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Nella terminologia grammaticale tradizionale locuzione è il nome generico che designa qualunque unità linguistica formata da più parole grafiche: per es., forze dell’ordine, prestare servizio, bello e buono, di male in peggio, fin tanto che, grazie a Dio, ecc. Le locuzioni nascono come fenomeno di solidarietà lessicale, nel dominio delle cosiddette collocazioni; rispetto a queste ultime, però, presentano un sovrappiù di compattezza sintattica e semantica (per es., la possibilità di sviluppare significati traslati, come nel caso delle espressioni idiomatiche; modi di dire), che ne giustifica l’assimilazione alle parole monorematiche (cioè composte da una sola parola).
History of a franciscan settlement in Sardinia's Middle Age.
[Incomincia la Commedia di Dante Alleghieri di Fiorenza, ne la quale tratta de le pene e punimenti de' vizi e de' meriti e premi de le virtù. Comincia il canto primo de la prima parte la quale si chiama Inferno, nel qual l'auttore fa proemio a tutta l'opera.]
Nelle moderne camere di combustione il rilevo della pressione avviene generalmente attraverso "porte" site sulla testa del cilindro. In alcuni casi, sulle normali candele, per l'accensione comandata, o candelette, per i motori Diesel, vengono implementati sensori o sonde di pressione. Sebbene, dati i piccoli spazi disponibili, gli strumenti di misura debbano necessariamente essere miniaturizzati e non refrigerati, è possibile ridurre notevolmente i costi di adattamento della testa.
DOTTRINE GENERALI DELLA SOSTENIBILITÀ Verso una teoria del «diritto privato sostenibile»? Saluti istituzionali 24 ottobre 2024-ore 14,30
Diogene Filosofare Oggi, 2006
Articolo sulla filosofia giapponese pubblicato dalla rivista "Diogene Filosofare Oggi". Cfr. Cristiano Martorella, La Verità e il Luogo. Convergenze e divergenze fra la filosofia occidentale e giapponese, in "Diogene Filosofare Oggi", n.4, anno 2, giugno-agosto 2006, pp.14-19. La Verità e il Luogo. Convergenze e divergenze fra la filosofia occidentale e giapponese. di Cristiano Martorella Occuparsi di filosofia giapponese in Europa e America presenta due difficoltà peculiari. La prima consiste nella distanza sia fisica sia culturale della società giapponese, con delle evidenti ricadute nell'ignoranza dei testi che costituiscono la base delle argomentazioni filosofiche orientali. La seconda difficoltà, molto più profonda e ostica, è di genere filosofico, e consiste nel rifiuto della diversità culturale. L'apice di questo rifiuto è stato raggiunto da Donald Davidson in Verità e interpretazione. Nel cap.13 intitolato Sull'idea stessa di schema concettuale, Davidson sostiene che non possono esistere schemi concettuali completamente diversi perché altrimenti sarebbero inintelligibili e incomunicabili. L'argomentazione sembra quindi ridimensionare il concetto di diversità che potrebbe essere solo parziale. Ma è una argomentazione basata sull'equivoco del concetto della diversità considerata come opposizione e contrarietà, e soprattutto sul fraintendimento operato nell'identificazione generica di comunicazione e significato. In Rinnovare la filosofia, Hilary Putnam smaschera l'errore di Donald Davidson, ed evidenzia l'arbitrio e la forzatura operati nei confronti della nozione di significato. La concezione formalista di Donald Davidson che lega il significato al valore di verità (attraverso la convenzione v e la teoria tarskiana) mal si adegua a comprendere il relativismo concettuale che ci viene presentato dalla filosofia giapponese e dalle altre filosofie orientali. Ovviamente l'influenza della filosofia analitica, di cui Davidson è il più degno esponente, si ripercuote sulla considerazione dei sistemi filosofici orientali considerati banalmente come rappresentazioni esotiche completamente irrazionali. Se invece accettiamo di mettere da parte l'idea della diversità come opposizione e contrarietà, e ammettiamo piuttosto che la diversità include anche la condivisione dei differenti significati del mondo (pluralismo epistemico), possiamo procedere nella riflessione senza cadere nella semplificazione e strumentalizzazione dello scontro di civiltà (clash of civilizations) tanto di moda. Tenteremo quindi di comprendere la filosofia giapponese con uno studio comparato che non escluda le somiglianze e nemmeno le differenze, tutto ciò per il vantaggio che la conoscenza dell'altro può apportare. La diversità epistemica della filosofia giapponese ha origine dai princìpi e fondamenti di carattere buddhista che ne sono alla base. Innanzitutto l'ontologia giapponese concepisce l'esistenza come un continuo cambiamento. Il divenire è possibile perché i fenomeni non avrebbero una sostanzialità. Secondo un celebre detto buddhista, il nulla costituisce la realtà fenomenica. Il fenomeno è ciò che è vuoto, il vuoto è ciò che è fenomeno (shiki
1 Per una genealogia della concezione occidentale della formazione che affronta l'arduo tema dell'origine delle pratiche sapienziali si veda il testo di Carlo Sini Le arti dinamiche.Filosofia e pedagogia, libro VI di C.Sini, Figure dell'enciclopedia filosofica, Jaca Book, Milano, 2005. A questo tema l'autore ritorna, confrontandosi con la lettura dell'origine della sapienza greca di Giorgio Colli, in C.Sini, Uno sguardo sulla sapienza greca, in Ermeneutica e grecità, a cura di R.Fabbrichesi, ETS, Pisa, 2009, pp.13-22. 2 Scrive Niezsche a proposito in una lettera a Carl Fuchs del 14 dicembre 1887: " In Germania si lamentano delle mie 'eccentricità'. Ma poiché non sanno dove è il mio centro, difficilmente si scoprirà la verità, dove e quando finora sono stato eccentrico. Per esempio, quando ero filologo ero al di fuori del mio centro. Un po' alla volta certamente la parte più intima di noi stessi ci riporta alla disciplina dell'unità, quella passione, a lungo senza nome, ci salva da tutte le digressioni e dispersioni, quel compito, di cui siamo involontariamente missionari. ( in Cronologia, in appendice a F.Nietzsche, Götzen-Dämmerung, tr.it. di F.Masini, a cura di G.Colli e M. Montinari, Adelphi, Milano, 1983, pp.145-146) 3 Basti, a tale proposito, un aforisma tra i tanti: "Pubblica istruzione. Nei grandi Stati la pubblica istruzione sarà sempre tutt'al più mediocre, per la stessa ragione per cui nelle cucine grandi si cucina nel miglior caso mediocremente. " (F.Nietzsche, Menschliches, Allzumenscliches, tr.it di S.Giametta, a cura di G.Colli e M. Montinari, Adelphi, Milano, 1965, vol.I, pag.255)
Lingue slave in evoluzione: studi di grammatica e semantica, 2008
Inquadramento diacronico e sincronico di en nello sloveno 1. Introduzione Stando alle grammatiche l'articolo nella lingua slovena non esiste. Tuttavia, nella varietà colloquiale c'è una forma lessicale che colma questa lacuna. Analogamente alle lingue che hanno già sviluppato l'articolo, come per esempio l'italiano, anche l'articolo indeterminativo colloquiale nello sloveno nasce dal numerale cardinale "uno" en. L'uso colloquiale di questo elemento si differenzia dall'uso numerale e pronominale nel suo aspetto morfosintattico e semantico-pragmatico. La possibilità di offrire qui un inquadramento completo e organico di questo fenomeno linguistico che debba confinarsi a poche pagine è destinata a scalfire appena la superficie delle sue numerose particolarità. Pertanto, oltre a una breve presentazione della sua variazione diacronica seguiranno anche i criteri che nell'ottica di un'analisi sincronica differenziano questo fenomeno linguistico dall'uso dell'omonimo numerale e pronome. Se l'esistenza di ta (Bažec 2007) è una prova che la lingua slovena sta sviluppando una forma per marcare la specificità 1 , allora en è l'elemento che indica l'indeterminatezza. Si tratta di un fenomeno che ha suscitato non pochi dibattiti, essendo en stato bandito dalla lingua standard e contrassegnato nel dizionario con l'indicatore 'colloquiale'. Si tratta di un chiaro esempio di diglossia, come suggerisce Greenberg nella sua Grammatica della lingua slovena (2006: 14): As a consequence of the artificial nature of the standard language (…), there is a wide gap in the structural characteristics of the written and spoken language, a PAGE 1 1 Semplificando le cose possiamo asserire che nella concezione classica della referenzialità la specificità si lega alla familiarità del referente con il parlante e l'ascoltatore. Ne deriva che un sintagma specifico è noto al parlante, ma non all'ascoltatore e uno non-specifico non è noto a nessuno degli interlocutori. Si presuppone che il parlante abbia un referente particolare in mente che non necessariamente conosce di persona. In ogni caso se c'è l'intenzione di fare riferimento, viene adempita l'unica condizione affinché si parli di specificità. (Ionin 2003a e b, Trenkić 2008)
Journal of Philosophical Investigations , 2024
SEIXAS, Miguel Metelo de; GALVÃO-TELLES, João Bernardo, “Sousas Chichorros e Sousas de Arronches: um enigma heráldico”, in SEIXAS, Miguel Metelo de; ROSA, Maria de Lurdes (coord.), Estudos de Heráldica Medieval, Lisboa: IEM, CLEGH, Caminhos Romanos, 2012, p. 411-445, 2012
Oklan BT Liunokas, 2019
FISIOPATOLOGÍA DE LA ARTRITIS DA RESPUESTAS CLARAS AL MÉDICO, 2024
IAEME PUBLICATION, 2024
Urban Science, 2024
Borderline Personality Disorder and Emotion Dysregulation, 2022
Journal of Petroleum Science and Engineering
REVISTA FOCO
NeuroImage, 2017
Bragantia, 1978
The Journal of Allergy and Clinical Immunology: In Practice, 2017
Cukurova Anestezi ve Cerrahi Bilimler Dergisi, 2020
Land Economics, 2012
Journal of Earth System Science, 2006
Asian Academy of Management Journal of Accounting and Finance, 2017
Research Square (Research Square), 2020