OPUSCULA
1
KOUROI
Bronzetti votivi dal territorio di Colleferro
Angelo Luttazzi
Angelo Luttazzi
Angelo Luttazzi
KOUROI
Bronzetti votivi dal territorio di Colleferro
OPUSCULA
1
Museo Archeologico Comunale del Territorio Toleriense
2022
N
ell'anno 1902 nel territorio dell'antica città di Segni un pastore di
nome Angelo Colagrossi trovava un bronzo a figura umana in un luogo
imprecisato, genericamente indicato come la "riva destra del fiume Sacco". A
seguito di un sequestro giudiziario fu depositato nel Museo Nazionale
Romano delle Terme di Diocleziano e sembra che andò perduto durante la II
Guerra Mondiale1. Il pezzo fu visto da Pasqui che ne diede una descrizione
completa e particolareggiata2
Attenendosi a quanto detto dallo stesso, ci troviamo di fronte ad una
statuetta di bronzo di un giovane nudo, alta 33 cm. con braccia distese lungo i
fianchi e rotta poco sopra il collo del piede. La figura aveva corpo molto
sottile con testa piuttosto sproporzionata rispetto allo stesso, un poco
inclinata in avanti, unita al busto da un collo breve e robusto. questa era
coperta da un pileus conico3 con apice leggermente piegato all'indietro, bordo
inferiore ripiegato che circondava la fronte e le tempie fin sopra alle orecchie
e girava anche dietro la testa. La capigliatura, resa come massa omogenea
discendente sulla schiena, con capelli che ricadevano fino a coprire le scapole,
sul davanti si dividevano in quattro lunghe trecce, due delle quali allineate
sopra le spalle, ricadevano aderendo alle braccia. Le altre due trecce
scendevano fino a circa la metà del petto. Le spalle erano molto larghe, le
braccia robuste, non aderenti al busto e ai fianchi e le mani con la
particolarità, molto significativa, del pugno chiuso e del pollice disteso e
premuto contro il pugno. Pasqui ravvisava i caratteri di arcaicità del volto,
nel mento sporgente, nella linea serrata delle labbra, con una bocca piccola,
nella linea sporgente del naso raccordata a quella rotondeggiante della
fronte, negli occhi con palpebre rilevate, nelle le orecchie sporgenti sulle
tempie e nella resa delle sopracciglia con piccolissimi tratti a bulino.
Le gambe erano piuttosto esili e, per quanto diritte e simmetriche,
accennavano ad un movimento rispetto alla rigidezza del torace è delle
braccia, evidenziato dalla gamba sinistra dì poco spostata in avanti e dalla
linea del ginocchio della gamba in movimento, rappresentata in modo che
questo risultasse più basso. Tutte e due le ginocchia erano distinte da una
doppia solcatura, di forma ovale, che comprendeva la modellatura della
1
Mazzocchi 1997, 151.
Pasqui 1902, 198-200, figg. 1-2.
3
Pasqui 1902, 198; Reinach 1904, 23, nn. 8-9; Deonna 1909, 264, n. 48; Richardson 1983, p. 122-123: Mazzocchi 1997,
151.
2
3
Fig. 1 – Statuetta di bronzo di un giovane nudo
con copricapo a pileus, rinvenuta alla destra del Fiume Sacco
(elaborazione a colori da Pasqui1902).
4
rotula. I glutei erano marcati e le cosce è i polpacci sviluppati. l'ombelico è
indicato da un piccolo incavo di forma rotonda, il ventre è prominente ed
arrotondato, il sesso è evidenziato infine solco profondo e rettilineo
caratterizzava la spina dorsale (fig. 1).
Secondo Mazzocchi si tratta di una statuetta di offerente4 che rimanderebbe
ad un'iconografia ampiamente attestata in ambito etrusco5 e inserito dalla
Richardson nel gruppo 2, serie B dei Kouroi medio arcaici definendo il
copricapo una versione più appuntita di quello indossato dalla figura del
Persu raffigurato in alcune tombe dipinte di Tarquinia, ed in particolare nella
tomba degli Áuguri, del Pulcinella e delle Olimpiadi6 (fig. 2).
Fig. 2 – Rappresentazioni della figura del Pershu copricapo a pileus, dalle tombe dipinte di
Tarquinia,a) Tomba degli Áuguri; b) Tomba del Pulcinella; c) Tomba delle Olimpiadi.
Questo tipo di copricapo è definito da Poulsen uno Zuckherhut (pan di
zucchero) a giustificare la sua forma di cono, e ne attribuisce la derivazione
da modelli orientali presenti in Siria conosciuti attraverso bronzi micenei che
compare anche in piccole figure, di mediocre fattura rinvenute in Grecia7. Lo
stesso copricapo, la resa dei capelli e la morfologia generale, si riconoscono
anche in alcune statuette in bronzo di epoca arcaica rinvenute sull'Acropoli
di Atene8 .
4
Mazzocchi 1997, 151, Tipo V, offerente con copricapo.
statuette simili in Micali 1836, tomo III, 44-45, 47, tavv. XXXIV.10, XXXV.8, XXXVI. 1.
6
Richardson 1983, 123, n.4.
5
5
La seconda statuetta è conosciuta attraverso un album di disegni di antichità
di proprietà di Edward Dodwell9 conservato presso il British Museum10. La
tavola che ci interessa, su carta, fu disegnata da Ferdinando Mori11 tra il 1805
ed il 1819 (fig. 3) e misura circa cm.23 x 20. In alto a destra, scritto con una
matita, è il numero "79" e al margine superiore del foglio, scritto in inchiostro
da Edward Dodwell: "A bronze statue found at Santa Barbara near Segni & bought
by me - / size of the original / Drawn by Ferdinando Mori " (Una statua di bronzo
trovata a Santa Barbara vicino a Segni, e acquistata da me - / dimensioni
dell'originale / Disegnata da Ferdinando Mori).
Nell'aprile del 1812 nei pressi di Castel San Mariano, località S. Donato
furono scoperti i resti di carri bronzei etruschi del VI sec. a.C. Al momento
della scoperta archeologica, Giovanni Battista Vermiglioli, direttore del
museo dell'Università di Perugia, non riuscì a impedire che attraverso il
mercato antiquario più di un terzo dei materiali finisse smembrato, senza
logica, nei musei d'Europa12. Alcuni pezzi vennero, invece, venduti al
collezionista irlandese Edward Dodwell, che ne trasse dei calchi,
ipoteticamente, per la collezione di Leopoldo II al Palazzo Crocetta di
Firenze. Nel 1825 Francesco Inghirami pubblicò disegni, forse presi dai calchi
di Firenze o dai bronzi Dodwell che tra il 1821 e 1826 erano transitati per
Firenze13. Dodwell, nel 1820, rinunciando a cedere i suoi bronzi al British
Museum a causa dell'alto costo doganale, li vendette quasi tutti al principe
Ludwig di Baviera, con l'intermediazione dello scultore Martin von Wagner,
agente d'arte di Ludwig a Roma. Nel 1828 tale gruppo di oggetti entrò a far
parte delle Staatliche Antikensammlungen di Monaco14.
Nel 2004, Dopo una ricognizione all'interno dei depositi del Museo
Archeologico Nazionale di Perugia per la prima volta fu elaborato un
7
Poulsen 1912, 112.
Ridder 1896, 247-248, nn.701-702, figg. 218-219; Poulsen 1912, 111-112, fig. 117.
9
Edward Dodwell Fu un archeologo ed erudito, autodidatta e talentuoso acquerellista, nato a Dublino nel 1767,
morto a Roma il 14 maggio 1832. Durante i suoi viaggi realizzò circa 400 disegni, mentre altri 600 furono effettuati
dal pittore Simone Pomardi, suo amico e aiutante. Molte tavole e ricerche sulle mura di aspetto antichissimo della
Grecia e dell'Italia furono pubblicate, nel 1834, in Vues et descriptions des constructions cyclopéennes et pelasgiques
Remains in Italy and Greece.
10
Ringrazio il Sig. Paolo Valeri per avermi segnalato questo disegno e inviato una copia.
11
Ferdinando Mori (1782-1852) fu un calcografo e disegnatore italiano attivo a Napoli, allievo di Piranesi. Incise
opere di Thorwaldsen e di Dodwell. Collaborò alle tavole del Real Museo Borbonico di Napoli (COMANDUCCI 1970).
12
Vermiglioli 1813.
13
Inghirami 1825, 305-368, tavv. XXIII-XXVIII.
14
Cipollone 2011, 22-23.
8
6
Fig. 3 – Disegno, di proprietà di Edward Dodwell, conservato presso il British Museum,
raffigurante un kouros, rinvenuto in località S. Barbara (territorio di Colleferro).
7
semplice database a schede, riguardante la serie completa dei materiali
rinvenuti nel 1812 in località Castel San Mariano, nel territorio del comune di
Corciano (Perugia). Si trattava, per lo più, di frammenti, appartenuti ad
almeno tre esemplari diversi di carri custoditi in musei diversi, allo scopo di
fornire una nuova ipotesi di lettura ricostruttiva.
Si trattava in totale di 290 pezzi, tra oggetti interi e frammenti, di cui 102
conservati nelle Le Staatliche Antikensammlungen (Collezioni Nazionali di
Oggetti Antichi) di Monaco di Baviera. Il database pubblicato nel 2011
indicava sette oggetti di dubbia pertinenza a Castel San Mariano (nn. 304310) corrispondenti ai pezzi già eliminati dalla Höckmann perché non
appartenenti a Castel San Mariano.
In particolare il 306 corrisponde perfettamente al disegno di Dodwell del
British Museum15, già pubblicato dalla Höckmann nel 1982 come acquisito
dalla collezione Dodwell. La descrizione parla di una statuetta in bronzo di
un Kouros, dell'altezza di 19,6 cm.; unica di origine non etrusca tra i bronzi di
Castel San Mariano, perché rispetto alle tozze figure giovanili etrusche,
rappresenta un diverso ideale del corpo maschile giovanile delicato e
raffinato16.
L'unico elenco esistente di questi oggetti fu pubblicato dall'istituto di
corrispondenza Archeologica di Roma nel 1837. Qui troviamo una statuina
maschile di bronzo che è genericamente descritta come "Statuetta maschile
etrusca di bel lavoro, ma assai corrosa, sopra piedistallo moderno di giallo antico"17.
In una sezione dell'elenco manoscritto di Martin von Wagner vengono
menzionati pezzi che non appartengono secondo l'autore "al trovato di
Perugia". Infatti Wagner accenna a due figure definendole “Statua Egizia”,
una delle quali, la più grande, potrebbe essere identificata con il Kuros
conservato a Monaco, perché l'altezza specificata di 10 oncie (18 cm.)
corrisponde approssimativamente alla misura reale di 19,6 centimetri18.
Queste notizie confermano l'ipotesi che il Kouros di Monaco insieme ad altri
pezzi sia finito casualmente nel gruppo di Castel S. Mariano pur proveniendo
dalla località S. Barbara nel territorio di Segni, come indicato sul disegno del
British Museum. (fig. 4)
15
Cipollone 2011, 27, p. 30, n. 306 WAF 34.
Höckmann 1982, 104, Tav.59, 1-4.
17
Bunsen 1837, 21, n. 3.
18
Höckmann 1982, 105.
16
8
Venendo alla descrizione della statuetta, essa rappresenta un giovane nudo,
in posa frontale, con le braccia lungo i fianchi con entrambe le mani con dita
piegate e pollice dritto, leggermente distaccato, gamba sinistra leggermente
avanzata. La struttura del corpo prevede spalle larghe, bacino stretto,
ginocchia fortemente delineate con rotule modellate che si estendono verso il
basso i e muscoli potenti. Il suo viso stretto è caratterizzato da occhi a
mandorla inclinati verso l'alto, un naso lungo e un "sorriso arcaico" I suoi
capelli sono disposti in due spesse ciocche sulla fronte, con scriminatura
centrale divise dalla parte alta della testa dove i capelli scendono
verticalmente a ciocche sulle spalle . (fig. 4).
Questo piccolo kouros in bronzo rinvenuto, sicuramente, nel territorio
dell'antica Signia interpreta certamente uno dei principali e canonici tipi di
Fig. 4– Statuetta
in bronzo del kouros conservata nello Staatliche
Antikensammlungen di Monaco di Baviera
9
statuaria del periodo arcaico. La
statuetta osserva un preciso
linguaggio stilistico ed una certa
padronanza dell'anatomia. La resa
della capigliatura ed in parte il
volto ci riportano alla grande
statuaria arcaica in marmo, tipo, ad
esempio, il Kouros del santuario di
Ptoion nel museo archeologico di
Tebe, datato circa, 550 - 540 a.C.19
(fig. 5).
Puntuali confronti, anche se con
minime differenze sia nelle
dimensioni che nella resa figurativa
generale, si trovano nella piccola
bronzistica arcaica votiva: in un
Fig. 6 – Statuetta di bronzo, raffigurante un
kouros, conservata al Museo del Louvre
Fig. 5 – Kouros in marmo proveniente dagli
scavi del santuario di Ptoion e conservato nel
museo archeologico di Tebe.
bronzetto del Louvre, la cui
produzione è attribuita alla città di
Argos nel Peloponneso, datato tra il
575 e il 570 a.C.20(fig.6); in uno,
appartenente Collezione Carapanos,
nel Museo Nazionale di Atene e
attribuita a Taranto21(fig. 7a); dallo
Schlossmuseum Antiquariun di
Mannheim, genericamente indicato
come proveniente dall'Italia22(fig.
7b); nel Museo di Lione e di
provenienza sconosciuta23(fig. 7c);
nel Museo delle Antichità
dell'Università di Lipsia e
19
Mendel, Bizard 1903, 193-196, n. 3, pl. 20, figs. 5-6.
Rolley 1975, 3-12.
21
Jantzen 1937, 9, nr. 9, 75, taf. 12 nn. 47-48.
22
Jantzen 1937, 63, nr. 3, 77, taf. 38, nn. 153-155.; 71, appendice 7, nr. 18.
23
Jantzen 1937, 77, taf. 39, nr. 159; 71, appendice 7, nr. 17.
20
10
proveniente da Sparta24 (fig. 7d). Un'altra statuetta simile, in bronzo, di un
kouros di provenienza sconosciuta che si conserva a Compiègne (fig. 7e)25 è
inserita da Buschor nel gruppo dei Kuroi insulari ionici arcaici e datata al
decennio 540/30 a.C. Lo stesso, suggerisce un epoca più tarda per la figura di
Monaco confermando lo stretto collegamento con le grandi opere in pietra
come, appunto, il Kouros di Ptoion, ma anche con quello di Melos e ne indica la
produzione nell'isola di Naxos26. Dohrn attribuisce la realizzazione della
statuetta di Monaco a un laboratorio Samio senza fornire ulteriori
indicazioni27. In effetti possono trovarsi similitudini con l'acconciatura e la
forma del corpo delle figure in bronzo Samie, ma altri particolari, quali ad
esempio la resa del mento, non trovano riscontro tra i numerosi rinvenimenti
nell'Heraion dell'isola greca.
a
b
c
d
e
Fig. 7 – Statuette di kouroi da Taranto (a), dall’Italia, località sconosciuta (b), nel Museo di
Lione, da località sconosciuta (c),da Sparta (d), da Compiégnie (e).
L'indicazione della località del ritrovamento, anche se genericamente
definita "S. Barbara", ci riconduce al distretto di Segni della prima metà del
XIX secolo e, più ragionevolmente, in quello porzione di territorio che dal
1935 è divenuto pertinenza del Comune di Colleferro. Ad una prima lettura
cartografica di questa circoscrizione non sembra trovarsi alcun toponimo
24
Jantzen 1937, 77, taf. 39, nn. 160-161; 71, appendice 7, nr. 16.
Reinach 1930, 17, nn. 4-6; Jantzen 1937, 56, 71, appendice 7, nr. 14.
26
Buschor 1950, 136-138.
27
Dohrn 1958, 18 nota 38; 29 nota 83.
25
11
Connesso a S. Barbara se non quelli urbanistici moderni riferiti al quartiere e
alla viabilità ove si trova la piccola chiesa dedicata alla Santa. Ben diverso e
interessante il risultato ottenuto dalla ricerca archivistica.
Nel 1678, infatti, troviamo S. Barbara citata in due benefici, uno presbiteriale
e l'altro clericale, del Castello di Colleferro28. Stessi benefici che sono ribaditi
in un documento del 180629. Nel primo caso abbiamo una lettera inviata da
Roccamassima il 12 ottobre 1678, al Principe Salviati, da Pietro Angelini,
autodefinitosi, vassallo, in cui si specifica che i benefici del Castello di
Colleferro sono tre, di cui due con il titolo di S. Barbara, uno presbiteriale e
l'altro clericale, che hanno le terre unite, nel Colle di S. Barbara; l'altro
beneficio è quello di S. Stefano, che ha le terre in diversi luoghi della tenuta. Il
secondo documento, quello del 1806, è una relazione attinente ad un progetto
di riunione dei benefici e delle cappellanie, legati ad opere pie fatta da D.
Liborio Mazzetti. Anche qui si parla di tre benefici semplici nel “castello
diruto, o sia Tenuta di Colleferro”, il primo sotto l'invocazione di S. Stefano con
un fondo costituito da dieci appezzamenti di terra posti nella tenuta; gli altri
due “sotto l'invocazione di S. Barbara” restano distinti rispettivamente con il
titolo di porzione presbiterale e clericale, che posseggono terreni arativi nella
tenuta di Colleferro circoscritti sotto le loro rispettive denominazioni e
confini. Tutti sotto il patronato laicale dell'Ecc.ma Casa Doria Pamphilj.
Riepilogando, di conseguenza, troviamo nel documento del 1678 il cenno a terre unite
sotto il Colle di S. Barbara che, con la dovuta prudenza, potrebbe essere identificato o
con il Colle dove sorge il Castello di Colleferro o anche con il colle dove oggi insiste il
quartiere di S, Barbara. Entrambi i documenti, sicuramente, concordano sull'
indicazione di terreni sotto l'invocazione (nome) di S. Barbara posti esattamente
nella tenuta di Colleferro i cui confini sono ben delineati in una mappa dell'Archivio
Doria Pamphili di Roma30.
28
ADP, Scaff. 99, b. 34 int. 5.
ADP, Scaff. 99, b. 34 int. 7, pp. 5 e 16.
30
ADP, Cart. 1, int. 24, Pianta dimostrativa della Tenuta o sia territorio del castello diruto di Colleferro con strade che da Roma
conducano ad essa tenuta estratta dalla Pianta Topografica formata da Cingolani (da Luttazzi 2009, p. 135, fig. 36).
29
12
Bibliografia
Buschor 1950
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T. Dohrn, Grundzüge etruskischer Kunst, Baden-Baden.
Höckmann 1982
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U. Jantzen, Bronzewerkstatten in Grofgriechenland und Sizilien, Jahrbuch des
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13
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Reinach 1904
S. Reinach, Répertoire de la statuaire Grecque et Romaine, III, Paris.
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E. Richardson, Etruscan Votive Bronzes. Geometric, Orientalizing, Archaic, Mainz.
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C. Rolley, Une statuette archaïque au Musée du Louvre, «Revue Archéologique», 1,
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Vermiglioli 1813
G. B. Vermiglioli, Saggio di bronzi etruschi trovati nell'agro perugino l'aprile del 1812,
Perugia.
14
Questo libro è stato realizzato con il contributo della Regione Lazio. LR 24/2019,
finanziamento 2022.
Colleferro 2022
Edizione a cura del Comune di Colleferro - Museo Archeologico
Comunale del Territorio Toleriense
Pazzale E. Berlinguer, 21 - 00034 Colleferro (RM)
Tel, Fax 06 9781169 - mail: museo@comune.colleferro.rm.it
Testi,impaginazione e grafica, copertina :Angelo Luttazzi
Si ringrazia la direzione dello Staatliche Antikensammlungen di Monaco
di Baviera per le immagini della statuetta in bronzo del kouros alla fig.4
In copertina: Statuetta in bronzo conservata nello Staatliche Antikensammlungen di
Monaco di Baviera e disegno, di proprietà di Edward Dodwell, conservato presso il
British Museum, raffiguranti il kouros, rinvenuto in località S. Barbara
15
Finito di stampare
nel mese di dicembre 2022
TIPOGRAFIA BONANNI DI BONANNI EMILIANO
Via XXV Aprile 75 - 00034 Colleferro (RM)
MUSEO ARCHEOLOGICO COMUNALE
DEL TERRITORIO TOLERIENSE
Colleferro