vegetazione e nella fruttificazione, all'in­ tento di sapervi regolare nelle vostre particolari condizioni, cioè: 1. Se il vostro paese va soggetto alle tarde brine, non scegliete mai i vitigni che germogliano presto, o per lo meno prendeteli in minor proporzione in confronto di quelli che germogliano tardi. 2. Se la vostra località è dominata dai venti, non scegliete vitigni che diano germogli troppo lunghi. 3. Se il vostro paese non è molto caldo e dominato dalle piogge, non scegliete vitigni a largo ed abbondante fogliame ma date la preferenza a quelli che pei primi maturano il frutto, e che lo porta­ no ai primi nodi presso la base del germoglio. 4. Generalmente parlando, i migliori vitigni sono quelli che ve­ getano meno rigogliosamente, cioè che hanno foglie più piccole, tralci corti e nodi grossi o ravvicinati fra loro. 5. Osservate l'epoca speciale della maturanza dell'uva nei diversi vitigni; e, dal 41 ° di latitudine in su, date la preferenza alle varietà precoci e bianche. 6. Non accontentatevi della precocità e misurate col glucometro e confrontate fra loro le densità dei mosti delle diverse varietà, pre­ ferendo quelle che danno il mosto più denso. 7. Non date alcuna importanza al colore. Il molto colore, spe­ cialmente nelle varietà rosse, se fa bella l'uva finisce col nuocere al vino. Nei climi freschi od umidi date la preferenza alle varietà bianche, o poco colorite. La bontà del vino non si misura dalla in­ tensità del colore. 8. Nei terreni fisicamente e chimicamente adattati alla coltiva­ zione della vite non commettete l'errore di impiantare le varietà più comuni, ma piantatevi le migliori o più fine. 2. Quando prendete vitigni da climi più caldi, preferite quelli che maturano più presto l'uva. 3. Informatevi sulle condizioni fisico-chimiche del terreno dal quale prendete i vitigni. 4. Provate sempre in piccolo, tenete nota d'ogni cosa come se si trattasse di vitigni vostri; poi diffondete sol quelli che avrete trova­ to rispondere ai vostri bisogni ed alle vostre condizioni di clima e di terreno. È meglio aspettare due o tre anni a piantare una vigna, che perdere la spesa d'impianto propagando cattivi vitigni, o viti­ gni non adattati alle vostre condizioni. Quando poi dobbiate ricorrere ad altro paese per avere buoni viti­ gni, osservate le seguenti norme, cioè: 1. Non prendete vitigni da un paese il quale si trovi ad una lati­ tudine di oltre tre gradi inferiore a quella del vostro. Propagazione della vite La vite si può propagare per seme e per gemme. La propagazione per gemma comprende quella per gemma iso­ lata, per talea, per magliuolo, nonché per propaggine e per mar­ gotta. Nessuno pensa a propagare la vite per seme. Oltre ad una tardis­ sima fruttificazione, la nuova pianta ed il nuovo frutto non avreb­ bero, quasi certamente, i caratteri della pianta o del frutto che for­ nì i semi. Per conservare tutti i caratteri del vitigno bisogna propagare per gemma. Sulla propagazione per gemma rileggete quanto è detto a pag. 37 in avanti di questo vol. 11. Una grande cura devesi avere nella scelta delle gemme isolate o riunite destinate alla propagazione. Ad altre condizioni pari, di­ pende da questa scelta l'aver uva nel secondo o nel terzo anno, piuttosto che nel quinto o nel sesto dalla fatta piantagione. Voi sa­ pete che la- gemma conserva i caratteri ereditari della pianta più che non lo faccia il seme; se da semi buoni si hanno piante migliori che non da semi intristiti, colle gemme si hanno gli stessi risultati, e in modo più evidente. L'osservazione vi avrà provato che generalmente la maggior quantità di grappoli ed i grappoli migliori si trovano sui germogli sviluppatisi sul primo terzo del tralcio dell'anno antecedente, ma che non tutte le varietà di vitigni portano i maggiori e migliori grappoli sulla stessa porzione di quel primo terzo del tralcio. Ordì- GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE nariamente adunque la parte più produttiva del tralcio è quella che germogliò per la prima sino a tutto maggio, che ha nodi brevi e gemme ravvicinate (fig. 240), più pronunciate e tondeggianti, avendo esse avuto tempo di costituirsi normalmente. Nel terzo estremo del tralcio le gemme riescono ancora ravvicinate, perché appartenenti all'ultima epoca di vegetazione; ma sono piccole, acu­ minate, e nel prossimo anno danno pochi e piccoli grappoli. Il ter­ zo mediano ha lunghissimi internodi, ossia gemme molto distanti fra loro (fig. 241), perché appartiene al­ l'epoca di vegetazione più rigogliosa, e le b gemme di questa porzione le vedete di solito portare più foglie che frutti. Orbene, è chiaro che volendo voi propagare la vite per gemme queste vi daranno una pianta che conserverà le tendenze della porzione di tralcio cui appartenevano. Importa adun­ que scegliere le gemme da quella porzione 24° 241 di tralcio che portò maggiori e migliori grappoli, non dimenticando di tener conto dello special modo di comportarsi dei diversi vitigni anche nel primo terzo del tralcio. Ricordatevi che in quest'ultima conoscenza risiede non solo una norma per la propagazione, ma benanco la causa d'un diverso mo­ do d'allevare la vite. Per gli stessi motivi, non è prudente prendere gemme da viti troppo giovani e che vegetino rigogliosamente, per­ ché risentono gli effetti della recente concimazione e del recente la­ voro. Il magliuolo è da abolire, perché fa consumare troppo legno. Nella lunghezza del magliuolo potete fare due o tre talee di m 0,12 circa; inoltre fruttifica troppo tardi. Prendete gemme o talee nel modo suindicato e vi assicuro che al secondo anno vedrete l'uva, e che al terzo avrete quasi un mezzo raccolto. Quando crediate necessario formar il vivaio,. date alle linee una distanza di m 0,30, ed una di m o, 15 fra le gemme o le talee sulla stessa linea. Non confondete le varietà fra loro; tenete anzi nota esatta delle distinzioni. Finalmente sappiate che tre anni di vivaio sono sempre inutili per avere una buona barbatella. Sono necessari due anni sol quando il primo sia decorso eccessivamente asciutto. Ordinariamente basta un solo per darvi una pianticella munita di sufficienti radici per assicurarne la vita in seguito al piantamento. Ancorché il germoglio avesse una lunghezza di m 0,25 soltanto, troverete che le radici saranno lunghe il doppio. Al vivaio poi, più che la concimazione gioverà un terreno ben smosso e mantenuto soffice e mondo da ogni erba. I tralci destinati a dar gemme o talee si stacchino in autunno; l'inverno ne in- � 359 durisce la corteccia e meno facile è poi l'uscita delle radici. Se volete avere il vivaio, fatelo in autunno ricoprendolo tutt'al più con loppa di cereali, foglie di pini, o segatura di legno per difenderlo dal soverchio gelo. Se temete il freddo, o se volete piantare immediatamente in posto, stratificate le gemme isolate, le talee, od i tralci in una cantina con sabbia appena umida; inumiditela di nuovo un poco verso la fine di febbraio, per poi piantare in marzo. I tralci che vengono da lontano biso­ gna tenerli per più ore nell'acqua onde acquistino un poco di umidità; ed a quelli che volete invece spedir lontano, lascerete un poco di vecchio tralcio, indi ne carbonizzerete od impecierete le 242 estremità, acciò l'umidità più difficilmente si disperda per la superficie dei tagli. Ciò fatto, lo disporrete in una cassetta forata ripiena di sabbia asciutta, procurando di evi­ tare il contatto dei magliuoli fra di loro. La margotta è un modo eccezionale per propagare la vite; e la propaggine si usa soltanto per ripopolare gli spazi vuoti coi tralci d'una vite vicina (fig. 242). Un altro mezzo di propagare è l'innesto. Voi sapete che coll'in­ nesto si può raddolcire ed aumentare di volume molte frutta; colla vite si fa lo stesso, non già innestando tutti i gambi d'una pianta­ gione, ma innestando un certo numero di piante le quali servano a fornirci i magliuoli coi loro tralci. Innestate ripetutamente anche le migliori qualità nostrali, osservate il frutto che ne ottenete e, se vi par migliore, fatene talee. In questo modo, con una ventina di piante robuste destinate all'innesto voi avrete in breve tempo tralci GAETANO CANTONI per estese piantagioni. Anche dei tralci che ci provengono da climi più caldi, invece di convertirli tutti in talee conservatene qualche porzione per innestare e vedrete che, se non si riesce ad acclimatiz­ zare la pianta, si ottiene almeno un frutto migliore. Del concime per la vite In generale non si usa altro concime che quello di stalla; e la mag­ gior cura consiste nel prepararne nella maggior copia poss. ibile. L'intenzione è buona, ma l'effetto non vi corrisponde. Le viti ben ingrassate con concime di stalla riescono assai rigo­ gliose, fanno molte e grandi foglie, lunghissimi tralci, ma l'uva è scarsa. Il frutto comincia a soffrire al suo spuntare, i giovani grap­ poli con facilità si convertono in viticci e durante la fioritura scom­ pare gran parte dei fiori, perché la pianta assorbe e consuma nei ra­ mi tutta la energia. Poi la gran quantità di fogliame produce un ombreggiamento tale che i grappoli vedono raramente i raggi sola­ ri, e il terreno si riscalda ed asciuga difficilmente, l'uva riesce più acquosa, meno zuccherina, presto marcisce per le piogge o per l'umidità dell'autunno, ed infine matura più a stento e più tardi. Quale adunque sarà il miglior concime per la vite? Se consultia­ mo gli antichi, troviamo che essi usavano dei concimi animali azo­ tati nel solo caso di ridonare vigore alla vegetazione di una vite de­ perente, ma che ordinariamente preferivano concimare coi rottami di legna, colle fascine di sterpi, di ginestra, di erica e di pino, colle ghiande e coi lupini pesti, colla loppa di frumento o di altri cereali, e soprattutto colle ceneri, coi sarmenti o tralci recisi della vite, e coi graspi d'uva. Ora la chimica agraria approva questi concimi che gli antichi trovarono i migliori per una lunga esperienza. Ecco perché da un terreno dove la calce o la potassa mancassero o fossero in tenuissime proporzioni, non si potrà mai sperare di fa­ re un buon vino o di avere una piantagione durevole, se non quan­ do artificialmente noi gli somministreremo in forma di concimi i materiali mancanti. Il concime animale gioverà in parte al primo sviluppo della vite, o quando sia deperente, ma non sarà necessario quando sia adulta e vigorosa. Adunque, nel preparare il concime per la vite dovremo aver ri­ guardo alla qualità fisica e chimica del terreno. Nei terreni argillosi 1 -�, \\" I __ I .:�,"" ' . \--- '· \ LA COLTIVAZIONE DELLA VITE forti si procurerà di correggere la compattezza e la scarsità di calce con ciottoli posti sul fondo della fossa, con sabbia, avanzi e rottami di fabbriche demolite, fascine di poco valore e fusti di mais; i gra­ spi d'uva ed i sarmenti recisi e fatti in pezzi gioveranno anche co­ me lenti ed appropriati concimi; la calce, il gesso e le ceneri non li­ sciviate agiranno nello stesso modo. Nei terreni sciolti silicei ag­ giungeremo calce, ceneri, loppa di cereali e rottami di legno ed al­ tre sostanze vegetali consimili, non troppo grossolane; in questi si potrà usare anche un poco di concime di stalla, il sovescio del lupi­ no e del trifoglio incarnato. Nei terreni calcari tralasceremo di somministrar calce, ma vi aggiungeremo le ceneri, l'avanzo dei tralci e delle foglie dell'anno antecedente, i graspi d'uva ed i fusti di mais ben pesti e sminuzzati. Nei terreni vegetali non consiglio la vigna, ché sarebbe un impazzire per distruggere in essi quelle pro­ prietà che sono utilissime ad altre coltivazioni. Sarà cosa poi ben fatta, facile e poco costosa, il procurarsi un ammasso di concime adattato alla vite, raccogliendo durante l'an­ no i frantumi di legna, le foglie, la legna ridotta a minuzzoli, pro­ veniente dalla rimondatura delle viti e dei gelsi nonché le felci, gi­ nestre, eriche, loppa di cereali battuti, graspi d'uva e spazzature delle corti rustiche, mescolando il tutto assieme, unirvi della calce viva e poi inaffiare l'ammasso perché fermenti e si decomponga, come coll'ingrasso Jauffret. Impianto della vigna TAV. VIII. In alto, apparecchi con diverso sistema di polverizzazione per applicare il latte di calce alle viti, presentati da Giuseppe Piana di Badia Polesine. In basso, pompe prodotte dalla ditta parigina Noel, rappresen­ , tata in Italia da Bale e Edwards di Milano (da G. CUBONI, Concorso inter­ nazionale di Conegliano, in Mostre di apparecchi anticrittogamici ed insetti­ cidi esposti al concorso internazionale di Conegliano, marzo I886 ed al con­ corso internazionale di Firenze, ottobre I886, Roma 1887, ANN, vol. 133, pp. 1-43). A questo proposito mi si permetta di romperla col passato. Io non intendo di parlarvi di quanto ordinariamente si fa, ma piuttosto di quanto si dovrebbe fare. Per conseguenza ommetto di parlarvi di viti tirate sulle piante o disposte a pergolato, a gabbiuolo ed à ghir­ landa. Chi vuol coltivare male la vite non ha bisogno di suggeri­ menti: si guardi attorno e segua ciecamente la rotina. Il buono bisogna prenderlo dove si trova, ed ora la buona viti­ coltura la troviamo in Francia, nel Cantone di Vaud, in Austria, in Ungheria e lungo il Reno. Anche i migliori metodi de' nostri lon­ tani antenati, più che fra noi, li troviamo in Francia portativi dalle aquile romane. Inoltre io non voglio più parlarvi di viti intercalate o frammiste GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE ad altre coltivazioni che le oblighino a menar una vita non consen­ tanea alla loro natura. La vite non ama la compagnia d'altre piante, e specialmente di quelle che la guardano dall'alto in basso. Io desi­ dero considerare la vigna né più né meno d'un campo a frumento, od a mais, ecc., dove tutte le cure sono rivolte a quelle speciali col­ tivazioni. La sola differenza è che le piante perenni hanno una ro­ tazione più lunga delle annuali. La vigna è adunque per me un terreno dove non si vedono che viti. Allora sarà più facile l'intendersi sopra certe norme generali e particolari. In una vigna esclusivamente tale il terreno, la conci­ mazione, la distinzione della varietà, il modo d'allevamento e di potatura e le operazioni tutte di coltivazione di sorveglianza e di raccolto possono eseguirsi nel modo il proprio appropriato, che sa­ rà anche il più produttivo ed il più economico. Fatta questa premessa, ci faremo le seguenti domande: 1. È meglio piantar fitto o rado? 2. Convien piantare profondamente o superficialmente? 3. È meglio allevare alto o basso? 4. Convien tagliar lungo o corto? Avanti tutto è necessario di dire che, quando trattasi della for­ mazione d'una vera vigna, il lavoro deve essere fatto per tutto il terreno rimuovendolo possibilmente ad una profondità di m 0,60 ad un metro, se la natura del suolo lo permette. Il primo e profon­ do lavoro sia fatto in estate. Verso l'autunno, se il terreno è argillo­ so, e che la pendenza lo permetta, passatevi con un estirpatore più o meno pesante (figg. 243, 244) secondo il bisogno. Sul terreno an­ cora ineguale, spandete concime grossolano ed interratelo con un solco profondo m 0,30 circa, per mezzo d'un buon aratro. Non er­ picate in seguito, affinché durante l'inverno maggiori riescano i punti di contatto fra l'aria ed il terreno. In primavera spandete sul terreno concime scomposto ed interratelo leggermente attraverso i solchi coll'arnese indicato alla fig. 244; indi erpicate. Anche non volendo concimare una seconda volta, è necessario smuovere il ter­ reno come si è detto, affine di rompere quella crosta che facilmente può formarsi per effetto delle piogge e dei venti. Preparato il terreno, è necessario sapere quale distanza vogliasi dare ai gambi di vite, vale a dire quanta superficie vuolsi concedere a ciascun gambo. Dimenticate per un momento le distanze che ve­ dete nelle attuali piantagioni di viti (ché non vnlio chiamarle vi- gne) e considerate che dalla vite noi vogliamo il frutto. Ora voi sa­ pete che fruttificazione abbondante e vegetazione vigorosa, ossia abbondante fogliazione, sono due cose che non vanno di pari pas­ so. Quanto più voi darete di terra alle radici per estendersi, avrete a, �� =�--=�-·--·- -:-.:_-:-:=-e;=- 243 - �- -----'- - ---�- · - · , --.� I •:. �-=--\ - ·= \- . � --_..,:..;__ , -:_; ?.:���.-�&��--;;:;.:--=2 -�� - f�:_;.�;_�-;� :.�--- . 244 una pianta sempre più vigorosa, ma non fruttifera. Lo stesso è del­ la vite. Ricordatevi inoltre che il prodotto della fruttificazione si calcola per superficie e non per pianta. Perciò vi dico che la su­ perficie massima da darsi in Italia a ciascun gambo di vite, coltiva­ ta ne' terreni adattati, non dovrebbe essere maggiore di un metro quadrato, potendosi diminuire sino a mezzo metro quadrato in certe speciali condizioni. Così un ettaro a vigna può contenere da IO.ooo a 40.000 piedi di vite. GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE Ora voi vedete che con queste distanze è inutile ch'io vi parli di fossi, poiché non resterebbe spazio per collocare la terra cavata; ed è perciò che suggerii un lavoro completo preparatorio di tutto il terreno. La distanza fra i gambi la si diminuirà quando si presentino due opposte condizioni di terreno, cioè terreno molto ferace e terreno poco ferace. Nel primo per impedire la soverchia vigorìa di vegeta­ zione, e nel secondo per supplire colla quantità dei gambi alla mi­ nor quantità di grappoli che porterà ciascuno di essi. Nei climi caldi e secchi si diminuirà pure la distanza, e solo nei climi umidi si pianterà più rado affinché il sole meglio asciughi e riscaldi il terreno. Nei calcoli per la distanza deve entrare finalmente il diverso por­ tamento naturale della vite ed il metodo di allevamento che si vorrà o si dovrà adottare a norma delle varietà. Stabilita la distanza possiamo piantare immediatamente con talee (figg. 240 e 241) oppure con barbatelle (fig. 245), vale a dire con ta­ lee già passate pel vivaio, radicate, dette barbatelle; nei climi aridi e caldi, e nei terreni sciolti sabbiosi, ciottolosi o pietrosi, è meglio servirsi di barbatelle. Nei climi umidi, e per conseguenza freschi, e nei terreni argillosi non compatti possiamo servirci delle talee. Dovremo piantare superficialmente o profondamente? Osservia­ mo il fatto, almeno per evitare gli errori. Io, dieci anni or sono, piantava a m 0,60 di profondità, e solo al 5° an­ no cominciava ad avere un terzo d'un raccolto ordinario. Dopo piantai talee a m o, 15 di pro­ fondità ed ebbi un mezzo raccolto al 3 ° anno. In Toscana, come in molte altre parti d'Italia, si pianta quasi ad un metro, e il raccolto arriva circa all'8 ° anno; mentre il signor Sabatier (alla Concezione presso Firenze) piantando a m 0,20 ha un mezzo raccolto al 3 ° anno. Osservate anche voi e troverete di concludere che il rac­ colto arriva tanto più tardi quanto più profon­ damente siasi piantato. Il terreno più adattato alla vite è quello che è 2 45 smosso dai lavori, che sente i concimi e che prova l'influenza dei raggi solari; è quello infine che, come s'espri­ mono i contadini, sente a suonare le campane. A che servono i la- vari e le concimazioni quando le radici si trovano fuori dalla loro influenza? Il piantare profondamente era una conseguenza del me­ scolare le coltivazioni. Riguardo alla convenienza dell'allevare alto o basso, io non ho che a richiamarvi i risultati del confronto fra due termometri, uno a m 1,50 e l'altro soltanto a 0,50 dal suolo, per intendere la conve­ nienza grandissima che vi ha a coltivar basso, specialmente nel­ l'Italia centrale e settentrionale. Inoltre l'allevar basso è una con­ seguenza diretta del maggior numero di gambi di vite che voglionsi nella vigna. Allevar molti gambi ed allevarli molto alti, sarebbe convertire la vigna in un bosco e spendere di più per sostenerla. Inoltre coll'egual vitigno e coll'egual terreno, il mosto dei grappoli più bassi è sempre più denso di quello dei più elevati. Più difficile è il risolvere se convenga tagliar lungo o tagliar cor­ to. Avanti tutto è necessario conoscere il modo particolare di com­ portarsi dei diversi vitigni. Alcuni di questi portano il frutto nei primi tre o quattro occhi o gemme che stanno presso la base del tralcio; altri invece non danno grappoli che dalla quarta o quinta gemma in avanti. Pertanto, nel primo caso lasciare un tralcio lungo equivale a snervare inutilmente la vite, per avere qualche meschi­ no grappolo di più; mentre nel secondo, se tagliate corto voi avete tagliato via la vendemmia. Immaginiamo ora che conosciate il modo speciale di comportar­ si de' vostri vitigni, ed osserviamo se convenga cercare l'abbon­ danza e la qualità del raccolto nella quantità e nella lunghezza dei tralci lasciati a ciascun gambo. Di due gambi della medesima va­ rietà ed età ed egualmente coltivati, i migliori grappoli, l'uva mi­ gliore o più zuccherina si avrà da quello che porterà il minor nu­ mero di grappoli. La quantità dobbiamo cercarla non nei molti grappoli per gambo, ma nel maggior numero di gambi piantati nel­ la vigna. Nella stessa pianta il molto associato al buono è assai difficile ad ottenersi. A parità poi di circostanze, nei terreni aridi e poco confacenti al­ la vite è sempre ottima cosa il lasciare uno scarso numero di tralci, e tralci piuttosto corti. Nel piantare una vigna è poi cosa di somma necessità il mante­ nere distinte le varietà di vitigno, assegnando loro uno spazio de­ terminato e conosciuto. Questa distinzione giova ad adattare tutte le operazioni al particolar loro modo di vegetazione. La distanza GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE dei gambi, la loro altezza dal suolo, la potatura, i sostegni, le sar­ chiature, la vendemmia, tutto insomma può essere fatto nei tempi e nei modi desiderati da ciascuna varietà. Al vantaggio poi di ven­ demmiare ciascuna varietà a tempo debito, aggiungerete pur quel­ lo di mantenere distinte le uve, o di poter fare le mescolanze di uve nelle proporzioni volute da voi e non dal caso, poiché non tutti gli anni tutti i vitigni producono nelle stesse proporzioni. In qualunque modo poi abbiate piantato, nel primo anno non occorre altro che mantenere il terreno soffice e netto dalle erbe. Un paletto deve servire piuttosto a segnare il posto della vite che a so­ stenerla; lasciate pure che in questo primo anno la v�te serpeggi presso terra; essa si munirà meglio di radici orizzontali. Nel secon­ do tagliate a fior di terra ed aggiungete un paletto che non riesca al­ to più di m 0,80 circa dal suolo. Dapprincipio scegliete ed allevate soltanto i due migliori germogli, togliendo gli altri a mano, quando sono ancor teneri e che facilmente si staccano dalla base. I due ger­ mogli conservati fissateli al paletto; ma verso il finir di giugno, quando non vi è timore che possano essere schiantati dal vento, la­ sciatene uno solo, possibilmente l'inferiore. E ciò per non avere la ferita sotto al germoglio conservato, dalla quale perderebbesi mol­ to succhio dapprima, e poi sorgerebbero altri germogli all'ingiro, i quali, quantunque levati con diligenza, finiscono col guastare la base del gambo. Nel terzo anno formate il gambo, tagliando il tral­ cio a m 0,25. Il paletto allora deve sostenere la pianticella, e in pari tempo preparare i tralci per l'anno venturo, se in seguito vuolsi praticare il taglio lungo. Epperò la lunghezza del paletto, al diso­ pra dei 25 centimetri costituenti l'altezza del gambo, sarà tale da eguagliare quella che vuolsi dare ai tralci da frutto pel venturo an­ no. Così facendo, risparmierete talvolta di cimare i.futuri germogli da frutto perché li vedete allungarsi di troppo e tal'altra li cimerete una o due volte al più. I germogli che si arrampicano verticalmente fissati al paletto e che dovranno disporsi a frutto pel seguente anno, tendono ad allungarsi rapidissimamente fintanto che trovano un appoggio; e non è rado di vederne di quelli che, trovatolo, s'allun­ ghino di tre, di quattro e più metri in un solo anno. Ma quell'umo­ re che in essi è chiamato in gran copia, in parte è sottratto ai tralci che stanno portando il frutto, ed il rapido movimento del succhio verso la parte più alta dei germogli lascia debolmente nutrite le gemme della porzione inferiore; le quali, essendo quelle che do- vrebbero dar frutto nel venturo anno, finiscono col darne pochissi­ mo o meschino. Se invece il paletto non sorpassa la lunghezza che vuolsi poi dare al tralcio, allorché il tenero germoglio ha raggiunto la cima, non trovando più appoggio, piega pel proprio peso in bas­ so, e così cessa lo sviluppo verticale. Allora il succhio, trattenuto nella porzione già formata, va a nutrir meglio e legno e gemme, e più sicura e migliore riesce la futura fruttificazione. In tutto questo frattempo, come pure negli anni successivi, sarà vostra cura il mantener netto il gambo da qualunque germoglio non richiesto, e specialmente da quelli che sorgessero sotterra presso il colletto. Si conservi inoltre soffice e netto il terreno con arature o con sarchiature, secondo la distanza fra i gambi. Queste sarchiature giovano ai terreni freddi argillosi, perché più facilmen­ te li liberano dall'umidità eccedente e giovano ai terreni aridi o nelle annate secche, perché impediscono il troppo rapido essica­ mento. Per sei anni circa dall'impianto la vigna non cerca il concime in modo assoluto; in seguito potrete concimare ogni tre o quattro an­ ni, dividendola in tre o quattro parti; delle quali ne concimerete soltanto una per anno, raccogliendo su questa anche i residui della generale potatura e quelli della vinificazione. Non eccedete in con­ cimi, specialmente organici, se la vigna mostrasse tendenza a pro­ durre proporzionatamente più foglie che uva. Della potatura ed allevamento della vigna La potatura è l'operazione del levare quella parte della vite che ha già fruttificato, per disporne a frutto la nuova; e dalla diligenza e cognizione con cui essa viene eseguita dipende spesso la quantità del frutto e la durata della vite. Circa all'epoca della potatura non si può dare una regola costan­ te, dovendo essa pure variare a norma del clima, del terreno e del1'esposizione. Certo è però che, dove si possa, sarà meglio farla in autunno. Nei climi caldi, ed anche nei temperati, ben esposti, di terreno asciutto e poco soggetti a nebbie ed altre umidità, si farà costantemente in autunno, cadute ,le foglie. Potando in autunno, i tralci si rompono meno facilmente, perché non ancora induriti dal freddo iemale: la ferita non geme ed ha tempo di indurirsi prima GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE del verno; così la vite resta alleggerita dal peso dei tralci e questi offrono minor appoggio all'acqua ed alle nevi. Nell'inverno si tagli la parte più vigorosa della vigna e meglio esposta, purché non geli e la vite non sia bagnata. In primavera si taglino le viti dei climi freddi, dei terreni umidi e male esposti, quelle che avessero un tralcio poco maturo o che, essendo troppo rigogliose, perdendo un poco d'umore faranno me­ no foglie e maggior frutto. Facendo però il taglio in primavera troppo avanzata, l'abbon­ danza della lacrimazione sarebbe a scapito del vigore della pianta. L'umore viscido che geme, scorrendo sul gambo o sui tralci, dove si ferma e si condensa, impedisce la traspirazione della corteccia, soffoca la vite e l'annerisce. Inoltre in quest'epoca i tralci si rom­ pono assai facilmente, e si corre pericolo di spiccarne le gemme nel maneggiarli. In ogni modo nell'autunno si dovrà tagliare ogni tralcio che ab­ bia fruttificato, quand'anche il resto della potatura si volesse differire sino alla primavera. Circa àl modo di eseguire la potatura non posso dirvi che cose generali; applicabili a ciascuna località, cioè: si taglieranno tutti quei tralci che sorgono dal pedale o sul gambo. I tralci che si vo­ gliono mettere a frutto devono essere rimondati dai viticci secchi e dai rametti laterali, avvertendo di non guastare le gemme che sono alla base. Per eseguire i tagli con maggior precisione e prestezza, senza torcere né stirare le viti, ritengo essere indispensabile che si ab­ bandoni l'uso del falcetto (fig. 246) e che si adotti quello della for­ bice (fig. 247). Colla forbice il taglio si fa più rapidamente perché la persona re­ sta ben collocata in ogni posizione, il che non succede col falcetto. I tagli fatti colla forbice sono meno lunghi e più vicini alla cortec­ cia, e perciò più presto sanabili che non quelli fatti col falcetto i quali, riuscendo sempre oblunghi e prominenti, non possono esse­ re prontamente ricoperti. Infine colla forbice meno facilmente si guastano le gemme pros­ sime o lontane, come avviene col falcetto, col quale scorrendo tal­ volta senza previdenza, si tagliano occhi e tralci, senza volerlo. Si oppone che, adoperando la forbice, il taglio non riesce così pulito come quello eseguito col falcetto (fig. 248); e questa osserva- zione è verissima, specialmente se si pon mente ai tagli fatti sui le­ gni dolci, e con forbice poco affilata: da una parte il legno resta contuso e dall'altro spesso è quasi lacerato, come vedesi al punto A della fig. 249; il che riuscirebbe di danno alla vegetazione della gemma sottoposta. Ma nel caso della potatura si deve avvertire che il taglio dei nuovi tralci si fa alquanto lontano dai nodi, come è mo­ strato dalla figura 250 e dalla distanza che esiste dal punto A al luo­ go del taglio superiore della figura 248, e che solo i tagli presso il legno vecchio devonsi fare in prossimità di esso, non lasciando mozzicone di sorta. La potatura poi varia grandemente secondo i diversi modi di al­ levare la vigna. Anche a questo riguardo io parlerò soltanto di quelli che mi sembrano i migliori per una vigna dalla quale vogliasi A 247 fJ 249 250 la maggior quantità o la miglior qualità di vino, o l'una e l'altra co­ sa nelle compatibili proporzioni. Questi metodi si riducono ai seguenti: 1. vigna a paletto semplice; >> a tralcio curvo; 2. >> a spalliera; 3. >> a ceppata bassa. 4. In tutti questi metodi io non suppongo meno di 10.000 gambi di vite per ettaro; e le diverse maniere di allevare e di potare non sono altro che l'espressione delle naturali tendenze della varietà di viti­ gno e delle condizioni locali di clima. Le figure vi diranno poi mol­ to più che una lunghissima spiegazione; e, come a proposito delle 3 7° 371 GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE piante fruttifere, val meglio qualche ora passata vedendo un buon viticoltore all'opera che non un volume di parole. Lo stesso è per la potatura e l'allevamento della vite nei diversi metodi. La vigna a paletto (fig. 251) si può ritenere siccome la forma più semplice; è affatto simile a quella che avrebbe una vite nel terzo o quarto anno d'impianto, qualunque poi sia il metodo che si adotte­ rà in seguito. Il gambo verrà tutt'al più biforcato, e porterà in pri­ mavera due o tre mozziconi o speroni di tre gemme all'incirca, conservando e fissando in seguito al paletto soltanto i germogli muniti de' migliori grappoli. In questo metodo il paletto avrà una lunghezza tale da sorpassare soltanto di due o tre foglie l'altezza ordinaria cui giungono i grappoli. Se fosse più lungo avverrebbe che il succhio, portandosi rapidamente in alto, lasce­ rebbe mal nutriti i grappoli. Questo metodo è utilissimo coi vitigni che fanno poche foglie e pochi tralci, e nei terreni poco feraci e pendenti. Permette d'avere 40.000 gambi per ettaro; e in Picardia se ne contano persino 70.000. La potatura annuale si riduce a conservare, come si disse, due o tre speroni i meglio disposti e nutriti, togliendo tutto il resto. In maggio spe�-�r-�-, l!lllllll!illt-ill!J-!.'I; cialmente è necessario percorrere frequente­ mente la vigna allo scopo di togliere i germogli 251 inutili e di fissare al paletto quelli che, restando isolati, piegherebbero verso terra o sarebbero schiantati dal vento. Presso la maturanza è bene cimare tutti i germogli che superano l'altezza del paletto o che si allargano di troppo; e si leveranno al­ cune foglie in basso, affinché l'aria e la luce penetrino più facil­ mente sino ai grappoli. Nella Borgogna e nella Champagne questo metodo è assai diffuso; i paletti sono alti m 1 ,25 circa dal suolo; ed il numero dei gambi è di 25.000 a 40.000. Vigna a tralcio curvo. Questo metodo suppone un tralcio a frutto ed uno sperone destinato a preparare quei germogli dai quali si sceglierà il tralcio da frutto nell'anno seguente. Le figg. 252 e 253 vi mostreranno meglio in che consista tale metodo. La fig. 252 rap­ presenta una vite con un tralcio a frutto ripiegato sopra se stesso e sostenuto da un paletto, il quale dovrà pur sostenere i germogli sviluppatisi dallo sperone, munito di una o due gemme. La figura 253 -=--"" 252 :�, - .·.�;;____�"?--�- .--=-=:..�-��;.. 254 255 253 indica un gambo nel quale il tralcio da frutto è curvato in basso e fissato nel terreno. Il metodo usato nel Médoc appartiene al 372 GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE tralcio curvo, fuorché in questo si lasciano due tralci a frutto, uno a destra e l'altro a sinistra, e sono fissati a due sostegni orizzontali a guisa di spalliera. La vigna a spalliera può essere fatta sul vecchio o sul nuovo, cioè prendendo i tralci da frutto sopra una diramazione già orizzontale (fig. 254), oppure abbassando ogni anno uno o due di quei tralci formatisi l'anno prima coi germogli che salirono verticalmente. Ambedue questi modi suppongono due appoggi orizzontali, l'uno a m 0,25 dal suolo, l'altro m 0,35 circa distante dal primo. Se i tralci da frutto sono presi sul vecchio (fig. 254), che sta fissato al­ l'appoggio inferiore, si legano poi all'appoggio superiore e si ta­ gliano ad un occhio superiormente a quello. Se all'incontro si prende il tralcio da frutto direttamente dal ceppo (fig. 256) lungo un metro, lo si piega orizzontalmente nella direzione AB, legando­ lo all'appoggio inferiore. Un mozzicone CD con due o tre 9<:chj è lasciato per avere nuovi tralci verticali arrampicantisi al paletto, dai quali poi scegliere quello che più conviene mettere a frutto nel venturo anno. Il tralcio orizzontale poco prima della vendemmia lo portano meschino, facendo danno in pari tempo al vicino ger­ moglio principale; e suppone finalmente una cimatura dei germo­ gli fruttiferi, a due foglie sopra l'ultimo grappolo. Fatto il raccolto e cadute le foglie (fig. 256), si taglia in A il tralcio AB. Si conserva quello DF per abbassare orizzontalmente a frutto; si conserva lo sperone CE tagliando in E, per aver nuovi tralci per l'anno ve­ gnente; ed il resto si taglia alla base, siccome inutile o mal disposto, per servirsene allo scopo già indicato per gli altri tralci. Ciò fatto, la vite ritorna come alla figura 257. Questo è il così detto metodo Guyot. La vigna è piantata in linee distanti un metro, e sulle linee le viti stanno pure ad un metro; per- 373 ·----------·--- _____lf_j__ 257 si presenterà come alla fig. 255, La disposizione mostrata,da questa figura suppone che siansi fissati ad arte al sostegno superiore quei germogli che non si fissarono da sé coi viticci; suppone lo spampi­ namento, ossia l'aver levato tutti i germogli secondari che sorgono a fianco de' principali, i quali ordinariamente non portano frutto o ciò in un ettaro se ne contano 10.000. Il metodo si adatta special­ mente alle varietà che amano il taglio lungo, per le ragioni dette più sopra. La potatura riesce semplificatissima, riducendosi a ten­ dere orizzontalmente un tralcio per frutto ed a prepararne un altro pel venturo anno. Chiunque può intendere questo sistema di pota­ tura. L'unica avvertenza è quella di non togliere i tralci inutili pri­ ma d'aver abbassato e fissato orizzontalmente il prescelto; e ciò per poterlo sostituire nel caso che si rompesse. Così pure s'avverta di non lasciare più di tre occhi allo sperone, poiché altrimenti la rigogliosa vegetazione verticale sottrarrebbe troppo umore al tralcio orizzontale. Io perciò aveva soppresso lo 374 375 GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE sperone, e mi serviva delle prime gemme del tralcio orizzontale per avere anche i germogli verticali. Quando si volesse aumentare il prodotto si potrebbe modificare il sistema Guyot col non togliere ogni anno il tralcio che ha frutti­ ficato. In un primo anno, tagliati tutti i tralci verticali e conservato lo sperone, potrebbesi potare in A od in D (fig. 256) ciascuno dei germogli che portò l'uva, secondo che la varietà comporti il taglio lungo od il taglio corto. I germogli di questi mozziconi o speroni si fisseranno poi al sostegno orizzontale. Alla fine del secondo anno si toglie tutto il tralcio orizzontale colle sue diramazioni e si proce­ de come nel primo, abbassando, come si è détto, uno dei tralci ver­ ticali. Quando al vitigno si possa applicare il taglio corto, quando non abbia molta tendenza alla vegetazione fogliacea e quando si voglia ottenere buon vino colla minore spesa, bisogna adottare la ceppata bassa. Con questo metodo, dopo circa sei anni si può far senza di qualunque sostegno; si può risparmiare la cimatura, perché i ger­ mogli, non trovando alcun appoggio, piegano in basso (fig. 258); e lorché le ramificazioni riescono eccessive, le si diminuiscono ta­ gliando opportunamente al disopra di qualche buon tralcio che esca più in basso. La potatura esige cognizione e diligenza, affine di ben scegliere i tralci da conservare, di proporzionarne il numero colla vigorìa della pianta, di mantenere un certo equilibrio o bella distribuzione nelle diverse ramificazioni, o per adottare il taglio più o meno lungo. In questo sistema è pure indispensabile la spampinatura. Io vi parlai di spampinatura, di cimatura e di sfogliatura, ed ora importa intendersi sul significato di queste operazioni. Spampinatura è quella operazione per la quale in primavera, quando i germogli sono ancor teneri e si staccano �acilmente dalla base, si levano gli inutili, sia perché non portano frutto, sia perché non servono a dar tralci per l'anno seguente. Tali sono i così detti sott'occhi del tralcio fruttifero, certi germogli provenienti da gem­ me di quella parte di tralcio che vegetò rigogliosamente nell'anno precedente, e quelli più lontani dei vitigni cui siasi applicato il ta­ glio lungo senza bisogno. La spampinatura comprende eziandio la rimondatura del gambo e del ceppo da tutti i germogli inutili e che devierebbero il succhio delle parti essenziali. Questa è una delle operazioni indispensabili per un buon viticol­ tore, perché favorisce il presente e l'avvenire della vite: essa mi­ gliora il prodotto in uva e rende più facile la susseguente potatura. I teneri germogli, usati come foraggio pel bestiame, compensano abbondantemente il tempo impiegato nella spampinatura. La cimatura spesso si pratica soltanto sui germogli fruttiferi del tralcio disposto a frutto (fig. 255). Si pratica quando il grappolo sia ben pronunciato, e che le foglie dei due nodi superiori abbiano raggiunto grandezza, consistenza e colore normali. Si deve adun­ que cimare due nodi e foglie, al disopra dell'ultimo grappolo, al­ l'intento che superiormente al frutto vi siano organi che assorbano l'acido carbonico necessario per quelle modificazioni chimiche de­ gli acini d'uva che li rendon dolci. La nutrizione è mantenutà dal gambo; ma perché il succhio percorra, sebben lentamente, il tral­ cio fruttifero orizzontale, è necessario che vi sia chiamato dalle fo­ glie. Guardatevi adunque dal cimare presso il grappolo, e non ci­ mate troppo presto, per non essere obbligati a ripetere l'operazio­ ne una seconda ed anche una terza volta per un facile sviluppo di germogli secondari. ! ✓-·· .,' ,·/2' - ;f ,:· '· -Lj�:?_��� .... 258 259 si risparmia pure la sfogliatura, perché i grappoli rimangono nel centro del vitigno, liberamente esposti al sole, tanto più che le fo­ glie che li avvicinano sono le più vecchie e le prime a cadere verso la fine dell'agosto. Allevando a ceppata bassa, il gambo viene nel terzo anno tagliato a m o, 15 circa dal suolo. Nella primavera del quarto, colla potatura si riduce come alla fig. 259, lasciandovi due speroni, i meglio oppo­ sti, e più o meno lunghi secondo che il vitigno esiga un taglio più o meno corto. Indi si continua a suddividere più o meno, secondo il vigore del vitigno e la più o meno buona disposizione dei rami. Al- 377 GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE La cimatura si può fare anche sui germogli destinati a formar tralcio fruttifero, quando si vedesse che si allunghino di troppo. La cimatura e la spampinatura, in una parola, sono per la vite ciò che è il taglio verde per le altre piante fruttifere. La sfogliatura è utilissima poco prima della vendemmia, nei cli­ mi meno che temperati ed umidi e nelle annate fresche e piovose; ma deve limitarsi al levare le foglie che stanno al disotto dei grap­ poli, e qualcuna delle superiori, quando però non siasi cimato. Le­ vando tutte le foglie, od anche soltanto le superiori, l'uva sembra che maturi, perché si· colorisce, ma in fatto riesce piccola ed aspra. Voi che conoscete l'ufficio delle foglie che stanno al disopra del grappolo potrete darvene la spiegazione. Da quanto vi esposi, avrete rilevato che io non ho voluto entrare nei dettagli della viticoltura. Io ho voluto dare soltanto delle nor­ me le quali potessero guidarvi nei diversi casi i quali sarebbe trop­ po difficile il prevedere. Gli antichi, per ridestare la vegetazione nelle viti vecchie, apri­ vano la terra all'ingiro nel mese di novembre, vi spargevano del­ l'urina umana ben fermentata e ricoprivano tosto. Io pure vi consi­ glio di fare lo stesso, purché altre circostanze non si oppongano al­ la convenienza. Presso noi, e singolarmente nelle posizioni meno felici e nei ter­ reni umidi, il gelo talvolta giunge a tanto da disorganizzare e disse­ care i tralci e persiho i gambi della vite. Perciò in molti paesi, nel­ l'autunno dopo la vendemmia, havvi il costume di coprirle in alto con fusti di mais o gramigne, o di abbassarle e ricoprirle presso terra, lasciandole così coperte durante tutto l'inverno sino alla pri­ mavera, finché giunge il momento di disporle a frutto. Il coprire le viti in alto, lasciandole in piedi e raccogliendone i ra­ mi in fascio per agevolare l'operazione, non serve a ripararle dal freddo e non fa altro che mantenervi l'umidità, le piogge e le nevi; laddove, se non fossero coperte, meglio asciugherebbero pel sole o pel vento; più presto rimarrebbero liberate dal peso delle nevi, e quindi meno facilmente gelerebbe l'umidità e l'acqua sui loro tralci. Se vengono abbassate presso il suolo e. ricoperte con terra, zolle e stramaglia, per poi rialzarle in primavera, non se ne trae alcun vantaggio e si va incontro a sicurissimi danni, poiché il freddo e le variazioni di temperatura sono più sensibili presso alla superficie del terreno. Inoltre l'azione di abbassare e di rialzare i gambi delle viti, singolarmente se grossi e robusti, quantunque si faccia con di­ ligenza, produce la rottura di molti di essi, e la vigna più presto di­ vien zoppa e deperisce. Se poi l'inverno, e più ancora il principio di primavera, sono piovosi e non troppo freddi, i tralci che toccano il suolo soffrono pel gelo e pel disgelo, o pel caldo umido. Costan­ temente poi si ha un ritardo in tutte le operazioni di primavera e per conseguenza un motivo di più perché_siano mal fatte. L'innesto converrebbe quando si volesse moltiplicare la vite per seme; quando un gambo rigoglioso fosse di infima qualità di uva e producesse più foglie che frutti; quando si voglia aver presto una bella qualità di uva; quando si voglia rendere più facilmente indi­ gena una qualità forestiera; quando si vogl�ano migliorare le quali­ tà indigene; ed ora è più che mai raccomandato per propagare le viti europee sulla varietà di viti americ,ane resistenti alla fillossera. Su questo argomento potete consultare gli scritti del Champin. Mi si domanderà perché non abbia parlato delle viti americane; ed io Rinnovamento della vigna La vigna dopo 40 anni circa, secondo il terreno e le cure, comincia a deperire ed è necessario il rinnovarla. Quando il terreno sia convertito intieramente a vigna e special­ mente a ceppata bassa, si può rinnovarla con poca spesa seguendo la pratica di propagginare i tralci di una fila nella fila vicina, in mo­ do che vadano ad occupare gli spazi intermedi fra gambo e gambo. Perciò abbisogna disporre una nuova fossa per propagginare la prima fila, la seconda si ripiega nella prima, la terza nella seconda e così via. Tale operazione non deve comprendere tutta la vigna per non perdere il frutto di due anni, ma deve eseguirsi in un certo rapporto che mantenga costantemente la vigna in buon essere. Co­ sì sarà ben fatto il propagginare un decimo della vigna per ogni an­ no, avanti che incominci a manifestarsi il decadimento. Con que­ sto modo la vigna può rimanere anche perpetuamente sullo stesso �pazio di terra, propagginandola ora a destra ed ora a sinistra. Quando sia ben concimata, non vi ha ragione che il terreno non possa alimentarla. Ma il fatto prova che queste vigne continuano a mantenersi vegete e produttive soltanto col far loro rimettere nuo­ ve radici e col concimarle. GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE risponderò che queste viti non hanno ancor fatto fra noi prove tan­ to sicure da poterne parlare con persuasione di non essere contrad­ detto dal tempo. D'altronde la natura ed i limiti di questo trattato non permetterebbero di entrare, su quel proposito, in soverchi dettagli. può dirsi che l'acido fosforico ed i fosfati siano le ceneri delle ma­ terie albuminoidi, come il bitartrato di potassa lo è dello zuccaro o delle sostanze saccarificabili esistenti nel mosto. Parimenti, la fe­ cola, la destrina, la gomma e la mucilaggine, potendosi considerare siccome stati intermedi fra la cellulosa e lo zuccaro, si troveranno in quantità opposta a quella di quest'ultima. E finalmente il tanni­ no e gli acidi vegetali e le materie estrattive, se non variano di mol­ to nelle loro proporzioni, riescono però sempre in maggior propor­ zione ove minore sia la quantità di glucosio. Pertanto il vinificatore dirigerà specialmente la propria attenzio­ ne alle tre seguenti sostanze, cioè all'acqua, al glucosio od a quelle sostanze che possono fornirlo, ed alle materie albuminoidi. Tutte le altre sono una conseguenza di queste, od esercitano un'influenza più o meno sentita a norma della diversa quantità di quelle tre pri­ me e più importanti. Senza addentrarci oltre misura nei fenomeni della fermentazio­ ne, noi sappiamo che mescolando acqua, glucosio ed una materia albuminoide, in concorso dell'aria e di un certo grado di calore, in un tempo più o meno lungo, si ottiene una fermentazione che ci la­ scia per residuo un liquido più o meno alcoolico, e più o meno con­ servabile a norma delle diverse popolazioni delle sostanze poste a fermentare. Se, terminata la fermentazione, il liquido non presen­ terà più glucosio e avverrà che tutte le materie albuminoidi siano state trasformate in fermento insolubile, il liquido riuscirà il mi­ gliore al gusto ed il più conservabile. Ma se, all'inéontro, vi sarà un residuo di glucosio non trasformato, per mancanza d'una propor­ zionale quantità di materie albuminoidi che dovevano agire come fermento; oppure se, trasformato tutto il glucosio, resterà un resi­ duo di materie albuminoidi non ridotte a fermento insolubile, per­ ché il glucosio era in quantità proporzionalmente minore, in ambi i casi, ma più ancora nel secondo, si avrà un liquido poco gustoso e poco conservabile, perché contenente sostanze capaci di subire nuove e non utili modificazioni. Ora noi domandiamo se nel mosto dell'uva le proporzioni del­ l'acqua, del glucosio e delle materie albuminoidi siano sempre le più opportune, o siano sempre le medesime. Se ci facciamo ad os­ servare il risultato, ossia il vino, vediamo ch'esso differisce di molto fra i diversi paesi, e anche nello stesso paese ma nelle diverse anna­ te: facile quindi è il rispondere negativamente a quella domanda. 3 78 Della vendemmia Dopo una buona scelta di vitigno e di terreno, e dopo un buono ed acconcio metodo di viticultura, per ottenere buon vino trovasi l'epoca adattata per la ve. ndemmia. A tale proposito, in quasi tutti gli scritti vedo esser dapprima fatta raccomandazione di non cogliere l'uva se non è ben matura, ma poi si fa buon numero di restrizioni, talché bene spesso le ecce­ zioni diventano regola. E così, se non ci daremo la briga di esami­ nare le cose teoricamente e praticamente, continueremo in oscilla­ mento di precetti, tanto meno utili quanto più assoluti. La maturità delle uve non succede dovunque nella stessa epoca e nelle medesime condizioni: e il prodotto di questa maturità non è eguale nelle diverse località, come non lo è nella località medesima nelle diverse epoche o condizioni. I componenti dell'uva, ossia i materiali che devono darci il vino, variano adunque, se non nella qualità, almeno nelle proporzioni: e questo basta perché il risultato di quel processo chimico, detto fermentazione vinosa, abbia a da­ re, anche a parità di altre circostanze, dei risultati ben diversi. Per intenderci più chiaramente e più in breve, osserviamo quali siano le principali sostanze immediate che entrano nella composi­ zione del mosto, ossia del sugo appena spremuto dalle uve. Esse sono le seguenti: l'acqua; la fecola, la destrina, la gomma e la muci­ laggine; il glucosio o zuccaro d'uva; le materie albuminoidi; il tan­ nino e gli acidi vegetali (malico, tartrico, ecc.); il bitartrato di po­ tassa, o tartaro delle botti, e tartrato di calce; le materie estrattive; l'acido fosforico ed i fosfati (di calce o di ferro). Ad abbreviare ed a facilitare ancor più l'esposizione e l'intelli­ genza, diremo inoltre che l'acido fosforico ed i fosfati, accompa­ gnando le materie albuminoidi, ordinariamente si trovano in quantità proporzionali a queste; come proporzionali alla quantità di materia zuccherina sono i tartrati di potassa e di calce; talché 379 380 GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE Resta dunque a conoscere quali siano le cause che fanno variare le proporzioni di quei principali componenti del mosto, e quali norme debbansi seguire nel caso che si verificassero le suaccennate sproporz10m. Noi vediamo che nei climi caldi, a pari epoca, si hanno uve più· dolci che nei climi temperati o freschi; e che in ciascun clima si ha un'uva più dolce negli anni caldi, o quando la si lasci maturare più a lungo; il che significa essere la quantità della materia zuccherina in ragione diretta della quantità di calore ricevuto dalla pianta. Se poi osserviamo quale sia il mosto che entra più prontamente in fermentazione, cessando anche nel tempo più breve, vedremo che è quello dei climi temperati; e che, nello stesso clima, è quello delle annate meno calde e più umide, quando cioè maggiore riesce la proporzione delle materie albuminoidi e dell'acqua. Così, nel primo caso la fermentazione può terminare quando pu­ re vi sia un residuo di glucosio non alterato; e nel secondo si potrà riscontrare un resto di materie albuminoidi non completamente trasformate in fermento insolubile. Inoltre, a parità di circostanze, nel frutto della vit� noi troviamo il glucosio in quantità tanto maggiore quanto più la si considera presso la maturanza. E ciò perché la fecola e la materia gommosa e mucilagginosa, sotto la continuata azione degli acidi vegetali e del calore, vanno lentamente, ma continuamente trasformandosi in glucosio. Epperò, a norma del diverso grado di maturanza, in cia­ scuna località noi potremo trovare nell'uva una maggiore o minor quantità o proporzione di materie zuccherine, o di albuminoidi, o di acqua. Perciò, il diverso grado di maturità nelle uve, sia per effetto del clima, sia per effetto delle annate, o delle diverse epoche nelle quali si può o si deve vendemmiare, ci darà mosti, i componenti dei qua­ li, trovandosi in proporzioni diverse, forniranno vini dotati di pro­ prietà diverse. Si è detto che qualunque sproporzione, sia di materie zuccheri­ ne che albuminoidi, ci darà un liquido che facilmente subirà delle ulteriori modificazioni, e per conseguenza il vendemmiar presto od il vendemmiar tardi non solo è cosa inerente alla diversità del cli­ ma, ma eziandio all'andamento più o meno caldo dell'annata. Ma se il coglier l'uva più o meno presto, o più o meno matura, è così facile a praticarsi nei climi caldi, non lo è così nei climi tempe- rati, ove, la temperatura non eccedendo mai il bisogno, le uve rie­ scono solo eccezionalmente ben mature e zuccherine nel settem­ bre, ed il più delle volte la vendemmia vuol essere protratta oltre la metà di ottobre. Da quel poco che si è detto finora è facile l'intendere come e quanto possa variare la qualità del mosto, non solo nei diversi cli­ mi, ma ben anco nella stessa località per effetto del diverso anda­ mento dell'annata, o del diverso stadio di maturanza cui poté o si lasciò giungere l'uva; quand'anche non si voglia, per ora, tener conto che, nell'istessa epoca, in una vigna potremmo trovar uva di­ versamente matura, perché non tutte le varietà di vitigni esigono la stessa quantità di calore per maturare convenientemente il loro frutto. Non è dunque a stupirsi se tutti gli enologi, per una specie di perché logico, abbiano detto dapprima che l'uva deve essere colta matura e poi abbiano fatte molte eccezioni. Ed ecco perché gli eno­ logi che scrissero pei paesi caldi suggeriscono la vendemmia pre­ coce; laddove quelli che si diressero ai paesi temperati vollero che l'uva fosse matura, ma non troppo; e quelli che si trovarono in pae­ si meno che temperati ripeterono di lasciar maturar l'uva il più che fosse possibile. Epperò i francesi chiamano questo bando un avan­ zo dei tempi feudali, stabilito allora per facilitare ai monaci ed ai signori la percezione della decima e per attirare in paese un mag­ gior numero di vendemmiatori, e così pagarli meno. Tutti gli enologi concordano sopra un punto, cioè che quando l'uva non è troppo matura, o che quando assieme all'uva molto matura ve ne sia un poco di quella alquanto immatura, il vino rie­ sce più durevole, sebbene a tutta prima alquanto aspro. Pertanto, riassumendo, diremo essere _difficile lo stabilire l'epoca precisa del­ la vendemmia; e senza tema d'errare, soggiungeremo che il mosto darà il vino tanto migliore e di più facile conservazione allorquan­ do le materie zuccherine e le albuminoidi si troveranno in propor­ zioni tali che le prime vengano completamente trasformate in al­ cool, e le seconde in fermento insolubile. In via generale, possiamo quindi suggerire che nei climi meno che temperati e nelle annate fredde converrà aspettare tutta la pos­ sibile maturità delle uve; che nei climi temperati e nelle annate mediocri converrà vendemmiare quando l'uva sia matura, ma non troppo; e finalmente che nei climi e negli anni caldi sarà giovevole GAETANO CANTONI LA COLTIVAZIONE DELLA VITE il vendemmiare precocemente. E, per le ragioni anzidette, nei cli­ mi meno che temperati, e nelle annate fredde dei climi temperati, sarà necessaria una perfetta separazione fra le uve sane e mature da quelle guaste od immature; laddove nei climi caldi, e nelle annate calde, un poco d'uva immatura o non recherà danno al vino o gli sarà di vantaggio. Un altro punto che vuol essere considerato, esaminando quale sia l'epoca migliore per la vendemmia, è se l'uva debba cogliersi asciutta, cioè quando il sole abbia fatto scomparire ogni traccia d'umidità; oppure se la si possa cogliere ancora umida per rugiada, per nebbia o per pioggia. Anche su questo punto siamo alla solita smania del dare o del volere precetti generali, laddove tutto dipen­ de da condizioni affatto locali od eccezionali. Noi però, volendo essere consentanei ai nostri princ\pi, diremo che nei climi caldi, e nelle annate calde e secche dei climi tempera­ ti, gioverà talvolta vendemmiare quando l'uva sia apcora bagnata dalla rugiada, laddove nei climi ne' quali l'uva matura tardi o difficilmente, e nelle annate fredde ed umide, sarà necessario che l'uva sia perfettamente asciutta. Nel primo caso l'acqua, oltre al fa­ cilitare le azioni di contatto, serve anche a diminuire la densità d'un mosto troppo zuccherino; nel secondo all'incontro non pro­ durrebbe che un'inutile e dannosa diluzione. Finalmente, in questi ultimi anni fu molto parlato sull'opportu­ nità del vendemmiare in due tempi, proposto da alcuni allo scopo di cogliere sole uve ben mature, da altri invece perché le uve non maturino di troppo. Anche su questo proposito è impossibile pro­ nunciarsi iID modo assoluto; poiché, volendo seguire le norme testé indicate, resterebbe a conoscere se la vigna contenga varietà di vi­ tigni che maturino a soverchia distanza fra loro; se la vigna si trovi in tali diverse condizioni che la maturanza debba riuscire molto di­ suguale anche nelle stesse varietà; se abbondi o nÒ l'uva bi,anca, la quale, come si sa, esige una minor somma di temperatura. Guyot si pronuncia contro la vendemmia in due tempi, perché quando la scelta dev'essere saltuaria, è facile esser condotti in errore dalla gradazione di colore, e finisce col dire <<vendemmiare il più tardi possibile nella stagione, e vendemmiare in una sola volta, separan­ do l'uva buona dalla cattiva, ecco la regola: ogni altro modo di pro­ cedere è una dannosa eccezione>>. Ladrey è della stessa opinione, e dice che quando si faccia una diligente scelta dell'uva guasta e troppo immatura è inutile il vendemmiare in due tempi. La ven­ demmia in due tempi può essere utile sol quando le brine di pri­ mavera, distrutti i primi germogli delle varietà primaticcie e più delicate, lascino luogo ad una seconda germogliazione, e quindi a grappoli che ponno avere da 15 a 20 giorni meno di età in confron­ to dei grappoli che non soffersero alcun danno. Ad eccezione di questo caso, ben inteso che la stagione lasci sperare una maturanza più o meno completa anche dell'uva in ritardo, non consigliamo la vendemmia in due tempi. E qui siamo condotti a toccare l'ultima parte del quesito, cioè se convenga separare l'uva dei diversi viti­ gni per farne vini diversi. Nemici degli assiomi nella pratica dell'agricoltura, crediamo di far osservare che la risposta dipende dalle condizioni nelle quali si trova la vigna. Nei climi caldi, e nei temperati che li avvicinano, è certo che si può coltivare con buon successo ogni sorta di vitigno; ma quanto più ci scosteremo da tali climi, è pure certo che andrà mano mano scemando il numero dei vitigni coltivabili, finché si ri­ durranno a pochissimi, e persino alle sole varietà ad uva bianca. Perciò si vede che solo pei climi più appropriati alla vite è possi­ bile il coltivare un tal numero di vitigni che, o per forte differenza nell'epoca della maturanza o per lo stesso grande numero delle va­ rietà, lasci luogo alla convenienza di mescolanze diverse. A questa condizione del clima aggiungete l'influenza della qualità fisico-chi­ mica del terreno, e vedrete· che quanto più ci scostiamo dai paesi veramente vitiferi, diminuendo sempre più il numero delle varietà coltivabili dei vitigni, andrà sempre più scomparendo la possibilità o il vantaggio del far vini mescolando fra loro uve diverse. Chi avrà nella propria vigna mantenuto separate le varietà di vi­ tigno, potrà meglio ·provare se vi sia o no convenienza di mescolare fra loro molte varietà, quali siano le varietà che meglio si associno, il numero delle diverse varietà nella mescolanza e finalmente quali varietà convenga vinificare separatamente. Ma perciò dovrebbesi conoscere il nome e le proprietà dei diversi vitigni. ELENCO DELLE SIGLE E DELLE OPERE C ITATE ABBREVIATAMENTE <<L'agricoltore ticinese. Giornale economico-agrario>>, Lugano, I= 1869. AA = <<L'agricoltura coloniale. Rivista mensile dell'Istituto coloniale ita­ liano>>, Firenze, I= 1907. AB= <<Agricoltura e bestiame>>, Milano, I= 1894; poi AGM. AGA= <<L'agricoltura e le industrie agrarie>>, Portici, XVI= 1893 (continua­ zione di AGL, anche nella numerazione delle annate, salvo l'indicazione di s. rr); poi confluito nel GVE. AGI = <<L'agricoltura italiana. Rivista di agraria, veterinaria e scienze ap­ plicate>>, Pisa, I= 1874. AGL = <<L'agricoltura meridionale>>, Portici, I= 1878; poi AGA. AGM = <<Agricoltura moderna. Agricoltura e bestiame>>, Milano, I= 1897 (già AB). AGP = <<L'agricoltura pratica. Giornale del Comizio agrario del circondario di Firenze>>, Firenze, I= 1882. AL= <<Almanacco agrario>>, Milano, I= 1868. ALM= <<Almanacco degli agrofili italiani>>, Bologna, I= 1868. AM = <<L'amico del contadino. Manuale ad uso degli agricoltori>>, Milano, I= 1850. AMI = <<L'amico del contadino. Organo della Società di m.s. contro i dan­ ni della grandine... Giornale di agricoltura pratica>>, Milano, I= 1860 (già MS); poi AN. AN= <<Annali d'agricoltura>>, Milano, I= 1861. ANM = <<Annali del Ministero di agricoltura, industria e commercio>>, par­ te I [agricoltura], vari luoghi, I= 1870 (già ANNA). ANN = <<Annali di agricoltura>>, a cura del Ministero di agricoltura, indu­ stria e commercio, vari luoghi, I= 1878 (già ANM ). ANNA = <<Annali di agricoltura, industria e commercio>>, a cura del Mini­ stero di agricoltura, industria e commercio, Torino, I= 1862; poi ANM. ANNB = <<Annali della Società agraria provinciale di Bologna, in conti­ nuazione delle Memorie della società medesima>>, Bologna, I= 1860-61 (XI delle <<Memorie>>) (già MEB). ANNS = <<Annali della Società dei zootecnici italiani>>, Milano, I= 1882. ANNU= <<Annali universali di medicina>>, Milano, I= 1817. ANR = <<Annuario agrario>>, a cura della R. Accademia dei Georgofili, Fi­ renze, I= 1858. ANU = <<Annuario biografico universale. Raccolta delle biografie dei più illustri contemporanei>>, Torino, I= 1884. ANUA = <<Annuario della R. Scuola superiore d'agricoltura in Portici>>, A= . 562 SIGLE SIGLE Portici, I=1878, con sequenza non continuativa delle annate; poi <<An­ nali della R. Scuola superiore di agricoltura in Portici>>, Portici, s. II, r = ATTSN = 1899. ATTSPS = <<Annuario dei consorzi agrari italiani>>, a cura della Federazione italiana dei consorzi agrari>>, Piacenza, r = 1899. ANUI = <<Annuario della Istituzione agraria dott. Andrea Ponti. R. Scuola superiore d'agricoltura in Milano>>, Milano, I=1892-94. ANUM = <<Annuario della R. Stazione di patologia vegetale di Roma>>, I=1901; poi SR. ANUP = «Annuario della R. Università di Pisa>>, Pisa, Ie:c1890-9r. ANUS = <<Annuario scientifico ed industriale>>, Milano, I= 1863. AP = <<L'ape delle cognizioni utili. Scelta delle migliori notizie, invenzio­ ni, cognizioni e scoperte>>, Capolago, I=1833. ARF = <<Archiv fiir Experimentelle Pathologie und Pharmakologie >>, Leip­ zig, I=1873. ·ARIB = <<Archives italiennes de biologie. Revue, résumés, reproductioIQ.s des travaux scientifiques italiens>>, Torino, I=1882. ARN = <<Archivio della veterinaria d'Italia>>, Napoli, I=1868 (già <<Giornale delle razze degli animali utili e di medicina veterinaria►>). 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