Giovanni Sinicropi, Scritti Critici, (ed) Andreina Bianchini and Stefano U. Baldassari (Florence: Le Lettere, 2023), 3 vols
Vol. 1
1. Literary Criticism and Structural
Semiotics: an Introduction ........... » 3
2. Sulla struttura del sottogenere
narrativo: le “funzioni” del Propp .......
» 17
3. The Character: a Logico-semiotic
Model ........................... » 29
4. La diegesi e i suoi elementi
...................................... » 41
5. Sulla struttura semica della
metafora .............................. » 55
7. Il titolo nelle antiche raccolte di
novelle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . » 117
8. Giovanni Sercambi, Nota ai
Guinigi............................... » 123
9. Il Fiabesco nelle Novelle del
Sercambi ............................. » 151
10. Appunti sul fiabesco in Sercambi
................................. » 165
11. Le classificazioni tematiche nelle
Novelle del Sercambi................ » 173
12. L’aneddotica dantesca e il
Sercambi ............................... » 197
3. Appunti sulle strutture isotopiche
nei Sepolcri....................... » 125
4. Scienza e Storicismo di Emerico
Amari ............................ » 147
5. La natura nelle opere di Giovanni
Verga ........................... » 155
6. Il siciliano “sciara”
............................................. » 175
7. La poesia di guerra di Ungaretti
.................................. » 179
8. L’idea del teatro in Gramsci
..................................... » 203
Lucca
9. Un filo d’erba nel teatro di Ugo
Betti .............................. » 213
7. Le funzioni diegetiche e la seconda
giornata del Decameron............ » 119
1. Lucca nella storia della fiaba
..................................... » 213
10. Il teatro esistenziale di
Betti...................................... » 223
8. Appunti sulla prima novella della
seconda giornata del Decameron ......
» 153
2. Paolo Guinigi: l’eredità di un uomo
solo ........................... » 221
ITALIAN AMERICANA
6. Il segno linguistico nel Decameron
................................ » 71
9. Modelli logico-semiotici e la critica
letteraria: l’esempio del Decameron ..
» 161
10. La cagna, la mula, la Menade e
Nastagio degli Onesti................. » 173
11. La struttura della parodia; ovvero:
Bradamante in Arli ................ » 221
12. Scultura ed evento narrativo
..................................... » 239
Vol. 2
Sercambi
1. Studio introduttivo alle
Novelle................................... » 7
2. Per la datazione delle Novelle del
Sercambi ......................... » 35
3. Le progressioni narrative nelle
Novelle del Sercambi ................. » 45
3. Le “parole” del Bongi
.......................................... » 235
Vol. 3
PIRANDELLO
Nota preliminare
.............................................. » 3
1. Arte e vita nelle opere di Luigi
Pirandello .......................... » 5
2. Il Fu Mattia Pascal
............................................. » 35
3. Struttura e ritmo tragico nel teatro
di Pirandello ..................... » 41
4. L’espressione pregrammaticale in
Pirandello ........................ » 47
5. Cosí è (se vi pare…) e la metafisica
pirandelliana ..................... » 53
6. The Metaphysical Dimension and
Pirandello’s Theatre ............... » 67
4. Di un commento al Paradiso
erroneamente attribuito al
Sercambi....... » 51
SETTECENTO - OTTOCENTO NOVECENTO
5. La questione degli epigoni
....................................... » 55
1. La ragion poetica e le origini del
pensiero estetico del Gravina ......... »
101
6. Torniamo al testo del Sercambi
................................... » 65
2. La struttura della Vita dell’Alfieri
................................. » 113
1. Cinema and Literature in
Italy.................................... » 239
2. The Saga of the Corleones
....................................... » 251
3. Christ in Concrete
.............................................. » 261
4. La riappropriazione della funzione
comunicativa del linguaggio
presso gli emigranti italiani del Nord
America ....................... » 269
ALTRI CINQUE INEDITI
1. Sopra alcuni aspetti della
letteratura italiana contemporanea
........... » 287
2. Appunti sull’Orlando Innamorato di
Boiardo........................ » 305
3. La presenza/assenza del
destinatario............................... » 311
4. Prefazione ad ogni futura
prefazione .............................. » 317
5. Il “peregrino errante” e la struttura
delle Soledades................... » 321
6. Postilla al “peregrino errante”
.................................... » 329
2
APPUNTI SULL’ORLANDO INNAMORATO DI BOIARDO*
1
Dopo l’esperienza dell’azione iniziale dell’Innamorato che spezza in innumerevoli frammenti la composta adunata degli eroi accanto a Carlo, si ha la chiara
impressione, direi anzi la certezza, che il Boiardo proceda, nello sviluppo della
narrazione, del tutto empiricamente, senza un piano premeditato, inventando, nel vero senso della parola, le situazioni man mano che i personaggi entrano in contatto fra di loro. Per la legge fondamentale dell’interdipendenza
fra personaggio e azione, rimane, in ultima analisi, indifferente considerare il
personaggio come funzione dell’azione o l’azione come funzione del personaggio: infatti il narratore rimane sempre libero di privilegiare l’un elemento
rispetto all’altro. È evidente, nondimeno, che il personaggio rimane sempre
il punto di partenza del Boiardo, intendendo con questo dire che nell’Innamorato l’azione si sviluppa esclusivamente a partire dalle virtualità implicite
negli elementi caratteriali che compongono il personaggio. Lo scopo precipuo
dell’azione rischia sempre di divenire una continua esibizione dei caratteri del
personaggio, fattore dal quale si direbbe dipenda l’iterazione attanziale tipica
dell’Innamorato, e cioè quella ripetitività gestuale che spesso diviene ripetitività situazionale, alla quale la coscienza narrativa del Boiardo sembra reagire
non già ampliando la struttura caratteriale oppure psicologica dei personaggi
già inviati in scena, ma creandone invece dei nuovi, servendosi di opposizioni minimali. Un simile metodo costruttivo – o forse bisognerebbe dire solo
modo di procedere – presenta naturalmente dei rischi, ma allo stesso tempo
dei vantaggi. Il rischio piú cospicuo, che va qui notato, è quello di una forte
attenuazione della logica dell’azione a favore di un forte rilievo posto invece
sulla logica del personaggio. Il comportamento di un personaggio passato dal-
* Inedito. Appunti autografi trovati fra le carte dell’autore, senza titolo, non inclusi nella sua bibliografia, forse stilati per un corso. Data sconosciuta.1
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APPUNTI SULL’ORLANDO INNAMORATO DI BOIARDO
la virtualità alla attualità è sempre prevedibile, mentre imprevedibile è quasi sempre la situazione in cui viene ad essere posto, giacché questa dipende
esclusivamente dagli altri elementi caratteriali coi quali egli viene chiamato ad
interagire. Situazione che si risolve in un grande vantaggio per il Boiardo, in
quanto, proprio la compattezza caratteriale del personaggio riesce a garantire
qualunque situazione in cui egli venga posto: voglio dire che l’attenuazione
della logica dell’azione a favore del rafforzamento della logica del personaggio
diviene la fonte di una grande libertà e fertilità inventiva in cui il Boiardo non
ha molti rivali nella narrativa italiana.
Riassumendo questo concetto, potremmo dunque dire che il Boiardo non
concepisce il personaggio come funzione dell’azione, bensí egli concepisce invece l’azione come funzione del personaggio.
La prova di ciò si ha appunto nella particolare partizione nel discorso narrativo dell’Innamorato. Fino al Boiardo la partizione formale aveva rispettato
l’integrità dell’azione; e cioè la narrazione veniva scandita lungo i limiti imposti dalla logica delle unità narrative, stabilendo una corrispondenza isocronica
fra unità dell’espressione (ad es. canto, libro, sezione) e unità del contenuto.
Le eccezionali deroghe riguardavano i casi di continuità narrativa giustificati
da ben precise ragioni emotive o stilistiche. Questo almeno nella narrativa
occidentale. Nella narrativa orientale, invece, i casi di interruzione della narrazione non sono rari, ma riguardano una ben nota tecnica narrativa ad incastro,
che comunque non attenta né all’integrità dell’azione né all’isocronia fra le
unità formali e quelle della sostanza figurativa (cioè delle immagini che manifestano la narrazione).
Esempi abbastanza simili non mancano neppure in narrazioni in prosa occidentali dove comunque l’interazione si pone come digressione giustificata
dalla necessità di provvedere squarci di antefatto o di post-fatto.
Boiardo, invece, rompe clamorosamente, direi senza scrupoli, l’isocronismo fra l’unità del discorso e l’unità dell’azione. Senza scrupoli, perché al di
fuori di qualunque ragione metodologica o di qualunque ragione di valore.
Spesso su un gesto eloquentemente eroico, ma spesso anche su un gesto o
una movenza insignificante, a volte lasciando il personaggio in una situazione
di alta drammaticità, altre volte invece abbandonandolo a solo un passo dalla
già intravista ed inevitabile conclusione di un’avventura ormai sdrammatizzata. Vero è, d’altra parte, che, man mano che procede nella composizione del
poema, egli spezza la narrazione sempre piú di frequente su gesti di elevata
intensità, una spada librata, uno sguardo infocato, un’incombente minaccia.
Segno certo che il capriccioso espediente d’intreccio viene ad un certo punto
trasformato in consapevole stilema narrativo e indirizzato verso precise funzioni espressive e costruttive. Fissata, com’è, sul personaggio in quest’alternarsi infinito di improvvise apparizioni ed altrettanto improvvise sparizioni, la
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narrazione assume quel particolare tessuto ad arazzo dal disegno sfuggente e
per molti versi emblematico.
L’anisocronismo di cui parliamo toglie, naturalmente, qualunque statuto
all’unità del discorso, il canto, il quale, svincolato dall’unità di azione narrativa, sembra consistere in un mero computo di ottave: ora sessantaquattro,
ora settanta, ora novantotto. Niente di piú, giacché esso può coprire indifferentemente un’intera azione, una parte di essa, oppure vari spezzoni di azioni
diverse e fra loro irrelate. Sembrerebbe dunque che il canto non abbia proprie
pertinenze, né un suo proprio tempo, né un suo proprio spazio. Non sappiamo certo che cosa rappresentasse il canto durante il tempo di composizione
dell’Innamorato, se rappresentasse cioè la fatica di un giorno, di una settimana
o di un mese. Cosí come appare ora nel poema, esso si presenta unicamente
come unità di lettura, interna o recitata; lettura che ha, quindi, un suo proprio
tempo, in quanto parte dal presente e vi ritorna alla fine della recitazione, secondo un rituale rispettato lungo tutta la narrazione.
All’inizio del canto, dopo l’invocazione alle donne e ai cavalieri convenuti
ad ascoltare, si accenna brevemente all’azione interrotta nel canto precedente
e che si intende riprendere; alla fine, i convenuti vengono invitati all’ascolto
del prossimo canto. Anche qui, man mano che si procede lungo il poema, non
prima comunque del XX canto del Primo Libro, quello che fino ad allora era
solo un espediente si trasforma e viene indirizzato a fini espressivi e strutturali. L’inizio del canto si distende, prendendo l’aspetto di una meditazione di
sempre piú largo respiro, sulla vita in generale, sulla stagione dell’anno, sulla
natura umana, sul destino dell’eroe, ecc. Un tale sviluppo si pone certo come
un interessante caso di messa a nudo del procedimento che mette naturalmente in crisi la forma stessa del discorso narrativo, che rischia di divenire appunto
una forma vuota e priva di proprie funzioni.
Ora questo fatto ha la sua importanza in quanto inserisce nella struttura
narrativa dell’Innamorato una tensione fra il tempo della narrazione recitata e
quello della narrazione descritta o rappresentata.
La tensione che si stabilisce fra i due tempi spinge la narrazione rappresentata sempre piú verso un passato ormai irrecuperabile (il tempo che vi predomina è, naturalmente, il preterito, di aspetto di preferenza perfettivo), dal
quale sono quindi sempre piú lontane, isolate direi, le cure del presente (il
tempo che predomina nelle riflessioni ad inizio del canto è, naturalmente, il
presente, di aspetto imperfettivo).
Come tutti sappiamo, questa particolare opposizione sarà poi ripresa nel
Furioso e portata ad altri fastigi. Ma, certo, con intenti espressivi diversi, che
richiedono tutto un altro discorso.
Quel che c’interessa qui notare, invece, è che nell’Innamorato alla opposizione fra le due dimensioni temporali (nunc - tunc) si associa anche una op-
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APPUNTI SULL’ORLANDO INNAMORATO DI BOIARDO
posizione spaziale (hic - illic). Giacché si tratta di opera narrativa, è evidente
che gli eventi assumano un ruolo dominante: ne consegue naturalmente che
le due polarità dell’opposizione si organizzino in una gerarchia nella quale
la dimensione spazialmente e temporalmente remota e i valori che essa rappresenta costituiscano la base che regge quella presente. Il significato di una
tale opposizione, perciò, appare piuttosto complesso e non può essere esaurito semplicemente, in chiave ermeneutica, da comode opposizioni correlate,
come reale vs. ideale o simili, giacché essa sembra coinvolgere valori ideologici
piú profondi.
Va comunque sottolineato qui che l’opposizione spazio-temporale, nell’Innamorato, funziona solo, appunto in margine al canto, come unità di discorso
narrativo. Nella narrazione rappresentata, invece, abbiamo una quasi costante
neutralizzazione della dimensione temporale. Non si sa quasi mai, né è necessario saperlo d’altronde – tranne nelle novelle inserite nel poema, che costituiscono, per vari motivi, dei testi particolari pre-strutturati che qui non
possiamo prendere in considerazione –, quali sono i tempi di un’avventura, di
uno scontro, ecc., tranne quelli sfumati sull’iperbole: unica eccezione, il duello Orlando-Agricane; ancor piú, quali sono le distanze temporali fra diverse
azioni con diversi personaggi. Similmente, tranne per gli spazi chiusi (giardini,
palazzi, Albraca), assistiamo a una continua destrutturazione dello spazio che
pure, potenzialmente, all’inizio sembrava strutturarsi intorno all’opposizione
Parigi-Albraca, che, contrariamente ad ogni attesa, non diviene mai pienamente funzionale.
Per concludere, quindi, diremo che nell’Innamorato funzionano due tipi di
partizione, che si trovano in tensione fra di loro: quella, piú rigida, del canto,
che esprime una delle opposizioni del poema, e l’altra, nella segmentazione
dell’azione, che si modella nella fenomenologia dell’apparizione e sparizione
dell’eroe. La rottura dell’isocronia fra unità narrante ed unità narrata rappresenta una interessante innovazione nel discorso narrativo che non mancherà
di avere delle importanti conseguenze.
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