Nel Medioevo, la Curia papale si dimostrò un fervente centro di elaborazione
di immagini e riti tesi a sostenere l’affermazione universalistica del vescovo di
Roma come vero vertice della Cristianità. Il sostrato simbolico che si sviluppò fu
determinante per la storia del papato anche nei secoli successivi. Agostino Paravicini
Bagliani è certamente lo studioso più importante del simbolismo papale e non manca
di dimostrare come tale campo di ricerca meriti di essere studiato continuamente, in
quanto ambito inesauribile di riflessioni, grazie soprattutto alla lettura di nuovi testi
e documenti. La sua nuova pubblicazione, Le monde symbolique de la papauté1, si
concentra soprattutto sulla storia della Chiesa nel Duecento, periodo che può essere
considerato a tutti gli effetti l’apogeo del potere del papato medievale. Gli estremi
cronologici non sono casuali e rinviano ai pontificati di Innocenzo III (1198-1216) e
di Bonifacio VIII (1296-1303), due papi che sostennero fermamente – anche se con
esiti diversi – la plenitudo potestatis papale. Tuttavia, lo storico non si limita a soffermarsi sul XIII secolo e allarga i propri orizzonti guardando sia al passato (partendo dall’XI secolo) sia al futuro (raggiungendo il XIX secolo inoltrato, con riferimenti anche ai pontefici più recenti, tra cui papa Francesco), con l’obiettivo di storicizzare riti e simboli che nel Duecento ebbero certamente la loro massima espressione.
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