Antropología cognitiva

Massimo Squillacciotti, C'era, non c'era, né qui né altrove: per una didattica delle differenze, pp. 115-122.

Estratto da "Chi vuole fiabe, chi vuole? Voci e narrazioni di qui e d'altrove", a cura di Vinicio Ongini, Campi Bisenzio (Firenze), Idest, 2002.

Pubblicazione dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Firenze, con gli interventi al Convegno Internazionale del MIUR, Firenze, novembre 2001.
Daniela Lastri, Presentazione, pp. 5-7.
Vinicio Ongini, Introduzione, pp. 9-13.
Indice, pp.213-215.

“La parola e l’immagine. Saggi di antropologia Cognitiva”, Quaderno n. 1 del Laboratorio di Didattica e Antropologia, Dipartimento di Filosofia e Scienza Sociali, Università degli Studi di Siena, 2000, pp. 114.

Indice:
- Prefazione
- Massimo Squillacciotti, "Ti disegno una storia?", con illustrazioni di Henny Boccianti.
- Valentina Lusini, La rappresentazione figurativa tra arte e antropologia cognitiva.
- Massimo Squillacciotti, La parola, l'immagine e la scrittura: una prospettiva etno-cognitiva.
- Massimo Squillacciotti, Le mani: grammatica della fantasia ed apprendimento dei ruoli.
- Henny Boccianti, L’illustrazione: invito alla fantasia tra forma d’arte e spiegazione del testo.

I Cuna di Panama. Identità di popolo tra storia e antropologia, L'Harmattan Italia, Torino, 1998, pp. 238, con una nota aggiunta.
Indice del volume:
- Presentazione, pp. 5-12.
- Parte prima: Identità e storia:
- Storia ed etnostoria: dialettica del contatto, pp. 15- 63.
- La rivoluzione "tule": dalla resistenza all’autodeterminazione, pp. 65-82.
- Parte seconda: Identità e linguaggi:
- La rappresentazione dell’alterità nel canto del "Pab’igala", pp. 85-99.
- I linguaggi della tradizione nel canto del "Tad’Ibe", pp. 101-121.
- Il linguaggio dei segni nel canto del "Muu igala", pp. 123-147.
- Il sistema di numerazione: categorie cognitive e forme sociali, pp. 149-168.
- Parte terza: Strumenti di ricerca:
- L. Giannelli, La fonologia cuna e la resa in scrittura del testo, pp. 171-174.
- Glossario, pp. 175-190.
- Documenti, materiali e studi, pp. 191-234. Il repertorio bibliografico è suddiviso in: 1. Cronache e documenti storici. – 2. Documenti e studi dei cuna. – 3. Studi di storia e politica. – 4. Studi di geografia ed ecologia. – 5. Studi di antropologia e sociologia. – 6. Studi di etnolinguistica. – 7. Indigenismo. – 8. Viaggi, attualità e turismo. – 9. Documenti e materiali visivi.
- Indice delle illustrazioni, p. 235.
- Sommario, pp. 237-238.

Nel volume la riproduzione delle immagini è in bianco e nero e sono tratte da: 1 - Lionel Wafer, “A new voyage and desciption of the Isthmus of America”, London, J. Knapton, 1699, prima edizione inglese, incisioni di John Savage.
2 – “Les voyages de Lionel Wafer contenant una description trés exacte de l’Isthme de l’Amerique”, a cura di Monsieur de Montirat, Paris, C. Cellier, 1706, prima edizione francese, incisioni di Antoine Coquart.
Per le incisioni originali vedi ivi: Wafer - Isthmus of America – Incisioni https://www.academia.edu/44611443/L_Wafer_Isthmus_of_America_Incisioni

Il libro nasce a Siena dall’esperienza di didattica dell’arte rivolta ai bambini e realizzata nella collaborazione tra il Laboratorio del Santa Maria della  Scala, la Cooperativa Elicona e la Compagnia Teatrale laLut per la sezione didattica del Centro d’Arte Contemporanea “Palazzo delle Papesse”, il Museo d’Arte per Bambini, il Laboratorio di Didattica e Antropologia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Siena.

Il libro “racconta” proprio di alcune di queste esperienze con il resoconto scritto dagli operatori protagonisti che hanno gestito le attività didattiche; e poi si apre e si chiude con due interventi di antropologi sull’imparare a fare, sul coinvolgimento diretto della persona come giusto metodo della conoscenza riguardo sia allo sviluppo delle abilità cognitive nella libera attività espressiva della rappresentazione grafica, sia all’apprendimento della lettura dell’oggetto d’arte come manifestazione dotata allo stesso tempo di creatività e di tecnica.

Relazione di Massimo Squillacciotti ed Henny Boccianti al Convegno Nazionale “L’arte per i giovani” a cura dell’Associazione Turismo in Langa, Castello di Barolo, 24 marzo 2001.

In “Viceversa”, n. 694, 2 maggio 2000, pp. 8-9, è stato pubblicato solo il testo della relazione, senza le immagini relative.

La pubblicazione della relazione al Convegno è in Quaderni “Museo e Territorio”, Provincia di Cuneo, Assessorato alla Cultura, n. 4 aprile 2002, pp. 51-58. Vedi ivi: https://www.academia.edu/44702739/Arte_e_Editoria_Convegno

File unico con la Relazione, le immagini di corredo e le schede dei libri: https://www.academia.edu/100973000/Arte_e_Editoria_Relazione_ed_allegati

Per le immagini presentate nella Relazione, vedi ivi: https://www.academia.edu/62378724/Arte_e_Editoria_Immagini

Per le schede dei libri analizzati: https://www.academia.edu/100973257/Arte_e_Editoria_Schede_dei_libri

Prima lezione di antropologia cognitiva ovvero "I sette giorni all'antropologia cognitiva" Postfazione a "Modelli della mente e processi di pensiero. Il dibattito antropologico contemporaneo", a cura di A. Lutri, Catania, Ed.It, 2008, pp. 247-296. Bibliografia generale, pp. 297-341.

Schede per la didattica del corso di Antropologia cognitiva 2003-2004, Università degli Studi di Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia.

Indice delle schede:

1) David OLSON, Linguaggi, media e processi educativi, Torino, Loescher, 1979; raccolta di saggi a cura di Clotilde Pontecorvo. [M. Squillacciotti]

2) David OLSON e Nancy TORRANCE, (a cura di), Alfabetizzazione e oralità, Raffaello Cortina Editore, 1995. [Teresa Lucente]

3) Giacomo STELLA, Sviluppo cognitivo, Mondadori Editori, 2000. [Letizia Insero]

4) Walter ONG, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Bologna, Il Mulino, 1986. [M. Squillacciotti]

5) Jack GOODY, Il suono e i segni. L'interfaccia tra scrittura e oralità, Milano, Il Saggiatore, 1990. [M. Squillacciotti]

6) Jack GOODY, Il potere della tradizione scritta, Torino, Bollati Boringhieri, 2002. [Giuditta Bassano]

7) Scheda su JEAN PIAGET [M. Rosa Pizzamiglio e M. Squillacciotti]

8) Scheda su LEV S. VYGOTSKIJ [M. Rosa Pizzamiglio]

9) Saggio di M. Squillacciotti, Ambiente culturale e forme del pensiero.

10) Saggio di M. Squillacciotti, Le tecnologie del pensiero e le culture altre.

Lezioni di antropologia cognitiva, Massimo Squillacciotti, Siena, corso 2010-2011, con nota aggiunta.
File unico delle lezioni 1-4.

1-Istituzioni di antropologia cognitiva: questioni di metodo, le matrici dell'antropologia, concetto di cognizione, processo di ominazione.

2-Oralità e scrittura: i codici di espressione del pensiero.

3-Gli artefatti: strumenti materiali e cognitivi.

4-Il principio dell'affordance.

Los programas de promoción de emprendimientos productivos del Ministerio de Desarrollo Humano de la Provincia de Buenos Aires surgieron a finales de la década de 1980 y se desarrollaron durante la del noventa en respuesta al crecimiento del desempleo y la pobreza. Como parte del proceso de Reforma del Estado provincial su diseño respondió a los lineamientos de la Reforma Social impulsada por los organismos internacionales, como segunda generación de reformas.
El modelo de intervención de estos programas constituye un dispositivo de gubernamentalidad en sentido foucaultiano cuyos aspectos más estratégicos responden, por un lado, al enfoque de la Gerencia Social, impulsado por el INDES-BID, como la versión de la Nueva Gestión Pública para los “sectores sociales” del Estado. Y, por otro lado, al enfoque de Desarrollo Humano, propuesto por el Programa de las Naciones Unidas para el Desarrollo.
Ambos enfoques surgieron como respuesta a la búsqueda de de una salida a la crisis del fordismo y apuntan a lograr una gestión empresarial del Estado, el primero, y una manera emprendedora de conducir la propia vida, el segundo. Constituyen una expresión de la gubernamentalidad neoliberal que inspiró los nuevos arreglos institucionales posfordistas según los cuales los individuos deben ser sujetos activos y autogestivos que se procuran en forma autónoma su propio bienestar y el de su familia, por sus propios medios, con la ayuda mutua y solidaria de su comunidad, y la mayor independencia posible del Estado.
Forman parte de un nuevo tipo de políticas socioeconómicas cuyo fin no es el de garantizar directamente el bienestar o los derechos sociales de los ciudadanos sino fortalecer las capacidades de éstos y crear un entorno favorable donde los individuos encuentren mayores  oportunidades de perseguir su autorrealización y el pleno desarrollo de su potencial ejerciendo su libertad y mediante su propio esfuerzo. Por este motivo los programas surgidos en el período indicado como respuesta al problema del desempleo buscaron fortalecer las capacidades emprendedoras de los desocupados y proporcionarles un capital inicial para transformarlos en emprendedores que se generan sus propios ingresos mediante una actividad productiva autónoma.
Los aspectos más operativos del modelo de intervención de los programas analizados, como sus instrumentos, están bajo el control directo de los funcionarios provinciales, por lo cual se modifican, especialmente en su denominación, con cada recambio de los elencos directivos. Mientras que sus objetivos estratégicos, estrategias de intervención y tecnologías de gestión resultan más estables y se ven menos afectados por dichos recambios.

Convegno “Arte come espressione e comunicazione”, Casole d‘Elsa, 21-22 ottobre 2006.
Versione formato pdf dalla presentazione in power-point al convegno.
Relazioni di:
1) M. Squillacciotti, “Il Laboratorio di Didattica e Antropologia”.
2) Valentina Lusini, “Interpretare e tradurre l’arte. Vie di comunicazione tra contesto e contestualizzazione".

Vedi anche: le immagini tratte dal power-point della relazione di M. Squillacciotti , Il Laboratorio di Didattica e Antropologia https://www.academia.edu/44494575/Il_Laboratorio_di_Didattica_e_Antropologia_Immagini

Este artículo pretende hacer un aporte mínimo a la enografía urbana del norte de México profundizando la descripción de dicho evento dancístico. Es un planteamiento inspirado en 3 conceptos acuñados por especialistas de la región norteña: Pachoma (Valenzuela, 2009:155); Trance regional del noroeste de México (Olmos, 2002:4); y Permanencia de la costumbre Pima (Oseguera, 2012, 142-149). Estos tres conceptos me ayudarán a argumentar que entre las pandillas de Saltillo Coahuila, existe un evento en el que el componente simbólico ritual-musical desencadena estados de trance colectivo que ayudan a modificar la estructura de prestigio, restablecer el universo pandillero y su armonía; me baso sobre todo en la premisa de que la cumbia colombiana es un recurso que utilizan los pandilleros para optimizar su comunicación, para modificar, y mejorar la representación del mundo, de tal modo que la música densifica la relevancia de la nueva información.

Saggio di M. Squillacciotti, estratto da LaborArte. Esperienze di didattica per bambini, a cura di M. Squillacciotti, Roma, Meltemi, 2004, pp. 25-48.

Il libro è reperibile in questo stesso dominio alla voce LaborArte. Esperienze di didattica per bambini.

Indice: Fare e sapere - Vedere e saper fare - Insegnare e imparare. Corredo di immagini sullo sviluppo grafico-figurativo del bambino in relazione al più generale

Il libro nasce a Siena dall’esperienza di didattica dell’arte rivolta ai bambini e realizzata nella collaborazione tra il Laboratorio del Santa Maria della  Scala, la Cooperativa Elicona e la Compagnia Teatrale laLut per la sezione didattica del Centro d’Arte Contemporanea “Palazzo delle Papesse”, il Museo d’Arte per Bambini, il Laboratorio di Didattica e Antropologia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Siena.

Il libro “racconta” proprio di alcune di queste esperienze con il resoconto scritto dagli operatori protagonisti che hanno gestito le attività didattiche; e poi si apre e si chiude con due interventi di antropologi sull’imparare a fare, sul coinvolgimento diretto della persona come giusto metodo della conoscenza riguardo sia allo sviluppo delle abilità cognitive nella libera attività espressiva della rappresentazione grafica, sia all’apprendimento della lettura dell’oggetto d’arte come manifestazione dotata allo stesso tempo di creatività e di tecnica.

Lineamientos del curso/seminario de Ciencia Cognitiva en perspectiva antropológica - Temario general y exclusiones. Salir al cruce de mitos que ya no merecen reproducirse:
- La interpretación freudiana de los sueños.
- El sueño dura unos pocos segundos.
- Sólo se usa el 10% del cerebro.
- El hemisferio izquierdo es analítico, el derecho intuitivo.
- Los esquimales tienen  xxx  palabras para la nieve.
- Los antropólogos interpretativos tienen una rica teoría semántica.
- Los antropólogos poseen teorías comparativas, los psicólogos no.
- El individuo (o el lenguaje, o la cultura) construye la percepción de la realidad, la cual es amorfa e indiferenciada.
- La cultura determina casi por completo la percepción (o la visión del mundo).
- No hay nada fuera del lenguaje.

Lezioni di antropologia cognitiva, Massimo Squillacciotti, Siena, corso 2010-2011.

1-Istituzioni di antropologia cognitiva: questioni di metodo, le matrici dell'antropologia, concetto di cognizione, processo di ominazione.

2-Oralità e scrittura: i codici di espressione del pensiero.

3-Gli artefatti: strumenti materiali e cognitivi.

4-Il principio dell'affordance.

Dopo aver indagato il sacro alla luce del nesso dialettico che vi è tra l’uomo e il niente e aver precisato la religione come una risposta positiva contro il negativo che minaccia la presenza umana (una risposta che afferma il valore della presenza umana); il terzo seminario riprenderà questa lettura facendo riferimento a diverse discipline a orientamento naturalistico (dalle scienze della mente e del cervello alla filosofia che se ne occupa). In particolare, sarà posto in evidenza da un lato il tema della soggettività, nei modi del “sentirsi esistere”, dall’altro il tema della precarietà del Sé. Sulla linea di Ernesto De Martino e Giovanni Jervis, e sulla scorta delle più recenti ricerche in ambito cognitivista, sarà proposta e valutata l’interpretazione della religione quale “dispositivo” di difesa del Sé che permette alla presenza di affrontare e quindi risolvere le impasse psicologico-esistenziali e i momenti critici della vita.

Como introducción al estudio de la clasificación botánica totonaca, este capítulo tiene como objetivos mostrar la importancia de la relación entre la lengua y la cultura y los distintos acercamientos que han surgido para su estudio. La presentación se divide en dos partes: en la primera, después de una breve revisión de la relación entre antropología y lingüística, se exploran algunas de las problemáticas con las que el investigador se enfrenta al estudiar otra cultura con una lengua distinta a la suya y se aborda la discusión del argumento que sostiene que todas las lenguas son igualmente capaces de expresar cualquier experiencia del orden intelectual y que las distintas clasificaciones del universo que se reflejan en la lengua, varían debido a distintos intereses culturales. En la segunda parte se hace una revisión del origen y desarrollo de la Escuela de Antropología Cognitiva, tomando en cuenta a sus principales exponentes y el surgimiento de distintas propuestas teórico-metodológicas para el estudio de la relación entre lenguaje, cultura y pensamiento.

Escalona Gutiérrez, Elizabeth. 2004. Lengua y Cultura: La clasificación botánica totonaca. Tesis de Licenciatura en Lingüística. Escuela Nacional de Antropología e Historia. Instituto Nacional de Antropología e Historia. México, D.F.

Lezioni di antropologia cognitiva, Massimo Squillacciotti, Siena, corso 2010-2011, con nota aggiunta.

1-Istituzioni di antropologia cognitiva: questioni di metodo, le matrici dell'antropologia, concetto di cognizione, processo di ominazione.

2-Oralità e scrittura: i codici di espressione del pensiero.

3-Gli artefatti: strumenti materiali e cognitivi.

4-Il principio dell'affordance.

" La hora de occidente ha sonado con campanazos de advertencia, con gongs de sutiles vibraciones y pronunciamientos desde todos los rincones de la tierra. Su modelo de desarrollo y crecimiento, la idea de progreso, de Modernidad, el salvaje sendero del consumismo, la competividad e individualismo exacerbados, una tecnología especialmente subordinada a los intreses de los monopolios, de los poderosos y de la guerra, y en su peor efecto y defecto; una ciencia y un hombre de conocimiento severamente especializado y miope, cuyos descubrimientos no forman parte de su proyecto de vida ni de los demás, cangeados más bien en el mercado de las vanidades y la bolsa de valores, amparados en una falsa democratividad y una ignorancia colectiva; puestos en manos inescrupulosas, para quienes desatar tempestades de dolor y miseria solo representa un juego económico y un ejercicio del falso poder, pero jamás de desinteresado cooperativismo. Y finalmente, ese inconciente y desastroso tratamiento de la naturaleza y de la tierra, mirada como objeto simple e inanimado, hecha de todo tipo de fragmentos –según su paradigma-, cuyas natutralezas no poseen ningún valor de interelación, más que el que pueden establecer los sumos sacerdotes del mercado, los gurus de la economía, que todo lo supedita, que todo lo tasa, que es solo utilidad; ofrece como resultado final un gran artificio, un vacío incontenible, al que la religión solo contribuye preocupada básicamente por no perder más adeptos. Este especímen de hombre, este intento de humano, este solipsista encadenado, este soberbio enajenado; se ha alejado del ritual sagrado de la vida y de su verdadero sentido, de tal manera que no le ha quedado otra alternativa que vivir del espejismo de las posesiones, sobre el falso principio de " tener para creer ser " , o la deseperación y las muchas vías hacia el suicidio ". Fragmento del Manual del hombrecito roto, del Homo escindido. I. Un Preámbulo Personal Luego de un largo periplo de confusión y ensimismamiento, de largas noches de insomnio y frustración, de declarada decepción frente a mí mismo, frente a los hombres, frente al mundo y frente a una botella de vino; dándole toda la razón a Sinhué el egipcio –aquel hermoso canto a la soledad y al desarraigo-, lejos de una pauta significativa sobre la cual crear mi propio " axis mundi " , donde deslizarme silencioso y sin prejuicios ni miedos, donde hacer hermana a la maestra muerte, donde ser el centro de mí mismo, donde crear mis propios mitos, donde hacer sagrado mi existir; había tocado fondo, había hecho un esfuerzo inusual por complacerlos a ellos, a ese impersonal monstruo llamado sociedad; había pues querido ser un buen ciudadano, pero también un buen hijo de la modernidad. Había justamente " pecado " , porque me había alejado de lo natural. Deambulé transtornado por las calles de ciudades indiferentes y frías, me escondí en sus templos, pero solo vi carroña y angustia, cuando yo anhelaba serenidad y sentido. Busque refugio en brazos afables, pero la mayoría se encontraban cerrados y ocupados en sus propios problemas. Como las muchas iglesias esparcidas por ahí, todos eran sordos y ciegos y sus cuerpos llenos de cardos y espinosas amenazas. Convertidos en simples cascarones vacíos, en cuyo interior solo hacen eco las monedas y las voces de charlatanes cargados de moralina; todos juntos creyendo que por ser tantos tienen la razón, cuando en la soledad y sin poder huir de sus conciencias, adoran la religión de la debilidad, de una disfrazada y cómoda mediocridad, un paliativo psicológico para una increíble angustia existencial donde más que a la muerte, en realidad se le teme viceralmente a la vida. Esa es su cruzada, esa su triste fatalidad. Nada desinteresado se manifiesta por allí, todo te pide algo a cambio, todo exige un chantaje, todo se cuece con interés, porque ahora " el tiempo es oro " , porque ahora la pausa no puede ser, porque ahora nadie hace nada gratis. Querían mi vitalidad, mi juicio y mi silencio, pero a tiempo descubrí que eran buitres picoteando el mastil de la verdadera libertad. El redíl busca incautos para su mentiroso juego de poder. El redíl se quedó sin mí. Había comprendido que el camino honesto de los buscadores, se hace descalzo y desnudo, pero sobre todo se hace en solitario. Y que todo aquello que vaya en contra de la naturaleza hiede y miente, es insalubre y corrosivo, fuente de todos los grandes males que hoy acosan a la humanidad.

The article aims to develop the foundations of a sociocognitive theory that is based on the following hypothesis: professional knowledge has a dual form of knowing which allows the coexistence of tacit knowledge of doing and thinking with principles and abstract and formal knowledge in action contexts and practical situations, without merging or separating them completely. This dual way of using knowledge distinguishes it from other social uses of knowledge and from the general concept of professional knowledge. For this purpose, the article seeks to present a theoretical proposal for interdisciplinary dialogue among some branches of cognitive psychology and some of the most renowned social theories on the duality in the structuration of social life.

Con mucha elocuencia, Into Goudsmit presenta una obra excelente de etnografía e historia contemporánea, profundizando nuestra comprensión de los procesos conflictivos y paradójicos que se están viviendo en los Andes bolivianos. Sondeando las dinámicas de poder local en un territorio, Goudsmit no solo arroja nueva luz sobre los mecanismos de la vida social y política mucho más allá del lugar de su trabajo de campo, también nos invita a repensar nuestros marcos analíticos y a combinarlos de manera innovadora. Este libro es etnografía en su máxima expresión.
Anders Burman
Universidad de Gotemburgo


El libro de Into Goudsmit plantea nuevas vías para entender los Andes actuales, centradas en las ambigüedades entre las políticas indígenas de un área valluna rural y las reformas políticas del Estado Plurinacional de Bolivia. Su etnografía desafiante propone, a pesar de estos cambios mayores, a las prácticas rituales locales como la base de la continuidades en las relaciones existentes de poder.
Denise Y. Arnold
Instituto de Lengua y Cultura Aymara y
University College London


El gobierno de Evo Morales en Bolivia (2006-2019) estaría a la vanguardia global de las políticas de indigeneidad, al mismo tiempo que desacreditaría al neoliberalismo. En este contexto, Into Goudsmit ha llevado a cabo investigaciones etnográficas históricas en el valle andino de Toracari, que incluye concesiones de la mina Mallku Queta nacionalizada en 2012, concluyendo que las prácticas y conflictos de los campesinos indígenas de esta región contrastan con las extendidas opiniones acerca de procesos de cambio estructural en Bolivia.

De este modo Reverencia Andina invita a adentrarse en una exploración de los rituales locales para entender la dinámica cultural de continuidad social más allá de los últimos sucesos de transformación política. Éste libro es un análisis de la forma en que los campesinos indígenas generan ritualmente modelos culturales de larga duración que configuran su actitud reverencial hacia el Estado y los patrones locales.

Massimo Squillacciotti, Per un studio antropologico e cognitivo della percezione dei giovani, in “L’esilio del tempo. Mondo giovanile e dilatazione del presente”, a cura di Giuseppe Ardrizzo, Roma, Meltemi, 2003, pp. 408.

Indice dell’estratto:
- Francesco del Monte, Presentazione, pp. 7-9.
- Giuseppe Ardrizzo, Prefazione, pp. 11-26.
- M. Squillacciotti, Per un studio antropologico e cognitivo della percezione dei giovani, pp. 27-49.
- Bibliografia, pp. 384-397.
- Filmografia, pp. 399-401.

“Interazione mano occhio segno”, Lezione nel corso di Antropologia dell’Arte e delle Rappresentazioni di Valentina Lusini, Siena, mercoledì 14 dicembre 2016.
La lezione è stata pubblicata nel sito ARLIAN – Laboratorio di Arti e Linguaggi in Antropologia, 2016 ed è corredata di link a video e testi, che qui non attivi per incompatibilità del sistema, mentre si dà l’indicazione ai testi che sono reperibili in questo stesso sito.

Parece haber una contradicción en algunas posturas de las ciencias sociales contemporáneas que, erigiéndose sobre principios morales, comprenden las diferentes manifestaciones humanas como infinitamente diversas, pero al mismo tiempo iguales. Diversas en un sentido cultural, atomizando la historia y negando la existencia de un desarrollo de especie, e iguales en un sentido cognitivo, pretendiendo emparejar y validar moralmente todas las formas de pensamiento, para así destruir la concepción "colonialista" que supuestamente jerarquiza las maneras humanas de comprensión y organización del mundo. Así, posturas como el relativismo cultural o la decolonialidad, bajo pretensiones políticas y una especie de mea culpa académico, abanderan la creencia, casi dogmática (Hallpike, 2011), de que "todos somos iguales pero diferentes". Sin embargo, algunas otras posturas reconocen que el carácter y la forma de las diferentes manifestaciones humanas existentes a lo largo de la historia y del planeta, permiten establecer un desarrollo social y cognitivo empíricamente constatable. Se esbozarán a continuación algunas de estas posturas en un marco de discusión que aborda lo cognitivo y lo primitivo.

La preocupación por la salud y el buen estado del cuerpo es un tema
importante en la cultura Wayüu, y adquiere sentido en ella desde la
idea de mal. El mal tiene una importancia enorme en dicho grupo
humano, y está vinculado directamente a su universo simbólico y social.
Así pues, el presente artículo, teniendo como fondo etnográfico
la comunidad de Nazareth en la alta Guajira colombiana y un análisis
desde la antropología de la salud, explora, desde un enfoque simbólico,
la vinculación directa entre la concepción de mal y el mito de
creación Wayüu. Haciendo notar la relación esencial que hay entre la
jerarquía que tienen los diferentes seres creados en el mito de creación
Wayüu, y la jerarquía que toman los diferentes grados de afección
del mal para el Outsü o Chamán.

Storyboard  per il podcast di American Anthropologist “Anthropological Airwaves”, a cura di Luciano Giannelli, Massimo Squillacciotti, Paola Tinè, versione finale luglio 2021.
Il podcast è disponibile online sul sito di “American Anthropologist” dal 27 agosto 2021 al link https://www.americananthropologist.org/podcast/season-3-episode-5-voices-to-remember

Link al testo italiano: https://www.americananthropologist.org/season-3-episode-5-voices-to-remember/transcript-italian

Soundcloud (Italiano): https://soundcloud.com/anthro-airwaves/s03-ish-e05-voci-da-ricordare-voices-to-remember

Soundcloud (Inglese): https://soundcloud.com/anthro-airwaves/s03ish-e05-voices-to-remember-voci-da-ricordare-english

Inoltre è disponibile in Youtube e in Twitter, rispettivamente:
Youtube (Inglese): https://www.youtube.com/watch?v=MuhrGH4JoGk
Youtube (Italiano): https://www.youtube.com/watch?v=1DFH38kIF3o
Twitter: https://twitter.com/AnthroAirwaves/status/1432748560861302784?s=20

Il presente testo è anche nel sito dell’Archivio CISAI: https://www.academia.edu/44669212/Guna_Yala_Voci_da_Ricordare

Nella conversazione si fa riferimento al saggio “Ied Namagged. Il taglio dei capelli e il rito della pubertà femminile tra i cuna” reperibile nell’Archivio del CISAI nel sito di Academia all’indirizzo: https://independent.academia.edu/CisaiArchivio, senza il documento sonoro che è invece presente con il relativo documento testuale nell’Archivio Cisai / Etnolinguistica presso il sito del Cisap dell'Università di Cagliari), all'indirizzo http://sites.unica.it/cisap/archivio/cisai/.

Inoltre vedi ivi anche “Il rito della pubertà femminile tra i Cuna” https://www.academia.edu/41346647/Il_rito_della_pubert%C3%A0_femminile_tra_i_Cuna

Questa piattaforma non permette l’archiviazione dei documenti audio, come la registrazione del programma in inglese e in italiano, come gli audio musicali e gli estratti dal Canto segnati nel testo e che sono:
- Musica di apertura: Traccia audio: Tumbiriggechu – estratto
- Inserto audio 1: Canto VIII - Ied namagged - estratto 1
- Inserto audio 2: Canto XII – XIV - Ied namagged - estratto 2
- Musica di chiusura: Gammuburwi - estratto .

Estratto da “Lo sguardo innocente. L’arte, l’infanzia, il ‘900”, catalogo della mostra, Brescia, Palazzo Martinengo, 12 maggio - 5 novembre 2000. Edizioni Mazzotta, Milano, 2000, pp. 47-52.

Nello stesso catalogo: Henny Boccianti, “L’illustrazione. Invito alla fantasia tra forma d’arte e spiegazione del testo”, pp. 53-55.

Lezioni di antropologia cognitiva, Massimo Squillacciotti, Siena, corso 2010-2011.

1-Istituzioni di antropologia cognitiva: questioni di metodo, le matrici dell'antropologia, concetto di cognizione, processo di ominazione.

2-Oralità e scrittura: i codici di espressione del pensiero.

3-Gli artefatti: strumenti materiali e cognitivi.

4-Il principio dell'affordance.

Testi delle canzoni usate come incipit di una lezione di antropologia cognitiva per orientamento alla formazione e ricerca.
Mix compilation a cura di Marco Giudici da:
- Edoardo Bennato, L’isola che non c’è, da Sono solo canzonette, 1980.
- Ivano Fossati, La Bottega di Filosofia, da Lampo viaggiatore, 2003.
- Ivano Fossati, La Bottega di Filosofia, da Lampo viaggiatore, 2003.

Il testo delle canzoni appariva nello schermo durante l’ascolto delle canzoni mixate.

Il sistema non supporta il formato della compilation.

Antropologia della didattica. Processi cognitivi e strategie della comunicazione nell'insegnamento, Lezione al corso di antropologia cognitiva dell’Università degli Studi di Siena, 2013.

La lezione è stata registrata in video da Media group dell'Università di Siena: Margherita Bracci, Antonio Giardi, Enrica Marchigiani; montaggio di Antonio Giardi, ed è disponibile sulla piattaforma itunes-apple sotto forma di collezione, a cura di A. Giardi, suddivisa in 8 contenuti video, 7 contenuti audio e 5 contenuti pdf, ai link: https://itunes.apple.com/us/itunes-u/id760861022?l=it - https://itunes.apple.com/it/itunes-u/antropologia-della-didattica/id760861022?mt=10

La lezione contiene rinvii al sito per la didattica e la ricerca ARLIAN – Arti e Linguaggi in Antropologia, off-line dal 2016, ed al saggio: Massimo Squillacciotti, “Esercizi di stile nella didattica in antropologia”, 2004-2013, reperibile ivi al link https://www.academia.edu/44890341/Esercizi_di_stile_nella_didattica_in_antropologia.

Prima questione: il numero dei primitivi è concreto e questa posizione teorica afferma che l'uomo primitivo, proprio perché è tale, manifesta anche nell'uso del numero il carattere di concretezza, di cui la sua mentalità è strutturata.

Un secondo gruppo di questioni riguarda il modo di raccolta ed analisi dei dati relativi ai sistemi di numerazione. La diffusa tecnica ed operazione di isolamento del fenomeno indagato numero dal suo più generale contesto culturale e dalle altre forme di espressione del pensiero a cui appartiene.
Non voglio certo negare l'esistenza di differenze tra individui e tra culture: la questione riguarda piuttosto la natura di tali differenze. L'evoluzione non ha creato due mentalità, una per i popoli occidentali ed un'altra per tutti gli altri popoli, semmai un diverso sviluppo storico ha determinato e privilegiato diversi caratteri nelle diverse culture nel loro complesso ed è a partire dalla specificità culturale e non dalle differenze trans-culturali) che si sono sviluppate certe possibilità della mente umana qui ed altre altrove.

Un terzo gruppo di questioni riguarda i principi della matematica ed in particolare i termini di definibilità di un sistema di numerazione in base alla presenza di alcuni caratteri costitutivi.

In primo luogo nella lingua somala sono compresenti vari sistemi di riferimento riguardo 1a denominazione dei numerali:
- una tradizione somala di sistema numerico orale (oggetto di questo studio), che si presenta notevolmente articolato al suo interno e differenziato per aree culturali;
- una derivazione occidentale di numero scritto, che ha assunto la denominazione tradizionale, sottoponendovisi, e la notazione posizionale in caratteri latini, in sintonia con la scelta più generale della grafia alfabetica lineare della lingua somala dal 1972;
- una presenza influente di origine araba di sistema orale e scritto dei numerali.

Lezioni di antropologia cognitiva, Massimo Squillacciotti, Siena, corso 2010-2011.

1-Istituzioni di antropologia cognitiva: questioni di metodo, le matrici dell'antropologia, concetto di cognizione, processo di ominazione.

2-Oralità e scrittura: i codici di espressione del pensiero.

3-Gli artefatti: strumenti materiali e cognitivi.

4-Il principio dell'affordance.

Los rituales son un mecanismo cultural por el que se restablecen
códigos, significados y saberes. En el caso Wayüu, éstos, a través de figuras como el Outsü, buscan restaurar y dar sentido a situaciones enigmáticas causadas por el desorden que puede producir un mal. Los rituales de curación dirigidos a enfrentar un tipo de mal Wanülüü, son un mecanismo cognitivo y simbólico por el que el Wayüu reconoce y encuentra la salida a situaciones “patológicas” que no poseen un significado explícito. En tal sentido, abordaremos este punto desde la idea sperberiana de Dispositivo Cognitivo, y desde la comunidad Wayüu de Nazareth en la alta Guajira colombiana.

El cuerpo es la estructura orgánica y universal de la especie humana. Más allá de su sustrato biológico, evolutivamente construido, este se esculpe culturalmente. Su concreción en significados, estéticas y técnicas se manifiesta de diferentes formas dependiendo de la sociedad, el momento histórico o el lugar del planeta. La presente investigación busca comprender cómo es que ocurre este proceso de concreción cultural en la comunidad ikʉ de Yo’sagaka, una gran montaña ubicada en la vertiente suroriental de la Sierra Nevada de Santa Marta. Allí, estos indígenas han devenido en el gʉchʉ (su concepto particular de organismo humano), un cuerpo cimentado en condiciones geográficas, históricas y cognitivas precisas que lo posibilitan y, paralelamente, lo transforman.

Il testo inedito qui presentato è la versione riveduta ed ampliata del saggio pubblicato nella rivista “O Ideàrio Patrimonial” n. 13, dicembre 2019, pp. 33-40. Reperibile al link http://www.cta.ipt.pt/ ed ora anche in Academia.edu nella sezione LEZIONI – CONVEGNI – MEMORIE al link https://www.academia.edu/41604850/Paradigmi_visivi_e_processi_cognitivi.

Punto di partenza è il mio contributo presentato al Convegno “La bellezza della Mulatta tra Tropici e Europa. Riflessioni su simulacri e paradigmi cognitivi”, organizzato dai ricercatori Matteo Aria ed Elena Zapponi presso l’Università di Roma La Sapienza, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dottorato di Storia Antropologia e Religioni, Roma 4 ottobre 2019.

Presento alcune considerazioni riguardo al potere delle immagini a partire dall’esposizione dei paradigmi visivi che sono implicati nei processi cognitivi della produzione e fruizione sociale delle immagini stesse; e finisco con un riferimento al saggio di Elena Zapponi, "Primitivismi rovesciati: rappresentazione della Mulatta cubana", nella rivista “O Ideàrio Patrimonial” n. 8, 2017, pp. 116-138. Reperibile al link Reperibile al link http://www.cta.ipt.pt/.

Il testo qui riprodotto con il titolo “Alcuni limiti nell’analisi sul linguaggio dei segni nel canto del ‘Mu igala’” è stato presentato al convegno “Claude Lévi-Strauss. Letture e commenti”, Genova, 21-22 gennaio 2010 e pubblicato negli Atti a cura di Luisa Faldini e Eliana Pili, “Claude Lévi-Strauss. Letture e commenti”, Roma, Cisu, 2013, pp. 371-392, con alcune citazioni dal saggio di Claude Lévi-Strauss, “L’efficacia simbolica”, in “Antropologia strutturale”, Milano, il Saggiatore, alle pp. 221-223; 226-227.
Allegato al volume un video mp4 di presentazione dell'ambiente Cuna/Kuna/Guna.

Il saggio è stato presentato per la prima volta al “Convegno Internazionale di Studi sul Simbolo”, Siena, novembre 1994, con il titolo “L’interpretazione antropologica dei ‘simboli’ altrui, ovvero del ‘Canto del parto’ dei Cuna” e pubblicato negli Atti del Convegno nella rivista "L'immagine riflessa", 1995, n. 2, pp. 211-237, dibattito pp. 238-240.

Il saggio è stato poi rivisto e pubblicato con il titolo “I linguaggi dei segni nel canto del ‘Muu igala’” nella mia monografia, “I Cuna di Panamá. Identità di popolo tra storia ed antropologia”, L’Harmattan Italia, Torino, 1988, pp. 123-147.

Nella nota al testo dell’ “Ied Namagged” con L. Giannelli avvertiamo che:
«Nel nostro lavoro impieghiamo il vocabolo “cuna” come etnonimo e come glossonimo, considerando che tale voce è riportata in lessicografia italiana, p. es. da T. De Mauro e M. Mancini, “Dizionario Etimologico”, Garzanti, Milano 2000, e anche dall'Enciclopedia Treccani. La voce “cuna” corrisponde a usi grafici consolidati, successivamente: “cuna”, in spagnolo, “kuna” più ampiamente diffuso ma successivo, infine “guna” secondo l'ortografia sanzionata di recente dalle autorità cuna stesse. La parola “guna”, in questa forma grafica, s'impiega per designare la popolazione in alternativa a “dule”, letteralmente 'gente'. La lingua viene designata come “dulegaya”, letteralmente 'lingua della gente' (ove 'gente' si applica alle persone di etnia cuna) o “gunagaya”.»

Paola Tiné, "Maya’s Story. Spirit Possession, Gender, and the Making
of the Self in a Painted Anthropological Account", in “Current Anthropology”,  volume 62, number 4, August 2021. Additional Images for Maya's Story.
[https://www.journals.uchicago.edu/doi/10.1086/716551]

Vedi ivi le immagini composte dal saggio e dal relativo allegato, al link:
https://www.academia.edu/59530271/Paola_Tin%C3%A9_Maya_s_Story_Immagini