Donato Pirovano
Donato Pirovano (Como, 1964) insegna Letteratura italiana e Filologia e critica dantesca presso l’Università degli Studi di Milano. In precedenza ha insegnato presso l'Università del Molise, l'Università dell'Insubria e l'Università di Torino. Ha tenuto lezioni in diverse sedi italiane (Siena, Macerata, Milano, Perugia, Roma, Padova, Lecce, Catania, Firenze, Bergamo) e straniere (New York, Los Angeles, Oxford, Cambridge (UK), Parigi, Lione, Aix en Provence, Nancy, Brno, Olomouc). Dal 2016 codirige la Rivista di Studi Danteschi.
Ha pubblicato edizioni di testi novellistici cinquecenteschi (I diporti di Girolamo Parabosco, La Fonte del diporto di Gherardo Borgogni, Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola) e ha curato l’edizione critica della Commedia con la Nova esposizione di Alessandro Vellutello nell'ambito dell'«Edizione nazionale dei commenti danteschi», edita dal Centro Pio Rajna di Roma. Ha studiato la poesia delle origini e in particolare il Dolce stil novo, di cui ha pubblicato un’antologia integrale (Roma, Salerno Editrice, 2012) e una monografia (Roma, Salerno Editrice, 2014). Nel 2015 ha curato la nuova edizione criticamente rivista e commentata della Vita nuova di Dante Alighieri nell’ambito della Nuova Edizione Commentata delle Opere di Dante (NECOD).
Ha pubblicato edizioni di testi novellistici cinquecenteschi (I diporti di Girolamo Parabosco, La Fonte del diporto di Gherardo Borgogni, Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola) e ha curato l’edizione critica della Commedia con la Nova esposizione di Alessandro Vellutello nell'ambito dell'«Edizione nazionale dei commenti danteschi», edita dal Centro Pio Rajna di Roma. Ha studiato la poesia delle origini e in particolare il Dolce stil novo, di cui ha pubblicato un’antologia integrale (Roma, Salerno Editrice, 2012) e una monografia (Roma, Salerno Editrice, 2014). Nel 2015 ha curato la nuova edizione criticamente rivista e commentata della Vita nuova di Dante Alighieri nell’ambito della Nuova Edizione Commentata delle Opere di Dante (NECOD).
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Papers by Donato Pirovano
Nella Vita Nuova Beatrice è poeticamente amata di un amore esclusivo e intensissimo, più forte della morte, una passione che, grazie al fedele consiglio della ragione, Dante ha saputo alimentare come una fiamma che non viene mai meno, progressivamente scoprendo in essa le connotazioni dell’amore disinteressato, il cristiano agápe o caritas. Tuttavia nelle rime scritte dopo la Vita nuova – si pensi al ciclo delle petrose o alla cosiddetta montanina – la linea maestra dell’amore virtuoso è spesso contraddetta da momenti di prorompente passione che soggioga completamente Dante: il poeta si descrive in balia di un pensiero ossessivo al quale è difficile sottrarsi e contro il quale la ragione può poco. Non sorprende allora che questo Dante, disarmato davanti al violento attacco di un amore folle e deviato, possa trovarsi, improvvisamente, in una notte di primavera, immerso nella selva oscura.
La tragica storia di Paolo e Francesca è la rappresentazione più icastica di questo «mal perverso» (Inf., V 93), cioè di questo amore folle e peccaminoso: Amore non ha ucciso i due amanti riminesi, ma li ha comunque condotti a morte per mano di un tradito, il marito di lei e fratello di lui. Davanti a Dante la donna nel pianto «tutta si confessa» (Inf., V 8) come, forse, avrebbe voluto fare da viva e come sicuramente fu costretta a fare davanti a Minosse.
Il destino di Paolo poteva essere anche quello di Dante se non ci fosse stato l’intervento di Beatrice, e ciò gli sarà ricordato nel paradiso terrestre: forse per la consapevolezza di questo intimo e irrisolto dissidio, il poeta, dopo aver ascoltato il racconto di Francesca, viene investito da un’emozione tanto intensa da svenire.
Nel testo teatrale rivivono gli amanti immortali di Dante attraverso la versione romanzata della tragica storia raccontata da Boccaccio nella sua esposizione del quinto canto dell’Inferno, e si introducono interessanti novità, come la schiava cipriota Smaragdi e il fosco Malatestino, innamorato respinto da Francesca, che per vendetta si fa delatore dell’adulterio presso il fratello maggiore Gianciotto Malatesta.
In questa nuova edizione, il fitto commento del curatore mette in luce gli innumerevoli riferimenti storici e letterari disseminati nel testo poetico (la Commedia in particolare), facendo emergere l’accurato lavoro compiuto da D’Annunzio, che per la sua tragedia si documentò scrupolosamente con l’obiettivo dichiarato di rendere vivi e palpitanti i suoi drammatici personaggi.
È davvero esistito il Dolce stil novo o esso è un fantasma storiografico generato a partire dalla poetica dantesca? Questo volume cerca di dare una risposta a questa domanda, attraverso un’analisi puntuale e aggiornata dei testi e attraverso lo studio della loro tradizione manoscritta. Ne emerge che negli ultimi anni del secolo XIII si reagì nettamente, con un forte richiamo all’ordine, alla stagione poetica multiforme, sperimentale, dialogica, eterodossa che caratterizza la lirica del pieno e del tardo ’200, dopo gli esordi più compatti della Scuola siciliana. Questi nuovi poeti, pochi ma agguerriti e determinati, richiamano a un repertorio metrico chiuso (canzone, sonetto e ballata), a uno stile limpido, piano e trasparente (‘dolce’), a un’esclusività tematica tutta incentrata sull’amore, a un pubblico rigorosamente preselezionato non solo sul piano culturale ma soprattutto sul piano etico.
Il volume comprende una prima parte dedicata al problema storiografico e agli aspetti generali della nuova poesia e poi capitoli distinti per i singoli poeti: Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Dino Frescobaldi, con proposte per un nuovo canone degli stilnovisti. Nella seconda parte manca, volutamente, un capitolo dedicato a Dante. Il protagonista indiscusso del Dolce stil novo non ha un suo luogo specifico, che non poteva che essere necessariamente limitato, perché egli aleggia su tutto il volume.
VIII Giornate Internazionali Interdisciplinari di Studio sul Medioevo
(Torino, 12-14 Giugno 2024)
Alessio Monciatti, Stefano Resconi, con la collaborazione di Mario
Cobuzzi, Roma, Bardi, 2022, pp. xxiii + 440.
Alla luce di preziosi strumenti cartografici elaborati tra la fine del XIII secolo e l'inizio del XIV si propone la lettura di alcuni passi della Divina Commedia.
Con el aval científico del Instituto Cervantes (Milán), la Asociación Internacional de Hispanistas, la Asociación Internacional Siglo de Oro, la Associazione degli Ispanisti Italiani, el Proyecto Generación de Talento del MICINN Estudio y edición crítica de las obras completa de A.J. Salas Barbadillo y A. de castillo Solórzano (PID2021-123533NB-I00) y Artifara. Revista de Lenguas y Literaturas Ibéricas y Latinoamericanas