STUDI E TESTI
———————————— 496 ————————————
MISCELLANEA BIBLIOTHECAE
APOSTOLICAE VATICANAE
XXI
C I T T À D E L VAT I C A N O
B I B L I O T E C A A P O S T O L I C A V AT I C A N A
2015
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Pubblicazione curata dalla
Commissione per l’editoria della Biblioteca Apostolica Vaticana:
Marco Buonocore (Segretario)
Eleonora Giampiccolo
Timothy Janz
Antonio Manfredi
Claudia Montuschi
Cesare Pasini
Ambrogio M. Piazzoni (Presidente)
Delio V. Proverbio
Adalbert Roth
Paolo Vian
Descrizione bibliografica in www.vaticanlibrary.va
——————
Proprietà letteraria riservata
© Biblioteca Apostolica Vaticana, 2015
ISBN 978-88-210-0940-2
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SOMMARIO
M. BUONOCORE, Ritrovato il codice Vat. lat. 3144 deperditus? . . . . . . . . . .
R. CORDELLA, «Il laco Averno di Norcia» in un disegno cinquecentesco
della Biblioteca Apostolica Vaticana (Vat. lat. 5241, ff. 9v-10r) . . . . . .
F. DELLA SCHIAVA, La Roma instaurata di Biondo Flavio nella Biblioteca
Vaticana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
G. GONZÁLEZ GERMAIN, Circostanze e vicende del De situ totius Hispaniae
(Ott. lat. 2104) di Agostino Vespucci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
F. GUALDI, La cultura artistica dei miniatori pontifici del Cinquecento
Vincent Raymond e Apollonio de’ Bonfratelli . . . . . . . . . . . . . . . . . .
A. MANFREDI, «Tanquam in portrum me conferre soleo». Su una scheda di
prestito di Andrea Brenta nel Vat. lat. 3964 e sul Vat. gr. 253 . . . . . . .
F. MANZARI, Indagini su un Messale del Capitolo di San Pietro (Arch. Cap.
S. Pietro B. 64): componenti emiliane nella miniatura milanese della
metà del Trecento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
L. MASSOLO, Il ciclo illustrativo della Biblia aprutina (Vat. lat. 10220): una
proposta di lettura iconografica contestuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
A. NÉMETH, Layers of Restorations: Vat. gr. 73 transformed in the Tenth,
Fourteenth, and Nineteenth centuries . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
L. ORLANDI, Smarrite ma non perdute: antiche Bibbie a stampa in volgare
tra Milano e Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
C. PASINI, «Don Scurati che fece conoscere a Ceriani la dissertazione
mia». A proposito della chiamata di Giovanni Mercati in Biblioteca
Ambrosiana (1893) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
F. SCHENA, Gli incunaboli di Scipione Carteromaco nella Biblioteca Apostolica Vaticana: un primo censimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
C. SPILA, La “Corona Gioerida”: sonetti inediti di Pietro Della Valle nel
codice Ott. lat. 3384 della Biblioteca Vaticana . . . . . . . . . . . . . . . . . .
M. STOCCHI, Uno sconosciuto diploma originale di Federico II. Il privilegio
per S. Giacomo di Lanciano nell’Archivio del Capitolo di S. Pietro
(1212) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
F. STOK, La Vita Quintiliani del Vat. lat. 3378, fra Lorenzo Valla e Pomponio
Leto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
P. VIAN, «This is my official Task as scriptor Graecus at the Vatican
Library». Una bio-bibliografia di Salvatore Lilla (1936-2015) . . . . . . .
C. YU DONG, Sulla presenza di testi cinesi in Vaticana nel Cinquecento:
Nicolas Audebert e il Vat. estr.-or. 66 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Indice dei manoscritti e delle fonti archivistiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Indice degli esemplari a stampa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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MARCO BUONOCORE
RITROVATO IL CODICE VAT. LAT. 3144 DEPERDITUS?
SALVATORI LILLA
magistro optimo carissimo sodali
codicum Graecorum Bibliothecae Vaticanae
investigatori diligentissimo
doctrinae Platonicae recentioris
peritissimo viro
Latina quoque lingua in primis docto
μνήμης χάριν
Nel corso dei lavori di censimento dei codici “vaticani” latori dell’opus
Ovidianum da me intrapresi agli inizi degli anni ’901, redigevo una scheda
relativa al Vat. lat. 3144, in cui si sarebbe dovuta trovare l’epistula XV delle
Heroides. L’avevo recuperata alla p. 288 del catalogo manoscritto — che
registra i numeri 2142-3915 del fondo Vaticano Latino — Inventarium Manuscriptorum Latinorum Bibliothecae Vaticanae. Tomus Quartus (ora Vat.
lat. 15349, pt. 4)2 redatto da un anonimo copista, il quale — su schede preparatorie approntate da Domenico Ranaldi3 — aveva lavorato quasi certamente agli inizi del Seicento. È noto che l’epist. XV di Saffo a Faone venne
quasi sempre tramandata scorporata dal corpus delle Heroides le quali, nella maggior parte dei casi, erano trasmesse nella sequenza I-XIV, XVI-XXI
1
M. BUONOCORE, Aetas Ovidiana. La fortuna di Ovidio nei codici della Biblioteca Apostolica Vaticana, Sulmona 1994; ID., Nuove acquisizioni di manoscritti ovidiani: l’Epistula XV delle
Heroides, in Giornale Italiano di Filologia 46 (1994), pp. 237-253; ID., Un nuovo codice dei
Fasti di Ovidio: il Vaticano latino 13682, in Aevum 49 (1995), pp. 101-114; ID., I codici di Ovidio presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, in Rivista di Cultura Classica e Medioevale 37
(1995), pp. 7-55; ID., Codici ignorati di Ovidio alla Biblioteca Apostolica Vaticana, in Ovidio: da
Roma all’Europa (Atti del terzo Convegno ovidiano. Salerno, 11-12 maggio 1995), Napoli
1998, pp. 121-130.
2 Riproduzione fotografica Cons. Mss. 305 rosso.
3 Sull’attività di Domenico Ranaldi in Biblioteca Vaticana e in generale dei Ranaldi sempre fondamentale rimane P. PETITMENGIN, Recherches sur l’organisation de la bibliothèque
Vaticane à l’époque des Ranaldi (1547-1645), in Mélanges d’Archéologie et d’Histoire 75 (1963),
pp. 561-628; A. DI SANTE – A. MANFREDI, I Vaticani latini: dinamiche di organizzazione e di
accrescimento tra Cinque e Seicento, in La Vaticana nel Seicento (1590-1700): una biblioteca di
biblioteche, a cura di C. MONTUSCHI, Città del Vaticano 2015 (Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana, 3), pp. 463-468.
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XXI, Città del Vaticano 2015, pp. 7-18.
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vv. 1-12 (anche in quei testimoni relativi a versioni o parafrasi in cui sono
inoltre soppressi i vv. 39-142 dell’epist. XVI). Fu merito di Heinrich Dörrie
aver recuperato 151 codici che ci consegnano la singola epist. XV, di cui il
testimone più antico si data al 24 settembre 1421, tutti relativi al gruppo
della «Vulgata», cioè a quei manoscritti che riflettono la rapida diffusione
per tutto il ’400 (il Panormita già la citava nel 1426), non esenti da errori
spesso generati da copie inesatte o corredate da testimonianze estranee al
probabile testo originale4. Ma già in occasione di quel mio scrutinio sulla
suddetta scheda avevo scritto: “Ubi exstet, nescio”. Poi non sono più tornato su quell’appunto, e così la ricerca entrò in quelle cose che tutti noi “mettiamo nel cassetto”, con l’intenzione di riprenderle in un secondo tempo.
A distanza di quasi vent’anni, dimenticato completamente quanto mi
ero a suo tempo proposto di effettuare, è stato in qualche modo l’amico
Michael Reeve a farlo riemergere. Il 22 febbraio 2011 mi scriveva chiedendomi informazioni in merito a una orazione del 1424 di Guarino al giovane
Lodovico Gonzaga che Remigio Sabbadini5 aveva asserito, sulla base di
altrui indicazioni, essere presente nel codice Vat. lat. 3144, appunto. Augusto Campana, poi, tornando sulla questione, così aveva scritto: “[…] Per
un altro pezzo dello stesso codice, un’orazione di Lodovico Gonzaga giovinetto (1424), v. III, pp. 160-1: secondo Tioli «Vatic. 3144», che è altra cosa
(«o il codice è sparito o ha cambiato segnatura»: così Sabbadini, con due
rapide ipotesi nel suo stile; ma chi rifletta alla storia della Vaticana intende
che né l’una né l’altra erano probabili: semplicemente Tioli aveva sbagliato
il numero del codice)”6. Come recentemente ha dimostrato Rino Avesani7,
il codice in questione altro non era che il Vat. lat. 31348, “un grosso codice
4 H. DÖRRIE, P. Ovidius Naso. Der Brief der Sappho an Phaon mit literarischem und kritischem Kommentar im Rahmen einer motivgeschichtlichen Studie, München 1975 (Zetemata,
58).
5 Epistolario di Guarino Veronese, III, raccolto, ordinato e illustrato da R. SABBADINI, Venezia 1919, pp. 160-161.
6 A. CAMPANA, Una lettera inedita di Guarino Veronese e il Plutarco Mediceo della bottega di
Vespasiano, in Italia medievale e umanistica 5 (1962), p. 171 nota 1 [= A. CAMPANA, Scritti, a
cura di R. AVESANI – M. FEO – E. PRUCCOLI, I, Ricerche medievali e umanistiche, 1, Roma 2008
(Storia e letteratura. Raccolta di studi e testi, 240), p. 598 nota 1].
7 R. AVESANI, Guarino Veronese a Galesio della Nichesola e Angelo Lapi a Guarino: due
integrazioni all’epistolario guariniano avviate da Augusto Campana, in Virtute et labore. Studi
offerti a Giuseppe Avarucci per i suoi settant’anni, a cura di R. M. BORRACCINI – G. BORRI, II,
Spoleto 2008 (Collectanea, 21), pp. 1051-1052.
8 Sul codice vd. recentemente V. SANZOTTA, Sulla pandetta di Ramo Ramedelli (Vat. lat.
3134). Autori, opera e legami con il mondo umanistico, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae
Vaticanae 19 (2012) (Studi e testi, 474), pp. 475-479; R. AVESANI, Un documento della cultura
veronese nel Vat. lat. 3134: gli epigrammata di Antonio da Legnago, ibid. 20 (2013) (Studi e testi, 484), pp. 47-87.
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RITROVATO IL CODICE VAT. LAT. 3144 DEPERDITUS?
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miscellaneo scritto nel corso di vari decenni dalla fine del Trecento fin
verso il 1430 alla corte di Mantova da Ramo Ramedelli”, e che l’orazione
era trasmessa al f. 484rv.
Risolto quindi il problema di Reeve, la questione del codice Vat. lat.
3144 mi tornava in tutta la sua attualità.
Alla p. 288 dell’Inventarium sopra evocato, così è scritto: “HERMAPHRODITI Carmina ad Cosmum Medicem, Si vacat; Virgilij Priapeia, Carminis incompti; Ouidii Epistola Saphus in Phaonem, Numquid ubi; Ex pergameno.
c(hartae) s(criptae). In quarto” (Tav. I). La descrizione, eseguita poco dopo
il 1613, dipende quasi ad litteram dal Vat. lat. 7123 che veicola le minute
allestite, come anticipato, da Domenico Ranaldi negli anni 1596-15979 (f.
117v): “Hermaphroditi Carminum ad Cosmum Medicem Lib(ri) duo. Si
vacat a patrij cura; Virgilij Priapeia, Carminis incompti; Ovidij ep(isto)la
Saphus in Phaonem, Numquid ubi aspecta est; ex perg(ameno) in rub(ro)
c(hartae) s(criptae) n. Ant(iquo) in 4°”. E ancora nel Vat. lat. 7762 (Varia
ad Bibliothecam Vaticanam)10 viene registrato questo manoscritto: “Hermaphroditi Carmina n.° 3144” (f. 132r); “Ovidius epistola Saphus in Phaonem 3144” (f. 142r); “Virgilij Priapeia n°. 3144” (f. 157r). È bene ricordare
che il Vat. lat. 7762 con il Vat. lat. 7763 trasmette appunti, inventari, relazioni e copiosa documentazione dell’amministrazione di Felice Contelori
(1588-1652), dal 26 novembre 1626 deputato custode della Biblioteca Vaticana, incarico che tenne fino al 1630, quando — avvenuta la separazione
definitiva tra la Biblioteca e l’Archivio — Contelori dal 23 luglio rimase a
dirigere l’archivio, carica che gli venne confermata nuovamente il 27 agosto del 163511.
9
Vd. PETITMENGIN, Recherches cit., pp. 573, 590-591, 607. Anche, inter alios, P. SCARCIA
PIACENTINI, Ricerche sugli antichi inventari della Biblioteca Vaticana: i codici di lavoro di Sisto
IV, in Un pontificato ed una città: Sisto IV (1471-1484) (Atti del Convegno, Roma 3-7 dicembre
1984), Città del Vaticano 1986 (Littera antiqua, 5), pp. 174, 176, 177, 178; A. MANFREDI, I
codici latini di Niccolò V. Edizione degli inventari e identificazione dei manoscritti, Città del
Vaticano 1994 (Studi e testi, 359, 1), pp. LXXIV, 294; CHR. M. GRAFINGER, Servizi al pubblico e
personale, in La Biblioteca Vaticana tra riforma cattolica, crescita delle collezioni e nuovo edificio (1535-1590), a cura di M. CERESA, Città del Vaticano 2012 (Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana, 2), p. 235.
10 Cfr. ad esempio CHR. M. GRAFINGER, Monsignore Pio Martinucci und das Archiv der
Präfectur der Biblioteca Vaticana in der zweiten Hälfte des 19. Jahrhundert, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae 2 (1988) (Studi e testi, 331), p. 44; S. LILLA, I manoscritti vaticani greci. Lineamenti di una storia del fondo, Città del Vaticano 2004 (Studi e testi, 415), pp.
46, 53; F. PIGNATTI, Cesare Baronio studioso e la Vaticana, in La Biblioteca Vaticana cit., p. 21.
11 Su Contelori vd. ora S. PAGANO – M. MAIORINO, Dalle Camere Segrete all’Archivio Apostolico. La separazione dell’archivio papale dalla Biblioteca Vaticana, in La Vaticana nel Seicento cit., pp. 243-278: 259-267. Sui tre codici Vat. lat. 7123, 7762-7763 vd. La Vaticana nel Seicento cit., ad indicem.
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Torniamo al nostro Inventarium. Sulla sinistra della registrazione è presente una nota autografa di Giuseppe Salvo Cozzo (1856-1925), scrittore
‘aggiunto’ alla Biblioteca Vaticana12, poi impiegato alla Nazionale di Palermo, infine sovraintendente bibliografico per la Sicilia, del seguente tenore:
“Sotto questo numero si trova invece il cod. intitolato Quaestio Iohannis de
Casali ecc.”. Infatti, come indicò nel 1958 Charles Ermatinger sulla base di
precedenti appunti di Anneliese Maier13, l’attuale Vat. lat. 3144 costituisce
la seconda parte del Vat. lat. 3066. Si tratta di una miscellanea di vari trattati filosofici (tra cui Matteo da Gubbio, Geraldo Oddone, Luca da Parma,
Walther Burley, autori di commenti aristotelici e di quaestiones disputatae), e il Vat. lat. 3144 principia proprio con l’opera del filosofo francescano
Giovanni da Casale (ca. 1320 circa – post 1375). Sempre nell’Inventarium
alle pp. 263-265 è registrato al n. 3066 il codice nella sua completezza, “Ex
Papyro c(hartae) s(criptae) n° 101” (cioè gli attuali Vat. lat. 3066 + 3144),
ma una mano anonima, circa alla metà della p. 264, ha indicato a matita
“hodie Vat. lat. 3144” tracciando una linea orizzontale, con l’intenzione,
appunto, di evidenziare l’inizio della nuova unità codicologica (cioè l’attuale Vat. lat. 3144), che — come detto — principia con l’opera di Giovanni da
Casale: “Io(hannis) de Casali ordinis Minorum questio Utrum in mouentibus ad qualitatem illud semper velocius moueatur quod in equali tempore
maiorem latitudinem inequalitatibus acquirat ad quam mouetur”.
Analoga annotazione si trova nel Vat. lat. 13184 che ai ff. 24r-41r trascrive in modo più sintetico il testo dell’Inventarium con aggiunte e correzioni
ma anche con omissioni: “3066. Quaestiones variae in logica, et physica
ex papyro c(hartae) s(criptae) 153 ant(iquo) in f(olio) nunc vero c(hartae)
s(criptae) 54. reliquae enim const(ituunt) n. 3144, qui olim hab(ebat) 1. Hermaphoditi versus ad Cosm(um) Medic(em) 2. Virg(ilii) Priapeia 3. Ov(idii)
Ep(istola) ad Phaon(em) membr(anaceo) in 4.” (f. 28v); “Hermaphroditi
Carmina ad Cosmum Medicem Virg(ilii) Priap(eia). Desid(eratur) et pro
eo hab(et) partem al(teram) n. 3066” (f. 30r).
Come dimostra il dorso della legatura dei codici Vat. lat. 3066 e 3144,
12 Durante il suo impiego in Vaticana pubblicò I codici Capponiani della Biblioteca Vaticana, Roma 1897 e si interessò ai codici Vat. lat. 3195-3196 e 3793. Su di lui vd. sempre
J. BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l’histoire des
collections de manuscrits, avec la collaboration de J. RUYSSCHAERT, Città del Vaticano 1973
(Studi e testi, 272), p. 237. Ora anche P. VIAN, “Una sede conveniente, commoda, definitiva
degli stampati”: un progetto di Giovanni Battista de Rossi per l’ampliamento della Biblioteca
Vaticana (7 maggio 1885), in Vaticana Medievalia. Études en l’honneur de Louis DuvalArnould, a cura di J.-M. MARTIN – B. MARTIN-HISARD – A PARAVICINI BAGLIANI, Firenze 2008,
pp. 477-478.
13 CH. J. ERMATINGER, The Missing Leaves of Codex Vaticanus Latinus 3066, in Manuscripta 2 (1958), pp. 155-162.
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essi furono realizzati sotto il pontificato di Pio IX (1846-1878); si può tuttavia circoscrivere meglio l’arco temporale di questa operazione, poiché
su entrambi sono anche presenti gli stemmi dei cardinali bibliotecari Jean
Baptiste Pitra (1869-1889), per il Vat. lat. 3066, e Angelo Mai (1853-1854)
per il Vat. lat. 3144: quindi il primo venne rilegato negli anni 1869-1878, il
secondo negli anni 1853-1854. Ma vi è di più. I piatti del Vat. lat. 3144 recano impressi gli stemmi del pontefice Pio VI (1775-1799) nel piatto anteriore e del cardinale bibliotecario Francesco Saverio de Zelada (1779-1801) in
quello posteriore: pertanto, l’originaria costituzione dell’attuale codice Vat.
lat. 3144 in sostituzione del “Vat. 3144” evidentemente già da tempo mancante, avvenne negli anni 1779-1799. È confermato inoltre dalla relazione
Confronto dei Codici Manoscritti della Biblioteca Vaticana fatto nell’Atto della Consegna dei medesima data dall’Illmo Signor Canonico Angelo Battaglini
all’Illmo Monsignor Francesco Baldi nei mesi di Giugno 1814: “3144. Questo Codice conteneva, secondo l’Inventario, Hermaphroditi Carmina ad Cosmum Medicem, Virgilii Priapeia, Ovidii Epistola Saphus ad Phaonem Cod.
Membr. in 4° — Ora vi si trovano gli opuscoli tolti dal Codice 3066. Sicché
il vero Codice 3144 manca dai tempi di Pio Sesto”14.
Dopo Pio VI e prima dell’anno 1814 furono dunque distratti i ff. 55-101
dell’originario Vat. lat. 3066 per costituire la nuova unità codicologica che
non iniziò da f. 55 (l’attuale Vat. lat. 3066 termina infatti con f. 54), ma da
f. 1; anzi, furono addirittura tagliati l’angolo superiore destro di ciascun
foglio in modo da obliterare l’originaria foliazione (ma questa dissennata
operazione risparmiò gli attuali ff. 10 e 43 che conservano “fortunosamente” l’antica sequenza della foliazione, scil. f. 64 e f. 98). Purtroppo è andato
perduto l’ultimo foglio del codice, quel f. 101 indicato nell’Inventarium
(che sarebbe dovuto essere f. 46 del neo costituito Vat. lat. 3144: singolare
infatti che il f. 46 è presente nel suddetto codice, ma riservato al foglio finale in cartone della moderna legatura di metà Ottocento). All’origine il Vat.
lat. 3066 era costituito da 13 fascicoli così suddivisi: 1, ff. 1-8 (quaternio), 2,
ff. 9-15 (quaternio; -1), 3, ff. 16-23 (quaternio), 4, ff. 24-30 (quaternio; -1), 5,
ff. 31-38 (quaternio), 6, ff. 39-46 (quaternio), 7, ff. 47-54 (quaternio), 8, già
ff. 55-62 (quaternio: ora Vat. lat. 3144, ff. 1-8), 9, già ff. 63-68 (ternio: ora
Vat. lat. 3144, ff. 9-14), 10, già ff. 69-76 (quaternio: ora Vat. lat. 3144, ff. 1522), 11, già ff. 77-84 (quaternio: ora Vat. lat. 3144, ff. 23-30), 12, già ff. 85-92
(quaternio: ora Vat. lat. 3144, ff. 31-38), 13, già ff. 93-100 (quaternio; f. 98
add. minoris moduli: ora Vat. lat. 3144, ff. 39-45 + f. 43a).
Analoga “distrazione”, così come registrato nell’Inventarium alla p. 260,
vale per il Vat. lat. 3060, la cui porzione finale costituisce ora il Vat. lat.
14
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Arch. Bibl. 60, f. 143r (cfr. anche f. 223v).
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3075, che secondo l’Inventarium (p. 267) avrebbe dovuto contenere opere
di Proclo: anche in questo caso una mano ha indicato “Non corrisponde” e
una seconda, a matita, ha aggiunto: “Sostituito con parte del prec(edente)
3060 ai tempi di Pio 6” (come l’attuale Vat. lat. 3144)15. Ora questo originario manoscritto “Vat. 3060” con Proclo è l’attuale codice della Biblioteca
Comunale di Macerata, cod. 5. 3. D 30, ma non è dato sapere come e quando sia stato “distratto” dalle collezioni vaticane16.
Il nostro Inventarium deve essere considerato un vero e proprio strumento di lavoro dove si aggiornava la posizione dei codici ivi recensiti:
frequente è imbattersi nelle note “hucusque Pluteus”, seguita dal numero
romano, o “Tra quelli che si mostrano” (evidente indicazione alla possibilità di far “vedere” il codice così segnalato a personalità venute a visitare
la Biblioteca Vaticana); si riscontrano anche correzioni a titoli e identificazione degli autori, alla materia del codice (al posto di “Ex Pergameno”
si trova corretto “Nunc est chartaceo”)17. Maggiormente interessanti sono
le seguenti:
p. 182 – 2802: “Exstat in principio Bulla Innocentij P(a)pae)”;
p. 297 – 3196: “Come era stato già costatato, il Prof. Cav. Salvo scrittore aggiunto il 5 Marzo 1888 fece constatare che a questo codice siano state strappate due
carte n. 14 e 18. Generoso Calenzio Scrittore Latino18”;
pp. 378-379 – 3499: “Manca dal tempo ch’ebbe la consegna Monsig. Marini19”;
p. 434 – 3771: “I Racc. III. 332”;
p. 434 – 3772: “I R. III. 333” [ora Vat. estr. or. 66];
p. 435 – 3777: “Nunc haec monumenta exstant in Bibl. Reginae appensa, et sub
cristallo” [ora Pap. Vat. dem. 1];
p. 436 – 3785: “illata (scil. Fragmenta) inter codices Graecos sub n. 2305”;
15
Ibid., f. 142v (cfr. anche f. 223r). Mancano invece indicazioni su questi codici nel sopra
ricordato Vat. lat. 13184.
16 Vd. J. SOUDEK, The Genesis and Tradition of Leonardo Bruni’s Annotated Latin Version
of the (Pseudo-) Aristoteleian Economics, in Scriptorium 12 (1958), p. 266.
17 Cfr. anche la relazione del 16 luglio 1814 (Formale consegna della Biblioteca Vaticana al
nuovo Custode Francesco Baldi), nella quale sono spiegate le diciture adottate da Angelo Battaglini per distinguere le “mancanze” dei codici nei fondi manoscritti (Arch. Bibl. 100, ff.
190r-196r).
18 Generoso Calenzio (1836-1915), fu scriptor Latinus dal 1885, segretario anche, dal
1889, della commissione istituita nel 1889 che doveva organizzare il trasferimento degli
stampati dall’Appartamento Borgia all’attuale Sala di consultazione.
19 Si tratta di Marino Marini (1873-1885), nipote di Gaetano Marini, incaricato di far
rientrare alla Vaticana e all’Archivio il materiale di lì prelevato e passato a Parigi. Vd. G. CASTALDO, Marino, Marini, in DBI, 70, Roma 2008, pp. 472-475 e ora CHR. M. GRAFINGER, Marino Marini als Verwalter des Erbes seines Onkels Gaetano Marini, in Gaetano Marini (1742-1815)
protagonista della cultura europea. Scritti per il bicentenario della morte, a cura di M. BUONOCORE, Città del Vaticano 2015 (Studi e testi, 492), I, pp. 752-764. Vd. anche infra alla nota 21.
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p. 464 – 3800: “Manca dal tempo, ch’ebbe la consegna Monsig. Marini. È stato
da me ritrovato, fra i cinesi. I. Carini20” [ora R. I III.340];
p. 464 – 3801: “Manca dal tempo, come sopra. È stato ritrovato, come sopra. I.
Carini” [ora R. I III.341];
pp. 544-545 – 3908: “Otto lettere mancano, forse dal principio di questo secolo.
24 Febbr. 1894. I. Carini”.
Tornando al nostro “Vat. 3144”, prima della nota autografa di Salvo
Cozzo, è riportata la seguente: “Dato ai Francesi. Non corrisponde”.
Come si sa, sulla base delle disposizioni del trattato di Tolentino (19
febbraio 1797) sottoscritto tra la Francia e lo Stato Pontificio, ma imposto
da Napoleone a papa Pio VI, dalla Biblioteca Vaticana furono inviati alla
Bibliotèque nationale di Parigi quasi 500 manoscritti21. L’elenco di questi
manoscritti è contenuto nella pubblicazione dell’anno 1803 (Lipsiae, Impensis Paul Gotthelf Kummeri): Recensio manuscriptorum codicum qui ex
universa Biblioteca Vaticana selecti iussu dni. nri. Pii VI Pont. Max. prid. id.
iul. an. MDCCLXXXXVII. procuratoribus Gallorum. iure belli, seu pactarum
induciarum ergo, et initae pacis traditi fuere. Accedit index librorum tam impressorum quam manuscriptorum Bibl. Vatic. ut et vasorum etruscorum ac
numorum iisdem procuratoribus exhibitorum22. Nel gennaio del 1816 quasi
tutti i manoscritti sottratti rientrarono in Vaticano, e il nostro Inventarium
viene aggiornato come segue:
p. 248 – 3003: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 273 – 3096: “Dato ai Francesi”;
p. 275 – 3101: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 277 – 3102: “Dato ai Francesi”;
p. 297 – 3198: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 298 – 3202: “Dato ai Francesi ricuperato”;
20
Isidoro Carini (1843-1895), primo custode della Biblioteca Vaticana negli anni 18921895. G. BATTELLI, Carini, Isidoro, in DBI, 20, Roma 1977, pp. 102-106; CHR. M. GRAFINGER,
Isidoro Carini, in Personenlexicon zur Christlichen Archäologie. Forscher und Persönlichkeiten
vom 16. bis zum 21. Jahrhundert, hrsg. S. HEID – M. DENNERT, I, Regensburg 2012, pp. 276-278.
21 Sull’argomento vd. Ideologie e patrimonio storico-culturale nell’età rivoluzionaria e napoleonica. A proposito del trattato di Tolentino (Atti del Convegno. Tolentino, 18-21 settembre
1997), Roma 2000 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Saggi, 55) [vd. soprattutto il contributo di CHR. M. GRAFINGER, Le tre asportazioni francesi di manoscritti e incunaboli vaticani
(1797-1813), pp. 403-413]; P. VIAN, «Per le cose della patria nostra». Lettere inedite di Luigi
Angeloni e Marino Marini sul recupero dei manoscritti vaticani a Parigi (1816-1819), in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae 18 (2011) (Studi e testi, 469), pp. 693-799; A. RITA,
Biblioteche e requisizioni librarie a Roma in età napoleonica. Cronologia e fonti romane, Città
del Vaticano 2012 (Studi e testi, 470), pp. 17-38 e passim. Sempre utile rimane la recensione
di L. DELISLE, alle Memorie storiche di Marino Marini, in Journal des savants (1892), pp. 429441, 489-501.
22 Vd. anche Arch. Bibl. 100, ff. 1-41 e passim.
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p. 298 – 3203: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 298 – 3204: “Dato ai Francesi, e non più ricuperato, Oggi reca il numero
12473 nella Bibliot. Nazion. di Parigi. I. Carini”;
p. 303 – 3227: “Dato ai Francesi”;
p. 314 – 3260: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 314 – 3262: “Dato ai Francesi”;
p. 317 – 3277: “Dato ai Francesi ricuperato”;
pp. 318-321 – 3289: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 323 – 3297: “Dato ai Francesi ricuperato”;
pp. 323-324 – 3298: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 328 – 3324: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 331 – 3339: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 332 – 3342: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 337 – 3357: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 463 – 3794: “Dato ai Francesi, e non più ricuperato, Oggi reca il numero
12474 nella Bibliot. Nazionale di Parigi. I. Carini”;
p. 491 – 3845: “Dato ai Francesi restituito”;
pp. 495-497 – 3852: “Dato ai Francesi”;
pp. 497-500 – 3859: “Dato ai Francesi”;
pp. 501-502 – 3861: “Dato ai Francesi”;
p. 505 – 3867: “Dato ai Francesi ricuperato”;
p. 505 – 3868: “Dato ai Francesi ricuperato”;
pp. 512-514 – 3878: “Dato ai Francesi ricuperato”;
A integrare i laconici riferimenti relativi alla spoliazione francese e al
ritorno in sede dei manoscritti (ma solo per alcuni viene aggiunto il riferimento al loro rientro in Vaticana, segno evidente che poi non si tornò
sull’Inventarium per i necessari aggiornamenti), intervenne sull’Inventarium alla fine dell’Ottocento il già ricordato Isidoro Carini, il quale, come
aveva fatto per altre occorrenze (vd. supra), certifica che due codici erano
“rimasti” a Parigi, indicandone la loro nuova segnatura: si tratta dei “Vat.
3204” e “Vat. 3794”, ora fr. 12473-1247423. Ma questo numero “3144” non
figura nella Recensio del 1803, tanto è vero che la dicitura “Dato ai Francesi” viene cassata e fatta seguire da “Non corrisponde”, come avviene per
altri manoscritti non più conservati in Vaticana: d’altronde sarebbe stato
assai singolare che questo codice, latore di tre opere largamente note e senza alcun rilievo documentario, fosse stato oggetto di attenzione da parte
dei commissari francesi appositamente inviati a Roma, che riservarono invece il loro “interesse” a cimeli di ben più importante levatura. Se di alcuni
23 Cfr. ad esempio E. LANGLOIS, Notices des manuscrits français et provençaux de Rome
antérieurs au XVIIe siècle (= Notices et extraits des manuscrits de la Bibliothèque nationale et
d’autres bibliothèques, 33, 2), Paris 1889, pp. 252, 261. I numeri «3204» e «3794» non sono
stati assegnati ad altre unità manoscritte del fondo Vaticano Latino.
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di questi codici “mancanti” si è potuto appurare la loro conservazione in
altre istituzioni, del codice “3144” si sarebbero perse le tracce. D’altronde
lo stesso Kristeller così scriveva nel suo Iter Italicum: “3144. Mbr. Misc.
(Antonio Panormita), Hermaphoditus. Missing. Replaced by a part of cod.
3066”24. Il codice sembra essere ancora in Vaticana alla metà del Seicento
se Nicolaus Heinsius lo registrava tra quelli che avrebbe dovuto quanto
prima collazionare per le sue ricerche ovidiane25.
Viene allora da domandarsi: dove è finito questo codice “Vat. 3144”?
Pur nella laconica descrizione dell’Inventarium, sappiamo essersi trattato di un codice in pergamena, “in quarto”, latore — stando all’ordine
di sequenza della registrazione inventariale — dell’Hermaphroditus di Antonio Beccadelli, dei Priapea “virgiliani” e dell’epistula XV delle Heroides
ovidiane. Un complesso di opere tra loro per argomento e finalità assai
congruenti. Donatella Coppini, nella sua edizione del 1990, ha recensito
tutti i testimoni a lei noti dell’opera del Panormita, ma del “Vat. 3144” nessuna traccia26. Se è facile incontrare in questi codici dell’Hermaphroditus o
i Priapea o l’epistola di Saffo a Faone, tutte e tre le opere insieme risultano
solo nei codici della Biblioteca Nazionale Centrale Magl. VII 112027, della
Bibliothèque nationale di Parigi lat. 820628 e della Biblioteca Nazionale
Centrale “Vittorio Emanuele II” 141729, ma tutti sono cartacei e per di più
con altri componimenti (nei codici fiorentino e romano, inoltre, inverso è
l’ordine delle due ultime opere).
Tuttavia, al pur attento scrutinio della Coppini, era sfuggito un altro
manoscritto dell’Hermaphroditus30: il codice 1691 della Bibliothèque Méjanes di Aix-en-Provence, biblioteca originata dal copioso lascito di manoscritti e stampati del bibliofilo Jean-Baptiste Marie de Piquet, marchese
24
P. O. KRISTELLER, Iter italicum: a finding list of uncatalogued or incompletely catalogued
humanistic manuscripts of the Renaissance in Italian and other libraries, II. Italy: Orvieto to
Volterra; Vatican City, Cambridge Mass. 1968, p. 317.
25 F. MUNARI, Manoscritti ovidiani di N. Heinsius, in Studi Italiani di Filologia Classica
n.s., 29 (1957), p. 103.
26 ANTONII PANHORMITAE Hermaphroditus, a cura di D. COPPINI, I, Roma 1990 (Humanistica, 10). Ne dava solo riferimento, sulla base del suo census preparatorio basato inizialmente sullo spoglio di cataloghi, in Sull’ordinamento dei carmi dell’«Hermaphroditus» di Antonio
Beccadelli detto il Panormita, in Interpres 2 (1979), p. 259.
27 ANTONII PANHORMITAE Hermaphroditus cit., p. XXI.
28 Ibid. p. XXXIII.
29 Ibid. pp. XXXVI-XXXVII.
30 Peraltro già indicato in Initia carminum ac versuum medii aevi posterioris Latinorum.
Alphabetisches Verzeichnis der Versanfänge mittellateinischer Dichtungen. Unter Benutzung der
Vorarbeiten ALFONS HILKES bearb. von HANS WALTHER, Göttingen 1969², p. 946 n. 18047.
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di Méjanes (Arles, 5 agosto 1729 – Parigi, 5 ottobre 1786)31, aperta solennemente al pubblico il 16 novembre 181032, accresciutasi negli anni con
altre donazioni, come quella dell’erudito e bibliofilo Auguste-Louis Pécoul
(1837-1916)33 che legò alla biblioteca circa 20.000 volumi.
Si tratta di un manoscritto in pergamena34, di pieno sec. XV, composto da 45 fogli (+ I-II, 1-2), di mm 228 × 156. Ai ff. 1r-26v troviamo l’Hermaphroditus, ai successivi ff. 28r-39r i Priapea (I-LXXXI), ai finali ff. 40r44r l’epistula XV delle Heroides di Saffo a Faone: la medesima materia e la
stessa sequenza delle opere, quindi, del “Vat. 3144”, unitamente al formato
che riconduce proprio a un manoscritto “in quarto”. Se un indizio è un indizio e due indizi sono una coincidenza, possono tre indizi costituire una
prova? Sebbene nell’Inventarium non si abbiano precisazioni sul numero
dei fogli né tantomeno informazioni sulle lettere iniziali delle tre opere, che
— come è certificato per il codice di Aix-en-Provence — risultano lasciate
in bianco, sommessamente mi chiedo se non possa essere questo il nostro
“Vat. 3144” deperditus facente parte della collezione Pécoul: “Presque tous
les manuscrits latins ou italiens on été offerts par M. A. Pécoul. Nous signalerons dans ce fonds d’origine italienne […] un recueil latin du XVe siècle
(n° 1691) qui contient un petit poème attribué à Virgile Priapea […]”35. Il
codice infatti — come risulta dalla nota di possesso sul f. Iv — apparteneva
dal 1869 a Pécoul, diplomatico a Roma negli anni 1868-1871 al tempo di
Pio IX: “ex biblioteca Augusti Pécoul – 1869”36.
Probabilmente il “Vat. 3144” fu distratto dalle collezioni vaticane dopo
la metà del XVII secolo per poi passare, forse prima del pontificato di
31
J.-M. CHATELAIN, Un cabinet d’amateur à la fin du XVIIIe siècle: le marquis de Méjanes
bibliophile, Aix-en-Provence 2006.
32 Vd. J.-H. ALBANÈS, Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de
France. Aix, Paris 1894 (Ministère de l’instruction publique et des beaux-arts. Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de France. Départements, 16), pp. VII-VIII.
33 H. LEMMONIER, Auguste Pécoul, in Bibliothèque de l’école des Chartes 77 (1916), pp.
388-390.
34 Prima descrizione di B. DURAND, in Catalogue général des manuscrits des bibliothèques
publiques de France. Suppléments. Aix – Arles – Avignon, Paris 1951 (Ministère de l’instruction
publique et des beaux-arts. Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques de
France. Départements, 49), p. 28. Ora, da cui dipendo, Les manuscrits classiques latins des
bibliothèques publiques de France, catalogue établi par C. JEUDY et Y.-F. RIOU, I (Agen –
Évreux), Paris 1989 (Documents, études et répertoires. Institut de recherche et d’histoire des
textes), pp. 5-6.
35 DURAND, in Catalogue général cit., p. 1.
36 Ringrazio cordialmente la dott.ssa Ingrid Astruc, Bibliothècaire adjointe au service
Patrimoine, Bibliothèque Méjanes – Cité du Livre, per le informazioni che mi ha gentilmente
trasmesso. Riproduzione del codice è sul sito: http://www.e-corpus.org/fre/notices/9161-Lhermaphroditus-d-Antoine-Panormita-et-autres-poemes-latins.html
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Pio VI, in altre mani37 fino alla definitiva collocazione, nel 1916, presso la
Bibliothèque Méjanes di Aix-en-Provence.
Attendiamo ulteriori conferme o circostanziate smentite. Videant meliores.
37
Tra cui quella che a f. IIr aggiunge l’epitafio di Beccadelli di Giovanni Gioviano Pontano e a f. IIv (settembre 1811) questa informazione: “Antonii Beccadelli Panormitae Codex
ineditus, cuius exemplum unum in penetralibus Bibliothecae Laurentianae adseruari huc
usque creditum. Videndus Poggius pag. 349. Oper. Ed. Bas(ileae) et Tiraboschius. Adde Baylium articulo Panormita. Em [grattage] Mense Septembri Anni 1811” (vd. Les manuscrits
classiques latins cit. p. 6). Il codice della Laurenziana a cui si fa riferimento è forse il plut. 33.
22 (cfr. ANTONII PANHORMITAE Hermaphroditus cit., p. XVII).
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Tav. I – Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 15349, pt. 4, p. 288.
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