DAL 20
14
Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus
MARZO 2015 Anno II Numero 3 edizione gratuita
/
Fritzi g
U ECAD fato su isu a pe A dui o
he si uilizza o e u lo o da
diseg o. Fa ilissi o da i pa a e
a he pe gli a solute egi e s
/
Come as e u a orma
Pe lavo o sia o ost ei a o sulta le
o i ua e te e su is o o pu tual e te
aggio a e i… e guai a o o os e li.
Ma o e as e u a o a te i a?
/
Ci ema & A imazio e
The Dive ge t “e ies: I su ge t è
u il di eto da ‘o e t “ he tke, a ie tato i u i
agia io futu o post apo alii o.
La Comm. per progettisti, disegnatori tecnici ed appassionati
La prima Community italiana, della piattaforma Google Plus sul CAD e le sue applicazioni, per
data di fondazione e numero di iscritti
BIM
Linguaggi CAD
A.N.T. Automotive
Prog. edile
CAD
Modellatori 3D
Stampa 3D
Altro software
CAD MEP
Modellatori organici
Concorsi
Progettazione
FEM
Post produzione
Curiosità
Portfolios
2
LA METTO IN CO‘NICE
INDIPENDENTEMENTE
DA
CIÒ
CHE
CREI, NON È IMPORTANTE CHE TU DIPINGA O SCOLPISCA, OPPURE CHE
TU FACCIA IL GIARDINIERE, IL CALZOLAIO O IL FALEGNAME.
TANTE CHE TI CHIEDA:
E'
IMPOR-
“STO
RIVER-
SANDO TUTTA LA MIA ANIMA IN CIÒ
CHE CREO?”.
OSHO RAJNEESH (MISTICO
INDIANO)
da:
www.associazionecreativita.org
3
HOME
Diario di bordo
In un’appendice delle NEWS
un articolo di A. Buccella
sull’Abruzzo e i rischi idrogeologici che minacciano il
suo territorio. La rubrica su
ARDUINO, a partire da questo
numero, si occuperà di un
EDA realizzato esclusivamente per Arduino: Fritzing.
La recente storia delle normative tecniche sarà il nuovo
argomento della rubrica BASI
PER IL DISEGNO E LA PROGETTAZIONE.
N. Nullo ci presenta
BIM si occupa
delle procedute sullo scambio di
dati. Per il CORSO DI BASE DI SKETSeries: Insurgent . La DESIGNER’S
CHUP analizza il comando OFFSTORY di questo mese riguarda
SET. F. Pieri nella rubrica dedicaun personaggio straordinario:
ta a LE BASI DI QGIS parla della
Ettore Bugatti il papà dell’automotive. La rubrica INTERVISTA ha rappresentazione della Terra ed i
relativi Sistemi di Riferimento.
due ospiti questo mese: Robson
Jacobsen e Matteo Rubboli. L’an- Chiude l’edizione un tutorial di
A. Buccella sulla realizzazione di
golo dedicato ai LIBRI ospita un
filmati di presentazione per motesto francese sulla stampa 3D.
N. Amalfitano parla del Laudario delli 3D realizzati con SketchUp.
di Cortona nella rubrica MUSICA. I
distanziometri ad onde saranno
il tema della rubrica NEW HARDWARE FOR CAD. Il CORSO DI ORIEN-
per la rubrica CINEMA E ANIil film The Divergent
TAMENTO ALLA
MAZIONE
disegnatore
[di-se-gna-tó-re] s.m. (f. -trice) Chi disegna; chi, per lavoro o per passion
rubriche
PAG. 07 NEWS - in primo piano
di Antonello Buccella Sta franando l’Abruzzo più bello e prezioso
PAG. 08 NEWS
PAG. 11 EDITORIALE di Salvio Giglio
Artigianato e PMI: una straordinaria
risorsa tutta italiana
PAG. 12 ARDUINO di Salvio Giglio
L’EDA delle meraviglie: Fritzing ,
I PUNTATA
PAG. 18 BASI PER IL DISEGNO E LA PROGETTAZIONE di Salvio Giglio
Come nasce una norma ,
I PUNTATA
PAG. 23 CINEMA E ANIMAZIONE di Nunzia
Nullo The Divergent Series: Insurgent
PAG. 26 DESIGNER’S STORY di Salvio Giglio
Ettore Bugatti
PAG. 39 INTERVISTA di Salvio Giglio
Robson Jacobsen
PAG. 43 INTERVISTA di Salvio Giglio
Matteo Rubboli
PAG. 47 LIBRI di Salvio Giglio
L’impression 3D avec SketchUp
PAG. 51 MUSICA di Nicola Amalfitano
Lauda: Laudario di Cortona
PAG. 55 NEW HARDWARE FOR CAD di Salvio Giglio I distanziometri ad onde ,
II PUNTATA
corsi & tutorials
PAG. 63 CORSO DI ORIENTAMENTO ALLA BIM
di Salvio Giglio Lo scambio di dati ed
informazioni per il modello BIM ,
VIII PUNTATA
PAG. 71 LE BASI DI
La rappresentazi
stemi di Riferime
III PUNTATA
PAG. 66 CORSO DI BASE PER SKETCHUP di
Salvio Giglio
Il comando Offset ,
X PUNTATA
PAG. 76 TUTORIAL:
SKETCHUP di Anto
Come elaborare u
I PARTE
eventuali & vari
PAG. 78 UMORISMO
PAG. 79 GIOCHI
Direttore responsabile:
Salvio Giglio
Redazione:
Nicola Amalfitano, Antonello Buccella, Nunzia Nullo,
Simone Piccioni, Daniele Pinna, Gianmarco Rogo
4
Segretaria di redazione:
Nunzia Nullo
Redazione bozze:
Nicola Amalfitano, Nunzia Nullo
E PAGE
Pensandoci bene
La buona scuola...
non sarà mai quella che piace agli industriali ed
ai potenti, ma quella che sa far innamorare di sé
i ragazzi! La vera scuola è come una bella storia
d’amore: ti prende per mano e ti porta via con sé
per esplorare le tue passioni
Cos’è CADZINE
è una rivista gratuita nata in
seno alla Community di
AutoCAD, Rhino & SketchUp designer per informare &
formare disegnatori tecnici e
appassionati sul CAD ed i suoi
derivati .
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s
QGIS di Fabrizio Pieri
ione della Terra ed i Siento ,
I
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: ELABORAZIONE VIDEO CON
onello Buccella
un Video con SketchUp ,
CADZINE è solo uno dei progetti
crossmediali in corso legati alla
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Calamèo (Hachette)
5
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NEW“ - in Primo Piano
Sta franando l’Abruzzo più bello e prezioso
d i An t on e l l o B u cc e l l a
L
etto appena uscito: a proposito del monumentale
Castello di Roccascalegna
di cui vi parlerò più innanzi nel tutorial… Le notizie però
non sono affatto buone, come purtroppo potrete leggere voi stessi
nell’articolo di Gianfranco Colacito, che riporto qui integralmente,
pubblicato il 23 marzo scorso sul
sito:
www.inabruzzo.com
Roccascalegna (CH) – Il sindaco Domenico Giangiordano, foto, senza paro-
U a foto della a i a hiesa a
loni e senza inutili frasari in politichese,
parla chiaro in tv: “Per rifare una strada
o una casa non ci vuole molto, bastano i
soldi. Per rifare una chiesa del ’200 che
eravamo riusciti a salvare, il discorso
diventa diverso”. Il cuore roccioso di uno
dei paesi più spettacolari e insoliti
dell’Abruzzo, abbarbicato ad una roccia
che svetta nel paesaggio, Roccascalegna,
sta cedendo alle frane. Minacciata la
chiesa del ’200, minacciato anche il castello perché la roccia si frantuma e viene a valle, evidentemente come mai era
accaduto nella storia. I consolidamenti, i
sostegni validi non ci sono mai stati,
forse non ce n’è mai stato bisogno, oggi
diventano urgenti. Ma i sindaci non hanno soldi per le emergenze. Le istituzioni,
del resto, sono all’assedio: in Abruzzo le
frane sono almeno 50, alcune gravi e
vaste. Le emergenze non si contano più:
da Fraine isolata a Civitella del Tronto
essa al astello
(altre dieci famiglie evacuate). problemi
più o meno gravi in decine di paesi e
frazioni, come Ripe di Civitella dove sta
cedendo un’intera montagna. pwer non
dimenticare Civitella Casanova, Villa
Celiera, Vasto, e l’elenco continua lunghissimo.
L’Abruzzo, colpito ancora dalle piogge
delle ultime ore, si sta sbriciolando ovunque, cede, si avvalla, si frattura, crepa e
slitta a valle. Case, contrade, paesi interi
sono a rischio. E nel disastro, cominciano a mostrarsi malfermi anche monumenti e luoghi di straordinaria e unica
bellezza, come Roccascalegna, che forse
pochi abruzzesi conoscono, ma figura su
libri e riviste straniere. Vale sempre, e
oggi ancora di più, il vecchio, un po’
acido ma verissimo detto degli inglesi
negli anni Sessanta: “Affrettiamoci a
vedere l’Italia, prima che gli italiani la
distruggano”. Preveggenza?
Il si da o di ‘o as aleg a Do e i o Gia gio da o
7
NEW“ gli ultimi post prima di andare in stampa
Google Glass: il
perché di un flop
Il rifugio Piz Boè:
l'ultima novità
dell'architettura in
alta quota
Sorge in zona sotto tutela
ambientale il rifugio firmato
da Architetti Mair & Dorfmann , a monte della cabinovia Bo a 2.190 metri d’altezza, in Alta Badia. Gli alti
standard di risparmio energetico, l'impiego di materiali
naturali, come il legno e e la
pietra dolomitica, la forma
bassa che ripara dal vento e
la vetrata di 34 metri con
vista panoramica, sono gli
ingredienti che rendono il
rifugio Piz Boè un'importante novità in fatto di architettura in quota. La posizione
esposta, che sembra quasi
'sottomettersi' alla montagna, e la forma bassa sono
espressione del rispetto per
il paesaggio circostante. I
volumi esistenti della stazione funivia ed il padiglione che ospita il nuovo ristorante formano un cortile con
terrazza a riparo dal vento e
dalle diverse viste verso la
vetta. Legna naturale, pietra
naturale grezza e vetro definiscono sia gli spazi esterni
che interni. Gli spazi interni
del nuovo padiglione comprendono un Ristorante
Gourmet con 40 posti a sedere, un self service da 160
posti a sedere ed un Lounge
Bar con al centro un caminetto a legna per gli intervalli di relax tra una sciata e
l’altra.
Valentina Ieva
da archiportale.com
Alle Fiere di Parma la
MECSPE
Alle Fiere di Parma si
tenuta dal 26 al 28 marzo la
MECSPE, la fiera per l’industria manifatturiera che si
pone come obiettivo la realizzazione di un
punto
d’incontro tra
tecnologie
per produrre e filiere industriali. Sono stati allestiti 9
Saloni tematici che hanno
offerto ai visitatori una panoramica completa su materiali, macchine e lavorazioni che pone al centro
dell’attenzione la produzione di beni di eccellenza
l’implementando il concetto di ideazione di un manufatto sino ad arrivare alla
sua realizzazione. MECSPE
sarà anche l’occasione per
approfondire i concetti di
Dynamic Efficiency e Dynamic Precision, le innovative funzioni di controllo
TNC per lavorazioni altamente precise ed efficienti.
In questa branca altamente
innovativa molti espositori
tra cui HEIDENHAIN che
presenta alcuni modelli di
testatura su macchine a
CNC. Sabato per i materiali
innovativi si è parlato di
grafene, il rivoluzionario
foglio di carbonio spesso
un singolo, atomo quindi
estremamente
leggero,
cento volte più forte e cinque volte più elastico
dell’acciaio e ottimo conduttore di elettricità. In
questo contesto è stato presentato anche il libro
Grafene, proprietà e applicazioni di Edward L. Wolf,
di estremo interesse per gli
studenti delle facoltà di
Fisica e Scienza dei materiali, progettisti, produttori
e chiunque operi nei vari
livelli nel settore dell’industria manifatturiera. Tra le
tantissime iniziative svoltesi in Fiera segnaliamo
anche la seconda edizione
della Fabbrica Digitale, oltre l’automazione. Questo
un progetto di integrazione
digitale di tutti i sistemi e
sottosistemi che compongono una moderna fabbrica, per rendere più efficienti i processi, sia dal punto
di vista della riduzione delle tempistiche e dei costi,
sia da quello della scelta
del miglior partner industriale, senza limiti fisici o
territoriali.
S. G.
8
Astro Teller, il creatore dei
Google
Glass,
afferma
Abbiamo preso una decisione giusta e una meno. La
prima è stata realizzare il
programma Explorer. La
seconda, cioè quella che
abbiamo svolto decisamente
meno bene, è che abbiamo
consentito, e spesso incoraggiato, che si creasse troppa attenzione intorno al programma". Tradotto: ciò che
mezzo mondo dava come un
prodotto pressoché ultimato
era in realtà ancora un prototipo pieno di bug. La forzatura pubblicitaria ha amareggiato quanti li attendevano a breve tempo nei negozi.
Il passaggio dei Google
Glass dal laboratorio X a
un'altra divisione di Big G,
avvenuto appena un paio di
mesi fa, non è in fondo da
leggere del tutto come una
battuta d'arresto ma anzi, al
contrario, secondo molti
osservatori sottolinea la
volontà di partire dal lavoro
pionieristico di Teller e della
sua squadra per dare al gadget indossabile una forma
definitiva.
Da la repubblica.it
9
10
EDITO‘IALE
Artigianato e PMI : una straordinaria risorsa tutta italiana
d i S a l v i o Gi gl i o
S
o di ripetermi su questo
argomento ma è più forte
di me! Se il nostro Paese
investisse di più sull’artigianato, specialmente su quello
tecnologico, si rimetterebbero rapidamente in moto la macchina
del PIL e quella dell’occupazione.
Non è una roba da visionari signori cari! Questa preziosa risorsa
rappresenta la migliore espressione dell’ingegnosità italica, una
connotazione quasi genetica di un
popolo a cui sta stretto il lavoro
subordinato e ripetitivo e che da
sempre predilige il lavoro autonomo e creativo. In questo numero,
come avrete visto dalla copertina,
parleremo di Ettore Bugatti, una
figura imprenditoriale enorme che
fece dell’artigianato hi-tech del
suo tempo un vero e proprio cavallo di battaglia vincente! Su questa
portante si sono mossi altri designer illustri di cui la grande Gae
Aulenti ha rappresentato nel dopoguerra una delle più significative interpreti. Bisognerebbe lasciare la produzione seriale a quei
Paesi formicaio, come la Cina e gli
USA, privilegiando nel Vecchio
Continente lo sviluppo dell’artigia-
nato di lusso che da sempre ha
contraddistinto soprattutto il nostro Paese. Sia chiaro che con queste affermazioni non intendo assolutamente svalorizzare il ruolo
della grande industria nazionale,
ma semplicemente affiancarle un
secondo propulsore capace di
servirsi della sua produzione per
nobilitarla ed eternizzarla in realizzazioni che, se non qui, trovano
acquirenti entusiasti e benestanti
in mezzo mondo. liberare le PMI
dai cosiddetti lacci e lacciuoli burocratici, abbassando anzitutto la
tassazione sul costo del lavoro che
nonostante il Job Act resta tra i
più alti di Europa, incentiverebbe
proprio le moderne botteghe artigiane, le start up, a selezionare,
formare ed assumere nuovo personale, e, non per un breve periodo di
tempo, ma permanentemente.
Senza far nomi, un giovane amico
della Community, laureando in
ingegneria, mi parlava pochi giorni fa con molto entusiasmo di un
suo progetto venduto ad un’azienda… Un piccolo seme significativissimo che, se curato e seguito
con le dovute cure, potrebbe esprimere in futuro grandi potenzialità
sul piano imprenditoriale con ricadute felici anche su quello occupazionale. Mi piacerebbe chiedere di
persona a chi ha il mano il timone
di questo settore, che se ne sta li al
11
sicuro a Roma, se ha mai sentito
parlare delle Corporazioni artigiane, del Made in Italy e di quanto
questa eterogenea e gioiosa macchina da lavoro abbia rappresentato e ancora rappresenti per l’Italia.
Non passa mese che l’osservatorio
nazionale di riferimento, la CGIA
di Mestre, non lanci preoccupanti
grida d’allarme da questo prezioso
comparto produttivo… grida che,
purtroppo, se continueranno ad
essere ignorati, somiglieranno
sempre di più prima a dei flebili
lamenti fino a che non si sentirà
più nulla… Se solo la governace
pensasse meno alle campagne
elettorali, alle dispute con la Magistratura e alla bella vita e tentasse
di rivalorizzare quanto c’ di buono nel nostro Paese, e non è poco,
avrebbe offerto una chance concreta per buona parte dell’esercito
di disoccupati che riempie le liste
di collocamento e questo senza
dover barattare il futuro di queste
persone con una prospettiva di
licenziamento.
A‘DU
L’EDA delle meraviglie: Fritzing
I puntata
d i S a l v i o Gi gl i o
C
on l’acronimo EDA, da
Electronic Design Automation, si fa riferimento
alla famiglia di software
dedicati alla progettazione e produzione di sistemi elettronici: dai
circuiti stampati a quelli integrati.
Anche Arduino ha un suo EDA
specializzato: Fritzing. Questo progetto è stato avviato nel mese di
agosto 2007 nel Interaction Design
Lab presso l'Università di Scienze
Applicate di Potsdam, in Germania. Dal 2009 il team stato ospitato dall’incubatore di start up tedesco IXDS mentre la fondazione
non-profit
Friends-of-Fritzing
e.V. stata istituita nel 2012.
La filosofia di Fritzing perfettamente in linea con quella di Arduino dal momento che un progetto
FOSS per l’elaborazione di progettazioni elettroniche non professionale e dedicato ad utenti di ogni
provenienza. Il software, dedicato
esplicitamente alla famosa scheda
MCU, ai suoi shields e accessori
nonché ai componenti elettronici,
rappresentati con una grafica mol-
to realistica ed accattivante, per- pulsanti opzionali: no donation,
mette, infatti, lo sviluppo di pro- 10€, 25€, 50€. Fatta la scelta e segetti anche molto complessi da guite le eventuali indicazioni per il
parte di utenti che non hanno ne- pagamento, si attiva il pulsante
cessariamente delle basi di elet- per il download che vi conduce in
tronica. Fritzing in virtù di questo un’altra pagina in cui indicherete
si pone come un ottimo strumento il sistema operativo in uso sul vodidattico per imparare a realizzare stro PC. La versione di cui trattiacircuiti elettronici attraverso il mo in questo articolo è la 0.9.1b
BETA;
ragionamento e la pratica, favo- del 2 dicembre 2014 che
rendo anche lo scambio gratuito di sulla pagina sono presenti anche
progetti tra gli utenti attraverso il versioni precedenti di Fritzing.
forum. Il software
disponibile Subito dopo che abbiamo selezioattualmente in 18 lingue tra cui nato il SO il sito apre una finestra
l’italiano. In questa prima puntata per il download della cartella di
faremo una panoDopo aver lungamente trattato di saldature, cirramica introduttiva su Fritzing cuiti, vibroincisori termochimici, costruito un bromentre nelle pros- mografo e approntato un locale per fare i nostri
sime vedremo co- esperimenti di elettronica passiamo a qualcosa di
me avviare un più tranquillo con cui progettare i nostri circuiti...
progetto con questo praticissimo software.
Fritzing, già pronta per l’uso, sotto
forma di file zippato, il processo
Il download e l’installazione
avviene in pochissimo tempo, ovPartiamo dal download del pro- viamente, in base alla connessione
gramma che scaricheremo dal sito che avete. Con affabilità tutta geek
ufficiale alla pagina fritzing.org/ il sito, a tal proposito, propone una
download. Come giusto che sia, serie di programmi affidabili per la
trattandosi di software libero, vi decompressione del file zip in caviene richiesto di fare una dona- so ne aveste bisogno. Per puro
zione alla fondazione del progetto, scrupolo eseguo subito una doppia
per sostenere i non pochi costi di scansione del file zippato con un
gestione, scegliendo tra quattro antivirus ed un anti malware pro-
12
UINO
La Fa hho hs hule Potsda , U ive sità di “ ie ze Appli ate di Potsda
Il tea
fessionali che non riscontrano alcun problema e passo alla decompressione. La cartella decompressa del programma contiene 28 elementi tra file e cartelle e la versione per WIN7 a 64 bit pesa 186Mb.
Se avete questo SO vi consiglio di
inserire la cartella di Fritzing in
Programs files mentre se il vostro
sistema gira a 32bit dovrete usare
di sviluppato i di F itzi g
invece quella Program files (x86).
Dopo lo spostamento della cartella
del programma e prima di cominciare ad utilizzarlo, vi consiglio di
creare un collegamento dell’exe
sul desktop o nella posizione che
più vi risulta comoda per lanciarlo
rapidamente.
Considerazioni generali sulla GUI
e sul progetto
13
L’interfaccia grafica di Fritzing
molto gradevole ed è in linea con il
trend estetico del momento: il flat
style design che, combinando ad
una veste grafica essenziale e razionale le svariate funzionalità del
programma, permette all’utente di
rintracciare facilmente ogni comando e di effettuare rapidamente settaggi sui componenti, senza
A‘DU
doversi disperdere tra una serie di
menù, finestre e finestrelle. Al lancio di Fritzing, subito dopo che lo
splash iniziale mostra due barre di
avanzamento attraverso cui carica i componenti e fa delle verifiche software in pochissimi secondi, l’utente viene accolto nella
schermata Welcome del programma. La GUI risulta subito user
friendly e molto rassicurante e di
cui, devo riconoscerlo, gli sviluppatori hanno veramente curato
ogni minimo dettaglio anche sotto
il profilo stilistico. Lo testimoniano tutta una serie di piccoli particolari come, ad esempio, le icone
dei comandi o la scelta felice di
una bella combinazione cromatica
di grigi per la skin, molto riposante, che ben si sposa con alcuni elementi in rosso presenti nell’area di
lavoro dandogli un tocco di professionale eleganza. Altra cosa che
ho apprezzato subito, perché è
estremamente rassicurante per i
neofiti, è la totale l’assenza di
quella decina di toolbars, piene
zeppe di comandi, sbandierate
tronfiamente da tanti software
commerciali blasonatissimi e che
sono il più delle volte inutili riducendo di fatto solo la visualizzazione dell’area di lavoro. Sul piano
funzionale, il programma guida
completamente anche gli utenti
meno esperti grazie ai vantaggi
offerti della fusione delle caratteristiche innovative di programmi di
ultima generazione e basati sulle
ribbon bars, come i tabs di visualizzazione ed il panel magnetico
laterale, con elementi di programmi più datati, come la classica barra dei menù. Ritroviamo anche in
questo software il termine inglese
sketch bozzetto, applicato per
estensione al concetto che ogni
progetto che svilupperemo con
Fritzing nascerà proprio come un
bozzetto di una nostra idea.
Le funzionalità di Fritzing
La finestra di Fritzing presenta
nella parte superiore la barra dei
menù a cui segue la barra dei tabs,
che gestisce logicamente l’area di
lavoro munita di barre di scorri-
mento laterali. Sulla parte destra
dello schermo è presente un pannello verticale che ospita solo due
toolbar magnetiche e, eventualmente, flottanti: la prima quella
dei Componenti, una raccolta di
componentistica elettronici da
utilizzare nei propri progetti; la
seconda si chiama Inspector, chiaramente derivata da software CAD
e di programmazione, offre all’utente la visualizzazione delle proprietà di ciascun componente elettronico permettendone di settare
diversi parametri funzionali anche
relativi alla sua rappresentazione
grafica. Tranne che nella schermata di benvenuto, la finestra di
Fritzing è completata, in basso, da
due barre orizzontali di colore rosso di cui, quella più chiara e di dimensioni maggiori, è munita di
alcuni comandi contestuali dipendenti dalla visualizzazione in corso tra i quali presente anche un
pulsante per eventuali condivisioni del proprio progetto, mentre la
seconda, più piccola e di un tono
di rosso più scuro, ospita lo zoom
La pagi a di F itzi g o le opzio i pe le eve tuali do azio- Il o te uto della a tella de o p essa di F itzi g. Questo
i e il pulsa te pe il do load
shot è elaivo alla ve sio e . . del di em re
14
UINO
La Home Page dell appli azio e, i a di fu zio alità e li k uili pe
o sulta e p ogei e iso se dispo i ili i
ete
La pagi a Breadboard, uesto o po e te vi tuale è u o dei pu i di fo za di F itzi g poi h pe ete lo sviluppo ealisi o
dei i uii di u p ogeto. Può o side a si o e u a palest a ideale su ui ese ita si a he se o si dispo e della MCU
15
A‘DUINO
Fig. , da si ist a. Il pa
ello dei Componenti, il pa
per l’area di lavoro.
Le pagine di Fritzing
Diamo ora uno sguardo ai cinque
tabs di visualizzazione di Fritzing
che costituiscono uno dei punti di
forza di questo particolarissimo
ECAD. Utilizzerò apertamente la
definizione di pagina per le varie
schermate perch la logica del
programma è proprio quella di una
sorta di blocco da sfogliare e diviso
in sezioni in ognuna delle quali
rappresentato un aspetto del nostro lavoro.
Welcome, la home page del programma ed divisa in cinque aree
funzionali. Partendo dall’alto a sinistra troviamo Recent Sketches
in cui sono memorizzati i nostri
ultimi progetti, segue a destra un
visualizzatore ad elenco molto carino che ci permette di conoscere
gli ultimi topics postati sul blog
dalla rete di utenti di Fritzing in
termini di progetti e discussioni
(consigli, descrizioni, ecc). Per visualizzare un progetto o una discussione basta cliccare sull’item
della lista e subito si apre il nostro
browser alla pagina specifica del
ello Inspector e i va i pulsa i he o paio o sulla a a o izzo tale
sito di Fritzing. Al centro della
schermata, a sinistra, troviamo i
comandi per l’apertura di un file
esistente sul nostro PC o la creazione di un nuovo progetto; alla
destra di questi due comandi sono
ubicati due pulsantini per accedere, sempre attraverso il browser
ovviamente, alla pagina delle
News di Fritzing o al suo Blog. In
basso a sinistra ospitato un box
di colore azzurro in cui è riportato
il Tip of day, il consiglio del giorno;
in fondo al box due comandi ci
permettono di visualizzare oi tutto
l’elenco dei consigli (All tips) o
semplicemente di passare al consiglio successivo (Next tip). La pagina si completa con un ultimo
box legato ai servizi offerti dal
gruppo Fritzing: il Lab, per lo sviluppo di PCB progettati da voi nel e
lo Shop attraverso cui acquistare il
Creator Kit e altro materiale utile
legato ad Arduino.
Breadboard, la pagina degli esperimenti del programma in cui
materialmente realizziamo l'assemblaggio del circuito così come
sarà nella realtà. Il riferimento è
ovviamente arduinesco, nel senso,
16
che la millefori che vedete rappresentata sullo schermo è quella che
viene fornita nel kit di base della
MCU. Provate a passare col mouse
sui vari forellini della scheda: si
illuminano… Nella prossima puntata vi spiegherò perché
Schema, la pagina dello schema
elettrico derivato dal nostro sketch
e rappresentato con simbologia
unificata.
PCB, la pagina dello schema del
circuito elettronico da salvare formato PDF per la stampa e per le
eventuali copie per sviluppare
stand alone il circuito equivalente
dell’esperimento.
Code, codice in cui programmare
le funzionalità di Arduino con tanto di simulazione e correzione di
bug.
Continua
17
BA“I PE‘ IL DI“EGNO
Come nasce una Norma
Le consultiamo spessissimo e ci risolvono tanti problemi legati alla progettazione e alla realizzazione di tutto
quel che ci circonda, dai palazzi all’abbigliamento. Ma cosa sono le norme e quando sono nate? Partiamo
per un breve viaggio nella storia della normativa tecnica
I puntata
d i S a l v i o Gi gl i o
I
l disegno tecnico per la progettazione nell’era digitale ha
ormai assunto una velocita
stratosferica: tantissimi particolari che prima venivano disegnati minuziosamente, linea per
linea, oggi sono disponibili gratuitamente su centinaia di siti sotto
forma di blocchi CAD o di modelli
3D pronti per l’uso. Nonostante
questa agevolazione ogni disegnatore deve applicare dei criteri ben
precisi nella scelta del componente unificato più consono al progetto su cui sta lavorando, subordinandola ad una serie di parametri
dimensionali e fisici ben precisi
descritti dalle norme relative ad
essi. In questo ciclo di puntate cercheremo di capire come nasce una
norma tecnica stabilendo come
punto di partenza una breve introduzione storica il cui scopo è quello di far capire che questa esigenza unificatrice è strettamente le-
gata alla storia umana ed ai suoi sembrano essere l’esempio più
progressi tecnologici.
significativo da cui far partire il
nostro breve discorso sulla storia
Il metamessaggio dei sistemi di delle normative. L’antico Egitto ci
unificazione
offre con il faraone Menes nel
Non ho intenzione di spaventare o 3900 a.C. un primo esempio di siimpressionare i miei pochi lettori stema di misura unificato. Il faraoricorrendo a termini aulici ma il ne sentì forte quest’questa esigensostantivo metamessaggio mi za di realizzare un sistema unifisembra il più appropriato per de- cato di misura quando decise di
scrivere quanto è idealmente as- migliorare la gestione dello stato
sociato ai complessi normativi. centralizzato. Il sistema di misura
unificato avrebbe, infatti, facilitato
Metamessaggio, s. m; pl. metamessaggi; il controllo e la riscossione dei
di messaggio interno secondario che
potrebbe essere dedotto o implicito, tributi, semplificando anche la
racchiuso in un messaggio principale. Ad costruzione di quelle grandi opere
es.: “leggere tra le righe”; in pubblicità che ricordassero la presenza del
“messaggio occulto” o “ subliminale”.
sovrano in tutto il regno. Le costruzioni di templi, palazzi e piraSe ci prendiamo la briga di sfoglia- midi esigevano misurazioni di
re un manuale di storia ci rendia- precisione: dal taglio dei blocchi
mo conto rapidamente che le di- di pietra al controllo complessivo
verse civiltà si sono sviluppate dell’opera. La distanza dal gomito
proprio intorno ad una serie di alla mano del sovrano, chiamata
regole determinate dalla necessità cubito del faraone, fu adottata codi affermare i propri interessi e me unità di misura campione e
valori, non solo in ambito tecnico venne scolpita sulle facciate dei
o economico, ma anche politico, templi; da essa, poi, si ricavavano
religioso e idealistico. Per quel che delle copie in pietra o legno da
ci riguarda, i sistemi di misura utilizzare in cantiere o dove ce
18
E LA P‘OGETTA)IONE
ne, i famosi stili dorico, ionico, corinzio e composito. Successivamente i Romani organizzarono un
sistema di unificazione molto articolato con applicazioni in diversi
ambiti specialmente in campo edilizio. Con Vitruvio, attraverso il
suo trattato De Architectura, codificarono ulteriormente le regole
della composizione architettonica.
Il linguaggio classico dell’architettura trovava massimo fondamento
nella simmetria, termine greco
indicante la proporzione tra le misure di ogni elemento costruttivo
basata su precisi rapporti, applicata sia nei singoli particolari dell’edificio che nel complesso dell’opera. Questi canoni compositivi per
l’architettura rappresentarono per
diversi secoli un complesso di norme tecniche fondamentali nella
redazione dei progetti: dalle antiche civiltà greca e romana, passando per il Rinascimento fino alla
Rivoluzione Industriale dove, ulteriormente ricodificata, veniva ancora applicata nelle accademie di
beaux arts. Sulla fine del XVIII secolo la comparsa del Sistema Metrico Decimale, realizzato anch’esso sulla base di esigenze scientifiche, economiche e politiche, aveva
anche una forte connotazione
idealistica derivante dall’universalità dei valori proposti dalla Rivoluzione Francese.
n’era necessità. Nell’immaginario
collettivo di quella remota società,
il faraone incarnava una divinità e
il tempio era un’emanazione del
suo potere; per estensione, il cubito rappresentava, quindi, un qualcosa da proteggere e venerare con
devozione religiosa. Successivamente, da quell’esordio fortunato,
in molti si resero conto che elaborare un sistema metrico tornava
utile non solo alle attività costruttive ma, in qualche modo, anche
per affermare l’egemonia culturale,
commerciale, economica e politica
di uno stato. In altre parole, un sistema metrico andava ben oltre il
supporto mensurale e poteva rappresentare quasi una strategia
propagandistica e da qui il metamessaggio di cui vi parlavo in
apertura! I Greci, ad esempio, con i
loro notevolissimi progressi in
campo scientifico e culturale riuscirono ad influenzare l’intero bacino del Mediterraneo con un codice di norme tecniche relative alla
composizione architettonica, basato sull’armonia matematica e su
modelli compositivi di proporzio-
19
L’evoluzione
della
normativa:
dall’architettura alle norme tecniche industriali
L’abitazione e il tessuto urbano
tutto, con i suoi edifici istituzionali
e privati e le relative infrastrutture, hanno rappresentato, allo stesso tempo, esigenza e problematica
primaria dell’uomo. E’ più che naturale, quindi, che nel disegno progettuale architettonico si siano
sviluppate tutta una serie di tecniche di rappresentazione, convenzioni e stratagemmi grafici molto
prima che in altri ambiti progettuali. Il Rinascimento vede la na-
BA“I PE‘ IL DI“EGNO
scita di queste tecniche innovative
di rappresentazione ausiliaria e
rivaluta profondamente anche la
figura del progettista che ora diventa un professionista, lontano
anni luce dal capomastro che dirigeva il cantiere nel Medioevo.
All’architetto ora la committenza
doveva dare indicazioni ben precise sul lavoro da realizzare; sarebbe
stato successivamente lui ad elaborarle e codificarle mettendole in
tavola sul progetto necessario alla
fabbricazione. Un esempio di queste innovazioni per il disegno tecnico progettuale sono le prime viste in sezione con l’indicazione dei
relativi piani di taglio, nate proprio
nel periodo rinascimentale e da
cui, per ridurre le informazioni
superflue, si dedussero poi le viste
parziali, le semiviste e le semisezioni, ancora oggi ampiamente
utilizzate nei nostri elaborati CAD.
Per far capire meglio ai costruttori
specifiche informazioni dettagliate i progettisti cominciarono a realizzare delle tavole di dettaglio
con i particolari ingranditi e inerenti ad un determinato aspetto
dell’edificio da realizzare. Sono i
trattati di architettura di quell’epoca che raccolsero, man mano che
nascevano, le novità provenienti
dalle tecniche di rappresentazione
e cominciarono a divulgarle, dandogli valore di norma in virtù
dell’autorevolezza dell’autore. I
limiti delle tecniche di stampa
dell’epoca generarono poi nuove
simbologie mai più abbandonate
Pia ta dell A
dal disegnatore tecnico come ad
esempio i vari tipi di tratteggio
utilizzati per diversificare la campitura delle sezioni in base al materiale, oppure lo spessore e il tipo
di linea in base alla funzione geometrica e tecnica che esse dovevano esprimere. Il linguaggio della
rappresentazione
architettonica
si arricchì delle quote e delle scale
grafiche o metriche che divennero
rapidamente un qualcosa di indispensabile nei disegni di progetto
e/o di rilievo. Come scrivevo qualche rigo fa, dal periodo della Rivoluzione Francese deriva un sistema metrico innovativo, quello decimale, destinato a diventare una
sorta di copertina di capitolo di
una nuova era anche nel campo
del disegno tecnico che si avviava
ora verso la Rivoluzione Industriale e che applicava, con opportune
modifiche, il linguaggio rappresentativo utilizzato per l’architettura alla produzione artigianale e
poi industriale. Il Sistema Metrico
Decimale fu promulgato a mezzo
di una legge statale prima in Francia e poi in tutta Europa, salvo in
Inghilterra che restava così, orgogliosamente, isolata nelle sue normative. A metà del IXX secolo l’industrializzazione e gli scambi
commerciali, sempre più fitti, fecero emergere il problema di unificare le unità di misura a livello
internazionale e così nel 1875 si
riunì a Parigi una Commissione,
composta da 17 Paesi, compresa
l'Italia, che decretò la creazione un
azia e edei a di “a Gallo “vizze a ,
Bureau International des Poids et
Mesures, o BIPM, cio l’Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure. Questo organismo scientifico
internazionale permanente, il primo fondato stabilmente da un insieme di Stati per un obiettivo
d'interesse mondiale, fu ubicato
nel Pavillon de Breteuil a Sèvres,
nel parco di Saint-Cloud, nei dintorni di Parigi. Sebbene l’istituzione è situata in Francia essa gode
dello status di extraterritorialità,
come le ambasciate, nomina autonomamente il proprio direttore e
la sua attività è controllata dal Comitato Internazionale dei Pesi e
delle Misure, il CIPM. Il Bureau
riconosce solo l’autorità della Conferenza Generale dei Pesi e delle
Misure, un’organizzazione internazionale formata dai delegati degli Stati aderenti alla Convenzione
del Metro. Da più di un secolo nei laboratori dell’Ufficio stato materialmente
realizzato un vastissimo repertorio di
misure campionate (vi ricordate il metro
in platino iridio studiato in Fisica?) e qui
sono custodite. Altro scopo del BIPM è
quello di garantire l'uniformità e il perfezionamento delle misure fisiche nel
mondo. Nasceva dunque così ufficialmente la metrologia, cio la scienza che
si occupa, a livello internazionale, dello
studio dei procedimenti di misurazione
delle grandezze fisiche, stabilendone i
sistemi di misura e le relative unità in
base a un'opportuna scelta delle grandezze fondamentali, delle corrispondenti
unità di misura e dei relativi campioni.
Continua
d.C., dive tato u o sta da d di o u ità
20
o asi a ideale
E LA P‘OGETTA)IONE
F a es o di Gio gio Ma i i, diseg i
A d ea Palladio, Villa Cap a deta La ‘oto da
se ivista e se isezio e
Il li guaggio lassi o degli o di i a hiteto i i
:
Il Bu eau I te aio al des Poids et Mesu es
Ca pio i di
21
isu a o se vai p esso il BIMP
22
CINEMA E ANIMA)IONE
The Divergent Series: Insurgent
di N u nz i a N ul l o
T
he Divergent Series: Insurgent un film diretto
da Robert Schwentke,
ambientato in un immaginario futuro post apocalittico. Si
propone come la trasposizione
cinematografica del romanzo Insurgent del 2012 di Veronica Roth
e sequel di Divergent del 2014. La
saga prevede un terzo romanzo,
Allegiant, la cui trasposizione cinematografica è prevista in due
parti che usciranno rispettivamente nel 2016 e nel 2017. Le riprese, iniziate nel maggio 2014, si
svolgono tra Chicago e Atlanta; il
primo trailer è diffuso il 12 novembre 2014: il 20 marzo 2015 distribuito nelle sale cinematografiche
statunitensi e, anticipato di un
giorno, in quelle italiane. Per chi
non conoscesse la trama del primo
film della saga, consiglio di legger-
la al seguente link di Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/
Divergent_(film). Sin dall'inizio di
Insurgent, è chiaro che gli Intrepidi sono divisi a metà: una parte si
affida agli Eruditi, una fazione assetata di potere, il cui scopo è conquistare il governo di Chicago, la
città in cui vivono; l'altra parte si
allea con gli Abneganti con lo scopo di contrastare proprio gli Eruditi. Tris (Shailene Woodley) e Quattro (Theo James), sempre insieme,
viaggiano alla ricerca di alleati e di
risposte. Inseguiti da Jeanine Matthews (Kate Winslet), capo degli
Eruditi, attraversano, tra le rovine
di questa futuristica Chicago, il
quartier generale dei Pacifici, progettando di riunirsi agli Intrepidi e
superando prove difficilissime. Il
loro scopo è quello di capire come
mai la famiglia di Tris ha sacrificato la propria vita e, soprattutto,
perchè gli Eruditi vogliono fermarli ad ogni costo. Con la morte di
Will (Ben Lloyd-Hughes), che Tris
23
ha ucciso per legittima difesa alla
fine del primo episodio, la ragazza
non è più in grado di prendere
un'arma in mano e non riesce a far
pace con Christina (Zoe Kravitz):
questo la renderà inquieta e imprevedibile mettendo a repentaglio la sua stessa vita. Intanto gli
Eruditi creano un nuovo siero per
controllare le menti dei divergenti
di cui scoprono avere un estremo
bisogno. I ribelli, alla fine, troveranno ospitalità presso gli Esclusi
guidati da Emily (Naomi Watts).
Condizionata dalle proprie scelte
ma fermamente decisa a proteggere le persone che ama, Tris, al fianco di Quattro, affronterà sfide impossibili fino a scoprire le verità
sul passato e le immaginabili conseguenze sul futuro. La scrittrice
del romanzo, Veronica Roth, ha
avuto già modo di vedere la versione cinematografica di Insurgent:
anche lei infatti, come molti fan,
era in apprensione per il film, dati
i cambiamenti effettuati rispetto al
CINEMA E ANIMA)IONE
libro. Dopo averlo visto, però, ha
garantito che l'adattamento cinematografico di Insurgent è molto
fedele alla sua versione cartacea
ed ha scritto: Il libro di Insurgent
ha una trama complessa, piena di
momenti commoventi, con alti e
bassi, quel genere di cose che possono funzionare in un libro, ma se
sono portati direttamente sullo
schermo rendono il film una confusione totale. I cambiamenti sono
stati fatti velocizzando la storia,
per cui sono funzionali a un adattamento cinematografico. In altre
parole: funzionano . Dunque il regista Robert Schwenke, che ha sostituito Neil Burger alla regia del
primo film, non ha abbassato il
livello di qualità della saga, restituendoci un film ben recitato, divertente ed emozionante che intrattiene e coinvolge lo spettatore
portandolo fuori dalla realtà. Non
mancano colpi di scena, sequenze
acrobatiche ed effetti speciali elettrizzanti nonostante la prima parte del film sia dominata da scene
action prevedibili ma, tuttavia,
funzionali al procedimento del
racconto. Dove, però, il regista ha
davvero centrato il bersaglio nel
mostrarci cosa avviene nella mente di Tris, la lotta con i suoi demoni interiori e la dura sfida con se
stessa; le tecnologie cinematografiche potenziano, così, il punto forte del libro della Roth: esplorare
l'intera psicologia femminile attraverso personaggi forti e tanto diversi tra loro come, appunto, Tris,
Jeanine e la stessa Emily che sarà
protagonista di un colpo di scena
mozzafiato con cui si chiude il
film. In quanto episodio "di mezzo", Insurgent prepara al gran finale che vedremo in Allegiant rischiando di risultare debole perchè troppo proiettato verso il futuro. In realtà, oltre agli impressionanti effetti speciali e all'azione, la
storia appare ricca di particolari
situazioni coinvolgenti e curiose,
con una sceneggiatura originale e
piena di sorprese dove il dramma
e il sentimento sono perfettamen-
24
te armonizzati e dove la storia d'amore tra i due protagonisti dona
quel tocco di romanticismo forte
ma non invadente. La fantascienza e la realtà virtuale, con annesso
colpo di scena finale, lo rendono
un film intrigante ed originale che
tiene il pubblico incollato allo
schermo. Benchè molto apprezzata l'interpretazione spettacolare di
Shailene Woodley e Theo James,
non sono mancate polemiche da
parte dei fan del libro di Veronica
Roth che hanno accusato il regista
di aver trasformato Insurgent in
un film apocalittico e pieno di effetti speciali che invece nel libro
non ci sono; questo nonostante il
beneplacito sulla trasposizione
cinematografica da parte della
stessa autrice del libro. Non ci resta allora che aspettare l'uscita del
film per scoprire se davvero risulta
essere all'altezza del libro.
25
DE“IGNE‘
Ettore Bugatti
d i S a l v i o Gi gl i o
E
ttore Bugatti è una delle
figure più importanti del
mondo automobilistico
del XX secolo; egli riuscì
a combinare concretamente quanto aveva assimilato dal ricco patrimonio artistico della sua famiglia,
con le sue idee tecnologiche innovative, gettando così le basi per un
vero e proprio linguaggio del design industriale che, ancora oggi,
fa scuola e da cui è scaturito un
marchio inconfondibile. Bugatti
aveva una sua personalissima poetica sulla produzione industriale;
la sua principale esigenza era
quella di produrre automobili che
dovevano essere una sintesi perfetta ed armoniosa di tecnologia
ed estetica, immaginando le sue
creazioni come delle opere d'arte
totali. Per certi versi una concezione che anticipava di qualche decennio la visione artistica dei Futuristi: la macchina come massima espressione umana. Le sue
idee e i suoi veicoli hanno costituito la base di partenza per la creazione di un marchio automobilistico leggendario e giustamente annoverato tra quelli più preziosi al
mondo. Con Ettore Bugatti si può
parlare, senza timore di sbagliare,
di una vera e propria poetica compositiva programmatica; la sua
produzione, infatti, si può articolare su tre punti fondamentali: Arte,
Forma e Tecnica. Proprio grazie a
questo approccio originalissimo, le
sue automobili erano di molto in
anticipo sui tempi, sia tecnicamente che stilisticamente. Altra
valenza etica del suo modo di fare
design era legato alla visione della
creatività, percepita anzitutto co- Biografico degli Italiani - Volume
me un completamento della perso- 1è (1972), in cui afferma: Il Bugatti,
nalità e poi come un potente mez- la cui casa (una villa di gran lusso,
zo espressivo, capace di rappre- comodità, bellezza e originalità)
sentare pienamente l’autore attra- confinava con la fabbrica, seguiva
verso l’oggetto prodotto anche da vicino il lavoro dei reparti, inquando questo non è un unicum tervenendo con un continuo rapma viene replicato in molti esem- porto diretto che escludeva la
plari. In questa ottica, che accomu- spersonalizzazione
gerarchica.
na tutti i grandi creativi di ogni Questa atmosfera e organizzazioperiodo storico, il guadagno deri- ne, che suggerivano del Bugatti più
vato dalla produzione assume un un'immagine di ricco signore con
ruolo marginale, quasi di
secondo piano. Sono
convinto che sia proprio
questa particolare percezione del ruolo della
creatività a garantire
realmente un’immortalità storica a certi autori,
dal momento che gli
oggetti della loro produzione sono elevati a
vere e proprie paroles
paradigmi universalmente riconosciuti. Ecco
perché la figura tutta di
Ettore Bugatti può giustamente essere collocata tra i caposcuola
dell’automotive dal momento che i suoi modelli
sono, ancora oggi, non
solo degli oggetti di culto
ambitissimi dai collezioEto e Bugai i u a foto del
nisti del settore ma vere
e proprie sintesi estetiche e tecno- la passione, tra le altre, della meclogiche che incarnano gli ideali di canica, che non l'immagine di un
quel preciso momento storico. In industriale, era espressione della
particolare due di questi veicoli sua concezione del lavoro e dell'aracchiudono in loro la visione di zienda come grande laboratorio
Bugatti sulle automobili: la Tipo 57 artigiano. Sicuro di sé, disinteresSC Atlantic e l'indimenticabile Ti- sato, rivolto più al creare che al
po 41 Royale che Ettore aveva rea- produrre, curando l'aspetto estetilizzato con l’intento di farla diven- co e la finitura anche dell'oggetto e
tare la macchina più potente e lus- particolare più effimero, il Bugatti,
suosa dell’epoca. Rende giustizia a che non aveva studi di base ingequesto personaggio la bella rifles- gneristici, sviluppava le sue ricersione di Mario Barsali sulla nota che con procedimenti intuitivi,
biografica di Bugatti nel Dizionario "sapendo vedere" il problema glo-
26
‘ s “TO‘Y
Bugai Tipo
Tipo
“C Atla i
‘oyale
27
DE“IGNE‘
balmente ed esprimendolo attraverso disegni d'insieme, favorito
da eccezionali immaginazione,
memoria visiva e versatilità. La
creazione di un motore come di un
particolare meccanico fu per lui
più un'operazione appartenente al
campo delle arti applicate che a
quello della tecnica industriale. .
Ettore Arco Isidoro Bugatti, questo
era il suo nome completo, nacque
a Milano il 15 settembre 1881, secondo figlio di Carlo e Teresa Lorioli. Trascorse la sua prima giovinezza tra Italia e Francia grazie
all’attività artistica del padre che
aveva, a Parigi e a Pierrefonds nel
dipartimento dell’Oise, degli studilaboratorio, fino al definitivo trasferimento della famiglia. L'ambiente familiare e le amicizie ad
esso connesse formeranno artisticamente ed intellettualmente in
maniera significativa il giovane
Ettore. Il nonno paterno, Giovanni
Luigi, era stato scultore e architetto mentre il padre fu uno stimatis-
simo designer di mobili e gioielli
in stile Art Nouveau. Suo fratello
minore Rembrandt fu un importante scultore. Sua zia Luigia era
la compagna del pittore divisionista Giovanni Segantini. Casa Bugatti era frequentata da affermati
intellettuali ed artisti dell’epoca: i
compositori Giacomo Puccini e
Ruggero Leoncavallo, l'editore musicale Giovanni Ricordi, il commediografo e librettista Luigi Illica, il
pittore Antonio Rietti, gli scultori
Ercole Rosa e Pavel P. Trubeckoj.
Come nella maggior parte delle
famiglie, anche i suoi genitori avevano sperato che Ettore seguisse
le orme di suo padre o di suo nonno ma il giovane Ettore non era
troppo innamorato degli studi di
architettura, pittura e scultura, che
frequentava presso la celeberrima
Accademia di Belle Arti di Brera
in quel di Milano, in cui era seguito, tra gli altri, dal maestro Pavel P.
Trubeckoj. Sarà un particolare episodio a far intraprendere ad Ettore
la strada della meccanica: nel
Ca lo Bugai
1898 l'ingegnere Prinetti e l'industriale Stucchi, amici paterni, lo
avevano invitato a fare qualche
giro di prova sul triciclo a motore
realizzato dalla loro ditta. Fu un
amore a prima vista: Bugatti non
solo aveva appreso intuitivamente
il funzionamento del veicolo ma
aveva suggerito anche diverse
modifiche che sorpresero notevolmente i suoi creatori. Oggi Ettore
Bugatti sarebbe sicuramente definito come un nativo meccanico!
Quello stesso anno il diciassettenne Ettore sarà assunto come apprendista dalla Prinetti & Stucchi
e lo stabilimento divenne, in pochissimo tempo, il suo laboratorio
personale con il beneplacito dei
suoi proprietari. Nel 1899 Ettore,
per testare sul campo le sue creazioni, tra cui un triciclo a due motori e un quadriciclo, partecipò
come pilota a numerose gare motoristiche ottenendo anche diverse affermazioni. Sempre nello
stesso anno, Bugatti costruiva la
sua prima autovettura, di piccole
Ca lo Bugai, s iva ia li e ty
28
‘ s “TO‘Y
‘e
a t Bugai
Giova
Gia o o Pu i i
i “ega i i
‘ugge o Leo avallo
Lo sta ili e to della ‘i o di
29
DE“IGNE‘
dimensioni, con due motori anteriori e due posteriori, per la quale
la ditta Pirelli fabbricò i suoi primi
pneumatici. Sul finire dell’estate
di quell’anno, in seguito a dei contrasti sorti con la Prinetti & Stucchi sulla realizzazione di un nuovo prototipo, Ettore passa con i
fratelli Gulinelli a Ferrara e all’inizio del 1901 presenta la sua vettura
che riceve il Gran Premio della
mostra e una medaglia speciale
offerta dall'Automobile Club di
Francia all'Esposizione Internazionale di Allevamento e Sport di
Milano. La vettura di Bugatti suscitò l'interesse della casa automobilistica De Dietrich di Niederbronn (Strasburgo), che acquistò i
diritti di produzione, impegnando
Bugatti, dal 1902, ad elaborare varie versioni che avrebbero portato
i nomi De Dietrich-Bugatti. Ettore
non aveva ancora raggiunto la
maggiore età, che all’epoca era di
21 anni, per cui il contratto di sette anni fu firmato dal padre. Nel
1904 la De Dietrich si ritirava dal
settore automobilistico, svincolando così Ettore che in quello stesso
anno entrò in società con l'imprenditore E. Mathis a Strasburgo.
Il 1907
un anno cruciale nella
vita di Ettore Bugatti. A febbraio
sposa Maria Giuseppina Barbara
Mascherpa, dalla quale poi avrà
quattro figli (due maschi e due
femmine). A settembre, sciolta la
società con Mathis si trasferisce a
Colonia assunto dalla Deutz Gasmotorenfabrik, una fabbrica di
motori per autoveicoli, con le
mansioni di direttore del settore
fabbricazione ove lavorerà per due
anni. Tra il dicembre del 1909 ed i
primi mesi del 1910, Bugatti chiede
un finanziamento alla Darmstadt
Bank di Strasburgo per realizzare
l’idea di aprire uno stabilimento
automobilistico tutto suo; così
affitta a Molsheim gli edifici vuoti
di una ex fabbrica per la tinteggiatura di tessuti e qui fonda e da vita
al suo sogno con appena venti
operai. In un solo anno il numero
di operai era aumentato di ben
quarantacinque unità, con una
produzione annuale di 75 telai,
senza carrozzeria né accessori
salvo un contagiri (prezzo di vendita: 7.000 marchi). Nel 1913 la produzione annua salì a 175 châssis.
Nel 1914 erano occupati 200 operai, con una produzione di 27
châssis mensili. Sarà lo scoppio
della prima guerra mondiale ad
interrompere brutalmente tutto. Il
2 agosto del 1914, primo giorno
della mobilitazione tedesca, Bugatti e famiglia abbandonano Molsheim facendo tappa a Stoccarda
ed infine a Friedrichshafen, da
dove, grazie ad un salvacondotto
dell’amico conte Zeppelin, raggiungono Milano. I timori di Ettore
erano legati alle sue origini italiane e alla sua vicinanza alla cultura
francese che potevano insospettire non poco i militari della coalizione germanica, nonostante la
sua proficua presenza e attività
pluriennale in territorio tedesco.
Fece una sortita a Molsheim nel
settembre 1914, precedendo la requisizione dello stabilimento, riuscendo a nascondere sottoterra tre
prototipi di motori da corsa derivati dal "modello 13" su cui stava
lavorando. Nel novembre dello
stesso anno si spostò in Francia e,
nel maggio del 1915, con la discesa
dell'Italia nel teatro bellico, fu arruolato presso la Section technique de l'Aéronatique militaire e
dislocato vicino Chalais a Meudon.
In questo periodo progetterà due
motori per aerei da combattimento. Nel novembre 1918, terminate
le ostilità, Bugatti rientra a Molsheim, ormai riannessa con l'Alsazia alla Francia. Trovò l'officina
completamente distrutta e, dopo
un primo momento di smarrimento, riuscì a riaprirla già nel gennaio 1919. Era un momento difficile per Ettore perché, nonostante il
suo apporto ingegneristico per il
conflitto, il governo francese ri-
30
fiutava di indennizzargli i danni di
guerra, essendo un cittadino italiano; il governo italiano, dal canto
suo, glielo rifiutava perché tutti i
suoi beni erano all'estero! Si tirava
avanti con la vendita di brevetti e
di licenze per la fabbricazione di
motori realizzati da altri produttori, come l’italiana Diatto, l’inglese
Crossley e la tedesca Rabag. Il tenace designer, nonostante le difficoltà economiche, trionfa a Le
Mans nel 1920 e partecipa al Salon de l'Automobile del 1921 che
rappresenta un vero giro di boa; da
quel momento in poi è un continuo crescendo di progetti, competizioni sportive, successi e fortunate realizzazioni automobilistiche, fatto di coppe, vittorie e belle
auto amate dal pubblico e dalla
critica. In quel periodo si avvia la
produzione di automobili icona
che la gente associa subito al prestigioso marchio: vetture da competizione, sportive e da gran turismo con un elevatissimo livello di
finitura, difficilmente riscontrabile in qualsiasi altro produttore
dell’epoca. Furono anche gli anni
del maggior numero di vittorie
sportive: 468 nel 1925, 577 nel 1926,
806 nel 1927. La Targa Florio era
all’epoca la prova più estrema a
cui poteva essere sottoposta
un’automobile che doveva rispondere positivamente in termini di
resistenza, elasticità e maneggevolezza; la Bugatti la vinse per
quattro anni consecutivi, dal 1925
al 1929. Dalle scuderie Bugatti
uscirono i più bei nomi della storia
dell’automobilismo: R. Benoist, L.
Charavel (Sabipa), J. Chassagne, L.
Chiron, B. Costantini, i fratelli P. e
F. de Vizcaya, A. Divo, R. Dreyfus,
Ph. Étancelin, E. Friderich, C. Masetti, E. Materassi, T. Nuvolari, A.
Varzi, W. Williams, P. Wimille. Le
competizioni sportive erano per
Bugatti degli stress test a cui sottoporre le vetture per eliminare
difetti ed affinare la produzione ed
anche un modo efficacissimo di
‘ s “TO‘Y
Il t i i lo a
U a reclame della P i ei &“tu hi
oto e di Bugai pe la P i ei & “tu hi
De Diet i h Bugai Tou e
Il
oto e della Bugai Tipo
31
DE“IGNE‘
fare pubblicità alla propria azienda. I cataloghi Bugatti erano veri e
propri portfolio in cui elencare
caratteristiche tecniche e podi
conquistati. La produzione di serie
derivava direttamente dalle auto
da competizione adottando le
stesse soluzioni e materiali ma
con motorizzazioni meno spinte.
Questo meraviglioso decennio stava per concludersi e all’orizzonte
si configuravano già i prodromi di
un nuovo conflitto bellico. Il primo
e duro colpo lo inferse la grande
crisi mondiale del 1928 che cominciò a far declinare, gradualmente ed inesorabilmente, l’era
dell’artigianato di lusso per fare
spazio alla nuova produzione seriale di bassa qualità e dal costo
contenuto. Il lettore non dimentichi poi che quegli anni erano violentemente animati dalla lotta di
classe alimentata dagli ideali del
massimalismo rivoluzionario di
Sorel e dalla visione sociale di K.
Marx che confluivano nelle concezioni più estremistiche ed ideologizzate del socialismo prima e del
comunismo poi, per dirompere,
infine, nel nazional socialismo e
nel fascismo e in cui non c’era più
spazio per quella originalissima
concezione che Bugatti aveva del
fare industria. Nel 1936 l’amata
fabbrica fu occupata in seguito ad
uno sciopero; la cosa fu vissuta
come un vero oltraggio da Bugatti
che restò addolorato e, sorpreso, si
ritirò dalla direzione. Fu il figlio
Jean, con impegno e abilità, a
prendere in mano la situazione
per tre anni fino alla sua tragica e
prematura scomparsa nell’agosto
del 1939 in un incidente stradale,
durante il collaudo di un modello.
Jean aveva portato via con se
un’intera epoca e i sogni migliori
di Ettore; infatti, pochi mesi dopo
la sua morte scoppiò la seconda
guerra mondiale e questa volta fu
veramente la fine del glorioso stabilimento. Tutto cominciò nel settembre del 1939 con lo spostamen-
to della produzione da Molsheim,
che essendo zona di confine era
molto esposta, a Bordeaux. Fu un
rimedio inutile perché nel luglio
1940 la regione di Bordeaux fu invasa dalle truppe tedesche. Nel
frattempo l'industriale tedesco
Trippel, produttore di veicoli militari anfibi, ottenne prima la gestione dello stabilimento di Molsheim, in seguito al sequestro scaturito dal rifiuto di Ettore di ritornare in Alsazia, e poi i magazzini
ed i macchinari di Bordeaux, ritrasferiti ad ottobre a Molsheim
dall'autorità tedesca. L’improvvisa
interruzione produttiva legata alla
guerra aveva anche creato un
grosso scoperto bancario presso la
Banca Rurale di Strasburgo ed alcuni fornitori intrapresero un’azione legale contro Bugatti che si
risolse con la vendita all'asta, nel
dicembre del 1941, della sua azienda pagata 150 milioni di franchi a
fronte di un valore stimato di 334
milioni. Al danno si aggiunse anche il fango delle accuse di collaborazionismo per aver ricevuto
danaro dai tedeschi e così la fabbrica fu confiscata dal governo
francese. Per lo stato francese, la
Bugatti era considerata una industria nazionale che non poteva
quindi essere venduta alla Germania. Fortunatamente Ettore prese
la cittadinanza italiana nel 1946
cosa che lo escludeva, così, da diritti a indennità. Dopo molti negoziati, sostenendo il motivo della
vendita forzata, Bugatti finì col
citare la Administration des domaines ma perse la causa nel novembre 1946 al tribunale di Saverne. Bugatti ricorse subito in appello che vinse l’11 giugno 1947 presso la corte di Colmar. Una malattia
palesò fisicamente le tante prove
a cui Ettore era stato sottoposto
negli ultimi anni e ne causò la
morte il 21 agosto del 1947 a Neuilly-sur-Seine nei pressi di Parigi.
gatti rispecchiava concretamente
quanto Ettore aveva assimilato in
gioventù in seno alla sua grande
famiglia. Era lontano anni luce
dalla visione di uomo/automa del
Taylor o dalla organizzazione industriale di Henry Ford, sapientemente parodiata da Chaplin nel
celebre cortometraggio
Tempi
moderni , in cui la produzione seriale e automatizzata riesce a trasformare la qualità in un sottoprodotto della quantità. In Bugatti vivevano gli alti ideali dell’Art Noveau e il suo stabilimento rappresentava una delle massime applicazioni di quella tendenza creativa. In quello stabilimento nasceva
il concetto stesso di industrial design applicato all’artigianato di
alta qualità, vera connotazione del
Vecchio Continente ed eredità,
tutta italiana, di Ettore. Più che di
una fabbrica, nonostante il livello
organizzativo raggiunto, ci si trovava dinanzi ad una grande bottega artigiana in cui regnavano pulizia, ordine, decoro e buon gusto
capaci di rendere quel complesso
di produzione, con i suoi quasi
millecinquecento dipendenti nei
momenti migliori, un qualcosa di
unico ed irripetibile. Più che operai da catena di montaggio, costretti a ripetere infinitamente la
stessa operazione, Bugatti voleva
uomini attenti e partecipi al processo produttivo; ecco quindi la
cura estrema nella selezione e formazione del personale, proprio
come accadeva nelle antiche corporazioni artigiane, da cui si esigeva la massima scrupolosità nella realizzazione di qualsiasi lavoro. Tutto ciò si tramutava in prodotti eccezionali per il grado di
precisione e rifinitura raggiunti.
L’autonomia produttiva era un altro ingrediente dello stabilimento
Bugatti, ancora una volta come
accadeva nelle migliori botteghe
artigiane del Rinascimento italiano. Esso, infatti, era in grado di
Lo stabilimento realizzato da Bu- produrre non solo tutti i pezzi del-
32
‘ s “TO‘Y
“ta ili e to Bugai a Molshei , Alsazia este o ed i te o
33
DE“IGNE‘
le autovetture ma possedeva delle
capacissime attrezzerie da cui
uscivano utensilerie e macchinari
necessari alle varie fasi di lavorazione.
E’ impossibile descrivere con
completezza in queste poche pagine tutto l’ingegnoso lavoro di Ettore Bugatti, anche se sarebbe veramente molto bello riuscire a farlo
con un libro: i suoi 950 brevetti lo
rendono un personaggio enorme e
un protagonista della storia della
tecnica dei primi decenni del XX
secolo. Ho cercato, quindi, di riportare qui, dalla sua straordinaria e
copiosa produzione, quei pezzi più
pregiati che sono stati riconosciuti tali anzitutto dal pubblico dell’epoca più che dalla critica. Per gli
approfondimenti rimando gli appassionati a visitare lo splendido
sito
della
Bugatti:
http://
www.bugatti.com/fr/tradition/lesmodeles-bugatti.html
1899 con Prinetti & Stucchi, motore a 4 cilindri a valvole in testa,
3.000 cm3 di cilindrata, 90 mm di
alesaggio per 120 di corsa, raffreddamento a circolazione d'acqua,
accensione sia a bruciatori sia a
batteria con bobine o candele, trasmissione a catena, 4 marce anteriori e retromarcia, 60 km/h di velocità, kg 650 di peso.
1902 - 1903 con De Dietrich, Bugatti doveva costruire tre serie di veicoli: da 10 CV, da 15 e da corsa, dietro compenso di 50.000 franchi,
più le somme di 400, 500 e 2.000
franchi per ogni vettura venduta.
Fra le serie realizzate va ricordata
quella del 1902, molto bassa, a 4
cilindri, 5.300 cm3 di cilindrata,
alesaggio di mm 114 e corsa di mm
130, 50 CV di potenza, preparata
per la corsa Parigi-Madrid e prodotta poi in diverse varianti, e
quella del 1903, alesaggio e corsa
130 per 140, 7.500 cm3 di cilindrata.
1904 con E. Mathis,
"modello
Hermès": 4 cilindri e 8 valvole, al-
bero a camme in testa, 140 per 160,
9.000 cm3, 60 e 90 CV, sviluppato
presso la Société alsacienne de
constructions mécaniques di Graffenstaden.
1907- 1909 con Deutz Gasmotorenfabrik prototipo monoblocco a 4
cilindri, albero a camme in testa,
150 per 150, 10.000 cm3, 50 e 60 CV;
prototipo 4 cilindri e 8 valvole, albero a camme in testa, 95 per 120,
3.200 cm3, 13 e 25 CV, trasmissione cardanica. Progetto in proprio:
prototipo ultraleggero peso kg 300,
4 cilindri e 8 valvole, 62 per 100,
1.100 cm3, km/h 80 che fu la base
del "modello 13".
Periodo iniziale della sua fabbrica
1910,
prime cinque vetture
"modello 13" monoblocco a 4 cilindri e 8 valvole, albero a camme in testa, 65 per 100, 1.400 cm3,
circa km/h 100, quattro sospensioni semiellittiche a balestre
multiple e sottili.
1911, modello superleggero due e
quattro posti, 55 per 90, 855 cm3,
10 CV, km/h 80 che fu acquistato
nel novembre e prodotto dalla
casa Peugeot di Beaulieu sul
Doubs: era la famosa "Bébé Peugeot", nel 1914 arrivata già a 3.000
esemplari.
1912, vettura da competizione, costruita in tre o quattro esemplari,
4 cilindri, 100 per 160, albero a
camme in testa, due valvole
d'immissione e una terza molto
grande di scarico per cilindro
(soluzione applicata sulle 8 cilindri e infine generalizzata), nuovo
sistema di comando delle valvole, 5.000 cm3, km/h 160. Il modello "Garros" dal nome dell'aviatore
che ne acquistò un esemplare.
1914, modello per Indianapolis (4
cilindri, 100 per 180, 5.650 cm3,
km/h 180) derivato dal "Garros";
nuovo tipo di sospensione posteriore; messa in produzione del
"modello 22"; preparazione delle
elaborazioni a 16 valvole del
"modello 13".
Periodo bellico, motori aereo: il
34
primo a 8 cilindri in linea, 120
per 160, 14.500 cm3 250 CV) fu
messo in produzione nel 1916-17
dalle ditte Diatto e Delaunay; il
secondo 16 cilindri affiancati, 120
per 160, 29.000 cm3 400 e 500 CV,
doppio albero motore, demoltiplicatore, messo in produzione
dalla Peugeot per conto del governo francese e dalla Duesenberg di Elisabeth nel New Jersey
per conto del governo americano
(40 esemplari; 2.000 commissionati al momento dell'armistizio).
Da questo secondo modello derivarono diversi motori per aerei, a
cilindri affiancati o contrapposti,
tra cui il Bréguet francese.
Periodo post bellico
1919, sulla base dei tre motori da
corsa elaborati nel 1914 a 16 valvole, ritrovati in buono stato, iniziava la produzione del nuovo
"modello 22", del "modello 23" e
del "modello 13 Brescia", tutti a 16
valvole. Le vittorie nel Grand
Prix di Le Mans (1920) e nel Gran
Premio di Brescia (1921) confermavano la bontà dei motori.
1921, Salon de l'Automobile,
modello 28" (8 cilindri e 24 valvole, 70 per 100, 3.000 cm3), da
cui prese avvio l'anno dopo il
noto "modello 30" (60 per 88,
2.000 cm3).
1924, nuova autovettura a 8 cilindri "modello 35": 8 cilindri e 24
valvole, 60 per 88, 2.000 cm3, albero motore su rulli, assale anteriore curvo e cavo, ponte posteriore a scatola, ruote in lega leggera con incorporati i tamburi
dei freni, peso intorno a 660 kg. Il
motore rimase a lungo in produzione nei tipi competizione,
sport e turismo, in diverse varianti e su diversi modelli. Fu
dotato di compressore nel 1926 e,
nello stesso anno, vinse tra l'altro la Targa Florio, i Grandi Premi di Roma, d'Alsazia, di Francia,
di Spagna, d'Europa, di Boulogne,
d'Italia, di Milano e i campionati
del mondo e dei paesi latini. Mo-
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tore d'aereo "modello 34", che pressore, km/h 200, riproposto versibili nei due sensi di marcia
avrà anche altri impieghi, di resa l'anno seguente con corsa e ci- e dispositivi di aggancio dei vae robustezza eccezionali: 16 ci- lindrata diminuite ("modello goni, adottava ruote elastiche
lindri in doppia linea, 2 alberi 47").
(cerchione in acciaio gommato) e
motore, 125 per 130, 25.000 cm3.
1930, "modello 50" 8 cilindri, 86 per doppio carrello a 4 assi (di cui
1925, il "modello 37" (4 cilindri, 69 107, 4.900 cm3, doppio albero a due di guida) che assicuravano
per 100, 1.500 cm3, con e senza camme, compressore, km/h 175, una perfetta stabilità laterale e
compressore, km/h 170 e 150), e 160 nella versione turismo, ri- una tenuta eccezionale: nessun
uscito in versione turismo l'anno preso nel 1931 col "modello asse poteva deragliare anche per
seguente ("modello 40") e, anco- 53" (vettura a 4 ruote motrici, un salto di binario di cm 50. Il
ra, nel 1930 ma con alesaggio au- km/h 200) e nel 1932 col successo assicurò a Bugatti, fino
mentato;
"modello 54" che conquistava al 1937, la produzione di 80 auto1926, "modello 39" (8 cilindri, 1.500 l'anno seguente il record mon- motrici, in diversi tipi (leggera a
cm3, con varianti nella corsa e diale dell'ora con km/h 216; due motori; "Présidentiel" a quatalesaggio);
"modello 51" che riprendeva il tro motori; a uno, due e tre ele1927, "modello 43", vettura sportiva "modello 35" introducendo il menti).
a due e quattro posti di grande doppio albero a camme e 8 val- 1934, modello è7", 8 cilindri, 72
successo (8 cilindri, 60 per 100, 2- vole a 90º.
per 100, 3.800 cm3 doppio albero
300 cm3, km/h 170-175); "modello 1931, locomozione ferroviaria, rea- a camme. Classe turismo: châs41", la famosa autovettura lizzazione di un'automotrice, sis franchi 73.000; berlina
"Royale", fuori catalogo, prodotta completata nel 1933. Il prototipo 113.000, coup
11è.000; classe
in soli sei esemplari più il proto- svolse regolare servizio quotidia- sport: châssis 100.000, coupé
tipo, prezzo di 500.000 franchi no, per tutto il 1933, sul percorso 140.000 e 150.000; classe compesenza carrozzeria, garanzia a Parigi-Deauville-Cabourg e ritor- tizione: châssis 120.000.
vita, di eccezionale silenziosità, no. Aveva 107 posti (84 seduti, 23
elasticità e potenza (in seconda in piedi), pesava 22 tonnellate e
accelerava da 5 a 150 km/h), che mezzo, era lungo m. 22, raggiunutilizzava il blocco del motore geva i 100 km/h in 1' 43'', frenava
"modello 34" (8 cilindri, 125 per a 105km/h in m 275, era mosso
1130, e 125 per 150, 12.800 cm3 e da due motori derivati dal
14.7è0 cm3, più di 300 CV, 3 ton- "modello 34"(che equipaggiava
nellate di peso, km/h 200).
anche la "Royale") per 400 CV e
1928, "modello 45", vettura sportiva km/h 150. Nelle prove raggiunse i
a due posti 16 cilindri in doppia 171km/h e l'automotrice si attrilinea, 60 per 84, 3.800 cm3, dop- buì poi il record di 196km/h. Tra
pio albero motore e doppio com- le innovazioni, oltre ai sedili re-
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38
INTE‘VI“TA
Robson Jacobsen
Community vuol dire anzitutto condivisione e Robson ha percepito pienamente questo spirito che sottende da due
anni la nostra ARS! Ha cominciato da poco tempo a pubblicare degli splendidi tutorial in lingua portoghese dal Canale YouTube ha cui ha dato semplicemente il suo nome. Nonostante il gap linguistico le indicazioni sono chiarissime e i video sono di elevata qualità, aspetti che nel loro insieme mi hanno convinto ad inserire questo canale tra le
risorse della Comm. e a chiedere a questo nuovo amico un’intervista per conoscerlo meglio.
d i S a l v i o Gi gl i o
C
iao Robson, presentati ai
nostri lettori
Sono Robson Jacobsen,
ho 37 anni e sono sposato con la mia cara Patricia da cui
ho avuto 2 figli, Joni e David. Sono
brasiliano ma da undici anni risiedo in Spagna, sull'isola di Gran
Canaria. Ho iniziato a lavorare nel
1995 a San Paolo, in Brasile, con la
decorazione d'interni, tre anni dopo mi trasferì a Bahia, dove ho vissuto fino al 2003, e dove ho lavorato come interior designer per una
società che si occupava a di controsoffittature in cartongesso ed
oggetti decorativi. In questa azienda sono stato circa cinque anni e
poi ho deciso di mettermi in proprio ed ho avviato la mia piccola
impresa di progettazione ed allestimento di controsoffittature con
cinque dipendenti. Solo nel 2000
mi sono avvicinato al CAD, quando
ho incontrato un architetto che mi
ha insegnato a fare progettazioni
al computer che prima facevo con
tecnica tradizionale. Mi sono appassionato all'informatica e gradualmente ho imparato ad utilizzare AutoCAD. Nel 2003 ho chiuso
l'attività e mi sono trasferito in
Portogallo per lavoro. Un anno dopo sono passato in Spagna ove vivo con la mia famiglia. Sono un
amante dell’informatica, infatti sto
studiando per la laurea in ingegneria informatica, anche se mi
hanno sempre affascinato l’architettura e l’interior design. La musica un’altra delle mie passioni: mi
piace suonare il pianoforte e creare musica.
disegno architettonico proprio da
quelle planimetrie che ridisegnavo
in maniera semplificata e così,
gradualmente, ho imparato.
Ricordi ancora il primo disegno
tecnico che hai fatto?
In ditta dovevamo apportare alcune modifiche in un progetto e l'architetto che aveva redatto le tavole era in viaggio… il mio capo mi
chiese se ero in grado di fare quei
cambiamenti, risposi che ci avrei
provato. E’ stato allora che ho fatto
il mio primo elaborato 2D vero e
manualmente. Naturalmente non
si tratta va di nulla di estremamente complesso: era solo un’unica semplice planimetria anche se
per me fu un’esperienza molto piacevole. Successivamente, di tanto
in tanto, mi esercitavo facendo
prima dei piccoli progetti, che non
richiedevano la presenza di un
architetto, e poi ho continuato a
realizzare tantissimi i progetti di
decorazione d'interni.
A quanti anni hai cominciato a
disegnare? Quando hai scoperto il
disegno tecnico?
Ho iniziato a disegnare quando
avevo circa 13 anni e, sinceramente, mi sempre piaciuto: all’inizio
disegnavo automobili e parti meccaniche, ma è stato solo quando ho
iniziato a lavorare che ho scoperto
la progettazione: gli architetti portavano i loro elaborati ed io ero Quando hai scoperto il mondo
l'unica azienda che li sapeva inter- dell'informatica?
pretare. Mi sono appassionato al E 'stato nel 1998. Avevo bisogno di
39
INTE‘
fare una presentazione e un amico
di San Paolo mi ha insegnato a
usare il programma PowerPoint,
per me è stato come fare un viaggio in un altro mondo! Da quel
giorno non ho mai più lasciato
l’informatica. Oggi sto utilizzando
GNU Linux e Windows, ma è un
gran peccato che non ci sono molte opzioni per progettare con Linux come per altri sistemi operativi.
CAD che hai imparato a usare?
Il primo programma che ho usato
è stato ArCon, con cui ho realizzato molti progettazioni a Bahia.
Successivamente ho iniziato ad
usare AutoCAD che, anche se mi
sembrava troppo complicato all'inizio, a poco a poco ho imparato a
dominare.
scaricato la versione di prova e ho
iniziato a testarlo. All'inizio sembrava solo un programma per dilettanti, ma rapidamente mi sono
reso conto che aveva un grande
potenziale. Ho scaricato il manuale e la versione Pro di Sketchup ed
ho imparato a usarlo. Oggi è il mio
software preferito perché faccio il
90% del mio lavoro con esso.
Quando hai scoperto SketchUp?
Utilizzi molto questo software?
Quali sono i vantaggi di SketchUp
Ho conosciuto Sketchup nel 2003, rispetto altri programmi concorQual è stato il primo programma attraverso una ricerca online. Ho renti?
40
‘VI“TA
Beh, Sketchup amplia continuamente la propria gamma di plugin che consentono la modellazione
di quasi tutti gli elementi, offrendo
così qualcosa di più che un semplice strumento per la creazione di
disegni. Uno dei vantaggi di Sketchup, ad esempio, e che viene utilizzato per pubblicare modelli su
Google Maps, con gli edifici in 3D
disegni layer possono essere visti
da tutti gli utenti di tutto il mondo
fino a quando il caso di un edificio
reale modellato. E 'molto facile da
gestire e ha un sacco di plugin disponibili che facilita il processo di
modellazione.
Utilizzi altri programmi di modellazione 3D? Se si, quali?
Per alcuni lavori uso AutoCAD e
per altri uso il Blender. Non ho una
grande dimestichezza con Blender, lo trovo un software spettacolare ma veramente poco tempo per
immergermi in esso come mi piacerebbe fare. Uno dei miei obiettivi imparare a gestire completamente Blender: offre molti vantaggi rispetto agli altri ed uno di questui è che è software libero.
Qual è il programma di rendering
che preferisci di più e perché?
Sinora ho imparato ad utilizzare
tre motori di renderizzazione: VRay, Kerkythea e Blender. Il mio
preferito è V-Ray, non perché sia il
migliore dei tre, ma perché mi
identifico meglio con esso. Io sono
del parere che la bontà di un motore di rendering dipenda anzitutto
dalla sua facilità di gestione. Ho
visto tantissimi rendering di modelli con diversi tipi di materiali e
tutti di ottima qualità; se le impostazioni sono gestite correttamente la produzione da sempre ottimi
risultati. Per quel che riguarda VRay ti dico che oltre ad essere un
software molto popolare, ha un
enorme quantità di letteratura e
tutorial dedicati ad esso e che i
tempi per i rendering statici sono
sempre accettabili.
Quando hai scoperto YouTube e
Google Plus? Ti piace questa rete
Sociale?
Nel 2007 ho iniziato ad usare YouTube per guardare documentari e
caricare alcuni video personali
che sono ancora lì nel mio canale.
Ma fu solo nel 2012 che, in realtà,
ho dato maggiore attenzione ai
canali; da poco ho iniziato a migliorare i video che carico, cercando di offrire qualcosa che serva da
supporto per chi vuole avventurarsi nel mondo del design. Google
Plus l’ho conosciuto quando stavo
trattando un affare online ed avevo bisogno di fare una video conferenza. Con i Social Network sono
un principiante assoluto anche se
mi sono reso conto che è una bella
opportunità per presentare il mio
lavoro.
Se dovessi dare un consiglio ad un
giovane disegnatore tecnico alle
prime armi, cosa gli diresti?
Di armarsi di molta pazienza perché, in un primo momento, i suoi
modelli non avranno molta qualità
e sarà sicuramente criticato. Avrà
bisogno di spendere molto del suo
tempo libero per imparare ad usare e testare diversi programmi di
progettazione. Il consiglio più importante è quello di intraprendere
questa strada soprattutto per passione più che per fare soldi: il denaro verrà con il tempo! Un buon
apprendista disegnatore deve avere tantissima passione per quest’arte, deve essere un sognatore
ma senza perdere mai di vista la
realtà e deve avere tantissima forza di volontà per combattere senza
sosta.
Sei mai stato in Italia? Cosa ne
pensi, francamente, del nostro
paese?
Non sono mai stato in Italia, ma è
sulla mia lista dei posti che voglio
conoscere in un futuro non troppo
41
lontano. Ho molti amici italiani e
anche degli amici non italiani che
però vivono in Italia. Ci sono molti
luoghi in Italia che voglio visitare
come, ad esempio, Roma e Venezia. Ci sono così tante cose che mi
piacciono dell'Italia che è quasi
impossibile elencarle tutte qui. Mi
piace la lingua, la cucina, il gelato,
l'architettura, la musica, ecc ....
Incontrare l'Italia è un sogno ancora da realizzare.
Come vedi l'Unione Europea: ti
piace, cambieresti qualcosa o va
bene così com'è?
Ciò che più mi piace della UE è la
libertà di transito per persone e
prodotti. Io sono tra coloro che
credono che il mondo non dovrebbe avere confini.
I tuoi sogni e progetti per il futuro...
Finire la Facoltà d'ingegneria informatica ed impiegare quanto ho
appreso in tecnologia per combinarlo con l'architettura. Voglio essere uno sviluppatore di software
specializzato per l'architettura e,
nel tempo libero, continuare a
creare i miei progetti. Spero di
viaggiare molto e godermi i frutti
del mio lavoro.
42
INTE‘VI“TA
Matteo Rubboli
E’ uno dei personaggi più famosi di Google Plus… Con il suo splendido Vanilla Magazine ci ha fatto e ci fa girare il
mondo, mettendoci costantemente, e gratuitamente, al corrente sulle ultimissime novità del design, dell’arte, della
tecnologia, indagando su misteri e storia. Matteo da sempre mi appare un cittadino del mondo pieno di curiosità per
tutto ciò che di bello e prezioso l’uomo riesce a creare, un grande divulgatore e uno tra i pochi utenti di Google Plus
che offre senza secondi fini le sue tantissime conoscenze... Insomma, un personaggio pieno di fascino e simpaticissimo che avevo voglia d'intervistare già da parecchio tempo e che oggi cerco di “riassumere” per voi in queste
poche righe sperando gli rendano giustizia :)
d i S a l v i o Gi gl i o
P
artiamo subito con una
bella auto presentazione
per i nostri lettori: chi è
Matteo Rubboli?
Parto con un saluto a tutti i lettori
di CADZINE, e soprattutto a Salvio
Giglio, che è un esempio di cordialità e persona squisita rara nel
mondo del web. Matteo Rubboli è
un papà di 32 anni che ha fatto di
internet e del mondo dei blog una
passione e una professione.
Dal tuo strepitosissimo sito, Vanilla Magazine, ogni giorno escono
fuori cose veramente molto belle e
fonte di sicura ispirazione per chi
ti segue. Quando e come è nata la
tua creatura?
Vanilla Magazine nasce nel 2011,
nel momento in cui ho capito che
ta. Le poche nozioni che ho appreso le devo principalmente al mondo di internet e ai tantissimi libri
letti in gioventù, ma soprattutto
alla continua voglia di conoscere e
sperimentare. Il mondo del lavoro
poi mi ha messo di fronte alla necessità di padroneggiare diversi
argomenti con proprietà di linguaggio e conoscenza tecnica,
quindi per me la voglia di conoscere è stata legata anche ad una
necessità molto più pragmatica
Si percepisce quasi immediata- come la competitività professionamente che dietro Vanilla c'è un le.
attento osservatore della vita, declinata nelle sue essenze più belle Sei un personaggio cosmopolita e
ed elevate: arte, forma e tecnolo- da tanti tuoi post si capisce che
gia. Hai seguito tu stesso un per- ami molto l'area mediterranea in
corso di studi specifico per rag- particolar modo la Grecia.... Hai
giungere questi risultati?
qualche legame particolare con
A livello personale la mia forma- quella terra?
zione è molto poco ortodossa (per La Grecia è la mia seconda patria,
uno scrittore) avendo fatto il liceo in cui passo molto tempo in funscientifico e avendo cominciato zione delle stagioni. Ho avuto la
(senza finire) l’università sbaglia- fortuna di conoscere una donna
esprimersi online mi avrebbe dato
la possibilità di affrontare un percorso di maturazione personale
che in altro modo non sarei riuscito a intraprendere. Il viaggio affrontato per arrivare al sito com’
oggi
è
stato
lungo
e
(fortunatamente) complesso, e mi
ha dato modo di entrare in contatto con tantissime persone appassionate dei tanti (troppi?) argomenti di cui parla il sito.
43
INTE‘
fantastica con cui condivido la
mia vita personale che è greca al
100%, insieme e grazie alla quale
ho trovato un equilibrio fra lavoro
e vita personale che, vivendo solo
in Italia, non ero mai riuscito a
raggiungere. Diciamo che più che
un legame è proprio un amore dichiarato nei confronti dell’Ellade.
L'architettura è un tema ricorrente
di Vanilla, che raccoglie ed offre
tantissimi articoli su realizzazioni
progettuali molto particolari...
Quali sono i tuoi architetti contemporanei preferiti?
L’architettura stato un argomento complesso con il quale confrontarsi, e deriva principalmente dai
miei trascorsi lavorativi nel campo dell’edilizia. In verità lo scopo
principale delle pubblicazioni di
Vanilla Magazine è quello di mostrare la tecnologia e il pensiero
dietro la costruzione di edifici per
l’uomo, e quindi la rubrica vuole
essere una risorsa alla quale ispirarsi per un futuro sostenibile
piuttosto che un esercizio estetico.
Per quanto riguarda gli architetti
sarebbe facile citare Oscar Niemeyer, Renzo Piano o Zaha Hadid,
ma in verità non ci sono architetti
che preferisco rispetto agli altri
proprio perché, molto spesso, alcune delle idee maggiormente innovative vengono da studi di persone
magari semi sconosciute, ma che
rispondono, con le loro capacità
progettuali, a specifiche esigenze
di ecosostenibilità.
WEB e divulgazione culturale, un
meraviglioso binomio che sembra
aver trovato in Google un patron di
tutto rispetto. Parlaci della tua
esperienza di questi ultimi anni in
rete.
Questa è una domanda che potrebbe aprire un trattato di lunghezza
biblica. Cercando di essere conciso e non annoiare i lettori, credo
che la rete sia l’invenzione più democratica mai realizzata, e che
ponga di fronte alle persone la
possibilità di accedere alla cultura
nel modo più semplice che la storia dell’uomo abbia mai conosciuto. Google fortunatamente un’azienda attenta al progresso nel
senso vero della parola, ma rimane pur sempre un’azienda, che
quindi deve fare profitto. Facebook
e Google si dividono in parti
(quasi) uguali il mondo del web, e
sono diventati due asset come
possono essere il petrolio o il gas
naturale. Penso che i governi e il
legislatore dovrebbero garantire la
giustizia nell’utilizzo e nella pubblicazione
delle
informazioni
(pensiamo al materiale pedopornografico, al bullismo in rete etc) e
molto si sta facendo (e si è fatto) in
questo senso. Il web ha solo 20 anni, quindi è impensabile che abbia
dei regolamenti evoluti come ad
esempio quelli che, in paesi civili,
regolano la libertà di stampa. Entro qualche decennio assisteremo
alla regolamentazione dell’utilizzo
del web, e noi utenti abbiamo il
compito e la responsabilità di garantire alle generazioni successive
la stessa libertà con cui noi oggi ci
muoviamo in rete.
Italia, potenzialità e negligenze del
nostro Paese in ambito artistico e
culturale. Dal tuo particolarissimo
osservatorio che futuro vedi?
Vivendo Italia e Grecia posso dire
che conosco bene il "lato oscuro"
dei beni culturali a livello statale.
Purtroppo non so come sia il futuro, ma so che il presente potrebbe
essere decisamente più florido.
Per fare un esempio, l’anno scorso
sono stato al museo dell’Arte Moderna di Singapore, il quale ospitava, in molte sale, banchi e sedie di
scuola che avevo "scaldato" quando ero alle elementari e medie. Il
patrimonio di cui disponiamo è
immenso, e dalle nazioni più ricche vengono a prenderci addirittura banchi e sedie che noi consideriamo di una banalità imbarazzan-
44
te. Siamo sicuri che facciamo il
giusto per promuovere la nostra
Italia?
Crisi, crisi, crisi... ma a parer tuo il
peggio è passato e cosa ci dobbiamo aspettare in futuro dal pacchetto Europa?
Penso che il mondo abbia conosciuto uno spostamento deciso
della ricchezza, accelerato dalla
scellerata crisi dei mutui subprime. L’Europa, anche se non ne
stata causa diretta, ha risentito nel
modo più profondo la crisi, che era
però assolutamente inevitabile. Lo
spostamento della produzione industriale dai paesi europei a quelli
asiatici e BRICS era solo questione
di tempo, e lo stesso atteggiamento delle persone nei confronti dei
prodotti nazionali ha velocizzato il
passaggio di mani nella produzione di beni. Penso che più che
crisi si debba pensare ad un nuovo status quo, che è stato chiamato crisi" solo perch si presentato in tempi rapidissimi, 3 o 4 anni.
Il futuro sarà la conversione da
un’Italia industriale, quella che
abbiamo conosciuto fino al 2008,
all’Italia dei servizi in stile inglese.
Grande parte del compito spetterà
al governo, che durante l’era Berlusconi non è riuscito a proteggere il
nostro paese dai rapidi venti economici mondiali. Il governo attuale e quelli futuri saranno in grado
di svolgere questo compito? L’Europa inoltre deve riuscire a garantire regole uguali per gli stati
membri, che concernano tassazione, investimenti e stato sociale. E’
impensabile che in Irlanda si paghino il 2% di tasse e in Italia il
47%, quale investitore porterebbe
mai i propri capitali nella nostra
nazione, avendo il vantaggio di
incassare egualmente in Euro?
Google Plus ieri, oggi e domani
secondo Matteo Rubboli
Google Plus è stato lo strumento
per Google per connettere tutti i
‘VI“TA
propri servizi. Troppo spesso additato come concorrente diretto di
Facebook, Plus è un network che
assolve perfettamente agli scopi
dell’azienda che lo ha realizzato,
ovvero tracciare i comportamenti
sul web degli utenti (tasto +1) e
dargli un profilo di login utilizzabile in tutti i propri servizi. Domani potrà diventare magari più popolato (comunque già oggi ha più
di 1 miliardo di iscritti) ma soprattutto Google punterà sull’interazione con gli utenti, ancora troppo
bassa.
Tra i vari fenomeni virali che animano la rete quale è quello che più
ti ha colpito, convinto e divertito?
Mi trovo tutti i giorni a valutare e a
vedere con i miei occhi molti contenuti che diventano virali che
ormai mi impressiono difficilmente. Se devo ricordarne uno scelgo
sicuramente #coglioneNO di Zero,
una serie di video che pone l’attenzione sulla valutazione economica dei lavori degli esperti della
rete e dei new-media. Penso siano
interessanti non tanto perché mostrino un problema reale, ma perch pongono l’attenzione su un
aspetto che troppo spesso i giovani non tengono in considerazione:
la capacità di fare business. Se si
realizza un progetto, un lavoro o
un semplice scritto e non si sa richiedere il compenso ritenuto
congruo è meglio non intraprendere la carriera creativa. Lavorare
come freelance significa svolgere
quattro compiti: trovare il cliente,
capire il progetto, realizzarlo e venire pagati. Se non si è ferrati in
anche solo uno di questi quattro
aspetti è meglio cercare lavoro
dipendente, in proprio difficilmente si avrà successo.
Se dovessi creare tu stesso un Social come lo struttureresti?
Beh ritengo che Google Plus sia
quasi il social perfetto, che con
alcune integrazioni da Facebook
potrebbe diventare ancora più avvincente (sopratutto il meccanismo dei mi piace e delle condivisioni, ancora superiore nel social
di Zuckerberg).
Il personaggio più singolare che
hai conosciuto su G+ e con cui hai
un sentito rapporto di amicizia.
Mi sento in dovere di fare due citazioni. In primo luogo Salvio Giglio
(non a caso il fondatore di CADZINE), eccezionale utente di G+ che
mi ha sempre dimostrato affetto e
spronato nel continuare a condividere e realizzare contenuti interessanti. In secondo luogo (ma non
per importanza) la moderatrice
con cui collaboro sulla community
di Foto Passione, Nives Mazzarro,
senza la quale quella che oggi è la
community italiana più grande di
Google Plus non sarebbe mai diventata quel fantastico luogo di
condivisione e discussione che è
oggi. Aver raggiunto il traguardo
dei 100.000 iscritti per primi in
Italia è stata una soddisfazione
eccezionale, che abbiamo ottenuto
grazie ad un perfetto lavoro di
squadra, aiutati dall’educazione e
45
dalla passione di tutti i nostri
utenti.
Fai un elenco ragionato delle cinque recenti invenzioni più belle
che, a tuo parere, sono destinate a
cambiare letteralmente le nostre
abitudini quotidiane.
1. Lo smartwatch. All’inizio ne ero
un implacabile critico, ma nel
tempo mi sono convinto che
diventerà un dispositivo che
permetterà di dimenticare portafogli, chiavi dell’automobile,
smartphone e, almeno in parte,
computer.
2. L’implementazione delle fonti di
energia rinnovabile nelle nostre
case e l’architettura ecosostenibile.
3. La ricerca medica associata ai
nostri device, in grado di fornire
ai ricercatori una base di dati
enorme sulla quale sviluppare
nuove cure.
4. La digitalizzazione del sapere
umano, che consentirà a chiunque di accedere all’enorme banca dati di scritti ancora purtroppo pubblicati solo su carta.
5. Le auto a pilota automatico .
Colgo l’occasione per salutare il
mio amico Salvio Giglio e la sua
fantastica compagna Nunzia Nullo, che rendono il web un posto in
cui apprendere e condividere le
proprie esperienze per tentare di
creare un futuro migliore condiviso da tutti.
46
LIB‘I
L’impression 3D
avec SketchUp
Intervista
con l’autore
J. L. Clauss
importante promuovere la modellazione 3D come nuova forma di
linguaggio. Mi piacerebbe solo che
d i S a l v i o Gi gl i o
SketchUp fosse più orientato alla
BIM, anche se so già che ciò è posuando hai scoperto Sket- sibile con l'aggiunta di alcuni pluchUp?
gin come quelli sviluppati da
Ho scoperto SketchUp PlusSpec e Dale Martens.
all'inizio di questo nuovo
secolo. Come molti, ho pensato Ho letto nel tuo profilo che sei un
che fosse un "piccolo" software architetto e un docente... quanto
non-professionale. Il primo pro- SketchUp ha semplificato il tuo
getto che ho realizzato completa- lavoro?
mente con SketchUp è stato un SketchUp semplificato il mio lavoedificio
residenziale,
nel ro in molte aree. Ora sono in grado
2004/2005. Mi ha letteralmente di presentare in modo rapido e accontagiato! Mi piace giocare e di- curato sia i volumi che layout di
segnare con esso come su di un un progetto. L'impatto è estremaalbum da disegno.
mente efficace sui clienti: vedono i
loro sogni diventare realtà! E’ per
Come valuti questo programma di questo che possiamo considerare
modellazione 3D rispetto ai suoi SketchUp anche come un fantasticoncorrenti diretti? In altre parole: co software di marketing. Sketcosa ha più e cosa gli manca anco- chUp ha letteralmente cambiato la
ra rispetto ad altri software?
mia vita perché, proprio grazie a
SketchUp è semplice ... ma non questa passione, sono diventato
facile! Per me, la modellazione in un docente e un autore. Nella mia
SketchUp è un piacere: mi sembra attività da formatore ho scoperto
quasi di impugnare una penna! che due cose determinano l’entuSketchUp ha risolto un'equazione: siasmo dei miei studenti del corso
mouse = penna! Sì, questo è una di SketchUp facendogli esclamare
delle più grandi differenze rispetto un bel WOW! . La prima l’abbiagli altri software. Un altro punto a namento di immagini fotografiche
favore per la filosofia: ll 3D per ad un modello, una delle funzionatutti! . Credo che oggi sia molto lità più pratiche di SketchUp, di-
Q
47
sponibile anche nella versione
free. Per me è sempre una grande
soddisfazione presentare questa
simpatica funzionalità durante
una lezione del corso di SketchUp.
Mi rendo subito conto che la classe intuisce perfettamente che questa caratteristica di SketchUp può
cambiare molto la loro vita professionale. La seconda funzionalità è
quella delle operazioni sui componenti, una magia di sicuro effetto
sulla classe e mi piace quando accade questo.
In Italia, digitalmente arretrata
rispetto agli altri Paesi UE, i professionisti sono ancora legati solo
ai programmi blasonati ... come è
la situazione in Francia?
Anche in Francia, i professionisti
utilizzano prevalentemente AutoCAD e ArchiCAD. Ma a poco a poco, ho la sensazione che la voglia
di lavorare con SketchUp è in crescita. Faccio questa affermazione
perchè ho visto personalmente
degli ingegneri lasciarsi sedurre
dalle potenzialità di SketchUp per
aumentare la loro produttività.
Stampa 3D e architettura: quali
sono le sue implementazioni in
questa disciplina?
il modello in legno o in cartone
LIB
oggi sono stati sostituiti da software di modellazione 3D. A mio
parere, la stampa 3D riporterà in
auge la produzione di modelli reali
in scala. Questo, come spero, potrebbe anche essere un’opportunità per creare nuovi posti di lavoro
in architettura. Per gli architetti la
stampa 3D e la realtà aumentata,
che è il passo successivo, sono un
modo innovativo e convincente
per presentare i modelli delle loro
creazioni.
Quali sono le tue esperienze con la
stampa 3D? Hai una stampante del
genere?
Il mio lavoro è quello di aiutare le
persone a parlare in 3D, ecco perché sto fornendo dei servizi di modellazione e prototipazione 3D. Se
vogliono imparare come produrre
qualcosa da soli, scelgono uno dei
miei corsi di formazione per la
stampa 3D. Se non hanno tempo,
gestisco io tutto il processo di modellazione e stampa per trasformare il loro progetto in realtà. Possiedo una stampante UP desktop
3D printer. Sono membro del Fab
Lab locale qui a Strasburgo e a volte ci vado per la stampa. E 'anche
un luogo ideale per condividere le
conoscenze e migliorare le mia
capacità di relazionarmi con gli
altri. Mi piace anche utilizzare i
servizi di stampa 3D online come
Sculpteo.
Come è nato il tuo libro
"Impression 3D avec SketchUp"?
Potresti riassumere per i nostri
lettori i punti salienti in cui il tuo
lavoro è organizzato?
Questo libro è nato da un'idea del
mio editore Editions ENI, con cui
avevo già pubblicato quattro libri.
Quando quindi mi è stato proposto
di scrivere un testo sulla la stampa
3D con SketchUp, ho accettato subito. Il libro è organizzato in 3 parti: nella prima ho descritto brevemente la storia e le tecniche di
stampa 3D. Nella seconda parte
fornisco al lettore una serie di informazioni relative all’ottimizzazione dei modelli preliminare alla
fase di stampa come, ad esempio,
imparare a modellare correttamente per la stampa 3D, quali sono
48
i plugin da utilizzare, ecc. Nella
terza ed ultima parte ho descritto,
passo per passo, il processo di modellazione attraverso circa una
decina di esempi: il modello di casa, la decorazione dell’oggetto, ecc.
Perché pensi che sia importante
conoscere la stampa 3D di oggi?
E 'importante sapere di stampa 3D,
perché sono sicuro che essa cambierà il mondo. Nessuno può dire
esattamente come ma l'importante è esserne consapevoli. Sono certo che in futuro la stampa 3D sarà
un qualcosa di estremamente naturale e familiare come con un telefono cellulare o la navigazione
su internet. per i professionisti,
inoltre, vedo in essa una grande
opportunità per promuovere il loro
lavoro.
Quanto è importante la stampa 3D
nella scuola e per i giovani?
Ci stiamo spostando in un mondo
nuovo e questo è solo l'inizio. I giovani devono essere preparati. Essi
sono responsabili del nostro futuro. Avranno nuovi strumenti nelle
B‘I
loro mani. Nel bene e nel male,
spero in bene, la modellazione e la
comunicazione in 3D sarà accessibile e conveniente per molte persone. Spetta a loro di utilizzare
questa nuova lingua internazionale in modo pacifico e armonioso.
Hai mai pensato di tradurre il libro
in altre lingue? In italiano, per
esempio? :)
Questo è davvero uno dei miei sogni! Penso che sia possibile, tutto è
possibile in questo mondo. Se c'è
una volontà, c'è anche un modo
per farlo. Parlerò al mio editore.
Come vedi e cosa pensi, onestamente, dell’Unione Europea. Come
cittadino francese hai notato delle
differenze rispetto a prima dell’Unione, almeno in ambito culturale,
o è rimasto tutto come prima?
Qui a Strasburgo, che è una città
internazionale ed è sede del Parlamento europeo, viviamo in uno
stato d'animo euro-ottimistico.
Questa sensazione è amplificata
anche a causa della breve distanza
tra noi e diversi Paesi europei. Siamo realmente al centro dell'Europa, in prossimità dei nostri vicini
europei: Germania, Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Italia... Molti dei
miei professori di architettura erano tedeschi e svizzeri. Quindi, qui
è del tutto naturale di sentirsi di
essere europei! Credo che non è
così facile avere questo punto di
vista in altri luoghi della Francia.
Rispetto a quando ero un bambino,
direi che oggi gli scambi culturali
sono molto più copiosi di prima.
Spesso mi chiedo anche se Internet non era già più potente del nostro sogno unitario per collegare
gli europei…
Qual è il tema del tuo prossimo
49
libro? Quando hai finito di scriverlo, parlerai di questo nuovo lavoro
con i lettori di CADZINE?
Il mio prossimo libro sarà su SketchUp 201è, l’ho appena finito e si
tratta di un aggiornamento dell'ultima versione del mio libro SketchUp 2013. Quest’ultimo lavoro si
occupa delle caratteristiche di
SketchUp Make e Pro per Windows e Mac. Ho aggiunto dei contenuti speciali circa l'uso dei plugin e un paio di tutorial, uno sulle
tecniche di modellazione di base
ed un altro per realizzare delle
presentazioni dei propri progetti
in modo efficiente su LayOut. Spero che aiuterà gli utenti ad essere
immediatamente operativi. Caro
Salvio, grazie mille per questa intervista e, naturalmente, sarà un
piacere di condividere anche il
mio prossimo libro con i tuoi lettori..
50
MU“ICA
Lauda: Laudario di Cortona
Lauda io di Co to a
d i N ico la A ma lf i tan o
I
l termine Lauda (latino laus),
che in ambito liturgico indica
la prima delle ore canoniche
ossia l’Ufficio delle Lodi, nella
storia della musica identifica quella particolare forma di canto parareligioso, in lingua volgare e generalmente
anonimo
che
nel
Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi, trova non soltanto la
più alta espressione spirituale, ma
l'archetipo di un innovativo genere poetico.
Nata inizialmente nell’Umbria e in
Toscana
sull'esempio
della
ballata in lingua volgare già praticata dai poeti del tempo, la lauda
si diffonde per tutta l'Italia centrale e settentrionale; affermandosi
poi come canto devozionale, fa
sorgere
confraternite
laiche
(Laudesi, Flagellanti) il cui scopo
principale è quello di intervenire
con il canto nelle processioni o in
particolari liturgie. Le laude, dal
carattere lirico-narrativo, sono appelli alla penitenza e invocazioni
alla misericordia divina, narrano
anche episodi della vita di Cristo,
le gioie e i dolori della Vergine Maria, storie di santi. Con il tempo,
aumentando il numero delle composizioni, sorge presso ogni confraternita la necessità della loro
conservazione; pertanto si formano raccolte (laudari) compilate da
uno o più confratelli oppure, mancando tale possibilità, acquisendo
laudari da altri sodalizi, anche di
regioni diverse, adattandoli alla
bisogna, sia dal punto di vista linguistico, sia per il contesto religioso (festività, nome del santo, ecc.).
Le prime laude hanno forma monofonica essendo probabilmente
influenzate dalla musica dei trovatori con la quale, infatti, presentano numerose affinità riguardo il
ritmo, la linea melodica e la notazione. Se nei primi tempi prevalgono forme semplici, austere, con
51
una nota o poche note per sillaba,
nel corso del Trecento le intonazioni melismatiche si protendono
verso i vocalizzi dell'Ars Nova fiorentina. Almeno fino alla metà del
XIV secolo, le intonazioni non abbandonano le forme della monodia
pura, limitandosi talvolta ad essere integrate dall'accompagnamento strumentale di viole, liuti, salteri
e trombe, così come indicano le
miniature degli stessi laudari. Laude armonizzate a tre o a quattro
voci appaiono in qualche raccolta
dei primi anni del Quattrocento.
Nel Cinquecento la lauda è ormai
polifonica, inizia a perdere importanza man mano che si sviluppa
l'Oratorio.
Oggi si conoscono circa 200 laudari e due di questi sono estremamente preziosi essendo gli unici
con notazione musicale giunti fino
a noi: il Laudario di Cortona e il
Codice Magliabechiano della Biblioteca Nazionale di Firenze.
Di alcuni vetusti laudari rimane
MU“
Lauda io di Co to a, foglio
solamente la rigatura musicale
senza le note; tra questi è compreso il Codice 338 di Assisi che, qualora l'amanuense avesse condotto
a termine il suo lavoro, avrebbe
potuto offrirci l'intonazione del
Cantico delle Creature di San
Francesco.
Il Laudario di Cortona, copiato tra
il 1270 e il 1297, è la più antica raccolta corredata di notazione musicale a noi pervenuta. Il manoscritto comprende 66 laude, di cui 46
con musica; le prime 16 sono mariane, mentre le altre seguono approssimativamente il calendario
liturgico.
Il Laudario Magliabechiano, da
collocarsi fra il 1310 e il 1340, viene
indicato anche con il nome di Laudario Fiorentino perché appartenuto dapprima alla Confraternita
fiorentina di Santa Maria e poi alla
Confraternita degli Umiliati d’Ognissanti. Questo secondo laudario è formato da 97 laude di cui 20
sono comuni con il cortonese e
presentano ornamenti vocali.
Il Laudario di Cortona
Rimasto nascosto per secoli, il
Laudario di Cortona viene ritrovato nel 1876 da Girolamo Mancini
nella Biblioteca dell'Accademia
Etrusca del Comune di Cortona. Gli
autori del laudario appartengono
alle confraternite di laici sorte in
Umbria e in Toscana nel XII seco-
52
lo; dalla compilazione dei testi si
evince la loro conoscenza della
cultura ecclesiastica medievale e
della versificazione romanza. In
quattro laude è citato il nome Garzo; potrebbe trattarsi di Ser Garzo
dell'Incisa, rimatore religioso e
didattico del XIII secolo, bisnonno
del Petrarca.
Il manoscritto, che non contiene
miniature, è formato da 171 fogli di
pergamena; il testo è scritto in caratteri gotici e la musica in notazione quadrata. Il laudario si presenta suddiviso in due parti e tra
di esse è interposto un quaderno
di dieci fogli, probabilmente inserito agli inizi del Trecento, contenente altre due laude musicate:
“ICA
Benedicti e'llaudati e Salutiam
divotamente .
La prima parte, quasi certamente
opera dalla stessa mano, contiene
45 laude con melodia fino alla prima strofa, eccetto la quinta (Ave
Maria gratia plena). La seconda
parte inizia con l'indice del primo
gruppo, seguito poi da altre 19 laude prive di musica; la sua composizione è più recente e con l'intervento di più persone.
Delle laude con musica, le prime
sedici sono dedicate alla Madonna; la n. 17 è dedicata a Santa Caterina d'Alessandria mentre la 18 e
la 40 a Maria Maddalena. Dalla 19
alla 32 le laude fanno riferimento
alle ricorrenze dell'anno liturgico:
Natale, Quaresima, Resurrezione,
Pentecoste e Trinità. La 33, la 35 e
la 45 hanno per oggetto l'amore a
Cristo; la 34 e la 36 riguardano il
disprezzo per le cose terrene. A
San Francesco sono dedicate la 37
e la 38; la 39 a Sant'Antonio di Padova. La numero 41 è dedicata a
San Michele Arcangelo, la 42 a tutti i Santi e la 43 e 44 a San Giovanni Battista; la 46 agli Apostoli e la
numero 47 costituisce il saluto
finale alla Madonna. Una particolare caratteristica del Laudario di
Cortona è l'uso ricorrente degli
aggettivi, soprattutto di grado superlativo, che tendono ad esaltare
le qualità della Madonna, di Gesù
Cristo e dei Santi e a disprezzare
quelle negative dei peccatori. I cinque sensi sono spesso protagonisti
dei versi delle laude: il peccato
puzza, è buio; la grazia è luminosa,
soave, ha un sapore piacevole. Il
linguaggio è semplice e immediato, adatto alla comprensione anche del popolo.
Le laude sono scritte tutte in forma di ballata, composte cioè da
diverse strofe intervallate da un
ritornello. Nella maggior parte delle composizioni è facile notare l'asimmetria fra testo e melodia; questo induce a supporre che molte
laude siano contrafacta, cioè frutto
di quel procedimento, largamente
usato a partire dal XII secolo, che
adatta, ai nuovi testi, melodie, sacre o profane, preesistenti. Un
esempio ci è fornito dallo stesso
laudario con la lauda 11 Regina
sovrana, de gran pïetade che è un
contrafactum della 8 Altissima
luce col grande splendore , la cui
melodia viene conformata, con
evidenti cambiamenti, alla diversa
struttura del nuovo testo.
Oggetto di studi approfonditi, il
laudario cortonese oggi conta undici edizioni integrali in trascrizione moderna. Edizioni parziali
appaiono nel 1880 e nel 1889, rispettivamente a cura di Rodolfo
Renier e Girolamo Mancini; Guido
Mazzoni pubblica a Bologna, nel
1890, i testi completi della prima
parte, mentre Gilberto Brunacci
trascrive e pubblica quelli della
seconda parte, assai deteriorata.
Anche la parte musicale richiama
l'attenzione di studiosi ed esperti;
si ricordano in particolare le trascrizioni del musicologo Fernando
Liuzzi, del Canonico cortonese don
Nicola Garzi e quella del maestro
Clemente Terni, autore di una registrazione discografica per le edizioni Angelicum di Milano e di un
filmato per la Televisione della
Svizzera Italiana.
Riferimenti
Laudario di Cortona:
Voi ch’amate lo Criatore
Capilla de Santa Clara, Siviglia
Voi ch’amate lo Criatore,
ponete mente a lo meo dolore.
Ch’io son Maria co’ lo cor tristo
La quale avea per figliuol Cristo:
la speme mia e dolce acquisto
fue crocifisso per li peccatori.
Capo bello e delicato,
come ti veggio stare enchinato;
li tuoi capelli di sangue intrecciati,
fin a la barba ne va irrigore
Bocca bella e delicata,
come ti veggio stare asserrata,
di fiele e aceto fosti abbeverata,
trista e dolente dentr’al mio core.
Voi ch’amate lo Criatore,
ponete mente a lo meo dolore.
htp://
.youtu e. om/
at h? =eaHeSY hIs
53
54
NEW HA‘DWA‘E FO‘ CAD
I distanziometri ad onde
Le STM si avvalgono di diversi tipi di tecnologia per ottenere misurazioni sempre più precise ed indifferenti quasi
del tutto alle condizioni atmosferiche. La generazione e la gestione di onde elettromagnetiche ha favorito la realizzazione di sofisticatissimi sistemi di telemetria indispensabili in architettura ed ingegneria.
II puntata
d i S a l v i o Gi gl i o
D
opo l’introduzione sui
laser scanner dello scorso articolo, in cui abbiamo anche ricordato
qualche nome legato alla scoperta
del laser, continueremo il nostro
discorso polarizzando la nostra
attenzione — è proprio il caso di
dirlo LOL - sulla scansione ad onde e le relative tipologie applicative destinate al rilievo digitalizzato.
Un breve riassunto
Mi sembra opportuno partire col
riassumere il principio di funzionamento degli scansori laser oggi
presenti sul mercato col nome di
Stazioni Totali Motorizzate o STM.
Nel telerilevamento urbanistico
ed architettonico, lo sviluppo di
questa tecnologia che ha già una
decina di anni di vita, sta raggiungendo una sua piena maturazione
con applicazioni aeree e terrestri.
Le STM destinate al rilievo terrestre vengono anche designate
dall’acronimo TLS (Terrestrial Laser Scanner) e possiedono un’elevata capacità di memorizzazione
dati nonché pacchetti software
ausiliari per l’elaborazione grafica
di essi. Le STM, per molti aspetti,
non sono molto diverse dai vecchi
teodoliti impiegati fino ad una decina di anni fa per eseguire rilievi
indiretti. Al pari loro infatti, anche
le attuali STM sono montate su di
un cavalletto a tre piedi ed hanno
un gruppo ottico meccanico per
l’individuazione dei punti notevoli
55
necessari al rilievo di un oggetto.
La differenza sostanziale consiste
nell’automazione dell’apparecchio
espressa attraverso un controllore
logico programmabile, PLC, in grado di gestire il sistema di rilievo
basato sul laser e coordinare un
gruppo di attuatori necessari per il
suo puntamento. Il processo di
acquisizione dati sostanzialmente simile per tutte le STM: l’oggetto
scansionato dall’apparecchiatura facendo passare un raggio laser
attraverso il gruppo ottico opportunamente munito di tre motori
stepper, uno per ogni asse della
macchina, e capaci di far variare
angolarmente il puntamento del
laser. Dopo aver colpito la superficie dell’oggetto in un determinato
punto il raggio laser torna allo
strumento raccolto da un ricevitore che comunica al PLC l’avvenuta
NEW HA‘DWA
acquisizione. Di ogni nuovo punto
acquisito il PLC prima processa i
suoi parametri caratteristici, che
rappresentano
un’informazione
spaziale a tutti gli effetti, e poi li
memorizza secondo un criterio
logico sequenziale. I dati relativi
ad ogni punto catturato sono
espressi e memorizzati, durante la
fase di acquisizione, in coordinate
polari: valore degli angoli assunti
dal sistema di puntamento per la
cattura del punto e associazione di
questo ad un valore numerico che
rappresenta la distanza dell’apparecchio rispetto ad esso. L’operazione si ripete in rapidissima successione e per un certo lasso di
tempo; tutto il processo di scansione genera un numero elevatissimo
di punti, ricavati dalla superficie
dell’oggetto indagato, determinando quella che in gergo è chiamata
nuvola di punti e che può essere
anche vista come un insieme di
coordinate tridimensionali. La
mappa di punti costituenti l’oggetto rilevato, espressa in coordinate
polari, è poi rielaborata in base ad
un sistema di coordinate cartesiane ortogonali che ha, idealmente,
origine nel centro dell’apparecchio
rilevatore. Il risultato finale consiste in un modello tridimensionale
dell’oggetto rilevato chiamato Digital Surface Model o DSM. Questi
modelli trovano sempre nuovi
campi d’impiego: nella progettazione BIM orientata al recupero di
edifici storici, nella conservazione
dei beni culturali, nella ricerca archeologica, solo per citarne alcuni.
Altro impiego proficuo delle STM è
il controllo dei movimenti e deformazioni del suolo e di manufatti
edili, dal momento che il loro range d’impiego di tipo sub millimetrico. Le STM attualmente disponibili sul mercato sono quelle con
distanziometro ad onde, indispensabili in tutti quei casi dove non è
possibile utilizzare il prisma riflettore e quelle ad elevata automazione che consentono l’esecuzione di
rilievi con un singolo operatore
utilizzando la ricerca automatica
del segnale. Cerchiamo adesso di
capire cosa è come funziona un
distanziometro ad onde.
Distanziometro a onde
Un distanziometro a onde è, essenzialmente,
un’apparecchiatura
elettronica per la misura delle distanze munita di un generatore/
emettitore di onde elettromagnetiche, un eventuale ricevitore e un
apparato elettronico in grado di
misurare specifici parametri del
segnale emesso relativi alla sua
ricezione.
In passato era la ricezione il problema principale di questi apparecchi. Infatti, per ottenere una
misurazione sicura e senza errori,
proprio in questa fase, il segnale
deve possedere ancora una quantità di energia sufficientemente alta
da permettere il corretto funzionamento dell’apparecchiatura stessa.
Questa problematica è stata affrontata dai costruttori impiegando segnali formati da onde di facile direzionalità (convogliabilità),
anche in angolazioni solide estremamente ridotte, evitando così la
dispersione
per
propagazione
Nuvola di pu i ote uta dal ilievo di u edii io
56
WA‘E FO‘ CAD
Va ie fasi della
odellazio e D i
dell’energia in tutte le direzioni e
assolutamente necessaria al segnale per fargli compiere il percorso di ritorno verso l’apparecchio. Il problema della convogliabilità è stato aggirato impiegando
onde elettromagnetiche centimetriche, onde luminose o paraluminose e intervenendo sulla loro
modulazione di ampiezza nel tempo, facendo aumentare e diminuire ciclicamente l'ampiezza massima di essa, in modo da generare
un’onda di lunghezza decisamente più elevata. L’apparecchio
emette un segnale ad andamento
sinusoidale variabile, che quindi
composto di:
una prima onda denominata onda portante o onda modulata;
una seconda onda denominata
onda portata o onda modulante.
Per vanificare quasi totalmente la
possibilità di errori la misura della
distanza con i distanziometri è
ripetuta dalla macchina un elevato numero di volte in pochi secondi. Questo parametro, cio la modalità di misura di tracciamento,
può essere quantitativamente set-
asso di u edii io pa te do dal D“M i alto ote uto o u
tato dall’operatore entro un certo
range, incidendo lievemente sulla
precisione e sul tempo di misurazione: da centinaia a migliaia di
misure al secondo. Il riscontro di
eventuali misurazioni discrepanti
fra loro, dato il bassissimo tempo
richiesto dalla misurazione, può
essere attribuito quindi solo a fattori casuali anzich a reali e significative variazioni delle condizioni ambientali. La misura elettromagnetica della distanza trova sul
mercato innumerevoli applicazioni costruttive che impiegano come onde portanti le onde luminose e le microonde. Un acronimo, di provenienza anglosassone,
contraddistingue questi strumenti: EDM, da Elettromagnetic Distance Meter.
La modalità di misura la caratteristica costruttiva di maggior interesse legata agli EDM e da essa si
possono ricavare le seguenti famiglie tipologiche di apparecchi:
a misura di fase, dove il parametro controllato è lo sfasamento
tra l'onda emessa e quella ricevuta;
57
ilievo EDM ae eo
a impulsi, in cui il parametro
verificato dalla macchina è la
misura dei tempi intercorrenti
tra due impulsi o tra due treni d’onda opportunamente codificati;
pinpoint, queste dispositivi analizzano interamente tutta la forma del segnale emesso verificando parametricamente una
vasta gamma di informazioni: i
tempi di volo, la frequenza, il
canale di amplificazione, le attenuazioni, il rumore, ecc.
Una seconda suddivisione tipologica di strumentazioni per il telerilevamento si può applicare considerando la tipologia delle onde
portanti, in questo caso avremo:
Onde luminose EODM (Elettro
Optical Distance Meter) che impiegano riflettori passivi per il
loro funzionamento ed hanno la
lunghezza
d'onda
portante
dell'infrarosso vicino (λ = 0.78
um), modulata in ampiezza. La
modulante è decametrica.
Onde radio, micro-onde o onde
centimetriche MDM ( Micro wave Distance Meter) che impie-
NEW HA‘DWA
I alto, s he a del p i ipio di fu zio a e to di u EODM e, i
gano riflettori attivi per il loro
funzionamento. Utilizzano onde
portanti centimetriche modulate in frequenza.
Passiamo adesso ad analizzare più
approfonditamente le principali
strumentazioni proposte in questa
suddivisione.
Metodo della misura di fase
Questo sistema è anche chiamato
Two-Way
Ranging
System
(Sistema Bidirezionale Oscillante)
dal momento che, come vedremo,
il segnale compie un percorso di
andata e ritorno. Lo strumento
comprende un trasmettitore, un
ricevitore e il modulo di analisi.
L’apparecchio funziona emettendo
un fascio di luce infrarossa, opportunamente modulata in ampiezza
con legge sinusoidale, che ha come target un prisma riflettore passivo, (o un gruppo di prismi) il
del fascio di luce; dopo averlo colpito ritorna all’apparecchio con
una deviazione di 180°. Il metodo
si basa sulla comparazione tra due
misure: la fase del segnale emesso
è confrontata con quella del se-
asso, uello di u EDM ad i pulsi
gnale riflesso. Nel percorso di andata e ritorno, pari al doppio della
distanza inclinata, risulta, quindi,
compreso un numero intero n di
lunghezze d’onda, più una frazione
di lunghezza d’onda corrispondente allo sfasamento. Un’unita di calcolo integrata nel distanziometro,
chiamata comparatore di fase determina lo sfasamento angolare
∆φ tra le due sinusoidi e ricava
indirettamente il numero di lunghezze d’onda propagate emettendo segnali con caratteristiche diverse.
Metodo del calcolo dell’intervallo
tra gli impulsi
Questo sistema risulta molto più
semplice rispetto al precedente
poiché la stima della distanza è
ricavata unicamente misurando il
tempo di viaggio compiuto da un
impulso di luce laser infrarossa
durante il suo tragitto di andata e
ritorno. Anche in questo caso lo
strumento è dotato di un emettitore, un ricevitore, un circuito per
analizzare gli intervalli tra gli impulsi e dedurne le relative lunghezze nonché uno o più prismi
riflettori passivi. Il funzionamento
58
del distanziometro consiste nell’emissione sequenziale, di brevissima durata, di un segnale a elevata
intensità, costituito da un fascio
concentrato e molto sottile di luce
infrarossa laser, che è riflesso dal
prisma per fare infine ritorno
all’apparecchio. Il modulo d’analisi
determina, attraverso un particolare circuito, la differenza di tempo tra le sequenze d’impulsi e stabilisce la lunghezza concernente
la scansione. Tarando il circuito in
maniera ottimale è possibile raggiungere misure di accuratezza
leggermente inferiore a quelle degli EDM a misura di fase. L’impiego dei distanziometri a impulsi
offre anche non pochi vantaggi
rispetto a quelli basati sulla misura di fase:
Maggiore
portata, notevole
aumento della distanza massima misurabile, a parità di
energia, rispetto al segnale
continuo di un EDM a misura
di fase. Ciò è dovuto alla maggiore intensità istantanea posseduta dall’impulso e che,
quindi, così riesce a coprire
distanze elevate.
WA‘E FO‘ CAD
ne. Una definizione che esprime in
sintesi perfetta questa tecnologia
innovativa per la misura elettronica della distanza. Analogamente
alle altre due tipologie considerate
anche questo strumento è dotato
della componentistica per la generazione, la trasmissione e la ricezione di un potente segnale che
viene analizzato da un sofisticatissimo sistema multiplo di analisi. I
suoi costruttori sono partiti proprio dagli svantaggi degli altri metodi di misurazione prefiggendosi
i seguenti obiettivi:
Ottenere misurazioni di estrema precisione (nell’ordine di
mm) su grandi distanze (> 500
m) ed in pochi secondi (<12
sec).
Individuare di obiettivi multipli
da scansionare simultaneamente.
Totale indifferenza delle condizioni atmosferiche.
Determinare automaticamente
la calibrazione della distanza
disponibile
contemporaneamente alla misurazione di essa,
Tecnologia Pinpoint
evitando derive termiche poIl verbo transitivo inglese to pintenzialmente in grado di interrompere il flusso del segnale di
point si traduce con localizzare
misurazione.
individuare qualcosa con precisioPossibilità di misurare senza
riflettore, ciò possibile quando la misura avviene su brevi
distanze, da poche centinaia di
metri, fino anche a 1 Km ed è
dovuto sempre all’intensità
istantanea della luce laser che,
anche quando incontra una
superficie opaca (muratura,
intonaco, pietra, ecc.), riesce a
conservare un’energia sufficientemente elevata per essere
percepita dallo strumento, che
riesce così a determinare l’istante in cui il segnale ha fatto
ritorno e ad elaborare la distanza. Questo tipo di strumentazione consente il rilievo di
locali inaccessibili come, ad
esempio, edifici pericolanti,
proprietà recintate, ecc. e tutto
da una sola stazione e con
un solo operatore.
Solo due ma significativi aspetti
hanno, quindi, favorito la vasta
diffusione degli EDM a impulsi
rispetto a quelli basati sulla misura di fase.
La soluzione è stata raggiunta effettuando una scelta precisa delle
frequenze di modulazione, ben
diverse da quelle impiegate tradizionalmente nelle misure di fase,
preferendo ad esse solo quelle ad
alta frequenza con modulazioni
che spaziano dai MHz ai GHz. In
questo modo si ottiene un sistema
estremamente selettivo ed indifferente ai fattori ambientali come
pioggia, nebbia, polvere o neve. I
vantaggi associati a questa gamma di frequenze sono molteplici e
ciascuna di esse concorre in modo
ottimale alla determinazione di
misurazioni precise. Non si deve
trascurare l’aspetto che una maggiore sensibilità richiesta allo
strumento comporta un incremento del tempo d’analisi dal momento che questa tecnologia esegue
una valutazione totale del segnale
per determinare la distanza. Il
modulo di analisi, infatti, stima
svariati parametri del segnale prima di determinare il valore della
misurazione; infatti, oltre alla fase
e ai tempi di volo, il dispositivo
verifica il canale di amplificazione, le attenuazioni, il rumore, ecc.
Continua
U dista zio et o EDM o te ologia pinpoint
59
60
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62
CO‘“O di O‘IENTAMENTO alla BIM
Lo scambio di dati ed informazioni per il
modello BIM
Fig. , est apolazio e di i fo
VIII puntata
d i S a l v i o Gi gl i o
I
n questa puntata voglio proporvi un metodo per definire
gli scambi di informazioni tra
i processi del progetto, identificati nella puntata precedente,
che vitali per una felice attuazione
della BIM. Per raggiungere un livello ottimale di scambio informazioni il team di progettazione ha
bisogno di filtrare quelle realmente necessarie per individuare ciascuna applicazione BIM. Come
supporto per questo delicatissimo
compito è stato sviluppato appositamente dal CIC Research group
un foglio di lavoro per lo scambio
di informazioni (Information Exchange IE) inerenti al progetto. Il
foglio di lavoro dovrebbe essere
completato a partire sin dalle prime fasi di un progetto dopo aver
azio i dal p ogeto
sviluppato e mappato i vari processi della BIM. Per questa puntata
ci limiteremo a descrivere la gestione del foglio e poi ne pubblicheremo una copia stampabile.
Come ricavare le informazioni dal
progetto
Non è necessario includere necessariamente ogni elemento di un
progetto affinché un modello sia
valido. Ecco perchè è importante
definire solo i componenti del modello che sono necessari per attuare ogni impiego della BIM. La Fig. 1
illustra un esempio di come un
flusso d’informazione transiti attraverso un processo di attuazione
BIM. Questa figura è stata derivata
dalla mappatura di processo di
Primo Livello descritta nelle puntate precedenti. Come potete notare che gli impieghi BIM a valle sono direttamente influenzati da ciò
che viene prodotto dagli impieghi
inseriti a monte. Esaminando que-
63
sto esempio dal punto di vista di
un approccio ottimizzato e guidato
di estrazione dati da un progetto,
si può dedurre che se le informazioni del modello necessarie per
attuare un particolare impiego
BIM non sono state correttamente
riportate a monte da un membro
del team, esse devono essere create dal responsabile di tale impiego.
Pertanto, spetta al team di progetto decidere chi debbano essere gli
autori di queste informazioni e
quando esse debbano essere inserite nella BIM. Per motivi di semplicità, è necessario semplicemente che la squadra definisca i requisiti di scambio per ciascuna delle
informazione necessarie agli impieghi BIM nonostante avvengano
diversi scambi.
Il Foglio Information Exchange
Dopo il processo di sviluppo della
mappa, lo scambio di informazioni
tra i partecipanti al progetto è
CO‘“O di O‘IENTA
Ta . , livello di detaglio he devo o possede e le i fo azio i
chiaramente identificato. È importante per i membri del team, in
particolare per l'autore e il destinatario, comprendere pienamente
il contenuto informativo di ciascuna operazione di scambio. La procedura per la creazione dei requisiti di scambio di informazioni si
può sintetizzare nei punti sottostanti:
1) Identificare ogni potenziale relazione di scambio informazioni dalla mappa di processo di I livello.
Gli scambi di informazioni che
vengono condivisi tra due parti
dovrebbero essere definiti sempre.
E’ noto che potenzialmente un
unico impiego BIM può dar luogo a
più scambi; nonostante questo però, per semplificare il processo e
documentare meglio il tutto, è necessario definire singolarmente
ciascuna destinazione progettuale.
Il tempo di scambio informazioni,
poi, dovrebbe essere sempre derivato dalla ormai famosa mappa di
I livello, perché in tal modo si ha la
certezza che tutte le parti coinvolte nel progetto conoscano il momento in cui sono attesi i loro contributi alla BIM. Ecco perché le fasi
del progetto dovrebbero essere
identificate già dal capitolato di
fornitura, magari formulate in un
linguaggio specifico consono alla
BIM. Quando possibile, gli scambi
Ta . , ele o dei p i ipali soggei espo sa ili
di dati sulle direttive progettuali
BIM devono essere elencati in ordine cronologico, per realizzare
così una rappresentazione visuale
della progressione delle varie fasi
necessarie alla realizzazione del
modello BIM stesso.
2) Scegliere una struttura del modello ripartita in base agli elementi
del progetto.
Dopo che il team di progettazione
ha messo a punto gli scambi di
informazioni, dovrebbe realizzare
un’ulteriore struttura di scomposizione per tutti gli elementi del progetto.
3) Identificare le esigenze di informazione per ogni cambio (Output
& Input).
Per definire in modo ottimale ogni
scambio di informazioni, è necessario documentare i seguenti tipi
di informazioni:
a) Modello destinatario - Identificare tutti i membri del team di
progetto che in futuro riceveranno
le informazioni e che saranno responsabili della redazione degli
scambi in ingresso. Gli scambi in
uscita, invece, non avranno un modello apposito e dovranno essere
redatti dal team progettuale sotto
la guida del coordinatore generale.
b) Modello Tipo file - una lista
specifica di applicazioni software;
essa fornirà anche informazioni
64
sulle versioni del software utilizzate dai vari destinatari per elaborare il modello durante ogni sessione BIM. Questa lista è essenziale per identificare totalmente le
potenziali interoperabilità che
possono sussistere tra i vari partecipanti al progetto.
c) Informazioni - Identificare solo
le informazioni necessarie per
l'applicazione BIM. Attualmente, il
foglio di IE utilizza solo un raggruppamento formato da tre livelli
di struttura dettagliata, come mostrato nella Tab. 1.
d) Note - E’ facile intuire che non
tutte le informazioni necessarie
alla descrizione dei contenuti del
modello possono essere raccolte
nella struttura di scomposizione
informazioni ad elementi. Se ciò
dovesse rendersi necessario, si
può ricorrere a delle note. Queste
possono essere correlate a determinati contenuti della modellizzazione e/o descrivere tecnicamente un particolare da modellare.
4) Assegnare dei responsabili per
ogni richiesta Informazioni
In uno scambio dati ciascuna voce
deve avere un apposito responsabile per la creazione delle informazioni. La responsabilità di creare
delle informazioni progettuali valide è un compito di estrema delica-
TAMENTO alla BIM
tezza e dovrebbe spettare ad una
divisione del team di cui sono note
l’efficienza e l’affidabilità nel lavoro. Anche in questo caso, i tempi di
ingresso dei dati, intesi come elaborazione corretta delle informazioni per ogni impiego progettuale,
dovrebbero essere conformi a
quanto disposto nel I livello della
mappatura di processo. Il foglio di
lavoro essendo una struttura flessibile può essere organizzato in
base alle esigenze del settore responsabile delle informazioni per
determinare rapidamente, di volta
in volta, le necessità relative alla
modellazione BIM.
5) Confrontare contenuti Input e
Output
Una volta che sono state definite e
messe a punto le relazioni tra le
informazioni, è necessario che il
team discuta gli elementi specifici
in cui le informazioni in uscita
non corrispondono a quelle in ingresso. L'esempio di Fig. 2 illustra
proprio una contraddizione tra i
dati di progetto in uscita da un
modello Design Authoring Output
e quelli in entrata in un modello di
Input Energy Analysis. In questo
caso, si devono eseguire due azioni correttive:
1. Richiesta dati in uscita dal Information Exchange - rivedere le informazioni con un maggiore livel-
Fig. , o t addizio e t a i dai di p ogeto i us ita da u
odello di I put E ergy A alysis.
lo di precisione e/o di includere
ulteriori informazioni (ad esempio,
aggiungere il valore di resistenza
termica delle pareti esterne).
2. Richiesta dati in ingresso dal
Information Exchange - rivedere il
soggetto responsabile in modo che
le informazioni siano scritte
dall'organizzazione che determina
gli impieghi BIM.
La Tabella 2 mostra un esempio di
elenco di potenziali soggetti responsabili.
Continua
odello Desig Authori g Output e uelli i e t ata i u
65
CO‘“O di BA“E
Il comando OFFSET
X puntata
ing, used to help in calculating the area possiamo dedurre che offset perof an irregular plot. “
mette di generare delle copie diUna breve distanza misurata per- mensionalmente diversificate di
d i S a l v i o Gi gl i o
pendicolarmente dalla linea prin- un’entità del modello in base alla
cipale di rilevamento, utilizzata loro mutua dier presentarvi il coman- per contribuire a calcolare la su- stanza.
P
do offset nel miglior modo possibile ho deciso di
partire dal significato
che gli anglosassoni danno a questa parola e così, su di un bel sito
web, www.thefreedictionary.com,
ho trovato due definizioni particolarmente significative per la nostra chiacchierata:
“One thing set off or
developed
from
something else.”
Una cosa partita
o sviluppata da
un qualcos'altro.
Fig. , i o a del
o a do Offset
perficie di un'area irregolare.
Bene, detto questo, ora passiamo
Non vi nascondo che anche la de- a SketchUp e cerfinizione di offset che ho trovato chiamo di verifi- Fig. , pu tato e
su Wikipedia sembra essere cal- care praticamen- del o a do
Offset
zante:
te questa defini-
Il termine offset, o slittamen- Eseguire rapidamente copie scalate di un’entità
to, è usato per indicare la risulta estremamente utile nella modellazione di
differenza rispetto ad un involucri che prevedono un coperchio oppure di
valore di riferimento. … ” ed plastici di rilievo con piccoli rilievi collinari...
ancora: “In informatica un
offset è un numero intero che indica la
distanza tra due elementi all'interno di zione utilizzando il comando. Offun gruppo di elementi dello stesso tipo. set si avvale, per il suo funzionaL'unità di misura in cui si esprimono gli mento, di alcune caratteristiche
offset è normalmente il numero di ele- presenti nel potente motore di inmenti. .
ferenza del software per indivi-
“A short distance
measured perpenduare le entità grafiche presenti
dicularly from the
Sintetizzando le tre definizioni nel modello, come bordi, curve,
main line in surveynell’ambito del nostro modellatore poligoni ed aree per permettere
Fig. , di uesto esago o so o stai o side ai solo due sue e ità o do i
la opia i gra dita e dimi uita di esse.
66
lu da ui, g azie ad ofset, so o state i avate
E pe “ketchUp
all’utente di ricavare una copia
complanare di una di esse ma di
dimensioni scalate. Saper impiegare bene questo comando significa aumentare la propria produttività dal momento che si evitano
lunghe e noiose costruzioni geometriche lasciando più spazio così
Fig. , dopo ave
elaiva al pe i et
uovo al suo i te
i o i. Notate la li
all’estro progettuale. L’utilizzo di
offset è intuitivo ed immediato:
l’utente attiva il comando e il software mostra il puntatore sensibile
al contesto; basta semplicemente
spostarlo su di una figura chiusa
ed immediatamente questa si selezionerà. Sarà sufficiente cliccare
li ato u a sola volta sulla supe i e
o he deside o epli a e, ol ouse i
o pe ote e e u a opia di di e sio i
ea t ateggiata della dista za
Fig. , a uesto pu to i i avo u
est ude e pe ote e e l o lo del vaso
Fig. , ialla ia do i alla Fig.
due lai del ost o esago o
se o do
e o l ofset
o do da
aggio ato dei
una sola volta sull’area selezionata
e vedremo comparire, a partire da
un punto di uno dei bordi del perimetro della figura, una lineetta
tratteggiata, perpendicolare al bordo interessato, che rappresenta
geometricamente il coefficiente di
riduzione o di ingrandimento cal-
Fig. , dopo ave est uso il p is a e t ale uilizzo ofset
uesta volta pe ote e e u a epli a aggio ata del suo
pe i et o. I uesto aso es o ol pu tato e dalla igu a di
pa te za e i fe o su di u ve i e del p is a di ase
Fig. , e o il isultato i ale
Fig. , la epli a idota dei due lai; otate
pu tato e pa te u a oppia di guide di ife i e to
67
he dal
CO‘“O di BA“E pe “ketchUp
Fig. , p o le ai he di ofset: la ge e azio e di a tefai i deside ai
uello evide ziato dal t ateggio
ei e hiei ossi a he di g osse di e sio i, o e
Fig. , ge e a e u pi olo ilievo olli a e è olto se pli e a he se si devo o eli i a e,
a tefai elaivi alle zo e più st ete del pe i et o epli ato
colato in base alla distanza della
replica rispetto al perimetro originario. Avrete già notando che la
grandezza della replica la determinate voi tramite il mouse: restando
al di sotto del bordo selezionato o
entro il perimetro che circoscrive
un’area la replica sarà più piccola
dell’originale mentre, ovviamente,
accade l’esatto contrario oltrepassando il bordo o il perimetro
dell’entità di partenza. Il valore
della distanza per la scalatura della replica può essere immesso sia
da tastiera, attraverso l’ormai noto
VCB, o con il mouse cliccando in
un punto specifico. Nelle figure da
4 a 7 sono riportati i passaggi principali per modellare velocemente
un vaso quadrangolare. Offset risulta estremamente efficace anche per ottenere repliche scalate
di bordi o insiemi di bordi, come
curve, polilinee ecc., come vediamo nelle figure 8 e 9.
L’impiego di offset su figure particolarmente complesse può provocare degli errori di ridondanza
consistenti nella generazione di
poligoni indesiderati alle estremi-
68
a
a o he si
ea o, gli
tà della copia generata, Fig. 10. In
questi casi si rende necessario
l’intervento di correzione dell’utente per eliminare pazientemente
i dettagli indesiderati. Un’applicazione molto utile di questo comando è la generazione delle curve di
livello per la rappresentazione di
piccoli rilievi collinari come in
Fig. 11.
Continua
69
70
Le BA“I di QGI“
La rappresentazione della Terra ed i Sistemi
di Riferimento
Fig. , supe i ie te est e e supe i i di ife i e to
III puntata
d i F a b ri zi o P i e ri
Prima di iniziare a lavorare con
QGIS c’ una questione fondamentale e di una certa complessità che
riguarda il GIS in generale ed ancora prima la cartografia: la corretta rappresentazione della Terra, o
meglio della sua superficie su un
piano. La
carta è
sempre
una rappresentazione imperfetta
della superficie terrestre perché i
due piani non coincidono. La Terra
ha una forma approssimativamente sferica con una superficie curva
in tutte le direzioni. Riportare una
tale superficie su un piano non è
possibile senza deformarla e ciò
vale sia che lo si faccia in forma
analogica su carta, sia che si fac-
cia in forma digitale sullo schermo
di un computer. Il nostro pianeta
poi ha una forma irregolare, non è
una sfera ma neanche uno sferoide perfetto perché ha una superficie con rilievi e avvallamenti. La
sua forma reale perciò non è rappresentabile
matematicamente come avviene per le figure geometriche. Per questo motivo si sono definite delle superfici teoriche
di riferimento che meglio approssimano la sua forma. La prima di
queste è il geoide che semplificando può essere definita la superficie
che coincide con il livello del mare
riportata anche nella parte delle
terre emerse. E’ la superficie di
riferimento attraverso cui si definisce l’altitudine. Tuttavia anche il
geoide non è una forma matematicamente definita perché le variazioni di gravità e di densità delle
71
odello
varie zone della terra determinano
uno sferoide non regolare. Per supplire a questo difetto è necessario
introdurre una seconda superficie
di riferimento che corrisponda a
un solido geometricamente ben
definito: un ellissoide di rotazione,
cioè uno sferoide schiacciato ai
poli, con una superficie approssimata al geoide con uno scostamento massimo di circa 100 metri
e che finalmente permette una
formulazione e la proiezione matematica su un piano. Nella Fig. 1 e 2
amplificando le differenze vengono rappresentate le tre superfici.
Nel corso del tempo sono stati definiti più ellissoidi e la loro scelta
dipende dal miglior grado di approssimazione rispetto alla superficie che si vuole rappresentare.
Per fare questo spesso si sposta
l’ellissoide in modo tale da mini-
Le BA“I
Fig. , app ese tazio e geoide e ellissoide
Fig. ,datu
mizzare le differenze con il geoide
in una determinata zona geografica. La scelta dell’ellissoide di riferim e n t o
e
i l
suo orientamento preferenziale rispetto al geoide costituisce quello
glo ale e datu
lo ale
odello
odello
che viene definito il datum. Nel
caso in cui l’ellissoide sia stato
traslato rispetto al centro di massa
della Terra ed orientato a favore di
una determinata regione si parla
di datum locali (ad esempio, i
72
datum ED 1950 o Roma 1940); se il
suo centro invece corrisponde a
quello della Terra è denominato datum geocentrico o globale (ad
esempio WGS 84, che il datum su
cui poggia il rilevamento GPS).
di QGI“
Fig. , p oiezio e o i a, ili d i a e su pia o ta ge te.
Nella Fig.4 vengono riportate tre
diverse tipologie di proiezione. In
ogni caso la distorsione del risultato cartografico è inevitabile perché trasferire su un piano una superficie sferoidale porta sempre
a deformazioni che sono maggiori
quanto più grande l’area da rappresentare. Per limitare il fenomeno spesso si introducono delle
convenzioni come quella più adottata di proiettare l’ellissoide facendolo a spicchi, ottenendo in proie-
zione dei fusi. La proiezione convenzionale
più
diffusa
è
la conforme di Gauss (o cilindrica
trasversa di Mercatore) ed quella
su cui si basa molta cartografia
prodotta in Italia nei sistemi UTM
o Gauss Boaga. Nella Fig. 5 si può
vedere la proiezione conforme di
Gauss e nelle Fig. 6 e 7 la sua suddivisione in fusi secondo il sistema UTM. Proiettando per fusi (nel
sistema UTM ognuno di questi
rappresenta 6° di longitudine) si
73
può notare che la deformazione
aumenta allontanandosi dal meridiano centrale. Per questo il cilindro viene ruotato in modo da riproiettare l’ellissoide a partire dal
meridiano centrale della zona che
si vuole cartografare. Una volta
rappresentata la carta si tratta poi
di assegnare un sistema di coordinate che definisca il posizionamento geografico degli oggetti. In
ambito GIS questi sistemi di riferimento
vengono
denomina-
Le BA“I di QGI“
ti CRS (Coordinate Reference System) oppure SRS (Spatial Reference System) o più
semplicemente SR, che sono classificabili
in due categorie fondamentali:
. SR geografici (o non proiettati), nei
quali ogni punto della superficie terrestre
viene localizzato sulla base dei valori angolari di latitudine e di longitudine;
. SR proiettati, nei quali la posizione di
ogni punto della superficie terrestre è il
risultato di una proiezione che ha per risultato un sistema cartesiano bidimensionale in cui ogni punto ha una coppia di
coordinate X,Y
Un Sistema di Riferimento è comunque il
risultato di tutti i fattori che sono stati descritti ed è per questo motivo che ne esistono moltissimi, soprattutto in funzione
delle esigenze locali ma anche della diversità di datum, proiezioni, convenzioni, sistemi di coordinate, evoluzioni temporali,
ecc. Un utente GIS alle prime armi rimane
disorientato ed ha difficolltà anche a distinguere l’uno dall’altro sulla base dei
nomi. Per fortuna ci viene in soccorso
il registro EPSG (European Petroleum Survey Group), gestito da un’organizzazione
internazionale, che assegna ad ogni sistema archiviato uncodice numerico univoco.
Nel database dei Sistemi di Riferimento di
QGIS è consigliabile fare riferimento a tale
registro per non fare confusione. C’ poi
da considerare che operando nel nostro
contesto geografico ci sono solo alcuni
Sistemi di Riferimento che in qualche modo, sulla base della cartografia analogica e
digitale finora prodotta, costituiscono uno
standard. Dei sistemi cartografici (e dei
relativi codici EPSG) adottati in Italia parleremo la prossima volta, scendendo più
nello specifico ed affrontando anche il
problema della loro conversione e trasformazione.
Fig. , p oiezio e o fo
e di Gauss
Fig. , p oiezio e dei fusi el siste a UTM
Continua
Fig. , fusi e fas e el siste a UTM
74
75
TUTO‘IAL: elaborazion
Come elaborare un Video con SketchUp
I parte
di A nto ne l lo B uc c e l la
D
opo aver visto, nel precedente numero di CADZINE, come produrre dei
semplici e pratici render, proviamo a cercare di capire
come elaborare dei piccoli video
col nostro modellatore 3D. Un video, semplice e veloce o impegnativo ed accurato che sia, ci aiuta
comunque in maniera straordinaria a far comprendere tutto il nostro lavoro di modellazione tridimensionale alla committenza. Potrebbe sembrare un lavoro complicato ma vi assicuro che in pochi
semplici passaggi possiamo riuscire ad ottenere una valida sequenza animata.
Il Modello in 3D
Partiamo ovviamente come sempre da una restituzione già completata in ogni dettaglio, Fig. 1 in
questo caso, la restituzione 3D riguarda il Castello di Roccascalegna (CH) in Abruzzo (una piccola
dimostrazione video sulla rico-
struzione 3D è visibile sul canale
You Tube). Ho cercato di ricostruire questo modello in maniera molto fedele, aiutandomi con Planimetrie e Sezioni di Rilievo e come
sempre con tantissime foto scattate sul posto o cercate sul web. Una
ricostruzione suggestiva, come
abbiamo sempre affermato, deve
essere senza dubbio sempre e comunque il nostro obiettivo primario. Un bel filmato, con immagini
che "rapiscono" lo spettatore trasmettendogli
una
sequenza
"emozionante", deve necessariamente possedere, come ingredienti primari, accuratezza e meticolosità nella restituzione virtuale.
Il concetto di Scena
Incominciamo con il definire in
SketchUp il concetto di "Scena".
Ogni nostra inquadratura sullo
schermo, può essere opportunamente salvata da VISUALIZZA
ANIMAZIONE AGGIUNGI SCENA e
consentire di elaborare, con più
scene successivamente salvate
una piccola sequenza video, Fig. 2.
Ovviamente, per una prima prova,
cerchiamo di non salvare molte
scene. Per provare un piccolo vi-
76
deo potremmo accontentarci anche di 5/6 scene (Scena 1, Scena 2,
Scena 3... Cfr. Fig. 3) calibrate e
scelte secondo le nostre esigenze.
Cosa importante, cerchiamo di
scegliere e salvare l'impostazione
delle ombre alla prima scena, Fig.
4, cosi tutte le successive avranno
le ombre settate sullo stesso giorno e sulla stessa ora, altrimenti
avremmo come risultato un' antiestetica sequenza, con balzi di ombre casuali per ogni scena.
Il Gestore delle Scene
Un'altra finestra che conviene
subito aprire per il controllo delle
scene stesse è GESTORE SCENE; posizionando il cursore sulla barra di
una scena qualsiasi (per esempio
sulla SCENA 1) - tasto destro del
mouse GESTORE SCENE Fig. 5. Il gestore delle scene, ci consente di:
Aggiornare, aggiungere o rimuovere le scene, rinominare una scena
(cosa molto importante) includere
o escludere ogni singola scena
dalla nostra sequenza video, senza
per questo essere costretti ad eliminarla definitivamente, aggiungere una piccola descrizione... ed
altri utili parametri che pian piano
ne 6ideo con “ketchUp
ci converrà scoprire e provare. Dopo questi concetti basilari, proviamo ora a capire come arrivare ad
ottenere, con poche Scene, una
sequenza filmata fluida, efficace
ed accattivante.
Scelta delle inquadrature
Impariamo anzitutto a scegliere e
salvare delle inquadrature significative e non molto distanti fra loro. Ciò significa che fra la Scena 1,
la Scena 2, la Scena 3 e 4 (per
esempio), non dovrebbero esserci
notevoli differenze di inquadratura prospettica. In questo modo, le
immagini non subiranno un effetto "scatti veloci" ma avranno un
movimento più lento, regolare e
"narrativo", Fig. 6. Nella prossima
puntata, ci occuperemo dell'anteprima del filmato e come di calibrare i tempi per le transizioni in
base al risultato che vogliamo ottenere.
Continua
Fig.
Fig.
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Fig.
Fig.
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GIOCHI
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