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CADZINE marzo 2015, numero 3 ANNO II

In un’appendice delle NEWS un articolo di Antonello Buccella sull'Abruzzo e i rischi idro-geologici che minacciano il suo territorio. La rubrica su ARDUINO, a partire da questo numero, si occuperà di un EDA realizzato esclusivamente per Arduino: Fritzing. La recente storia delle normative tecniche sarà il nuovo argomento della rubrica Basi per il disegno e la progettazione. Nunzia Nullo ci presenta per la rubrica Cinema & Animazione il film “The Divergent Series: Insurgent”. La Designer's story di questo mese riguarda un personaggio straordinario: Ettore Bugatti, il papà dell’automotive. La rubrica Intervista ha due ospiti questo mese: Robson Jacobsen e Matteo Rubboli. L’angolo dedicato ai LIBRI ospita un testo francese sulla stampa 3D. Nicola Amalfitano parla del Laudario di Cortona nella rubrica Musica. I distanziometri ad onde saranno il tema della rubrica New hardware for CAD. Il Corso di orientamento alla BIM si occupa delle procedute sullo scambio di dati. Il Corso di base per SketchUp analizza il comando OFFSET. Fabrizio Pieri nella rubrica dedicata a LE BASI DI QGIS parla della rappresentazione della Terra ed i relativi Sistemi di Riferimento. Chiude l’edizione un tutorial di Antonello Buccella sulla realizzazione di filmati di presentazione per modelli 3D realizzati con SketchUp.

DAL 20 14 Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus MARZO 2015 Anno II Numero 3 edizione gratuita / Fritzi g U ECAD fato su isu a pe A dui o he si uilizza o e u lo o da diseg o. Fa ilissi o da i pa a e a he pe gli a solute egi e s / Come as e u a orma Pe lavo o sia o ost ei a o sulta le o i ua e te e su is o o pu tual e te aggio a e i… e guai a o o os e li. Ma o e as e u a o a te i a? / Ci ema & A imazio e The Dive ge t “e ies: I su ge t è u il di eto da ‘o e t “ he tke, a ie tato i u i agia io futu o post apo alii o. La Comm. per progettisti, disegnatori tecnici ed appassionati La prima Community italiana, della piattaforma Google Plus sul CAD e le sue applicazioni, per data di fondazione e numero di iscritti  BIM  Linguaggi CAD  A.N.T. Automotive  Prog. edile  CAD  Modellatori 3D  Stampa 3D  Altro software  CAD MEP  Modellatori organici  Concorsi  Progettazione  FEM  Post produzione  Curiosità  Portfolios 2 LA METTO IN CO‘NICE INDIPENDENTEMENTE DA CIÒ CHE CREI, NON È IMPORTANTE CHE TU DIPINGA O SCOLPISCA, OPPURE CHE TU FACCIA IL GIARDINIERE, IL CALZOLAIO O IL FALEGNAME. TANTE CHE TI CHIEDA: E' IMPOR- “STO RIVER- SANDO TUTTA LA MIA ANIMA IN CIÒ CHE CREO?”. OSHO RAJNEESH (MISTICO INDIANO) da: www.associazionecreativita.org 3 HOME Diario di bordo In un’appendice delle NEWS un articolo di A. Buccella sull’Abruzzo e i rischi idrogeologici che minacciano il suo territorio. La rubrica su ARDUINO, a partire da questo numero, si occuperà di un EDA realizzato esclusivamente per Arduino: Fritzing. La recente storia delle normative tecniche sarà il nuovo argomento della rubrica BASI PER IL DISEGNO E LA PROGETTAZIONE. N. Nullo ci presenta BIM si occupa delle procedute sullo scambio di dati. Per il CORSO DI BASE DI SKETSeries: Insurgent . La DESIGNER’S CHUP analizza il comando OFFSTORY di questo mese riguarda SET. F. Pieri nella rubrica dedicaun personaggio straordinario: ta a LE BASI DI QGIS parla della Ettore Bugatti il papà dell’automotive. La rubrica INTERVISTA ha rappresentazione della Terra ed i relativi Sistemi di Riferimento. due ospiti questo mese: Robson Jacobsen e Matteo Rubboli. L’an- Chiude l’edizione un tutorial di A. Buccella sulla realizzazione di golo dedicato ai LIBRI ospita un filmati di presentazione per motesto francese sulla stampa 3D. N. Amalfitano parla del Laudario delli 3D realizzati con SketchUp. di Cortona nella rubrica MUSICA. I distanziometri ad onde saranno il tema della rubrica NEW HARDWARE FOR CAD. Il CORSO DI ORIEN- per la rubrica CINEMA E ANIil film The Divergent TAMENTO ALLA MAZIONE disegnatore [di-se-gna-tó-re] s.m. (f. -trice) Chi disegna; chi, per lavoro o per passion rubriche PAG. 07 NEWS - in primo piano di Antonello Buccella Sta franando l’Abruzzo più bello e prezioso PAG. 08 NEWS PAG. 11 EDITORIALE di Salvio Giglio Artigianato e PMI: una straordinaria risorsa tutta italiana PAG. 12 ARDUINO di Salvio Giglio L’EDA delle meraviglie: Fritzing , I PUNTATA PAG. 18 BASI PER IL DISEGNO E LA PROGETTAZIONE di Salvio Giglio Come nasce una norma , I PUNTATA PAG. 23 CINEMA E ANIMAZIONE di Nunzia Nullo The Divergent Series: Insurgent PAG. 26 DESIGNER’S STORY di Salvio Giglio Ettore Bugatti PAG. 39 INTERVISTA di Salvio Giglio Robson Jacobsen PAG. 43 INTERVISTA di Salvio Giglio Matteo Rubboli PAG. 47 LIBRI di Salvio Giglio L’impression 3D avec SketchUp PAG. 51 MUSICA di Nicola Amalfitano Lauda: Laudario di Cortona PAG. 55 NEW HARDWARE FOR CAD di Salvio Giglio I distanziometri ad onde , II PUNTATA corsi & tutorials PAG. 63 CORSO DI ORIENTAMENTO ALLA BIM di Salvio Giglio Lo scambio di dati ed informazioni per il modello BIM , VIII PUNTATA PAG. 71 LE BASI DI La rappresentazi stemi di Riferime III PUNTATA PAG. 66 CORSO DI BASE PER SKETCHUP di Salvio Giglio Il comando Offset , X PUNTATA PAG. 76 TUTORIAL: SKETCHUP di Anto Come elaborare u I PARTE eventuali & vari PAG. 78 UMORISMO PAG. 79 GIOCHI Direttore responsabile: Salvio Giglio Redazione: Nicola Amalfitano, Antonello Buccella, Nunzia Nullo, Simone Piccioni, Daniele Pinna, Gianmarco Rogo 4 Segretaria di redazione: Nunzia Nullo Redazione bozze: Nicola Amalfitano, Nunzia Nullo E PAGE Pensandoci bene La buona scuola... non sarà mai quella che piace agli industriali ed ai potenti, ma quella che sa far innamorare di sé i ragazzi! La vera scuola è come una bella storia d’amore: ti prende per mano e ti porta via con sé per esplorare le tue passioni Cos’è CADZINE è una rivista gratuita nata in seno alla Community di AutoCAD, Rhino & SketchUp designer per informare & formare disegnatori tecnici e appassionati sul CAD ed i suoi derivati . ne, esegue disegni tecnici o artistici La pubblicità Le inserzioni pubblicitarie presenti sono gratuite e sono create e pubblicate a discrezione della redazione. Per contattarci Vuoi segnalarci un argomento? Vuoi suggerirci delle modifiche? Vuoi segnalarci degli errori? Vuoi pubblicare un tuo articolo? Scrivi una mail a: redazionecadzine@gmail.com s QGIS di Fabrizio Pieri ione della Terra ed i Siento , I Vuoi saperne di più su questo progetto? : ELABORAZIONE VIDEO CON onello Buccella un Video con SketchUp , CADZINE è solo uno dei progetti crossmediali in corso legati alla nostra Community… Visita il nostro sito cadzine.jimdo.com e, se ti garba, collabora con noi mettendo a disposizione di tutti e gratuitamente le tue conoscenze. Sarai il benvenuto! ie E’ consentita la riproduzione di testi, foto e grafici citando la fonte e inviandoci la copia. La pubblicazione è CopyLeft & Open Access ;-) Impaginazione, pubblicità e progetto grafico: Salvio Giglio Editore: Calamèo (Hachette) 5 6 NEW“ - in Primo Piano Sta franando l’Abruzzo più bello e prezioso d i An t on e l l o B u cc e l l a L etto appena uscito: a proposito del monumentale Castello di Roccascalegna di cui vi parlerò più innanzi nel tutorial… Le notizie però non sono affatto buone, come purtroppo potrete leggere voi stessi nell’articolo di Gianfranco Colacito, che riporto qui integralmente, pubblicato il 23 marzo scorso sul sito: www.inabruzzo.com Roccascalegna (CH) – Il sindaco Domenico Giangiordano, foto, senza paro- U a foto della a i a hiesa a loni e senza inutili frasari in politichese, parla chiaro in tv: “Per rifare una strada o una casa non ci vuole molto, bastano i soldi. Per rifare una chiesa del ’200 che eravamo riusciti a salvare, il discorso diventa diverso”. Il cuore roccioso di uno dei paesi più spettacolari e insoliti dell’Abruzzo, abbarbicato ad una roccia che svetta nel paesaggio, Roccascalegna, sta cedendo alle frane. Minacciata la chiesa del ’200, minacciato anche il castello perché la roccia si frantuma e viene a valle, evidentemente come mai era accaduto nella storia. I consolidamenti, i sostegni validi non ci sono mai stati, forse non ce n’è mai stato bisogno, oggi diventano urgenti. Ma i sindaci non hanno soldi per le emergenze. Le istituzioni, del resto, sono all’assedio: in Abruzzo le frane sono almeno 50, alcune gravi e vaste. Le emergenze non si contano più: da Fraine isolata a Civitella del Tronto essa al astello (altre dieci famiglie evacuate). problemi più o meno gravi in decine di paesi e frazioni, come Ripe di Civitella dove sta cedendo un’intera montagna. pwer non dimenticare Civitella Casanova, Villa Celiera, Vasto, e l’elenco continua lunghissimo. L’Abruzzo, colpito ancora dalle piogge delle ultime ore, si sta sbriciolando ovunque, cede, si avvalla, si frattura, crepa e slitta a valle. Case, contrade, paesi interi sono a rischio. E nel disastro, cominciano a mostrarsi malfermi anche monumenti e luoghi di straordinaria e unica bellezza, come Roccascalegna, che forse pochi abruzzesi conoscono, ma figura su libri e riviste straniere. Vale sempre, e oggi ancora di più, il vecchio, un po’ acido ma verissimo detto degli inglesi negli anni Sessanta: “Affrettiamoci a vedere l’Italia, prima che gli italiani la distruggano”. Preveggenza? Il si da o di ‘o as aleg a Do e i o Gia gio da o 7 NEW“ gli ultimi post prima di andare in stampa Google Glass: il perché di un flop Il rifugio Piz Boè: l'ultima novità dell'architettura in alta quota Sorge in zona sotto tutela ambientale il rifugio firmato da Architetti Mair & Dorfmann , a monte della cabinovia Bo a 2.190 metri d’altezza, in Alta Badia. Gli alti standard di risparmio energetico, l'impiego di materiali naturali, come il legno e e la pietra dolomitica, la forma bassa che ripara dal vento e la vetrata di 34 metri con vista panoramica, sono gli ingredienti che rendono il rifugio Piz Boè un'importante novità in fatto di architettura in quota. La posizione esposta, che sembra quasi 'sottomettersi' alla montagna, e la forma bassa sono espressione del rispetto per il paesaggio circostante. I volumi esistenti della stazione funivia ed il padiglione che ospita il nuovo ristorante formano un cortile con terrazza a riparo dal vento e dalle diverse viste verso la vetta. Legna naturale, pietra naturale grezza e vetro definiscono sia gli spazi esterni che interni. Gli spazi interni del nuovo padiglione comprendono un Ristorante Gourmet con 40 posti a sedere, un self service da 160 posti a sedere ed un Lounge Bar con al centro un caminetto a legna per gli intervalli di relax tra una sciata e l’altra. Valentina Ieva da archiportale.com Alle Fiere di Parma la MECSPE Alle Fiere di Parma si tenuta dal 26 al 28 marzo la MECSPE, la fiera per l’industria manifatturiera che si pone come obiettivo la realizzazione di un punto d’incontro tra tecnologie per produrre e filiere industriali. Sono stati allestiti 9 Saloni tematici che hanno offerto ai visitatori una panoramica completa su materiali, macchine e lavorazioni che pone al centro dell’attenzione la produzione di beni di eccellenza l’implementando il concetto di ideazione di un manufatto sino ad arrivare alla sua realizzazione. MECSPE sarà anche l’occasione per approfondire i concetti di Dynamic Efficiency e Dynamic Precision, le innovative funzioni di controllo TNC per lavorazioni altamente precise ed efficienti. In questa branca altamente innovativa molti espositori tra cui HEIDENHAIN che presenta alcuni modelli di testatura su macchine a CNC. Sabato per i materiali innovativi si è parlato di grafene, il rivoluzionario foglio di carbonio spesso un singolo, atomo quindi estremamente leggero, cento volte più forte e cinque volte più elastico dell’acciaio e ottimo conduttore di elettricità. In questo contesto è stato presentato anche il libro Grafene, proprietà e applicazioni di Edward L. Wolf, di estremo interesse per gli studenti delle facoltà di Fisica e Scienza dei materiali, progettisti, produttori e chiunque operi nei vari livelli nel settore dell’industria manifatturiera. Tra le tantissime iniziative svoltesi in Fiera segnaliamo anche la seconda edizione della Fabbrica Digitale, oltre l’automazione. Questo un progetto di integrazione digitale di tutti i sistemi e sottosistemi che compongono una moderna fabbrica, per rendere più efficienti i processi, sia dal punto di vista della riduzione delle tempistiche e dei costi, sia da quello della scelta del miglior partner industriale, senza limiti fisici o territoriali. S. G. 8 Astro Teller, il creatore dei Google Glass, afferma Abbiamo preso una decisione giusta e una meno. La prima è stata realizzare il programma Explorer. La seconda, cioè quella che abbiamo svolto decisamente meno bene, è che abbiamo consentito, e spesso incoraggiato, che si creasse troppa attenzione intorno al programma". Tradotto: ciò che mezzo mondo dava come un prodotto pressoché ultimato era in realtà ancora un prototipo pieno di bug. La forzatura pubblicitaria ha amareggiato quanti li attendevano a breve tempo nei negozi. Il passaggio dei Google Glass dal laboratorio X a un'altra divisione di Big G, avvenuto appena un paio di mesi fa, non è in fondo da leggere del tutto come una battuta d'arresto ma anzi, al contrario, secondo molti osservatori sottolinea la volontà di partire dal lavoro pionieristico di Teller e della sua squadra per dare al gadget indossabile una forma definitiva. Da la repubblica.it 9 10 EDITO‘IALE Artigianato e PMI : una straordinaria risorsa tutta italiana d i S a l v i o Gi gl i o S o di ripetermi su questo argomento ma è più forte di me! Se il nostro Paese investisse di più sull’artigianato, specialmente su quello tecnologico, si rimetterebbero rapidamente in moto la macchina del PIL e quella dell’occupazione. Non è una roba da visionari signori cari! Questa preziosa risorsa rappresenta la migliore espressione dell’ingegnosità italica, una connotazione quasi genetica di un popolo a cui sta stretto il lavoro subordinato e ripetitivo e che da sempre predilige il lavoro autonomo e creativo. In questo numero, come avrete visto dalla copertina, parleremo di Ettore Bugatti, una figura imprenditoriale enorme che fece dell’artigianato hi-tech del suo tempo un vero e proprio cavallo di battaglia vincente! Su questa portante si sono mossi altri designer illustri di cui la grande Gae Aulenti ha rappresentato nel dopoguerra una delle più significative interpreti. Bisognerebbe lasciare la produzione seriale a quei Paesi formicaio, come la Cina e gli USA, privilegiando nel Vecchio Continente lo sviluppo dell’artigia- nato di lusso che da sempre ha contraddistinto soprattutto il nostro Paese. Sia chiaro che con queste affermazioni non intendo assolutamente svalorizzare il ruolo della grande industria nazionale, ma semplicemente affiancarle un secondo propulsore capace di servirsi della sua produzione per nobilitarla ed eternizzarla in realizzazioni che, se non qui, trovano acquirenti entusiasti e benestanti in mezzo mondo. liberare le PMI dai cosiddetti lacci e lacciuoli burocratici, abbassando anzitutto la tassazione sul costo del lavoro che nonostante il Job Act resta tra i più alti di Europa, incentiverebbe proprio le moderne botteghe artigiane, le start up, a selezionare, formare ed assumere nuovo personale, e, non per un breve periodo di tempo, ma permanentemente. Senza far nomi, un giovane amico della Community, laureando in ingegneria, mi parlava pochi giorni fa con molto entusiasmo di un suo progetto venduto ad un’azienda… Un piccolo seme significativissimo che, se curato e seguito con le dovute cure, potrebbe esprimere in futuro grandi potenzialità sul piano imprenditoriale con ricadute felici anche su quello occupazionale. Mi piacerebbe chiedere di persona a chi ha il mano il timone di questo settore, che se ne sta li al 11 sicuro a Roma, se ha mai sentito parlare delle Corporazioni artigiane, del Made in Italy e di quanto questa eterogenea e gioiosa macchina da lavoro abbia rappresentato e ancora rappresenti per l’Italia. Non passa mese che l’osservatorio nazionale di riferimento, la CGIA di Mestre, non lanci preoccupanti grida d’allarme da questo prezioso comparto produttivo… grida che, purtroppo, se continueranno ad essere ignorati, somiglieranno sempre di più prima a dei flebili lamenti fino a che non si sentirà più nulla… Se solo la governace pensasse meno alle campagne elettorali, alle dispute con la Magistratura e alla bella vita e tentasse di rivalorizzare quanto c’ di buono nel nostro Paese, e non è poco, avrebbe offerto una chance concreta per buona parte dell’esercito di disoccupati che riempie le liste di collocamento e questo senza dover barattare il futuro di queste persone con una prospettiva di licenziamento. A‘DU L’EDA delle meraviglie: Fritzing I puntata d i S a l v i o Gi gl i o C on l’acronimo EDA, da Electronic Design Automation, si fa riferimento alla famiglia di software dedicati alla progettazione e produzione di sistemi elettronici: dai circuiti stampati a quelli integrati. Anche Arduino ha un suo EDA specializzato: Fritzing. Questo progetto è stato avviato nel mese di agosto 2007 nel Interaction Design Lab presso l'Università di Scienze Applicate di Potsdam, in Germania. Dal 2009 il team stato ospitato dall’incubatore di start up tedesco IXDS mentre la fondazione non-profit Friends-of-Fritzing e.V. stata istituita nel 2012. La filosofia di Fritzing perfettamente in linea con quella di Arduino dal momento che un progetto FOSS per l’elaborazione di progettazioni elettroniche non professionale e dedicato ad utenti di ogni provenienza. Il software, dedicato esplicitamente alla famosa scheda MCU, ai suoi shields e accessori nonché ai componenti elettronici, rappresentati con una grafica mol- to realistica ed accattivante, per- pulsanti opzionali: no donation, mette, infatti, lo sviluppo di pro- 10€, 25€, 50€. Fatta la scelta e segetti anche molto complessi da guite le eventuali indicazioni per il parte di utenti che non hanno ne- pagamento, si attiva il pulsante cessariamente delle basi di elet- per il download che vi conduce in tronica. Fritzing in virtù di questo un’altra pagina in cui indicherete si pone come un ottimo strumento il sistema operativo in uso sul vodidattico per imparare a realizzare stro PC. La versione di cui trattiacircuiti elettronici attraverso il mo in questo articolo è la 0.9.1b BETA; ragionamento e la pratica, favo- del 2 dicembre 2014 che rendo anche lo scambio gratuito di sulla pagina sono presenti anche progetti tra gli utenti attraverso il versioni precedenti di Fritzing. forum. Il software disponibile Subito dopo che abbiamo selezioattualmente in 18 lingue tra cui nato il SO il sito apre una finestra l’italiano. In questa prima puntata per il download della cartella di faremo una panoDopo aver lungamente trattato di saldature, cirramica introduttiva su Fritzing cuiti, vibroincisori termochimici, costruito un bromentre nelle pros- mografo e approntato un locale per fare i nostri sime vedremo co- esperimenti di elettronica passiamo a qualcosa di me avviare un più tranquillo con cui progettare i nostri circuiti... progetto con questo praticissimo software. Fritzing, già pronta per l’uso, sotto forma di file zippato, il processo Il download e l’installazione avviene in pochissimo tempo, ovPartiamo dal download del pro- viamente, in base alla connessione gramma che scaricheremo dal sito che avete. Con affabilità tutta geek ufficiale alla pagina fritzing.org/ il sito, a tal proposito, propone una download. Come giusto che sia, serie di programmi affidabili per la trattandosi di software libero, vi decompressione del file zip in caviene richiesto di fare una dona- so ne aveste bisogno. Per puro zione alla fondazione del progetto, scrupolo eseguo subito una doppia per sostenere i non pochi costi di scansione del file zippato con un gestione, scegliendo tra quattro antivirus ed un anti malware pro- 12 UINO La Fa hho hs hule Potsda , U ive sità di “ ie ze Appli ate di Potsda Il tea fessionali che non riscontrano alcun problema e passo alla decompressione. La cartella decompressa del programma contiene 28 elementi tra file e cartelle e la versione per WIN7 a 64 bit pesa 186Mb. Se avete questo SO vi consiglio di inserire la cartella di Fritzing in Programs files mentre se il vostro sistema gira a 32bit dovrete usare di sviluppato i di F itzi g invece quella Program files (x86). Dopo lo spostamento della cartella del programma e prima di cominciare ad utilizzarlo, vi consiglio di creare un collegamento dell’exe sul desktop o nella posizione che più vi risulta comoda per lanciarlo rapidamente. Considerazioni generali sulla GUI e sul progetto 13 L’interfaccia grafica di Fritzing molto gradevole ed è in linea con il trend estetico del momento: il flat style design che, combinando ad una veste grafica essenziale e razionale le svariate funzionalità del programma, permette all’utente di rintracciare facilmente ogni comando e di effettuare rapidamente settaggi sui componenti, senza A‘DU doversi disperdere tra una serie di menù, finestre e finestrelle. Al lancio di Fritzing, subito dopo che lo splash iniziale mostra due barre di avanzamento attraverso cui carica i componenti e fa delle verifiche software in pochissimi secondi, l’utente viene accolto nella schermata Welcome del programma. La GUI risulta subito user friendly e molto rassicurante e di cui, devo riconoscerlo, gli sviluppatori hanno veramente curato ogni minimo dettaglio anche sotto il profilo stilistico. Lo testimoniano tutta una serie di piccoli particolari come, ad esempio, le icone dei comandi o la scelta felice di una bella combinazione cromatica di grigi per la skin, molto riposante, che ben si sposa con alcuni elementi in rosso presenti nell’area di lavoro dandogli un tocco di professionale eleganza. Altra cosa che ho apprezzato subito, perché è estremamente rassicurante per i neofiti, è la totale l’assenza di quella decina di toolbars, piene zeppe di comandi, sbandierate tronfiamente da tanti software commerciali blasonatissimi e che sono il più delle volte inutili riducendo di fatto solo la visualizzazione dell’area di lavoro. Sul piano funzionale, il programma guida completamente anche gli utenti meno esperti grazie ai vantaggi offerti della fusione delle caratteristiche innovative di programmi di ultima generazione e basati sulle ribbon bars, come i tabs di visualizzazione ed il panel magnetico laterale, con elementi di programmi più datati, come la classica barra dei menù. Ritroviamo anche in questo software il termine inglese sketch  bozzetto, applicato per estensione al concetto che ogni progetto che svilupperemo con Fritzing nascerà proprio come un bozzetto di una nostra idea. Le funzionalità di Fritzing La finestra di Fritzing presenta nella parte superiore la barra dei menù a cui segue la barra dei tabs, che gestisce logicamente l’area di lavoro munita di barre di scorri- mento laterali. Sulla parte destra dello schermo è presente un pannello verticale che ospita solo due toolbar magnetiche e, eventualmente, flottanti: la prima quella dei Componenti, una raccolta di componentistica elettronici da utilizzare nei propri progetti; la seconda si chiama Inspector, chiaramente derivata da software CAD e di programmazione, offre all’utente la visualizzazione delle proprietà di ciascun componente elettronico permettendone di settare diversi parametri funzionali anche relativi alla sua rappresentazione grafica. Tranne che nella schermata di benvenuto, la finestra di Fritzing è completata, in basso, da due barre orizzontali di colore rosso di cui, quella più chiara e di dimensioni maggiori, è munita di alcuni comandi contestuali dipendenti dalla visualizzazione in corso tra i quali presente anche un pulsante per eventuali condivisioni del proprio progetto, mentre la seconda, più piccola e di un tono di rosso più scuro, ospita lo zoom La pagi a di F itzi g o le opzio i pe le eve tuali do azio- Il o te uto della a tella de o p essa di F itzi g. Questo i e il pulsa te pe il do load shot è elaivo alla ve sio e . . del di em re 14 UINO La Home Page dell appli azio e, i a di fu zio alità e li k uili pe o sulta e p ogei e iso se dispo i ili i ete La pagi a Breadboard, uesto o po e te vi tuale è u o dei pu i di fo za di F itzi g poi h pe ete lo sviluppo ealisi o dei i uii di u p ogeto. Può o side a si o e u a palest a ideale su ui ese ita si a he se o si dispo e della MCU 15 A‘DUINO Fig. , da si ist a. Il pa ello dei Componenti, il pa per l’area di lavoro. Le pagine di Fritzing Diamo ora uno sguardo ai cinque tabs di visualizzazione di Fritzing che costituiscono uno dei punti di forza di questo particolarissimo ECAD. Utilizzerò apertamente la definizione di pagina per le varie schermate perch la logica del programma è proprio quella di una sorta di blocco da sfogliare e diviso in sezioni in ognuna delle quali rappresentato un aspetto del nostro lavoro. Welcome, la home page del programma ed divisa in cinque aree funzionali. Partendo dall’alto a sinistra troviamo Recent Sketches in cui sono memorizzati i nostri ultimi progetti, segue a destra un visualizzatore ad elenco molto carino che ci permette di conoscere gli ultimi topics postati sul blog dalla rete di utenti di Fritzing in termini di progetti e discussioni (consigli, descrizioni, ecc). Per visualizzare un progetto o una discussione basta cliccare sull’item della lista e subito si apre il nostro browser alla pagina specifica del ello Inspector e i va i pulsa i he o paio o sulla a a o izzo tale sito di Fritzing. Al centro della schermata, a sinistra, troviamo i comandi per l’apertura di un file esistente sul nostro PC o la creazione di un nuovo progetto; alla destra di questi due comandi sono ubicati due pulsantini per accedere, sempre attraverso il browser ovviamente, alla pagina delle News di Fritzing o al suo Blog. In basso a sinistra ospitato un box di colore azzurro in cui è riportato il Tip of day, il consiglio del giorno; in fondo al box due comandi ci permettono di visualizzare oi tutto l’elenco dei consigli (All tips) o semplicemente di passare al consiglio successivo (Next tip). La pagina si completa con un ultimo box legato ai servizi offerti dal gruppo Fritzing: il Lab, per lo sviluppo di PCB progettati da voi nel e lo Shop attraverso cui acquistare il Creator Kit e altro materiale utile legato ad Arduino. Breadboard, la pagina degli esperimenti del programma in cui materialmente realizziamo l'assemblaggio del circuito così come sarà nella realtà. Il riferimento è ovviamente arduinesco, nel senso, 16 che la millefori che vedete rappresentata sullo schermo è quella che viene fornita nel kit di base della MCU. Provate a passare col mouse sui vari forellini della scheda: si illuminano… Nella prossima puntata vi spiegherò perché  Schema, la pagina dello schema elettrico derivato dal nostro sketch e rappresentato con simbologia unificata. PCB, la pagina dello schema del circuito elettronico da salvare formato PDF per la stampa e per le eventuali copie per sviluppare stand alone il circuito equivalente dell’esperimento. Code, codice in cui programmare le funzionalità di Arduino con tanto di simulazione e correzione di bug. Continua 17 BA“I PE‘ IL DI“EGNO Come nasce una Norma Le consultiamo spessissimo e ci risolvono tanti problemi legati alla progettazione e alla realizzazione di tutto quel che ci circonda, dai palazzi all’abbigliamento. Ma cosa sono le norme e quando sono nate? Partiamo per un breve viaggio nella storia della normativa tecnica I puntata d i S a l v i o Gi gl i o I l disegno tecnico per la progettazione nell’era digitale ha ormai assunto una velocita stratosferica: tantissimi particolari che prima venivano disegnati minuziosamente, linea per linea, oggi sono disponibili gratuitamente su centinaia di siti sotto forma di blocchi CAD o di modelli 3D pronti per l’uso. Nonostante questa agevolazione ogni disegnatore deve applicare dei criteri ben precisi nella scelta del componente unificato più consono al progetto su cui sta lavorando, subordinandola ad una serie di parametri dimensionali e fisici ben precisi descritti dalle norme relative ad essi. In questo ciclo di puntate cercheremo di capire come nasce una norma tecnica stabilendo come punto di partenza una breve introduzione storica il cui scopo è quello di far capire che questa esigenza unificatrice è strettamente le- gata alla storia umana ed ai suoi sembrano essere l’esempio più progressi tecnologici. significativo da cui far partire il nostro breve discorso sulla storia Il metamessaggio dei sistemi di delle normative. L’antico Egitto ci unificazione offre con il faraone Menes nel Non ho intenzione di spaventare o 3900 a.C. un primo esempio di siimpressionare i miei pochi lettori stema di misura unificato. Il faraoricorrendo a termini aulici ma il ne sentì forte quest’questa esigensostantivo metamessaggio mi za di realizzare un sistema unifisembra il più appropriato per de- cato di misura quando decise di scrivere quanto è idealmente as- migliorare la gestione dello stato sociato ai complessi normativi. centralizzato. Il sistema di misura unificato avrebbe, infatti, facilitato Metamessaggio, s. m; pl. metamessaggi; il controllo e la riscossione dei di messaggio interno secondario che potrebbe essere dedotto o implicito, tributi, semplificando anche la racchiuso in un messaggio principale. Ad costruzione di quelle grandi opere es.: “leggere tra le righe”; in pubblicità che ricordassero la presenza del “messaggio occulto” o “ subliminale”. sovrano in tutto il regno. Le costruzioni di templi, palazzi e piraSe ci prendiamo la briga di sfoglia- midi esigevano misurazioni di re un manuale di storia ci rendia- precisione: dal taglio dei blocchi mo conto rapidamente che le di- di pietra al controllo complessivo verse civiltà si sono sviluppate dell’opera. La distanza dal gomito proprio intorno ad una serie di alla mano del sovrano, chiamata regole determinate dalla necessità cubito del faraone, fu adottata codi affermare i propri interessi e me unità di misura campione e valori, non solo in ambito tecnico venne scolpita sulle facciate dei o economico, ma anche politico, templi; da essa, poi, si ricavavano religioso e idealistico. Per quel che delle copie in pietra o legno da ci riguarda, i sistemi di misura utilizzare in cantiere o dove ce 18 E LA P‘OGETTA)IONE ne, i famosi stili dorico, ionico, corinzio e composito. Successivamente i Romani organizzarono un sistema di unificazione molto articolato con applicazioni in diversi ambiti specialmente in campo edilizio. Con Vitruvio, attraverso il suo trattato De Architectura, codificarono ulteriormente le regole della composizione architettonica. Il linguaggio classico dell’architettura trovava massimo fondamento nella simmetria, termine greco indicante la proporzione tra le misure di ogni elemento costruttivo basata su precisi rapporti, applicata sia nei singoli particolari dell’edificio che nel complesso dell’opera. Questi canoni compositivi per l’architettura rappresentarono per diversi secoli un complesso di norme tecniche fondamentali nella redazione dei progetti: dalle antiche civiltà greca e romana, passando per il Rinascimento fino alla Rivoluzione Industriale dove, ulteriormente ricodificata, veniva ancora applicata nelle accademie di beaux arts. Sulla fine del XVIII secolo la comparsa del Sistema Metrico Decimale, realizzato anch’esso sulla base di esigenze scientifiche, economiche e politiche, aveva anche una forte connotazione idealistica derivante dall’universalità dei valori proposti dalla Rivoluzione Francese. n’era necessità. Nell’immaginario collettivo di quella remota società, il faraone incarnava una divinità e il tempio era un’emanazione del suo potere; per estensione, il cubito rappresentava, quindi, un qualcosa da proteggere e venerare con devozione religiosa. Successivamente, da quell’esordio fortunato, in molti si resero conto che elaborare un sistema metrico tornava utile non solo alle attività costruttive ma, in qualche modo, anche per affermare l’egemonia culturale, commerciale, economica e politica di uno stato. In altre parole, un sistema metrico andava ben oltre il supporto mensurale e poteva rappresentare quasi una strategia propagandistica e da qui il metamessaggio di cui vi parlavo in apertura! I Greci, ad esempio, con i loro notevolissimi progressi in campo scientifico e culturale riuscirono ad influenzare l’intero bacino del Mediterraneo con un codice di norme tecniche relative alla composizione architettonica, basato sull’armonia matematica e su modelli compositivi di proporzio- 19 L’evoluzione della normativa: dall’architettura alle norme tecniche industriali L’abitazione e il tessuto urbano tutto, con i suoi edifici istituzionali e privati e le relative infrastrutture, hanno rappresentato, allo stesso tempo, esigenza e problematica primaria dell’uomo. E’ più che naturale, quindi, che nel disegno progettuale architettonico si siano sviluppate tutta una serie di tecniche di rappresentazione, convenzioni e stratagemmi grafici molto prima che in altri ambiti progettuali. Il Rinascimento vede la na- BA“I PE‘ IL DI“EGNO scita di queste tecniche innovative di rappresentazione ausiliaria e rivaluta profondamente anche la figura del progettista che ora diventa un professionista, lontano anni luce dal capomastro che dirigeva il cantiere nel Medioevo. All’architetto ora la committenza doveva dare indicazioni ben precise sul lavoro da realizzare; sarebbe stato successivamente lui ad elaborarle e codificarle mettendole in tavola sul progetto necessario alla fabbricazione. Un esempio di queste innovazioni per il disegno tecnico progettuale sono le prime viste in sezione con l’indicazione dei relativi piani di taglio, nate proprio nel periodo rinascimentale e da cui, per ridurre le informazioni superflue, si dedussero poi le viste parziali, le semiviste e le semisezioni, ancora oggi ampiamente utilizzate nei nostri elaborati CAD. Per far capire meglio ai costruttori specifiche informazioni dettagliate i progettisti cominciarono a realizzare delle tavole di dettaglio con i particolari ingranditi e inerenti ad un determinato aspetto dell’edificio da realizzare. Sono i trattati di architettura di quell’epoca che raccolsero, man mano che nascevano, le novità provenienti dalle tecniche di rappresentazione e cominciarono a divulgarle, dandogli valore di norma in virtù dell’autorevolezza dell’autore. I limiti delle tecniche di stampa dell’epoca generarono poi nuove simbologie mai più abbandonate Pia ta dell A dal disegnatore tecnico come ad esempio i vari tipi di tratteggio utilizzati per diversificare la campitura delle sezioni in base al materiale, oppure lo spessore e il tipo di linea in base alla funzione geometrica e tecnica che esse dovevano esprimere. Il linguaggio della rappresentazione architettonica si arricchì delle quote e delle scale grafiche o metriche che divennero rapidamente un qualcosa di indispensabile nei disegni di progetto e/o di rilievo. Come scrivevo qualche rigo fa, dal periodo della Rivoluzione Francese deriva un sistema metrico innovativo, quello decimale, destinato a diventare una sorta di copertina di capitolo di una nuova era anche nel campo del disegno tecnico che si avviava ora verso la Rivoluzione Industriale e che applicava, con opportune modifiche, il linguaggio rappresentativo utilizzato per l’architettura alla produzione artigianale e poi industriale. Il Sistema Metrico Decimale fu promulgato a mezzo di una legge statale prima in Francia e poi in tutta Europa, salvo in Inghilterra che restava così, orgogliosamente, isolata nelle sue normative. A metà del IXX secolo l’industrializzazione e gli scambi commerciali, sempre più fitti, fecero emergere il problema di unificare le unità di misura a livello internazionale e così nel 1875 si riunì a Parigi una Commissione, composta da 17 Paesi, compresa l'Italia, che decretò la creazione un azia e edei a di “a Gallo “vizze a , Bureau International des Poids et Mesures, o BIPM, cio l’Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure. Questo organismo scientifico internazionale permanente, il primo fondato stabilmente da un insieme di Stati per un obiettivo d'interesse mondiale, fu ubicato nel Pavillon de Breteuil a Sèvres, nel parco di Saint-Cloud, nei dintorni di Parigi. Sebbene l’istituzione è situata in Francia essa gode dello status di extraterritorialità, come le ambasciate, nomina autonomamente il proprio direttore e la sua attività è controllata dal Comitato Internazionale dei Pesi e delle Misure, il CIPM. Il Bureau riconosce solo l’autorità della Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure, un’organizzazione internazionale formata dai delegati degli Stati aderenti alla Convenzione del Metro. Da più di un secolo nei laboratori dell’Ufficio stato materialmente realizzato un vastissimo repertorio di misure campionate (vi ricordate il metro in platino iridio studiato in Fisica?) e qui sono custodite. Altro scopo del BIPM è quello di garantire l'uniformità e il perfezionamento delle misure fisiche nel mondo. Nasceva dunque così ufficialmente la metrologia, cio la scienza che si occupa, a livello internazionale, dello studio dei procedimenti di misurazione delle grandezze fisiche, stabilendone i sistemi di misura e le relative unità in base a un'opportuna scelta delle grandezze fondamentali, delle corrispondenti unità di misura e dei relativi campioni. Continua d.C., dive tato u o sta da d di o u ità 20 o asi a ideale E LA P‘OGETTA)IONE F a es o di Gio gio Ma i i, diseg i A d ea Palladio, Villa Cap a deta La ‘oto da se ivista e se isezio e Il li guaggio lassi o degli o di i a hiteto i i : Il Bu eau I te aio al des Poids et Mesu es Ca pio i di 21 isu a o se vai p esso il BIMP 22 CINEMA E ANIMA)IONE The Divergent Series: Insurgent di N u nz i a N ul l o T he Divergent Series: Insurgent un film diretto da Robert Schwentke, ambientato in un immaginario futuro post apocalittico. Si propone come la trasposizione cinematografica del romanzo Insurgent del 2012 di Veronica Roth e sequel di Divergent del 2014. La saga prevede un terzo romanzo, Allegiant, la cui trasposizione cinematografica è prevista in due parti che usciranno rispettivamente nel 2016 e nel 2017. Le riprese, iniziate nel maggio 2014, si svolgono tra Chicago e Atlanta; il primo trailer è diffuso il 12 novembre 2014: il 20 marzo 2015 distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi e, anticipato di un giorno, in quelle italiane. Per chi non conoscesse la trama del primo film della saga, consiglio di legger- la al seguente link di Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/ Divergent_(film). Sin dall'inizio di Insurgent, è chiaro che gli Intrepidi sono divisi a metà: una parte si affida agli Eruditi, una fazione assetata di potere, il cui scopo è conquistare il governo di Chicago, la città in cui vivono; l'altra parte si allea con gli Abneganti con lo scopo di contrastare proprio gli Eruditi. Tris (Shailene Woodley) e Quattro (Theo James), sempre insieme, viaggiano alla ricerca di alleati e di risposte. Inseguiti da Jeanine Matthews (Kate Winslet), capo degli Eruditi, attraversano, tra le rovine di questa futuristica Chicago, il quartier generale dei Pacifici, progettando di riunirsi agli Intrepidi e superando prove difficilissime. Il loro scopo è quello di capire come mai la famiglia di Tris ha sacrificato la propria vita e, soprattutto, perchè gli Eruditi vogliono fermarli ad ogni costo. Con la morte di Will (Ben Lloyd-Hughes), che Tris 23 ha ucciso per legittima difesa alla fine del primo episodio, la ragazza non è più in grado di prendere un'arma in mano e non riesce a far pace con Christina (Zoe Kravitz): questo la renderà inquieta e imprevedibile mettendo a repentaglio la sua stessa vita. Intanto gli Eruditi creano un nuovo siero per controllare le menti dei divergenti di cui scoprono avere un estremo bisogno. I ribelli, alla fine, troveranno ospitalità presso gli Esclusi guidati da Emily (Naomi Watts). Condizionata dalle proprie scelte ma fermamente decisa a proteggere le persone che ama, Tris, al fianco di Quattro, affronterà sfide impossibili fino a scoprire le verità sul passato e le immaginabili conseguenze sul futuro. La scrittrice del romanzo, Veronica Roth, ha avuto già modo di vedere la versione cinematografica di Insurgent: anche lei infatti, come molti fan, era in apprensione per il film, dati i cambiamenti effettuati rispetto al CINEMA E ANIMA)IONE libro. Dopo averlo visto, però, ha garantito che l'adattamento cinematografico di Insurgent è molto fedele alla sua versione cartacea ed ha scritto: Il libro di Insurgent ha una trama complessa, piena di momenti commoventi, con alti e bassi, quel genere di cose che possono funzionare in un libro, ma se sono portati direttamente sullo schermo rendono il film una confusione totale. I cambiamenti sono stati fatti velocizzando la storia, per cui sono funzionali a un adattamento cinematografico. In altre parole: funzionano . Dunque il regista Robert Schwenke, che ha sostituito Neil Burger alla regia del primo film, non ha abbassato il livello di qualità della saga, restituendoci un film ben recitato, divertente ed emozionante che intrattiene e coinvolge lo spettatore portandolo fuori dalla realtà. Non mancano colpi di scena, sequenze acrobatiche ed effetti speciali elettrizzanti nonostante la prima parte del film sia dominata da scene action prevedibili ma, tuttavia, funzionali al procedimento del racconto. Dove, però, il regista ha davvero centrato il bersaglio nel mostrarci cosa avviene nella mente di Tris, la lotta con i suoi demoni interiori e la dura sfida con se stessa; le tecnologie cinematografiche potenziano, così, il punto forte del libro della Roth: esplorare l'intera psicologia femminile attraverso personaggi forti e tanto diversi tra loro come, appunto, Tris, Jeanine e la stessa Emily che sarà protagonista di un colpo di scena mozzafiato con cui si chiude il film. In quanto episodio "di mezzo", Insurgent prepara al gran finale che vedremo in Allegiant rischiando di risultare debole perchè troppo proiettato verso il futuro. In realtà, oltre agli impressionanti effetti speciali e all'azione, la storia appare ricca di particolari situazioni coinvolgenti e curiose, con una sceneggiatura originale e piena di sorprese dove il dramma e il sentimento sono perfettamen- 24 te armonizzati e dove la storia d'amore tra i due protagonisti dona quel tocco di romanticismo forte ma non invadente. La fantascienza e la realtà virtuale, con annesso colpo di scena finale, lo rendono un film intrigante ed originale che tiene il pubblico incollato allo schermo. Benchè molto apprezzata l'interpretazione spettacolare di Shailene Woodley e Theo James, non sono mancate polemiche da parte dei fan del libro di Veronica Roth che hanno accusato il regista di aver trasformato Insurgent in un film apocalittico e pieno di effetti speciali che invece nel libro non ci sono; questo nonostante il beneplacito sulla trasposizione cinematografica da parte della stessa autrice del libro. Non ci resta allora che aspettare l'uscita del film per scoprire se davvero risulta essere all'altezza del libro. 25 DE“IGNE‘ Ettore Bugatti d i S a l v i o Gi gl i o E ttore Bugatti è una delle figure più importanti del mondo automobilistico del XX secolo; egli riuscì a combinare concretamente quanto aveva assimilato dal ricco patrimonio artistico della sua famiglia, con le sue idee tecnologiche innovative, gettando così le basi per un vero e proprio linguaggio del design industriale che, ancora oggi, fa scuola e da cui è scaturito un marchio inconfondibile. Bugatti aveva una sua personalissima poetica sulla produzione industriale; la sua principale esigenza era quella di produrre automobili che dovevano essere una sintesi perfetta ed armoniosa di tecnologia ed estetica, immaginando le sue creazioni come delle opere d'arte totali. Per certi versi una concezione che anticipava di qualche decennio la visione artistica dei Futuristi: la macchina come massima espressione umana. Le sue idee e i suoi veicoli hanno costituito la base di partenza per la creazione di un marchio automobilistico leggendario e giustamente annoverato tra quelli più preziosi al mondo. Con Ettore Bugatti si può parlare, senza timore di sbagliare, di una vera e propria poetica compositiva programmatica; la sua produzione, infatti, si può articolare su tre punti fondamentali: Arte, Forma e Tecnica. Proprio grazie a questo approccio originalissimo, le sue automobili erano di molto in anticipo sui tempi, sia tecnicamente che stilisticamente. Altra valenza etica del suo modo di fare design era legato alla visione della creatività, percepita anzitutto co- Biografico degli Italiani - Volume me un completamento della perso- 1è (1972), in cui afferma: Il Bugatti, nalità e poi come un potente mez- la cui casa (una villa di gran lusso, zo espressivo, capace di rappre- comodità, bellezza e originalità) sentare pienamente l’autore attra- confinava con la fabbrica, seguiva verso l’oggetto prodotto anche da vicino il lavoro dei reparti, inquando questo non è un unicum tervenendo con un continuo rapma viene replicato in molti esem- porto diretto che escludeva la plari. In questa ottica, che accomu- spersonalizzazione gerarchica. na tutti i grandi creativi di ogni Questa atmosfera e organizzazioperiodo storico, il guadagno deri- ne, che suggerivano del Bugatti più vato dalla produzione assume un un'immagine di ricco signore con ruolo marginale, quasi di secondo piano. Sono convinto che sia proprio questa particolare percezione del ruolo della creatività a garantire realmente un’immortalità storica a certi autori, dal momento che gli oggetti della loro produzione sono elevati a vere e proprie paroles  paradigmi universalmente riconosciuti. Ecco perché la figura tutta di Ettore Bugatti può giustamente essere collocata tra i caposcuola dell’automotive dal momento che i suoi modelli sono, ancora oggi, non solo degli oggetti di culto ambitissimi dai collezioEto e Bugai i u a foto del nisti del settore ma vere e proprie sintesi estetiche e tecno- la passione, tra le altre, della meclogiche che incarnano gli ideali di canica, che non l'immagine di un quel preciso momento storico. In industriale, era espressione della particolare due di questi veicoli sua concezione del lavoro e dell'aracchiudono in loro la visione di zienda come grande laboratorio Bugatti sulle automobili: la Tipo 57 artigiano. Sicuro di sé, disinteresSC Atlantic e l'indimenticabile Ti- sato, rivolto più al creare che al po 41 Royale che Ettore aveva rea- produrre, curando l'aspetto estetilizzato con l’intento di farla diven- co e la finitura anche dell'oggetto e tare la macchina più potente e lus- particolare più effimero, il Bugatti, suosa dell’epoca. Rende giustizia a che non aveva studi di base ingequesto personaggio la bella rifles- gneristici, sviluppava le sue ricersione di Mario Barsali sulla nota che con procedimenti intuitivi, biografica di Bugatti nel Dizionario "sapendo vedere" il problema glo- 26 ‘ s “TO‘Y Bugai Tipo Tipo “C Atla i ‘oyale 27 DE“IGNE‘ balmente ed esprimendolo attraverso disegni d'insieme, favorito da eccezionali immaginazione, memoria visiva e versatilità. La creazione di un motore come di un particolare meccanico fu per lui più un'operazione appartenente al campo delle arti applicate che a quello della tecnica industriale. . Ettore Arco Isidoro Bugatti, questo era il suo nome completo, nacque a Milano il 15 settembre 1881, secondo figlio di Carlo e Teresa Lorioli. Trascorse la sua prima giovinezza tra Italia e Francia grazie all’attività artistica del padre che aveva, a Parigi e a Pierrefonds nel dipartimento dell’Oise, degli studilaboratorio, fino al definitivo trasferimento della famiglia. L'ambiente familiare e le amicizie ad esso connesse formeranno artisticamente ed intellettualmente in maniera significativa il giovane Ettore. Il nonno paterno, Giovanni Luigi, era stato scultore e architetto mentre il padre fu uno stimatis- simo designer di mobili e gioielli in stile Art Nouveau. Suo fratello minore Rembrandt fu un importante scultore. Sua zia Luigia era la compagna del pittore divisionista Giovanni Segantini. Casa Bugatti era frequentata da affermati intellettuali ed artisti dell’epoca: i compositori Giacomo Puccini e Ruggero Leoncavallo, l'editore musicale Giovanni Ricordi, il commediografo e librettista Luigi Illica, il pittore Antonio Rietti, gli scultori Ercole Rosa e Pavel P. Trubeckoj. Come nella maggior parte delle famiglie, anche i suoi genitori avevano sperato che Ettore seguisse le orme di suo padre o di suo nonno ma il giovane Ettore non era troppo innamorato degli studi di architettura, pittura e scultura, che frequentava presso la celeberrima Accademia di Belle Arti di Brera in quel di Milano, in cui era seguito, tra gli altri, dal maestro Pavel P. Trubeckoj. Sarà un particolare episodio a far intraprendere ad Ettore la strada della meccanica: nel Ca lo Bugai 1898 l'ingegnere Prinetti e l'industriale Stucchi, amici paterni, lo avevano invitato a fare qualche giro di prova sul triciclo a motore realizzato dalla loro ditta. Fu un amore a prima vista: Bugatti non solo aveva appreso intuitivamente il funzionamento del veicolo ma aveva suggerito anche diverse modifiche che sorpresero notevolmente i suoi creatori. Oggi Ettore Bugatti sarebbe sicuramente definito come un nativo meccanico! Quello stesso anno il diciassettenne Ettore sarà assunto come apprendista dalla Prinetti & Stucchi e lo stabilimento divenne, in pochissimo tempo, il suo laboratorio personale con il beneplacito dei suoi proprietari. Nel 1899 Ettore, per testare sul campo le sue creazioni, tra cui un triciclo a due motori e un quadriciclo, partecipò come pilota a numerose gare motoristiche ottenendo anche diverse affermazioni. Sempre nello stesso anno, Bugatti costruiva la sua prima autovettura, di piccole Ca lo Bugai, s iva ia li e ty 28 ‘ s “TO‘Y ‘e a t Bugai Giova Gia o o Pu i i i “ega i i ‘ugge o Leo avallo Lo sta ili e to della ‘i o di 29 DE“IGNE‘ dimensioni, con due motori anteriori e due posteriori, per la quale la ditta Pirelli fabbricò i suoi primi pneumatici. Sul finire dell’estate di quell’anno, in seguito a dei contrasti sorti con la Prinetti & Stucchi sulla realizzazione di un nuovo prototipo, Ettore passa con i fratelli Gulinelli a Ferrara e all’inizio del 1901 presenta la sua vettura che riceve il Gran Premio della mostra e una medaglia speciale offerta dall'Automobile Club di Francia all'Esposizione Internazionale di Allevamento e Sport di Milano. La vettura di Bugatti suscitò l'interesse della casa automobilistica De Dietrich di Niederbronn (Strasburgo), che acquistò i diritti di produzione, impegnando Bugatti, dal 1902, ad elaborare varie versioni che avrebbero portato i nomi De Dietrich-Bugatti. Ettore non aveva ancora raggiunto la maggiore età, che all’epoca era di 21 anni, per cui il contratto di sette anni fu firmato dal padre. Nel 1904 la De Dietrich si ritirava dal settore automobilistico, svincolando così Ettore che in quello stesso anno entrò in società con l'imprenditore E. Mathis a Strasburgo. Il 1907 un anno cruciale nella vita di Ettore Bugatti. A febbraio sposa Maria Giuseppina Barbara Mascherpa, dalla quale poi avrà quattro figli (due maschi e due femmine). A settembre, sciolta la società con Mathis si trasferisce a Colonia assunto dalla Deutz Gasmotorenfabrik, una fabbrica di motori per autoveicoli, con le mansioni di direttore del settore fabbricazione ove lavorerà per due anni. Tra il dicembre del 1909 ed i primi mesi del 1910, Bugatti chiede un finanziamento alla Darmstadt Bank di Strasburgo per realizzare l’idea di aprire uno stabilimento automobilistico tutto suo; così affitta a Molsheim gli edifici vuoti di una ex fabbrica per la tinteggiatura di tessuti e qui fonda e da vita al suo sogno con appena venti operai. In un solo anno il numero di operai era aumentato di ben quarantacinque unità, con una produzione annuale di 75 telai, senza carrozzeria né accessori salvo un contagiri (prezzo di vendita: 7.000 marchi). Nel 1913 la produzione annua salì a 175 châssis. Nel 1914 erano occupati 200 operai, con una produzione di 27 châssis mensili. Sarà lo scoppio della prima guerra mondiale ad interrompere brutalmente tutto. Il 2 agosto del 1914, primo giorno della mobilitazione tedesca, Bugatti e famiglia abbandonano Molsheim facendo tappa a Stoccarda ed infine a Friedrichshafen, da dove, grazie ad un salvacondotto dell’amico conte Zeppelin, raggiungono Milano. I timori di Ettore erano legati alle sue origini italiane e alla sua vicinanza alla cultura francese che potevano insospettire non poco i militari della coalizione germanica, nonostante la sua proficua presenza e attività pluriennale in territorio tedesco. Fece una sortita a Molsheim nel settembre 1914, precedendo la requisizione dello stabilimento, riuscendo a nascondere sottoterra tre prototipi di motori da corsa derivati dal "modello 13" su cui stava lavorando. Nel novembre dello stesso anno si spostò in Francia e, nel maggio del 1915, con la discesa dell'Italia nel teatro bellico, fu arruolato presso la Section technique de l'Aéronatique militaire e dislocato vicino Chalais a Meudon. In questo periodo progetterà due motori per aerei da combattimento. Nel novembre 1918, terminate le ostilità, Bugatti rientra a Molsheim, ormai riannessa con l'Alsazia alla Francia. Trovò l'officina completamente distrutta e, dopo un primo momento di smarrimento, riuscì a riaprirla già nel gennaio 1919. Era un momento difficile per Ettore perché, nonostante il suo apporto ingegneristico per il conflitto, il governo francese ri- 30 fiutava di indennizzargli i danni di guerra, essendo un cittadino italiano; il governo italiano, dal canto suo, glielo rifiutava perché tutti i suoi beni erano all'estero! Si tirava avanti con la vendita di brevetti e di licenze per la fabbricazione di motori realizzati da altri produttori, come l’italiana Diatto, l’inglese Crossley e la tedesca Rabag. Il tenace designer, nonostante le difficoltà economiche, trionfa a Le Mans nel 1920 e partecipa al Salon de l'Automobile del 1921 che rappresenta un vero giro di boa; da quel momento in poi è un continuo crescendo di progetti, competizioni sportive, successi e fortunate realizzazioni automobilistiche, fatto di coppe, vittorie e belle auto amate dal pubblico e dalla critica. In quel periodo si avvia la produzione di automobili icona che la gente associa subito al prestigioso marchio: vetture da competizione, sportive e da gran turismo con un elevatissimo livello di finitura, difficilmente riscontrabile in qualsiasi altro produttore dell’epoca. Furono anche gli anni del maggior numero di vittorie sportive: 468 nel 1925, 577 nel 1926, 806 nel 1927. La Targa Florio era all’epoca la prova più estrema a cui poteva essere sottoposta un’automobile che doveva rispondere positivamente in termini di resistenza, elasticità e maneggevolezza; la Bugatti la vinse per quattro anni consecutivi, dal 1925 al 1929. Dalle scuderie Bugatti uscirono i più bei nomi della storia dell’automobilismo: R. Benoist, L. Charavel (Sabipa), J. Chassagne, L. Chiron, B. Costantini, i fratelli P. e F. de Vizcaya, A. Divo, R. Dreyfus, Ph. Étancelin, E. Friderich, C. Masetti, E. Materassi, T. Nuvolari, A. Varzi, W. Williams, P. Wimille. Le competizioni sportive erano per Bugatti degli stress test a cui sottoporre le vetture per eliminare difetti ed affinare la produzione ed anche un modo efficacissimo di ‘ s “TO‘Y Il t i i lo a U a reclame della P i ei &“tu hi oto e di Bugai pe la P i ei & “tu hi De Diet i h Bugai Tou e Il oto e della Bugai Tipo 31 DE“IGNE‘ fare pubblicità alla propria azienda. I cataloghi Bugatti erano veri e propri portfolio in cui elencare caratteristiche tecniche e podi conquistati. La produzione di serie derivava direttamente dalle auto da competizione adottando le stesse soluzioni e materiali ma con motorizzazioni meno spinte. Questo meraviglioso decennio stava per concludersi e all’orizzonte si configuravano già i prodromi di un nuovo conflitto bellico. Il primo e duro colpo lo inferse la grande crisi mondiale del 1928 che cominciò a far declinare, gradualmente ed inesorabilmente, l’era dell’artigianato di lusso per fare spazio alla nuova produzione seriale di bassa qualità e dal costo contenuto. Il lettore non dimentichi poi che quegli anni erano violentemente animati dalla lotta di classe alimentata dagli ideali del massimalismo rivoluzionario di Sorel e dalla visione sociale di K. Marx che confluivano nelle concezioni più estremistiche ed ideologizzate del socialismo prima e del comunismo poi, per dirompere, infine, nel nazional socialismo e nel fascismo e in cui non c’era più spazio per quella originalissima concezione che Bugatti aveva del fare industria. Nel 1936 l’amata fabbrica fu occupata in seguito ad uno sciopero; la cosa fu vissuta come un vero oltraggio da Bugatti che restò addolorato e, sorpreso, si ritirò dalla direzione. Fu il figlio Jean, con impegno e abilità, a prendere in mano la situazione per tre anni fino alla sua tragica e prematura scomparsa nell’agosto del 1939 in un incidente stradale, durante il collaudo di un modello. Jean aveva portato via con se un’intera epoca e i sogni migliori di Ettore; infatti, pochi mesi dopo la sua morte scoppiò la seconda guerra mondiale e questa volta fu veramente la fine del glorioso stabilimento. Tutto cominciò nel settembre del 1939 con lo spostamen- to della produzione da Molsheim, che essendo zona di confine era molto esposta, a Bordeaux. Fu un rimedio inutile perché nel luglio 1940 la regione di Bordeaux fu invasa dalle truppe tedesche. Nel frattempo l'industriale tedesco Trippel, produttore di veicoli militari anfibi, ottenne prima la gestione dello stabilimento di Molsheim, in seguito al sequestro scaturito dal rifiuto di Ettore di ritornare in Alsazia, e poi i magazzini ed i macchinari di Bordeaux, ritrasferiti ad ottobre a Molsheim dall'autorità tedesca. L’improvvisa interruzione produttiva legata alla guerra aveva anche creato un grosso scoperto bancario presso la Banca Rurale di Strasburgo ed alcuni fornitori intrapresero un’azione legale contro Bugatti che si risolse con la vendita all'asta, nel dicembre del 1941, della sua azienda pagata 150 milioni di franchi a fronte di un valore stimato di 334 milioni. Al danno si aggiunse anche il fango delle accuse di collaborazionismo per aver ricevuto danaro dai tedeschi e così la fabbrica fu confiscata dal governo francese. Per lo stato francese, la Bugatti era considerata una industria nazionale che non poteva quindi essere venduta alla Germania. Fortunatamente Ettore prese la cittadinanza italiana nel 1946 cosa che lo escludeva, così, da diritti a indennità. Dopo molti negoziati, sostenendo il motivo della vendita forzata, Bugatti finì col citare la Administration des domaines ma perse la causa nel novembre 1946 al tribunale di Saverne. Bugatti ricorse subito in appello che vinse l’11 giugno 1947 presso la corte di Colmar. Una malattia palesò fisicamente le tante prove a cui Ettore era stato sottoposto negli ultimi anni e ne causò la morte il 21 agosto del 1947 a Neuilly-sur-Seine nei pressi di Parigi. gatti rispecchiava concretamente quanto Ettore aveva assimilato in gioventù in seno alla sua grande famiglia. Era lontano anni luce dalla visione di uomo/automa del Taylor o dalla organizzazione industriale di Henry Ford, sapientemente parodiata da Chaplin nel celebre cortometraggio Tempi moderni , in cui la produzione seriale e automatizzata riesce a trasformare la qualità in un sottoprodotto della quantità. In Bugatti vivevano gli alti ideali dell’Art Noveau e il suo stabilimento rappresentava una delle massime applicazioni di quella tendenza creativa. In quello stabilimento nasceva il concetto stesso di industrial design applicato all’artigianato di alta qualità, vera connotazione del Vecchio Continente ed eredità, tutta italiana, di Ettore. Più che di una fabbrica, nonostante il livello organizzativo raggiunto, ci si trovava dinanzi ad una grande bottega artigiana in cui regnavano pulizia, ordine, decoro e buon gusto capaci di rendere quel complesso di produzione, con i suoi quasi millecinquecento dipendenti nei momenti migliori, un qualcosa di unico ed irripetibile. Più che operai da catena di montaggio, costretti a ripetere infinitamente la stessa operazione, Bugatti voleva uomini attenti e partecipi al processo produttivo; ecco quindi la cura estrema nella selezione e formazione del personale, proprio come accadeva nelle antiche corporazioni artigiane, da cui si esigeva la massima scrupolosità nella realizzazione di qualsiasi lavoro. Tutto ciò si tramutava in prodotti eccezionali per il grado di precisione e rifinitura raggiunti. L’autonomia produttiva era un altro ingrediente dello stabilimento Bugatti, ancora una volta come accadeva nelle migliori botteghe artigiane del Rinascimento italiano. Esso, infatti, era in grado di Lo stabilimento realizzato da Bu- produrre non solo tutti i pezzi del- 32 ‘ s “TO‘Y “ta ili e to Bugai a Molshei , Alsazia este o ed i te o 33 DE“IGNE‘ le autovetture ma possedeva delle capacissime attrezzerie da cui uscivano utensilerie e macchinari necessari alle varie fasi di lavorazione. E’ impossibile descrivere con completezza in queste poche pagine tutto l’ingegnoso lavoro di Ettore Bugatti, anche se sarebbe veramente molto bello riuscire a farlo con un libro: i suoi 950 brevetti lo rendono un personaggio enorme e un protagonista della storia della tecnica dei primi decenni del XX secolo. Ho cercato, quindi, di riportare qui, dalla sua straordinaria e copiosa produzione, quei pezzi più pregiati che sono stati riconosciuti tali anzitutto dal pubblico dell’epoca più che dalla critica. Per gli approfondimenti rimando gli appassionati a visitare lo splendido sito della Bugatti: http:// www.bugatti.com/fr/tradition/lesmodeles-bugatti.html 1899 con Prinetti & Stucchi, motore a 4 cilindri a valvole in testa, 3.000 cm3 di cilindrata, 90 mm di alesaggio per 120 di corsa, raffreddamento a circolazione d'acqua, accensione sia a bruciatori sia a batteria con bobine o candele, trasmissione a catena, 4 marce anteriori e retromarcia, 60 km/h di velocità, kg 650 di peso. 1902 - 1903 con De Dietrich, Bugatti doveva costruire tre serie di veicoli: da 10 CV, da 15 e da corsa, dietro compenso di 50.000 franchi, più le somme di 400, 500 e 2.000 franchi per ogni vettura venduta. Fra le serie realizzate va ricordata quella del 1902, molto bassa, a 4 cilindri, 5.300 cm3 di cilindrata, alesaggio di mm 114 e corsa di mm 130, 50 CV di potenza, preparata per la corsa Parigi-Madrid e prodotta poi in diverse varianti, e quella del 1903, alesaggio e corsa 130 per 140, 7.500 cm3 di cilindrata. 1904 con E. Mathis, "modello Hermès": 4 cilindri e 8 valvole, al- bero a camme in testa, 140 per 160, 9.000 cm3, 60 e 90 CV, sviluppato presso la Société alsacienne de constructions mécaniques di Graffenstaden. 1907- 1909 con Deutz Gasmotorenfabrik prototipo monoblocco a 4 cilindri, albero a camme in testa, 150 per 150, 10.000 cm3, 50 e 60 CV; prototipo 4 cilindri e 8 valvole, albero a camme in testa, 95 per 120, 3.200 cm3, 13 e 25 CV, trasmissione cardanica. Progetto in proprio: prototipo ultraleggero peso kg 300, 4 cilindri e 8 valvole, 62 per 100, 1.100 cm3, km/h 80 che fu la base del "modello 13". Periodo iniziale della sua fabbrica 1910, prime cinque vetture "modello 13" monoblocco a 4 cilindri e 8 valvole, albero a camme in testa, 65 per 100, 1.400 cm3, circa km/h 100, quattro sospensioni semiellittiche a balestre multiple e sottili. 1911, modello superleggero due e quattro posti, 55 per 90, 855 cm3, 10 CV, km/h 80 che fu acquistato nel novembre e prodotto dalla casa Peugeot di Beaulieu sul Doubs: era la famosa "Bébé Peugeot", nel 1914 arrivata già a 3.000 esemplari. 1912, vettura da competizione, costruita in tre o quattro esemplari, 4 cilindri, 100 per 160, albero a camme in testa, due valvole d'immissione e una terza molto grande di scarico per cilindro (soluzione applicata sulle 8 cilindri e infine generalizzata), nuovo sistema di comando delle valvole, 5.000 cm3, km/h 160. Il modello "Garros" dal nome dell'aviatore che ne acquistò un esemplare. 1914, modello per Indianapolis (4 cilindri, 100 per 180, 5.650 cm3, km/h 180) derivato dal "Garros"; nuovo tipo di sospensione posteriore; messa in produzione del "modello 22"; preparazione delle elaborazioni a 16 valvole del "modello 13". Periodo bellico, motori aereo: il 34 primo a 8 cilindri in linea, 120 per 160, 14.500 cm3 250 CV) fu messo in produzione nel 1916-17 dalle ditte Diatto e Delaunay; il secondo 16 cilindri affiancati, 120 per 160, 29.000 cm3 400 e 500 CV, doppio albero motore, demoltiplicatore, messo in produzione dalla Peugeot per conto del governo francese e dalla Duesenberg di Elisabeth nel New Jersey per conto del governo americano (40 esemplari; 2.000 commissionati al momento dell'armistizio). Da questo secondo modello derivarono diversi motori per aerei, a cilindri affiancati o contrapposti, tra cui il Bréguet francese. Periodo post bellico 1919, sulla base dei tre motori da corsa elaborati nel 1914 a 16 valvole, ritrovati in buono stato, iniziava la produzione del nuovo "modello 22", del "modello 23" e del "modello 13 Brescia", tutti a 16 valvole. Le vittorie nel Grand Prix di Le Mans (1920) e nel Gran Premio di Brescia (1921) confermavano la bontà dei motori. 1921, Salon de l'Automobile, modello 28" (8 cilindri e 24 valvole, 70 per 100, 3.000 cm3), da cui prese avvio l'anno dopo il noto "modello 30" (60 per 88, 2.000 cm3). 1924, nuova autovettura a 8 cilindri "modello 35": 8 cilindri e 24 valvole, 60 per 88, 2.000 cm3, albero motore su rulli, assale anteriore curvo e cavo, ponte posteriore a scatola, ruote in lega leggera con incorporati i tamburi dei freni, peso intorno a 660 kg. Il motore rimase a lungo in produzione nei tipi competizione, sport e turismo, in diverse varianti e su diversi modelli. Fu dotato di compressore nel 1926 e, nello stesso anno, vinse tra l'altro la Targa Florio, i Grandi Premi di Roma, d'Alsazia, di Francia, di Spagna, d'Europa, di Boulogne, d'Italia, di Milano e i campionati del mondo e dei paesi latini. Mo- ‘ s “TO‘Y Tipo , Tipo , , Tipo , foto Bugai Tipo , foto Bugai , e poi dal , si o al ' al ' Tipo , Tipo foto Bugai , , Tipo foto Bugai Tipo 35 , foto Bugai , - Be è, , /' /' foto Bugai foto Bugai foto Bugai DE“IGNE‘ tore d'aereo "modello 34", che pressore, km/h 200, riproposto versibili nei due sensi di marcia avrà anche altri impieghi, di resa l'anno seguente con corsa e ci- e dispositivi di aggancio dei vae robustezza eccezionali: 16 ci- lindrata diminuite ("modello goni, adottava ruote elastiche lindri in doppia linea, 2 alberi 47"). (cerchione in acciaio gommato) e motore, 125 per 130, 25.000 cm3. 1930, "modello 50" 8 cilindri, 86 per doppio carrello a 4 assi (di cui 1925, il "modello 37" (4 cilindri, 69 107, 4.900 cm3, doppio albero a due di guida) che assicuravano per 100, 1.500 cm3, con e senza camme, compressore, km/h 175, una perfetta stabilità laterale e compressore, km/h 170 e 150), e 160 nella versione turismo, ri- una tenuta eccezionale: nessun uscito in versione turismo l'anno preso nel 1931 col "modello asse poteva deragliare anche per seguente ("modello 40") e, anco- 53" (vettura a 4 ruote motrici, un salto di binario di cm 50. Il ra, nel 1930 ma con alesaggio au- km/h 200) e nel 1932 col successo assicurò a Bugatti, fino mentato; "modello 54" che conquistava al 1937, la produzione di 80 auto1926, "modello 39" (8 cilindri, 1.500 l'anno seguente il record mon- motrici, in diversi tipi (leggera a cm3, con varianti nella corsa e diale dell'ora con km/h 216; due motori; "Présidentiel" a quatalesaggio); "modello 51" che riprendeva il tro motori; a uno, due e tre ele1927, "modello 43", vettura sportiva "modello 35" introducendo il menti). a due e quattro posti di grande doppio albero a camme e 8 val- 1934, modello è7", 8 cilindri, 72 successo (8 cilindri, 60 per 100, 2- vole a 90º. per 100, 3.800 cm3 doppio albero 300 cm3, km/h 170-175); "modello 1931, locomozione ferroviaria, rea- a camme. Classe turismo: châs41", la famosa autovettura lizzazione di un'automotrice, sis franchi 73.000; berlina "Royale", fuori catalogo, prodotta completata nel 1933. Il prototipo 113.000, coup 11è.000; classe in soli sei esemplari più il proto- svolse regolare servizio quotidia- sport: châssis 100.000, coupé tipo, prezzo di 500.000 franchi no, per tutto il 1933, sul percorso 140.000 e 150.000; classe compesenza carrozzeria, garanzia a Parigi-Deauville-Cabourg e ritor- tizione: châssis 120.000. vita, di eccezionale silenziosità, no. Aveva 107 posti (84 seduti, 23 elasticità e potenza (in seconda in piedi), pesava 22 tonnellate e accelerava da 5 a 150 km/h), che mezzo, era lungo m. 22, raggiunutilizzava il blocco del motore geva i 100 km/h in 1' 43'', frenava "modello 34" (8 cilindri, 125 per a 105km/h in m 275, era mosso 1130, e 125 per 150, 12.800 cm3 e da due motori derivati dal 14.7è0 cm3, più di 300 CV, 3 ton- "modello 34"(che equipaggiava nellate di peso, km/h 200). anche la "Royale") per 400 CV e 1928, "modello 45", vettura sportiva km/h 150. Nelle prove raggiunse i a due posti 16 cilindri in doppia 171km/h e l'automotrice si attrilinea, 60 per 84, 3.800 cm3, dop- buì poi il record di 196km/h. Tra pio albero motore e doppio com- le innovazioni, oltre ai sedili re- Tipo , Tipo foto Bugai 36 , foto Bugai ‘ s “TO‘Y Tipo , / foto Bugai Tipo , / foto Bugai Tipo , / foto Bugai Tipo , Tipo , ‘oyale Tipo Tipo Tipo foto Bugai 37 , , / / “ , foto Bugai / / foto Bugai foto Bugai foto Bugai 38 INTE‘VI“TA Robson Jacobsen Community vuol dire anzitutto condivisione e Robson ha percepito pienamente questo spirito che sottende da due anni la nostra ARS! Ha cominciato da poco tempo a pubblicare degli splendidi tutorial in lingua portoghese dal Canale YouTube ha cui ha dato semplicemente il suo nome. Nonostante il gap linguistico le indicazioni sono chiarissime e i video sono di elevata qualità, aspetti che nel loro insieme mi hanno convinto ad inserire questo canale tra le risorse della Comm. e a chiedere a questo nuovo amico un’intervista per conoscerlo meglio. d i S a l v i o Gi gl i o C iao Robson, presentati ai nostri lettori Sono Robson Jacobsen, ho 37 anni e sono sposato con la mia cara Patricia da cui ho avuto 2 figli, Joni e David. Sono brasiliano ma da undici anni risiedo in Spagna, sull'isola di Gran Canaria. Ho iniziato a lavorare nel 1995 a San Paolo, in Brasile, con la decorazione d'interni, tre anni dopo mi trasferì a Bahia, dove ho vissuto fino al 2003, e dove ho lavorato come interior designer per una società che si occupava a di controsoffittature in cartongesso ed oggetti decorativi. In questa azienda sono stato circa cinque anni e poi ho deciso di mettermi in proprio ed ho avviato la mia piccola impresa di progettazione ed allestimento di controsoffittature con cinque dipendenti. Solo nel 2000 mi sono avvicinato al CAD, quando ho incontrato un architetto che mi ha insegnato a fare progettazioni al computer che prima facevo con tecnica tradizionale. Mi sono appassionato all'informatica e gradualmente ho imparato ad utilizzare AutoCAD. Nel 2003 ho chiuso l'attività e mi sono trasferito in Portogallo per lavoro. Un anno dopo sono passato in Spagna ove vivo con la mia famiglia. Sono un amante dell’informatica, infatti sto studiando per la laurea in ingegneria informatica, anche se mi hanno sempre affascinato l’architettura e l’interior design. La musica un’altra delle mie passioni: mi piace suonare il pianoforte e creare musica. disegno architettonico proprio da quelle planimetrie che ridisegnavo in maniera semplificata e così, gradualmente, ho imparato. Ricordi ancora il primo disegno tecnico che hai fatto? In ditta dovevamo apportare alcune modifiche in un progetto e l'architetto che aveva redatto le tavole era in viaggio… il mio capo mi chiese se ero in grado di fare quei cambiamenti, risposi che ci avrei provato. E’ stato allora che ho fatto il mio primo elaborato 2D vero e manualmente. Naturalmente non si tratta va di nulla di estremamente complesso: era solo un’unica semplice planimetria anche se per me fu un’esperienza molto piacevole. Successivamente, di tanto in tanto, mi esercitavo facendo prima dei piccoli progetti, che non richiedevano la presenza di un architetto, e poi ho continuato a realizzare tantissimi i progetti di decorazione d'interni. A quanti anni hai cominciato a disegnare? Quando hai scoperto il disegno tecnico? Ho iniziato a disegnare quando avevo circa 13 anni e, sinceramente, mi sempre piaciuto: all’inizio disegnavo automobili e parti meccaniche, ma è stato solo quando ho iniziato a lavorare che ho scoperto la progettazione: gli architetti portavano i loro elaborati ed io ero Quando hai scoperto il mondo l'unica azienda che li sapeva inter- dell'informatica? pretare. Mi sono appassionato al E 'stato nel 1998. Avevo bisogno di 39 INTE‘ fare una presentazione e un amico di San Paolo mi ha insegnato a usare il programma PowerPoint, per me è stato come fare un viaggio in un altro mondo! Da quel giorno non ho mai più lasciato l’informatica. Oggi sto utilizzando GNU Linux e Windows, ma è un gran peccato che non ci sono molte opzioni per progettare con Linux come per altri sistemi operativi. CAD che hai imparato a usare? Il primo programma che ho usato è stato ArCon, con cui ho realizzato molti progettazioni a Bahia. Successivamente ho iniziato ad usare AutoCAD che, anche se mi sembrava troppo complicato all'inizio, a poco a poco ho imparato a dominare. scaricato la versione di prova e ho iniziato a testarlo. All'inizio sembrava solo un programma per dilettanti, ma rapidamente mi sono reso conto che aveva un grande potenziale. Ho scaricato il manuale e la versione Pro di Sketchup ed ho imparato a usarlo. Oggi è il mio software preferito perché faccio il 90% del mio lavoro con esso. Quando hai scoperto SketchUp? Utilizzi molto questo software? Quali sono i vantaggi di SketchUp Ho conosciuto Sketchup nel 2003, rispetto altri programmi concorQual è stato il primo programma attraverso una ricerca online. Ho renti? 40 ‘VI“TA Beh, Sketchup amplia continuamente la propria gamma di plugin che consentono la modellazione di quasi tutti gli elementi, offrendo così qualcosa di più che un semplice strumento per la creazione di disegni. Uno dei vantaggi di Sketchup, ad esempio, e che viene utilizzato per pubblicare modelli su Google Maps, con gli edifici in 3D disegni layer possono essere visti da tutti gli utenti di tutto il mondo fino a quando il caso di un edificio reale modellato. E 'molto facile da gestire e ha un sacco di plugin disponibili che facilita il processo di modellazione. Utilizzi altri programmi di modellazione 3D? Se si, quali? Per alcuni lavori uso AutoCAD e per altri uso il Blender. Non ho una grande dimestichezza con Blender, lo trovo un software spettacolare ma veramente poco tempo per immergermi in esso come mi piacerebbe fare. Uno dei miei obiettivi imparare a gestire completamente Blender: offre molti vantaggi rispetto agli altri ed uno di questui è che è software libero. Qual è il programma di rendering che preferisci di più e perché? Sinora ho imparato ad utilizzare tre motori di renderizzazione: VRay, Kerkythea e Blender. Il mio preferito è V-Ray, non perché sia il migliore dei tre, ma perché mi identifico meglio con esso. Io sono del parere che la bontà di un motore di rendering dipenda anzitutto dalla sua facilità di gestione. Ho visto tantissimi rendering di modelli con diversi tipi di materiali e tutti di ottima qualità; se le impostazioni sono gestite correttamente la produzione da sempre ottimi risultati. Per quel che riguarda VRay ti dico che oltre ad essere un software molto popolare, ha un enorme quantità di letteratura e tutorial dedicati ad esso e che i tempi per i rendering statici sono sempre accettabili. Quando hai scoperto YouTube e Google Plus? Ti piace questa rete Sociale? Nel 2007 ho iniziato ad usare YouTube per guardare documentari e caricare alcuni video personali che sono ancora lì nel mio canale. Ma fu solo nel 2012 che, in realtà, ho dato maggiore attenzione ai canali; da poco ho iniziato a migliorare i video che carico, cercando di offrire qualcosa che serva da supporto per chi vuole avventurarsi nel mondo del design. Google Plus l’ho conosciuto quando stavo trattando un affare online ed avevo bisogno di fare una video conferenza. Con i Social Network sono un principiante assoluto anche se mi sono reso conto che è una bella opportunità per presentare il mio lavoro. Se dovessi dare un consiglio ad un giovane disegnatore tecnico alle prime armi, cosa gli diresti? Di armarsi di molta pazienza perché, in un primo momento, i suoi modelli non avranno molta qualità e sarà sicuramente criticato. Avrà bisogno di spendere molto del suo tempo libero per imparare ad usare e testare diversi programmi di progettazione. Il consiglio più importante è quello di intraprendere questa strada soprattutto per passione più che per fare soldi: il denaro verrà con il tempo! Un buon apprendista disegnatore deve avere tantissima passione per quest’arte, deve essere un sognatore ma senza perdere mai di vista la realtà e deve avere tantissima forza di volontà per combattere senza sosta. Sei mai stato in Italia? Cosa ne pensi, francamente, del nostro paese? Non sono mai stato in Italia, ma è sulla mia lista dei posti che voglio conoscere in un futuro non troppo 41 lontano. Ho molti amici italiani e anche degli amici non italiani che però vivono in Italia. Ci sono molti luoghi in Italia che voglio visitare come, ad esempio, Roma e Venezia. Ci sono così tante cose che mi piacciono dell'Italia che è quasi impossibile elencarle tutte qui. Mi piace la lingua, la cucina, il gelato, l'architettura, la musica, ecc .... Incontrare l'Italia è un sogno ancora da realizzare. Come vedi l'Unione Europea: ti piace, cambieresti qualcosa o va bene così com'è? Ciò che più mi piace della UE è la libertà di transito per persone e prodotti. Io sono tra coloro che credono che il mondo non dovrebbe avere confini. I tuoi sogni e progetti per il futuro... Finire la Facoltà d'ingegneria informatica ed impiegare quanto ho appreso in tecnologia per combinarlo con l'architettura. Voglio essere uno sviluppatore di software specializzato per l'architettura e, nel tempo libero, continuare a creare i miei progetti. Spero di viaggiare molto e godermi i frutti del mio lavoro. 42 INTE‘VI“TA Matteo Rubboli E’ uno dei personaggi più famosi di Google Plus… Con il suo splendido Vanilla Magazine ci ha fatto e ci fa girare il mondo, mettendoci costantemente, e gratuitamente, al corrente sulle ultimissime novità del design, dell’arte, della tecnologia, indagando su misteri e storia. Matteo da sempre mi appare un cittadino del mondo pieno di curiosità per tutto ciò che di bello e prezioso l’uomo riesce a creare, un grande divulgatore e uno tra i pochi utenti di Google Plus che offre senza secondi fini le sue tantissime conoscenze... Insomma, un personaggio pieno di fascino e simpaticissimo che avevo voglia d'intervistare già da parecchio tempo e che oggi cerco di “riassumere” per voi in queste poche righe sperando gli rendano giustizia :) d i S a l v i o Gi gl i o P artiamo subito con una bella auto presentazione per i nostri lettori: chi è Matteo Rubboli? Parto con un saluto a tutti i lettori di CADZINE, e soprattutto a Salvio Giglio, che è un esempio di cordialità e persona squisita rara nel mondo del web. Matteo Rubboli è un papà di 32 anni che ha fatto di internet e del mondo dei blog una passione e una professione. Dal tuo strepitosissimo sito, Vanilla Magazine, ogni giorno escono fuori cose veramente molto belle e fonte di sicura ispirazione per chi ti segue. Quando e come è nata la tua creatura? Vanilla Magazine nasce nel 2011, nel momento in cui ho capito che ta. Le poche nozioni che ho appreso le devo principalmente al mondo di internet e ai tantissimi libri letti in gioventù, ma soprattutto alla continua voglia di conoscere e sperimentare. Il mondo del lavoro poi mi ha messo di fronte alla necessità di padroneggiare diversi argomenti con proprietà di linguaggio e conoscenza tecnica, quindi per me la voglia di conoscere è stata legata anche ad una necessità molto più pragmatica Si percepisce quasi immediata- come la competitività professionamente che dietro Vanilla c'è un le. attento osservatore della vita, declinata nelle sue essenze più belle Sei un personaggio cosmopolita e ed elevate: arte, forma e tecnolo- da tanti tuoi post si capisce che gia. Hai seguito tu stesso un per- ami molto l'area mediterranea in corso di studi specifico per rag- particolar modo la Grecia.... Hai giungere questi risultati? qualche legame particolare con A livello personale la mia forma- quella terra? zione è molto poco ortodossa (per La Grecia è la mia seconda patria, uno scrittore) avendo fatto il liceo in cui passo molto tempo in funscientifico e avendo cominciato zione delle stagioni. Ho avuto la (senza finire) l’università sbaglia- fortuna di conoscere una donna esprimersi online mi avrebbe dato la possibilità di affrontare un percorso di maturazione personale che in altro modo non sarei riuscito a intraprendere. Il viaggio affrontato per arrivare al sito com’ oggi è stato lungo e (fortunatamente) complesso, e mi ha dato modo di entrare in contatto con tantissime persone appassionate dei tanti (troppi?) argomenti di cui parla il sito. 43 INTE‘ fantastica con cui condivido la mia vita personale che è greca al 100%, insieme e grazie alla quale ho trovato un equilibrio fra lavoro e vita personale che, vivendo solo in Italia, non ero mai riuscito a raggiungere. Diciamo che più che un legame è proprio un amore dichiarato nei confronti dell’Ellade. L'architettura è un tema ricorrente di Vanilla, che raccoglie ed offre tantissimi articoli su realizzazioni progettuali molto particolari... Quali sono i tuoi architetti contemporanei preferiti? L’architettura stato un argomento complesso con il quale confrontarsi, e deriva principalmente dai miei trascorsi lavorativi nel campo dell’edilizia. In verità lo scopo principale delle pubblicazioni di Vanilla Magazine è quello di mostrare la tecnologia e il pensiero dietro la costruzione di edifici per l’uomo, e quindi la rubrica vuole essere una risorsa alla quale ispirarsi per un futuro sostenibile piuttosto che un esercizio estetico. Per quanto riguarda gli architetti sarebbe facile citare Oscar Niemeyer, Renzo Piano o Zaha Hadid, ma in verità non ci sono architetti che preferisco rispetto agli altri proprio perché, molto spesso, alcune delle idee maggiormente innovative vengono da studi di persone magari semi sconosciute, ma che rispondono, con le loro capacità progettuali, a specifiche esigenze di ecosostenibilità. WEB e divulgazione culturale, un meraviglioso binomio che sembra aver trovato in Google un patron di tutto rispetto. Parlaci della tua esperienza di questi ultimi anni in rete. Questa è una domanda che potrebbe aprire un trattato di lunghezza biblica. Cercando di essere conciso e non annoiare i lettori, credo che la rete sia l’invenzione più democratica mai realizzata, e che ponga di fronte alle persone la possibilità di accedere alla cultura nel modo più semplice che la storia dell’uomo abbia mai conosciuto. Google fortunatamente un’azienda attenta al progresso nel senso vero della parola, ma rimane pur sempre un’azienda, che quindi deve fare profitto. Facebook e Google si dividono in parti (quasi) uguali il mondo del web, e sono diventati due asset come possono essere il petrolio o il gas naturale. Penso che i governi e il legislatore dovrebbero garantire la giustizia nell’utilizzo e nella pubblicazione delle informazioni (pensiamo al materiale pedopornografico, al bullismo in rete etc) e molto si sta facendo (e si è fatto) in questo senso. Il web ha solo 20 anni, quindi è impensabile che abbia dei regolamenti evoluti come ad esempio quelli che, in paesi civili, regolano la libertà di stampa. Entro qualche decennio assisteremo alla regolamentazione dell’utilizzo del web, e noi utenti abbiamo il compito e la responsabilità di garantire alle generazioni successive la stessa libertà con cui noi oggi ci muoviamo in rete. Italia, potenzialità e negligenze del nostro Paese in ambito artistico e culturale. Dal tuo particolarissimo osservatorio che futuro vedi? Vivendo Italia e Grecia posso dire che conosco bene il "lato oscuro" dei beni culturali a livello statale. Purtroppo non so come sia il futuro, ma so che il presente potrebbe essere decisamente più florido. Per fare un esempio, l’anno scorso sono stato al museo dell’Arte Moderna di Singapore, il quale ospitava, in molte sale, banchi e sedie di scuola che avevo "scaldato" quando ero alle elementari e medie. Il patrimonio di cui disponiamo è immenso, e dalle nazioni più ricche vengono a prenderci addirittura banchi e sedie che noi consideriamo di una banalità imbarazzan- 44 te. Siamo sicuri che facciamo il giusto per promuovere la nostra Italia? Crisi, crisi, crisi... ma a parer tuo il peggio è passato e cosa ci dobbiamo aspettare in futuro dal pacchetto Europa? Penso che il mondo abbia conosciuto uno spostamento deciso della ricchezza, accelerato dalla scellerata crisi dei mutui subprime. L’Europa, anche se non ne stata causa diretta, ha risentito nel modo più profondo la crisi, che era però assolutamente inevitabile. Lo spostamento della produzione industriale dai paesi europei a quelli asiatici e BRICS era solo questione di tempo, e lo stesso atteggiamento delle persone nei confronti dei prodotti nazionali ha velocizzato il passaggio di mani nella produzione di beni. Penso che più che crisi si debba pensare ad un nuovo status quo, che è stato chiamato crisi" solo perch si presentato in tempi rapidissimi, 3 o 4 anni. Il futuro sarà la conversione da un’Italia industriale, quella che abbiamo conosciuto fino al 2008, all’Italia dei servizi in stile inglese. Grande parte del compito spetterà al governo, che durante l’era Berlusconi non è riuscito a proteggere il nostro paese dai rapidi venti economici mondiali. Il governo attuale e quelli futuri saranno in grado di svolgere questo compito? L’Europa inoltre deve riuscire a garantire regole uguali per gli stati membri, che concernano tassazione, investimenti e stato sociale. E’ impensabile che in Irlanda si paghino il 2% di tasse e in Italia il 47%, quale investitore porterebbe mai i propri capitali nella nostra nazione, avendo il vantaggio di incassare egualmente in Euro? Google Plus ieri, oggi e domani secondo Matteo Rubboli Google Plus è stato lo strumento per Google per connettere tutti i ‘VI“TA propri servizi. Troppo spesso additato come concorrente diretto di Facebook, Plus è un network che assolve perfettamente agli scopi dell’azienda che lo ha realizzato, ovvero tracciare i comportamenti sul web degli utenti (tasto +1) e dargli un profilo di login utilizzabile in tutti i propri servizi. Domani potrà diventare magari più popolato (comunque già oggi ha più di 1 miliardo di iscritti) ma soprattutto Google punterà sull’interazione con gli utenti, ancora troppo bassa. Tra i vari fenomeni virali che animano la rete quale è quello che più ti ha colpito, convinto e divertito? Mi trovo tutti i giorni a valutare e a vedere con i miei occhi molti contenuti che diventano virali che ormai mi impressiono difficilmente. Se devo ricordarne uno scelgo sicuramente #coglioneNO di Zero, una serie di video che pone l’attenzione sulla valutazione economica dei lavori degli esperti della rete e dei new-media. Penso siano interessanti non tanto perché mostrino un problema reale, ma perch pongono l’attenzione su un aspetto che troppo spesso i giovani non tengono in considerazione: la capacità di fare business. Se si realizza un progetto, un lavoro o un semplice scritto e non si sa richiedere il compenso ritenuto congruo è meglio non intraprendere la carriera creativa. Lavorare come freelance significa svolgere quattro compiti: trovare il cliente, capire il progetto, realizzarlo e venire pagati. Se non si è ferrati in anche solo uno di questi quattro aspetti è meglio cercare lavoro dipendente, in proprio difficilmente si avrà successo. Se dovessi creare tu stesso un Social come lo struttureresti? Beh ritengo che Google Plus sia quasi il social perfetto, che con alcune integrazioni da Facebook potrebbe diventare ancora più avvincente (sopratutto il meccanismo dei mi piace e delle condivisioni, ancora superiore nel social di Zuckerberg). Il personaggio più singolare che hai conosciuto su G+ e con cui hai un sentito rapporto di amicizia. Mi sento in dovere di fare due citazioni. In primo luogo Salvio Giglio (non a caso il fondatore di CADZINE), eccezionale utente di G+ che mi ha sempre dimostrato affetto e spronato nel continuare a condividere e realizzare contenuti interessanti. In secondo luogo (ma non per importanza) la moderatrice con cui collaboro sulla community di Foto Passione, Nives Mazzarro, senza la quale quella che oggi è la community italiana più grande di Google Plus non sarebbe mai diventata quel fantastico luogo di condivisione e discussione che è oggi. Aver raggiunto il traguardo dei 100.000 iscritti per primi in Italia è stata una soddisfazione eccezionale, che abbiamo ottenuto grazie ad un perfetto lavoro di squadra, aiutati dall’educazione e 45 dalla passione di tutti i nostri utenti. Fai un elenco ragionato delle cinque recenti invenzioni più belle che, a tuo parere, sono destinate a cambiare letteralmente le nostre abitudini quotidiane. 1. Lo smartwatch. All’inizio ne ero un implacabile critico, ma nel tempo mi sono convinto che diventerà un dispositivo che permetterà di dimenticare portafogli, chiavi dell’automobile, smartphone e, almeno in parte, computer. 2. L’implementazione delle fonti di energia rinnovabile nelle nostre case e l’architettura ecosostenibile. 3. La ricerca medica associata ai nostri device, in grado di fornire ai ricercatori una base di dati enorme sulla quale sviluppare nuove cure. 4. La digitalizzazione del sapere umano, che consentirà a chiunque di accedere all’enorme banca dati di scritti ancora purtroppo pubblicati solo su carta. 5. Le auto a pilota automatico . Colgo l’occasione per salutare il mio amico Salvio Giglio e la sua fantastica compagna Nunzia Nullo, che rendono il web un posto in cui apprendere e condividere le proprie esperienze per tentare di creare un futuro migliore condiviso da tutti. 46 LIB‘I L’impression 3D avec SketchUp Intervista con l’autore J. L. Clauss importante promuovere la modellazione 3D come nuova forma di linguaggio. Mi piacerebbe solo che d i S a l v i o Gi gl i o SketchUp fosse più orientato alla BIM, anche se so già che ciò è posuando hai scoperto Sket- sibile con l'aggiunta di alcuni pluchUp? gin come quelli sviluppati da Ho scoperto SketchUp PlusSpec e Dale Martens. all'inizio di questo nuovo secolo. Come molti, ho pensato Ho letto nel tuo profilo che sei un che fosse un "piccolo" software architetto e un docente... quanto non-professionale. Il primo pro- SketchUp ha semplificato il tuo getto che ho realizzato completa- lavoro? mente con SketchUp è stato un SketchUp semplificato il mio lavoedificio residenziale, nel ro in molte aree. Ora sono in grado 2004/2005. Mi ha letteralmente di presentare in modo rapido e accontagiato! Mi piace giocare e di- curato sia i volumi che layout di segnare con esso come su di un un progetto. L'impatto è estremaalbum da disegno. mente efficace sui clienti: vedono i loro sogni diventare realtà! E’ per Come valuti questo programma di questo che possiamo considerare modellazione 3D rispetto ai suoi SketchUp anche come un fantasticoncorrenti diretti? In altre parole: co software di marketing. Sketcosa ha più e cosa gli manca anco- chUp ha letteralmente cambiato la ra rispetto ad altri software? mia vita perché, proprio grazie a SketchUp è semplice ... ma non questa passione, sono diventato facile! Per me, la modellazione in un docente e un autore. Nella mia SketchUp è un piacere: mi sembra attività da formatore ho scoperto quasi di impugnare una penna! che due cose determinano l’entuSketchUp ha risolto un'equazione: siasmo dei miei studenti del corso mouse = penna! Sì, questo è una di SketchUp facendogli esclamare delle più grandi differenze rispetto un bel WOW! . La prima l’abbiagli altri software. Un altro punto a namento di immagini fotografiche favore per la filosofia: ll 3D per ad un modello, una delle funzionatutti! . Credo che oggi sia molto lità più pratiche di SketchUp, di- Q 47 sponibile anche nella versione free. Per me è sempre una grande soddisfazione presentare questa simpatica funzionalità durante una lezione del corso di SketchUp. Mi rendo subito conto che la classe intuisce perfettamente che questa caratteristica di SketchUp può cambiare molto la loro vita professionale. La seconda funzionalità è quella delle operazioni sui componenti, una magia di sicuro effetto sulla classe e mi piace quando accade questo. In Italia, digitalmente arretrata rispetto agli altri Paesi UE, i professionisti sono ancora legati solo ai programmi blasonati ... come è la situazione in Francia? Anche in Francia, i professionisti utilizzano prevalentemente AutoCAD e ArchiCAD. Ma a poco a poco, ho la sensazione che la voglia di lavorare con SketchUp è in crescita. Faccio questa affermazione perchè ho visto personalmente degli ingegneri lasciarsi sedurre dalle potenzialità di SketchUp per aumentare la loro produttività. Stampa 3D e architettura: quali sono le sue implementazioni in questa disciplina? il modello in legno o in cartone LIB oggi sono stati sostituiti da software di modellazione 3D. A mio parere, la stampa 3D riporterà in auge la produzione di modelli reali in scala. Questo, come spero, potrebbe anche essere un’opportunità per creare nuovi posti di lavoro in architettura. Per gli architetti la stampa 3D e la realtà aumentata, che è il passo successivo, sono un modo innovativo e convincente per presentare i modelli delle loro creazioni. Quali sono le tue esperienze con la stampa 3D? Hai una stampante del genere? Il mio lavoro è quello di aiutare le persone a parlare in 3D, ecco perché sto fornendo dei servizi di modellazione e prototipazione 3D. Se vogliono imparare come produrre qualcosa da soli, scelgono uno dei miei corsi di formazione per la stampa 3D. Se non hanno tempo, gestisco io tutto il processo di modellazione e stampa per trasformare il loro progetto in realtà. Possiedo una stampante UP desktop 3D printer. Sono membro del Fab Lab locale qui a Strasburgo e a volte ci vado per la stampa. E 'anche un luogo ideale per condividere le conoscenze e migliorare le mia capacità di relazionarmi con gli altri. Mi piace anche utilizzare i servizi di stampa 3D online come Sculpteo. Come è nato il tuo libro "Impression 3D avec SketchUp"? Potresti riassumere per i nostri lettori i punti salienti in cui il tuo lavoro è organizzato? Questo libro è nato da un'idea del mio editore Editions ENI, con cui avevo già pubblicato quattro libri. Quando quindi mi è stato proposto di scrivere un testo sulla la stampa 3D con SketchUp, ho accettato subito. Il libro è organizzato in 3 parti: nella prima ho descritto brevemente la storia e le tecniche di stampa 3D. Nella seconda parte fornisco al lettore una serie di informazioni relative all’ottimizzazione dei modelli preliminare alla fase di stampa come, ad esempio, imparare a modellare correttamente per la stampa 3D, quali sono 48 i plugin da utilizzare, ecc. Nella terza ed ultima parte ho descritto, passo per passo, il processo di modellazione attraverso circa una decina di esempi: il modello di casa, la decorazione dell’oggetto, ecc. Perché pensi che sia importante conoscere la stampa 3D di oggi? E 'importante sapere di stampa 3D, perché sono sicuro che essa cambierà il mondo. Nessuno può dire esattamente come ma l'importante è esserne consapevoli. Sono certo che in futuro la stampa 3D sarà un qualcosa di estremamente naturale e familiare come con un telefono cellulare o la navigazione su internet. per i professionisti, inoltre, vedo in essa una grande opportunità per promuovere il loro lavoro. Quanto è importante la stampa 3D nella scuola e per i giovani? Ci stiamo spostando in un mondo nuovo e questo è solo l'inizio. I giovani devono essere preparati. Essi sono responsabili del nostro futuro. Avranno nuovi strumenti nelle B‘I loro mani. Nel bene e nel male, spero in bene, la modellazione e la comunicazione in 3D sarà accessibile e conveniente per molte persone. Spetta a loro di utilizzare questa nuova lingua internazionale in modo pacifico e armonioso. Hai mai pensato di tradurre il libro in altre lingue? In italiano, per esempio? :) Questo è davvero uno dei miei sogni! Penso che sia possibile, tutto è possibile in questo mondo. Se c'è una volontà, c'è anche un modo per farlo. Parlerò al mio editore. Come vedi e cosa pensi, onestamente, dell’Unione Europea. Come cittadino francese hai notato delle differenze rispetto a prima dell’Unione, almeno in ambito culturale, o è rimasto tutto come prima? Qui a Strasburgo, che è una città internazionale ed è sede del Parlamento europeo, viviamo in uno stato d'animo euro-ottimistico. Questa sensazione è amplificata anche a causa della breve distanza tra noi e diversi Paesi europei. Siamo realmente al centro dell'Europa, in prossimità dei nostri vicini europei: Germania, Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Italia... Molti dei miei professori di architettura erano tedeschi e svizzeri. Quindi, qui è del tutto naturale di sentirsi di essere europei! Credo che non è così facile avere questo punto di vista in altri luoghi della Francia. Rispetto a quando ero un bambino, direi che oggi gli scambi culturali sono molto più copiosi di prima. Spesso mi chiedo anche se Internet non era già più potente del nostro sogno unitario per collegare gli europei… Qual è il tema del tuo prossimo 49 libro? Quando hai finito di scriverlo, parlerai di questo nuovo lavoro con i lettori di CADZINE? Il mio prossimo libro sarà su SketchUp 201è, l’ho appena finito e si tratta di un aggiornamento dell'ultima versione del mio libro SketchUp 2013. Quest’ultimo lavoro si occupa delle caratteristiche di SketchUp Make e Pro per Windows e Mac. Ho aggiunto dei contenuti speciali circa l'uso dei plugin e un paio di tutorial, uno sulle tecniche di modellazione di base ed un altro per realizzare delle presentazioni dei propri progetti in modo efficiente su LayOut. Spero che aiuterà gli utenti ad essere immediatamente operativi. Caro Salvio, grazie mille per questa intervista e, naturalmente, sarà un piacere di condividere anche il mio prossimo libro con i tuoi lettori.. 50 MU“ICA Lauda: Laudario di Cortona Lauda io di Co to a d i N ico la A ma lf i tan o I l termine Lauda (latino laus), che in ambito liturgico indica la prima delle ore canoniche ossia l’Ufficio delle Lodi, nella storia della musica identifica quella particolare forma di canto parareligioso, in lingua volgare e generalmente anonimo che nel Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi, trova non soltanto la più alta espressione spirituale, ma l'archetipo di un innovativo genere poetico. Nata inizialmente nell’Umbria e in Toscana sull'esempio della ballata in lingua volgare già praticata dai poeti del tempo, la lauda si diffonde per tutta l'Italia centrale e settentrionale; affermandosi poi come canto devozionale, fa sorgere confraternite laiche (Laudesi, Flagellanti) il cui scopo principale è quello di intervenire con il canto nelle processioni o in particolari liturgie. Le laude, dal carattere lirico-narrativo, sono appelli alla penitenza e invocazioni alla misericordia divina, narrano anche episodi della vita di Cristo, le gioie e i dolori della Vergine Maria, storie di santi. Con il tempo, aumentando il numero delle composizioni, sorge presso ogni confraternita la necessità della loro conservazione; pertanto si formano raccolte (laudari) compilate da uno o più confratelli oppure, mancando tale possibilità, acquisendo laudari da altri sodalizi, anche di regioni diverse, adattandoli alla bisogna, sia dal punto di vista linguistico, sia per il contesto religioso (festività, nome del santo, ecc.). Le prime laude hanno forma monofonica essendo probabilmente influenzate dalla musica dei trovatori con la quale, infatti, presentano numerose affinità riguardo il ritmo, la linea melodica e la notazione. Se nei primi tempi prevalgono forme semplici, austere, con 51 una nota o poche note per sillaba, nel corso del Trecento le intonazioni melismatiche si protendono verso i vocalizzi dell'Ars Nova fiorentina. Almeno fino alla metà del XIV secolo, le intonazioni non abbandonano le forme della monodia pura, limitandosi talvolta ad essere integrate dall'accompagnamento strumentale di viole, liuti, salteri e trombe, così come indicano le miniature degli stessi laudari. Laude armonizzate a tre o a quattro voci appaiono in qualche raccolta dei primi anni del Quattrocento. Nel Cinquecento la lauda è ormai polifonica, inizia a perdere importanza man mano che si sviluppa l'Oratorio. Oggi si conoscono circa 200 laudari e due di questi sono estremamente preziosi essendo gli unici con notazione musicale giunti fino a noi: il Laudario di Cortona e il Codice Magliabechiano della Biblioteca Nazionale di Firenze. Di alcuni vetusti laudari rimane MU“ Lauda io di Co to a, foglio solamente la rigatura musicale senza le note; tra questi è compreso il Codice 338 di Assisi che, qualora l'amanuense avesse condotto a termine il suo lavoro, avrebbe potuto offrirci l'intonazione del Cantico delle Creature di San Francesco. Il Laudario di Cortona, copiato tra il 1270 e il 1297, è la più antica raccolta corredata di notazione musicale a noi pervenuta. Il manoscritto comprende 66 laude, di cui 46 con musica; le prime 16 sono mariane, mentre le altre seguono approssimativamente il calendario liturgico. Il Laudario Magliabechiano, da collocarsi fra il 1310 e il 1340, viene indicato anche con il nome di Laudario Fiorentino perché appartenuto dapprima alla Confraternita fiorentina di Santa Maria e poi alla Confraternita degli Umiliati d’Ognissanti. Questo secondo laudario è formato da 97 laude di cui 20 sono comuni con il cortonese e presentano ornamenti vocali. Il Laudario di Cortona Rimasto nascosto per secoli, il Laudario di Cortona viene ritrovato nel 1876 da Girolamo Mancini nella Biblioteca dell'Accademia Etrusca del Comune di Cortona. Gli autori del laudario appartengono alle confraternite di laici sorte in Umbria e in Toscana nel XII seco- 52 lo; dalla compilazione dei testi si evince la loro conoscenza della cultura ecclesiastica medievale e della versificazione romanza. In quattro laude è citato il nome Garzo; potrebbe trattarsi di Ser Garzo dell'Incisa, rimatore religioso e didattico del XIII secolo, bisnonno del Petrarca. Il manoscritto, che non contiene miniature, è formato da 171 fogli di pergamena; il testo è scritto in caratteri gotici e la musica in notazione quadrata. Il laudario si presenta suddiviso in due parti e tra di esse è interposto un quaderno di dieci fogli, probabilmente inserito agli inizi del Trecento, contenente altre due laude musicate: “ICA Benedicti e'llaudati e Salutiam divotamente . La prima parte, quasi certamente opera dalla stessa mano, contiene 45 laude con melodia fino alla prima strofa, eccetto la quinta (Ave Maria gratia plena). La seconda parte inizia con l'indice del primo gruppo, seguito poi da altre 19 laude prive di musica; la sua composizione è più recente e con l'intervento di più persone. Delle laude con musica, le prime sedici sono dedicate alla Madonna; la n. 17 è dedicata a Santa Caterina d'Alessandria mentre la 18 e la 40 a Maria Maddalena. Dalla 19 alla 32 le laude fanno riferimento alle ricorrenze dell'anno liturgico: Natale, Quaresima, Resurrezione, Pentecoste e Trinità. La 33, la 35 e la 45 hanno per oggetto l'amore a Cristo; la 34 e la 36 riguardano il disprezzo per le cose terrene. A San Francesco sono dedicate la 37 e la 38; la 39 a Sant'Antonio di Padova. La numero 41 è dedicata a San Michele Arcangelo, la 42 a tutti i Santi e la 43 e 44 a San Giovanni Battista; la 46 agli Apostoli e la numero 47 costituisce il saluto finale alla Madonna. Una particolare caratteristica del Laudario di Cortona è l'uso ricorrente degli aggettivi, soprattutto di grado superlativo, che tendono ad esaltare le qualità della Madonna, di Gesù Cristo e dei Santi e a disprezzare quelle negative dei peccatori. I cinque sensi sono spesso protagonisti dei versi delle laude: il peccato puzza, è buio; la grazia è luminosa, soave, ha un sapore piacevole. Il linguaggio è semplice e immediato, adatto alla comprensione anche del popolo. Le laude sono scritte tutte in forma di ballata, composte cioè da diverse strofe intervallate da un ritornello. Nella maggior parte delle composizioni è facile notare l'asimmetria fra testo e melodia; questo induce a supporre che molte laude siano contrafacta, cioè frutto di quel procedimento, largamente usato a partire dal XII secolo, che adatta, ai nuovi testi, melodie, sacre o profane, preesistenti. Un esempio ci è fornito dallo stesso laudario con la lauda 11 Regina sovrana, de gran pïetade che è un contrafactum della 8 Altissima luce col grande splendore , la cui melodia viene conformata, con evidenti cambiamenti, alla diversa struttura del nuovo testo. Oggetto di studi approfonditi, il laudario cortonese oggi conta undici edizioni integrali in trascrizione moderna. Edizioni parziali appaiono nel 1880 e nel 1889, rispettivamente a cura di Rodolfo Renier e Girolamo Mancini; Guido Mazzoni pubblica a Bologna, nel 1890, i testi completi della prima parte, mentre Gilberto Brunacci trascrive e pubblica quelli della seconda parte, assai deteriorata. Anche la parte musicale richiama l'attenzione di studiosi ed esperti; si ricordano in particolare le trascrizioni del musicologo Fernando Liuzzi, del Canonico cortonese don Nicola Garzi e quella del maestro Clemente Terni, autore di una registrazione discografica per le edizioni Angelicum di Milano e di un filmato per la Televisione della Svizzera Italiana. Riferimenti Laudario di Cortona: Voi ch’amate lo Criatore Capilla de Santa Clara, Siviglia Voi ch’amate lo Criatore, ponete mente a lo meo dolore. Ch’io son Maria co’ lo cor tristo La quale avea per figliuol Cristo: la speme mia e dolce acquisto fue crocifisso per li peccatori. Capo bello e delicato, come ti veggio stare enchinato; li tuoi capelli di sangue intrecciati, fin a la barba ne va irrigore Bocca bella e delicata, come ti veggio stare asserrata, di fiele e aceto fosti abbeverata, trista e dolente dentr’al mio core. Voi ch’amate lo Criatore, ponete mente a lo meo dolore. htp:// .youtu e. om/ at h? =eaHeSY hIs 53 54 NEW HA‘DWA‘E FO‘ CAD I distanziometri ad onde Le STM si avvalgono di diversi tipi di tecnologia per ottenere misurazioni sempre più precise ed indifferenti quasi del tutto alle condizioni atmosferiche. La generazione e la gestione di onde elettromagnetiche ha favorito la realizzazione di sofisticatissimi sistemi di telemetria indispensabili in architettura ed ingegneria. II puntata d i S a l v i o Gi gl i o D opo l’introduzione sui laser scanner dello scorso articolo, in cui abbiamo anche ricordato qualche nome legato alla scoperta del laser, continueremo il nostro discorso polarizzando la nostra attenzione — è proprio il caso di dirlo LOL - sulla scansione ad onde e le relative tipologie applicative destinate al rilievo digitalizzato. Un breve riassunto Mi sembra opportuno partire col riassumere il principio di funzionamento degli scansori laser oggi presenti sul mercato col nome di Stazioni Totali Motorizzate o STM. Nel telerilevamento urbanistico ed architettonico, lo sviluppo di questa tecnologia che ha già una decina di anni di vita, sta raggiungendo una sua piena maturazione con applicazioni aeree e terrestri. Le STM destinate al rilievo terrestre vengono anche designate dall’acronimo TLS (Terrestrial Laser Scanner) e possiedono un’elevata capacità di memorizzazione dati nonché pacchetti software ausiliari per l’elaborazione grafica di essi. Le STM, per molti aspetti, non sono molto diverse dai vecchi teodoliti impiegati fino ad una decina di anni fa per eseguire rilievi indiretti. Al pari loro infatti, anche le attuali STM sono montate su di un cavalletto a tre piedi ed hanno un gruppo ottico meccanico per l’individuazione dei punti notevoli 55 necessari al rilievo di un oggetto. La differenza sostanziale consiste nell’automazione dell’apparecchio espressa attraverso un controllore logico programmabile, PLC, in grado di gestire il sistema di rilievo basato sul laser e coordinare un gruppo di attuatori necessari per il suo puntamento. Il processo di acquisizione dati sostanzialmente simile per tutte le STM: l’oggetto scansionato dall’apparecchiatura facendo passare un raggio laser attraverso il gruppo ottico opportunamente munito di tre motori stepper, uno per ogni asse della macchina, e capaci di far variare angolarmente il puntamento del laser. Dopo aver colpito la superficie dell’oggetto in un determinato punto il raggio laser torna allo strumento raccolto da un ricevitore che comunica al PLC l’avvenuta NEW HA‘DWA acquisizione. Di ogni nuovo punto acquisito il PLC prima processa i suoi parametri caratteristici, che rappresentano un’informazione spaziale a tutti gli effetti, e poi li memorizza secondo un criterio logico sequenziale. I dati relativi ad ogni punto catturato sono espressi e memorizzati, durante la fase di acquisizione, in coordinate polari: valore degli angoli assunti dal sistema di puntamento per la cattura del punto e associazione di questo ad un valore numerico che rappresenta la distanza dell’apparecchio rispetto ad esso. L’operazione si ripete in rapidissima successione e per un certo lasso di tempo; tutto il processo di scansione genera un numero elevatissimo di punti, ricavati dalla superficie dell’oggetto indagato, determinando quella che in gergo è chiamata nuvola di punti e che può essere anche vista come un insieme di coordinate tridimensionali. La mappa di punti costituenti l’oggetto rilevato, espressa in coordinate polari, è poi rielaborata in base ad un sistema di coordinate cartesiane ortogonali che ha, idealmente, origine nel centro dell’apparecchio rilevatore. Il risultato finale consiste in un modello tridimensionale dell’oggetto rilevato chiamato Digital Surface Model o DSM. Questi modelli trovano sempre nuovi campi d’impiego: nella progettazione BIM orientata al recupero di edifici storici, nella conservazione dei beni culturali, nella ricerca archeologica, solo per citarne alcuni. Altro impiego proficuo delle STM è il controllo dei movimenti e deformazioni del suolo e di manufatti edili, dal momento che il loro range d’impiego di tipo sub millimetrico. Le STM attualmente disponibili sul mercato sono quelle con distanziometro ad onde, indispensabili in tutti quei casi dove non è possibile utilizzare il prisma riflettore e quelle ad elevata automazione che consentono l’esecuzione di rilievi con un singolo operatore utilizzando la ricerca automatica del segnale. Cerchiamo adesso di capire cosa è come funziona un distanziometro ad onde. Distanziometro a onde Un distanziometro a onde è, essenzialmente, un’apparecchiatura elettronica per la misura delle distanze munita di un generatore/ emettitore di onde elettromagnetiche, un eventuale ricevitore e un apparato elettronico in grado di misurare specifici parametri del segnale emesso relativi alla sua ricezione. In passato era la ricezione il problema principale di questi apparecchi. Infatti, per ottenere una misurazione sicura e senza errori, proprio in questa fase, il segnale deve possedere ancora una quantità di energia sufficientemente alta da permettere il corretto funzionamento dell’apparecchiatura stessa. Questa problematica è stata affrontata dai costruttori impiegando segnali formati da onde di facile direzionalità (convogliabilità), anche in angolazioni solide estremamente ridotte, evitando così la dispersione per propagazione Nuvola di pu i ote uta dal ilievo di u edii io 56 WA‘E FO‘ CAD Va ie fasi della odellazio e D i dell’energia in tutte le direzioni e assolutamente necessaria al segnale per fargli compiere il percorso di ritorno verso l’apparecchio. Il problema della convogliabilità è stato aggirato impiegando onde elettromagnetiche centimetriche, onde luminose o paraluminose e intervenendo sulla loro modulazione di ampiezza nel tempo, facendo aumentare e diminuire ciclicamente l'ampiezza massima di essa, in modo da generare un’onda di lunghezza decisamente più elevata. L’apparecchio emette un segnale ad andamento sinusoidale variabile, che quindi composto di:  una prima onda denominata onda portante o onda modulata;  una seconda onda denominata onda portata o onda modulante. Per vanificare quasi totalmente la possibilità di errori la misura della distanza con i distanziometri è ripetuta dalla macchina un elevato numero di volte in pochi secondi. Questo parametro, cio la modalità di misura di tracciamento, può essere quantitativamente set- asso di u edii io pa te do dal D“M i alto ote uto o u tato dall’operatore entro un certo range, incidendo lievemente sulla precisione e sul tempo di misurazione: da centinaia a migliaia di misure al secondo. Il riscontro di eventuali misurazioni discrepanti fra loro, dato il bassissimo tempo richiesto dalla misurazione, può essere attribuito quindi solo a fattori casuali anzich a reali e significative variazioni delle condizioni ambientali. La misura elettromagnetica della distanza trova sul mercato innumerevoli applicazioni costruttive che impiegano come onde portanti le onde luminose e le microonde. Un acronimo, di provenienza anglosassone, contraddistingue questi strumenti: EDM, da Elettromagnetic Distance Meter. La modalità di misura la caratteristica costruttiva di maggior interesse legata agli EDM e da essa si possono ricavare le seguenti famiglie tipologiche di apparecchi:  a misura di fase, dove il parametro controllato è lo sfasamento tra l'onda emessa e quella ricevuta; 57 ilievo EDM ae eo  a impulsi, in cui il parametro verificato dalla macchina è la misura dei tempi intercorrenti tra due impulsi o tra due treni d’onda opportunamente codificati;  pinpoint, queste dispositivi analizzano interamente tutta la forma del segnale emesso verificando parametricamente una vasta gamma di informazioni: i tempi di volo, la frequenza, il canale di amplificazione, le attenuazioni, il rumore, ecc. Una seconda suddivisione tipologica di strumentazioni per il telerilevamento si può applicare considerando la tipologia delle onde portanti, in questo caso avremo:  Onde luminose EODM (Elettro Optical Distance Meter) che impiegano riflettori passivi per il loro funzionamento ed hanno la lunghezza d'onda portante dell'infrarosso vicino (λ = 0.78 um), modulata in ampiezza. La modulante è decametrica.  Onde radio, micro-onde o onde centimetriche MDM ( Micro wave Distance Meter) che impie- NEW HA‘DWA I alto, s he a del p i ipio di fu zio a e to di u EODM e, i gano riflettori attivi per il loro funzionamento. Utilizzano onde portanti centimetriche modulate in frequenza. Passiamo adesso ad analizzare più approfonditamente le principali strumentazioni proposte in questa suddivisione. Metodo della misura di fase Questo sistema è anche chiamato Two-Way Ranging System (Sistema Bidirezionale Oscillante) dal momento che, come vedremo, il segnale compie un percorso di andata e ritorno. Lo strumento comprende un trasmettitore, un ricevitore e il modulo di analisi. L’apparecchio funziona emettendo un fascio di luce infrarossa, opportunamente modulata in ampiezza con legge sinusoidale, che ha come target un prisma riflettore passivo, (o un gruppo di prismi) il del fascio di luce; dopo averlo colpito ritorna all’apparecchio con una deviazione di 180°. Il metodo si basa sulla comparazione tra due misure: la fase del segnale emesso è confrontata con quella del se- asso, uello di u EDM ad i pulsi gnale riflesso. Nel percorso di andata e ritorno, pari al doppio della distanza inclinata, risulta, quindi, compreso un numero intero n di lunghezze d’onda, più una frazione di lunghezza d’onda corrispondente allo sfasamento. Un’unita di calcolo integrata nel distanziometro, chiamata comparatore di fase determina lo sfasamento angolare ∆φ tra le due sinusoidi e ricava indirettamente il numero di lunghezze d’onda propagate emettendo segnali con caratteristiche diverse. Metodo del calcolo dell’intervallo tra gli impulsi Questo sistema risulta molto più semplice rispetto al precedente poiché la stima della distanza è ricavata unicamente misurando il tempo di viaggio compiuto da un impulso di luce laser infrarossa durante il suo tragitto di andata e ritorno. Anche in questo caso lo strumento è dotato di un emettitore, un ricevitore, un circuito per analizzare gli intervalli tra gli impulsi e dedurne le relative lunghezze nonché uno o più prismi riflettori passivi. Il funzionamento 58 del distanziometro consiste nell’emissione sequenziale, di brevissima durata, di un segnale a elevata intensità, costituito da un fascio concentrato e molto sottile di luce infrarossa laser, che è riflesso dal prisma per fare infine ritorno all’apparecchio. Il modulo d’analisi determina, attraverso un particolare circuito, la differenza di tempo tra le sequenze d’impulsi e stabilisce la lunghezza concernente la scansione. Tarando il circuito in maniera ottimale è possibile raggiungere misure di accuratezza leggermente inferiore a quelle degli EDM a misura di fase. L’impiego dei distanziometri a impulsi offre anche non pochi vantaggi rispetto a quelli basati sulla misura di fase:  Maggiore portata, notevole aumento della distanza massima misurabile, a parità di energia, rispetto al segnale continuo di un EDM a misura di fase. Ciò è dovuto alla maggiore intensità istantanea posseduta dall’impulso e che, quindi, così riesce a coprire distanze elevate. WA‘E FO‘ CAD  ne. Una definizione che esprime in sintesi perfetta questa tecnologia innovativa per la misura elettronica della distanza. Analogamente alle altre due tipologie considerate anche questo strumento è dotato della componentistica per la generazione, la trasmissione e la ricezione di un potente segnale che viene analizzato da un sofisticatissimo sistema multiplo di analisi. I suoi costruttori sono partiti proprio dagli svantaggi degli altri metodi di misurazione prefiggendosi i seguenti obiettivi:  Ottenere misurazioni di estrema precisione (nell’ordine di mm) su grandi distanze (> 500 m) ed in pochi secondi (<12 sec).  Individuare di obiettivi multipli da scansionare simultaneamente.  Totale indifferenza delle condizioni atmosferiche.  Determinare automaticamente la calibrazione della distanza disponibile contemporaneamente alla misurazione di essa, Tecnologia Pinpoint evitando derive termiche poIl verbo transitivo inglese to pintenzialmente in grado di interrompere il flusso del segnale di point si traduce con localizzare  misurazione. individuare qualcosa con precisioPossibilità di misurare senza riflettore, ciò possibile quando la misura avviene su brevi distanze, da poche centinaia di metri, fino anche a 1 Km ed è dovuto sempre all’intensità istantanea della luce laser che, anche quando incontra una superficie opaca (muratura, intonaco, pietra, ecc.), riesce a conservare un’energia sufficientemente elevata per essere percepita dallo strumento, che riesce così a determinare l’istante in cui il segnale ha fatto ritorno e ad elaborare la distanza. Questo tipo di strumentazione consente il rilievo di locali inaccessibili come, ad esempio, edifici pericolanti, proprietà recintate, ecc. e tutto da una sola stazione e con un solo operatore. Solo due ma significativi aspetti hanno, quindi, favorito la vasta diffusione degli EDM a impulsi rispetto a quelli basati sulla misura di fase. La soluzione è stata raggiunta effettuando una scelta precisa delle frequenze di modulazione, ben diverse da quelle impiegate tradizionalmente nelle misure di fase, preferendo ad esse solo quelle ad alta frequenza con modulazioni che spaziano dai MHz ai GHz. In questo modo si ottiene un sistema estremamente selettivo ed indifferente ai fattori ambientali come pioggia, nebbia, polvere o neve. I vantaggi associati a questa gamma di frequenze sono molteplici e ciascuna di esse concorre in modo ottimale alla determinazione di misurazioni precise. Non si deve trascurare l’aspetto che una maggiore sensibilità richiesta allo strumento comporta un incremento del tempo d’analisi dal momento che questa tecnologia esegue una valutazione totale del segnale per determinare la distanza. Il modulo di analisi, infatti, stima svariati parametri del segnale prima di determinare il valore della misurazione; infatti, oltre alla fase e ai tempi di volo, il dispositivo verifica il canale di amplificazione, le attenuazioni, il rumore, ecc. Continua U dista zio et o EDM o te ologia pinpoint 59 60 61 Ti interessa uno di questi tutorial? Stai seguendo CADZINE e ti sei appassionato ad uno o più corsi che stiamo pubblicando o ti è piaciuto in particolare un articolo? Se non vuoi fare il download di tutta la rivista, ti ricordiamo che puoi anche solo stampare, o salvare su file, le sole pagine del corso che ti interessa direttamente da , attraverso il link della versione completa, o di quella LIGHT. Basta che ti porti sulla pagina iniziale e dal monitor di stampa di Drive selezioni l’intervallo di pagine che vuoi salvare/ stampare (da pagina X a pagina Y). Dal nostro sito, inoltre, puoi sempre recuperare i numeri che non hai ancora scaricato! Buona lettura  62 CO‘“O di O‘IENTAMENTO alla BIM Lo scambio di dati ed informazioni per il modello BIM Fig. , est apolazio e di i fo VIII puntata d i S a l v i o Gi gl i o I n questa puntata voglio proporvi un metodo per definire gli scambi di informazioni tra i processi del progetto, identificati nella puntata precedente, che vitali per una felice attuazione della BIM. Per raggiungere un livello ottimale di scambio informazioni il team di progettazione ha bisogno di filtrare quelle realmente necessarie per individuare ciascuna applicazione BIM. Come supporto per questo delicatissimo compito è stato sviluppato appositamente dal CIC Research group un foglio di lavoro per lo scambio di informazioni (Information Exchange IE) inerenti al progetto. Il foglio di lavoro dovrebbe essere completato a partire sin dalle prime fasi di un progetto dopo aver azio i dal p ogeto sviluppato e mappato i vari processi della BIM. Per questa puntata ci limiteremo a descrivere la gestione del foglio e poi ne pubblicheremo una copia stampabile. Come ricavare le informazioni dal progetto Non è necessario includere necessariamente ogni elemento di un progetto affinché un modello sia valido. Ecco perchè è importante definire solo i componenti del modello che sono necessari per attuare ogni impiego della BIM. La Fig. 1 illustra un esempio di come un flusso d’informazione transiti attraverso un processo di attuazione BIM. Questa figura è stata derivata dalla mappatura di processo di Primo Livello descritta nelle puntate precedenti. Come potete notare che gli impieghi BIM a valle sono direttamente influenzati da ciò che viene prodotto dagli impieghi inseriti a monte. Esaminando que- 63 sto esempio dal punto di vista di un approccio ottimizzato e guidato di estrazione dati da un progetto, si può dedurre che se le informazioni del modello necessarie per attuare un particolare impiego BIM non sono state correttamente riportate a monte da un membro del team, esse devono essere create dal responsabile di tale impiego. Pertanto, spetta al team di progetto decidere chi debbano essere gli autori di queste informazioni e quando esse debbano essere inserite nella BIM. Per motivi di semplicità, è necessario semplicemente che la squadra definisca i requisiti di scambio per ciascuna delle informazione necessarie agli impieghi BIM nonostante avvengano diversi scambi. Il Foglio Information Exchange Dopo il processo di sviluppo della mappa, lo scambio di informazioni tra i partecipanti al progetto è CO‘“O di O‘IENTA Ta . , livello di detaglio he devo o possede e le i fo azio i chiaramente identificato. È importante per i membri del team, in particolare per l'autore e il destinatario, comprendere pienamente il contenuto informativo di ciascuna operazione di scambio. La procedura per la creazione dei requisiti di scambio di informazioni si può sintetizzare nei punti sottostanti: 1) Identificare ogni potenziale relazione di scambio informazioni dalla mappa di processo di I livello. Gli scambi di informazioni che vengono condivisi tra due parti dovrebbero essere definiti sempre. E’ noto che potenzialmente un unico impiego BIM può dar luogo a più scambi; nonostante questo però, per semplificare il processo e documentare meglio il tutto, è necessario definire singolarmente ciascuna destinazione progettuale. Il tempo di scambio informazioni, poi, dovrebbe essere sempre derivato dalla ormai famosa mappa di I livello, perché in tal modo si ha la certezza che tutte le parti coinvolte nel progetto conoscano il momento in cui sono attesi i loro contributi alla BIM. Ecco perché le fasi del progetto dovrebbero essere identificate già dal capitolato di fornitura, magari formulate in un linguaggio specifico consono alla BIM. Quando possibile, gli scambi Ta . , ele o dei p i ipali soggei espo sa ili di dati sulle direttive progettuali BIM devono essere elencati in ordine cronologico, per realizzare così una rappresentazione visuale della progressione delle varie fasi necessarie alla realizzazione del modello BIM stesso. 2) Scegliere una struttura del modello ripartita in base agli elementi del progetto. Dopo che il team di progettazione ha messo a punto gli scambi di informazioni, dovrebbe realizzare un’ulteriore struttura di scomposizione per tutti gli elementi del progetto. 3) Identificare le esigenze di informazione per ogni cambio (Output & Input). Per definire in modo ottimale ogni scambio di informazioni, è necessario documentare i seguenti tipi di informazioni: a) Modello destinatario - Identificare tutti i membri del team di progetto che in futuro riceveranno le informazioni e che saranno responsabili della redazione degli scambi in ingresso. Gli scambi in uscita, invece, non avranno un modello apposito e dovranno essere redatti dal team progettuale sotto la guida del coordinatore generale. b) Modello Tipo file - una lista specifica di applicazioni software; essa fornirà anche informazioni 64 sulle versioni del software utilizzate dai vari destinatari per elaborare il modello durante ogni sessione BIM. Questa lista è essenziale per identificare totalmente le potenziali interoperabilità che possono sussistere tra i vari partecipanti al progetto. c) Informazioni - Identificare solo le informazioni necessarie per l'applicazione BIM. Attualmente, il foglio di IE utilizza solo un raggruppamento formato da tre livelli di struttura dettagliata, come mostrato nella Tab. 1. d) Note - E’ facile intuire che non tutte le informazioni necessarie alla descrizione dei contenuti del modello possono essere raccolte nella struttura di scomposizione informazioni ad elementi. Se ciò dovesse rendersi necessario, si può ricorrere a delle note. Queste possono essere correlate a determinati contenuti della modellizzazione e/o descrivere tecnicamente un particolare da modellare. 4) Assegnare dei responsabili per ogni richiesta Informazioni In uno scambio dati ciascuna voce deve avere un apposito responsabile per la creazione delle informazioni. La responsabilità di creare delle informazioni progettuali valide è un compito di estrema delica- TAMENTO alla BIM tezza e dovrebbe spettare ad una divisione del team di cui sono note l’efficienza e l’affidabilità nel lavoro. Anche in questo caso, i tempi di ingresso dei dati, intesi come elaborazione corretta delle informazioni per ogni impiego progettuale, dovrebbero essere conformi a quanto disposto nel I livello della mappatura di processo. Il foglio di lavoro essendo una struttura flessibile può essere organizzato in base alle esigenze del settore responsabile delle informazioni per determinare rapidamente, di volta in volta, le necessità relative alla modellazione BIM. 5) Confrontare contenuti Input e Output Una volta che sono state definite e messe a punto le relazioni tra le informazioni, è necessario che il team discuta gli elementi specifici in cui le informazioni in uscita non corrispondono a quelle in ingresso. L'esempio di Fig. 2 illustra proprio una contraddizione tra i dati di progetto in uscita da un modello Design Authoring Output e quelli in entrata in un modello di Input Energy Analysis. In questo caso, si devono eseguire due azioni correttive: 1. Richiesta dati in uscita dal Information Exchange - rivedere le informazioni con un maggiore livel- Fig. , o t addizio e t a i dai di p ogeto i us ita da u odello di I put E ergy A alysis. lo di precisione e/o di includere ulteriori informazioni (ad esempio, aggiungere il valore di resistenza termica delle pareti esterne). 2. Richiesta dati in ingresso dal Information Exchange - rivedere il soggetto responsabile in modo che le informazioni siano scritte dall'organizzazione che determina gli impieghi BIM. La Tabella 2 mostra un esempio di elenco di potenziali soggetti responsabili. Continua odello Desig Authori g Output e uelli i e t ata i u 65 CO‘“O di BA“E Il comando OFFSET X puntata ing, used to help in calculating the area possiamo dedurre che offset perof an irregular plot. “ mette di generare delle copie diUna breve distanza misurata per- mensionalmente diversificate di d i S a l v i o Gi gl i o pendicolarmente dalla linea prin- un’entità del modello in base alla cipale di rilevamento, utilizzata loro mutua dier presentarvi il coman- per contribuire a calcolare la su- stanza. P do offset nel miglior modo possibile ho deciso di partire dal significato che gli anglosassoni danno a questa parola e così, su di un bel sito web, www.thefreedictionary.com, ho trovato due definizioni particolarmente significative per la nostra chiacchierata: “One thing set off or developed from something else.” Una cosa partita o sviluppata da un qualcos'altro. Fig. , i o a del o a do Offset perficie di un'area irregolare. Bene, detto questo, ora passiamo Non vi nascondo che anche la de- a SketchUp e cerfinizione di offset che ho trovato chiamo di verifi- Fig. , pu tato e su Wikipedia sembra essere cal- care praticamen- del o a do Offset zante: te questa defini- Il termine offset, o slittamen- Eseguire rapidamente copie scalate di un’entità to, è usato per indicare la risulta estremamente utile nella modellazione di differenza rispetto ad un involucri che prevedono un coperchio oppure di valore di riferimento. … ” ed plastici di rilievo con piccoli rilievi collinari... ancora: “In informatica un offset è un numero intero che indica la distanza tra due elementi all'interno di zione utilizzando il comando. Offun gruppo di elementi dello stesso tipo. set si avvale, per il suo funzionaL'unità di misura in cui si esprimono gli mento, di alcune caratteristiche offset è normalmente il numero di ele- presenti nel potente motore di inmenti. . ferenza del software per indivi- “A short distance measured perpenduare le entità grafiche presenti dicularly from the Sintetizzando le tre definizioni nel modello, come bordi, curve, main line in surveynell’ambito del nostro modellatore poligoni ed aree per permettere Fig. , di uesto esago o so o stai o side ai solo due sue e ità o do i la opia i gra dita e dimi uita di esse. 66 lu da ui, g azie ad ofset, so o state i avate E pe “ketchUp all’utente di ricavare una copia complanare di una di esse ma di dimensioni scalate. Saper impiegare bene questo comando significa aumentare la propria produttività dal momento che si evitano lunghe e noiose costruzioni geometriche lasciando più spazio così Fig. , dopo ave elaiva al pe i et uovo al suo i te i o i. Notate la li all’estro progettuale. L’utilizzo di offset è intuitivo ed immediato: l’utente attiva il comando e il software mostra il puntatore sensibile al contesto; basta semplicemente spostarlo su di una figura chiusa ed immediatamente questa si selezionerà. Sarà sufficiente cliccare li ato u a sola volta sulla supe i e o he deside o epli a e, ol ouse i o pe ote e e u a opia di di e sio i ea t ateggiata della dista za Fig. , a uesto pu to i i avo u est ude e pe ote e e l o lo del vaso Fig. , ialla ia do i alla Fig. due lai del ost o esago o se o do e o l ofset o do da aggio ato dei una sola volta sull’area selezionata e vedremo comparire, a partire da un punto di uno dei bordi del perimetro della figura, una lineetta tratteggiata, perpendicolare al bordo interessato, che rappresenta geometricamente il coefficiente di riduzione o di ingrandimento cal- Fig. , dopo ave est uso il p is a e t ale uilizzo ofset uesta volta pe ote e e u a epli a aggio ata del suo pe i et o. I uesto aso es o ol pu tato e dalla igu a di pa te za e i fe o su di u ve i e del p is a di ase Fig. , e o il isultato i ale Fig. , la epli a idota dei due lai; otate pu tato e pa te u a oppia di guide di ife i e to 67 he dal CO‘“O di BA“E pe “ketchUp Fig. , p o le ai he di ofset: la ge e azio e di a tefai i deside ai uello evide ziato dal t ateggio ei e hiei ossi a he di g osse di e sio i, o e Fig. , ge e a e u pi olo ilievo olli a e è olto se pli e a he se si devo o eli i a e, a tefai elaivi alle zo e più st ete del pe i et o epli ato colato in base alla distanza della replica rispetto al perimetro originario. Avrete già notando che la grandezza della replica la determinate voi tramite il mouse: restando al di sotto del bordo selezionato o entro il perimetro che circoscrive un’area la replica sarà più piccola dell’originale mentre, ovviamente, accade l’esatto contrario oltrepassando il bordo o il perimetro dell’entità di partenza. Il valore della distanza per la scalatura della replica può essere immesso sia da tastiera, attraverso l’ormai noto VCB, o con il mouse cliccando in un punto specifico. Nelle figure da 4 a 7 sono riportati i passaggi principali per modellare velocemente un vaso quadrangolare. Offset risulta estremamente efficace anche per ottenere repliche scalate di bordi o insiemi di bordi, come curve, polilinee ecc., come vediamo nelle figure 8 e 9. L’impiego di offset su figure particolarmente complesse può provocare degli errori di ridondanza consistenti nella generazione di poligoni indesiderati alle estremi- 68 a a o he si ea o, gli tà della copia generata, Fig. 10. In questi casi si rende necessario l’intervento di correzione dell’utente per eliminare pazientemente i dettagli indesiderati. Un’applicazione molto utile di questo comando è la generazione delle curve di livello per la rappresentazione di piccoli rilievi collinari come in Fig. 11. Continua 69 70 Le BA“I di QGI“ La rappresentazione della Terra ed i Sistemi di Riferimento Fig. , supe i ie te est e e supe i i di ife i e to III puntata d i F a b ri zi o P i e ri Prima di iniziare a lavorare con QGIS c’ una questione fondamentale e di una certa complessità che riguarda il GIS in generale ed ancora prima la cartografia: la corretta rappresentazione della Terra, o meglio della sua superficie su un piano. La carta è sempre una rappresentazione imperfetta della superficie terrestre perché i due piani non coincidono. La Terra ha una forma approssimativamente sferica con una superficie curva in tutte le direzioni. Riportare una tale superficie su un piano non è possibile senza deformarla e ciò vale sia che lo si faccia in forma analogica su carta, sia che si fac- cia in forma digitale sullo schermo di un computer. Il nostro pianeta poi ha una forma irregolare, non è una sfera ma neanche uno sferoide perfetto perché ha una superficie con rilievi e avvallamenti. La sua forma reale perciò non è rappresentabile matematicamente come avviene per le figure geometriche. Per questo motivo si sono definite delle superfici teoriche di riferimento che meglio approssimano la sua forma. La prima di queste è il geoide che semplificando può essere definita la superficie che coincide con il livello del mare riportata anche nella parte delle terre emerse. E’ la superficie di riferimento attraverso cui si definisce l’altitudine. Tuttavia anche il geoide non è una forma matematicamente definita perché le variazioni di gravità e di densità delle 71 odello varie zone della terra determinano uno sferoide non regolare. Per supplire a questo difetto è necessario introdurre una seconda superficie di riferimento che corrisponda a un solido geometricamente ben definito: un ellissoide di rotazione, cioè uno sferoide schiacciato ai poli, con una superficie approssimata al geoide con uno scostamento massimo di circa 100 metri e che finalmente permette una formulazione e la proiezione matematica su un piano. Nella Fig. 1 e 2 amplificando le differenze vengono rappresentate le tre superfici. Nel corso del tempo sono stati definiti più ellissoidi e la loro scelta dipende dal miglior grado di approssimazione rispetto alla superficie che si vuole rappresentare. Per fare questo spesso si sposta l’ellissoide in modo tale da mini- Le BA“I Fig. , app ese tazio e geoide e ellissoide Fig. ,datu mizzare le differenze con il geoide in una determinata zona geografica. La scelta dell’ellissoide di riferim e n t o e i l suo orientamento preferenziale rispetto al geoide costituisce quello glo ale e datu lo ale odello odello che viene definito il datum. Nel caso in cui l’ellissoide sia stato traslato rispetto al centro di massa della Terra ed orientato a favore di una determinata regione si parla di datum locali (ad esempio, i 72 datum ED 1950 o Roma 1940); se il suo centro invece corrisponde a quello della Terra è denominato datum geocentrico o globale (ad esempio WGS 84, che il datum su cui poggia il rilevamento GPS). di QGI“ Fig. , p oiezio e o i a, ili d i a e su pia o ta ge te. Nella Fig.4 vengono riportate tre diverse tipologie di proiezione. In ogni caso la distorsione del risultato cartografico è inevitabile perché trasferire su un piano una superficie sferoidale porta sempre a deformazioni che sono maggiori quanto più grande l’area da rappresentare. Per limitare il fenomeno spesso si introducono delle convenzioni come quella più adottata di proiettare l’ellissoide facendolo a spicchi, ottenendo in proie- zione dei fusi. La proiezione convenzionale più diffusa è la conforme di Gauss (o cilindrica trasversa di Mercatore) ed quella su cui si basa molta cartografia prodotta in Italia nei sistemi UTM o Gauss Boaga. Nella Fig. 5 si può vedere la proiezione conforme di Gauss e nelle Fig. 6 e 7 la sua suddivisione in fusi secondo il sistema UTM. Proiettando per fusi (nel sistema UTM ognuno di questi rappresenta 6° di longitudine) si 73 può notare che la deformazione aumenta allontanandosi dal meridiano centrale. Per questo il cilindro viene ruotato in modo da riproiettare l’ellissoide a partire dal meridiano centrale della zona che si vuole cartografare. Una volta rappresentata la carta si tratta poi di assegnare un sistema di coordinate che definisca il posizionamento geografico degli oggetti. In ambito GIS questi sistemi di riferimento vengono denomina- Le BA“I di QGI“ ti CRS (Coordinate Reference System) oppure SRS (Spatial Reference System) o più semplicemente SR, che sono classificabili in due categorie fondamentali: . SR geografici (o non proiettati), nei quali ogni punto della superficie terrestre viene localizzato sulla base dei valori angolari di latitudine e di longitudine; . SR proiettati, nei quali la posizione di ogni punto della superficie terrestre è il risultato di una proiezione che ha per risultato un sistema cartesiano bidimensionale in cui ogni punto ha una coppia di coordinate X,Y Un Sistema di Riferimento è comunque il risultato di tutti i fattori che sono stati descritti ed è per questo motivo che ne esistono moltissimi, soprattutto in funzione delle esigenze locali ma anche della diversità di datum, proiezioni, convenzioni, sistemi di coordinate, evoluzioni temporali, ecc. Un utente GIS alle prime armi rimane disorientato ed ha difficolltà anche a distinguere l’uno dall’altro sulla base dei nomi. Per fortuna ci viene in soccorso il registro EPSG (European Petroleum Survey Group), gestito da un’organizzazione internazionale, che assegna ad ogni sistema archiviato uncodice numerico univoco. Nel database dei Sistemi di Riferimento di QGIS è consigliabile fare riferimento a tale registro per non fare confusione. C’ poi da considerare che operando nel nostro contesto geografico ci sono solo alcuni Sistemi di Riferimento che in qualche modo, sulla base della cartografia analogica e digitale finora prodotta, costituiscono uno standard. Dei sistemi cartografici (e dei relativi codici EPSG) adottati in Italia parleremo la prossima volta, scendendo più nello specifico ed affrontando anche il problema della loro conversione e trasformazione. Fig. , p oiezio e o fo e di Gauss Fig. , p oiezio e dei fusi el siste a UTM Continua Fig. , fusi e fas e el siste a UTM 74 75 TUTO‘IAL: elaborazion Come elaborare un Video con SketchUp I parte di A nto ne l lo B uc c e l la D opo aver visto, nel precedente numero di CADZINE, come produrre dei semplici e pratici render, proviamo a cercare di capire come elaborare dei piccoli video col nostro modellatore 3D. Un video, semplice e veloce o impegnativo ed accurato che sia, ci aiuta comunque in maniera straordinaria a far comprendere tutto il nostro lavoro di modellazione tridimensionale alla committenza. Potrebbe sembrare un lavoro complicato ma vi assicuro che in pochi semplici passaggi possiamo riuscire ad ottenere una valida sequenza animata. Il Modello in 3D Partiamo ovviamente come sempre da una restituzione già completata in ogni dettaglio, Fig. 1 in questo caso, la restituzione 3D riguarda il Castello di Roccascalegna (CH) in Abruzzo (una piccola dimostrazione video sulla rico- struzione 3D è visibile sul canale You Tube). Ho cercato di ricostruire questo modello in maniera molto fedele, aiutandomi con Planimetrie e Sezioni di Rilievo e come sempre con tantissime foto scattate sul posto o cercate sul web. Una ricostruzione suggestiva, come abbiamo sempre affermato, deve essere senza dubbio sempre e comunque il nostro obiettivo primario. Un bel filmato, con immagini che "rapiscono" lo spettatore trasmettendogli una sequenza "emozionante", deve necessariamente possedere, come ingredienti primari, accuratezza e meticolosità nella restituzione virtuale. Il concetto di Scena Incominciamo con il definire in SketchUp il concetto di "Scena". Ogni nostra inquadratura sullo schermo, può essere opportunamente salvata da VISUALIZZA ANIMAZIONE  AGGIUNGI SCENA e consentire di elaborare, con più scene successivamente salvate una piccola sequenza video, Fig. 2. Ovviamente, per una prima prova, cerchiamo di non salvare molte scene. Per provare un piccolo vi- 76 deo potremmo accontentarci anche di 5/6 scene (Scena 1, Scena 2, Scena 3... Cfr. Fig. 3) calibrate e scelte secondo le nostre esigenze. Cosa importante, cerchiamo di scegliere e salvare l'impostazione delle ombre alla prima scena, Fig. 4, cosi tutte le successive avranno le ombre settate sullo stesso giorno e sulla stessa ora, altrimenti avremmo come risultato un' antiestetica sequenza, con balzi di ombre casuali per ogni scena. Il Gestore delle Scene Un'altra finestra che conviene subito aprire per il controllo delle scene stesse è GESTORE SCENE; posizionando il cursore sulla barra di una scena qualsiasi (per esempio sulla SCENA 1) - tasto destro del mouse GESTORE SCENE Fig. 5. Il gestore delle scene, ci consente di: Aggiornare, aggiungere o rimuovere le scene, rinominare una scena (cosa molto importante) includere o escludere ogni singola scena dalla nostra sequenza video, senza per questo essere costretti ad eliminarla definitivamente, aggiungere una piccola descrizione... ed altri utili parametri che pian piano ne 6ideo con “ketchUp ci converrà scoprire e provare. Dopo questi concetti basilari, proviamo ora a capire come arrivare ad ottenere, con poche Scene, una sequenza filmata fluida, efficace ed accattivante. Scelta delle inquadrature Impariamo anzitutto a scegliere e salvare delle inquadrature significative e non molto distanti fra loro. Ciò significa che fra la Scena 1, la Scena 2, la Scena 3 e 4 (per esempio), non dovrebbero esserci notevoli differenze di inquadratura prospettica. In questo modo, le immagini non subiranno un effetto "scatti veloci" ma avranno un movimento più lento, regolare e "narrativo", Fig. 6. Nella prossima puntata, ci occuperemo dell'anteprima del filmato e come di calibrare i tempi per le transizioni in base al risultato che vogliamo ottenere. Continua Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. 77 Se vole te al filma dare 1 occhia ta to del C a Roccasc s tello alegna, questo è di htps il link: ://yo utu. e/ m oHl C rk Q Antonel lo UMO‘I“MO 78 GIOCHI 79 80