Filologia Antica e Moderna, N.S. II, 1 (XXX, 49), 2020, pp. 7-23
La figura del narratore e il suo rapporto con la tradizione rappresentano uno dei più importanti ... more La figura del narratore e il suo rapporto con la tradizione rappresentano uno dei più importanti meccanismi di consapevolezza narrativa nell’evoluzione del romanzo cavalleresco tra Boiardo e Ariosto. L’articolo indaga questo meccanismo nel Mambriano del Cieco da Ferrara, per dimostrare come l’autore sappia declinarlo con abilità, consapevolezza e originalità e lo sfrutti per una riflessione metanarrativa all’insegna dell’ironia.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Books by Anna Carocci
Il libro indaga gli aspetti centrali del Mambriano (dal rapporto con la tradizione alla figura del personaggio-autore) e le pietre di volta della narrazione cavalleresca (l’ottava, la rima, il lessico), in modo da portare alla luce lo stile d’autore del Cieco da Ferrara e le peculiarità del suo poema.
Questo libro è dedicato allo studio della fase boiardesca dell’ottava rima. La affronta percorrendo due strade complementari e sovrapposte: la strada della ricezione di Boiardo, ovvero i modi in cui le sue innovazioni narrative e stilistiche sono accolte, trasformate o rifiutate; e la strada del rapporto che la letteratura in ottava rima instaura con l’editoria, un rapporto fitto di condizionamenti reciproci, in cui gli editori svolgono un ruolo attivo non solo nella diffusione ma anche nella creazione dei testi. Il quadro che ne emerge è quello di un mondo ricco e stratificato, di cui fanno parte poemi mediocri e grandi capolavori, astuzie commerciali e intelligenti strategie editoriali, pubblico popolare e pubblico di corte: il mondo della letteratura cavalleresca in un momento fondamentale di cambiamento e affermazione.
Il punto di arrivo della ricerca è costituito dall’insorgere dell’Umanesimo nell’Italia settentrionale: proprio il precoce sviluppo di una classe intellettuale laica e la sua partecipazione alla cultura latina incoraggiarono infatti la nascita di quel movimento culturale che, da ultimo, avrebbe rivoluzionato l’intera Europa.
Proprio il successo delle poesie ne ha complicato la tradizione testuale, ponendo ostacoli forse insormontabili sulla strada di un’edizione critica completa: oltre che crocevia di una serie di problematiche culturali, Giustinian è quindi anche una “bestia nera” per la filologia.
Di questi problemi, ma anche di questa ricchezza, dà conto il presente volume, individuando prima i nodi tematici che fanno capo alla figura del patrizio veneziano e proponendo poi l’edizione integrale del manoscritto Marciano Italiano IX 486, uno dei testimoni più importanti delle “giustiniane”.
Papers by Anna Carocci
In fondo al numero è presente una sorta di breve bilancio, ad opera di chi scrive, sul più recente dibattito critico intorno al poema cavalleresco del Cinquecento ed alcune schede critiche di saggi a tema epico-cavalleresco.
rapporto con la parola scritta, rapporto complesso, che passa per i poemi cavallereschi in ottava rima, le loro riscritture in prosa e i copioni
dei pupari. Questo rapporto – fondamentale per la piena comprensione dell’opra – viene analizzato attraverso la figura di Giacomo Cuticchio (1917-1985), puparo popolare ma dotato di una sorprendente
cultura ultra-settoriale di ambito cavalleresco, e un’indagine di prima
mano sui suoi libri e copioni. Attraverso Cuticchio si guarda al modo
in cui i pupari, famosi per l’oralità e l’improvvisazione, si confrontano
con la parola scritta e la letteratura cavalleresca negli spettacoli tradizionali e poi nella metamorfosi che devono affrontare per sopravvivere alla crisi del loro teatro nel mondo contemporaneo.
Il libro indaga gli aspetti centrali del Mambriano (dal rapporto con la tradizione alla figura del personaggio-autore) e le pietre di volta della narrazione cavalleresca (l’ottava, la rima, il lessico), in modo da portare alla luce lo stile d’autore del Cieco da Ferrara e le peculiarità del suo poema.
Questo libro è dedicato allo studio della fase boiardesca dell’ottava rima. La affronta percorrendo due strade complementari e sovrapposte: la strada della ricezione di Boiardo, ovvero i modi in cui le sue innovazioni narrative e stilistiche sono accolte, trasformate o rifiutate; e la strada del rapporto che la letteratura in ottava rima instaura con l’editoria, un rapporto fitto di condizionamenti reciproci, in cui gli editori svolgono un ruolo attivo non solo nella diffusione ma anche nella creazione dei testi. Il quadro che ne emerge è quello di un mondo ricco e stratificato, di cui fanno parte poemi mediocri e grandi capolavori, astuzie commerciali e intelligenti strategie editoriali, pubblico popolare e pubblico di corte: il mondo della letteratura cavalleresca in un momento fondamentale di cambiamento e affermazione.
Il punto di arrivo della ricerca è costituito dall’insorgere dell’Umanesimo nell’Italia settentrionale: proprio il precoce sviluppo di una classe intellettuale laica e la sua partecipazione alla cultura latina incoraggiarono infatti la nascita di quel movimento culturale che, da ultimo, avrebbe rivoluzionato l’intera Europa.
Proprio il successo delle poesie ne ha complicato la tradizione testuale, ponendo ostacoli forse insormontabili sulla strada di un’edizione critica completa: oltre che crocevia di una serie di problematiche culturali, Giustinian è quindi anche una “bestia nera” per la filologia.
Di questi problemi, ma anche di questa ricchezza, dà conto il presente volume, individuando prima i nodi tematici che fanno capo alla figura del patrizio veneziano e proponendo poi l’edizione integrale del manoscritto Marciano Italiano IX 486, uno dei testimoni più importanti delle “giustiniane”.
In fondo al numero è presente una sorta di breve bilancio, ad opera di chi scrive, sul più recente dibattito critico intorno al poema cavalleresco del Cinquecento ed alcune schede critiche di saggi a tema epico-cavalleresco.
rapporto con la parola scritta, rapporto complesso, che passa per i poemi cavallereschi in ottava rima, le loro riscritture in prosa e i copioni
dei pupari. Questo rapporto – fondamentale per la piena comprensione dell’opra – viene analizzato attraverso la figura di Giacomo Cuticchio (1917-1985), puparo popolare ma dotato di una sorprendente
cultura ultra-settoriale di ambito cavalleresco, e un’indagine di prima
mano sui suoi libri e copioni. Attraverso Cuticchio si guarda al modo
in cui i pupari, famosi per l’oralità e l’improvvisazione, si confrontano
con la parola scritta e la letteratura cavalleresca negli spettacoli tradizionali e poi nella metamorfosi che devono affrontare per sopravvivere alla crisi del loro teatro nel mondo contemporaneo.
Proponenti: Anna Carocci, Nicola Catelli
Scadenza: 19 maggio 2024