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Giovanna Bonasegale. Dialoghi in rifrazione

2023, GIOVANNI MATARAZZO. Qui e ora. Attraversando microcosmi.

Quindici persone, quindici ritratti in bianco e nero eseguiti da Giovanni Matarazzo. Nelle belle sale del Museo Arturo Ghergo di Montefano (MC) al piano terra del Palazzo dei Priori, dal 21 gennaio fino al 5 febbraio 2023 si può visitare una mostra monografica che coinvolge il tanto dibattuto tema del ritratto fotografico, tema che impone riflessioni attente in un periodo in cui assistiamo a una sorta di 'deriva' dell'uso della fotografia, amplificata dai social e spesso interpretata come un 'mordi e fuggi', tanto improprio quanto esteticamente fuorviante. Estetica, beninteso, nella sua accezione culturale, sociale e sociologica. fotografo nativo di Ancona, Matarazzo propone un progetto nuovo, al quale hanno aderito quindici persone disposte a raccontare un momento particolare della propria vita - quel 'Qui e ora'' del titolo - in un serrato dialogo davanti a una macchina fotografica. "Si raccontano queste persone, e ci raccontano, con consapevolezza intensa, quasi volessero rispondere all’enigma della propria identità prima che diventi mistero: attori e spettatori di se stessi in un ritmo, che non è uguale per tutti, ma che per tutti significa percezione mnemonica, senso della realtà e insieme proiezione visiva di un prossimo futuro. C’è un osservatore di queste narrazioni, che si sofferma su di loro, ne condivide la trama e le emozioni; in un intreccio di luci e di ombre sa coglierne la presenza. [...] La chiave del progetto di Giovanni Matarazzo è proprio qui: nell’intimo legame in cui si fondono gli autoritratti verbali e la loro rappresentazione fotografica eseguita da una persona esterna."

Giovanni Matarazzo Qui e ora Attraversando microcosmi Giovanni Matarazzo Qui e ora Attraversando microcosmi Con un testo di Giovanna Bonasegale Effetto Ghergo AlgamEko MateriaPrima Design CP Commerciale Petroli Pigini Group Qui e ora - Attraversando microcosmi di Giovanni Matarazzo A mia figlia Martina, che continua a insegnarmi la vita ISBN: 978 88 947277 0 8 © Giovanni Matarazzo Prima Edizione Dicembre 2022 Quest’opera è protetta dalla Legge sul Diritto d’Autore. È vietata ogni duplicazione non autorizzata, anche parziale, su tutti i mezzi: cartacei, digitali e audiovisivi. “Voglio presentare esseri degni d’interesse semplicemente perché esistono, e non per una certa morale che mi prefiggo di trarre da loro” Harold Pinter in occasione della messa in scena di “Sogno d’una notte di mezza estate” di William Shakespeare Giovanna Bonasegale Dialoghi in rifrazione La sedia vuota, che vediamo in copertina, è protagonista di questo racconto nello stesso modo in cui lo sono le quindici persone intervistate, come lo è Giovanni che ha inventato il progetto e le ha fotografate. Siamo nelle Marche, una terra piena di incanto e di nostalgia, per coloro che la abitano e per quelli che l’hanno lasciata per un altrove più o meno lontano. Lo studio di Giovanni è in Ancona, città di contrasti e di antinomie, che sa essere attrattiva, vivace, dinamica, ma anche sonnacchiosa e indolente: un gomito verso il mare dove si assiste ogni giorno alla nascita e al tramonto del sole, metafora quotidiana del ciclo vitale che ci accompagna. Alla luce di questa metafora leggo il mosaico di esperienze che ognuno dei quindici protagonisti ha descritto, frammenti di lunghi viaggi identitari, non necessariamente autoreferenziali. E immagino che quella sedia vuota sia stata una compagna di viaggio accogliente sia pur spesso non comoda. Li vedo, infatti, i corpi degli intervistati in tante posture differenti: quella sedia contiene emozioni, speranze, suggestioni, entusiasmi, stati d’animo pronti a essere depositati e a stratificarsi in uno spazio fisico e temporale che sarà presto di altri, fino a rimanere di nuovo vuota, in attesa. Un atto di presenza coraggioso quello di testimoniare davanti a un obiettivo rispondendo alla domanda di come ci si sente in questo momento, qui e ora. Le tue espressioni e la tua gestualità scandiscono il ritmo stesso della tua vita, della memoria, di un passato che avrebbe potuto essere destino e che invece in quel qui e ora, che non è semplicemente adesso, ogni volta si è modificato. E intanto senti il rumore degli scatti, senza che ti sia concesso di vedere l’occhio di chi ti sta svelando. E sai che la tua voce è registrata. Il tuo itinerario, quel percorso che ti ha portato fino allo studio di Giovanni resta impresso in quell’aggeggio meccanico, che te lo restituirà fedele e trasformato, in un futuro prossimo, in cui forse scoprirai di essere ancora diverso, che quella sedia in attesa ospiterebbe un altro te. È in questo fluire, individuale e collettivo, che si snoda il progetto di Giovanni. Le persone hanno scelto di aderire rispondendo a un suo invito, direi abbastanza scarno, sui social. Parlava semplicemente di un progetto fotografico, senza dettagliarne il contenuto; specificava, tuttavia, che le fotografie non sarebbero state “imbarazzanti, ma con un alto tasso di partecipazione ed empatia”, infine si appellava alla fiducia nei suoi confronti. Le persone che hanno accettato di partecipare non hanno interagito tra di loro nel momento dell’intervista: forse si conoscevano, forse no, non lo sappiamo e non ci viene detto. Tuttavia si ha l’impressione che ognuna di loro – indipendentemente dall’età, dal sesso, dalla professione, dalle trasformazioni, che nel tempo si sono succedute – stia sfogliando le pagine di un diario, fogli vissuti prima di essere scritti, che si sono accumulati e fermati momentaneamente su una soglia, quel limite del qui e ora, che può diventare un confine, più spesso un varco. Si raccontano queste persone, e ci raccontano, con consapevolezza intensa, quasi volessero rispondere all’enigma della propria identità prima che diventi mistero: attori e spettatori di se stessi in un ritmo, che non è uguale per tutti, ma che per tutti significa percezione mnemonica, senso della realtà e insieme 7 proiezione visiva di un prossimo futuro. C’è un osservatore di queste narrazioni, che si sofferma su di loro, ne condivide la trama e le emozioni; in un intreccio di luci e di ombre sa coglierne la presenza. “Le fotografie – scrive Ernst Jünger – riproducono qualcosa della sostanza dell’uomo, delle sue irradiazioni; ne sono una copia. In questo senso vi è tra fotografia e scrittura un intimo legame. Quando vogliamo ricordare sfogliamo lettere e fotografie.” Se ho ben interpretato, la chiave del progetto di Giovanni è proprio qui: nell’intimo legame in cui si fondono gli autoritratti verbali e la loro rappresentazione fotografica eseguita da una persona esterna. Non sto parlando, beninteso, del ‘ritratto’ classico, quello che agli albori della nascita della classe borghese il fotografo ‘rubò’ al pittore, ma neppure di quello dei quattro immaginari, che ci descrive Roland Barthes: “Davanti all’obiettivo io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte.” E non mi riferisco neanche della teoria di Gombrich, che vuole il ritratto fotografico inficiato dallo stato d’animo del ritrattato, il quale indossa una metaforica “maschera” per alleviare l’imbarazzo di trovarsi di fronte al fotografo e al suo implacabile obiettivo. L’immagine che sarà consegnata alla stampa sarà l’esito di quella maschera, la conseguenza di espressioni che invece di lasciar trapelare la autentica fisionomia del ritrattato, ne scolpiranno una visione denaturata tanto da poter dire che vedremo prima la maschera e poi la faccia. Nel genere del ritratto fotografico queste affermazioni sono inconfutabili e non c’è chi – in particolare tra i fotografi, gli storici dell’arte, gli studiosi di foto8 grafia e gli stessi storici o antropologi – non vi abbia riflettuto. Penso invece a quella specie di abisso nel quale il ritratto è precipitato, proprio qui e proprio ora, sostituito da una simbologia impropria e maniacale chiamata selfie, attraverso la quale ci si compiace di autoritrarsi, mostrando un se stesso, che non è la maschera di Gombrich rivisitata da un altro da sé, ma generalmente e genericamente una faccia ravvicinata, fortemente segnata da connotati emotivi che, paradossalmente, ne dimostrano di fatto l’assenza. E allora considero questo progetto di Giovanni una vera innovazione e un grido di allarme. Questi scatti rompono una delle tradizioni ritrattistiche e ne propongono un’altra. Derivano, infatti, non da sedute di posa, ma da lunghi dialoghi, durante i quali in realtà entrambi i soggetti – chi ascoltando osserva e chi parlando si lascia osservare – sono testimoni l’uno dell’altro e instaurano senza forzature e con naturalezza empatica quel legame al quale accennavo prima. Su quella sedia, insieme con le parole, si snodano gestualità, mimica, movenze, atteggiamenti di sospensione, a volte di sorpresa, di incredulità o di sicurezza, un dinamismo emozionale che ben difficilmente un solo scatto sarebbe in grado di restituirci. Ma anche lui, il fotografo, è ‘attraversato’, da quello che ascolta, da quello che vede, da quello che sente e il suo occhio dietro il mirino non potrà non accorgersi di un movimento particolare, di una allusione speciale, non potrà non notare un riflesso nello sguardo, quell’insieme di rivelazioni che il colloquio custodisce, e quindi il suo avvicinamento tecnico al corpo fisico della persona che ha di fronte, lo condurrebbe di fatto ad appropriarsi dei dettagli anche mentali del suo spazio – o almeno quelli che lui crede di cogliere – e ciò ci riproporrebbe il grande tema della ambigua ambivalenza del ritratto, fotografico o non. Dove è dunque l’innovazione e dove la nuova proposta? Qui interviene l’intuizione di Giovanni: trasformare i momenti del parlato non certo in fermo-immagine, come fosse un filmato, ma in preziosi istanti in cui lo scatto riesca a restituirci i sinuosi sentieri che ognuno dei suoi interlocutori sta attraversando. Leggendo i testi e guardando le immagini è come se riconoscessimo i diversi momenti della narrazione in cui sono state scattate le fotografie. Non si tratta di apparizioni sublimate dal fotografo, il fotografo non vuole primeggiare: ripone nelle persone la stessa fiducia che loro hanno riposto in lui, raccoglie quello che dicono, abita il loro parlare. Agisce, in altre parole, con pari libertà rispetto alle persone intervistate. Una specie di trasgressione rispetto al suo essere fotografo. Ma Giovanni è un fotografo e così come rivelano il proprio io i protagonisti di questa storia, non può esimersi dal rivelarsi a sua volta. Ecco, quindi, alla fine di ogni singolo incontro, una fotografia in posa: il ritratto che suggella il racconto, conducendoci all’apice di una gradazione ascendente, dove l’immagine – per dirla con Calvino – si cristallizza “in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, icastica”. La posa è per definizione concordata, ma gli eventuali suggerimenti del soggetto diventano fragili di fronte alla determinazione del fotografo: è lui uno dei giocatori, ma è anche arbitro e può dirigere il gioco. Tuttavia Giovanni non vuole interrompere il filo della conversazione e tantomeno il patto implicito in questo progetto ossia la lealtà: lui guarda e sa di essere guardato; non c’è antagonismo nel momento della scelta dell’inquadratura o in quello dello scatto e ne emergono immagini autentiche nella loro naturalezza, sorrette da una grande sapienza tecnica. Sta a noi, spettatori di tutto questo, assumere l’onere di un ulteriore sguardo, quello del riverbero di esperienze altrui, che potrebbero essere di ognuno di noi. Roma, Novembre 2022 9 Alessia Paggi APPUNTAMENTO TRA 10 ANNI Sono Alessia ho 50 anni e sarei una grafica… mi interessa l’arte e vorrei fare questo… in questo momento sono di passaggio in Ancona… oggi è l’ultimo giorno estivo a casa dei miei genitori perché loro il prossimo anno non abiteranno più qui e così finisce un’epoca… con lo studio ho cercato di andarmene e non sono tornata indietro... è stato importantissimo aver scelto l’istituto d’arte e non penso di poter fare nient’altro nella vita… non ho raggiunto alti livelli e forse non li raggiungerò mai ma in un altro binario sarei probabilmente morta… in questi giorni sono cosciente che sto vivendo un momento di passaggio di taglio e di nascita in una nuova direzione… mentre la mia famiglia qui si prepara a trasferirsi altrove io in Germania dopo tanti anni potrò presto avere una stanza per me come atelier una stanza per mio marito per lavorare e per fare musica e uno spazio per ospitare… è molto importante per me adesso essere conseguente e so che devo rimanere fedele a me stessa… rimanere uniti come famiglia e aiutare i genitori anziani… mi chiedo perché tutti questi cambiamenti e situazioni personali in una botta sola… però con tanta umanità buona volontà e voglia di recuperare quello che si è costruito insieme in questi anni credo che si possa andare avanti mettendosi in gioco veramente… per questo e altri motivi è un momento intensissimo… questo progetto fotografico l’ho visto come una chiave di volta un momento di verifica… non è bello pensare di essere soli anche se si fa tutto da soli però quando sai che hai una rete su cui cadere è tutto più facile anche se poi l’aiuto non l’utilizzi… vedo un futuro molto bello un futuro che voglio chiamare con la parola tedesca gestalt… 10 lo voglio attivamente avere ogni giorno sotto gli occhi prendendo decisioni facendo azioni e meditando anche il riposo... non è che mi devo riempire la vita però... voglio dare spazio e attenzione ai miei desideri e anche quello che succede alle persone che mi stanno accanto… ho una figlia di 12 anni e voglio che abbia dei genitori soddisfatti di se stessi in modo che anche lei possa riflettere su questa cosa e scoprire se stessa... mi do 10 anni... fra 10 anni voglio vedere dove sono arrivata e poi voglio fare un altro giro di boa ed eliminare ancora di più… tagliare… sono grata per gli incontri che mi vengono donati proprio perché ci prego che mi vengono dati... penso che dobbiamo rimanere aperti agli altri condividere il benessere e creare legami tra le persone... con la coscienza la propria essenza è sempre un ritorno al basico e al silenzio… non riempirsi troppo di tanto… resettare e far silenzio… siamo tutto e siamo niente diceva Pirandello… quindi basandomi su questo mi collego con il cosmo… con quello che la vita ha già previsto per noi… cercare anche di snasarlo un po’… ascoltare… sono molto ottimista… il passato non lo vedo più come un peso… sta dietro tranquillo come una scia di una nave… dire un sì alla vita e essere positivi non solo per se stessi… penso sia un equilibrio molto delicato e fatto di buone scelte… umane semplici e sincere… poi l’imprevisto arriverà e ci insegnerà qualcosa… e quindi 10 anni… 10 anni perché ne ho giusto 50 e a 60 vedremo… che cosa mi aspetto non lo so… vorrei che affiorassero le mie capacità che venissero a galla… non le criticherò non le giudicherò… voglio essermi amica… 10 anni perché poi mia figlia sarà grande… non voglio attaccarmi… voglio diventare ancora più leggera… io prego molto che vengano cose e ringrazio quando poi vengono… ma forse non è neanche un chiedere… è un filtro attraverso cui vedo le cose… c’è uno scrittore che dice11 va Signore fa’ in modo che quando sarò anziano non diventi cattolico… io invece la sto prendendo questa piega perché la conosco dai miei genitori e la trovo molto naturale… in Europa in Italia particolarmente essere credente non è una cosa astratta è una cosa che mi accompagna molto… mi orienta… è un vestito che mi sta bene… non vorrei non essere cattolica e do molto spazio adesso a questo perché è un dialogo con me stessa e con quel qualcosa che mi sostiene… sono grata di questa cultura che ho però voglio avere anche fede… cuore e mente… c’è una cappella bavarese vicino a casa mia che sento come l’estensione della mia casa e spesso vado lì nel silenzio a pregare… questo periodo è un momento di sguardo aperto tra le fasi della mia vita… andare all’estero da studentessa non è stata una cosa facilissima… è stato un taglio netto e mi sono dovuta ambientare… il fatto che la mia famiglia presto lascerà la mia città d’origine mi ha dato insicurezza… mi sono vista tagliare via le radici… ma so dove metterò le mie origini i ricordi dell’infanzia ora che non avrò più casa in Ancona… proprio come si fa con le piante ho deciso di trapiantarle idealmente nella Santa Casa di Loreto… so che lì saranno al sicuro e potrò sempre sentirmi a casa… quindi non è un trauma questo cambiamento… è un momento di crescita incredibile. 12 13 Andrea Muti VIVERE DI FOTOGRAFIA Sono Andrea tra pochi giorni compirò 63 anni e Giovanni mi chiede di fare il punto della mia vita… a 63 anni veramente ho avuto tantissime esperienze… ho vissuto all’estero ho fatto tantissimi lavori ho avuto tante esperienze belle e brutte ma come tutti d’altronde… però c’è una cosa che te lo dico sinceramente è l’unica cosa che in tutti questi anni è rimasta sempre con me... è la fotografia… perché la fotografia è stata lavoro e passione… adesso la fotografia è il fulcro della mia vita l’ombelico del mio mondo… vivo di fotografia vivo con la fotografia… mi fa scoprire mi fa crescere anche adesso a questa età… è una cosa meravigliosa… senza ombra di dubbio mi ha fatto conoscere tantissime persone… non parlo di fotografi parlo di persone ritratte... fotografate... di sportivi… con la fotografia ho fermato un momento della vita importantissimo cioè il fatto che nonostante la mia famiglia sia fatta da cinque persone moglie e tre figlie grandi viviamo tutti e cinque in cinque luoghi diversi… io sto ad Osimo mia moglie sta a Cracovia la figlia più grande sta ad Osimo ma è sempre in giro per il mondo per lavoro… la seconda vive a Varano e lavora ad Ancona la terza vive a Cracovia e mia moglie sta là anche per lei per via della nipote che ci ha regalato due anni fa ma che ha dei problemi psicomotori… perché è una bambina con una forte disabilità e ha bisogno di aiuto… quindi non basta l’aiuto della mamma c’è bisogno anche dell’aiuto di mia moglie… quindi vivo questa situazione quasi di solitudine ma anche di grande affetto… di comunicazione… di essere insieme nonostante il vivere a 1200 km di distanza… usiamo la tecnologia per comunicare… il mio momento adesso è questo… 14 non vedo l’ora di andare in pensione per tornare a vivere a Cracovia che è la città che adoro una città d’arte e di cultura… sarebbe come vivere a Firenze qui in Italia… ora stiamo ricominciando a vivere dopo il Covid ma c’è chi muore nella guerra… la guerra c’è sempre stata ovunque in tutto il mondo soltanto che ce ne accorgiamo quando è vicina a casa nostra… se ne accorgono i polacchi che hanno accolto 4 milioni e mezzo di Ucraini… in Polonia ci sono molte gallerie d’arte e molte mostre… non me ne perdevo una… poi a Cracovia facevano anche il mese della fotografia dove ogni anno c’era una nazione ospite e l’Italia è stata ospite con Gabriele Basilico con Paolo Ventura con personaggi meravigliosi e in quel mese la città respirava fotografia… trovavi mostre nei bar nei ristoranti ovunque… quindi centinaia di mostre di fotografia di tutti i livelli… la cosa bella era proprio questo vivere respirare la fotografia una città che per un mese viveva di fotografia… mi rendo conto che più vado avanti più parlo di fotografia… è il comun denominatore della mia vita che ha sempre scandito i miei tempi… anche nei dieci anni che ho vissuto in Polonia e non fotografavo facevo riprese video alle mie figlie… facevano attività sportiva facevano gare eccetera… poi non lo so perché ho smesso nel periodo del passaggio tra pellicola a digitale… tornato in Italia dico ok compro una macchinetta… comprai una piccola digitale e due anni dopo avevo già due reflex importanti della Nikon riaperto la partita IVA e ricominciato a fare il fotografo… quindi ecco è una cosa che bene o male non mi ha mai abbandonato… viva la fotografia… le figlie le ho sempre pensate libere e indipendenti e adesso che hanno intorno a 30 anni lo sono... ognuna fa quello che vuole fa quello che ha sempre voluto fare… guarda io pago la mia libertà ma pensando al passato rifarei tutti gli errori che ho fatto perché ogni errore è un 15 esperienza e crescita e vita… ricordo un litigio a 16 anni con mio padre che mi diceva cose che lui aveva già fatto e che sbagliavo a fare quello che volevo fare… volevo smettere di studiare e mettermi a lavorare… ricordo benissimo gli ho risposto tu hai fatto i tuoi errori io voglio fare i miei perché i tuoi li metto nel bagaglio ma voglio fare i miei… e così ho fatto… gli do ragione sul fatto che mi aveva detto che avrei sbagliato a fare qualcosa però quello stesso errore che aveva fatto lui l’ho rifatto io col mio sangue sulla mia pelle ed è mio quello perché se avessi accettato il suo consiglio mi sarebbe sempre rimasto il dubbio ho fatto bene ho fatto male… invece no ho sbagliato lo so che è colpa mia non devo giustificarmi con nessuno l’errore è mio l’ho accettato l’ho pagato lo sto pagando ne pagherò chissà ancora quanti… quindi alle figlie bene o male anche tra me e mia moglie penso che abbiamo avuto sempre questo tipo di educazione diciamo... di messaggio che di conseguenza diventa educazione… le mie figlie sono educate… dicono buon giorno e buona sera… le ho sempre guardate da distante… devo essere sincero mi ricordo un’altra cosa bellissima quando avevamo la prima figlia al supermercato c’erano gli orsacchiotti e mia moglie ne prende uno ne sceglie il colore… no no lascia che sia Karolina a sceglierlo… falle fare la sua scelta… lei guardò e ne prese uno verde… questa è una cosa su cui è sempre stato basato il rapporto con loro… vuoi fare quella scuola… falla… vuoi smettere... smetti non c’è problema… ne dico un’altra sempre quella grande aveva 14-15 anni ragazza molto intelligente l’unica laureata della famiglia… babbo io sono di sinistra perché tu sei di sinistra… no Karolina assolutamente… io penso così per questo motivo eccetera... tu frequenta chi vuoi incontra i tuoi amici poi fai tu una scelta su quello che tu ritieni giusto... io ti dico come la penso io ma non è che io sono la verità... fai 16 tu la scelta… lei ha fatto la sua scelta e la sta portando avanti… quindi un discorso sempre basato su io ho fatto così però tu fai come vuoi… tu scegli… e relativo anche a quel discorso che ebbi con mio padre… io ho chiesto alle mie figlie di passarci… ho smesso di preoccuparmi qualcuno direbbe sarà quel che Dio vuole… io sono ateo profondamente... rispetto qualsiasi religione e qualsiasi altro pensiero anche politico lo rispetto per cui dico sarà quel che sarà anche perché ogni passo che facciamo ogni scelta… ogni parola un battito d’ali crea uno tsunami dall’altra parte dell’Oceano… noi diciamo una parola e quella parola crea un movimento un pensiero una situazione un litigio da cui nasce qualcosa… quindi tutti noi siamo attori di questo immenso teatro che è il mondo e ognuno con le proprie parole modifica momento dopo momento la regia… sto attento invece a quelli che cercano di cambiare le cose cercando di pilotare le persone. 17 Federico Veroli LA TRASFORMAZIONE DELLA CRISALIDE Mi chiamo Federico ho 16 anni e abito ad Ancona… nell’ultimo periodo ho vissuto tante esperienze differenti perché non avendo avuto molto tempo per stare fuori casa a causa del Covid non ho avuto molte opportunità di conoscere nuove persone… quindi è stato una specie di ritiro spirituale che mi ha fatto cambiare del tutto come persona… penso siano state le diverse cose che avevo attorno a casa avendo un padre che comunque ha avuto tante esperienze… ma non solo quello perché ho trovato anche un mio gusto personale nelle cose… ho capito un sacco di cose che prima neanche immaginavo… sicuramente sulle relazioni con le persone… ogni scuola che ho frequentato quindi asilo elementari medie e ora superiori ho cambiato città… adesso sono alle superiori ad Ancona… quindi è sempre stato quasi una rivincita sul me stesso di prima… fino a diventare l’individuo che sono adesso… mi trovo abbastanza bene a scuola e ho fatto amicizia con molte persone… sono riuscito a crearmi un gusto personale… all’inizio sono state influenze di amici… ho vissuto questa crescita come un totale cambiamento rispetto alle persone che mi stavano attorno… a Porto Recanati c’erano molte persone che giocavano a calcio molte che giocavano a cricket… io non non ero tanto uno sportivo almeno non in quegli ambiti quindi alle elementari non riuscii a trovare tanti amici… però non mi pesava perché avevo il migliore amico che comunque rimaneva spesso il sabato con me… alle medie eravamo molto più umani… adesso è molto più un flusso di coscienza delle altre persone… è capitato che alle superiori ho avuto delle tranvate sui denti… la scuola era il mio ambiente ma 18 non era quello che doveva essere secondo me… un ambiente diciamo maschilista o comunque misogino mentre io come persona sono sempre stato abbastanza neutro… né da una parte né dall’altra… parlando di ideologia del sesso ho sempre vissuto la mia e valutato come sbagliati alcuni atteggiamenti da entrambi i sessi… quando vedi che i tuoi amici che un tempo li vedevi come i tuoi cari amici e poi li vedi diventare superficiali lì non sai che fare perché quando sì è l’unico che non è più superficiale è un po’ difficile da far cambiare… questa estate dal primo giorno in cui è finito l’anno scolastico ho iniziato a lavorare in uno stabilimento balneare… lavoravo 9 ore al giorno tutti i giorni tranne un giorno libero… quando ero al lavoro mi sentivo lobotomizzato e non riuscivo a pensare ad altro… dovevo fare quella cosa e basta… quindi ho capito che nella vita non voglio fare un lavoro che mi lobotomizzi… però vedere i miei amici che so andavano in discoteca andavano a divertirsi la mattina al mare e io stavo lì al lavoro… dicevano Fede quando vieni… ci manchi non vieni mai… mi faceva molto piacere ma mi portava anche un’amarezza dentro molto forte… io devo dire che questo fatto della solitudine l’ho sentito tantissimo nella quarantena e quello m’ha cambiato perché mi ha fatto avere una crescita interiore… non ho idea del come… penso siano state le varie influenze… ad esempio a scuola c’erano molte liste che volevano cambiare la scuola totalmente… fare una specie di rivoluzione e poi da lì ho scoperto la storia… una cosa che per esempio mi lascia allibito è che adesso provo piacere a guardare cose di politica e non riesco a rendermi conto di questo cambiamento… sono consapevole ma è difficile da comprendere quali influenze mi abbiano portato ad essere così… oltre al fatto che ho delle piccole passioni che ancora devono crescere tipo la filosofia il cinema e innanzitutto la fotogra19 fia… questo mi ha portato a pensare solo al mio futuro perché ho letto Seneca e Seneca parla sempre del tempo… di quanto poco tempo c’è… sarà il fatto che non c’è tempo per vivere una vita… io voglio vivere una vita completa… di questo sono sicuro e dato che non c’è tempo io vorrei utilizzare fin da subito quello che ho e non essere lobotomizzato come tanti altri che magari non se ne rendono conto… è semplicemente una ricerca spirituale di chi sono… semplicemente questo… niente di più niente di meno… però è la mia ricerca spirituale quindi o la faccio io o non lo fa nessuno… come leggere i libri… fino a uno due anni fa non avrei mai pensato di leggere una pagina almeno che non fosse un libro con molte immagini… adesso è cambiato tutto… ma molti giovani secondo me non cambiano perché dicono è più comodo così… continuo così poi arriverà a me qualcosa che mi cambierà e quindi lì mi divertirò o sarò triste comunque cambierà come sto… invece no cioè tu puoi cambiare anche in mezz’ora leggendo qualche pagina guardando un film solo che devi farlo e basta… non esce così dal nulla… una cosa che mi fa ripensare al mio vecchio me… neanche più di tanto tempo fa però ero un’altra persona… io non so se mi ha preso qualcosa di strano magari un virus pure buono… però io spero che questo possa venire a qualunque adolescente… cioè sì ma in parte no perché è sicuramente una cosa che ti farà soffrire… perché magari parli di argomenti che agli altri non interessano perché sono abituati a quei classici 3-4 argomenti… ora non vedo l’ora di tornare a scuola e penso sia a causa del lavoro perché era veramente pesante… io sono più propenso a qualcosa di umanistico o qualcosa che va nell’ambito dello studio… ripenso a quando ero bambino e vedevo il mondo in modo roseo… ora ho capito che il mondo non è così… al lavoro un collega che senza ombra di 20 dubbio è sfruttato vedermelo lì e non potergli neanche spiegare cosa significa quella parola mi pesava tantissimo perché io sono una persona con un’etica… non so perché… ma sono gentile di natura… è una cosa che essendo di sesso maschile ti mette molto in difficoltà perché buona parte non è così e quindi è un po’ difficile… tra le cose che mi hanno cambiato in questo ultimo periodo è quando a filosofia il prof ha detto che per Socrate il sapiente è colui che sa di non sapere… io lì mi sono reso conto che stavo facendo la cosa giusta che io sapevo di non sapere e appunto volevo informarmi… volevo sapere… con persone della mia età finora non è mai capitato di essere nella stessa lunghezza d’onda… faccio amicizia con persone più grandi e comunque mi trovo meglio a parlare con loro perché hanno qualcosa in più da dire… da una parte mi piace il fatto che comunque riesco a informarmi… ma da una parte mi fa anche arrabbiare perché non riesco a vivere l’adolescenza come la dovrei vivere… non come la vorrei ma come la dovrei vivere… e un po’ mi dispiace perché comunque quella spensieratezza non esiste più perché c’è questo dualismo tra spensieratezza e consapevolezza… mi sono appassionato anche alla retorica e soprattutto al modo di parlare… al modo in cui tu esprimi qualcosa perché se sbagli a parlare non è colpa di chi ascolta ma di te che parli… avere degli interessi e avere la possibilità di metterli in forma artistica sarebbe il sogno della la mia vita perché di pensieri ce ne sono sempre tanti e prima la vedevo come un’angoscia… poi inizi a conviverci e scopri che con quei tanti pensieri riesci a trovare quelli buoni e riesci a trovare quello che è fattuale quello che è vero e anche quello che può essere qualcosa di vero... e puoi farlo diventare te. 21 Francesco Brunori LA VITA DENTRO LA MALATTIA Mi chiamo Francesco e ho 33 anni... da cinque anni ormai convivo con una malattia autoimmune chiamata Sclerosi Multipla... una malattia che mi dato diversi problemi... mi sono reso conto di averla perché sono apparsi diversi sintomi quali problemi alla vista problemi di sensibilità specialmente alla mano destra... tutto in pochi mesi... non riuscivo più a parlare bene a specificare le parole mentre parlavo... nel giro di due mesi ho perso praticamente l’uso delle gambe... non riuscivo a camminare bene avevo problemi di equilibrio... così un giorno ho accompagnato mia sorella dal dottore e quando gli ho elencato tutti questi sintomi mi ha spedito subito a fare una risonanza magnetica perché probabilmente aveva già capito quale fosse il mio problema e dalla risonanza magnetica è venuto fuori che ero malato di sclerosi multipla... avevo già delle chiazze attive nel cervello... due belle macchie grandi... e da lì è iniziato il mio calvario... ero già abbastanza depresso... avevo perso la ragazza avevo perso il lavoro da poco tempo... e onestamente la diagnosi del dottore non è che mi ha spaventato tantissimo... il neurologo pensava potesse anche essere un tumore al cervello... ma ero talmente depresso che ero io che cercavo di tranquillizzarlo... nel giro di un mese ho iniziato a fare un ciclo di cure via flebo ma dopo sei iniezioni ho dovuto interrompere perché sono risultato positivo ad un virus un ulteriore virus che potrebbe essere definito un virus che causa la sclerosi multipla e continuare questa terapia avrebbe sicuramente causato problemi irrimediabili al cervello... per cui hanno cambiato terapia due pasticche al giorno e ad oggi per fortuna ho avuto soltanto una ricaduta... una ricaduta 22 è quando la malattia si ripresenta con vecchi sintomi o nuovi sintomi e per far rientrare questo problema si deve fare il cortisone che ho fatto nello scorso ottobre... non vedevo più dall’occhio sinistro e dopo cinque giorni di cortisone per un giorno intero ho perso completamente l’uso delle gambe... non camminavo più... l’infermiera mi ha proposto di mettermi su una sedia a rotelle ma ho detto no non è il momento non è ancora l’ora... devo fare tanti chilometri ancora prima di mettermi su una sedia a rotelle... e da lì nel giro di 10-20 giorni ho ripreso a camminare... ho ripreso la vita di sempre... è brutto da dire ma secondo me almeno nel mio caso avere avuto la diagnosi di sclerosi multipla è stato un po’ come tornare alla superficie... ero talmente tanto depresso nei confronti della vita che non mi interessava più niente... veramente... e quando ho scoperto di avere la malattia ho scoperto di avere un obiettivo... all’inizio è stata dura perché spiegare una cosa ai mei quando nemmeno tu sai cosa sia è stato veramente difficile... ma mi sono detto ormai questa cosa c’è e la portiamo avanti al meglio possibile come si può... onestamente non mi fa paura questa malattia... so quello che potrebbe capitare... può darsi che domani sto come oggi come può darsi che non cammino... è un po’ come la vita... mi piace dire che la sclerosi multipla è la personificazione della vita... imprevedibile... per me personalmente non è cambiato niente... vado tranquillo a testa alta dritto lungo la strada benché ogni tanto sbando... ogni tanto la gamba destra cede però sono piccoli limiti... un momento che inciampi in una piccola buca che trovi lungo la strada niente di più... per me è stata una svolta perché ho capito che si deve sempre combattere... sempre... sempre... non bisogna arrendersi mai anche se ti arriva una diagnosi una botta sul collo una cosa che non t’aspetti una cosa che nemmeno conoscevi... 23 ad oggi non c’è una cura definitiva... è una malattia degenerativa e può capitare che domani mi sveglio e non cammino più come può darsi che starò in questo stato per altri 10-20 anni... è stata una bella spinta perché mi sono reso conto che la vita non è finita anzi è stato un po’ un inizio per me... adesso ho questo obiettivo quindi devo combattere per qualcuno... se non per me per quanto io sono sempre stato un tipo molto negativo per me stesso... per me arrivano sempre prima gli altri poi se c’è spazio arrivo io... è un difetto mio purtroppo... però con questa patologia stavolta ho capito che forse a volte bisogna rallentare fermarsi pensare e riprendere il cammino... con le altre persone il mio rapporto è cambiato... mia madre si è avvicinata si è appiccicata a me in modo quasi morboso come se fossi tornato quindicenne e forse anche più piccolo come ai tempi delle elementari come se fossi un bambino di 7 anni... è una cosa che capisco lei non lo fa apposta ma ho bisogno di respirare un attimo... sono grande so che posso contare su di lei e sulle sorelle... ho degli amici qualcuno si è anche allontanato non so se a causa della malattia... spero di no... mi hanno detto le solite frasi mi dispiace se hai bisogno chiama e se poi chiami non ti rispondono... mi ritrovo da solo... ma sono abituato ho sempre combattuto da solo... sempre... è soltanto una lezione di vita in più un’esperienza in più... ma la malattia mi ha fatto avvicinare a tante persone che hanno il mio stesso problema... ho conosciuto tantissime persone attraverso i social... insieme ci si confronta... qui ho trovato persone che se scrivi ti rispondono... è una malattia che ogni anno colpisce sempre di più... prima colpiva persone tra i 20 e i 40 anni negli ultimi tempi colpisce anche i bambini... le cause non si conoscono ancora ma ci sono delle cure che riescono a far sì che la malattia non si aggravi e la rallentano... quando ti arriva una diagnosi così ti 24 costringe a farti delle domande sul futuro... io sono single e mi sono chiesto che cosa succederebbe se non camminassi più... la mia paura è pensare di avere una compagna che poi si stancherebbe a stare con me ad accudirmi e si sentisse costretta a farmi da badante... cosa che non voglio assolutamente... per il resto anche se ci penso tutti i giorni sono una persona forte e ai miei quando ho scoperto la malattia ho detto non ne parleremo più... così non è e se ne parla tutti i giorni soprattutto con mia madre... a me personalmente ha dato una spinta in avanti... ho capito che c’è da combattere in questa vita... mi ha rimesso con i piedi per terra... venivo da un periodo difficile ma ho ora un senso del futuro che prima no... cerco di stare bene rallentare il decorso della malattia... sto pensando di comprare casa... conosco una ragazza che m’ha rapito l’anima e dato un senso alla giornata... si interessa di fotografia e mi ha fatto riavvicinare alla fotografia... sono sempre stato un tipo serio ma ultimamente sono cresciuto molto... io sono sempre stato più grande della mia età ma non sono mai stato un tipo felice... molto negativo... ma sono cresciuto ulteriormente... apprezzo di più la vita... vedo le persone sotto un’altra luce do meno importanza a tante cose... prima me la prendevo molto di più... oggi dico quello che penso... prima me lo tenevo dentro... la malattia mi ha fatto capire che siamo frangibili tutti che abbiamo un limite che la vita è un attimo… un soffio proprio... la felicità è un attimo che ti ricordi per sempre. 25 Gianni Veroli LA MIA NUOVA VITA CON MIO FIGLIO Mi chiamo Gianni ho la tenera età di 73 anni e sono in pensione da circa 6 anni… ma in realtà da molti più anni perché ho dovuto interrompere… purtroppo perché ho sempre fatto il lavoro che ho sempre desiderato e quindi per me il lavoro non era sacrificio e tormento… il lavoro è sempre stato un gran piacere ma in un momento sfortunato della mia vita ho avuto un ictus e ho dovuto interrompere… da quel momento praticamente ho iniziato la mia pensione… però con immenso piacere a 57 anni ho avuto il secondo figlio con la mia compagna… che ho accudito in tutti i sensi perché la mia compagna lavorava e quindi ero io che accudivo il bambino… è stata un’esperienza meravigliosa cosa che non avevo fatto con l’altro figlio grande che ha 42 anni… dovendo lavorare non era la stessa cosa… ora la mia vita è una vita del tutto normale anche perché ho sempre avuto degli hobby come la cinematografia e la musica… soprattutto musica jazz… e quindi non mi annoio mai… passo le giornate coltivando queste due cose che non avevo potuto fare durante il periodo di lavoro… per il resto ho qualche rimpianto nell’aver purtroppo interrotto il lavoro troppo presto in un momento in cui mi dava molte soddisfazioni… ma è andata così… ho dovuto interrompere perché secondo i medici o interrompevo il lavoro o ci lasciavo la vita… però di fronte a questi eventi poi uno deve fare comunque una scelta e la mia è stata quella di vivere… addirittura non solo vivere ma creare praticamente un’altra vita che è quella di mio figlio… che mi sta dando molte soddisfazioni… la più grande è stata quella di averlo accudito in tutti i sensi cominciando dai pannolini a tutto il resto… mi 26 mancano alcune cose che sono relative alla vecchiaia come camminare fare delle passeggiate… ho rinunciato ad un altro altro grande amore che era la motocicletta… quindi per il mio senso di responsabilità soprattutto nei confronti di mio figlio piccolo ho deciso di chiudere anche con questo hobby… mi manca molto perché con la moto ho praticamente girato l’Europa… è un piacere che auguro a tutti di poter scoprire luoghi nuovi in sella a una moto… sono soddisfatto di quello che sono riuscito a realizzare anche in poco tempo nell’arco della mia vita… ho lavorato solo fino a 50 anni quindi il tempo è stato breve… ma in quegli anni ho dimostrato a me stesso quello che sapevo fare e questa è la cosa più bella al di là del denaro... di quello che pensano gli altri… l’importante è capire fino a che punto puoi arrivare… i figli… il primo da separato con tuo figlio che non vive con te… influenzato da altre persone… quindi sei sempre lì che lavori per recuperare i danni che fanno gli altri… con Federico invece forse a volte esagero un po’… con lui sono troppo presente… forse dovrei mollare un po’ come dice la madre… io vedo che la differenza tra il grande e il piccolo a livello di pensiero è un abisso… nonostante la grande differenza di età sono due maturità completamente diverse… e l’esperienza che ho fatto con Federico è stata meravigliosa… continua ad esserlo e ovviamente spero che continuerà così… la risposta che c’è da parte del ragazzo relativa a quanto io gli ho dato e gli sto dando la sento… e la rivivo anche in alcune sue scelte... nei gusti musicali nella letture nella cinematografia tanto è vero che ha preso l’indirizzo artistico… la sua passione sono il cinema il suo ideale sarebbe fare il regista e lo sceneggiatore… e poi ho scoperto di avere un figlio filosofo ha degli ottimi voti in filosofia nonostante l’età e conoscendo le sue amicizie di cui lui è insoddisfatto… perché ormai 27 si è creato un divario tra i suoi amici e le sue scelte che lo stanno allontanando sempre di più… è un’età in cui non è facile… l’adolescenza lo sappiamo tutti è il periodo più brutto della nostra vita… quindi alla fine i miei 73 anni li sto vivendo molto serenamente… poi un’altra passione che all’inizio è stata quasi un obbligo ed è diventata invece una passione è la cucina dove tutta la creatività che usavo nel lavoro la sto riversando nella cucina… sono pieno di cose da fare… perché la mia compagna lavora ancora quindi devo fare la casalinga e la mamma il papà e il nonno… perché di mio figlio potrei essere benissimo il nonno… quando incontro amici della mia età l’argomento di discussione è che malattie hai avuto… è allucinante… poi diventa divertente perché ci prendiamo in giro… mio figlio è talmente in gamba che appena finita la scuola mi ha detto voglio provare l’esperienza del lavoro… e da solo s’è trovato un lavoro da bagnino… torna a casa stanco sfinito e dice ho capito che quando uno fa un lavoro che non gli piace è una fatica enorme… fortuna che tuo padre ha sempre fatto il lavoro che ha desiderato fare nella vita e questa è la cosa più bella che ci possa essere… mi sono sempre alzato la mattina pensando a cosa dovevo fare ma soprattutto non ero lì tirare ingiurie contro padroni lavoro eccetera… anzi non vedevo l’ora di iniziare a lavorare tant’è vero che non ho mai avuto orari nel lavoro… nel 90% delle volte ho progettato di notte e la mia compagna mi diceva quando cavolo riposi… quindi quello che potevo trasmettere a mio figlio è che è costato grandi sacrifici arrivare… come qualsiasi libero professionista ma soprattutto nel mondo creativo... all’inizio i sacrifici che devi fare sono enormi… pochi giorni fa gli ho detto intanto sono felicissimo dell’esperienza che hai fatto e stai facendo perché questo non solo ti insegna molto ma ti sta maturando… ma la cosa più importante è 28 che ti rendi conto che devi stringere i denti solo per fare quello che vorrai fare… lui ha deciso di lavorare mentre tutti i suoi amici vanno al mare e lui è lì a fare il bagnino… ma va bene così… deve provare anche questo… anche questa è stata una cosa che mi ha gratificato… ma lui soprattutto… perché la scelta è stata sua… devo dire che avere un figlio a 57 anni è una gran cosa… è una nuova vita anche per me… quello che mi dà ancora lo spirito di sopravvivenza è proprio lui… in lui vedo la mia gioventù… fino ad un anno fa ascoltava musica inascoltabile… era arrogante come tutti gli adolescenti… insopportabile… poi ieri in terrazza parlando mi ha detto ma com’è possibile che in un anno sono cambiato così tanto… se lo chiedeva… dipende solo da te perché le amicizie sono le solite anzi mi dici che non riesci a comunicare con loro nel modo giusto ti vedono un poco come un rompiscatole… quindi è solo che stai maturando… sto attraversando un periodo molto bello ma sempre con un po’ di ansia… l’ansia che prima c’era per il lavoro adesso c’è per la vita… non ho nessuna paura ma chiedo tempo perché possa seguire mio figlio che cresce. 29 Lucia Bisognini SONO RINATA CON FEDERICO Lucia Bisognini 57 anni… lavoro con mio fratello ma il lavoro che mi piace di più è quello dei mercatini estivi… faccio lavori con legni di mare li raccolgo d’inverno li pulisco e penso a quello che può venire fuori… mi diverte… è pesante qualche volta però mi piace molto quindi sono contenta… ho un figlio splendido che spesso e volentieri mi insegna le cose e ho un compagno altrettanto bravo… mi aiuta cerca di tirarmi su perché io spesso e volentieri mi butto giù… l’unica cosa che mi manca molto è viaggiare in questo momento… anche piccoli viaggi con la moto… mi sono piaciute sempre moto grosse… adesso giro con uno scooter… però meglio due ruote che la macchina… sono abbastanza tranquilla… non ho vissuto male il Covid… nell’ultimo anno l’ho avuto ma senza particolari problemi quindi sto abbastanza bene… forse un pochino stressata… vorrei fare tante cose ma non riesco un po’ perché sono stanca quando torno a casa… ho un figlio… Federico… io ero considerata un maschiaccio ai tempi… ho sempre giocato con i maschi perché erano sicuramente più interessanti delle femmine che giocavano con le bambole… a me piaceva più l’azione… vorrei che lui facesse più esperienze… vorrei fare un viaggio con lui e suo padre magari solo un fine settimana all’estero fargli prendere l’aereo… ho un bel rapporto con lui sono contenta di come è venuto su… e non è solo per me ma anche per Gianni… perché io andavo a lavorare partivo la mattina alle 8 e tornavo a casa a sera… Federico è veramente un bravo ragazzo… ha le sue paturnie come tutti però sono molto orgogliosa di lui anche se ogni tanto le cavolate le fa… però mi piace come sta venendo su e 30 spero che non cambi le sue idee… gli piace leggere gli piace ascoltare musica… è aperto a qualsiasi cosa… il nostro problema di Gianni e me è che siamo già abbastanza grandini però spero di poterlo vedere in un lavoro in cui si trova bene... lo spero… grazie alla presenza di Federico tutto è cambiato… io non sembra ma sono una mamma chioccia… controllavo il suo telefono quando era più ragazzino… però a parte che lui secondo me se n’è accorto quasi subito perché a me non piace fare la spia vorrei che fosse lui a dirmi le cose e ci siamo riusciti… lui mi racconta qualunque cosa di sé… quasi tutto insomma… certo ci sono delle cose talmente personali che magari non ne parla con me e ne parla col padre però mi piace perché è un ragazzo curioso molto curioso e io lo lascio fare… sicuramente delle stupidate le fa perché a 16 anni chi non ne ha fatte però sono soddisfatta di quello che è venuto fuori… lo abbiamo avuto in età avanzata e ha portato una nuova vita… lui è sempre molto attento con tutti e due sia con me che con Gianni… si mette sempre a metà tra l’uno e l’altro parteggia ma parteggia singolarmente con l’uno e con l’altro difficilmente parteggia per qualcuno dei due… sono stupita di come è bravo ho quasi paura che possa fare una stupidata molto grossa… oggi il mio modo di vivere è completamente diverso… con i miei genitori quando ho deciso di andare a vivere da sola è stata una tragedia… io ho fatto Federico a 40 anni e ho avuto problemi con i miei genitori per un compagno che ha molti più anni di me… quando è nato il figlio ha riportato un po’ la vicinanza con i miei genitori perché c’era il nipote… ma quello l’ho sofferto molto e quindi non vorrei far la stessa cosa con Federico anche perché lo vedo una persona abbastanza tranquilla… è sempre attento agli altri forse qualche volta anche troppo però preferisco che sia attento… io sono più riflessiva… da quando 31 ho lui sono più attenta a quello che dico… poi dopo ci sono momenti di esplosione sia con lui che con Gianni ma mi sembra una cosa abbastanza normale… io ho la mia famiglia che sono Gianni e Federico… poi ho mio fratello che per carità gli voglio bene… mia zia… però è la mia famiglia… proprio la sento mia… qualche volta ho pensato che se io dovessi fare qualcosa che non è accettato dagli altri… a parte che l’ho sempre fatto più o meno… io sarei disposta a tagliare tutti i ponti pur di rimanere con le due persone che amo… quando ero giovane pensavo di fare chissà cosa… rimanere in Irlanda dopo l’Erasmus… poi si cambia andando avanti… avere dei figli ti cambia… per quanto io possa amare Gianni il mio amore è Federico amo tutti e due in modo diverso… però la prima scelta è Federico… cerco anche di essere abbastanza rigida su certe cose… lui è molte volte troppo generoso… ha preso un po’ da me… gli ho detto vai più calmo con gli amici e con le cose perché non è detto che siano amici perché ci sei andato a scuola perché ci hai vissuto insieme un periodo di tempo da ragazzino… ho cercato di educarlo perché sia rispettoso verso gli altri anche se mi piacerebbe che per qualche cosa fosse un pochino più spavaldo… sono innamorata di mio figlio inutile dirlo… io sono molto permissiva perché vorrei che facesse sempre nuove esperienze… Gianni forse anche per i suoi trascorsi con l’altro figlio ha sempre paura… diventa molto rigido e a me dispiace tanto perché poi Federico se la prende… però diciamo che ci compensiamo… anche a casa mia succedeva così… mio padre urlava mia mamma copriva quando poteva… penso sia giusto che ci sia un equilibrio in questo modo… ho sempre avuto tanti progetti e alla fine non li ho mai hai attuati… ma ora quello che è mio e solo mio anche se ogni tanto lo zampino ce lo mette anche Gianni sono questi mercatini con i lavori di mare… 32 ho ritirato fuori la pittura… ho ritirato fuori martello cacciavite seghe… ho ripreso a cucire proprio per portare le cose al mercatino… anche se è abbastanza dura perché io il mercoledì esco mezz’ora prima dall’ufficio e all’ora di pranzo col caldo carico la macchina pur di andare… è molto stancante ma continuerò a farlo non da un punto di vista economico… ho un buono stipendio… però è parlare con la gente… devo dire che Gianni mi ha aiutato molto a crescere a pensare non in modo diverso siamo molto simili ma allo stesso tempo molto diversi… io sono contenta che abbia preso da me… sono una che dà tutto anche sulle cose piccole… do a tutti e poi quello che ritorna bene se non ritorna non importa… mi è stato detto da più persone potevi fare a meno e magari ti chiamano e tu fai senza neanche ricevere un grazie… non che lo voglia… però io corro sempre… in ufficio a casa… adesso sto un po’ rallentando perché ho Gianni che mi aiuta molto… poi quando arriva l’estate ci sono i mercatini… perché mi fanno i complimenti anche su semplici pesciolini di legno pitturati o lampade o altri lavori… e mi inorgoglisce molto… e mi dispiace venderli… ma ogni tanto ci vuole un bel complimento. 33 Marco Grati CERCO DUE NOTE: QUELLE Sono Marco ho 66 anni e sono un musicista da sempre… da prima di nascere probabilmente… e forse anche nell’altra vita ero musicista … anche se poi non credo molto nelle altre vite… certo è che sto invecchiando… a 66 anni sicuramente è più la vita che hai vissuto che quella che hai da vivere… in teoria potrei vivere per sempre o anche 150 160 anni ma non so se sarà così e detto tra noi non me ne frega niente… l’importante è che possa portare avanti tutti i sogni che ho ogni giorno da quando sono nato… sogno che piovano dall’iperspazio le due note che cerco da tutta la vita… due note che non ho sentito ancora… che non ho trovato… eppure di note ne ho suonate tante… è un momento di grande convergenza per tutto ciò che ho fatto durante la mia vita… è come se avessi lavorato tutto questo tempo a creare e riordinare tante caselline che poi si illuminano e adesso è tutto illuminato… il quadro comandi è tutto bello acceso… tutto funziona… tutto quello che amo… dai libri… leggo tantissimo… studio… a tutti i progetti musicali complessi… non sono mai contento di quello che faccio… anche se poi a tanta gente piace… ho dovuto fare delle scelte abbastanza difficili… ho studiato 5 anni musica celtica… ho fatto tante cose che mi porto dietro e che mi portano ad avere anche rapporti internazionali… mi è facile… ho cercato di capire chi fossero i miei avi che sicuramente non sono di qua sembra che vengano dalla Dalmazia… non puoi mai essere soddisfatto di quello che fai… c’è un vecchio proverbio che dice che la convinzione è la virtù degli imbecilli quindi se non ti metti in discussione 50 volte al giorno non cresci… quindi viva l’errore… grazie all’errore e alla crescita 34 che te ne viene… hanno scritto un libro sulle cose che ho fatto come musicista… mi hanno detto scrivi qualcosa una frase così per chiuderlo… ho scritto ringrazio per tutto quello che non ho avuto perché mi ha reso l’uomo che sono… ho i miei bei difetti… ci tengo molto ad averli… se posso li correggo ma non me ne frega più di tanto perché sono abbastanza digeribili da chiunque… sono uno str**** lo so… non mi dispiace essere uno str**** perché quando penso che lo sono vuol dire che sto analizzando quello che faccio… quindi se ti arriva questo mi accorgo che il messaggio è sbagliato… e cresci pure tu e magari mi aiuti a crescere pure a me… il non fare niente certo non porta niente… il miglior modo per non sbagliare è non fare… io ho fatto questo ultimo disco… mi trovo dentro una collaborazione con i Real World Studios di Peter Gabriel in Inghilterra… ho fatto cinque brani in coproduzione con loro il che non capita tutti i giorni… e questo ultimo lavoro è stato terminato ad Hannover presso uno studio che serve gente come Jamiroquai… Depeche Mode… Muse… Moby… Mike Holdfield… hanno accettato questo lavoro e l’hanno portato a termine in maniera impeccabile…compongo continuamente… il che mi costringe a non suonare o a non suonare di continuo come vorrei… ogni tanto interrompo anche per suonare meglio… non suonotanto così quando lo faccio sono più carico e viene fuori il meglio di me stesso… se suono sempre poi diventa un po’ tutto piatto e troppo muscolare che è poi il più grande problema di tantissimi musicisti di oggi… le scuole che vedo sono molto muscolari… ci sono artisti che soffrono di “palchite” acuta… gente che sta là ore ed ore per diventare mostri di tecnica ma solo in senso muscolare… ripetitivi senza idee solo muscolari con tecniche da paura ma proposte zero… niente anima… è importante ascoltare gente che suo35 nando ti parla non è importante quanti colpi spara al secondo… Steve Vai bravissimo ma è stata anche la rovina di tanti chitarristi… adesso è un momento di grande creatività… ho 51 nuovi brani da pubblicare… ho 3 album da fare e uno già in lavorazione… in più ho un quarto album mio personale… completamente strumentale… la grande colonna sonora di una vita… abbastanza complessa e tutta affrontata con la chitarra… collaboreranno anche amici ed orchestrali… stiamo trattando… questo lavoro che sta partendo è una storia con un inizio ed una fine un cerchio quasi perfetto che mi riporterà là dove ho iniziato… ho venduto milioni di copie di dischi ed ho followers in tutto il mondo… fortunatamente sono fuori dal mercato… fortunatamente perché chi è fuori dal mercato è anche fuori dalle sue leggi… io non ho bisogno di cercare qualcuno che mi ascolti ce l’ho già… solo che devo dire oh guarda che sono qua… mi vedi… ah chi… quello che ha fatto Diamond quello dei i Via Verdi… quello che ha avuto tanto successo… questo brano ha fatto epoca e io non sono così sicuro di sapere proprio bene bene il perché… o forse lo so… era così diverso da tutto il resto… secondo alcuni è stato la pietra tombale dell’Italo Disco… cioè per alcuni ha causato finalmente la fine del genere Italo Disco... di questo genere commercialissimo ed un po’ demenziale tutto italiano che andava di moda negli anni ’80… che non aveva niente in comune con il New Romantic nato nella seconda metà degli anni ’70 in Inghilterra da artisti come David Bowie Roxy Music Culture Club Duran Duran Spandau Ballet… artisti che avevano una immensa espressività ed ai quali mi sono allineato o ho cercato di farlo… quando uscì Diamond un importante produttore della Baby Records etichetta discografica leader in Italia disse questo disco non venderà mai... vendette quattro milioni di copie in tutto il mondo… 36 era diverso perché noi in discoteca non ci andavamo e venivamo dalla musica anni ’70… siamo partiti con Claudio Cecchetto… non pensavamo di entrare nel cuore della gente… ci hanno visto non di plastica… ci hanno visto “veri” e questo è valso moltissimo… siamo partiti con un video fatto in Inghilterra e dopo 20 giorni eravamo primi in classifica in mezzo mondo… siamo stati i primi artisti italiani ad essere distribuiti lo stesso giorno in contemporanea in tutta Europa… non era mai successo prima… quando siamo partiti allora eravamo una nazione molto ricca… c’era tanta gioia di vivere e tutte le strade aperte… c’erano un sacco di soldi che giravano… eravamo la settima potenza industriale del mondo… c’era veramente più gioia e più voglia di sperimentare… questa voglia di sperimentare io non l’ho mai perduta… mi dispiace fare ora questo ragionamento però ogni evoluzione porta dall’altra parte l’involuzione di qualcos’altro ed il suo superamento… purtroppo quando non c’è l’anima nelle cose in qualsiasi disciplina tutto diventa sterile… allora di una bella impalcatura rimangono solo i ferri arrugginiti… ogni cliché è un obbligo e tutto ciò che costringe la libertà espressiva in un modo preordinato è in gran parte morte artistica. 37 Massimo Albertini LA VITA È UN VILLAGGIO Mi chiamo Massimo e ho 68 anni… ho passato gran parte della mia vita nei villaggi turistici come animatore capo-animatore capo-villaggio e quindi ho vissuto una vita un po’ fuori da quella che è la vita della città anche se poi tra una stagione e l’altra si torna a vivere una vita più convenzionale… questo mi ha portato però ad una situazione estremamente particolare… ho saputo difatti che nelle statistiche si dice che un italiano medio di 30-40 anni si sia relazionato con circa 15000 persone e quindi l’esperienza con gli altri e del vivere degli altri si basa su questa percentuale… bene nei villaggi in cui ho lavorato per tanti anni in Valtur ad esempio passavano ogni stagione 15000 persone… quindi l’esperienza che i miei compagni di scuola hanno fatto in 30-40 anni io la vivevo ogni sei mesi e questo mi ha portato a conoscere l’essere umano in modo più approfondito… sarà per questo che amo tanto stare da solo… purtroppo sono arrivato alla situazione che se una persona si avvicina so già quale sarà la sua reazione… cosa vuole dire… e questo mi porta a precedere le persone nelle risposte… ma a volte mi trovo a disagio io… a volte faccio trovare a disagio gli altri… l’importante è che però l’aver vissuto sei mesi in un posto sei mesi in un altro l’unico bagaglio che dovevi avere con te stesso è te stesso… quindi è servito molto a conoscermi profondamente e questo per me è un privilegio che ho avuto… perché non è da tutti poter avere avuto tanti momenti della propria vita per crescere con se stessi… affrontare avventure sempre nuove perché non solo ogni stagione ogni sei mesi è un’avventura nuova ma ogni settimana è un’avventura nuova… perché ogni settimana cambiano le persone e 38 cambia tutto… io sono dei Gemelli… dicono che hanno due diverse personalità… in realtà valuto questo in maniera molto più positiva… ovvero ogni cosa la posso affrontare in due maniere opposte quindi a volte ne scelgo una a volte ne scelgo un’altra… ho sempre questo bivio davanti che è tipico della vita di tutti… ma io mi trovo a poter tranquillamente scegliere una reazione o un’altra… adesso io sto vivendo il momento che dovrebbe essere della raccolta… anzi dello stipare le cose nel magazzino… ma per me è anche rinascita… non solo… è un po’ seguire con nuova esperienza nuova serenità quella che è la mia vita… difatti pur essendo andato già in pensione continuo ad andare nei villaggi a vivere la mia vita da responsabile animazione… perché in fondo la mia vita è stata là dall’85… e quando la gente mi dice ah tu vivi una realtà che non è realtà perché nei villaggi è tutto falso la risposta che do è sempre la stessa… no lì conosco le persone vere perché fuori hanno tutti una maschera… fuori le persone devono essere qualcuno… credono di essere vogliono dimostrare di essere… in vacanza i primi tre giorni ancora sono così dal quarto giorno sono tutta un’altra persona… quindi l’umanità la società vera la conosco là… la società quella falsa è fuori… ed è per questo che ogni volta che torno in città mi chiudo nel mio regno nella mia casa bella splendida grande… ho mille hobby e mi dedico ai miei hobby… resta sempre il fatto che quando qualcuno mi richiama a partire c’è sempre questo desiderio di riprendere quello che è un percorso di vita che ormai è il mio binario… adesso sì potrei fermarmi potrei ma fermarsi è staticità… non si riesce sia per le caratteristiche dei Gemelli sia per le caratteristiche di chi ha scelto di non essere fossilizzato sempre in un cliché di vita… poi anch’io un giorno ho deciso mi fai vedere cosa devo fare… posso andare in pensione… ci sono andato ciao almeno quella pa39 rentesi è chiusa… però non mi ci sento in pensione non mi ci sento perché ogni volta che tornavo a casa dopo i mesi di stagione mi sentivo già in pensione… sensazione che svaniva però alla prima proposta per partire per una nuovo villaggio… adesso la prospettiva di vita è far tesoro di tutte le cose che ho imparato conosciuto scoperto nella vita e soprattutto riproporle agli altri… cercare di fargli capire che noi ci creiamo problemi che non sono problemi… le cose su cui ci angosciamo e ci stiamo angosciando è probabilmente perché abbiamo affrontato male quella tal cosa… perché ci siamo focalizzati sul problema e non sul perché il problema c’è e su come risolverlo… una frase che mi piace molto è se c’è soluzione al problema perché ti arrabbi se non c’è soluzione perché ti arrabbi… tutti mi dicono si vede che sei così perché hai fatto l’animatore… no è diverso io ho fatto l’animatore perché ero così forse ho dato spazio a questa mia propensione a relazionarmi con gli altri ma io sono partito per i villaggi perché quando erano appena nati perlomeno si stavano sviluppando Valtur e Mediterranee e tutti i miei amici che ci andavano ritornando dicevano sono stato in un villaggio come ti vedrei bene lì… io senza esserci mai andato mi sono presentato… m’han detto perché ti sei presentato… perché tutti mi dicono che mi vedrebbero bene nei villaggi… infatti è andata così… però il mio villaggio è la vita… la vita è un teatro e ogni uomo è un attore… per un animatore il palco è appena apri la porta di camera perché il palco è tutta la giornata… poi sali anche sul palco la sera ma lì è il risultato di quello che hai seminato con gli altri durante il giorno… ho fatto 20 anni di scoutismo più il lavoro nei villaggi che non è un lavoro ma è un metodo di vita quello dell’animatore… vedere un’altra persona e proporsi subito per capire se ha bisogno di qualcosa o no viene naturale… purtroppo questo 40 carattere mi porta a volte a cercare di dare lezioni di vita agli altri e qualcuno non la prende bene e forse esagero… però io ho vissuto il ruolo di responsabile di animazione sempre come responsabile di insegnare... vivere il ruolo di animatore ai ragazzi che erano con me… ma soprattutto di insegnare all’ospite come vivere in vacanza… una delle frasi che ho detto maggiormente agli inizi è stata sei in vacanza rilassati… sei in vacanza non ti preoccupare a risolvere i problemi ci pensiamo noi… cioè goditi la vacanza… ho aperto il Pronto Soccorso Animazione che non era un’agenzia di animazione ma facevo corsi di formazione per animatori… con le nuove generazioni è una lotta impari… si sentono sperduti se non sono in branco… ai ragazzi hanno insegnato tutti i diritti ma nessuno ha spiegato che ci sono anche i doveri… non è contemplato il fatto che qualcuno dica guarda stai sbagliando guarda conviene fare così… non è concepibile si vive non alla giornata ma al secondo e assolutamente non allontanandosi dal proprio dito… non vedo un buon futuro però… quando si tocca il fondo poi non si può che risalire… ma sono ottimista c’è sempre la speranza. 41 Mauro Mercatali RECITARE LA VITA Sono Mauro ho 58 anni e sono in un momento della vita che potrei definire il momento della rinascita… ora sto provando a rimettermi in gioco… avevo interrotto il mio percorso artistico nello stesso momento in cui ero diventato papà e il fatto stesso di essere diventato papà inizialmente mi aveva restituito soddisfazioni e mi aveva permesso di trovare energie e nuovi stimoli di vita… ma in realtà anno dopo anno mi sono reso conto di aver seppellito quella che era la mia natura… probabilmente questo periodo di lockdown così pesante per tutti è servito per fare delle considerazioni profonde… per capire che cosa mi mancava… ho cercato di capire il motivo di quella infelicità che giorno dopo giorno traspariva nel mio sguardo e dal mio modo di essere con gli altri… fondamentalmente ho sempre pensato di essere una persona solare… da ragazzo facevo l’animatore nei villaggi turistici quindi insomma tanto tristo non dovevo essere… eppure avevo proprio perso la voglia di ridere e sorridere perché dentro stava affiorando la consapevolezza di aver tradito una parte profonda di me… ho dovuto togliere un po’ di polvere da sotto i tappeti… riprendere il coraggio… sfidarmi… qualche anno fa vecchio e appesantito ho deciso di rimettermi in gioco ricominciando a fare teatro… ho deciso che era arrivato il momento di riprendere dello spazio per me e ho fatto questa scelta estrema di lasciare la famiglia ad Ancona dove abito per trasferirmi a Roma… ho ricominciato da capo… sono andato a vivere in una stanzetta dove d’inverno fa pure freddo cercando di riprendere il filo col passato… cercando di riprendere i contatti con tutto quel mondo che per me era stato 42 un mondo formativo… ognuno arriva a una certa età in cui decodifica la vita attraverso quelle che sono le sue esperienze profonde… la mia formazione è stata quella dell’attore… il mio conoscere la vita è attraverso il mondo del teatro della cultura dell’arte e aver abbandonato questo percorso per me era diventato un lutto… adesso sono nel periodo della rinascita e mi sento come un Peter Pan un bambino che si ritrova a fare qualche cosa di speciale per certi versi… ho letto proprio pochi giorni fa un libro di Genovesi il Calamaro Gigante dove a un certo punto si parla della parola Ormai che in qualche modo è la tomba di ogni aspirazione… con questa parola noi seppelliamo ogni tipo di entusiasmo… ecco io ho rotto questa maledizione ho sfidato l’Ormai nonostante abbia 58 anni… contro tutti i pronostici mi sono ripreso in mano la vita… quando sono a Roma e cammino per le strade di Testaccio certe volte mi sembra di galleggiare… mi sembra di non avere un peso… che sto facendo mi chiedo… perché sono qua… poi se riesco ad avere la forza di cavalcare l’onda e di vivere la vita con entusiasmo e spensieratezza mi rendo conto che la vita è capace di restituire magia… magia di incontri… magia di emozioni… cose che tu dici ma come è possibile che quella persona a cui pensavo questa mattina la incontro proprio questa sera a Roma una città così grande… ecco penso che la magia della vita ha bisogno di un po’ di coraggio… io non mi sento particolarmente coraggioso… ma sono arrivato a un punto che sentivo che dovevo farlo… l’ho fatto… e ho sentito intorno a me tante persone che sono state solidali perché tutti dicono ah vorrei andare in India vorrei ricominciare una vita vorrei lasciare il lavoro… ma io l’ho fatto per davvero e lo sto facendo…sto affrontando questo percorso con una certa paura dovendo superare gravi problemi economici… sono avvolto da complessi di 43 colpa perché comunque sono un padre… ho una famiglia… e allora mi chiedo se questo prendersi spazio per sé stessi in realtà non sia una forma di egoismo… fino a che punto è giusto rivendicare il diritto di andare per la propria strada e fino a che punto è giusto rivendicare per sé diritti e momenti… certo un artista deve farlo, un artista deve avere il coraggio di essere anche un po’ egoista perché non si può dare agli altri se non sai dare a te stesso… adesso sono forte sono di buon umore sono concentrato su un percorso possibile… ma allo stesso tempo certe volte mi sembra di non avere peso… è come se trattenessi il respiro per andare avanti inseguendo sogni ed ideali… boh non lo so… in questo momento sto riscoprendo la voglia di nuove amicizie di nuovi incontri e di brividi… ritrovarsi a 58 anni a vivere come quando ne avevo 30 sicuramente è una sfasatura… certe volte mi sento invisibile… certe volte mi sento al di fuori di un contesto sociale perché le pulsioni che io provo in questo momento i miei coetanei spesso l’hanno già messe nel cassetto… ho difficoltà a relazionarmi con i miei coetanei e sono alla ricerca di amicizie più giovani… ma allo stesso tempo… mi viene in mente la frase di Groucho Marx che diceva non potrei far parte di un club che accettasse una persona come me tra i suoi soci… ecco sono sfasatello… il lavoro ogni volta è una festa una gioia… andare su un set andare su un palcoscenico… il problema è riuscire a mantenere l’equilibrio quando non lavori… riuscire a svegliarsi la mattina… darsi una regolarità nelle ricerche negli studi nello scrivere… è questa la cosa complicata… combattere tutti i giorni con la depressione che è dietro l’angolo… se si vanno a vedere le storie di vita degli attori si capisce che questo è probabilmente uno dei rischi più importanti… si passa dal momento in cui sei sul palcoscenico e ti senti padrone del mondo a quando si sono spente le 44 luci e torni in una forma di silenzio che diventa assordante… insomma sto facendo un percorso di rinascita che mi porta a guardare al mondo con gli occhi di un bambino e se gli altri pensano che questo sia un atteggiamento infantile probabilmente hanno ragione di pensarlo… io però non potrei fare altro. 45 Nicoletta Molini MIA MADRE, IL MIO ESEMPIO Mi chiamo Nicoletta Molini… per gli amici sono Nico o Nik… ho 66 anni sono sposata e ho una figlia di 30… vivo a Roma da cinquanta... sono medico legale… ma da ragazzina ho vissuto ad Ancona dove ho studiato prima dell’Università… e ho ancora alcuni amici con cui sono in contatto… Giovanni è stato mio compagno di Liceo… un amico speciale a cui voglio molto bene e con cui non ho mai interrotto i contatti in questi 50 anni… perciò ho colto al volo questa occasione di tornare ad Ancona… per rivederlo e per ripercorrere con lui e con gli altri amici un pezzo della nostra comune esistenza… Giovanni tu mi chiedi di descrivere il periodo della vita che sto attraversando… ad essere sinceri direi che questi forse sono i miei anni migliori… tutte le fasi della vita hanno avuto pro e contro… non ne rinnego nessuna perché in fondo tutte le esperienze che ho vissuto così come gli sbagli che ho fatto mi hanno aiutato ad arrivare fin qua… non ho mai avuto rimpianti per il passato se non forse per la spensieratezza della gioventù… ma l’adolescenza non è stata sempre una stagione felice… ci sono stati periodi di grandi insicurezze… poca autostima e ferite lente da rimarginare… oggi credo di aver maggiore consapevolezza di me… una vaga sicurezza che trae forza dagli eventi belli e brutti che ho attraversato come tutti noi… momenti felici o tristi… lutti… malattie… di cui ho cercato di conservare il lato positivo… cioè la volontà di andare avanti sempre… la voglia di vivere… io personalmente considero di aver avuto molta fortuna finora nella mia vita in quanto sono una vera sopravvissuta… anni fa sono sfuggita ad un cancro in fase avanzata scoperto casualmente 46 in un controllo di routine e che mi avrebbe portato a morte in pochissimo tempo se non fosse stato intercettato tempestivamente… da allora ho una diversa consapevolezza della vita e del tempo che mi resta che non va assolutamente sprecato… spesso mi fa riflettere come noi possiamo comprare il tempo degli altri ma non possiamo comprare il tempo per noi… il tempo non lo puoi comprare per questo è il bene più prezioso… e questo mi stimola a pensare e costruire il futuro… a entrambi i miei genitori devo dire grazie… a mio padre per avermi fatto crescere con l’idea di non valere molto per non aver mai creduto in me per aver fatto sempre il tifo per il fallimento dei miei sogni o per il costante tentativo di demolire ogni mio progresso… questo ha determinato al contrario una forte reazione per dimostrare a lui agli altri e a me di essere all’altezza… di poter raggiungere e superare i miei obbiettivi… di crearne sempre di nuovi… una forza potente e prepotente che non mi ha fatto e non mi fa mai fermare di studiare di imparare o di mettermi in gioco… a mia madre oltre alla vita devo tutto il resto… e difatti io sono nata con un parto cesareo in un’epoca in cui a molte donne era consentito far morire i loro bambini nel ventre che li ha cresciuti per 40 settimane… o peggio di farli nascere cerebrolesi piuttosto che farsi tagliare la pancia… ma mia madre con grande coraggio e determinazione non esitò un attimo… anzi mi raccontava di essere stata portata poche ore dopo la mia nascita con me neonata in braccio su richiesta dei medici nella stanza di una donna che doveva partorire restia a fare il parto cesareo per farle vedere me… un essere vivente e sano esattamente come il bimbo che era ancora vivo nel suo grembo… nel vano tentativo di convincerla a non far morire il suo bambino… ma purtroppo tutto fu inutile… ogni volta che raccontava questo episodio le si velavano gli occhi di 47 lacrime come se si ritenesse in qualche modo responsabile di non aver fatto abbastanza per convincere quella donna… l’esempio di mia madre nell’affrontare e accettare le cose ineludibili della vita guardandole negli occhi senza paura senza chiedere sconti e scorciatoie la rendono ai miei occhi un vero gladiatore fino all’ultimo anche nel letto d’ospedale consapevole della morte imminente… ultimo grande esempio per me di forza e determinazione di fronte alle avversità… tutto questo mi ha aiutato poi nella vita quando ho dovuto affrontare il mio tumore… la chemioterapia… o anche tutte le volte che mi sono trovata davanti alle scelte importanti… mia madre è stata la mia roccia… incoraggiandomi… sempre al mio fianco a condividere i momenti difficili e pronta a tendermi la mano per risollevarmi quando sono caduta… è a lei che ho dedicato la mia carriera di medico scegliendo di fare la ginecologa perché ai tempi (circa 40 anni fa) i ginecologi erano in prevalenza uomini mentre lei riusciva ad andare a fare i controlli solo se il medico era una donna e di questo lei si lamentava molto… così decisi di specializzarmi in ginecologia anche per essere di aiuto a tutte le donne che la pensavano come lei… oggi nella realtà numericamente le donne e gli uomini si equivalgono e quindi alla fine non ho avuto un’idea così originale… però è stato bello finché è durato… sì perché ad un certo punto il contatto con le pazienti è diventato per me un impegno emotivo eccessivo… troppo faticoso da gestire per il coinvolgimento con il dolore e i problemi degli altri… e ho deciso di fare altro… ci sono tantissime cose al di fuori della medicina che suscitano in me curiosità e profondo interesse… una fra tutte aprire un ristorante in società con il mio amico Alfonso… un giovane e geniale cuoco di Lampedusa che lavora in uno dei migliori ristoranti di Roma… oppure prendermi una laurea in Archi48 tettura… però nel frattempo mi diverto a collaborare nella ristrutturazione delle case di cui si occupa mia figlia… lei Architetto veramente… in definitiva sono abbastanza contenta di come sono oggi… mi reputo una tipa tosta… sempre “operativa” come si dice in Polizia ambiente in cui ho lavorato per 30 anni come Medico… abituata a risolvere problemi affrontandoli senza averne paura… grazie alle esperienze che mi hanno formato e agli esempi primo fra tutti quello di mia madre… e spero in questo senso di essere a mia volta un esempio per mia figlia che è la persona che amo di più. 49 Olga Terranova IL PRESENTE E L’ATTESA Mi chiamo Olga ho 52 anni… mi reputo una libera pensatrice anticonformista e con una visione e sensibilità artistica… fino a diversi anni fa vivevo poco il presente ero molto proiettata nel passato non avendo risolto molte cose legate ad esso… persa tra i miei vuoti le mie ferite le mie carenze affettive di una famiglia complessa e complicata mi trascinavo questo passato come un malessere come una sofferenza continua… e poi improvvisamente ho avuto un periodo in cui invece vivevo di futuro come un’ansia per quello che dovevo fare… per quello che dovevo essere… mia madre ha 83 anni… essere figlia di una mamma bambina è molto complicato e faticoso… in questo momento che è molto anziana emerge ancora di più la sua parte bambina perché con l’età si diventa ancora più bisognosi di cure ed attenzioni… tu invece vorresti a quest’età una mamma saggia una mamma che vai lì a trovarla anche se hai 52 anni… ed hai avuto una giornata pesante… che ti abbracci ti sostenga perché per quanto tu possa essere diventata forte consapevole più serena più centrata hai sempre bisogno di una mamma… è come se ora vivessi una doppia maternità con mia figlia e con mia madre… se tu hai la sfortuna di avere una mamma bambina è lei che chiede attenzioni cure affetto e protezione… per lei il suo papà era mio padre… da piccoli io mio fratello siamo stati in qualche modo genitori di mia madre lo siamo stati soprattutto nel periodo in cui ha avuto un brutto esaurimento nervoso… avevo 10 anni e volevo che mia madre mi accompagnasse a scuola come tutti i miei coetanei ma lei non poteva lei non c’era… mi sono mancate tantissime cose 50 e anche a mio fratello… alla fine dovevamo un po’ vedercela da noi anche perché papà era sempre fuori per il suo lavoro… una figura materna di questo tipo ti crea delle problematiche anche quando diventi a tua volta mamma… infatti ho vissuto la gravidanza e per molti anni la maternità in generale in maniera abbastanza complessa… non avendo un modello materno di riferimento me lo sono dovuto costruire da sola con il tempo… ecco devo dire che adesso mi sento finalmente mamma nel senso più pieno del termine di mia figlia Chiara… sento il bisogno di recuperare… non è che Chiara sia stata lasciata in balìa di se stessa… ho cercato di essere sempre presente attenta e amorevole con lei per quanto mi era possibile nonostante i limiti e le difficoltà emotive… e anche con la separazione vissuta con grande sofferenza ho fatto fatica ad esserci per lei… non era tanto per la fine del rapporto con lui che soffrivo anche perché poi l’amore era un po’ raccontarsela… era più il senso di fallimento il senso di separazione che mi ha creato dolore… ho fatto sempre fatica ad accettare la fine delle cose in generale… ma ci sto lavorando… sì ho fatto pace con il mio passato però ci sono delle cose che ancora devo risolvere… la morte di mio padre otto anni fa è stato per me un trauma pazzesco uno strappo devastante al cuore perché ero molto legata a lui il mio eroe la mia isola felice… papà era malato già da tempo… è morto in casa e ricordo quella mattina erano le 7 la telefonata disperata di mia madre… abbiamo lasciato papà a casa ed io ho deciso di restargli accanto tutto il giorno e questo è stato emotivamente molto forte per me tanto che adesso parlandone ancora mi emoziono… mi sono resa conto all’improvviso di quanto il presente l’esserci l’essere qui e ora sia la cosa più importante nella vita di una persona… il futuro è qualcosa che c’è è lontano lo 51 intuisco e lo percepisco ma non me ne preoccupo più di tanto anche perché ho trovato finalmente un mio baricentro… una maggiore conoscenza e consapevolezza di me stessa… anche per questo ringrazio il mio passato… mi sento in questo momento presente nel presente… ho capito che il presente e l’esserci nelle cose nelle relazioni nei rapporti con gli altri è la cosa più importante che ci sia… ad esempio quando siamo in un posto con una persona noi siamo altrove con i nostri pensieri le nostre preoccupazioni e per questo perdiamo i momenti più belli e importanti che il presente ci regala… con la perdita di una persona che è una delle più importanti della mia vita ho capito che bisogna vivere il presente come esserci il più possibile per e con l’altro perché poi dopo ti rendi conto quando una persona non c’è più quanto hai perso di prezioso di lei… ho avuto un percorso professionale e di vita abbastanza tortuoso… cambi repentini interruzioni riprese… e sono arrivata adesso alla mia età con un forte sentimento di attesa per qualcosa che dovrà arrivare nella mia vita ma non ho aspettative… sento dentro di me questa nuova energia mentale e interiore molto positiva che si sta sempre più sviluppando grazie alla piena conoscenza del senso della vita delle cose… non ho progetti particolari anche se penso che a 52 anni si possono sempre avere progetti e obiettivi da raggiungere… io invece sono in attesa di ottenere finalmente ciò che mi merito dalla vita… non ho idea in che maniera possa succedere ma so soltanto che è giusto per me anche perché ognuno di noi ha diritto di avere ciò che si merita dalla propria vita… questo è il mio presente in cui mi sento finalmente donna mamma e soprattutto Olga… adesso faccio delle cose per il mio benessere perché fino adesso mi sono voluta poco bene… è bellissimo adesso svegliarmi la matti52 na nonostante le ansie e i problemi quotidiani pratici e sentirmi in pace con me stessa e finalmente stare bene… è bellissimo sentirmi libera da pesi passati… adesso sono libera di essere finalmente me stessa. 53 Patrizia Coduti UN TEMPO PER SCIOGLIERE E PERDONARE Mi chiamo Patrizia ho 58 anni sono sposata e lavoro... in questo momento della mia vita mi trovo ad affrontare temi antichi temi vecchi... non ho figli... gran parte dei miei pensieri ultimamente sono dedicati alla mia famiglia di origine... mia madre ha 91 anni... in questo momento si trova in una casa di riposo e proprio prima di venire qui l’ho sentita al telefono e mi ha detto che ogni giorno va peggio... quindi insomma... i sentimenti su questa cosa sono molto contrastanti e ti portano a riflettere sul passato... a riflettere sulla relazione con lei con altri membri della mia famiglia... a fare un po’ i conti... e quindi direi che questo è un momento soprattutto di consapevolezza di cambiamento... e anche il cambiamento di cadere in alcuni luoghi comuni in alcune idee che mi ero fatta rispetto alle relazioni parentali... e il fatto anche di accettare di avere determinati sentimenti... sentimenti non sempre belli a volte anche conflittuali... in conflitto con me stessa... quindi un momento in cui devo togliere tanti nodi che riguardano il passato e allo stesso tempo mi sento ancora come se avessi da costruire tanto... come se avessi tanto vissuto in un certo senso... come se potessi ancora ricominciare determinate cose proprio perché quello che sento è di non aver fatto tutte le tappe regolarmente... gli studi entro un certo termine... poi il matrimonio e i figli... forse dovrei essere nonna in realtà mi sento ancora più figlia... non sono madre non sono nonna sono zia... però il ruolo più forte è quello di figlia ancora figlia... che deve ancora diventare veramente figlia... sto facendo i conti con questo... questo m’ha portato a compiere in ritardo le scelte importanti della vita quindi anche professionalmente 54 ho cambiato diverse cose... sono arrivata adesso magari a un punto in cui sono abbastanza soddisfatta di quello che faccio... mi sono sposata tardi avevo 46 anni quando ho trovato finalmente il compagno giusto con cui sposarmi... però ormai era tardi per avere figli e allo stesso tempo sento di poter ancora generare qualcosa... sento appunto in qualche modo di fare i conti col passato... riuscire a fare i conti col passato in modo schietto in modo anche a volte duro mi può aiutare a fare di più per il presente e per il futuro... sento che sono in un momento di costruzione cioè nel momento di distruzione di certi schemi di certi aspetti legati al passato che però mi aiutano magari anche a guardare al futuro... a costruire come se avessi ancora delle cose da fare... una consapevolezza faticosa... a volte non ci riesco.... non sempre sono contenta di me delle cose che faccio... faccio fatica ad avere delle relazioni amicali durature faccio fatica a costruire delle amicizie... dei limiti relazionali per certi versi... per altri no... intorno a me faccio un po’ fatica a creare relazioni solide di amicizia forti... e questo mi porta ad interrogarmi ancora di più... ha sempre a che fare col lavoro che devo fare... dagli amici mi aspetto forse tanto... non riesco a costruire relazioni superficiali... dev’essere un’amicizia profonda vera altrimenti non la considero nemmeno più di una conoscenza... ma anch’io non vado spontaneamente verso l’altro... se devo approcciare una persona penso sempre che quella persona si posso sentire invasa perché spesso mi è capitato di ricevere dei feedback di un certo tipo... allora sono sempre molto guardinga anche nel chiedere cose personali... dicevo di mia madre... ho due fratelli più grandi di me... in questo momento il mio fratello maggiore è il più vicino a mia madre... sento che è difficile per me fare la mia parte di accudimento... la mia parte di vicinanza oppure anche prendere decisioni... 55 anche lei si sente più vicina a lui di conseguenza il mio ruolo è marginale e questo mi crea difficoltà perché da un lato non mi si chiede di fare e di esserci dall’altro se non ci sei è come se fossi mancante quindi... c’è sempre questa ambiguità di fondo questa creazione di sensi di colpa caratterizzati da inadeguatezza... sono rapporti caratterizzati da questi sentimenti però nonostante tutto c’è un grande affetto da parte mia e mi accorgo che lei ha fatto quello che poteva... questo è quello che capisco... che loro hanno fatto quello che potevano... mio padre è morto molti anni fa... ci hanno messo quello che avevano... nel bene e nel male con i loro limiti... la reputo una fase in cui li comprendo... non sono più arrabbiata e quindi per questo ne posso parlare... in passato sono stata molto arrabbiata... inconsapevolmente... ho scelto tardi un lavoro che ha a che fare con la cura con l’ascolto dell’altro e capisco che ognuno ha a che fare con la propria condizione esistenziale e che abbiamo tutti gli stessi nodi da sciogliere. 56 57 Rodolfo Bersaglia L’ARTE COME AVVENTURA RIVOLUZIONARIA Sono Rodolfo Bersaglia e ho 64 anni… è un momento particolare della mia vita ma credo che non ci sia mai stato un momento non particolare nella mia vita… è un momento bello perché sostanzialmente sto avendo un ottimo rapporto con mia figlia e mi sto dedicando prioritariamente alla poesia… mi sono sempre dedicato alla poesia ma in questo momento in particolar modo perché sono usciti dei libri escono altri libri e in questo momento sto vivendo di poesia… mi sto concentrando molto sulla poesia e sto scrivendo tra l’altro in un modo del tutto innovativo rispetto a quello che era il modo di comporre poesia di una volta… per cui sto componendo poesia come se fosse una sorta di diario… e tutte le emozioni sia retrospettive che attuali vengono registrate costantemente… questo è importante dirlo non l’avevo fatto mai cioè scrivevo nel momento di folgorazione… il modo in cui scrivo è prendere appunti su quello che vorrò comporre come poesia… ma sempre nello stesso tempo anche diremo così il raccogliere frammenti di frasi anche talvolta solo parole che poi vengono impiegate nel discorso poetico… e poi sogno che tra un po’ io potrò anche riprendere le attività artistiche… il disegno e l’incisione e forse anche la pittura che attualmente è completamente trascurata perché non c’è tempo non c’è spazio non c’è luogo e non c’è neanche uno studio… però io credo che presto riprenderò tutto questo… sono ad un passo dalla pensione purtroppo perché questa è una cosa che mi angoscia molto perché vedo la pensione come la deriva ultima da cui non si torna più indietro… io invece mi auguro che ci sia parecchio tempo ancora per esprimermi… viviamo in una città peggio58 re e migliore perché è una città anti-artistica anti-culturale ma nello stesso tempo proprio per questo o lasci perdere… proprio abbandoni… abdichi… oppure continui… è un atto di coraggio in una città del genere… però è anche una città che è assolutamente divenuta asettica… una volta ti coinvolgeva… cioè se tu abitavi in Ancona c’erano occasioni per parlare del tuo lavoro d’artista… per intrattenere relazioni con altri… adesso invece siamo isolati… non voglio parlare di politica comunque certo che questa dittatura ci ha isolati… e allora dobbiamo però o continuare o appunto abiurare la fede nell’arte nella cultura cosa che io non riesco a fare per cui continuerò… non riesco a non fare… non riesco a non scrivere… non riesco a non fotografare… talvolta non riesco a non disegnare… sono vinto da una stanchezza incalcolabile quindi le mie energie sono sempre poche… però devo vincere la carenza di energia perché non siamo vecchi… siamo la prima generazione che non affronta la vecchiaia… dove non c’è lo stadio della vecchiaia… facciamo una vita paragonabile a quella che normalmente nelle epoche passate avrebbe affrontato un trentenne un quarantenne massimo… quindi balliamo… cerchiamo amore tra tutte le persone che incontriamo… e quindi siamo dei bambini con il corpo invece che è incapace delle prestazioni infantili… però la mente invece lo è… la mente è capace di prestazioni infantili ancora… e quindi io faccio appello a questa straordinaria possibilità che è quella di continuare a produrre come se fossimo giovani… e forse lo siamo… forse siamo giovani… purtroppo e per fortuna insegno… per fortuna perché ho uno stipendio che è indispensabile soprattutto oggigiorno… nello stesso tempo non è sufficiente a nulla perché lo Stato italiano ha sempre maltrattato l’insegnante per un progetto diabolico… e nonostante questo per me ormai insegnare è una cosa 59 diffusa perché tengo piccole conferenze anche nei ristoranti… mi interesso di storia dell’arte… scrivo di storia dell’arte… ho pubblicato un libro sugli affreschi nelle Marche dal Trecento al Cinquecento… un’opera molto impegnativa di 680 pagine… ho fatto io le fotografie ho fatto io l’impaginazione e ho scritto io il testo… quindi la storia dell’arte continua ad interessarmi e sono sicuro che quando riprenderò a disegnare la tanta storia dell’arte… aver studiato soprattutto le tante sfaccettature di vita che ho studiato nei vari autori e le tante sfaccettature contenute nelle opere mi consentiranno di produrre un’opera a mia volta che sia meno immatura di quella che normalmente producevo precedentemente a quest’immersione nella storia dell’arte… e quindi ho ampliato la conoscenza sia delle opere esaminate che la conoscenza dei protagonisti nella loro evoluzione nel modo in cui vivevano e nel modo in cui traumi costituivano poi il motore immobile della loro arte… ho ampliato la conoscenza di ciò che è indispensabile secondo me conoscere per fare arte perché io vedo che moltissimi artisti fanno arte in modo assolutamente ignorante… quasi inconscio… il che può costituire un vantaggio perché si è innocenti ma nello stesso tempo è una cosa che può connaturare la prima fase di sviluppo di una produzione artistica… poi la seconda fase necessita invece di un approfondimento della storia… delle immagini… io vedo un’ignoranza secondo me mai così profonda e direi che quella bella esperienza che è stata l’esperienza degli anni ’70 in cui forse gli artisti hanno fatto arte del modo più ignorante mai percorso prima… si è poi fermato quell’ingranaggio per cui oggi le stesse scuole che insegnano arte insegnano arte in modo ignorante cioè ignorando la storia dell’arte quindi conoscendo poco per produrre arte… cioè si conosce molto poco dell’arte per poterla produrre… 60 ora se questo era bastevole negli anni ’70 oggi invece è assolutamente poco e quindi non c’è la sufficiente cognizione di una buona formazione storico-artistica… questa è la piccola città dove però hai tantissimi amici cari che sono tutti dei rivoluzionari… perché ovviamente fare l’intellettuale in Ancona l’artista in Ancona ma anche semplicemente pensare in modo anomalo indipendente in Ancona costituisce una rivoluzione… perché altrimenti t’accoderesti al modo di concepire le cose che hanno avuto un po’ tutti quanti nel corso di questi anni… e quindi resteresti spento… invece questi focolai che sono tutti gli amici sono la linfa perché alla fine dei conti il bello è che non devi avere tantissimi elementi devi avere qualche amico buono e i tuoi interessi e coltivarli sempre portando avanti questo importantissimo atto rivoluzionario… io credo che l’atto rivoluzionario sia fondamentale… è alla base di quella che deve essere l’arte oggi però deve essere una rivoluzione colta… oggi non si fa rivoluzione da meri improvvisatori a parte il fatto che non esiste più in senso nazionale quindi universale come in senso particolare non sento più quel senso rivoluzionario che io invece ritrovo negli amici… gli amici che ci sono qui sono tutti profondamente forieri di un’attività sovversiva… in campo artistico ovviamente… non ci sono terroristi… però mi piace pensarli come avventurieri esistenziali della cultura. 61 Silvano Sbarbati PRONTO ALLA VITA Mi chiamo Silvano e ho 72 anni... in questo momento vivo una situazione in cui due parole sono centrali che cominciano per P... pronto e plasticità... prima viene plasticità che è una parola legata al cervello che però è stata spostata a livello del pensiero delle Scienze Umane... quattro anni fa ho avuto un ictus... leggero però un ictus... e dal quel momento in poi ho capito cosa significa plasticità... la plasticità che nella storia dell’arte viene abbinata alla capacità di rendere l’attività la vivezza la vita di un corpo attraverso la materia inerte invece è un elemento fondamentale del cervello... per fortuna il mio accadimento cerebrale ha avuto a che fare con una parte del cervello che non ha molta plasticità e quindi tutto quello che ha dovuto riprendere in funzionalità non ha risentito molto di questa cosa... però ne ho risentito io nel senso che ne ho preso consapevolezza... proprio in questi giorni questo concetto di plasticità l’ho affrontato in una visita specialistica e gli ho detto dottore guardi che la plasticità ha a che fare anche con l’altra plasticità non solo quella neuro-cerebrale... questo è molto interessante perché lui mi ha spiegato che è grazie alla plasticità che il cervello ci permette di bypassare la morte di alcune parti delle cellule e parlandoci ho scoperto anche che le cellule cerebrali non si riproducono... muoiono... non come le altre cellule... ma questo è un motivo funzionale perché ogni cellula cerebrale è un magazzino un deposito… se tutte le volte una cellula dovesse ricominciare da capo riprodursi vuol dire che il magazzino dei ricordi verrebbe cancellato allora ecco che la cellula rimane la stessa però è destinata a morire... la plasticità è quella funzione che nell’arte ha 62 a che fare con il rendere vivo e nella questione cerebrale ha a che fare invece con il risistemare il percorso il processo... l’altra parola è pronto… in questo momento sono pronto... sono pronto a finire... il che mi dà molta gioia molta serenità... sono pronto a finire la vita sono pronto a finire gli affetti... a lasciare... ma questo non mi crea dispiacere anzi mi dà quella specie di leggera velatura di gioia nel fare le cose... le faccio con una freschezza gioiosa... felicità è una parola un po’ troppo impegnativa... però mi rendo conto che riesco apprezzare meglio quello che faccio... ho rallentato pur facendo molte cose... non faccio più le cose con l’apprensione di prima perché so che comunque quella cosa lì va fatta tutta... certo non è che io abbia raggiunto una compiutezza del tutto però è come se fossi su quella strada lì... sono pronto a usare a prendere atto della plasticità... e questo non è che mi rassicura al cento per cento... però mi fa dire che in fondo se sono arrivato fino a qui un po’ di strada giusta l’ho fatta oltre tutti gli errori fallimenti i percorsi a vicolo cieco i dolori che ho creato quelli che mi sono creato... però in questo momento anche essere qui per me è un essere pronto... qualche anno fa non sarei stato pronto a fare questa cosa qui guardare te negli occhi e questa macchina che mi guarda... adesso sono pronto e questo è sicuramente un prenderne atto... è un apprendimento è un capire e dove lo si capisce può essere gioioso... che non vuol dire supporre di essere nella verità... diciamo che ci sono vicino per quanto posso e questo mi rende abbastanza soddisfatto... abbastanza… della morte non ho paura è il morire che mi preoccupa... è angosciante perché l’angoscia è la paura che non ha l’oggetto e quindi non avendo oggetto ti crea angoscia... però è angosciante anche occuparsi dell’angoscia e non a caso in questo periodo mi sto adoperando per un progetto che è quello del prendersi 63 cura... occuparsi e fare attenzione di come ci si prende cura di se stessi ma anche dell’altro e questo con mia moglie è l’oggetto del nostro lavoro quotidiano... però questo è il grande momento di attualità ecco perché è anche molto plastico perché fa prendere atto di come la realtà deve essere maneggiata con cura... è plastica non è afferrabile e quindi bisogna prenderla con molta cura... questa notte mi sono sognato mio padre morto più di 40 anni fa... è un segno particolare perché ero io mio padre e mia moglie... lui era in una specie di divano e si era messo di fianco a mia moglie come se fosse un figlio... ma dico Babbo cosa fai con mia moglie vuoi essere figlio... e lui non mi ha risposto ma si è messo lì come se fosse un figlio e che avesse bisogno di essere protetto accudito... questo sogno è del qui quindi lo dico perché oggi venivo qui... secondo me è collegato... credo che quando uno sogna il padre qualche cosa sta succedendo... e in questo senso che lui mi volesse fare l’esempio di essere figlio accanto a mia moglie e questa cosa mi ha molto colpito ed è un ricordo molto netto a distanza di 12 ore abbondanti... normalmente non avviene mai lo direi un sogno proiettivo non un sogno dell’agenda che deriva da quello che uno ha fatto... e questa cosa la voglio dire perché penso che sia utile al progetto qui e ora… genitorialità è la parola giusta… è come se si volesse andare avanti e dire comunque qualcosa accade e qualcosa accadrà sempre… e questo non è angosciante perché comunque qualcosa succede… anche nelle peggiori ipotesi comunque la vita va avanti… comunque c’è qualcosa che ci allunga nel tempo nello spazio. 64 65 Susanna Fulgi IL SOLLIEVO NELLA MATURITÀ Mi chiamo Susanna ho 65 anni sono separata e madre di due figli grandi… ho avuto due mesi fa una perdita grande... ho perso mia madre… e questo come figlia unica fa sì che una parte della mia vita se n’è andata… cioè è rimasta nei miei ricordi… ho sentito molto questa cosa anche perché io non avevo un buon rapporto con mia madre… lei è sempre stata una donna ansiosa… mi è stata molto sopra da ragazzina molto presente tanto che io nell’adolescenza facevo cose di nascosto da lei… mio padre non c’era quasi mai perché era sempre fuori era collaboratore scientifico di materiale per laboratori analisi… mi piaceva stare con mia madre in quanto femmina… ma avevo un rapporto meraviglioso con mio padre… quello con mia madre è sempre stato un po’ di conflitto… ma a una certa età ora mi sento non voglio dire vuota però mi manca molto la presenza di mia madre anziana… anche mio padre che ho perso nel 2010 è una presenza molto intima in me… poi ci sono i figli… questi figli pur vedendoli poco o sentendoli poco mi danno e mi hanno sempre dato tanta soddisfazione… tutti e due pur essendo due caratteri diversi… sono felice che ci sono… per quanto riguarda la prima parte della mia vita mi sono fidanzata molto presto all’età di 16 anni… 10 anni di fidanzamento… lasciata tante volte in quei 10 anni abbiamo poi deciso per il matrimonio… non lo so quanto io fossi convinta di salire le scale di quella chiesa… mi sono sposata nell’82… ricordo che mio padre mi disse sei convinta di quello che stai facendo… ho risposto non lo so… mi ricordo era sulla strada per il monte Conero… ho detto papà non lo so… è rimasto un attimo così… questo 66 perché con tutto il bene che potevo avere per il mio futuro marito eravamo due caratteri molto diversi… ma all’epoca il bravo ragazzo… un fidanzamento lungo… non si lascia… ma perché… ma no cerca di capire… e così ho fatto… c’erano 5 anni di differenza tra noi… il fidanzamento è stato abbastanza tranquillo… finché un giorno quando partì per il militare mi sono accorta che questa persona mi mancava ma non più di tanto… ricordo che avevo un amico che mi veniva a trovare spesso e sinceramente lì c’è stato un momento in cui ho pensato… c’è stata solo amicizia niente di più… però ha segnato la mia vita e poi sono andata avanti per la strada che così si diceva fosse giusto… quando ho finito la maturità mi sono iscritta a Medicina perché mio padre studiò Medicina a Roma… poi i genitori si separarono e mio padre non potè finire gli studi pur avendo fatto un internato… mi sono iscritta a Medicina… non sono mai stata una grande studiosa neanche al Liceo anche se sempre promossa… sono arrivata fino ad Anatomia… lì mi sono persa perché non riuscivo… avendo poca memoria nello studio… avevo più memoria visiva… anatomia è solo memoria quindi più andavo avanti più era difficile… il mio fidanzato mi disse… come… faccio io Medicina e la fai anche tu… lascia stare… e siccome sono sempre stata molto accomodante… ho detto va bene… se tanto non vado avanti… se questo scoglio non lo passo… erano gli anni in cui Anatomia ad Ancona era durissima tant’è vero che molti amici si laurearono a Bologna… presi questa decisione… questo è stato il più grande sbaglio della mia vita perché sono sicura che se avessi continuato sarei non solo stata un bravo medico ma avrei fatto qualcosa per me… la mia vita è stata quella di andare avanti e sposarmi… non volevo avere figli non avevo questo istinto materno… da bambina non giocavo mai con le bambole… però alla 67 fine dopo 5 anni questo primo figlio è nato… quando nacque ovviamente fu la felicità… il mio matrimonio è andato avanti dall’82 al 2013… quando si sono allontanati i figli e sono andati a studiare fuori Ancona noi due genitori anziché avvicinarci ci siamo staccati… quindi non c’era più niente da dire nonostante io lavorassi nello studio di mio marito facendo anche la segretaria di un altro medico… quello che mi competeva credo di averlo fatto bene… non ho avuto da parte di mio marito un riconoscimento… dopo la nascita del primo figlio ho sofferto di attacchi di panico… non sapevo cosa fossero perché io sono sempre stata una persona non paurosa… un giorno in macchina mi sono sentita talmente male da non riuscire ad arrivare a casa di mia madre… soffrivo proprio di attacchi di panico… ne ho sofferto per anni… mio padre era in pensione e venne a stare da noi… mi venne ad aiutare perché io non ero più in grado neanche di guidare… per mio marito erano tutte stupidaggini… prendi la macchina e vai cosa vuoi che ti succeda… mio padre mi è stato molto vicino… mi ha detto non ti succede niente non si muore per un attacco di panico o per l’ansia… io sono qui… mio padre è stata una persona eccezionale… mi ha evitato lo psicologo lo psicoterapeuta le medicine… mi ha curato solo standomi vicino… mi accompagnava per portare i figli all’asilo… ricordo che una mattina mi sono svegliata mi sono guardata allo specchio e mi sono detta tu così non puoi continuare… perché tuo padre non vive… mia madre figlia unica anche lei all’epoca non era con noi perché doveva seguire sua madre… stavo bene in casa ma non potevo uscire… provavo a prendere la macchina… ma poi dovevo tornare indietro… quel giorno che mi svegliai e dissi non puoi più continuare così ho preso le chiavi della macchina… mio padre mi ha detto dove vai… vado con la mia macchina… 68 non ha detto una parola… ho fatto tutto quello che dovevo fare… sono andata in centro… mi ha preso un pensiero… se adesso ti prende mi sono detta… e se adesso mi prende ci convivo… da quel momento io non so che cosa sia un attacco di panico… non ne ho più avuti… in seguito ho avuto una soddisfazione con mio marito… avevamo una casa in montagna con un garage molto piccolo… la macchina era grande… in garage la mettevo sempre io perché poi uscivo da dietro… con la mia mole riuscivo a uscire da dietro… una volta la mise lui in garage ed ebbe un attacco di ansia molto forte… io ero poco distante… dissi che hai… non posso respirare ho l’ansia… e che vuoi che sia… mica si muore… aprimi aprimi non respiro… dopo pian piano è uscito… forse mio marito era più ansioso di me… mi sono chiesta qual è stato il motivo di questo periodo… mi sono data due risposte… uno poteva essere forse il rapporto con mia madre… l’altro che mi accorsi di non sentire bene da un orecchio così andai da un otorino che mi disse che soffrivo di otosclerosi… questa cosa l’ho sentita molto perché non mi potevo operare… e per anni non mi sono operata perché se volevo fare figli dovevo farli prima dell’intervento dato che è una malattia unita a un discorso ormonale… questo è stato abbastanza forte… la paura della malattia che progrediva e la paura di non poter avere figli… poi cinque anni fa mi sono operata e ho sentito che la mia qualità di vita era notevolmente cambiata. 69 Ringraziamenti Indice - Un ringraziamento particolare va a ognuno degli amici che hanno partecipato al progetto e che, con coraggio, generosità e amorevolezza, hanno raccontato la loro storia e si sono fatti ritrarre. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la loro disponibilità. Giovanna Bonasegale Dialoghi in rifrazione Alessia Paggi Appuntamento tra 10 anni 10 Andrea Muti Vivere di fotografia 14 Federico Veroli La trasformazione della crisalide 18 Francesco Brunori La vita dentro la malattia 22 Gianni Veroli La mia nuova vita con mio figlio 26 - Ringrazio Andrea Muti, Vice Presidente di “Effetto Ghergo”, che ha creduto fin da subito in questo lavoro. Lucia Bisognini Sono rinata con Federico 30 Marco Grati Cerco due note: quelle 34 - Ringrazio il mio Amico fraterno Bruno, che mi ha supportato fin dalle prime fasi di questa avventura e continua a farlo. Massimo Albertini La vita è un villaggio 38 Mauro Mercatali Recitare la vita 42 Nicoletta Molini Mia madre, il mio esempio 46 Olga Terranova Il presente e l’attesa 50 Patrizia Coduti Un tempo per sciogliere e perdonare 54 Rodolfo Bersaglia L’arte come avventura rivoluzionaria 58 Silvano Sbarbati Pronto alla vita 62 Susanna Fulgi Il sollievo della maturità 66 - Un ringraziamento alle Aziende che hanno collaborato a che questa mostra potesse vedere la luce. 70 7 71 Stampato nel Dicembre 2022 presso gli stabilimenti Tecnostampa di Loreto Giovanni Matarazzo vive e lavora ad Ancona www.giovannimatarazzo.it info@giovannimatarazzo.it