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PEDAL EXERCITIUM DAMS - BOLOGNA 1981 Esame di Armonia e Contrappunto. Docente: Franco Donatoni Assistente: Loris Azzaroni Programma d’esame: Analisi dei 371 vierstimmige Chorale di J.S.Bach. Speravo di fare l’esame con Donatoni, ma invece quel giorno capito con Azzaroni (aveva fama di essere molto più esigente e pignolo del docente). Durante l’esame cerco di essere precisino e evito accuratamente di dire la parola tabù: modulazione; sempre sostituita con la perifrasi: “spostamento nella regione dell’x grado”. Al di là degli obblighi terminologici dovuto all’adozione, come testo teorico di riferimento, dell’ Armonielehere di Arnold Schönberg, rimane il fatto che il concetto di modulazione è uno dei più ambigui ed infelici della storia della teoria musicale. Quelli poi che hanno inventato la dizione “modulazione transitoria” hanno creato una pezza che è peggio del buco. Comunque l’esame fila tutto liscio e quando Azzaroni mi chiede se frequento il conservatorio fiuto la trappola e rispondo “Assolutamente no!” Il trenta arriva tranquillo. Nel piano di studi di allora si potevano biennalizzare alcuni esami e io biennalizzai solo Armonia e Contrappunto perchè mi interessava. Non ricordo di aver compilato nessuna carta per questo. Lo decisi e lo feci, semplicemente: età dell’oro della burocrazia. L’anno dopo il programma era sulle sinfonie di F.Y.Haydn. Per l’esame ne prendo una a caso e me la studio. Arriva il giorno dell’esame e, mentre aspetto il mio turno, (mi segnavo sempre con il numero 12bis, visto che tutti saltavano il 13) vedo questa scena: Azzaroni rifiuta di fare l’esame a uno studente perchè ha preparato una delle sinfonie analizzate durante le lezioni. Doveva scegliere una sinfonia diversa da quelle spiegate a lezione. Vado subito da Azzaroni e gli mostro la mia: anche questa era stata analizzata a lezione, non potevo usarla per l’esame. A quel punto valuto la situazione: quanto tempo ho prima del mio esame? A occhio e croce toccherà a me solo nel pomeriggio. Quindi passo all’azione: esco dal Dams e vado alla Ricordi sotto le due torri (beata età dell’oro delle librerie musicali). Chiedo al commesso se hanno sinfonie di Haydn. “Uno scompartimento pieno” mi rispose aprendo una portella. Non dico che ci fossero tutte, ma quasi. Ho scelto a peso: la più piccola. Che ho pagato comunque costosissima, manco avesse la copertina rivestita d’oro. Tornai in Strada Maggiore e mi sedetti in ingresso sugli scalini che salivano al secondo piano, sede dell’Imet, regno del prof. Vecchi. Mi segnai qualcosa sulla partitura, alcune cose analiticamente più interessanti e ritornai dentro. Mi misi seduto su un banco in fondo all’aula. Erano andati ancora più lentamente di quello che avevo ipotizzato. Ne approfittai per riguardare ancora questa piccola sinfonia in sol maggiore (con solo archi e 2 corni) ma ad un certo punto non trovai più niente di interessante e chiusi la partitura per ascoltare con attenzione come si svolgevano gli esami. Donatoni era visibilmente annoiato a morte e lasciava che fosse Azzaroni a condurre buona parte degli esami. Perfino io mi annoiavo a sentire le ennesime balle sulla “crisi della tonalità” [in una sinfonia di Haydn!] e altre perle analoghe. Allora, visto che ero seduto sul banco e che i miei piedi dondolavano liberamente nel vuoto, mi sono messo a ripassare i movimenti del Pedal Exercitium BWV 598 attribuito a J.S.Bach, che stavo studiando in quel periodo. Suonavo una immaginaria pedaliera sospesa nel vuoto sotto di me. Poi, dato che ci prendevo gusto e che la noia è un carburante fantastico, mi misi a fare un sacco di altri movimenti con i piedi: in parallelo, a specchio, per moto contrario, punta, tacco, punta, ecc. Ad un certo punto alzo gli occhi e vedo Donatoni che osserva i miei piedi come ipnotizzato. Dato che non staccava gli occhi e che sembrava aver trovato un antidoto alla noia, io continuai sciorinando una meticolosa esplorazione di tutti i movimenti possibili con i due piedi. Nel frattempo erano arrivati al candidato n. 12 e fui fortunato perchè questo candidato era di una spocchia e di una prosopopea veramente irritanti e in più fece l’errore di dire che frequentava il conservatorio (composizione per di più) e il tono della discussione salì così tanto che ad un certo punto Donatoni staccò gli occhi dai miei piedi per dare una mano ad Azzaroni nell’attribuire un votaccio all’infelice dodicesimo candidato. Ne approfittai per concludere i miei “automatismi combinatori” a base di movimenti dei piedi. Quando finalmente si liberarono dello spocchioso conservatoriale e toccò a me, Donatoni disse ad Azzaroni: “Vado avanti io, se vuoi fare una pausa, prendere un caffè...” Azzaroni, che non staccava dalla mattina, non se lo fece ripetere. Così feci l’esame con Donatoni, dissi solo e soltanto le cose che sapevo voleva sentire e dopo meno di 3 minuti prese il libretto, ci scrisse il 30 e mi mandò via. Ho sempre avuto la certezza che, in realtà, il 30 se lo siano guadagnato i miei piedi 2